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Autore: babykit87l    18/09/2020    0 recensioni
Cosa fai quando la tua vita cambia rotta all’improvviso? Quando un evento del tutto inaspettato ti travolge, come un’onda più alta di te e ti trascina via verso le acque più profonde, dove non si tocca e non ci sono appigli? Cosa fai quando una relazione di cinque anni finisce senza che tu possa chiedere anche solo “perché”?
*RAMES*
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 3  

Si sveglia che sono già le undici del mattino. Da quando lavora alla radio ha veramente degli orari sballatissimi. Oltre al fatto che, da quella sera in cui è uscito con Stefano, si sono visti ogni notte alla fine del suo turno alla radio. E ogni volta rimangono insieme almeno fino alle cinque. 

Non credeva ma in effetti quel primo appuntamento si è rivelato una serata piacevole e deve ammettere che gli piace. Parecchio. È simpatico e dolce, almeno quanto lo era lui, e in più ha un bel sorriso - quello però non è bello quanto il suo. 

Gli aveva raccontato tanto di sé e questa cosa lo aveva davvero stupito perché, ammettiamolo, il suo ex l’aveva riempito di cazzate prima di sapere come stavano davvero le cose. L’aveva perdonato perché si era innamorato di lui e quando si ama, e se quell’amore è vero e forte, si supera tutto, anche le cazzate dette per proteggere l’altro. Stefano invece è tutta un’altra storia. È in qualche modo puro. In appena una manciata di serate ha saputo una marea di cose di lui: come il fatto che ha un fratello più grande che vive fuori dall’Italia perché è un ricercatore medico, o degli studi di recitazione che fece al liceo perché voleva diventare attore, scoprendo poi di essere “una vera pippa” per dirla alla sua maniera, e questo lo ha portato ad aprirsi, almeno in parte, sulla sua vita come non faceva da tempo. 

“Perché la radio?” 

“È iniziata al liceo, in quarto, per alternanza. In realtà non mi interessava, ma una mia amica mi ha, diciamo, ‘costretto’ con una specie di ricatto e alla fine mi sono appassionato. Così anche per l’ultimo anno ho continuato e ho capito che mi sarebbe piaciuto farlo diventare un lavoro vero e proprio. Mi sono iscritto all’università e fatto lo stage a Radio Roma 5.” 

“E sei rimasto.” 

“E sono rimasto, già.”  

“Che tipo di ricatto?”  

Martino aveva sorriso ripensando a Sana e all’erba che nell’incoscienza del momento aveva nascosto sul terrazzo di Federica. “Storia lunga...” 

“Hai di meglio da fare?”  

Hai di meglio di fare?   

Per un momento viene riportato indietro di più di cinque anni, quando quel primo giorno alla riunione della radio era finalmente riuscito a parlare con quel ragazzo bellissimo, che a malapena aveva intravisto fuori scuola nei giorni precedenti. 

“Allora?” 

“Ehm in realtà non è così lunga, avevo dell’erba che avevo nascosto e lei l’ha trovata così mi sono lasciato ricattare per farmela ridare.”  

Minimizza sempre quando gli chiedono come sia arrivato alla radio, anche se quello che gli ha portato il ricatto di Sana è molto più di una passione per questo lavoro. Quel ricatto lo ha portato a conoscere quello che sarebbe diventato poi l’amore della sua vita. Sì, perché nonostante il dolore e la rabbia per ciò che è successo, non può negare che quello che ha vissuto con lui lo ha cambiato per sempre e lo ha reso ciò che è oggi, nel bene e nel male. E non rinnegherà mai il valore e l’importanza di quella storia d’amore, che alla fine sempre di amore si è trattato. Ma vuole tenerlo per sé, senza dover dare spiegazioni a chi probabilmente non potrà mai davvero capire. 

“Sono stato davvero bene con te stasera.”  Gli aveva detto Stefano, quando lo aveva riaccompagnato a casa, sempre con la macchina. 

