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Autore: sistinte00    20/09/2020    0 recensioni
Il giglio bianco è simbolo di purezza, innocenza e candore, ma anche fierezza e orgoglio.
Il simbolo perfetto per Altea Innocenti, conosciuta come la Dama Ametista, fiorista di giorno e produttrice di veleni per tutti i nobili italiani di notte.
Ma cosa succederebbe se Madonna Innocenti si ritrovasse davanti a Leonardo da Vinci, suo amico di vecchia data, che le chiedesse aiuto per Girolamo Riario, l'uomo che le aveva spezzato il cuore 7 anni prima? In fondo, il giglio è anche il simbolo dell'amore incondizionato.
Fanfic senza troppe pretese ambientata un anno dopo gli avvenimenti della 10x3 (quindi può contenere spoiler) e con l'aggiunta di un mio OC che imparerete a conoscere nel corso della storia.
Ho cercato di essere il più storicamente precisa, ma in alcuni casi ho dovuto tirare a indovinare gli anni degli avvenimenti nella serie.
Detto ciò, buona lettura a tutti e sentitevi pure liberi di scrivere ogni vostro pensiero nei commenti.
Genere: Commedia, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nuovo personaggio, Zoroastro
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Va bene Zoroastro, non è nulla di grave.

Ormai la testa del ragazzo era diventata una maglia intricata, un puzzle complesso da risolvere anche per Leonardo.

Già, Leonardo...Chissà come se la stava passando a Roma, se era ancora vivo o se quel bastardo del Conte Riario si stava divertendo a torturarlo. No, impossibile, il suo amico era troppo geniale per finire tra le infide mani di quell’uomo, si sarebbe salvato prima di qualsiasi sospetto.

Poteva stare tranquillo, anche perché in quel momento non era lui il genio che lo preoccupava, bensì una ragazza che in quei mesi si era rivelata geniale quanto il fratello e più affascinante del dovuto. Se doveva essere sincero aveva già capito di provare qualcosa per la giovane quando Leonardo gliela aveva affidata nelle catacombe giudee: in un impeto gli aveva risposto che si sarebbe preso cura di lei, e in quell’esatto istante aveva capito che prendersi cura di lei era quello che avrebbe voluto fare nella sua vita.

- Hey, ciao Zo – era entrata Vanessa nella bottega che finalmente, dopo lungo tempo, aveva preso il suo aspetto originario. La ragazza, da quando era diventata madre di Firenze, non aveva spesso il tempo di andare a trovare i suoi amici, ma in rari casi riusciva a convincere Lorenzo a lasciarla libera per qualche ora e quindi ne approfittava per raggiungere la bottega – Tutto bene? - lo aveva guardato dritto negli occhi, leggendolo – C’è qualche problema?

Come possibile che mi abbia letto nella mente?

- Problema? Nessun problema – Zoroastro aveva cominciato a innervosirsi vistosamente, non trovava un modo per nascondere il suo piccolo segreto. Ma esattamente, perché tenerlo segreto a Vanessa? - Beh, forse un problema ci sarebbe… - si era guardato intorno per assicurasi che nessun’altro sentisse – Forse, ma dico forse...Mi sto innamorando…

- Di chi? - era saltata leggermente.

- Di Sofia...- aveva sorriso leggermente, solo il pensiero della ragazza lo rendeva felice.

- Oddio, ma è bellissimo!

- Bellissimo cosa, Vanessa? - aveva spalancato gli occhi sorpreso: l’ultima parola che avrebbe usato per descrivere quella situazione sarebbe stata “bellissimo”- Qua è un casino – si era acutizzata leggermente la voce.

- Zo, sei innamorato, è questo che è bellissimo: è bello esserlo.

- Non se non lo sei mai stato e non sai neanche da che parte girarti.

- Non ci credo che non sei mai stato innamorato: hai avuto tantissime donne!

- E’ diverso! Quelle erano solo un divertimento, uno sfogo. A Sofia… - un po’ si vergognava a dirlo -...vorrei solo dare il mio cuore – aveva continuato con un immancabile doppio senso.

- Oh, sei proprio innamorato. Che bello sarebbe vederti finalmente con qualcuno, a formare una famiglia...- aveva preso a parlare senza contegno, ma ormai Zoroastro aveva smesso di ascoltarla.

Devo trovare una cura per questa malattia.

