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Autore: Saeko_san    19/09/2020    1 recensioni
Ogni scrittore, amatoriale o professionista che sia, nella sua carriera ha incontrato sempre un grande ostacolo davanti a sé, chi prima, chi dopo: quello di ideare una storia, costruirla, a volte scriverne interi capitoli, per poi perderne l'interesse, a volte lasciandola sola e abbandonata a se stessa, senza più essere in grado di concluderla.
Per quel che mi riguarda, ne ho diverse di storie di questo genere e, datosi che non sono mai riuscita a trovar loro una conclusione o uno sviluppo appropriati, ho deciso di raccoglierle tutte insieme e comunicare la mia frustrazione (data dalla mia incapacità di concluderle) al mondo.
| stories first written between 2008 and 2011 |
Genere: Avventura, Fantasy, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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4. Parte 2 – Long:
Cronache di anime e congreghe, capitolo 3:
Racconti bianchi, racconti neri
 
 
Ho già visto questa casa… nei miei sogni, forse.
 
La casa di Trashiraa aveva un che di familiare, tuttavia Rora non era sicura di poterlo affermare; in fondo non ricordava praticamente nulla di se stessa. Eppure, entrando nella piccola casetta in mezzo al folto del bosco, pensava di ricordare come fosse fatta all’interno e per un certo senso fu così.
Infatti, appena entrata, si trovò davanti alla porta un tavolino con un cesto di rose; v’erano due finestre che illuminavano la casa: una sulla parete della porta e una sulla parete accanto; la cucina era situata a sinistra del tavolo. Le sembrò poco familiare il fatto che accanto ci fosse un’altra porta e una scala. Ipotizzò che dovesse trattarsi delle camere private della fata. Osservò i quadri alle pareti, i grossi arazzi colorati e il piccolo divano addossato alla parete opposta alla finestra; erano cose che aveva già visto.
 
Certo che le hai già viste. Trashiraa è la tua insegnante! si disse poi.
 
-Vuoi del tè?- chiese la fata.
-Tè?-.
-Sì-.
-Che cos’è?-.
 
Rora non riusciva proprio a ricordare casa fosse il tè.
 
-Ricordi cos’è una spada, ma non sai cosa è il tè?- chiese Trashiraa, sorpresa.
-Esatto- rispose Rora, arrossendo imbarazzata.
-Devo dire che la Congrega deve averti manipolata parecchio, eh?-.
 
Rora non seppe come interpretare quella domanda e non rispose. Seguì Trashiraa nella cucina e la vide prendere una brocca di metallo e riempirla d’acqua. Poi mise la mano su un ripiano pieno di cenere, mormorò una parola e si accese un fuocherello giallo. Trashiraa vi mise sopra la brocca con l’acqua.
 
Rigor? pensò Rora, ripetendosi la parola che aveva sentito pronunciare alla piccola sarta.
Vorrà dire “fuoco”? si chiese impaziente.
 
Dopo poco tempo la brocca, diventata ormai rovente, iniziò a fischiare e la ragazza avvertì che l’acqua al suo interno stava bollendo. Trashiraa mormorò un’altra parola che Rora non riuscì ad identificare e un lampo di luce azzurra spense il fuoco. Con un panno la fata alzò il coperchio della brocca e ci lasciò cadere al suo interno delle strane foglioline marroni. Dopo poco l’acqua di cominciò a diventare ambrata e un dolce aroma vagamente speziato invase la stanza.
 
-Questo è il tè!- esclamò la maestra, sorridendo.
-È una cosa molto strana. Ma che ora mi sembra di ricordare… però ricordo anche un aroma di fragole-.
-Ah, è vero. Tu bevevi la tisana alla fragola- convenne Trashiraa.
 
Rora la aiutò a portare il tè sul tavolo, fuori dalla cucina. La fata si sedette e Rora la imitò.
 
