Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Desma    20/09/2020    1 recensioni
Raccolta di situazioni più o meno domestiche per mostrare quel lato buffo e umano che i nostri ladri (e ispettore) preferiti solitamente non lasciano intravedere. Raccolta di one-shots in 20 capitoli.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Se avesse potuto farne a meno, Lupin non avrebbe mai cucinato un solo pasto nella sua vita, ma quella mattina si era alzato davvero di buon umore e aprendo gli occhi il suo primo pensiero era stato “Pancakes!”.

Nulla metteva allegria al ladro gentiluomo come un colpo ben riuscito e, dopo tutto, si trovavano negli Stati Uniti, pertanto fare una colazione a base di quelle squisite torte basse e spugnose sarebbe stato perfettamente in tema.

Si era, dunque, alzato senza fare rumore, aveva preso gli ingredienti, preparato l’impasto e, una volta scaldata la padella, aveva dato inizio alla produzione.

Nel giro di pochi minuti la cucina si era riempita del favoloso profumo dei dolci appena fatti, che, uno dopo l’altro, erano stati impilati su un piatto in attesa di essere mangiati.

Per fare una sorpresa ai suoi soci, il ladro gentiluomo aveva persino apparecchiato la tavola per tre, disponendo appositamente per Goemon un paio di bacchette di legno.

Mentre la macchina del caffè aveva iniziato a ribollire, Lupin andò a chiamare gli altri due uomini e ricevette diversi improperi per averli svegliati a quell’ora della mattina, ma quando il profumo della colazione li ebbe raggiunti, le loro proteste cessarono e si sedettero a tavola.

-Dobbiamo fidarci?- chiese scettico Jigen, studiando i pancakes che Lupin gli stava porgendo su un piatto.

-Perché? Pensi che possa avvelenarvi?- domandò Lupin con irritazione malcelata da un tono forzatamente scherzoso.

-Tu non cucini mai- sentenziò Goemon, condividendo i sospetti di Jigen -Questo rende assai probabile che questi dolci siano immangiabili.

Lupin fece una smorfia, offeso da quelle insinuazioni: -Quanto siete ingrati voi due! Invece di ringraziarmi perché vi ho preparato la colazione, ve ne state lì a criticarmi! Per vostra informazione, sono un cuoco eccellente. Ho cucinato per moltissime donne e nessuna di loro si è mai lamentata!

-Forse perché, dopo aver mangiato quello che avevi cucinato tu, non è sopravvissuta abbastanza a lungo da poterlo fare- commentò Jigen con un ghigno.

-Oppure perché ti sei sempre fatto portare la cena a casa da un ristorante, spacciandola per tua- intervenne Goemon -Non ti ho mai visto nemmeno lavare un piatto.

Jigen ci rifletté per qualche istante e poi annuì: -In effetti nemmeno io, anzi, non ti ho mai visto entrare in una cucina se non per mangiare.

A quel punto Lupin sbottò: -Begli amici che siete! Vi prometto che quando avremo finito pulirò tutto da cima a fondo, ma almeno sarebbe carino se poteste assaggiare i miei pancakes e chiudere le vostre brutte boccacce.

I due uomini si scambiarono un’occhiata divertita e attaccarono i pancake, sotto lo sguardo attento di Lupin, pronto a cogliere la minima variazione di espressione e carpire il loro giudizio.

Dopo qualche istante di silenzio in cui i tre uomini si presero il tempo di assaggiare con la dovuta calma i dolci ancora fumanti (Goemon ci impiegò qualche secondo in più per la difficoltà di tagliare i pancakes con le bacchette), il giudizio finale venne espresso.

-Passabili- fu il commento di Jigen, che aggiunse dello sciroppo d’acero per insaporirli.

-Sono d’accordo- convenne Goemon -E comunque sono meglio i dorayaki.

-Ma se sono praticamente la stessa cosa!- esclamò Lupin, battendo le mani sul tavolo, indispettito dal rigido giudizio dei suoi compagni di avventure.

-I dorayaki sono ripieni- continuò Goemon senza fare una piega davanti alla reazione dell’amico -E la marmellata di fagioli azuki è decisamente più gustosa di questo sciroppo ipercalorico.

