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Autore: Angels4ever    19/09/2020    3 recensioni
Storia partecipante al contest "It's a family affair" indetto da CatherineC94 sul Forum di Efp".
Lucius Malfoy viene scortato ad Azkaban, un posto dove mai si sarebbe sognato di finire. Come sarà la sua esperienza?
Finirà sull'orlo della follia più pura? O riuscirà a mantenere il suo tipico contegno?
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Memories
 
 
 
Gli auror si materializzarono a destra e a manca nei pressi di Villa Malfoy: Lucius riconobbe all’istante Alastor “Malocchio” Moody che si avvicinava con la bacchetta alzata; Kingsley Shacklebolt era poco dietro il suo mentore.
I suoi occhi marroni e storti sembravano ridere di una malcelata soddisfazione: era un predatore pronto a balzare addosso ad una succulenta preda, una preda agognata per anni.
Lucius avrebbe voluto dire qualcosa di sarcastico ed offensivo ma le parole vennero meno. La verità è che aveva paura, per la prima volta aveva davvero paura.
Non temeva un branco di omuncoli mandati dal Ministero, no. Gli auror erano gestibili.
Temeva le creature che si stavano avvicinando solcando i cieli dei suoi territori.
Voltò lo sguardò in su e li vide: creature incappucciate senza volto il cui passaggio faceva giungere un inverno nella piena estate di giugno.
Cercò la mano di sua moglie, impalata al suo fianco, con l’intento di far sparire il buio ed il gelo che era entrato nel suo corpo con l’arrivo dei Dissennatori, ma trovò le sue dita altrettanto fredde, altrettanto rigide.
Il suo unico figlio si guardava la punta delle scarpe perfettamente lustrate, con la vergogna che pendeva sulla sua famiglia, perché ora tutti avrebbero saputo.
Malocchio sorrise, fronteggiando i tre Malfoy; Lucius, l’uomo temuto e rispettato dalla maggior parte della comunità magica, cercava di dimostrare il suo solito contegno austero, un contegno che però sapevano entrambi che non possedeva più; la moglie, Narcissa Black in Malfoy, così diversa dalle sorelle, fissava l’occhio blu di Malocchio con uno sguardo sprezzante, ed il loro unico figlio era… ciò che era. La copia sputata del padre.
Lucius si domandò in cuor suo quale sarebbe stato il suo destino, che fine avrebbe fatto. Prima o poi sarebbe diventato solo un involucro sciatto, folle, rinchiuso in una prigione da cui uscire sembrava impossibile.
 Lanciò un’occhiata a Narcissa, che con coraggio e determinazione evitava attentamente il suo sguardo, reputandolo l’unico colpevole di quella sciagura.
Avrebbe voluto dirle tante cose, ma ormai non aveva più tempo.
 
 
 
Ogni giorno, ad Azkaban, era uguale al precedente. Non vi era niente di diverso: Lucius era rinchiuso senza sapere che giorno fosse, né di che anno.
Poteva essere passata un’ora dal suo arrivo come poteva esser passato un mese: il tempo, tra quelle mura, sembrava perdere di qualsiasi valore.
Presumeva fosse ancora estate dall’afa che entrava quando i Dissennatori non erano troppo presi a tormentarlo, a fargli rivivere le atrocità della sua vita passata, cercando di appropriarsi dei pochi ed unici ricordi felici che aveva.
Con caparbietà cercava di attaccarsi a quelle memorie (brevi ed intense) di gioia che aveva conosciuto.
Cercava di ricordare il giorno del suo matrimonio, di riviverlo come se quel momento non fosse mai passato.
Narcissa era bellissima, in un abito bianco in perfetta sincronia con la sua pelle diafana, con accessori verdi per ricordare la casa a cui era appartenuta, per ricordare l’importanza del sangue puro.
Non sorrise quando Lucius le tolse il velo dal volto, rimase ferma ed imperscrutabile. Ma a lui non importava, con il tempo avrebbe imparato ad amarlo.
«Vedrai, ti renderò felice.»
 
«Una donna sterile in questa famiglia non ci serve.» Abraxas Malfoy era seduto sulla poltrona preferita dal figlio, guardando quest’ultimo come se lo vedesse per la prima volta: da ché lo idolatrava, era passato a sopportarne la presenza.
Dov’era il prossimo erede Malfoy? Dov’era un figlio maschio?
«Ripudiala. Puoi sceglierne un’altra.»
Lucius strinse forte i pugni, la voglia di affatturare il suo stesso padre era alta, ma non poteva.
«Padre! Ma che dite…»
Una donna altezzosa, bellissima, dal lungo abito nero e gli occhi azzurri, entrò nel salone. Quello stesso salone che era di sua proprietà.
«Cosa vi fa credere, signore, che sia mia la colpa?»
Abraxas si alzò di scatto, con la bacchetta puntata contro la sua stessa nuora…
 
 
«NO! BASTA!» Lucius Malfoy si strinse forte la testa tra le mani, seduto nell’oscurità della sua cella.
Rivivere quei ricordi lo faceva impazzire, rivivere la sofferenza di non essere abbastanza né per suo padre né per sua moglie lo attanagliava.
Doveva pensare a qualcosa di bello, a qualcosa che lo rendesse immensamente felice.
 
