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Autore: TheGhostOfYou0    19/09/2020    0 recensioni
Un segreto in grado di distruggere una famiglia.
Un peccato tramandato di madre in figlia.
Anno 1469.
Francesco de’ Pazzi è vittima di un cognome importante ma non abbastanza, eclissato da quello della rivale famiglia de’Medici ed è pronto a tutto pur di ridare alla propria il prestigio che merita.
Fiammetta Canacci sogna una libertà che non le verrà mai concessa, fa parte delle piccola nobiltà fiorentina e lei, con un matrimonio, rappresenta l’unica possibilità per la sua famiglia caduta in disgrazia.
Sullo sfondo della Firenze del Magnifico i destini di un uomo in cerca di gloria ed un ragazza in cerca di se stessa sembrano intrecciarsi, stringersi intorno a quello della più potente famiglia del tempo, travolti in una spirale d’odio così profondo e violento da rendere difficile distinguere il bene dal male, fino ad i tragici eventi del 1478.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rinascimento
Capitoli:
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Capitolo decimo
 
Quando aveva ricevuto l’invito di Lorenzo de’Medici, appena qualche settimana prima delle sue nozze, Fiammetta s’aspettava che l’avesse invitata per discutere con lei del matrimonio, rivelandole finalmente quale fosse il prezzo che doveva pagare per quell’unione.
Aveva continuato ad esserne convinta per tutto il tragitto fino al palazzo di famiglia e poi all’ufficio di Lorenzo, dove lui l’attendeva seduto composto dietro la sua grande scrivania, con un sorriso enigmatico sul volto allungato che le aveva fatto temere, per un istante appena, di essere finita nella tana del lupo.
Ma non c’era niente di cui aver paura, no? Quello che aveva davanti era l’erede di una dinastia buona e giusta che da sempre la sua famiglia aveva ammirato ed aiutato, quello che aveva davanti  era l’uomo che le stava permettendo di rinascere .
 Doveva essergli riconoscente.
 Qualsiasi cosa le avesse chiesto, Fiammetta avrebbe dovuto farla.
 
  “Siete la benvenuta Fiammetta.” L’aveva salutata  con la confidenza di un vecchio amico, lasciandola spiazzata mentre si accomodava, invitata da un gesto di lui, su un elegante poltroncina dell’altro lato del tavolo.
“Vi ringrazio Messere.” Aveva risposto, con il capo chino, composta, riservata e visibilmente a disagio. Lorenzo si era lasciato andare in una risata.
“Per voi sono Lorenzo, mia cara.”
Fiammetta aveva annuito, sempre più confusa da quella paradossale situazione.  Mesi prima sua madre avrebbe dato qualsiasi cosa perché lei scambiasse due parole con uno dei fratelli Medici, ora era seduta davanti al maggiore di loro, autorizzata a chiamarlo per nome come fossero intimi.
Non le sembrava vero.
Probabilmente non lo era. Un ronzio nella sua testa, un tarlo martellante e fastidioso, le ripeteva che loro non erano assolutamente intimi e men che meno pari.
No, c’era qualcosa di molto importante che le veniva nascosto, qualcosa che andava oltre la sua comprensione, altrimenti non le avrebbe usato tanta gentilezza.
 Non a lei, la figlia del diavolo.
 
“Volete sapere perché vi ho fatto chiamare, immagino.” Aveva continuato, spezzando un silenzio che Fiammetta non avrebbe altrimenti interrotto, troppo intimidita da lui e spaventata dall’idea di sbagliare.
Si era limitata ad annuire.
“Mia madre mi ha informato della vostra disavventura e dell’aiuto che avete ricevuto da Francesco Pazzi.”

