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Autore: KikiShadow93    18/09/2020    4 recensioni
Lui è resuscitato senza sapere né come né grazie a chi e, dopo attente considerazioni, ha deciso di provare ad integrarsi a sua volta sulla Terra.
Lei, per scappare dal proprio passato e per provare a salvaguardare il proprio futuro, decide di fuggire in città.

Lui è cresciuto tra i guerrieri, nell’odio e nel rancore, ed ha sviluppato un forte senso di inferiorità.

Lei è cresciuta tra i reietti, nella paura e nella violenza, arrivando quasi a perdere la speranza di poter avere una vita felice.

Sono diversi eppure incredibilmente simili, ed entrambi sono inconsapevoli pedine di un disegno molto più grande.


[Radish prende spunto da DBR&R; Post Cell Game; Possibile OOC]

Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Radish
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita secondo Radish'
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𝟛𝟞. 𝒩𝓊𝑜𝓋𝒾 𝑜𝓇𝒾𝓏𝓏𝑜𝓃𝓉𝒾

(𝒫𝒶𝓇𝓉𝑒 𝟚)



Sono stati accesi così tanti fuochi, in quei giorni…
Erano anni che il Nord non ne vedeva tanti tutti insieme.
In genere se ne vede qualcuno quando il Re è in qualche modo turbato, quando alle sue orecchie giunge una notizia poco gradita, ma stavolta non è stata opera sua.
Non che lo svolgimento degli eventi sia cambiato poi molto, non dal momento che la guardia rideva sguaiatamente da un lato dopo aver massacrato di botte chi tentava di fuggire o, cosa più rara, di intervenire, ma in genere Apophis non procedeva senza aver ricevuto un ordine specifico. Stavolta invece è stato proprio lui a scagliarsi contro quelli che ai suoi occhi erano dei traditori, a picchiarli davanti a tutti, a trucidare i piccoli davanti agli sguardi sconvolti, doloranti ed impotenti dei genitori, ad uccidere quest’ultimi solo quando, ormai stremati, imploravano la morte.
Gli altri ridevano da una parte, lo incitavano e lo aiutavano, ma qualcuno potrebbe giurare che qualcosa sia cambiato. I loro movimenti brutali sono apparsi come vagamente incerti, le loro risa forzate, come se dentro temessero qualcosa. Ma cosa? Jäger di certo non avrebbe alzato un dito per difendere chi sta in fondo alla catena, non dal momento che è a malapena cosciente della loro esistenza.
Di cos’altro potrebbero aver paura però? Di Apophis? Certo, pare cambiato in qualche modo, molto più violento e meno indulgente di quanto già prima non fosse, ma perché temerlo? Fanno gruppo da quando sono bambini, hanno assassinato insieme l’intera famiglia reale.
No, il motivo deve essere un altro, ma nessuno riesce a capirlo.
La guardia però si è resa ben conto dello strano stato d’animo generale, e ne hanno discusso senza però giungere ad alcuna conclusione. Alcuni li accusano di essere dei codardi timorosi della guerra che presto si scatenerà, altri che stanno tramando alle spalle del Re per scappare da quei randagi guidati dall’uomo-scimmia.
Rimangono tutti nei pressi dell’imponente magione reale, sempre in attesa di poter finalmente rivedere il loro venerato Re di nuovo in forze. Dover assistere al suo dolore, vederlo cadere e chiudersi in sé stesso a quella maniera è stato un duro colpo al cuore per tutti loro, che da sempre lo idolatrano neanche fosse una divinità.
Seppur in pochi, alcuni sono addirittura arrivati a mormorare che sia stato proprio Apophis a fargli qualcosa. Sono stati prontamente zittiti, ovviamente, ma il dubbio ormai si era insinuato nelle loro menti, facendo nascere il sospetto nei confronti del loro stesso Beta.
Pare troppo calmo ai loro occhi, come se l’intera situazione fosse un qualcosa di calcolato, come se tutto stesse andando secondo un suo piano ben preciso.
Niente di più lontano dal vero. Apophis è solo meglio addestrato e più capace di loro a sopprimere le proprie emozioni, tanto da essere arrivato a non rendersi realmente conto della sofferenza che lo circonda, dell’agonia che ha stritolato quel che rimaneva del cuore dell’amico d’infanzia. La sua percezione delle cose è diversa non solo perché qualcosa nella sua mente non va nella direzione giusta, ma anche perché è stato plasmato sin da bambino ad essere così, a sapersi adattare subito anche alle peggiori situazioni, a sapervi far fronte in qualsiasi modo e sistemarle come meglio crede. Il problema, con lui, nasce dal fatto che nella sua mente è la violenza l’unico modo per non far crollare tutto quanto.
Ma quelli che si sono definiti suoi fedeli amici per anni adesso non lo capiscono, non quando nella loro mente serpeggia il dubbio che abbia tradito il Sovrano.
Bruce, il più anziano tra tutti loro con i suoi trentasei anni ed anche il primo ad essersi domandato se il tradimento di Apophis fosse una cosa possibile, non sopporta più il suo assordante silenzio e finalmente decide di affrontarlo.
Gli si piazza di fianco a gambe larghe e muso duro, studiandolo attentamente.
«Si può sapere che gli è successo?» Ringhia a denti stretti, mentre la sua espressione pare farsi ancora più truce grazie al gioco di luci ed ombre che gli sottolineano le varie cicatrici sul volto.
Apophis non lo guarda neanche, tenendo gli occhi fissi su un piccolo gruppo ad un centinaio di metri di distanza. Il modo in cui li hanno guardati, la loro paura, il loro odio, non fanno altro che alimentare la sua sete di sangue, la sua volontà di estirpare ogni minaccia o anello debole.
Questo suo atteggiamento indifferente però non fa altro che infuocare ancora di più lo Spettro avversario, che senza pensarci un istante di più lo avvicina ulteriormente e gli snuda contro le zanne «Dov’è Jäger?!»
Non fa però in tempo a toccarlo che Apophis, facendo leva sul piede sulla quale poggiava il peso, scatta in piedi e lo attacca al muro, conficcandogli gli artigli nel ventre. Non morirà per un colpo simile, è stato ben attento a non colpire organi vitali, ma di certo gli farà un gran male.
«Vedi di ricordarti qual è il tuo posto, lurido cane!» Dopo una sonora gomitata nel setto nasale che lo ha ribaltato a terra, si volta lentamente verso tutti gli altri, guardandoli con aria minacciosa «C’è nessun altro?»
«Cos’è questo baccano?»
Si voltano tutti di scatto eccetto Apophis, fermo a fissare i possibili nuovi rivali da abbattere, e i loro volti sembrano come illuminarsi quando incrociano la sua figura. Come ogni altra volta, non possono fare a meno di osservarne gli occhi, così belli e magnetici da sembrare l’opera perfetta di un grande artista. Al contrario di ogni altra volta però, sembrano essere stati spenti della loro vitalità ed accesi di un nuovo, malato furore.
«JÄGER!»
Non sono poche le Cacciatrici che lo avvicinano, pur consapevoli di ciò che ha fatto in quell’atroce settimana. Di quante amiche hanno udito le urla disperate? Quante di loro non hanno fatto più ritorno, dopo essere state seviziate e massacrate? Non lo sanno neanche più con certezza, non dal momento che preferivano rimanere nell’ombra, lontane dagli occhi di Apophis quando usciva a cercargli compagnia. Neanche lo stesso Jäger ne è del tutto certo, non dal momento che l’ultimo dei suoi pensieri era proprio occuparsi di questo genere di cose. Se ne doveva occupare Apophis, in fondo. Lui è il Beta, a lui le decisioni quando è indisposto. Il problema però nasce dal fatto che forse non stato all’altezza del compito.
«Via tutti.»
I suoi Spettri rimangono immobili, fissandolo senza capire davvero. Perché allontanarli? Sono lì per lui, vogliono dargli il loro appoggio, la loro forza, e magari anche capire come si muoveranno in seguito. L’affronto subito da quei randagi è stato insopportabile per tutti quanti, uno smacco impensabile, ma non possono andare in cerca di vendetta contro il suo volere.
«ORA!!!»
Dall’odio e dalla rabbia che trasudano i suoi occhi ametista, capiscono che devono mollare subito la presa. Capiscono anche, con grande gioia generale, che il loro adorato Re ha ritrovato tutto il suo vigore.
Dopo avergli mostrato il collo in segno di sottomissione, tutti quanti si allontanano con passo svelto, lasciandolo solo con Apophis.
Si guardano per un breve istante e poi Jäger riprende a muoversi, camminandogli in contro con passo lento e calcolato: «Vi lascio soli qualche giorno e questo è il risultato? Un branco sperso, sfaldato…» Prende un calice di vino da terra, lo stesso dalla quale prima beveva il Beta, e beve un breve ma pieno sorso. Storce un poco la bocca, infastidito dal pessimo retrogusto della bevanda che certo non viene dalle sue cantine, e subito dopo torna ad osservarlo con sguardo irridente: «Non era compito tuo tenerlo in riga?»
«E così ho fatto, Jay.»
«Allora perché, dalla mia finestra, ti ho visto sventrate e scuoiare della gente?» Non che questo sia mai stato un problema in realtà, ma potrebbe anche diventarlo se ciò comportasse il disperdersi del branco in un momento del genere. Se invece lo avesse fatto in seguito non ci sarebbero stati problemi, non dal momento che fa parte del suo nuovo e tragico disegno.
«Perché altrimenti sarebbero scappati in superficie.» Non aveva preso in considerazione l’idea che il suo operato potesse non andargli a genio, ma non per questo lo teme. Non più, non ora che è di nuovo lucido, che è di nuovo capace di intendere e di volere. È proprio per questo se insiste con la sua spiegazione, che altrimenti lo avrebbe condannato «Ti hanno percepito debole, fratello. Per un attimo hanno pensato di poter fare come volevano, e io gli ho ricordato che un tradimento nei tuoi confronti si paga con la vita.»
«Spero per te che non fossero soggetti utili.» In realtà era solo questo che gli premeva, e pure Apophis ne è consapevole. Perché mai preoccuparsi degli altri? Un soggetto debole è solo uno spreco di risorse, ci si dovrebbe quasi vergognare a dargli la possibilità di esistere, secondo il loro modo di vedere le cose.