-E da quando ti preoccupi delle calorie?- ribatté il ladro gentiluomo al limite dell’esasperazione -Fai allenamenti estenuanti un giorno sì e l’altro pure e ti preoccupi se per una volta mangi un po’ di sciroppo d’acero?

-Il corpo è il tempio dell’anima- recitò il samurai -E come tale deve essere custodito. Introdurre un cibo così pieno di zuccheri nel proprio stomaco è come passeggiare per il Kondō con i sandali sporchi di fango.

Lupin rimase a fissare il samurai per qualche istante incredulo, cercando di capire se sotto la sua espressione apparentemente imperturbabile si celasse un intento canzonatorio.

-Io invece credo ci avrei messo meno burro- intervenne Jigen, che nel frattempo aveva continuato ad esaminare la sua porzione -Un po’ più di farina e una spolverata di cannella.

Lupin lanciò un’occhiata di fuoco al pistolero: -Sono tutti bravi a criticare- sibilò indispettito -Se pensi di poter fare dei pancakes migliori dei miei, allora perché non lo dimostri?

-Attento a quello che chiedi- lo ammonì il pistolero -Potresti restarci male!

-Prima devi battermi!- lo sfidò Lupin, gli occhi ardenti di determinazione.

-Molto bene, allora- rispose Jigen rimboccandosi le maniche e prendendo un grembiule da uno dei cassetti della cucina -Ma poi non dire che non ti avevo avvertito.

Il pistolero prese posto davanti ai fornelli e iniziò a trafficare sotto gli sguardi incuriositi degli altri due uomini. Quando Lupin tentò di sabotare la sua opera invertendo il barattolo dello zucchero con quello del sale, Jigen se ne accorse immediatamente e allontanò la mano molesta del ladro dal barattolo con una cucchiaiata secca sulle nocche.

Lupin si ritirò con la coda tra le gambe e attese al suo posto che Jigen finisse. 

Quando l’impasto color crema toccò la superficie calda della padella, un delizioso aroma di cannella e scorza di limone invase l’aria e Lupin dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per mascherare l’ipersalivazione che quel invitante profumino gli aveva provocato.

I pancakes di Jigen, una volta riposti con cura sul piatto di presentazione, risultavano tutti uguali sia per diametro che per spessore e perfettamente dorati su entrambi i lati, a differenza di quelli di Lupin che, invece, avevano dimensioni diverse (soprattutto i primi) e alcuni erano leggermente sbruciacchiati.

-Assaggia e piangi- lo sfidò il pistolero, porgendogli il piatto e una forchetta pulita.

Diede un piatto identico anche a Goemon, chiedendogli di giudicare obiettivamente.

Assunta un’espressione studiatamente diffidente, Lupin prese un boccone e lo portò alla bocca, ma quando il suo palato incontrò quel frammento soffice e fragrante, venne invaso da un’ondata di dolcezza avvolgente e bilanciata dal sapore speziato della cannella.

I pugni del ladro si strinsero attorno alle posate, mentre la sua mente cercava di comprendere se fosse più estasiato da quel singolo pezzetto di pancake o più irritato per la consapevolezza di aver subito una sconfitta schiacciante.

-I miei sono più casalinghi- dovette dire infine, dato che Jigen lo fissava con insistenza in attesa -C’è chi lo apprezza!- continuò in risposta all’espressione di sufficienza che aveva assunto il volto dell’amico.

Jigen fece spallucce, intuendo che Lupin non avrebbe mai ammesso la sconfitta, e si rivolse al samurai: -Tu cosa ne pensi, Goemon?

Il samurai si prese il suo tempo per gustare il dolce di Jigen, assaporarne il gusto e valutarne tutte le sfumature, poi, dopo un attimo di silenzio, sentenziò: -Non sono male, ma i dorayaki sono meglio.

A quel commento, Lupin dovette lanciarsi su Jigen per impedirgli di saltare al collo di Goemon e dare inizio a una rissa che di certo non sarebbe stata gradita al padrone di casa che gli affittava l’appartamento.

-Perché allora non ci fai vedere di cosa sei capace tu?- lo provocò il pistolero, cercando di liberarsi dalla presa di Lupin.