Fiammetta aveva spalancato gli occhi, colta alla sprovvista. Non immaginava che quella vicenda potesse essere così importante da destare l’interesse di Lorenzo de’Medici e, a dirla tutta, avrebbe preferito fosse accantonata e dimenticata da tutti.
Non era successo nulla, quel giorno, eppure il mondo intero si comportava come quello che le era capitato fosse un evento di primaria importanza.
Come se fosse le chiave, la soluzione a qualche curioso mistero di cui lei non sarebbe mai venuta a conoscenza.
 
“Voglio come prima cosa dirvi che sono molto dispiaciuto per quanto accaduto e, nonostante l’aspra rivalità tra di noi, sono felice della presenza di Pazzi al vostro fianco quel giorno…salvifica, quasi miracolosa direi.”
Lorenzo si alzato e aveva iniziato a camminarle attorno. Fiammetta aveva semplicemente evitato di guardarlo mentre rispondeva timidamente.
“Si messere… sarei morta altrimenti.”
“E ditemi, Fiammetta, non vi è sembrato sospetto che proprio lui fosse presente in quel momento? E che un uomo come lui si sia speso tanto per aiutare, concedetemi il termine, una come voi?”
Fiammetta non aveva replicato immediatamente,  si era lasciata andare in un piccolo sospiro del quale si era pentita immediatamente, poi, tenendo gli occhi bassi, aveva provato a formulare una frase che avesse un senso.
Non voleva lasciar intravedere agli occhi del Medici la guerra mentale che dal giorno dell’incontro con Luca Soderini combatteva.
Non sapeva di chi fidarsi.
Una parte di lei era realmente convinta delle buone intenzioni, per quanto paressero assurde, di Francesco, l’altra non riusciva a smettere di sognare le sue mani attorno al suo collo, che lo stringevano forte e senza esitazione, uccidendola.
E poi, quell’attenzione da parte di Lorenzo, le appariva spaventosamente sospetta.
 
“Si, è piuttosto strano. Ma non credete che davanti ad una donna in pericolo, seppure questa fosse la vostra peggiore nemica, anche voi agireste in questo modo?”
Il volto di Lorenzo si era contratto in un sorriso forzato, che non nascondeva il fastidio davanti a quella velata, timida, implicita provocazione.
Fiammetta lo aveva messo sullo stesso piano del Pazzi, ma loro erano uomini molto diversi.
Lorenzo era un giusto.
Francesco era solo un codardo, oltre che un nemico.   
“ Io sono un uomo d’onore, si può dire lo stesso di un Pazzi?”
 
Fiammetta aveva abbassato il capo mortificata, e tanto era bastato a  Lorenzo per calmarsi.
Quella ragazza gli serviva.
Si era avvicinato di più a lei, poi si era abbassato  e aveva posato una mano sulle sue ginocchia. Sapeva che quel gesto poco consono l’avrebbe lasciata interdetta ma era convinto che le attenzioni di un uomo come lui sarebbero bastate a conquistarne la fiducia. Eppure non sembrava  essere così.
Lei lo guardava con i suoi grandi occhi scuri spaventati e confusi come quelli di un animale in trappola.

Per appena un momento Lorenzo aveva esitato, rimanendo con le dita immobili sul vestito di lei, guardandola e domandandosi se valesse la pena sacrificarla in quel modo.
Se potesse farcela.
Si era ripreso immediatamente, Lorenzo, perché era un capo e aveva il peso della sua città sulle spalle. C’ era una guerra silenziosa che doveva essere combattuta per il bene di tutti, per la prosperità dei giusti, per la sopravvivenza della sua famiglia, l’unica che sapesse come governare Firenze.
Un giorno anche Fiammetta lo avrebbe ringraziato.
 
Aveva un sogno Lorenzo, quello di costruire una Firenze migliore, non solo più giusta, ma anche più bella.
Voleva che il suo nome e la sua Firenze rimanessero incisi nella storia, voleva ne fossero tasselli fondamentali, voleva che il suo nome riecheggiasse nelle strade e nelle piazze nei  secoli dei secoli.
 
