Serie TV > Hannibal
Ricorda la storia  |      
Autore: ArwenDurin    20/09/2020    2 recensioni
Dentro la testa di Will Graham, s3 dove non può fare altro che arrendersi e ammettere l’importanza di Hannibal per lui
Hannigram of course
"C’erano giorni che riusciva ad ignorare la sensazione, restava nascosta dietro le sue palpebre in incubi e ricordi sospesi nel vuoto ma poi c’erano notti come quelle; dov’erano lì davanti a lui come fotografie sbiadite, sentiva le loro voci nella sua mente, e poteva avvertire la sua presenza scorrere in lui e nel suo sangue facendo pompare il suo cuore."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hannibal Lecter, Will Graham
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Una stretta lì proprio al centro del suo petto, poteva sentire il sangue fluire nelle sue vene e il cuore pulsare mentre quell’oppressione gli toglieva il respiro. Aprì gli occhi definitivamente ben conscio che era una di quelle notti, gli incubi erano diminuiti lontano dagli orrori a cui era sottoposto all’fbi, ma qualcos’altro ne aveva preso il posto.
C’erano giorni che riusciva ad ignorare la sensazione, restava nascosta dietro le sue palpebre in incubi e ricordi sospesi nel vuoto ma poi c’erano notti come quelle; dov’erano lì davanti a lui come fotografie sbiadite, sentiva le loro voci nella sua mente, e poteva avvertire la sua presenza scorrere in lui e nel suo sangue facendo pompare il suo cuore.
Sospirò, incontrando il soffitto buio a fissarlo e sbatté le palpebre ignorando l’orologio al suo comodino e l’ora tarda che segnava, e puntando gli occhi su sua moglie che dormiva beata accanto a lui.
Di solito la vista della propria compagna doveva rallegrare l’uomo che la guardava, e per un po’si era convinto che nei sorrisi dolci di Molly e nella quiete di quella vita, avrebbe trovato la felicità totale, in parte ci era persino riuscito. Ma alcuni giorni in cui era più propenso a dare ascolto alla consapevolezza, sapeva che era tutta apparenza, un illusione di una normalità che non gli apparteneva.
La vista di Molly addormentata non creava nessun senso di pace in Will nemmeno un briciolo a quell’opprimente sensazione di vuoto che premeva nel suo petto, il suo sguardo tornò al soffitto buio e per un breve istante, nelle luci della sera, vide un volto: un ombra e figura che dovevano terrorizzarlo e invece, aveva possesso di lui.
Will chiuse gli occhi portandosi le mani al volto e decise di alzarsi, oramai abituato al rimedio da utilizzare, e si diresse in cucina, accese la piccola luce al neon che fece qualche capriccio come al solito, e prese un bicchiere dal mobile sopra di essa. Percorse il corridoio che lo condusse in sala, era grande e dalla porta d’ingresso con il vetro in alto filtrava la notte, accese la luce di un caldo arancione spento dirigendosi poi verso un mobiletto vicino alla libreria, dove estrasse una bottiglia di whiskey, con cui riempì il bicchiere. Un gesto automatico che fece vagare il suo sguardo in pensieri e memorie ed a quanto il colore del liquore fosse simile all’ambra. Chiuse gli occhi e tirò un sospiro esasperato prima di sedersi sulla poltrona, il cuscino grande rosso dietro la sua schiena era morbido, e ringraziò Molly mentalmente per averlo fatto. Si chiese cosa ci fosse di sbagliato in lui che invece di svegliare sua moglie o parlare dei suoi tormenti, si isolava con del whiskey e stava in compagnia del silenzio, ma la verità era ben chiara: non avrebbe capito, lei sapeva soltanto quanto Hannibal fosse pericoloso, un cannibale, un criminale ma nulla di più, non poteva sapere dell’altro.
Molly meritava di meglio, Will lo sapeva bene, ma egoisticamente non voleva lasciare la sua famiglia, per quanto si sentiva più come un mostro inserito in una fiaba.
Divaricò le gambe cercando di rilassarsi e bevve un sorso chiudendo gli occhi, poi un altro e un altro ancora, assaporando il whiskey e annacquando quell’esistenza che sembrava vuota giorno dopo giorno. Si guardò intorno non sentendo più nulla, la solitudine chiudeva ogni altra sensazione opprimendo il suo respiro, e bevve finché i suoi sensi non si annebbiarono e la sua vista non si appannò leggermente. A quel punto chiuse di nuovo gli occhi e la stanza pian piano svanì, lasciando il posto ad uno studio che ben conosceva, i muri rossi lo accolsero così come la statua nera di un cervo in un tavolino all’angolo e quell’odore di familiarità che invase il suo petto.
Guardò di fronte a sé e lo vide, seduto con grazia in uno dei suoi completi a tre pezzi eleganti, questa volta indossava il beige che tanto mettevano in risalto i suoi occhi ambrati. Lo osservava con la solita calma rassicurante, e lui avrebbe potuto annegare in quegli occhi e non tornare mai più.
«Due volte in una settimana, un cambio repentino nelle nostre sedute.»