«Quelli li avrei massacrati e gli avrei ammazzato un familiare per fargli comprendere l’errore.» Afferma con una non indifferente ovvietà, come se da sempre e per tutti fosse un comportamento normale e accettabile. La verità è che neanche Mezcal seguiva questa logica: per quanto intollerante verso qualunque forma di vita per lui inferiore e decisamente non incline al perdono o alle seconde possibilità, se qualcuno, chiunque, tentava la fuga, faceva la stessa fine.
Ma Jäger questo non lo capisce. Per lui esiste solo la legge del più forte, la legge della Natura. Ed è lui il più forte, lì in mezzo, quindi è la sua legge quella che conta.
Sorride con aria vagamente divertita all’amico e, con un gesto secco del capo, indica la brutta e grande cicatrice che lui stesso gli ha lasciato sul pettorale, lasciandosi poi andare ad un breve commento: «Ha tutta l’aria di aver fatto un male del cazzo.»
«Non ci si può certo aspettare di meno da te.»
Il primo non voleva il suo perdono, il secondo non ha mai pensato di doverglielo dare. Un brevissimo scambio di battute leggero il loro, quel qualcosa di strano che ha sempre fatto venire i brividi a chi li guardava da lontano.
Pure adesso a molti vengono. Al gruppo che sta transitando in disparte di sicuro, tanto che affrettano subito il passo e chinano la testa con paura non appena gli occhi chiari del loro Re si posano sulle loro figure. Non vorrebbero trovarsi davanti a lui, non dopo la sua cocente sconfitta e il sicuro risentimento che gli serpeggia dentro.
Sono stanchi, tutti loro. Sono stanchi, affamati, doloranti, di questo passo i loro piccoli probabilmente non arriveranno neanche alla primavera, e sanno che incrociare Jäger adesso potrebbe scrivere la parola fine alle loro faticose e tristi vite.
Lui li guarda a sua volta con aria criptica, suscitando la curiosità dell’amico fraterno. Quante volte in fondo gli ha sentito esprimere il disprezzo nei loro confronti ed anche il represso desiderio di ucciderli tutti quanti, così da creare una nuova razza superiore?
«Sono stato fin troppo indulgente, Apophis. Questa storia adesso deve finire.»
«Cos’hai intenzione di fare?» Sente già il sangue bagnargli la lingua e scivolargli sulle mani. Sente la frenesia scaturita dalla battaglia, le urla strazianti dei nemici feriti, l’odore della disperazione e della morte. L’eccitazione si fa largo in lui, accendendone lo sguardo in genere serio.
Camminano con passo svelto verso sud-ovest, dove sono situati i campi di allenamenti della guardia e tutti, al loro passaggio, si spostano con timore, tenendo gli occhi bassi.
«Voglio che i migliori si allenino mentre gli altri andranno nelle fonderie.»
«Perché nelle fonderie? Non mi pare che ci manchi qualcosa.»
Certo, al Nord non sono mai stati particolarmente produttivi in questo senso, non dal momento che ai loro Re non interessavano certi lussi e per questo non li permettevano neanche agli altri, ma non si sono mai fatti mancare niente, soprattutto se ciò riguardava le armi. Di quelle ne hanno sempre avuto una collezione invidiabile, malgrado non fossero quasi di alcuna utilità.
«Una cosa sì, fratello… una cosa sì.»
C’è un antico modo di dire che pure loro conoscono, che afferma che ogni mattina una gazzella si sveglia e sa che dovrà correre più del leone o verrà uccisa. In questo caso, ogni Spettro del Nord sa che dovrà stare ben attento a non intralciare né la strada né lo sguardo del Re, specie se questi è sul piede di guerra, o verrà ucciso.
Julius però non ha fatto in tempo.
Non ha fatto in tempo per tante cose, in realtà.
Non ha fatto in tempo a frenare la propria corsa verso la famiglia, non a fatto in tempo ad abbassare lo sguardo, non ha fatto in tempo a buttarsi sulla schiena per mostrare il ventre nella speranza di essere risparmiato. Non ha fatto neanche in tempo a crescere abbastanza per poter dire di aver davvero vissuto.
Julius semplicemente non ha fatto in tempo, e ora giace a terra con il collo piegato in un angolo innaturale, attaccato per un lembo al resto del corpo, l’osso spezzato che spunta dalla carne squarciata.
Le urla strazianti della madre e delle sorelle non toccano minimamente il Re, concentrato ad osservare il sangue caldo e vischioso che gli cola sulla mano, giù fino al gomito.
«Mi era davvero mancato…»
Apophis ride diabolico di fronte alla scena, allungando un braccio fino ad avvolgere le spalle al ritrovato amico. Non era certo al 100% che lo avrebbe rivisto tanto in forma e su di giri in così poco tempo, non dopo la morte di quella sottospecie di depravata corrotta. Invece eccolo di nuovo di fronte a lui, con tutta la sua devastante e vibrante energia che fuoriesce da ogni poro.
S’incamminano ridendo, parlottando di qualche dettaglio che però nessuno vuole ascoltare. Preferiscono avvicinarsi cautamente a Julius, così da poterlo portare lontano per essere cremato.
Sua madre continua a tenergli la mano mentre i suoi stessi vicini lo tengono in alto e lo portano via. Lo aveva detto così tante volte a suo marito che era pericoloso vivere nel territorio centrale dove vive la famiglia reale. Lo aveva detto e ripetuto, ma lui voleva restare lì, nella speranza che Mezcal lo notasse. Ma Mezcal non l’ha mai notato, non gli interessava avere uno Spettro deboluccio e di basso rango tra le proprie fila, tantomeno poteva interessare a suo figlio.
Voleva andarsene dopo la sua morte, avvenuta sei anni prima, ma sarebbe servito a poco: i fedeli del Re si erano stanziati ovunque, avevano messo radici anche nei territori più lontani, così da poter controllare la situazione per lui e soffocare nel sangue ogni possibile rivolta. L’unico motivo per cui ancora mormorava piagnucolando che dovevano trasferirsi per almeno un anno in qualche territorio a nord-est, dove il clima è peggiore, è perché laggiù la guardia è ai minimi e, grazie a qualche vecchio tunnel in disuso, forse avrebbero avuto modo di andarsene.
Il suo dolce Julius, da un mese a questa parte, non faceva altro che ripeterle che si era accesa una nuova speranza anche per loro. Diceva di aver sentito mormorare Darren, il forte Segugio figlio di Darko, che là fuori c’era una strana creatura capace di massacrare uno Spettro senza sforzo, ed anche che suddetta creatura era vincolata alla Regina delle Terre di Nessuno.
Julius… il suo dolce Julius. Non desiderava altro che diventare più forte per unirsi alla guardia, così da poter aiutare e difendere chi come lui aveva sempre vissuto nella miseria e nel terrore, per mostrargli che con la perseveranza si può vivere meglio. Ti sei sbagliato, dolce cucciolo…
I loro vicini adagiano il corpo esanime del ragazzo su una pira già accesa e si allontanano di qualche metro, così da lasciare spazio alla madre e alle sorelle.
Uno di loro, Claude, ha il figlio piccolo stretto alla gamba. È ridotto a pelle e ossa ormai, e spesso si ripete che, se fosse un buon genitore, porrebbe fine alle sue pene anziché continuare a guardarlo arrancare infreddolito e sempre più debole. Ma non ci riesce, non dopo aver perso la donna della sua vita. Voleva solo cacciare per il suo piccolo, quella notte, e si era allontanata di nascosto perché secondo lui era una follia andare in quel terreno di caccia… e aveva ragione, eccome se ne aveva.
Guarda con occhi pieni di odio il Sovrano sempre più lontano con Apophis, e per un folle istante pensa di provare un attacco alle spalle. Sarebbe bello farlo almeno sanguinare… ma a che pro provarci? Non mi ucciderebbero neanche subito… mi bloccherebbero e mi costringerebbero a guardare mio figlio che muore di fame, come hanno fatto con Peter. No, non posso attaccarli, non così…
«Cosa pensi che gli sia successo?»
Volta lo sguardo verso Andrina, tremolante al suo fianco. Le sue ferite non sono guarite, ma sa che non sono quelle a farle male e ad averla piegata tanto nello spirito, non dopo l’attacco di Bruce per farle passare totalmente la voglia di tentare la fuga.
«Come?»
«Non era così prima di uscire dalla Tana, era un'altra persona. Di sicuro non una di buon cuore o raccomandabile, forse neanche una persona, ma di certo non era così…» Da quasi un mese a questa parte la sua voce un tempo acuta e vivace è ridotta a poco più di un sussurro, ma Claude è sicuro che vi sia ancora un briciolo di speranza «Adesso è solo un mostro privo di sentimenti, animato da ciò che di più oscuro può esserci dentro un cuore vuoto… morto.»
«Temo che presto non sarà più il suo cuore l’unica cosa morta, da queste parti…»
Quante madri private del figlio hanno sentito parlare in questo modo? Tante, troppe, ma mai una sola volta hanno preso davvero in considerazione che molto presto ne avrebbero davvero condiviso la tragica idea.
Claude afferra subito il corpicino scheletrico del figlio e lo stringe con forza, come se qualcuno avesse provato a portarglielo via. Gli passa una mano sulla schiena e il cuore gli si stringe quando con i polpastrelli tocca una ad una le vertebre.
Sente che in fondo la donna ha ragione, che ormai il giro di giostra è quasi finito e che ad attenderli c’è il Cupo Mietitore, pronto a portarli tutti a cospetto di Papà Spettro per il giudizio finale, ma non per questo vuole togliere anche quell’ultima briciola di speranza dai cuori di coloro che li stanno accerchiando.
«Non dire così! Ricordi cosa diceva Julius? C’è ancora speranza!»
La donna, i cui occhi marroni sono ormai vitrei, spenti, senza vita, volta appena lo sguardo rigato di lacrime e lo fredda lì sul posto, zittendolo prima di affermare con voce piatta: «All’Inferno non esiste speranza… e il nostro destino è nelle mani del Diavolo.»