 
 
Narcissa era distesa nel loro letto e sorrideva. Per la prima volta da quando l’aveva sposata, sorrideva davvero. Non per convenienza, non per dovere.
Il suo viso pallido e stanco era illuminato da un sorriso pieno di gioia in grado di raggiungere anche gli occhi. Tra le braccia stringeva un corpicino minuscolo di neonato, aggrovigliato tra lenzuola di lino.
Il bambino era nato nel cuore della notte, mentre una luna piena riluceva lontano, con i pugni ben chiusi e lo sguardo arcigno.
«Ciao, Draco.» mormorò sua madre ad un piccolo orecchio infantile.
Lucius era sull’uscio della porta a godersi il momento in solitudine.
Era in posizione eretta a fissare quel quadretto famigliare di cui era co-protagonista e allo stesso tempo estraneo.
La nascita di quel bambino, il cui sangue dei Black e dei Malfoy scorreva forte, quasi con prepotenza, nelle vene, li aveva ammorbiditi entrambi, ed entrambi avrebbero riversato un amore quasi ossessivo verso quell’unico legame visibile che univa una moglie infelice ad un marito distratto…
 
…Il ricordo della sua famiglia cominciò a rimpicciolire, a sbiadire all’interno della sua mente, pallido.
Lucius iniziò a sentire una barba ispida e pungente crescere sulle guance pallide.
Rabbrividì sentendo un vuoto incolmabile nel petto, mentre un Dissennatore poggiava del cibo nella sua cella e se ne andava senza il minimo rumore.
Non un vero rumore. Era uno strisciare sibilante, simile a quello di Nagini.
Nuove immagini si impossessarono della sua mente, immagini non felici.
 
 
«Non andare.»
Narcissa era invecchiata e Lucius di questo si sentiva responsabile.
Più rughe le solcavano il viso, e la postura non sembrava più quella di una donna sicura di sé.
Era diventata una donna di quarant’anni che viveva nella paura, nel terrore.
Ma non per lui, perché avrebbe dovuto?
Temeva per l’incolumità del loro unico figlio.
Lucius si guardò il tatuaggio sul braccio sinistro che ogni giorno gli ricordava a quale schiera appartenesse.
Non poteva rifiutarsi, doveva raggiungere quel cimitero o ne avrebbe pagato le conseguenze.
Indossò la maschera da Mangiamorte, una maschera che aveva indossato per tutta la vita, pronto ad andare.
«Lucius, questo potrebbe essere la tomba del nostro matrimonio.»
«Se dovesse capitarmi qualcosa, abbi cura di Draco.»
«L’ho sempre fatto.» mormorò una voce arrabbiata, ostile, che udì come se gli rimbombasse nelle orecchie, mentre si smaterializzava per raggiungere il suo signore.
 
Era consapevole che sarebbe morto lì, tra quelle quattro mura, circondato da acqua, Dissennatori e disperazione, senza avere l’opportunità di dire addio a suo figlio e a sua moglie.
Ma un raggio di sole entrò per la prima volta da un tempo infinito, dal buco angusto in alto. Una piccola finestrella sul mondo.
Qualcuno lo fece rialzare, spolverando i suoi abiti e guardandolo con un sorriso divertito.
«Dio Lucius, hai un aspetto orribile!»
Riconobbe all’istante quella voce squillante e fastidiosa che gli fece quasi digrignare i denti.
«Bellatrix? Che sta succedendo?» con fatica aprì gli occhi, ritrovandosi davanti la sua cognata più giovane.
«Ti sto liberando, Lucius. Stiamo vincendo.»
Il tono trionfante di lei lo lasciò interdetto. Era davvero così? O stava vivendo un’illusione?
«Bellatrix, che giorno è?»
«Primo maggio millenovecento novantasette, sta arrivando l’estate.»
 
 
 
Note d’autrice:
 
Eccomi qui con una nuova OS, partecipante ad un contest in cui le dinamiche familiari erano il tema principale e con un personaggio la cui spina dorsale è dubbia.
A presto,
 
Giulia.
 
  
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