“Luca Soderini sospetta che sia tutto organizzato, mia cara, ed io sono d’accordo con lui. È importante capire cosa possa volere da voi Francesco Pazzi, per la vostra stessa sicurezza. Non credete Fiammetta?”
“Certo, Messere.”
 “Bene, mi fa piacere sapete che siete d’accordo. Io voglio aiutarvi e tenervi al sicuro, dopotutto state per sposare uno dei miei più fidati alleati.”
“Ve ne sono grata.” Fiammetta non credeva ad una sola delle parole che stava pronunciando il Medici, sapeva perfettamente che della sua incolumità non gli interessava affatto
 
“Non posso proteggervi da solo Fiammetta. L’unica che può scoprire cosa voglia da voi Francesco Pazzi siete voi stessa.”
 
 “Come posso fare?”
“Voglio che lo invitiate al vostro matrimonio e voglio che assecondiate le sue richieste.
Vi do un consiglio, mia amica preziosa, l’unico modo per sconfiggere un nemico è conoscerlo meglio di come conoscete voi stessa.”
 
 
 
“Mi avete salvato la vita, era il minimo che potessi fare.” 
Francesco Pazzi, immobile accanto a lei, si lasciò andare in una piccola risata di scherno che non sorprese affatto Fiammetta, ma che le fece comunque venir voglia di mettere quanta più distanza possibile tra lei e l’uomo. Frenò l’impulso di scappare via e, con una credibilità che non credeva di possedere, si rivolse a lui. Il tono melense, più dolce di quanto necessario, ricordava quello di una bambina e per un secondo appena fece ammutolire Francesco mentre Fiammetta lottava contro sé stessa per pronunciare quelle parole semplici che non le appartenevano affatto.
Erano troppe per una come lei, abituata a rispondere con i suoi silenzi.
“Non dovete riderne, è quello che avete fatto ed io non posso che esservene grata. Avessi qualcosa per ricambiare, ve lo darei.”
 Il silenzio calò tra i due. Francesco la guardava come se stesse cercando un modo adeguato per risponderle, gli occhi scuri che si muovevano veloci da una parte all’altra del suo volto studiandone l’espressione intimidita ed innocente.
Era proprio una ragazzina, stupida per di più.
Illusa, anche.
Viveva in un mondo tutto suo fatto di buoni sentimenti, dove il suo piccolo gesto era un eroico salvataggio e lei una principessa in pericolo.
Gli sembrò doveroso e quasi compassionevole ricordarle che non era affatto così.
“Vi ho già detto che non l’ho fatto per voi, Fiametta. Anche se i vostri amici dicono il contrario.” E con un cenno del capo indicò Lorenzo de’Medici. “Io sono un uomo d’onore. Non avrei permesso che vi accadesse qualcosa di grave, neppure se siete voi.”
E non c’era bisogno che lo dicesse, Fiammetta sapeva cosa voleva dire: neppure se siete maledetta.
Rimase stupita per qualche istante.
 Non si aspettava gentilezza dal de’Pazzi, ma se realmente voleva qualcosa da lei perché trattarla in quel modo? Non aveva alcun senso.
 
“Bene. È tempo che torni da mio marito.”
Come in ogni occasione in cui non sapeva come comportarsi, Fiammetta optò per la fuga. Era comodo, scappare via quando non c’erano più parole sensate da pronunciare, quando i silenzi non sarebbero stati nulla più che imbarazzanti ammissioni di debolezza.
Quando eri pietrificata davanti ad un nemico che non riuscivi a comprendere e che, a dirla tutta, non sapevi neppure se fosse davvero tale.
 