 

- Zo, scusami, potresti per favore passarmi il martello...Zo...Zoroastro...- Sofia aveva passato la mano davanti agli occhi del ragazzo, quale sembrava apparentemente incantato.

- Eh, come? Scusami, cosa mi hai chiesto?

- Il martello, Zo – si era spostata passandogli davanti – Sei un po’ svampito ultimamente – aveva riso lei.

- Scusami, ero sovrappensiero – si era ripeso lui sedendosi.

- Eh, l’ho notato. Spero nulla di grave.

- No, no, ho solo la testa troppo piena di cose – aveva dissimulato velocemente.

- Allora facciamo una cosa, finisco qui un attimo e poi andiamo a prenderci qualcosa al “Cane abbaiante”, così non ci pensi più – gli aveva sganciato un sorriso gentile che aveva sortito l’effetto desiderato su Zoroastro.

- Bella idea Sofia, volentieri!

In neanche 10 minuti i due erano fuori dalla bottega e diretti alla locanda: Firenze era bellissima in quel periodo e a quell’ora, quando il sole stanco andava a nascondersi dietro i rami spogli e faceva brillare di mille colori pastello le acque dell’Arno.

- Però è sempre ballo fare questa passeggiata – aveva spezzato il silenzio Sofia, guardando il cielo ceruleo coperto da qualche soffice nuvola con i suoi grandi occhi verdi – Sembra di stare in un dipinto.

Zoroastro si era guardato in giro e poi aveva posato gli occhi sulla sua compagna:- Non ci avevo mai fatto caso, sono sempre stato abituato a questa vista.

Sofia, in un impeto, gli aveva preso la mano e lo aveva trascinato fino al parapetto di Ponte Vecchio:- Guarda, il cielo e l’acqua sembrano una sola cosa – le erano brillati gli occhi e aveva stretto leggermente la mano di Zo.

Per un attimo aveva perso la concentrazione, ma poi spinto dalla luce che brillava nello sguardo di Sofia, aveva girato la testa e si era goduto il panorama senza più curarsi del contatto che li univa.

Ancora una decina di minuti di camminata ed erano arrivati davanti alla locanda, in cui si erano infilati senza troppe pretese.

- Cosa mi consigli di prendere? Ho voglia di qualcosa di dolce.

- Allora prenditi dell’idromele.

- Va bene, dai, mi fido.

- Perfetto, per me invece un elisir degli angeli e lasciami la bottiglia.

Neanche il tempo di sedersi a un tavolo e mettere il bicchiere alla bocca che Sofia aveva fatto andare di traverso il liquore a Zoroastro:- Problemi d’amore?

Lui l’aveva guardata con gli occhi sgranati come se gli avesse detto che la Terra si muoveva intorno al Sole e non viceversa e le aveva chiesto:- Come scusa?

- Sì, dico, problemi d’amore: hai preso l’elisir degli angeli, che di solito si beve per curare l’amore – gli aveva sorriso curiosa, gli occhi di Leonardo che sembravano riflettersi nel suo viso – Almeno si spiegherebbe perché sei sempre con la testa tra le nuvole.

Il ragazzo aveva mandato giù una golata di liquore, bruciava nella bocca dello stomaco, e aveva cercato di arrampicarsi sugli specchi:- No, no, è solo una coincidenza – aveva riso, la voce impercettibilmente più acuta – Sto pensando a...Leonardo! - Che colpo di genio.

- Per il viaggio a Roma?

- Sì, ha detto che voleva andare a trovare Riario e ho paura che possa fargli del male – non le stava mentendo spudoratamente, stava solo pompando la verità.

- E’ così pericoloso?

- Sì, è una persona abbastanza instabile, però tuo fratello è testardo ed è convinto di poterlo salvare da sé stesso.

- Però una volta ci è riuscito.

- Sì, però non può andargli sempre bene, stavolta ci potrebbe lasciare soli...- aveva alzato gli occhi al cielo.

- Solo io e te? - aveva preso una sorsata – Non sono per niente in cattiva compagnia – aveva detto con naturalezza più a sé stessa che a Zoroastro – O sbaglio? - lo aveva guardato, ma per un istante le sinapsi del ragazzo avevano fatto cilecca e lui era rimasto con il bicchiere tra le labbra e gli occhi sbarrati, tanto che lei aveva abbassato gli occhi e aveva preso un’ultima sorsata.