“Si anche io.” 

“Pensi che possiamo rivederci?” 

“Direi di sì.” 

“Che ne dici di domani?” 

“Okay. Se riesco a dormire e a recuperare un po’ di sonno...” 

“Ah beh il sonno è sopravvalutato. E poi mi piaci quindi se posso passare più tempo con te...”  

Martino si era sentito avvampare quando Stefano aveva pronunciato quelle parole. L’unico ragazzo che l’abbia mai corteggiato è stato lui e non è stato un vero e proprio corteggiamento. Non saprebbe nemmeno come definirlo.  

“Grazie per il passaggio. A domani!” 

“A domani!” 

Era sceso dalla macchina e dopo qualche passo era tornato indietro affacciandosi al finestrino aperto. 

“Tanto per capirci, a scanso di equivoci, quando hai detto che ti piaccio intendevi in quel senso, vero?” 

Stefano aveva riso scuotendo la testa. “Si, Martino, intendevo in quel senso.” 

“Okay. Anche tu mi piaci.” Aveva risposto deciso, per poi aggiungere sottovoce. “In quel senso.” 

“L’avevo capito.” Aveva sussurrato l’altro, divertito dalla strana piega della conversazione.  

“Allora a domani!”  

Gli aveva sorriso e finalmente si era allontanato per entrare nel portone di casa. 

E dopo quasi una settimana di uscite, questa mattina, quando entra in cucina, dopo tanto tempo, ha un sorriso sulle labbra. Magari ancora non raggiunge completamente gli occhi, ma c’è e questo è già un progresso. Deve accorgersene anche sua madre perché gli sorride e gli lascia una carezza sulla testa, scompigliandogli i capelli già arruffati dalla notte, quando si siede al tavolo da pranzo, con il caffè e qualche biscotto. 

“Ti vedo meglio.” Gli dice dopo averlo fissato per qualche secondo. 

“Sta iniziando ad andare meglio... piano piano.” 

“A che ora sei tornato ieri notte? Mi sono alzata per bere intorno alle tre e ancora non c’eri.” 

“Ho fatto un po’ tardi in effetti, le cinque più o meno.”  

“Come mai?” 

“Problemi tecnici in radio. Nulla di che...” Non le dice che il motivo è Stefano, vuole aspettare di avere qualcosa di concreto da raccontare e soprattutto vuole capire cosa c’è davvero, se non è un fuoco di paglia.  

“Ah okay. Senti, che programmi hai per oggi?” 

“Più tardi porto i documenti in segreteria per la tesi, poi nel pomeriggio vado da Gio, sono giorni che mi rompe per vederci. Perché?” 

“Ti ricordi che hai la cena da tuo padre, vero?”  

Martino sbuffa e alza gli occhi al cielo. “Che palle! Me n’ero scordato... Devo andarci per forza?” 

Sua madre lo fulmina con lo sguardo. “Marti sono settimane che chiede di te. Per una volta fai lo sforzo, per favore.” 

Il fatto è che lui lo sforzo lo fa ogni volta che deve vedere suo padre. E almeno prima aveva lui accanto, che gli dava forza e pazienza. Oltre al fatto che, davanti a lui, suo padre per educazione non diceva nulla di sgradevole. Ora invece deve affrontarlo da solo? Non sa se ne ha la forza.  

“Chiamalo tra poco, che va in pausa pranzo, così gli confermi che vai.” 

“Okay!” Mormora per niente contento.  

Odia essere costretto a fare cose, soprattutto quando c’è di mezzo suo padre, però non vuole deludere sua madre, quindi prende il telefono e gli manda un messaggio. Alla fine lo sta comunque contattando, no? 