Sherry avrebbe davvero voluto rispondere a Blackwood e dirgli che avrebbe volentieri discusso i termini di un’alleanza tra i due branchi, ma non ne ha avuto modo, non dal momento che Gohan e Piccolo sono atterrati in giardino, attratti e messi in allarme dalla potente aura sprigionata dal principe.
È bastato un misero istante, giusto il tempo di poggiare i piedi a terra, che lo Spettro è esploso per l’entusiasmo nel ritrovarsi di fronte ad un secondo alieno ed uno che lo è per metà.
Piccolo non ha avuto neanche il tempo di reagire che il lupo gli si è piazzato addosso, atterrandolo malamente. Ha fiutato il suo odore con forza, gli ha tastato le braccia verdi e rosa, gli ha tolto il copricapo per vedere cosa celasse ed ha cacciato un urlo a dir poco entusiasta nel vedere le sottili antenne. Gohan forse avrebbe anche avuto modo e tempo di nascondersi se non avesse chiamato con incertezza il nome dell’amico, attirando su di sé lo sguardo sovreccitato del lupo che, senza tanti complimenti, lo ha afferrato saldamente per le spalle ed ha cominciato a scuoterlo con vigore urlando “si possono riprodurre!”, ed altre frasi simili.
Il fastidio di Sherry di fronte ad una simile scena è stato surclassato alla grande dal più che evidente imbarazzo di Nike, sulle prime pietrificata da una parte e poi con le lacrime agli occhi, dal momento che ogni tentativo di rimettere guinzaglio e museruola al marito falliva assai miseramente. Se infatti è poco gestibile a cose normali, in simili circostanze diventa assolutamente incontrollabile.
Piccolo, quando è stato ripreso d’assalto da quella locomotiva impazzita ed incontenibile, ha battuto in ritirata rifugiandosi sul tetto, pur essendo consapevole che avrebbe potuto seguirlo con estrema facilità. Ciò non è avvenuto solo perché in suo soccorso sono arrivati gli altri membri del Team Z, incuriositi da quelle potenti auree tanto quanto lo erano stati loro due.
Panico e delirio dilagante a quel punto, dove Crilin è arrivato a rimpiattarsi dietro la mole di Maddox, l’unico lì in mezzo che considera più o meno come un amico.
Tensing, grazie al terzo occhio, è finito per essere oggetto di morboso interesse da parte dei piccoli principini, schizzati fuori di casa dopo aver udito troppo a lungo gli schiamazzi del padre.
Vegeta, dopo un breve primo assalto da parte di Blackwood (poi placato dai malvagi attacchi di Everett, munito di una delle cerbottane dei piccoli e palline di carta), si è ritrovato accerchiato da tre sospiranti principesse che lo guardavano come si può guardare il più meraviglioso e prezioso dei miraggi.
Pure C-18 non se l’è vista benissimo per qualche istante, dal momento che si è ritrovata con il grosso muso di Hurricane a pochi centimetri dal volto. È stato dopo il latrato dell’enorme lupo color ocra e la conseguente risposta un poco scocciata di Nike che l’androide ha capito il perché di tanta curiosità: hanno visto suo fratello girare non troppo distante dall’entrata del loro territorio e la loro più che evidente somiglianza fisica ha destato la curiosità del futuro Capitano.
L’unico tra tutti loro che non ha suscitato alcun genere di curiosità da parte dell’eccentrico principe è stato Yamcha. Un poco offeso per le mancate attenzioni ha poi avuto il coraggio di fare un poco lo splendido, venendo liquidato con un assai vago “sì, come vuoi te, mezzo utensile”. Sulle prime non ha capito assolutamente cosa volesse dire ma Micah, riprese sembianze umane, ha avuto la gentilezza di spiegargli che gli ha delicatamente dato della mezza sega.
Vegeta, poco propenso a tutto quel caos, ha semplicemente richiamato gli Spettri che di solito allena ed ha ordinato loro di seguirlo, tirandosi involontariamente dietro pure Hurricane dopo che questi ha mostrato una sorprendente curiosità nel loro allontanamento ed aver di conseguenza ricevuto il permesso di seguirli. Inutile dire che il fatto che abbia mostrato un sentimento all’infuori della collera è stata una sorpresa sia per i familiari che per gli amici.
Mentre ora tutti provano a calmare la situazione, con il piccolo contingente del Sud che mostra una curiosità quasi malsana nei confronti di quei guerrieri che credevano frutto di leggende, ed il branco di Sherry che tenta di tenerli a distanza e spiegare loro le cose impedendo che vengano toccati i loro amici, Radish si ritrova ad indietreggiare per evitare che Sunrise gli si avvicini troppo. Arriva pure ad usare Sherry come scudo umano, tenendola saldamente per le spalle davanti al proprio corpo.
Le viene quindi da ridere, non riuscendo a capacitarsi del fatto che un omone grande e grosso come lui si spaventi di fronte a quei vivaci occhioni azzurri, che adesso sembrano quasi spruzzare cuoricini mentre lo guardano con curiosità e adorazione. Vorrebbe dirgli di farla finita, di darle un contentino mostrandole più da vicino la coda come lo sta tanto incitando a fare, ma l’arrivo di Blackwood alle loro spalle glielo impedisce.
«Mi togli una curiosità?»
Sobbalza appena e lo guarda storto quando mette le mani sulle sue spalle, proprio sotto a quelle di Radish, come in uno strano e stupido gioco che non riesce a comprendere. La verità è solo che li ha presi in simpatia, il loro riuscire a coesistere tutti insieme senza tante tragedie lo affascina e attrae un mondo, e di conseguenza sono finiti nella sua personalissima lista dei “potenziali grandi amici”.
Everett, notando lo smarrimento dei due ed avendo finito la carta da sputare sul collo e nelle orecchie dell’amico, li avvicina, si carica la bambina su un fianco e poi, con un gran sorriso, avverte i due delle conseguenze che possono riscontrare con un soggetto come Blackwood: «Fallo. Non smetterà di assillarti finché non lo renderai felice.»
Suo fratello, l’uomo tutto d’un pezzo che pare avere serie difficoltà a divertirsi in modi che non prevedano la tortura, è davvero amico di un soggetto come Blackwood, che pare avere la nitroglicerina al posto del sangue? Le pare una cosa altamente impossibile. Se non lo avesse visto con i suoi occhi sorridergli con quell’aria così allegra e fraterna non ci avrebbe mai creduto.
«Chiedi pure.» Sospira con rassegnazione mentre Radish, in mezzo ai due, sente che potrebbe compiere una carneficina a mani nude da un momento a l’altro tanto è imbarazzato. Lo sguardo adorante e curioso di Sunrise poi non fa che peggiorare la situazione.
«Sono simili ad un essere umano in tutto?»
Vorrebbe tanto non aver capito la domanda, Sherry, un po’ come avrebbe tanto desiderato non sentirsela porgere. Per sua fortuna però è il suo evidente imbarazzo a parlare per lei, perché l’uomo si lascia andare ad una sonora risata mentre molla la presa.
«Ahhh!! Che delusione… anche se, lo ammetto, ti avrei considerata una pervertita se tu ti fossi sposata con un alieno che ha tipo un tentacolo al posto del pisello… anche la madre del piccoletto e quella coi capelli buffi sarebbero state da ricovero!»
Bulma, seduta in disparte sui gradini del portico con Yamcha, continua a guardare lo Spettro con occhi sbarrati, non riuscendo a decidere il da farsi. Pensava di averle viste tutte con loro, di essere più che preparata al peggio e di essere ormai capace di gestire con tranquillità certe uscite infelici, ma a questo punto le pare evidente che si sbagliava. Sì, insomma: neanche Mordecai si era lanciato tanto alla leggera in direzione di Vegeta!
Qualcuno dovrebbe davvero studiare la loro specie…
Blackwood la osserva per qualche secondo, inspira velocemente col naso un paio di volte e poi volta di scatto lo sguardo di lato, scattando in avanti come una molla.
Everett, ancora al suo fianco, sobbalza appena e solo ora rammenta che, quando erano piccoli, non erano poche le volte in cui affermava con un briciolo di fastidio che stare con lui era come stare con un chihuahua isterico.
«Ri-Ri!» Bercia con forza, facendo sobbalzare il fratellastro.
River, che stava velocemente spiegando a Crilin e C-18 la generale situazione familiare ed elencando le principali cose da sapere per interagire con Blackwood ed uscirne cerebralmente sani, volta lentamente la testa, gli occhi iniettati di sangue e le zanne esposte.
«VATTENE!»
Per un solo, brevissimo istante Radish non può fare a meno di pensare che non sarebbe stato male avere il principe a portata di fischio fino un mese e mezzo prima, quando la loro faida era più che aperta, ma ricaccia velocemente il pensiero quando si rende conto che avrebbe avuto tra i piedi un Mordecai 2.0. No, decisamente meglio Fiocco di Neve in piena fase mestruale!
«Siamo sicuri che sia normale di testa?» Borbotta all’orecchio di Sherry mentre lo osserva camminare allegro e spigliato in mezzo al suo branco, diretto senza alcun pensiero verso River che, dal canto suo, pare sul punto di prendere Crilin per un braccio per lanciarglielo addosso.
«È un po’ come avere un figlio piccolo formato gigante: se gli dai ciò che vuole, puoi continuare felicemente con la tua vita.»
Quando Nike sia apparsa al loro fianco non lo sa e non lo vuole sapere, soprattutto perché il nervosismo di Sherry è salito nuovamente a livelli preoccupanti. Si può sapere che diavolo ti prende? Non mi pare che ti abbia fatto qualcosa di male…
«Ri-Riii…»
Mentre Radish è alle prese con uno dei suoi principali incubi, ovvero una Sherry tutt’altro che di buon umore per le mani, River è faccia a faccia col suo, un Blackwood selvatico ed esagitato che lo punta come un falco.
«Non chiamarmi così.»
«Riii-Riii!!!»
«Stammi lontano!»
È assai sbagliato dire che loro due non sono mai andati d’accordo: è River a non averlo mai fatto.
Troppo intelligente, troppo carino, troppo forte, troppo veloce, troppo spigliato, troppo vivace… Blackwood è troppo troppo!
Ma per il maggiore non sono mai stati un problema i suoi ripetuti tentativi di liberarsi dalla sua morsa. Anzi, li ha sempre trovati assai spassosi! Così come trova spassoso il fatto che, mentre gli altri si sono resi conto che più gli remano contro ed urlano più lui si diverte, lui non ha mai abbandonato la propria idea e continua tutt’ora imperterrito a strillargli addosso e a provare a prenderlo a schiaffi.
«Dai, ti faccio due coccole!» E detto questo allunga un braccio in quel modo troppo veloce che tanto dà fastidio al minore, glielo avvolge attorno al collo e lo tira a sé per spettinargli i capelli con veloci ed energiche carezze per farlo innervosire.
«Leva ‘ste mani!» Si libera goffamente dalla sua presa e ringrazia ogni divinità esistente per l’assenza di Hurricane, che sennò lo avrebbe guardato con quell’insopportabile scintilla derisoria negli occhi, ma non appena esprime il pensiero un lontano tuono attira la sua attenzione: «Ti rendi conto che è arrivato dopo che mi hai toccato? È un evidente segno che devi starmi alla larga!»
Ciò che in pochi sanno, è che far ridere tanto Blackwood spesso porta ad una conseguenza che ti costringe a ridere a tua volta: attacca a fare un verso che ricorda tantissimo una specie di ragliare asmatico!