Will abbozzò un sorriso, non sapeva se l’altro gli avrebbe mai fatto presente con tanta schiettezza e ironia, il fatto che quelle “chiacchierate” tra loro capitavano più di frequente, o se era la sua coscienza a rimproverarlo.
«Ci sono domande che richiedono risposte.»
Alzò entrambe le sopracciglia e lo guardò accavallare le gambe facendogli un segno con la mano di continuare, Graham si sporse in avanti con le mani giunte sotto il mento.
«Tu amavi la tua libertà Hannibal, mi hai pugnalato in nome di quella libertà, eppure non sei qui e ti sei fatto catturare per farmi sapere sempre dove trovarti, perché?»
«Per la stessa ragione per cui mi avevi dato l’opportunità di scappare.»
«Sapevo che non l’avresti fatto.» Con lo sguardo percorse il suo viso, dai suoi occhi, il suo naso, la sua mascella e le sue labbra, come se volesse imprimerli a fuoco nella mente più di come già erano.
«Ma non eri certo.»
Ed eccolo quel piccolo sorriso, quello in segno di vittoria, convinzione di aver ragione, e motivo di resa da parte dell’ex profiler…odiava quel sorriso.
Will di tutta risposta si appoggiò di nuovo allo schienale della poltrona, spostando lo sguardo altrove in giro per la stanza, era tutto così uguale, come la luce accesa della lampada, le tende bianche con le righe rosse tirate a coprire la finestra, ma che lasciavano uno squarcio sulla sera al di fuori; era tutto così dannatamente perfetto che avrebbe potuto perdersi nel suo palazzo della memoria.
«A volte ci si concentra a fare domande di cui già si conosce la risposta, soltanto perché le altre ragioni, le vere domande e motivazioni, non si vogliono vedere.»
Quelle parole furono in grado di scuotere Will a guardarlo di nuovo, Hannibal aveva assunto una posa più rilassata con le mani poggiavano sulle cosce.
«Non sei qui per questo, Will.»
Graham abbozzò una risata stizzita, scuotendo il capo.
«E per cosa sarei qui, dottor Lecter?»
Lui lo guardò con il capo di lato, sempre calmo e stabile come un remo in una forte tempesta.
«Tua moglie è di là, ma sta dormendo da sola ancora e ancora, non trovi conforto in lei, né in questa vita semplice ma fittizia che ti sei costruito...»
«Smettila.»
Ma lui non si fermò, perché Hannibal non si sarebbe fermato, non a quel punto.
«Amare qualcuno ci rende consapevoli del potenziale dell’altra persona, e se ricambiato, di conoscerla affondo senza remore o paure nei suoi istinti, desideri, e passioni.»
«Stai suggerendo che Molly non mi conosce?»
Will afferrò i braccioli della poltrona dov’era seduto, li strinse forte e il ferro di essi penetrò la sua pelle causandogli il dolore che cercava, mentre sentiva il suo cuore battere con sempre più voracità.
«Lei conosce una parte di te, ma soltanto ciò che le hai fatto vedere non la parte che tanto ostinatamente cerchi di nascondere. Tu vuoi essere visto Will, per davvero, e senza barriere, ti manca questa sensazione.»
Graham si passò le mani sul volto, e sospirò sul punto del non ritorno, avrebbe tanto voluto urlare ma aveva paura che se l’avesse fatto, esso non sarebbe rimasto nel suo palazzo della memoria.
«Tu l’hai sempre fatto.» Sussurrò dopo qualche minuto e vide con la coda dell’occhio  l’altro annuire.
«Ti ho sempre visto e accettato, Will.»
I loro occhi si incontrarono e in quelli di Hannibal vide quel calore familiare che lo faceva sentire coccolato, come se l’altro lo stesse accarezzando…l’unico sguardo che riusciva a togliere la solitudine nel suo essere.
Si scosse e interruppe il contatto visivo.
«La mangusta quando il serpente è sotto casa…ma io non sono soltanto questo.»
«No Will, hai molte faccettature e una mente meravigliosa, ma sei anche questo.»
Will annuì, aveva ragione, l’aveva sempre avuta e non poteva farci più nulla, una risatina affranta e rotta riempì la stanza e si alzò dalla poltrona privo di difese.
«Non posso fuggire da te, vero?»
«La domanda è, vorresti davvero farlo?»
Strinse i pugni e per un istante li vide insanguinati, sentì la sensazione di potere e assuefazione di quando uccise Randal Tier, e la testa di nuovo pensate finché Hannibal non toccò le sue mani. Sbatté gli occhi e si ritrovò di nuovo nella stanza con lo psichiatra.
«Un lato di me lo vuole, probabilmente la parte giusta che è rimasta.»
Lo guardò ed Hannibal deviò lo sguardo dietro e oltre lui, verso le finestre come se potesse vedere tutto il mondo all’esterno, giudicare e osservare.
«È stata la tua parte morale a condurci qui.»
Per un secondo Will voltandosi verso la finestra, la vide sbarrata e sentì le chiavi chiudere la serratura della prigione dove era rinchiuso insieme a Lecter.