Dario è il figlio di Paola e da quando gliel’ha presentato quel bimbo si è affezionato a lui in modo incredibile. Si sente un po’ in colpa ad aver allontanato anche lui quando è crollato per la fine della sua storia, perché Dario non c’entra niente, così come Paola, che si era rivelata essere davvero una bella persona. Loro non c’entrano nemmeno con il disastro che è la relazione con suo padre ed è riuscito a capirlo solo grazie a lui che, dopo il primo incontro con “la famigliola felice” come la chiamava Martino, l’aveva fatto ragionare e si era reso conto che Paola, ma soprattutto Dario, non sono la causa del fatto che ogni volta che si vedono finiscono per discutere, perché suo padre, anche se lo tollera, in realtà non ha mai davvero accettato che suo figlio sia gay e che fino a pochi mesi fa avesse un ragazzo fisso. E l’aveva ben dimostrato quando aveva saputo che si erano lasciati, perché il suo unico commento era stato “era ora”, sebbene sua madre gli avesse detto che ne era rimasto dispiaciuto ma non aveva saputo esprimerlo. Grande cazzata! 

Per questo, dopo anni dalla fine del matrimonio dei suoi, continua a rispondergli freddamente e con poche parole. Perché non ha senso sprecarsi con uno come lui.  

*** 

“Allora, mi devi raccontare.” Giovanni a malapena attende che Martino entri in casa. 

“Cosa?” Risponde, posando le birre in cucina. Dopo tutti quegli anni ormai casa Garau è diventata anche un po’ sua.  

“Come cosa? Prima mi scrivi che hai un appuntamento e le uniche parole che sono uscite dalla tua bocca dopo sono state ‘è stato bello’. Hai promesso i dettagli!” 

“Mai promesso!” Risponde sorridendo.  

“Dai infame, voglio sapere. Scommetto che Eva sa tutto!” 

“Assolutamente no. Non sa nulla nessuno. L'unico a cui l’ho detto sei tu!” 

“E quindi devo sapere di più, no?” 

“Siamo usciti tutte le sere questa settimana.” 

“Vi siete baciati?”  

Martino alza gli occhi al cielo e scuote la testa. “No. Abbiamo parlato tanto però...” 

Giovanni lo guarda fisso, perché ha capito perfettamente cosa sta pensando. “Marti ti ricordo che vi siete lasciati mesi fa.” 

“Non è per quello. Sto aspettando che faccia lui la prima mossa.” 

“Perché?”  

“Gio, ha ventinove anni e io sono stato con un solo ragazzo in tutta la mia vita. Nicco è stato tutte le mie prime volte, il primo bacio, la prima volta, tutto. Non so nemmeno se sono davvero capace o magari piacevano a lui perché tra noi funzionava.” 

“Ma certo che sei capace, scemo! Avrai anche avuto un solo ragazzo ma ci hai fatto tutto con lui e l’esperienza ce l’hai, mica ne servono cinquanta di ragazzi eh... Ne basta uno.”  

“Sarà... comunque preferisco aspettare che si faccia avanti lui.” 

Giovanni prima gli dà una spallata, sorridendo, mentre prendono i joystick per iniziare una partita alla play come fanno fin dalle elementari. Il tempo di creare le squadre, poi si ferma e lo guarda per un momento confuso. “Non è stato il tuo primo bacio.” 

“Sì, a un ragazzo sì, eccome...” 

“Ah giusto... Hai notato?” 

“Cosa?” 

“Lo hai chiamato per nome.” 

Oh . Non se n’è nemmeno reso conto. 

Il resto del pomeriggio poi passa veloce, tra una partita a fifa e un paio di birre. Non parlano più né di Stefano, né di Niccolò. In compenso Giovanni chiede di Eva perché, da quanto ha capito Martino, non gli è mai passata del tutto e il continuare a frequentarsi non facilita le cose. Non gli dice nulla del tipo mezzo nudo su Instagram perché non vuole rigirare il coltello nella piaga e così rimane sul vago, dicendo che non sa granché perché Eva come lui sta evitando tutti gli argomenti che potrebbero farlo stare male, ragazzi compresi.  

“Senti ti va di rimanere a cena da me? Ci prendiamo una pizza o ordiniamo cinese.” 