Nike da ragazzina spingeva tanto anche per ridurlo in questo stato, perché puntualmente poi scoppiava anche Everett, proprio come adesso. Se infatti non ha bloccato il marito dall’infastidire River, che se ne stava buono buono da una parte, è stato solo per sentire di nuovo la sua risata.
«Come mai così acido? Cos’è, la tua nuova amica ti tiene a stecchetto?» Insiste ancora un poco, giusto per vederlo dare in escandescenze. Ma il bastardo - in tutti i sensi ai suoi occhi - non vuole dargli questa soddisfazione, così si limita a mostrargli duramente il dito medio.
«Vai a farti fottere!»
«Solo se mi guardi.»
Mordecai, intento come sempre a lamentarsi con Piccolo prima di iniziare l’allenamento perché sentirlo sbuffare come una locomotiva ed infine incazzarsi è troppo spassoso per rinunciarci alla leggera, si ammutolisce e punta gli occhi sulla figura forte e slanciata del futuro Re, ed in pochi istanti un brillante sorriso gli si apre in volto: «Cazzo, ti adoro già!»
Sulle prime Blackwood non vi bada particolarmente, non dal momento che tornare alla carica contro i tanto indispettiti Everett e Radish gli pare assai più interessante, ma poi una lampadina gli si accende nella mente.
«Aspetta, so chi sei!» Gli punta contro un dito mentre sghignazza annuendo lentamente, esaminandolo da capo a piedi. Occhi vispi, capelli castani rasati ai lati, tatuaggi discutibili, corporatura imponente e un odore che ricorda curiosamente quello dei biscotti appena sfornati. No, non può proprio sbagliarsi. «Tu sei quello che è stato con Rose, vero?»
«In persona, principino.»
Nessuna paura, belloccione? Bene, mi piaci!
«Hai commesso un erroraccio, sai? Quella ha la bocca larga.»
«Sai che mi sto trattenendo con tutto me stesso per non fare qualche battuta pesante?»
Tu ti trattieni? Non hai idea di quello che sto urlando nella mia testa! «Beh, su quel fronte non lo so e non mi interessa neanche saperlo, anche se lo spero per te. Mi riferivo al fatto che cinguetta in giro che sei il suo compagno.»
«Ma non diciamo puttanate!»
«Spiegalo a lei, non a me. Sai quanto me ne frega?!»
Radish non sa davvero cosa pensare. Ormai aveva quasi del tutto imparato a gestire Mordecai e Dio solo sa se gli piaccia la sua scoppiettante compagnia - le idee per il suo addio al celibato posticipato sono assai interessati, questo lo ammetterebbe anche davanti a Sherry -, ma adesso come può anche solo pensare di poter gestire qualcuno forse anche più instabile? Sì, insomma, almeno Mord ha ammesso che non gli andavano a genio la moltitudine di smidollati che ronzavano attorno alle sue sorelle, pur non avendoci un reale legame di sangue. Blackwood invece ha appena ammesso che non gli frega niente se uno schizzato come Mordecai si sbatte la sorellina minorenne e poi la “abbandona”! Come lo gestisce uno così? Lui, dal canto suo, non sa bene come si sarebbe comportato nei confronti di una sorella, ma è abbastanza certo che non se ne sarebbe lavato le mani in questo modo.
Devo forse picchiargli i figli per fargli dare una calmata? E la moglie, poi?! Quella ha tutta l’aria di una che 1- non le manda a dire, 2- ti si rigira contro se la fai incazzare. Un po’ come Sherry, solo più austera… e poi che cazzo ha Sherry?! Lo sento chiaramente che è nervosa e che qualcosa le fa— boh, male? Non lo so. Non lo capisco. Una cosa però la so: con tutti questi Spettri tra le palle, andrò sicuramente in analisi!
Le preoccupazioni di Radish sono quanto di più fondato al mondo. Già interagire con gli Spettri non è semplice, non dal momento che devi sapere le regole di base per non urtarli e poi devi essere anche capace di capire ogni soggetto così da potertici rapportare senza creare problemi, ma come si fa a farlo con persone tanto sopra le righe? Con Mordecai ci sono voluti tre mesi per capirne solo una piccola parte, e per questo gli altri membri del Quartetto rimangono ancora avvolti da un certo alone di mistero; i membri di spicco del branco ormai li conosce abbastanza da sapere come comportarsi, mentre i gregari tendono a rimanere più in disparte e a seguire gli altri.
Sa gestire queste dinamiche, le ha imparate e molte le sta velocemente scoprendo proprio grazie all’amicizia che li lega, ma come ci si comporta in questi frangenti? Nessuno gli ha mai spiegato come ci si rapporta con un branco estraneo, come ci si rapporta con la famiglia reale del territorio opposto e da sempre visto come rivale. Non gli hanno neanche mai spiegato del tutto come si sarebbe dovuto comportare lui stesso una volta arrivato a ricoprire la carica attuale. Pure con i piccoli che adesso girano indisturbati per casa, ha fatto bene a dare loro il permesso? Doveva dirgli di rimanere fermi da un lato e di stare muti? Non lo sa. Nessuno ha avuto neanche il mezzo pensiero di spiegarglielo e di colpo si ritrova per le mani troppe incognite e responsabilità. L’unica cosa sensata che può fare è stare quanto più in silenzio possibile per studiarli a distanza, così da provare a capire con che soggetti ha a che fare.
Proprio come lui li sta studiando, come sta cercando di capire come agire, pure Nike sta studiando loro. Blackwood è come avvantaggiato per natura su questo fronte, avendo l’innata capacità di capire una persona in circa un minuto, ma lei no. Lei fatica assai a rapportarsi col prossimo, essendo per natura capace più che altro di dare ordine e di tenere in riga il branco senza però ricorrere ad un’ingiustificata violenza, motivo che le ha fatto guadagnare una gran fiducia generale.
Guarda Radish e Sherry, tentando quasi disperatamente di capire con chi ha a che fare, con chi il marito vuole creare un legame tanto profondo e delicato.
Ad un primo impatto, Radish non le piace. Non le piace quella sua aria dura, quell’aura di pericolosità che lo avvolge da capo a piedi. Tutto in lui, ai suoi occhi, è un’incognita e un pericolo, esattamente come Vegeta. Non le piacciono, le trasmettono vibrazioni confuse e per questo sente di doverli tenere sotto tiro.
Sherry invece… Dio solo sa quanto muoia dalla voglia di stringerla a sé.
Lei e Leila erano legate in modo molto profondo, seppur contorto. Sulle prime non le piacque, aveva un’aria quasi svampita che le dava sui nervi. Poi si sono ritrovate a dover stare a stretto contatto perché i loro giovanissimi compagni avevano legato, perché Blackwood adorava allenarsi col suo fratellone ed Everett sembrava averlo preso sinceramente in simpatia. Si sono ritrovate col tempo a confidarsi pensieri scomodi ed intimi, a stringersi durante la notte quando dormivano all’agghiaccio, ad abbracciarsi con felicità quando, dopo settimane passate separate, potevano finalmente rivedersi.
Leila si era come trasformata nella più preziosa e speciale delle amiche, una specie di sorella maggiore molto dolce che l’ascoltava senza pregiudizi, che non la guardava mai come la bambina prodigio da sempre sotto ai riflettori. La guardava come si guarda una bambina che ti parla dei suoi segretucci, che ti chiede consigli, che si lamenta dei genitori che provano a frenarti, dei grandi e ambiziosi sogni alla quale nessuno dà realmente valore.
In Sherry rivede molto di Leila. L’ha visto in quel caldo sorriso che ha rivolto al Saiyan, nel modo in cui l’ha abbracciato, dalla gelosia che ha notato nei suoi occhi d’ambra, dall’attenzione che mette nell’osservare i gesti generali. C’è anche la forza di Mezcal in lei, sfolgorante e chiara com’era in lui. Pur non essendo la sua parte predominante, è proprio quella che le fa capire con che donna ha a che fare: una donna forte che si è sempre tolta dai casini a modo suo contando unicamente sulle proprie forze, che ha sempre lottato per sé stessa e per i suoi grandi affetti, e che non si fermerà mai, che si stenderebbe sul fuoco per far passare in sicurezza la sua gente.
Anche se non lo vorrai, avrai sempre il mio aiuto, il mio appoggio e la mia protezione. Spero che, ovunque ti trovi, tu possa apprezzarlo…
I Cacciatori del Sud sono tornati tutti da un lato, guardinghi. La curiosità nei confronti di quei guerrieri è passata in secondo piano, lasciando spazio solo alla tensione che un simile incontro può provocare.
Il branco di Sherry, dal canto suo, è tornato compatto dalla parte opposta, tenendo gli occhi su quelli che potrebbero comunque rivelarsi dei rivali e con le orecchie tese per tenere sotto controllo i piccoli chiusi in casa. Loro sembrano passarsela bene, non è volato neanche mezzo insulto ed anzi sembrano essere nate delle squadre miste per battersi ai videogiochi.
Bulma, in disparte con l’ex-fidanzato, si lascia andare a qualche dubbio riguardo questo incontro e sulla situazione in cui si trova Vegeta, che si è ritrovato Hurricane nel gruppo. Teme che uno dei due possa creare qualche problema in generale, che la scarsa pazienza del marito lo porti ad attaccare lo Spettro o che questi, che aveva tutta l’aria di mal sopportare la situazione, si rigiri contro qualcuno del gruppo dopo una qualche battuta.
Yamcha, al suo fianco, tenta svogliatamente di rincuorarla, affermando a malincuore che si tratta pur sempre di Vegeta e che non corre alcun genere di rischio e che non permetterà certo ad un “cane troppo cresciuto”, come lui stesso spesso li definisce, di portare rogne. Quando però la donna gli risponde in modo un po’ acido a causa del nervoso che quella nuova e inaspettata situazione le ha creato, l’uomo non ci pensa due volte a scherzare malignamente sul fatto che sia così acida poiché indisposta. Non è certo la prima volta che si lascia andare a questo genere di battute con lei, che mai una volta gli ha risposto in alcun modo se non alzando gli occhi al cielo, ma stavolta non ha tenuto conto delle tante, troppe sensibili orecchie che lo circondano. In particolar modo non ha tenuto conto di quelle del prossimo Re del Sud, che certo non potrebbe mai perdere una simile occasione tanto succosa per dar sfoggio della sua parlantina.
«Sta perdendo sangue dalla figa, coglione, se tu ti tagli un dito con la carta svieni immediatamente!»
«Black!» Lo rimbecca immediatamente la moglie, più che conscia di come l’intera discussione possa prendere una piega per loro spiacevole.
Ma l’uomo non ha alcuna intenzione di demordere, non quando gli occhi di tutti sono puntati sulla sua figura. È giunta l’ora di shoccarli tutti quanti! Sennò che divertimento c’è?
«A te sono venute a nove anni la prima volta, me lo ricordo perché eri nel mio letto… e ricordo anche che appena svegliato ho pensato che se fossi stato al tuo posto, con il pene che sparava fiotti di sangue, mi sarei ammazzato immediatamente. Sul serio, sarei sceso nelle cucine e mi sarei soffocato con un trancio di carne a pugno in gola!»
Non sono in pochi quelli che si lasciano andare ad una risatina divertita. Pure diversi cuccioli, incitati dai principini, si stanno affacciando alle finestre per sentire meglio.
Radish, con ancora una confusa e pensierosa Sherry tra le braccia, non riesce a fare a meno di concordare con lui: se le mestruazioni fosse toccato agli uomini, lui si sarebbe ammazzato immediatamente e fine della faccenda.
«Ogni tre mesi dovete patire ‘sta roba! Voi umane ogni mese, da quando siete piccole! Come cazzo fate a non ammazzarvi tutte? Come si spiega questo attaccamento alla vita?! Agli uomini basterebbero le mestruazioni una volta all’anno e al mondo non si parlerebbe d’altro!»