“Aspettate.” La richiamò Francesco non appena la vide muovere i primi passi.
Fiammetta si voltò di nuovo e lo vide lì, fermo, con la schiena ancora contro il muro, le braccia incorniciate ed un ghigno divertito in volto che sembrava accusarla di essere una codarda ed un’incapace.
Aveva capito che stava fuggendo da lui, che infondo lo temeva ancora.
Fiammetta si diede della stupida, mentre gli occhi furbi di Lorenzo attraversarono la sua mente come un monito, assieme alle sue parole: “ L’unica che può scoprire cosa voglia da voi Francesco Pazzi siete voi stessa.”
Era vero.
Era forse l’unica cosa vera le avesse detto quel giorno Lorenzo.
Solo lei poteva scoprire cosa volessero i Pazzi e fino a che punto si sarebbero spinti per ottenerlo. Era una questione che la riguardava in prima persona e nonostante apparisse più come la personale crociata delle due famiglie l’una contro l’altra, le conseguenze sarebbero ricadute su di lei in un modo o nell’altro.
Doveva vederci chiaro. Voleva farlo.
Stava abbracciando il compito che Lorenzo le aveva affidato.
 
“Che volete?”
Francesco inclinò la testa da un lato e tornò serio.
“Solo che stiate attenta.”
Fiammetta incurvò le sopracciglia in un’espressione confusa, poi prese coraggio ed azzardò una risposta che mai avrebbe pensato di poter rivolgere ad un uomo, tanto più ad un Pazzi.
Il tono pungente e sarcastico delle sue parole la stupì tanto che le sembrò fossero uscite sole dalle sue labbra, superando barriere che per anni l’avevano protetta dal dire ciò che realmente pensava.
Si sentì mortificata, impaurita dalla reazione avrebbe potuto avere lui, eppure straordinariamente libera.  
“Oh certo, anche questo per il vostro onore immagino, avete deciso di tirarlo fuori tutto insieme. Sono stupita Messere, ho sempre creduto non possedesse nulla di più che cattive intenzioni.”
Francesco non si aspettava quella risposta, non dalla docile Fiammetta.
Rimase spiazzato, poi si avvicinò a lei, scuro in volto.
L’afferrò con un braccio, guardandosi intorno per controllare che nessuno se ne accorgesse, ma l’unica a guardalo era Novella, dall’altra parte della sala, e l’espressione delusa e ferita sul suo volto fece quasi gioire Francesco.
Che guardasse pure, che credesse quello che voleva, che lasciasse la sua mente viaggiare per mille congetture.  Meritava di soffrire, meritava si sentire suo marito scivolare via dalle sue mani, così magari si sarebbe decisa ad apprezzare ciò che aveva.
“Mi fate male.” Protestò Fiammetta, senza però sottrarsi alla sua stretta. Non voleva dare spettacolo e poi doveva conquistare la fiducia del Pazzi e non era certamente sulla buona strada.
Francesco allentò la presa ma non la lasciò andare e si avvicinò a lei abbastanza perché nessuno li sentisse.
“L’ho rivisto più volte, il vostro aggressore intendo, prima e dopo la messa. Vi segue Fiammetta, da settimane.”
 
Fiammetta si morse il labbro inferiore, si allontanò da Francesco, a disagio per la vicinanza che sembrava aver attirato l’attenzione di tutti, e si guardò attorno per incontrare gli occhi di Giuliano.
Questa volta stava guardando lei senza ombra di dubbio e senza ombra di dubbio, con quel cenno appena visibile del capo, stava cercando di infonderle un coraggio che lui sapeva perfettamente mancarle.
Era stato lui a calmarla quando, una volta uscita dall’ufficio di Lorenzo, si era lasciata cadere a terra, con la testa che vorticava per il caldo soffocante e le mille preoccupazioni.
Tutto era cambiato così velocemente nella sua vita, mentre lei rimaneva immobile.  Tutto le scorreva tra le mani senza che lei stringesse e decisioni prese da altri condizionavano la sua intera esistenza, senza che nessuno si preoccupasse davvero per lei.
 
