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Autore: Little Firestar84    19/09/2020    1 recensioni
Eliot Spencer credeva che le cose andassero bene: nessun pezzo grosso con cui saldare conti arretrati, pochi colpi, nate ormai sobrio che non dava colpi di testa... adesso aveva perfino il suo lavoro dei sogni come chef nella birreria di Hardison e una ragazza in pianta stabile da cui tornare la sera.
Andava tutto bene. Fin troppo. E difatti, dopo trent'anni, si ritrova davanti l'ultima persona con cui avrebbe più voluto a che fare....
Multichapter partecipante alla challenge "Just stop for a minute and smile" di Soul_Shine che trovate sul forum di EFP.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Hitter & Chemist'
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#6: L'ho trovato scontato, non potevo lasciarmelo sfuggire!

“Okay, ragazzi, la nostra vittima è Rowan Woodward, e… finge di essere un sensitivo. Il nostro cliente è il figlio di una delle sue vittime, a cui Woodward ha portato via ogni centesimo.” Nathan, appena era finita l’ora del pranzo, che li aveva tenuti occupati al locale, mostrò sullo schermo ad alta definizione alcune immagini della loro prossima vittima- un uomo sui quarant’anni, che instillava fiducia e trasudava carisma e sex appeal.

“Troppi, troppi sensitivi in giro…” Hardison sospirò, passando alla diapositiva successiva, che mostrava lo studio dove il “sensitivo” lavorava, in una trasmissione che veniva trasmessa in tutto il paese tramite il circuito delle reti locali.

“Non è il primo che fate uscire fuori dai giochi?” Becks gli chiese, mentre, con l’unghia, cercava di togliere l’etichetta alla sua bottiglia di birra, ormai vuota, per  disastrarsi dai suoi problemi personali – ovvero che la madre di Eliot aveva improvvisamente deciso di entrare a far parte delle loro vite e che desiderava che lei l’aiutasse a convincere il figlio ad aprirsi.

Eliot. Aprirsi. Lui.

Sinceramente, sembrava una battuta, di quelle di cattivo gusto.

O un film post-apocalittico.

Anzi, no: fantascienza.

Meglio ancora: fantasy!

Perché nemmeno le pinze riuscivano a tirargli fuori le cose. E non intendeva dire in senso figurato: una volta era stato catturato, torturato, gli avevano rotto le ossa, strappato i denti, avevano usato l’annegamento simulato… ma lui nisba. Non aveva ceduto. Nemmeno di un millimetro. Non aveva detto una mezza parola e alla prima occasione si era liberato e li aveva messi a tappeto.

“No.” Sibilò Parker a denti stretti. “Quel bastardo ha osato parlare di mio fratello. Elio voleva ucciderlo per me, ma Nathan non l’ha lasciato fare.” La ladra bionda si voltò verso il capo, fulminandolo, quasi ritenesse che lui fosse in debito con lei per non aver assecondato le tendenze omicide dei membri della sua squadra.

“Con Rand abbiamo smascherato tutto il suo business, e lo abbiamo fatto crollare, infiltrandoci all’interno come membri del suo staff. Ma se Woodward è un uomo intelligente, e purtroppo, lo è, si sarà informato su cosa fare onde evitare di cadere in trappole del genere. Non permetterà che la storia si ripeta.”

Becks chinò il capo di lato, leggendo le informazioni sull’uomo che apparivano a schermo- giocava a fare il sensitivo, ma aveva un passato da psicologo e giocatore di poker. Leggeva le persone, la loro mimica, le loro micro-espressioni, e tirava le giuste conclusioni. Era lampante non credesse nemmeno lui ai sensitivi.