Nike si sta vergognando immensamente, non tanto per l’argomento trattato quando perché è il futuro Re a parlarne con tanta allegria e leggerezza di fronte a dei perfetti estranei. Grey prenderebbe a sberle pure me se fosse qui… cazzo, Sherry! Non potevi unirti a qualcuno che non fosse un alieno?! Ora chi lo tiene Black?!
«L’arrivo di ‘sti qua sulla Terra non se lo sarebbe inculato nessuno! Esattamente come il giorno prima ed anche tutti quelli dopo, ogni quotidiano nel mondo sarebbe uscito titolando la stessa cosa: “Mestruazioni dell’uomo: non abbiamo una cura”! E a pagina quindici, in un trafiletto a bordo pagina: “Alcuni alieni sono arrivati sulla Terra ed hanno ammazzato una fracca di gente, probabilmente avevano le mestruazioni”.»
Le timide risatine si trasformano velocemente in risate forti e chiare, ed anche Radish si ritrova un poco a ridacchiare. Non lo trova poi tanto male, malgrado sia sin troppo eccentrico e vivace. Uno così, in fondo, è un toccasana per la situazione di merda che si è creata con Everett: dovendo stare dietro ai suoi probabilissimi colpi di testa e a questo genere di discorsi ad ombrello, non potrebbe più avere tanto tempo o energie per concentrarsi unicamente su di lui.
«Uhhh, come sei permalosa! Hai le tue cose? L’unica risposta socialmente valida e accettabile, quando un uomo fa il bulletto sulle mestruazioni, è estrarre un coltello a scatto, CLACK! Vuoi sanguinare un po’ anche te, coglione?!»
Yamcha di colpo non ride più, non dal momento che il temibile lupo - perché di certo non gli lascerebbero tutti i Territori del Sud se così non fosse - gli ha avvicinato le dita artigliate alla gola. Certo, lo fa per gioco, questo pure lui lo ha capito, ma non è comunque una bella sensazione.
Blackwood, che come sempre la tocca pianissimo e si ritrova sempre più coinvolto dall’argomento affrontato con tanta ironia grazie alle risate generali, si volta finalmente verso Bulma e si poggia una mano sul cuore, guardandola con sguardo falsamente supplichevole: «Però questo ce lo dovete concedere, per noi è estremamente difficile immedesimarci, okay? Fondamentalmente nessuno ce l’ha mai spiegato e non c’è niente, nella vita di un uomo, che sia anche lontanamente paragonabile alla rottura di coglioni, alla ripetitività e al dolore delle mestruazioni… che cazzo c’è nella vita di un uomo?! Nonostante questa incredibile ingiustizia biologica, ci sono comunque degli uomini che non ti scopano se hai le mestruazioni.» E con questa chiusura scoppia a ridere da solo, evitando con invidiabile maestria le innumerevoli sberle che la moglie prova a dargli.
«Non sono uno di loro.»
Nike già sapeva, grazie alle tante voci che le sono arrivate, che c’erano quattro Spettri al fianco di Sherry che non erano poi troppo semplici da gestire ma, presa com’era dallo sproloquio del marito, non aveva preso in considerazione l’idea che uno di loro potesse intromettersi.
«Se una mi dice “ho le mestruazioni”, l’unica cosa che capisco, l’unica, è sborrami dentro. È l’unica cosa che capisco, davvero!» Per quanto generalmente schivo nei confronti degli estranei, soprattutto se questi non hanno la migliore delle reputazioni a precederli, Major stavolta non si è fatto problemi di alcun genere. Quel tipo tutto pepe gli va a genio, potrebbero addirittura stringere una tiepida se non buona amicizia.
«È il sesso migliore possibile, diciamolo!»
A questo giro, una sonora sberla sulla nuca non gliela toglie nessuno, e neanche lo sguardo furente di Nike.
«Ma ti rendi conto che questa gente non la conosci?» Bercia a pochi centimetri dal volto sempre sorridente del marito, lasciandosi andare ad un ringhio frustrato. Tra tutti gli Spettri che ci sono, proprio ad un pazzo del genere dovevi legarmi?!
«E che presto, perché ormai ci siamo quasi, diventerai Re?!» Le dà man forte Everett, strattonando l’amico tenendolo saldamente per un braccio, gesto decisamente non apprezzato dai suoi Cacciatori, improvvisamente ringhianti e pronti all’attacco.
«Le mestruazioni sono una cosa normalissima, proprio come il sesso. Perché mai vergognarsi a parlarne? Vanno abbattuti questi tabù del cazzo.» Nel dirlo azzittisce pure la futura guardia reale con un gesto vago della mano, sgusciando poi via dalla presa di entrambi. Tra tutti i ricordi che li vedevano insieme, aveva stupidamente rimosso quelli dove lo accerchiavano nel disperato tentativo di farlo calmare.
In tutto questo Sherry è rimasta vicina a Radish ad osservarli.
Osserva i movimenti veloci e sicuri del fratello quando lo afferra, come se stesse riprendendo un adolescente troppo vivace appartenente al branco e non il futuro Re del Sud.
Osserva come Nike prende nota mentale dei presenti, di come memorizzi i loro odori, di come tenga d’occhio i loro movimenti per non essere presa alla sprovvista.
Osserva come i Cacciatori del Sud li tengano sotto tiro e come i suoi lupi - eccetto pochissime eccezioni - facciano lo stesso, tenendo il pelo irto in mezzo alle scapole.
Osserva come Blackwood sia totalmente a suo agio lì in mezzo, come non provi neanche una minima traccia di paura.
Li osserva, prende nota e, dopo attenta riflessione, decide di liberarsi dallo scudo che rappresenta Radish allontanandosi di qualche passo dalla sua figura. Solo qualche passo però, perché mettere lui in allarme significherebbe far innervosire troppo la guardia, che di conseguenza metterebbe in allarme e agitazione pure i suoi. A quel punto diventerebbe difficile gestirli tutti, ed uno scoppio di rabbia violenta sarebbe inevitabile.
Rimane quindi a qualche passo di distanza, tenta di calmare quella strana rabbia che la pervade e di tenere il corpo rilassato, così che il marito capisca che va tutto bene, che niente la minaccia e che può rimanere tranquillo.
«Per quanto tutto questo delirio sia divertente anche per me, vorrei capire cosa intendi davvero per alleanza.»
Blackwood torna finalmente a concentrarsi davvero su di lei, e le sorride cordialmente. Se ha fatto tanto il Diavolo a quattro un motivo c’è: voleva che capisse che non ha brutte intenzioni nei suoi confronti, che è venuto davvero con un fine più che amichevole. Vuole che capisca che non è un suo nemico, che non lo è mai stato, e quale modo migliore se non mostrandosi per quello che è e strappandole una risata?
«Secondo te?»
«Per quanto ne so potresti anche volere il nostro aiuto in battaglia e poi darci un calcio nel culo una volta sconfitto Jäger. In fondo non so niente di te.»
Annuisce appena, Blackwood, pensando che ci aveva preso, che l’aveva re-inquadrata bene. Se un tempo aveva capito che era sì una bambina dall’animo forte e difficile da spezzare, e che aveva subìto qualcosa di davvero atroce per sfidare la sorte saltando il ponte, adesso può dire con assoluta certezza che la donna che ha di fronte lo salterebbe continuamente, quel ponte, e che ha una determinazione e una forza interiore davvero invidiabili. Rivedo così tanto di tua madre nel tuo sguardo… ma c’è anche Mezcal, in quegli occhi. C’è la sua forza, la sua tenacia, la sua sete di sangue e la determinazione a vincere.
«Beh, che dire? Mi chiamo Blackwood e sono il primo figlio di Greywind e Yvonne. Ho trentasei anni, sono nato il dieci Aprile e sono dell’Ariete - e mi ci rivedo pure molto in realtà. Ho—»
«Hai finito con le stronzate, buffone
«Non è colpa mia, giuro! Da piccolo ho avuto una brutta malattia che ha ucciso quasi tutte le mie cellule della serietà.»
«Black.»
Volta appena lo sguardo verso Nike, trovandola mortalmente seria. Basta giochi, basta battute: è il momento di mettere le carte in tavola, di esporre quel sogno lontano e sbiadito per scoprire una volta per tutte se mai potrà prendere davvero vita.
«Quanti Spettri hanno perso la vita combattendo la solita battaglia? La nostra terra si è tinta sin troppo di rosso, ha ribollito troppe volte del nostro sangue. Gli spiriti di quegli Spettri ci parlano ad ogni Festa del Fuoco, non li hai mai sentiti? “Ho ucciso mio fratello con l’odio nel cuore”, questo dicono… perché è stato l’odio a distruggerli.»
Un sogno, un’utopia che più volte ha sfiorato tante menti ma che nessuno ha mai avuto davvero il coraggio di esprimere a voce alta, tantomeno ha mai avuto il coraggio di provare a realizzarla: la pace tra i due regni, l’unione tra i figli di Regan e i figli di Roscka.
Blackwood lo sogna da quando non era altro che un bambino. Sognava di poter attraversare il ponte a cuor leggero, di poter visitare le terre del Nord come amico anziché come invasore. Lo sognava con una tale forza e un tale dolore da piangerne la notte, trovando sollievo solo negli occhi freddi di Everett. L’influenza di Leila su di lui lo aveva spinto a desiderare lo stesso destino, ma è stato proprio quest’ultimo a decidere che non avrebbero potuto realizzarlo. Ora ripone tutto nelle mani di Sherry, la stessa che presume possa essere la donna che un giorno realizzerà l’antica profezia del loro popolo.
«Tutti quei morti ci danno un insegnamento: se non abbattiamo il muro che ci divide, adesso, qui… l’odio distruggerà anche noi, come distrusse loro.» L’avvicina senza alcuna paura, una nuova scintilla di speranza negli occhi si accende quando le prende delicatamente una mano «Non mi importa se adesso non ti piaccio, se a loro non piaccio o non piace il mio branco, se al mio stesso branco non piacete te e tuo marito, m’importa che impariamo a rispettarci a vicenda e forse, chissà… a fidarci reciprocamente.»
Sherry, fino ad un paio di mesi prima, aveva un sogno simile, un qualcosa che è riuscita a realizzare: creare e guidare un nuovo branco, una fazione a sé capace di difendersi e di vivere con quanta più serenità possibile.
C’è riuscita grazie a Radish, grazie alla forza e alla determinazione che trae da lui. Perché non prenderne un altro po’, adesso? Perché non prenderne ancora per sé e per l’eccentrico uomo che la guarda con un’intensità tale da renderle difficile respirare, così da realizzare con lui un nuovo sogno?
Non avrebbe mai voluto essere Regina di niente, solo del cuore del Saiyan, ma qualcosa dentro le dice che sì, è quella la cosa giusta da fare: stipulare davvero un’alleanza col Sud e prendersi con la forza le terre dalla quale è scappata, così da poter mettere la parola fine a quei lunghi secoli di sofferenza.
Dovranno però esserci dei cambiamenti sostanziali, dopo la loro unione. Dovranno esserci limiti ben chiari per entrambi, dovranno esserci progetti solidi da portare a termine entro un tempo prestabilito, dovrà nascere qualcosa di nuovo che possa unire le vecchie usanze a quelle che loro due decideranno di portare. In tutto questo, per Sherry è assolutamente necessario che anche Radish, Everett e Nike siano presenti e dicano la loro.
«Che ne dici se noi cinque entriamo in casa e ne discutiamo davanti a un caffè?»
Dopo qualche secondo di silenzio, Blackwood le offre il braccio e le sorride con un’aria davvero felice e, chinando un poco la testa in segno di rispetto, mormora: «Dico che è un’ottima idea.»