- No, non sbagli per niente – si era ridestato lui – Mi piace passare il tempo con te – aveva sparato veloce per tappare il buco che stava rischiando di fare, senza però pensare veramente a quello che stava dicendo, eppure trattenendosi: se avesse dovuto dire quello che pensava veramente, probabilmente avrebbe passato un’intera giornata a parlare di cose inutili e, sorprendentemente, sdolcinate.

- Vedi che da una parte è positivo che sia partito mio fratello: possiamo conoscerci meglio, con lui qui sarebbe complicato, alle volte pare un tale egocentrico – aveva riso.

- Ma è solo un anno che lo conosci, ti assicuro che dopo anni…

-...Smetti di pensare che lo sia?

- Oh no, ne hai la certezza – le aveva risposto freddo facendola ridere, risata in cui ormai si era perso.

- Ti va se usciti da qui andiamo a farci un’altra passeggiata? Da quando sono arrivata non ho ancora avuto la possibilità di vedere per bene Firenze se non la zona delle botteghe e la parte delle locande- aveva finalmente parlato dopo un po’ di silenzio.

- In tal caso, ho un posto da farti vedere.

Di buona lena si erano messi a camminare accostando il Lungoarno:- L’Arno al tramonto è bellissimo – aveva detto Sofia avvicinandosi di più al braccio di Zoroastro: aveva preso l’abitudine di prenderglielo quando si faceva più buio, forse perché nonostante fosse una ragazza coraggiosa, un po’ temeva la notte in quella città che conosceva poco. E ovviamente tutto ciò non dispiaceva a Zo, anche se ci era voluto un po’ prima che ci si abituasse.

- Vedrai quando saremo arrivati...- le aveva sorriso felice lui.

Una decina di minuti ed erano arrivati davanti alla porta di San Niccolò:- Saremmo arrivati…

- Saremmo? Però non lo siamo.

- Manca ancora una cosa- aveva guardato in alto e si era spostato verso la scala poggiata sui mattoni – Dobbiamo salire – aveva detto, aspettandosi un’espressione scioccata.

- Va bene, vado avanti io – gli aveva detto con freschezza, lasciandolo lì come un pesce lesso, ogni momento che passava lo sorprendeva di più.

Zoroastro aveva puntato gli occhi di nuovo in alto, stavolta verso la ragazza che si stava arrampicando velocemente su per la scala, il corpo minuto e i capelli raccolti in una corta coda di cavallo che svolazzava al vento, così semplicemente bella.

- Zo – aveva urlato a bassa voce – Vieni su.

- Arrivo arrivo – aveva fatto le scale due gradini alla volta e si era catapultato tra i merli della torre, Sofia in piedi estasiata.

- Bello, eh – gli si era avvicinato facendola quasi sobbalzare: l’Arno ora brillava aranciato come se un pezzo della cupola del Brunelleschi si fosse staccato per fondersi con l’acqua, dentro la quale iniziavano a ballare mobili le luci delle fiaccole che si stavano accendendo per tutta la città.

- Da lasciare senza parole – se ne stava la ragazza a bocca aperta guardando il panorama.

- Già – le aveva risposto Zoroastro guardandola, confermando di apprezzare l’altra bellezza che si trovava davanti.

Poi, tutto a un tratto, Sofia era crollata a terra con le gambe incrociate e gli occhi ancora fissi:- Potrei stare qui per sempre, è tutto così perfetto – però dal vociare che arrivava tutto intorno qualcuno pareva in disaccordo:- Cosa state facendo qui? - aveva urlato una guardia poco sotto di loro, sulle mura.

- Merda! So, dobbiamo scendere – l’aveva presa delicatamente per un braccio e l’aveva fatta alzare, poi si era precipitato a scendere le scale. Era ormai giù quando aveva visto che Sofia se ne stava lì, ancora in alto, immobile. Che soffrisse di vertigini? Non era il momento per chiederselo:- Sofia, salta, ti prendo io al volo – aveva detto la prima cosa che gli era passata per la testa, ma lei, senza farselo ripetere due volte, lo aveva fatto: l’impatto era stato più delicato del previsto, Sofia era davvero leggera e entrava perfettamente tra le braccia di Zo.

L’aveva messa giù, le aveva preso la mano e insieme avevano cominciato a correre a perdifiato, inseguiti da un manipolo di guardie.