“No, ho una pallosissima cena con la ‘famigliola felice’ stasera.”  

Quando però guarda il telefono, nota che sono le otto passate e che è decisamente in ritardo per la cena da suo padre.  
 
“Cazzo! Cazzo, cazzo!” 

“Che c’è?”  

“Sono le otto e venti.” 

“A che ora era la cena?” 

“Praticamente adesso e chiaramente non sono lì! Scusa devo andare altrimenti chi lo sente quello...” 

Lo saluta in fretta e furia e nel frattempo manda un messaggio a suo padre per avvertirlo che è in ritardo. 

*** 

Alla fine riesce ad arrivare per le nove e fortunatamente suo padre non gli fa subito saltare i nervi sgridandolo del ritardo. 

“Sono contento che sei qui.” Lo abbraccia per un momento e Martino rimane imbarazzato da un tale slancio, non ne è proprio abituato. È da quando è bambino che non riceve un abbraccio da suo padre. Con sua madre è diverso, una carezza, un bacio sulla guancia, un abbraccio prima di andare a dormire, lei ha sempre voluto il contatto fisico.  

“Tuo fratello era impaziente di vederti.”  

“Non è mio fratello.” Lo dice ogni volta che suo padre si riferisce a Dario in quel modo.  

Non che non gli voglia bene, perché ha imparato a conoscerlo ed è così tenero e dolce che è impossibile non volergli bene, ma non vuole fingere che sia diverso da quello che è, ovvero il figlio di Paola, la compagna di suo padre. 

“Marti non iniziare per favore.” 

“Non sto dicendo nulla che non sia vero. È un dato di fatto.” 

“Pensavo avessimo superato questo argomento.” 

“Ma quando? Sai, finché c’era Nico ho fatto finta di niente perché con lui era tutto più facile da affrontare, ma adesso non fingerò più che questa situazione sia normale, perché non lo è, non lo è mai stata.” 

“Ti prego di smetterla, non davanti a Dario.” 

“No ovviamente, perché lui viene sempre prima.”  

Non aggiunge altro, sentendo il bambino scendere le scale, così si siede sul divano a braccia incrociate. 

“Ciao Marti, mamma mi ha detto che sei stato male. Come stai ora?” Dario lo guarda preoccupato e proprio non riesce ad avercela con lui.  

Gli sorride e lo prende in braccio. “Meglio, grazie pulce!” Il piccolo gli accarezza la guancia e li lascia un bacio leggero.  

“Nicco dov’è?”  

Sentirlo pronunciare il suo nome è un colpo al cuore. Nessuno - da sua madre a Gio, Eva, persino Sana, che ama provocarlo - da quando si sono lasciati, non ha mai parlato di lui, non l’ha mai nominato, sapendo quanto gli facesse male anche solo pensare a lui. Ma Dario è così piccolo e ingenuo... 

“Non c’è. Ci siamo lasciati.” 

“Nooo. Per questo sei stato male?” 

“Sì, un po’.”  

Dario abbassa la testa e lo abbraccia stretto. “Mi dispiace un sacco, mi piaceva Nicco.” 

Per un momento sente gli occhi inumidirsi e gli si forma un magone in gola, che quasi fatica a mandare giù. Chiude gli occhi e si lascia avvolgere dal calore del bimbo.  

“Anche a me.”  Anche a me.       

 

 

 

 

 

 

 

Notes:

Allora in realtà non so bene cosa dire. Volevo inserire meglio il contesto familiare di Martino perché voglio rendere le cose più realistiche e la famiglia in Italia è sempre predominante in qualche modo e mi sembrava giusto così.
Dal prossimo capitolo le cose inizieranno a smuoversi, ma ovviamente niente spoiler ;)
Fatemi sapere che ne pensate per favore, per me è importante sapere la vostra opinione
Grazie mille per essere arrivati fin qui e al prossimo capitolo

Babykit

   
 
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