“E se lo facessimo sfigurare con tutta la comunità? Farlo apparire come un pazzo isterico. Fargli ammettere che era sono un ciarlatano mangiasoldi. Ed intanto troviamo il modo di entrare nei suoi conti e gli portiamo via ogni centesimo che ha…”

“Oh, la nostra piccola Rebecca ha un piano…” Sophie cinguettò, prima di voltarsi verso l’amore della sua vita, civettuola. “Che dici Nathan, vogliamo lasciare a lei l’onore di portare avanti il colpo? Vediamo se l’uccellino ha messo le ali…”

“Ma non ha senso…. Gli uccellini hanno le ali.” Parker strabuzzò gli occhi, cercando di percepire il significato recondito di quelle parole. “Non sarebbe meglio dire mettere le penne? O dire, vediamo se il nostro uccellino ha imparato a volare? E comunque, secondo me, “andò avanti, schioccando la lingua contro il palato. “Chiamare uccellino una persona bassa e minuta  è davvero di cattivo gusto, se non proprio politicamente scorretto.”

“Ritornando al discorso originario…” Nathan chiuse gli occhi, e fece un profondo sospiro, sperando di riuscire a riperdere il controllo della situazione della sua squadra. “Rebecca, te la senti?”

Becks lo guardò con gli occhi pieni di panico, si guardò intorno, poi puntò il dito verso di sé- sì, stava decisamente dando prova di grande intelligenza- andando leggermente nel panico, abituata che la gente usasse solo il suo nome per esteso quando volevano affibbiarle la colpa di qualcosa, e facendo salire la pressione a Nathan.

“Becks, se non te la senti possiamo benissimo...” Nathan stava dicendo, ma lei non gli stava già più prestando attenzione, in altre faccende affaccendata.

“Ha la tv via cavo?” Chiese, indicando l’estratto conto della loro vittima. “Perché potremmo usare quella come scusa per  entrare in casa sua.”

“E perché dovremmo entrare in casa sua?” Eliot le chiese, alzando un sopracciglio, accigliato. Era una critica, lo sapevano entrambi. Eliot era dell’idea che i contatti, nello spazio personale della vittima, si tenessero al minimo, e lei partiva dall’idea di entrare in casa di un tipo che si guadagnava da mangiare inquadrando le persone.

“Oh, hai ragione, scusa, quella è più o meno la seconda parte del piano. Pensavo,” Becks si mordicchiò le labbra, tutta eccitata, con la voce che equivaleva ad uno squittio. “Che Sophie potrebbe mettersi quel bel tubino di pizzo nero che si è appena comprata, e interpretare il ruolo della mogliettina affranta, convinta di essere perseguitata dallo spettro del consorte…”

“Sophie si è comprata un altro vestito? Ma di quanti cavolo di tubini neri hai bisogno, donna?” Hardison le chiese, sbeffeggiandola un po’.

“Ehi, se c’è qualcosa che ho imparato da Colazione da Tiffany, è che una donna non ha mai abbastanza tubini neri. E poi,” scrollò le spalle, facendo il broncio. “È un Michael Kors… L'ho trovato scontato, non potevo lasciarmelo sfuggire!" 

Nathan alzò gli occhi al cielo, sempre più convinto, nonostante fossero quasi quindici anni che divideva la sua vita con i quattro quinti dei presenti (un po’ di più Sophie, se considerava gli anni che aveva passato a rincorrerla in giro per il mondo nel tentativo di consegnarla alla giustizia), che fossero tutti dei mocciosi, intellettualmente parlando- inclusi i due geni del gruppo. “Allora, il piano?”

“Gli facciamo credere che Sophie pensi di essere perseguitata, magari gli forniamo anche qualche prova- potremmo cercare una casa da usare come dimora infestata, niente cose stile Poltergeist, però, molto sottili, ed entriamo in casa, e sistemiamo un paio di trucchetti da mago che un mio amico mi ha insegnato… e faremo in modo che creda che il defunto consorte ce l’abbia con lui perché tenta di irretire la vedovella. Vedrete come canterà, il momento in cui gli verrà l’esaurimento nervoso. Davvero. Garantito.”

Nathan la guardò divertito, e batté la mani. “Bene, allora direi che possiamo andare a rubare un fantasma!”

   
 
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