“State bene?” Aveva chiesto Giuliano, porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi.
Fiammetta aveva annuito, ma senza rimettersi in piedi, anzi aveva posato la testa sulle proprie ginocchia e chiuso gli occhi sperando che il mondo smettesse di girare attorno a lei e si fermasse, per aspettarla e farle riprendere fiato.
“Non mi sembra sapete.”
Giuliano si era seduto accanto a lei e l’aveva guardata, pallida e provata. Sapeva cosa suo fratello le stava chiedendo e sapeva che la Canacci non era mai stata tanto vicina a quel mondo di intrighi e sotterfugi.
 “Mi dispiace per quello che vi sta facendo fare mio fratello. Ma sono sicuro che serve anche per proteggervi.”
Fiammetta l’aveva osservato, spiazzata, ma l’aveva lasciato continuare senza dire nulla.
 “Non vi succederà nulla, lo prometto. Avete la mia parola.”
 
 
Fiammetta rivolse il suo sguardo nuovamente a Francesco.
“ È strano che ve ne siate accorto solo voi.”
“E chi doveva farlo? Voi, che non vi siete accorta d’essere seguita neppure la prima volta?”
Per quanto odiasse ammetterlo, il Pazzi aveva ragione e la sua risposta fu sufficiente a rimettere Fiammetta al suo posto, di nuovo chiusa nel suo silenzio.
“Parliamone da un’altra parte.” Propose Francesco, indicandole con il capo il corridoio che conduceva all’uscita della sala. Fiammetta scosse il capo istintivamente, spaventata all’idea di rimanere sola con lui. Francesco sembrò percepirlo, perché la tranquillità abbandonò presto il suo volto riducendolo ad una maschera di fastidio e nervosismo, come se la legittima paura di lei l’avesse in qualche modo ferito.
O almeno questo credeva Fiammetta, certo non poteva immaginare che lo sforzo che il Pazzi stava compiendo per essere cortese con lei fosse letteralmente uguale a quello che stava spingendo lei a non scappare via a gambe levate.
Uguale tanto nella difficoltà quanto nelle intenzioni.
“Non posso certo venir via con voi durante il mio matrimonio. È già abbastanza grave che io stia conversando con voi in questo modo.” Si affrettò a giustificarsi Fiammetta.
Francesco sembrò non ascoltarla neppure.
Voleva che quella conversazione avvenisse proprio lì? Bene, l’avrebbe accontentata.
“Cosa vuole da voi?” Incalzò.
“Non lo so”
“Che segreti nascondete Fiammetta?” Continuò, con lo stesso tono accusatore.
“Io non ho segreti.” Replicò lei, inchiodandolo con uno sguardo truce.
Non le piaceva lo spettacolo che stavano dando, non le piaceva che stessero avendo quella conversazione proprio il giorno delle sue nozze e non sopportava gli sguardi di Lorenzo, che la controllava da lontano ricordandole di rimanere al suo posto.
“Potrei anche credervi, siete più brava di quel che credessi a mentire. Peccato che ci deve essere un motivo se uno sconosciuto vi segue da così tanto tempo.”
“Non so quale sia. Non capisco perché vi interessi tanto però.”
“Volevo solo aiutarvi visto che nessun altro sembra disposto a farlo.”
E, silenzioso com’era arrivato, Francesco si allontanò da lei, lasciandola sola con la sensazione di aver fallito sulle spalle e gli occhi dei Medici e dei Soderini che si rifiutavano di staccarsi da lei, continuando a giudicarla.
Non era nulla di più che una pedina e neppure quella vincente.
 


Nota Autore: 
Dopo una piccola pausa per rimettere le idee al loro posto, un viaggio a Firenze che ha riacceso la mia passione e una piccola inversione di rotta ( mi sono resa conto che i capitoli stavano diventando pesanti, prolissi e ripetitivi) ho deciso di riprendere in mano questa storia. Dovrete sopportare altri due capitoli che serviranno a finire di porre le basi del nostro castello, poi la storia assumerà un ritmo diverso 
Spero continuerete a seguirmi :)

 
   
 
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