- Dobbiamo trovare un posto dove nasconderci.

- Di lì, in quella viuzza – la ragazza l’aveva strattonato a destra, eppure le guardie continuavano a seguirli.

- Nulla – aveva urlato lui con il fiatone, mentre lei si guardava in giro con gli occhi fuori dalle orbite.

- Baciami! – lo aveva strattonato ancora su di sé, i corpi estremamente vicini ed accaldati, la mente annebbiata dal pericolo, tanto che Zoroastro lo aveva fatto davvero, delicatamente: le aveva preso con una mano il viso, si era abbassato leggermente e aveva posato le labbra su quelle della ragazza, che dalla sua parte aveva messo le sue mani sulle braccia del ragazzo e aveva sorriso leggermente, le labbra che si muovevano molto lente ma decise, nessuna fretta, forse qualche preoccupazione, a Zo girava leggermente la testa, non gli era mai successo, però la bocca di Sofia aveva esattamente il sapore di vaniglia che si immaginava.

Era stata questione di pochi attimi, finché le guardie non gli erano passate davanti non riconoscendoli e se ne erano andate scocciate. Lui si era staccato e si era guardato in giro, ancora le mani sul viso di Sofia:- Se ne sono andate.

- Non è un valido motivo per smettere – aveva riso e lo aveva tirato di nuovo su di lei, divertita da quello che era iniziato come un gioco.

Avevano ripreso esattamente da dove si erano fermati, le bocche più fameliche e desiderose, eppure comunque leggere, pronte a godersi ogni gesto come se fosse l’ultimo.

- Sei intraprendente, ragazza – si era staccato un secondo.

- Solo se è divertente – lo aveva baciato velocemente e lo aveva preso per mano, continuando la passeggiata.

Ormai il buio era calato definitivamente sulla città, le luci danzavano sulle finestre dei palazzi e le ombra si muovevano misteriose tra le tende. Sofia se ne stava ancora appoggiata al braccio di Zoroastro, ora un po’ più stretta e lui più agitato di prima: Cosa voleva dire quel bacio? Era una scusa? Oppure si stava solo divertendo a giocare con lui?

La bottega non era ancora molto distante, presto sarebbero entrati nel portone, si sarebbero divisi nelle rispettive stanze e Zo avrebbe passato la notte insonne a pensare a quello che era successo.

Cosa mi sta facendo questa ragazza? Un po’ me lo merito però, sempre a giocare con le donne e ora è lei che si diverte con me. A pensarci però era prevedibile che sarebbe andata a finire così con lei, non a caso è la sorella di Leonardo.

Sofia si era infilata veloce nella porta di camera sua, la porta che si stava per chiudere alle spalle:-Buonanotte.

- Sofia – aveva soffiato il ragazzo – Posso chiederti una cosa?

- Sì, certo – aveva fermato la porta aperta.

- Perché mi hai chiesto di baciarti?

- Formalmente perché dovevamo evitare la prigione, ma in verità era che era solo una scusa per farlo – aveva lanciato senza preavviso, centrando in pieno il bersaglio.

- Quindi non è stata una tua trovata casuale?

Lei lo aveva guardato un po’ storto ma sempre con uno schizzo di divertimento nello sguardo:- Pensavo che la cosa fosse diventata ovvia quando ti ho baciato di nuovo.

- Oh – aveva lasciato cadere la sorpresa come un sasso in un lago vuoto – Oh.

- Credevo di averti salvato dalla tua svampitaggine, ma mi sa che ho peggiorato la situazione – aveva riso – Ma tranquillo, se non provi lo stesso, è come se non fosse successo nulla.

Lui aveva spalancato di nuovo gli occhi:- Eh no, è successo! E’ successo... - aveva mezzo urlato, lasciando scivolare poi le ultime sillabe.

- Sì, è successo...Non doveva succedere?

- Sì, doveva succedere ed è successo.

- Zo, per favore, parla in stampatello. Vuoi che risucceda? -Zoroatro aveva fatto un lungo sospiro- Facciamo così, lascio la porta aperta, vedi tu cosa fare – era finalmente scomparsa nel buio, la porta appena socchiusa. Zo aveva fatto un ultimo sospiro:- Chi lo spiegherà poi a Leonardo? - ed era finalmente entrato.

 

   
 
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