-Allora, Rora. Vuoi sapere che cosa ti è successo?-.
-Sì-.
-Da dove cominciamo?-.
-Perché mi trovavo nella radura? E svenuta, per di più? Cosa stavo facendo? E chi era l’uomo che mi ha attaccato? Dove ho imparato a uccidere senza provare alcun sentimento? Con te, per caso? E…-.
-Ehi, buona, buona- la fermò la piccola sarta –Mi pare di averti già detto di andarci piano con le domande. Un enigma per volta, per favore-.
-Sì, d’accordo-.
 
La ragazza abbassò lo sguardo sulle sue mani, sentendosi incredibilmente infantile.
 
-Però prima iniziamo dal principio, va bene?-.
-Dal principio?-.
-Tu non ricordi neanche chi sei, no?-.
-Vero-.
-Allora immagino che io debba parlarti di dove ti trovi in questo momento, della guerra, della Congrega Nera e quant’altro, giusto?-.
-Sì, per favore-.
-Allora calma il tuo animo e chiudi gli occhi. Lasciati trasportare dalla mia voce-.
 
Rora eseguì. Attese nel silenzio che la voce di Trashiraa iniziasse a parlare. Era curiosa di capire perché la fata tardasse a iniziare il suo racconto, ma sentiva di non dover aprire gli occhi.
Poi la voce dolce smielata che attendeva arrivò; le sembrò di iniziare a ricordare, man mano che Trashiraa raccontava, partendo dalla storia di come si era creato il luogo in cui si trovava.
 
“Quattromila anni fa il nostro mondo non era ancora stato creato. I quattro elementi fondamentali, l’acqua, l’aria, il fuoco e la terra, avevano vita propria e vagavano per il cosmo. Ai poli di questo cosmo c’erano due essenze opposte: la Luce e il Buio, in eterno conflitto tra loro. Un giorno questo conflitto venne messo momentaneamente da parte: Luce e Buio decisero di unire le loro forze per creare un campo di battaglia più adatto rispetto a quello del cosmo, dove non c’erano altro che stelle luminose e notte profonda. Così raccolsero insieme i quattro elementi e li unirono, intrecciando assieme un filamento di luce e uno di buio. Dall’unione dei quattro elementi nacque Laviro, la nostra amata terra, e dai filamenti di Buio e Luce nacque l’elemento naturale che regola Laviro: la magia. Luce e Buio tornarono a combattere, più ferocemente di prima. Dalle loro battaglie nacquero gli uomini, gli animali, gli esseri mitologici e gli esseri fatati, ovvero le prime quattro specie principali che abitano Laviro. Con l’avanzare del tempo, alcune creature, di ogni specie, si votarono alla Luce o al Buio, al Bene o al Male. Duemila e cento anni fa il Bene ebbe la meglio sul Male. Ma Seicento anni fa nacque una congrega votata al Male e chiamata, appunto, Congrega Nera. Per sconfiggere il Bene, la Congrega creò degli esseri mostruosi, incrociando il DNA di uomini, fate e animali con le armi. Li chiamarono “danchi”, che nel linguaggio antico di Laviro vuol dire “mostro”. Si accorsero che appena trasformati, quelli che potevano, mantenevano l’uso della parola, ma dopo appena tre anni divenivano macchine da guerra senza anima e senza favella. Riempirono, in cento anni, il mondo di Laviro di danchi e alla fine schiacciarono i rappresentanti del Bene. Da allora la Congrega elegge, ogni cento anni, una nuova regina, dotata di poteri magici. Ora, a capo della Congrega Nera, c’è la strega Aelithia. Questa donna ha avuto due figlie gemelle da uno sconosciuto guerriero venuto dal nord di Laviro. Queste due bambine avevano folti capelli neri, una aveva gli occhi verdi e l’altra gli occhi azzurri; una ciocca dei loro capelli era colorata naturalmente con colori che di naturale non sembravano avere nulla: quella della sorella con gli occhi azzurri era viola e quella della sorella con gli occhi verdi era rosa. Ma nonostante questi strani presagi magici, crescendo le bambine non mostrarono mai alcun potere, rimanendo delle semplici umane. Aelithia, scontenta di questo fatto, decise di farle diventare delle guerriere al servizio della Congrega. All’inizio avevano un unico maestro, Landon, che insegnava loro le arti della guerra. Ma quando raggiunsero l’età di 11 anni vennero separate e assegnate a due diversi insegnanti. Una ad un vecchio saggio e una ad una fata.
Il padre delle bambine venne allontanato definitivamente e esiliato da Arvar, la capitale di Laviro”.
 
