Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: alis_dayo    18/09/2020    0 recensioni
«Avevo sempre avuto la verità davanti ai miei occhi, ma avevo deciso di ignorarla. Questo mondo è crudele»
Mikasa aveva scelto di essere forte, di abbandonare tutte le sue paure con l'unico scopo di proteggere Eren, la sua famiglia. Eppure, il senso di solitudine la lacerava dall'interno. Mikasa non capiva, o forse semplicemente ignorava che l'unica persona che potesse realmente capirla fosse Levi.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Non importa quale criterio ti porterà a decidere, nessuno può sapere il risultato di quella decisione. L'unica cosa che ci è permessa è credere che non rimpiangeremo quella scelta.

 
Era notte fonda, la camera, spoglia, adornata soltanto da una scrivania ingombra di documenti, e un letto che, probabilmente, non aveva mai avuto l'onore di ospitare neanche l'ombra di un essere umano, era illuminata dalla luce di alcune candele e dai raggi della luna che si intrufolavano timidi dalla finestra socchiusa. Con la schiena ancorata allo schienale della sedia e i piedi appoggiati alla scrivania Levi sorseggiava del tè nero, il suo preferito, mentre i suoi occhi, che illuminati dalla luce della candela acquistavano una tonalità più calda, si posarono sul distintivo della Legione Esplorativa presente sulla sua scrivania. Le sue dita si avventarono sulla stoffa ormai ruvida e consumata di quelle ali che dovevano essere il simbolo della libertà ma che in realtà non erano altro che sinonimo di una morte dolorosa e precoce.

Levi lasciò che i ricordi dolorosi prendessero il sopravvento.

«I miei amici hanno buttato via le lori vite per niente. Ci hai trascinati dento le tue insulse macchinazioni..» Levi era arrabbiato, il dolore gli impediva di pensare lucidamente «..ma ora io eliminerò te» disse infine puntando la spada alla gola dell'uomo a pochi passi da lui.

Erwin fermò la spada di Levi con una mano. Un'insolita espressione di rabbia pervase il suo volto «Insulse macchinazioni, dici?», strinse la spada con più forza. «Chi è stato ad uccidere i tuoi amici e i miei sottoposti? Io per caso? O forse tu?». Il sangue di Erwin iniziò a scivolare sulla lama argentea. «Anche se foste riusciti a tendermi un'imboscata, pensi che ne sarebbero usciti illesi?» I suoi occhi erano fissi nello sguardo opaco di Levi, «Hai ragione, la mia arroganza..il mio fottuto orgoglio..», la voce del corvino suonava come un sibilo.

«No! Ti sbagli! Sono stati i giganti! Da dove provengono? Perché esistono? Perché divorano gli umani? Io queste risposte non le ho, nessuno di noi le ha. Limitati dalla nostra ignoranza continueremo ad essere divorati dai giganti! Non riusciremo mai a sfuggire da quest'incubo continuando a rimanere chiusi tra le mura! Guardati attorno! Non importa quanto tu vada lontano, qui non ci sono mura. Ostacolati dalle mura, gli occhi dell'umanità sono stati offuscati. Non riescono a vedere il paesaggio che si trova dall'altra parte. E tu invece cosa farai, Levi? Lascerai che i tuoi occhi continuino ad essere offuscati? Mi ucciderai..e poi tornerai nell'oscurità dei sotterranei? Combatti per la Legione Esplorativa, Levi. L'umanità ha bisogno della tua forza!».

Fu in quel momento che, alzando gli occhi al cielo, Levi capì di non essere più rinchiuso. Che l'unico modo di far rivere i suoi amici era quello di portare avanti il loro sogno.

Quei ricordi proiettavano davanti ai suoi occhi prepotenti e vivide immagini di dolore. Per la prima volta in vita sua aveva provato emozioni forti, terribili. Ed esse, come per vendicarsi, gli facevano sentire tutta la loro forza, agitandolo, opprimendolo, schiacciandolo. Il giorno in cui aveva visto i corpi dei suoi amici senza vita, lo stesso giorno in cui entrò definitivamente a far parte della legione esplorativa, Levi prese una decisione: avrebbe vissuto la sua vita senza alcun rimpianto. Lasciò che il peso dei sogni che risiedevano in tutti i compagni persi si aggrappasse alla sua anima come un fardello facendolo sprofondare in un buio sempre più profondo. Un sogno in particolare, quello di Erwin Smith, era più pesante degli altri. Scoprire la verità su tutto, capire il mondo era per lui più importante della vittoria stessa dell'umanità. Rinuncia al tuo sogno e muori, furono queste le ultime parole che riservò all'uomo che gli aveva permesso di lasciare la città sotterranea, all'uomo che gli aveva mostrato una nuova strada, lontana dal sudiciume dei sotterranei e dalla criminalità. Strinse il distintivo con forza quasi a volerlo stampare sul palmo della mano e digrigno i denti. Era in momenti come quello che tutto l'orribile peso della memoria si addensava, si faceva compatto e duro come una roccia. Ancora una volta aveva perso qualcuno di importante, ancora una volta era rimasto solo a combattere in quell'inferno, quando sarebbe finito tutto ciò?

I pensieri del corvino furono improvvisamente interrotti da cigolii provenienti dall'esterno della stanza. Ripose con cautela il distintivo appartenuto ad Erwin all'interno di uno dei cassetti della sua scrivania e riprese il controllo di sè e dei suoi pensieri adottando la sua solita espressione fredda e severa. I cigolii si facevano sempre più vicini, ma fu solo quando udì un sussulto rumoroso appena fuori la sua porta che lo sguardo di Levi si spostò da un punto indefinito della scrivania alla figura che aveva prodotto quel rumore destandolo dai suoi dolorosi pensieri. Un volto sottile, coronato da un paio di occhiaie nero-violacee molto simile alle sue, incorniciato da una chioma sottile spettinata lo stava scrutando. «Capitano Levi!» Lo sguardo di Mikasa, prima scrutatore, curioso, nell'incontrare gli occhi di ghiaccio del corvino divenne immobile, incerto, quasi spaventato. «Cosa ci fai qui?» domandò con totale disinteresse riprendendo a fissare la sua tazza di tè ancora fumante. «Non riuscivo a dormire, così ho pensato di camminare» e poi, dopo una manciata di secondi che sembrarono non finire mai, «Con permesso» aggiunse congedandosi da quel breve incontro. Lo sguardo di Levi si posò sulla figura alta, esile, coperta da una vestaglia bianca, che passo dopo passo si allontanava nel buio del corridoio sparendo dalla sua traiettoria visiva. Negli ultimi mesi Mikasa aveva perso molto peso, le labbra avevano acquistato una tonalità più scura, un pallore cadaverico si era diffuso per tutto il volto e gli occhi, che erano diventati vitrei, sembrava che non si chiudessero da molto tempo. A quanto pare non sono l'unico a combattere con dei fantasmi, pensò tra il divertito e l'amareggiato mentre si massaggiava le tempie sperando che quel fastidioso mal di testa scomparisse.






Note dell'autrice

Anche questo è stato un capitolo di introduzione, morivo dalla voglia di descrivere la scena dal punto di vista gelido di Levi. Mi sarebbe piaciuto molto descrive meglio il rapporto che c'era tra lui ed Erwin ma, ahimè, credo di non esserne capace. Ci riproverò sicuramente in futuro!

Detto questo, alla prossima, 
またねー🖤
   
 
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