Col senno di poi, Radish ha fatto un’enorme stronzata.
Forse no, dai. Magari me la cavo!
«Non so perché continuo a sorprendermi della tua abissale stupidità, davvero!» Sarà la decima volta che Everett glielo ripete, con gli occhi iniettati di sangue e l’espressione di chi si sta trattenendo con ogni fibra del proprio essere dall’ucciderti a suon di sberle. La cosa atroce, per lo Spettro, è che il suo rango glielo permetterebbe pure poiché ha disobbedito apertamente all’ordine della Regina, ma il legame che li unisce gli fa sempre da scudo. Tutto sommato però, di pro c’è il fatto che adesso anche Nike ammetterà che suo cognato è un coglione e potrà dare libero sfogo a tutte le cattiverie che la sua brillante mente può partorire.

«Ancora qui stai, lurido mostro? Tsk… no, non m’interessa.
Mi preme di più sapere dov’è finita la tua puttana

È tutta colpa di Blackwood!
In realtà non è così, Radish ne è più che consapevole, ma provare a scaricare la colpa su di lui è più semplice che ammettere che non ha la capacità di mantenere il controllo.
L’altro voleva giusto visitarlo per provare a capire se Jäger avesse o meno intenzione di attaccare prima il Sud o le Terre di Nessuno, una curiosità più che giustificata. Il problema forse non sarebbe neanche sorto se non si fosse impuntato così tanto di seguirli.
Pensandoci anche adesso, non ha assolutamente idea del perché volesse così ardentemente accompagnarli. Neanche Darko e Nike sono voluti andare. Forse, ma non ne è certo, qualcosa dentro di lui gli ha semplicemente suggerito di tenersi buono il sudista anche per provare a riprendersi la fiducia del cognato. In ogni caso però la sua è stata una scelta del cazzo.
Se Sherry fosse rimasta con loro, anziché piantarli tutti in asso per seguire Fern in città - anche se, deve ammetterlo, che altra scelta aveva davanti alla faccia tanto perentoria della madre? -, non sarebbe successo proprio niente. Sarebbe rimasto con lei e avrebbe provato a capire il perché di quel malumore tanto ingiustificato dopo aver sancito un’unione tanto preziosa, e invece no: lei è andata in città con Fern e lui ha mollato tutti per aggregarsi a quei due.
È meglio se non gliela metto giù così… mi darebbe del moccioso incapace che ha bisogno della balia, e la cosa peggiore è che probabilmente avrebbe anche ragione!

«Quando Jäger la prenderà, e credimi succederà, non hai idea di ciò che le farà. Neanche nelle tue fantasie più estreme lo potresti immaginare… l’unica cosa certa, è che pure da qui sentirai le sue urla!»

«Andiamo, Ret! Pure tu eri a tanto così dallo scattare!»
Per quanto avesse intuito di andargli a genio, di certo non avrebbe mai preso in considerazione che prendesse le sue difese, non quando anche sua moglie si è aggiunta alle urla contro di lui.
In un altro frangente, se ad essere a tanto così dalla lapidazione di gruppo non ci fosse proprio la sua testa, gli verrebbe da ridere: Darko, Everett e Blackwood hanno tanto borbottato su quanto Nike possa essere spaventosa, ma a lui pare una bambina a confronto di Sherry quando davvero s’incazza!
«Non avrei mai fatto una puttanata di questa portata, cazzo!»
Perfetto, è diventato volgare: sono fottuto!

«Sai che ti dico, stronzo? Quando quella lurida puttana mi ucciderà e andrò all’Inferno con tutti gli altri, mi rimboccherò le maniche ed andrò a cercare quella gran troia di tua madre. Non appena l’avrò trovata, la—»