-Io ho una sorella? E un padre?- fece Rora, sorpresa.
 
Mentre la sua mentore parlava, si stava toccando distrattamente la sua ciocca di capelli colorata.
 
-Sì, ma di questo parleremo dopo-.
-Perché?-.
-Perché quello che ti ho raccontato finora è ciò di cui sono a conoscenza anche i membri della Congrega Nera. Tua madre compresa-.
-Aelithia?-
-Sì. Quelle che racconterò ora sono le cose che avvengono all’oscuro della politica della Congrega e nelle quali siete coinvolte tu e tua sorella. E naturalmente io e il vecchio saggio-.
-E come si chiama, questo vecchio?-.
-Kilik- .
 
“Kilik, il saggio più importante della Congrega Nera, ha settecento anni. Nonostante ciò, è un valoroso e agile combattente. Non si sa quale sia veramente il suo nome ed è stato chiamato Kilik, che nella lingua di Laviro significa “voltafaccia”. Infatti Kilik era al servizio del Bene e divenne un saggio della Congrega Nera, quando quest’ultima vinse sul Bene. Alcuni membri neri non si fidano di lui, ma Aelithia non la pensa allo stesso modo. Infatti Kilik è stato il suo insegnante di armi e di magia, quando aveva la tua stessa età…”.
 
-Un momento, ma allora io quanti anni ho?-.
-La vuoi smettere di interrompermi?- chiese Trashiraa.
-Scusami, ma io vorrei saperlo-.
-Su questo hai ragione. Tu hai sedici anni. E ora chiudi di nuovo gli occhi e lasciami finire la storia-.
-Sì, maestra- aggiunse alla fine senza nemmeno pensare.
 
Il chiamarla “maestra” era un’abitudine che la ragazza aveva sempre avuto, semplicemente non se ne ricordava; Rora chiuse gli occhi e si lasciò di nuovo andare alla voce di Trashiraa, che aveva un tono quasi ipnotico.
 
“Peccato che la regina non avesse messo in conto che il nome di Kilik era veritiero. Egli era sempre stato un servitore del Bene. Sin dalla vincita del Male si era dato segretamente da fare per istituire una congrega votata al Bene, ovvero la cosiddetta Congrega Bianca. Riuscì a convertire al suo ideale alcuni membri della Congrega Nera, prigionieri di guerra e persone esterne ad Arvar. Ultimamente è riuscito a reclutare persino un paio di danchi che hanno ancora un minimo di coscienza. Ed è riuscito inoltre, dopo due anni di insegnamento a una delle gemelle di Aelithia, a convertirla alla causa del bene. Un anno dopo anche la sorella è entrata a far parte della Congrega Bianca. Ma da quando l’altra gemella ha iniziato a fare il doppio gioco, la Congrega Nera, che già sospettava un movimento di opposizione al di fuori di Arvar ha rafforzato i suoi sospetti, perché la ragazza non riesce ancora a schermare i propri pensieri. Si è quindi scoperto che la seconda gemella fa parte della Congrega Bianca ma, fortunatamente, è riuscita a schermare i suoi segreti più importanti sui membri suoi compagni”.
 