Il samurai accolse la sfida senza proferire verbo. Si alzò in piedi, si rimboccò le maniche del kimono legandole dietro alla schiena e uscì dalla stanza, lasciando Jigen e Lupin senza parole.

Tornò qualche istante più tardi con un barattolo pieno di gelatina rossastra: -Marmellata azuki, direttamente dal Giappone- annunciò con orgoglio, svitando il tappo del barattolo e avvicinandolo al naso per sentirne l’aroma.

-Tu viaggi con un barattolo di anko in valigia?- chiese Lupin esterrefatto, lasciando la presa su Jigen che sembrava essersi calmato davanti a quell’insolito spettacolo.

Il samurai finse di non cogliere lo scherno che si celava dietro quella domanda e attraversò la cucina senza aggiungere una parola, costringendo gli altri due a scansarsi al suo passaggio.

Preparò i dorayaki in religioso silenzio, eseguendo ogni passaggio con la solennità di un rito sotto lo sguardo ammirato dei soci.

Scelse dei piatti rettangolari per presentare la sua opera e li decorò con delle spatolate di marmellata, che risaltava scura sulla superficie chiara e lucida della ceramica.

-A voi- annunciò con solennità e rimase ad osservare i suoi amici prendere i piccoli dolci ripieni e addentarli.

Ne seguì un istante di silenzio, in cui il ladro e il pistolero si scambiarono un’occhiata carica di significato, sancendo un muto patto tra loro.

-Allora?- chiese Goemon impaziente, incrociando le braccia -Cosa ne dite?

-Niente di eccezionale- risposero all’unisono, ma non appena il samurai fece per estrarre la spada con un lampo di irritazione negli occhi iniziarono a declamare i pregi dei suoi dolci e a chiedere perdono per le loro parole sconsiderate.

Quando si furono tutti calmati e la pace venne ristabilita nella stanza, il trio rimase in contemplazione del caos che avevano creato in cucina: il lavandino traboccava piatti, scodelle, mestoli e padelle sporchi, la tavola era interamente occupata da decine di pancakes, ormai freddi, di tutte le dimensioni e i fornelli erano impiastricciati di impasto, sciroppo d'acero e marmellata.

Jigen allungò le braccia e stiracchiò la schiena con uno sbadiglio: -Ho delle faccende da sbrigare a Tokyo- annunciò -Vado a preparare la valigia e prenoto il primo biglietto per tornare in Giappone.

-Anche io sono impegnato- fece eco Goemon -Sono venuto con voi in California solo per poter raggiungere l’Arizona più comodamente: ho saputo che sul Grand Canyon sta in eremitaggio un grande maestro dell’arte della meditazione e ho intenzione di chiedergli di farmi fare un apprendistato.

Ciò detto i due uscirono dalla stanza, lasciando a Lupin, confuso ed esterrefatto, il compito di rassettarla.

A nulla valsero le sue proteste: ormai Jigen e Goemon se n’erano andati.

Non vedendo alternativa, Lupin infilò i guanti per i piatti e iniziò a raccogliere le stoviglie sporche, dopotutto aveva promesso che se ne sarebbe occupato.

 

Nota dell’autrice: Salve a tutt* e ben ritrovat* a quest’ultimo capitolo della serie Slices of Life! Vorrei ringraziare Fujikofran che incoraggia la mia scrittura con le sue recensioni a fine capitolo e Gella che ha inserito la raccolta tra le storie seguite! Thank you!

Dunque, oggi a Bake Off Japan per voi… Lupin III, Jigen Daisuke e Goemon Ishikawa XIII! Mi sono divertita molto a immaginare questo scenario e spero di avervi strappato un sorriso. Siamo quasi arrivati alla fine di questa mini raccolta nella raccolta e, dopo questa pausa un po’ lunga che mi sono presa, cercherò di essere più presente e di pubblicare con maggiore costanza. Il prossimo capitolo si intitolerà Patching up a wound, ci vediamo lì!

Grazie della vostra lettura e spero che vogliate farmi sapere cosa pensate del mio lavoro lasciando un piccolo commento nello spazio dedicato alle recensioni!

Alla prossima,

Desma

   
 
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