Un attimo prima Darren stava seduto per terra, le braccia bloccate alla parete alle sue spalle, lo sguardo per metà vuoto a causa della disperazione dovuta alla tragica situazione e per metà furente nei suoi confronti mentre sputava insulti e minacce una dopo l’altra… un attimo dopo la sua bella testolina bionda era spalmata sulla parete, col sangue che bagnava un po’ la roccia e un po’ il suo volto.
Non ci ha neanche pensato, Radish. Era al fianco di Everett, Blackwood era inginocchiato davanti al prigioniero per provare ad estrapolargli qualsiasi informazione utile, e poi di colpo è scattato in avanti e con un singolo pugno gli ha fatto esplodere la testa.
Ha sperato per qualche istante che gli si rigenerasse, ma niente: Darren era morto stecchito, ma proprio che più morto di così non sarebbe potuto essere manco per niente.
Sono rimasti in silenzio per un po’ a fissarlo, poi Blackwood è scoppiato a ridere di gusto di fronte alla macabra scena mentre lui tirava indietro la mano pregna si sangue e materia celebrale, ed Everett attaccava con insulti più o meno fantasiosi. Ci ha pure tenuto un sacco a ribadire che non lo avrebbe difeso neanche per sbaglio, il tenerone.
Ora sono in cucina, Radish si ripulisce con movimenti duri e frettolosi dal sangue nemico, Blackwood infastidisce moglie e amico con il mocio per provare un poco a distrarli, Everett gli ripete quanto sia idiota e privo di una qualsivoglia traccia di autocontrollo, Nike d’un tratto urla contro Light che sta cercando di strangolare Lux con delle stringe e Darko li fissa uno per uno come se fossero una strana accozzaglia di psicopatici evasi dal manicomio. In un frangente diverso, Radish lo troverebbe a dir poco esilarante!
«Eccomi tornata!»
La situazione si gela di colpo: Black rimane col mocio a mezz’aria a pochi centimetri dal volto di Nike, che si è ammutolita con Everett, Radish stringe tra le mani un panno per asciugarsi e Darko pare una statua, tanta è la sua immobilità. L’unico rumore di sottofondo è quello dei rantoli di Lux e dei suoi colpi al fratello per liberarsi.
Dal canto suo Sherry, che era entrata con un gran sorriso in volto dopo una giornata tanto dura ma comunque assai soddisfacente, diventa di colpo torva in volto e la sua voce cambia tonalità: «Chi me lo spiega?»
Dal momento che nessuno lì in mezzo pare avere la minima intenzione di rispondere, Radish fa ciò che ultimamente gli riesce meglio in assoluto: si butta senza pensarci, totalmente alla cieca!
«Chi me lo spiega cosa? È tutto a posto! Pensavi che in tua assenza avrebbe regnato il caos? È tutto a posto!» Le si avvicina velocemente con un gran sorriso a trentadue denti in volto, ma proprio quando sta per toglierle le buste di mano - così che non gliele possa lanciare contro - Nike pensa bene di sputtanarlo.
«Tuo marito ha ammazzato Darren.»
«Che hai fatto?!»
Che altro può fare, Radish, se non allontanarsi quanto più velocemente possibile? Oltre a questo può giusto sperare con tutto il cuore che uno di quei piccoli mostriciattoli sfrecci in cucina, così da afferrarlo al volo per usarlo come un microscopico ma utilissimo scudo umano.
«La testa gli è esplosa come un pomodoro troppo maturo. Una figata, sul serio!»
Fottiti, Blackwood! «È stato un incidente! L’ho appena sfiorato e lui si è rotto, giuro!»
Per quanto gli sembri incredibilmente assurdo, Radish non aveva provato questo genere di paura agghiacciante davanti a Freezer, agli androidi o a Cell. Certo, aveva una voglia di defilarsi che la metà bastava, ma di certo non provava questo genere di terrore. Ora so come si sente Kakaroth con Chichi…
Nel vano tentativo di rabbonirla e di salvarsi le palle la pelle, l’avvicina e le avvolge la vita con le braccia, stringendola quanto più amorevolmente possibile «Vuoi andare a cena fuori? Al luna park? A commettere una strage o una rapina? Magari vuoi farle tutte, meglio uscire subito!»
Fa appena in tempo a prenderle una mano per trascinarla fuori per darle tutto quello che potrebbe mai lontanamente desiderare che la sua voce oltremodo furiosa lo gela sul posto.
«Voi, fuori di qui. Adesso!»
Non capisce, Nike. Come si può rimanere mentalmente stabili dopo tutto ciò che ha subìto nella sua vita? Come si può essere capaci di mantenere un simile autocontrollo quando solo negli ultimi dieci giorni la tua vita è andata totalmente a gambe all’aria? Davvero non capisce, non ci riesce. Al posto suo già non sarebbe stata tanto stabile dopo i sicuri traumi che immagina abbia subìto, figurarsi se sarebbe capace di evitare un’esplosione di cieca rabbia funesta dopo l’ennesimo colpo.
Qualsiasi sostanza tu assuma, ragazzina, vedi di passarla anche a me, ne ho un disperato bisogno! Prende in braccio Lux mentre lo pensa e, dopo aver preso per la mano Light, esce velocemente da quella calda abitazione che ha ospitato il primo di quella che tutti sperano essere un lungo susseguirsi di riunioni amichevoli tra le due fazioni.
Aspetta per qualche secondo Everett e Blackwood, che è praticamente spinto fuori dall’amico e da Darko, ed un sorriso le increspa le labbra carnose al solo pensiero di tutto quello che si sono detti. Le idee dei due sono quanto di più assurdo uno Spettro possa mai anche solo sognare, ma non può negare che siano comunque ottime. L’unica incognita, adesso, è se avranno o meno modo di dar loro vita.
Una volta rimasti soli in casa, con Radish appoggiato con le spalle al frigorifero mentre si massaggia il collo con una mano, Sherry fa un velocissimo ripasso mentale, giusto per capire se le fosse sfuggito qualcosa che possa aver spinto il Saiyan a compiere un simile gesto.
Si sono riuniti ed hanno parlato per ore, tanto che sono stati i lamenti dei principini affamati a ricordare loro che era il caso di mangiare. Sono giunti a conclusioni ottime ed hanno suggellato la loro alleanza unendo il sangue, cosa che nessuno prima d’ora aveva mai pensato davvero di fare. Poi è arrivata Fern, incuriosita dopo la telefonata con Bulma. È arrivata ed ha messo subito a stare pure Nike, che si è ritrovata con gli occhi sbarrati per qualche secondo ed ha poi ammesso che l’umana le andava a genio. Dopo questo, ed una generosa tazza di tè con biscotti al burro, la donna ha preteso di andare a fare un giro in città assieme, così da cercarle un bel regalo di nozze. Glielo voleva far scegliere, diceva, ma la verità era molto più subdola: voleva convincerla a replicare le nozze, stavolta in modo molto più umano e decisamente meno intimo, tanto da trascinarla quasi di peso dentro un atelier di abiti da sposa. Come ne sia uscita dignitosamente non lo sa per certo, ma è abbastanza sicura che c’entri col fatto che le abbia detto che “prima di scegliere il vestito, è meglio valutarne altri”. Col senno di poi, la sua è stata davvero una brutta mossa.
Ricorda che alla fine, dopo averle inutilmente ripetuto fino alla nausea che non volevano niente, per disperazione l’ha convinta che andava più che bene un bel set da cocktail, soprattutto se consideravano il loro assai movimentato stile di vita, e la madre ha finalmente trovato pace. Cioè, più o meno… ne ha voluti vedere un’infinità e ne ha scelti due schifosamente simili, che variavano giusto per dettagli infinitesimali, con poi annessi un set di bicchieri dall’aria molto fragile e delle bottiglie per inaugurarli subito con la dolce metà.
Sherry non ha fatto poi domande quando, all’interno di una delle buste, ha trovato un grazioso sonaglio in argento. Se avesse anche solo pensato di indagare, probabilmente gliel’avrebbe spaccato in testa.
È poi tornata a casa con tutta l’intenzione di sbattere Nike fuori di casa a calci nel culo e di ricordare a Radish quanto il sesso con lei sia bello e quanto lei sappia essere porca a livelli da competizione olimpionica - lei, non Nike! -, ed ora eccola a fissare Radish, che non pare avere alcuna intenzione di incrociare il suo sguardo neanche per sbaglio.
No, decisamente non ha lasciato trapelare proprio niente che potesse anche solo lontanamente fargli pensare che uccidere Darren potesse essere una buona idea.
Sente di essere ormai ad un passo dal più tragico ed irrecuperabile tracollo nervoso della storia. È morta e resuscitata, ha scoperto di avere una specie di maledizione che le pende sulla testa, la sua migliore amica incinta è esiliata, sua madre le regala un sonaglio, una donna bella come una Dea è andata a piazzarsi nel capanno con i figli, la guerra che deciderà le sorti degli Spettri potrebbe scoppiare da un momento all’altro, suo fratello ha chiamato alle sue spalle quell’altro pazzoide ed ora ci è andato a correre da solo, ed infine Radish ha fatto esplodere la testa a Darren. Non ce n’è una che vada per il verso giusto, porca puttana!
Inspira con forza dal naso e s’impone nuovamente di calmarsi. Un cocktail ora come ora sarebbe l’ideale, ma le buste sono proprio accanto ad un preoccupatissimo Radish, quindi lascia subito perdere l’idea.
«Si può sapere che cazzo ti ha detto il cervello?! Se lo tenevo in vita era perché dovevo testare una cosa!»
«Cosa?»
«A questo punto niente!»
Ecco che la crisi si avvicina ancora di più. Sente che, se allungasse un poco una mano, potrebbe addirittura toccarla. E Radish è assolutamente mortificato di ciò. L’ultima cosa che vorrebbe fare in vita sua è proprio farle male in qualche modo. Per quanto non ne parlino, sa bene che tutto è un vero macello e causa di forte stress per lei, e di certo non voleva aggiungersi a sua volta a quella moltitudine di pensieri e problemi.
«Non pensavo di fare un danno così grande… non volevo, sul serio… scusami…»
Se c’era una cosa che teneva Sherry e River uniti, era il sesso riparatore. Dopo qualsiasi lite, anche la più dura, finivano sempre per provare a riallacciare il rapporto con del sano sesso.
Radish non lo sa, non vuole che Sherry gli parli di ciò che faceva con gli altri uomini, non lo sopporta. In realtà non sa neanche l’effetto che le fa la sua sola presenza. Non ha infatti idea che le basti vederlo bere un semplice bicchiere d’acqua e seguire con gli occhi il pomo d’Adamo che va su e giù per mandarla su di giri. Aveva un vago sospetto di questo suo particolare potere, diverse situazioni glielo avevano suggerito, ma adesso il sesso non gli sembrava proprio un qualcosa di contemplabile. Invece Sherry gli ha immerso una mano nei capelli, tirandoli in modo quasi doloroso per abbassarlo alla sua altezza ed ha cominciato a baciarlo con una foga particolare. Non se ne lamenta di certo, sapendo a che genere di amplesso può portare una simile foga, ma gli pare comunque un poco strano.
«So che ti piace quando ti chiedo scusa, ma questa reazione mi pare esagerata.» Scherza mentre le sfila frettolosamente la t-shirt.
Venendo però ignorato deliberatamente ed avvertendo come uno strano turbinio nel petto, si ritrova come costretto a fermarla. La stacca a malincuore e la tiene saldamente per le spalle, sforzandosi di impedirle di afferrarlo di nuovo.
«No, sul serio: che ti prende?! È da stamani che ti comporti in modo strano.»
Sherry lo guarda in un modo che non riesce a capire. Gli sembra furiosa, tanto che potrebbe provare ad ucciderlo a mani nude, ma anche eccitata in modo sconvolgente ed infine, e questo lo mette in allarme, preoccupata.
«Figlio di puttana, vieni qui!»
Questo strillo lontano ed assai inviperito spera contro un figlio disobbediente gli fa come accendere una lampadina. «Aspetta… è perché è arrivata quella?! Sei gelosa, forse?»
Mio marito è un completo deficiente… ora ci arriva? Davvero?!
Il suo sguardo a dir poco piccato gli fa capire che sì, ci ha preso: è stata strana per tutto il giorno a causa della gelosia per Nike!
Quante donne mezze nude gli sono passate accanto in quei mesi? In quante si sono pavoneggiate per attirarne l’attenzione? Non ha mai fatto davvero storie, limitandosi in genere a mostrar loro i denti per farle smettere una volta per tutte. Perché adesso comportarsi così? È una bella donna, questo è innegabile, ma per lui non ha valore. Per lui c’è Sherry e basta, e questo dovrebbe saperlo benissimo.
Malgrado lo pensi con tutto sé stesso ed una lontana vocina nella testa gli suggerisca di farglielo presente per calmarla, Radish non riesce a fare a meno di scoppiare a riderle in faccia. Sherry, che vuole sempre comportarsi da super-donna inaffondabile, si è ridotta ad un fascio di nervi perché nel loro radar è entrata una donna oggettivamente bellissima. Non sa perché, davvero, ma la faccenda lo diverte davvero un mondo!
«Oddio! Tu sei gelosa!»
Avesse dato retta alla lontana vocina nella testa, si sarebbe evitato un calcio nello stinco. Ma non l’ha fatto, quindi se lo tiene e sta pure zitto, limitandosi a trattenere male le risate mentre la segue su per le scale.
Con tutta l’intenzione di farle capire quanto sia lei l’unica donna capace di mandarlo su di giri, si sfila la maglia di dosso quando ormai sono ad un paio di metri scarsi dalla camera da letto, e questo semplice gesto fa in modo che il secondo colpo basso di Sherry vada a segno: essendosi momentaneamente privato della vista, la dura porta di legno lo colpisce in pieno volto.
Una bestemmia gli sfugge di prepotenza in un grugnito, ma si astiene dal dire qualsiasi altra cosa. Se si è preso un calcio nello stinco e una porta sul naso per così poco, non osa immaginare cos’altro sarebbe capace di fargli se tirasse ancora la corda.
Deciso così a farsi perdonare per tutto nell’unico modo che conosce fa per aprire la porta, trovandola però chiusa a chiave. Rimane interdetto per qualche istante, provando un altro paio di volte ad abbassare la maniglia.
«Questo che significa?»
«Che stanotte dormi sul divano!»
Capisce di aver fatto l’ennesimo errore idiota, un qualcosa di irrimediabile questa volta, ma non ha alcuna intenzione di farsi sbalzare fuori dal letto solo perché l’ha fatto ridere la sua gelosia. Quante volte lei lo ha stuzzicato, pungolandolo con la sola idea che River le girasse ancora attorno? È vero, lo faceva sempre e solo quando voleva del sesso più brutale, che per una qualsiasi altra persona sarebbe risultato sicuramente letale, ma lo faceva comunque.
«Io non credo proprio, bambolina…»
Con una spallata decisa rompe la serratura della porta, che per lui altro non è che l’ennesimo effetto collaterale della loro passione. Se continuiamo di questo passo, distruggeremo tutta casa… un po’ come abbiamo distrutto il mio appartamento, ora che ci penso!
Sherry, rimasta in piedi di fronte al letto con solo la canottiera nera per la notte in mano, lo guarda con occhi furenti, nuovamente sorpresa dalle proprie capacità di autocontrollo. Che si stia inconsciamente imponendo di comportarsi bene per non fare figuracce con gli ospiti è ininfluente ora come ora, l’importante è solo riuscire a non strappargli quella faccia maliziosa a morsi.
«Tu sei scemo per davvero! Che cazzo rompi la porta?!» Ringhia a denti stretti, mentre ogni fibra del suo corpo la prega di mandare a quel paese i buoni propositi e prenderlo a cazzotti. Preghiera che si trasforma in un urlo assordante nella sua testa quando le stringe i fianchi con le mani e le bacia languidamente il collo, spingendole lascivamente il bacino contro il sedere.
«Giù le zampe, brutto bonobo!»
Se la rigira tra le braccia come una bambola e la stringe di nuovo, tenendole il mento tra indice e pollice per costringerla a guardarlo dritto negli occhi. Questo suo lato feroce e attaccabrighe lo ha sempre eccitato in modo indecente, quasi malato.
«Ahhh, piccola, non penso che tu abbia capito: stanotte il brutto bonobo ti farà urlare come mai prima d’ora!»