-Cosa mi è successo poi?- chiese Rora, aprendo gli occhi, colmi di stupore.
-Sei stata interrogata a lungo, ma la tua mente non ha rivelato nulla. Dopodiché sei stata condannata alla reclusione a tempo indeterminato. Kilik e io ti abbiamo fatta fuggire con la nostra magia ma, a quanto pare, c’era qualcuno che ti seguiva, molto probabilmente l’uomo che hai ucciso. Sentendoti in pericolo ti sei avvicinata alla piazza Secolare di Arvar, in cerca della sottoscritta. Poi, quando stavi per essere catturata, la tua mente ha nascosto completamente ogni tuo ricordo e ti ha fatta svenire. La notte scorsa c’è stato un enorme lampo rosa nel bosco-.
-E perché non siete venuti a controllare?-.
-C’era una barriera che ce lo impediva-.
-E tu perché eri alla piazza Secolare a fare la sarta?-.
-Perché quella è la mia postazione di controllo-.
-Come mai tutte le persone che ho visto in quella piazza avevano un’arma?-.
-Per difendersi dai danchi. Quando non hanno nessun ordine, attaccano la gente-.
 
Rora rimase in silenzio.
 
Ora ho capito un po’ di cose. Mi sembra tutto familiare. Però…
 
-Non ricordo il volto di mia sorella. E neanche quello di mio padre-.
-E quello di tua madre?-.
-No-.
-Ricordi Kilik?-.
 
Rora non ne era sicura. Mentre Trashiraa parlava le pareva che tutto ciò che diceva le fosse tornato alla mente e le pareva di riconoscere come veritiero più o meno tutto quanto. Quando aveva sentito il nome di Kilik, l’aveva associato all’immagine di un vecchio con gli occhi neri e la barba bianca, alto, magro e vestito di viola.
 
Che sia lui?
 
Lo chiese a Trashiraa. La fata annuì.
 
-E di me ti ricordavi?-.
-No. Ma ricordavo la tua voce-.
 
Tacque un attimo, prima di chiedere:
 
-Perché non mi hai detto subito chi ero, in piazza?-.
-Perché era pericoloso. Alcuni dei contorsionisti che c’erano lì sono delle spie della Congrega Nera. Molto probabilmente, appena ti hanno vista, lo hanno comunicato a Rom, che ha inviato i danchi con i quali abbiamo combattuto-.
-Chi è Rom?-.
-È il capo della squadra speciale della Congrega Nera. È il mago che crea i danchi, al momento. Cem, quello che c’era prima di lui, è morto di vecchiaia-.
-Di vecchiaia?-.
-Sì. È stato lui, insieme ad altri membri anziani, a vincere il Bene, seicento anni fa. A quel tempo, Cem aveva già cinquecento anni-.
-Oh-.
 
Incredibile quanto duri la vita delle persone. Sarà per la magia di Laviro? Chissà quanti anni ha Trashiraa…
 
-Ricordi il Gran Segreto della Congrega Bianca?- chiese la fata, interrompendo i suoi pensieri.
-Il Gran Segreto?-.
-Sì. Due mesi fa, quando la Congrega ti ha scoperto, tu eri diventata custode del Gran Segreto. Kilik, che lo teneva nascosto dentro di sé da settecento anni, lo ha passato a te. Quindi ora non ne possiede il ricordo-.
-Che cosa sarebbe il Gran Segreto?-.
-I principi nascosti del Bene. Quando la Congrega Nera divenne il governo autoritario di Laviro, i rappresentanti del Bene decisero di nascondere il segreto della loro dottrina, nascondendola nel corpo di Kilik. Ma ormai il corpo del saggio è vecchio e non riesce a tenere nascosto quel segreto. Per questo lo ha passato a te-.
-Non me lo ricordo-.
 
Quando Rora disse quella frase, vide apparire sul volto di Trashiraa un velo di angoscia.




































Note di Saeko:
il mio impegno di oggi è saltato alla prossima settimana, per cui eccomi qui ad aggiornare questa storia con un po' di anticipo. Devo dire che sono stupita io stessa di questo capitolo, perché non mi ricordavo davvero né di averlo strutturato così né di aver creato un background così colmo di particolari al terzo capitolo. E non mi ricordo sinceramente di cosa avverrà dopo, quindi stay tuned perché la prossima domenica lo scopriremo insieme!
Un grazie a chiunque sia giunto sin qui e a presto.

Saeko's out!
  
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