Quei cinque piccoli impiastri non si chetano più e Radish ormai è a tanto così dall’andare nel capanno per porre fine a tutte le loro possibili sofferenze.
Sono quasi due ore che ad intervalli regolari uno attacca ad ululare disperatamente e viene poi seguito dagli altri, in un coro straziante. Non ha idea, Radish, che questo è un tragico - ed anche esagerato - tentativo di richiamare il padre, un qualcosa di generalmente insopportabile per qualsiasi genitore che non sia consapevole essere più che altro una bizza.
Ha sentito il ringhiare furioso di Nike per calmarli e zittirli, ma quei mocciosi petulanti non si sono dati per vinti neanche una volta. Si zittiscono per un limite massimo di sette minuti e dodici secondi, poi ricominciano ed insistono per circa quattro-cinque minuti, non dando alcun cenno di volerla smettere finché non avranno ottenuto ciò che vogliono.
Le sta provando tutte quante per non sentirli più e godersi il meritato riposo, ma niente pare funzionare minimamente. Ha pure provato ad usarli come scusa per riprendere possesso del letto al fianco di Sherry, ma l’unico risultato è stato uno dei suoi anfibi dritto in faccia.
Si rigira per l’ennesima volta in quel letto che non gli appartiene, lo stesso che, se non sbaglia, un tempo apparteneva a Maddox, e una nuova serie di insulti e maledizioni gli attraversano la mente. Ma poi, da un secondo ad un altro, si blocca assieme ai disperati ululati. Sente giusto un ultimo latrato più basso e forte, e poi il tanto sospirato silenzio.
Sospira forte e si passa stancamente le mani sul volto, scoppiando poi in una risata isterica: «Seconda notte da sposati e sono finito sbalzato in un altro letto… non c’è che dire: questo matrimonio promette benissimo!»



ᴀɴɢᴏʟᴏ ᴅᴇʟʟ’ᴀᴜᴛʀɪᴄᴇ
La prima parte non è stata messa a caso, e neanche per far vedere nuovamente quanto Jäger sia marcio fino al midollo e quanto la sua mente ormai sia in caduta libera. Serve per mostrare la sostanziale differenza tra come vivono nelle loro vere terre e come invece vivano quelli che sono cresciuti come reietti. Si nota un lieve miglioramento nel tenore di vita?
E sì, la parte della loro chiacchierata riguardo l’alleanza manca… sennò che gusto ci sarebbe nello svelare subito ogni cosa?!

Beh, che altro aggiungere? Black sta fuori come un culo, Everett si è sicuramente pentito di aver chiamato in campo un soggetto come lui, Nike prima o poi si strapperà tutti i capelli per la disperazione, i cuccioli se la spassano, Fern spera in un bel nipotino o due in tempi brevi, Sherry sta a tanto così da una crisi con i controcazzi e Radish ha commesso l’ennesima stronzata. È fortunato però, il nostro ragazzone: se non ci fossero tanti altri problemi e Sherry non lo amasse alla follia, come minimo sarebbe entrato di prepotenza nel coro delle voci bianche!

Cazzate a parte, come vi è sembrato questo nuovo capitolo? Jäger è sufficientemente crudele come villain? E quale potrebbero essere le sue intenzioni? 🤔 Beh, per questo ci sarà da aspettare ancora un pochino temo. 🙃

Mo’, visto che mi pesava il culo anche solo per pensare di mettermi le scarpe, prendere la macchina ed andare al ristorante, vado a piazzarmi il salotto in attesa che arrivi il rider di Just Eat 😍 Dopo una giornata di gallette di riso perché cucinare mi sapeva fatica (se non si era capito, sono sfaticata come pochi altri al mondo), tra poco mi sfonderò di sushi!
Prima di salutarvi del tutto, ci tengo a ringraziare di cuore _Cramisi_, Celeste98 e Chimera__ per aver recensito lo scorso capitolo e e Teo5Astor per aver recensito il capitolo 26 e 27! 💛

Alla prossima settimana
Un bacione 😘
Kiki 🤙🏼




Piccola nota che si può tranquillamente ignorare (sono una rompiballe, lo sapete!)
Ariete: l’Ariete prende spesso iniziativa, anche se delle volte non è completamente consapevole di ciò che lo attende. L’elemento del fuoco rende i nati sotto il segno dell’Ariete dei combattenti sagaci e intraprendenti. Le prime difficoltà arrivano quando impazienza e aggressività prendono il sopravvento.
È una persona dinamica con un spiccato fiuto per gli affari. Di indole impetuosa, avanza a tutta forza senza guardarsi alle spalle. Tuttavia se incontra un ostacolo non esita a fare marcia indietro e imboccare una strada alternativa. Indipendente e impulsivo, difficilmente riesce a controllarsi. 
Per un Ariete tra il dire e il fare non c’è di mezzo il mare, al massimo una pozzanghera. Porta a termine i suoi progetti e le sue idee con un’efficacia disarmante. D’indole coraggiosa, raramente hanno paura di affrontare prove complesse o di prendersi dei rischi. Tende a prendere le dovute precauzioni per ridurre al minimo il margine di errore.

Già che ci siamo, Everett è del Capricorno: riflessivo, prudente, saggio e morigerato. Spesso più maturo dell’età che dimostra, ha un senso della logica spiazzante e ragione e intuizione guidano le sue azioni. 
Quando si fissa un obiettivo da raggiungere non c’è ostacolo che tenga, va dritto per la sua strada con determinazione e tenacia. Nonostante ciò non ama il cambiamento. Così come suggerito dal suo simbolo, il Capricorno può essere parecchio testardo, ed è la sua testardaggine a spingerlo a raggiungere le vette più alte. Serietà e indipendenza gli assicureranno il successo. Fa parte dei segni più scontrosi dello zodiaco. Può avere infatti difficoltà ad accettare e tollerare le diversità altrui, a fidarsi dell’altro e tende quindi ad imporre con forza le proprie idee. Se impara a perdonare il prossimo ed accettarlo senza giudicarlo, vivrà una vita più tranquilla e felice. 

  
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