«Dovevo credere nella parte migliore di te?»
Si voltò a guardarlo ed Hannibal si leccò le labbra, deglutendo, un gesto che faceva quando un pensiero netto dominava la sua mente, e Will fu contento di poterlo guardare senza remore meravigliandosi però, di come la sua attenzione si concentrò sulle labbra dell’altro.
«Come io credo nella tua.»
«Io ti vedo Hannibal, sapevo cosa sarebbe successo se avessi scelto diversamente.»
Lo guardò mutare dalla forma umana alla sua vera essenza, la pelle nera con lunga corna di cervo e occhi bianchi d’infinito che lo conducevano in luoghi di orrori, omicidi, e sangue. Ma quando sbatté le palpebre e tornò Hannibal di fronte a lui, capì che in quel luogo avrebbe avuto abbracci, devozione, e accettazione nel silenzio formato da due anime che bene si conoscevano.
«Non c’era altro modo.» Aggiunse in un sussurro, ma Lecter negò.
«Sì che c’era.» I suoi occhi si spensero nello stesso modo di quando lo lasciò prima che si facesse catturare, e la medesima sensazione di essere squarciato sconquassò le sue membra.
Will abbassò lo sguardo.
«Avrei potuto fuggire con te, o ucciderti e farmi uccidere da te.»
Sapeva nel profondo del suo cuore, che Hannibal avrebbe reagito se avesse tentato e c’era la possibilità che la morte gli avrebbe presi entrambi e da un lato, era stato allettante… ma non era riuscito, non dopo tutta l’intimità che aveva condiviso con lui.
«Fuggire o morire, alla ricerca della libertà.»
Will si avvicinò a lui a passi lenti e calcolati, il silenzio era assoluto e poteva sentire il suo respiro scandire il tempo che ci stava mettendo a raggiungerlo, Hannibal lo guardava con quella devozione che lo faceva sentire potente, com’essere essere eretto sopra ogni cosa e persona.
«Volevo ucciderti con le mie mani.»
Si sedette a cavalcioni sulle sue ginocchia e le mani di Hannibal furono sulla sua schiena, e lo accarezzavano piano, in ondate di piacere che scendevano sino al suo inguine. Will portò le mani al suo collo e strinse, sentì il suo cuore battere e il suo sangue pulsare ma lui rimase impassibile, non reagì.
«Così Will, proprio così.»
Poté sentire la voce di Hannibal sussurrargli nell’orecchio e vibrare in ogni cellula del suo corpo, per quanto fosse sotto di lui zitto e fermo, i loro occhi si incontrarono e sentì il suo respiro bloccato. Non stava reagendo ma piuttosto sottostando sotto di lui, gli stava lasciando il controllo e Will sentì persino il suo respiro fermarsi, guardarlo lì così fermo, con gli occhi ambrati che lo fissavano conducendolo in una voragine d’estasi irrestisibile…fu troppo.
La sua presa si alleggerì e si trovò a sfiorare il suo collo invece di stringerlo, ad avvolgerlo con le braccia invece di spezzarlo, mentre Lecter portò le sue mani a stringergli la vita, conducendolo più vicino a lui. Will si sporse in un gesto naturale, senza pensarci e le labbra si poggiarono sulle sue come una carezza, erano così morbide, suadenti, e irresistibili oramai. Hannibal aprì la bocca facendo in modo che fosse l’inizio di un bacio che gli tolse il respiro.
 
Will spalancò gli occhi con tanta velocità che gli girò la testa, strinse con forza il bicchiere di whiskey prima che finisse a terra in frantumi, e bevve tutto il liquore rimasto in un sorso. Il suo respiro era pesante e la testa martellava, poggiò il bicchiere vuoto sul bracciolo della poltrona per portarsi le mani tra i capelli, avrebbe voluto negare ciò che aveva visto, provato, e sentito e che era stata colpa dell’alcool che gli aveva annebbiato i sensi ma non poteva mentire a se stesso.
Il suo corpo tremava e non soltanto per lo sconvolgimento di aver vissuto una situazione così intima con Hannibal, e così reale che sentiva ancora le sue labbra morbide, no…era eccitato, estasiato, pieno di desiderio e rimpianto che la situazione non fosse davvero successa.
Tirò un sospiro togliendosi le mani dal volto e cercando di calmarsi, ma sapeva che era inutile, troppe emozioni correvano nel suo corpo, nel suo cuore, e in ogni organo e cellula che facevano parte di lui, si sentiva spossato e consumato come se Hannibal avesse azzannato ogni parte di lui.
Avrebbe voluto gettarsi a terra in ginocchio e urlare così forte da non avere più voce e non dover sentire più nulla ma non poteva farlo… così rimase bloccato e immobile, lo sguardo spento disperso nel nulla, aspettando che la sua mente smettesse di fare male.
Il vuoto lo circondava e lo stava divorando lentamente.
Will si alzò dopo un po’ di tempo, non poteva dire quanto, sapeva soltanto che la luce dell’alba stava spuntando quando raggiunse la sua camera da letto e si sdraiò. Sentì delle braccia avvolgerlo da dietro e per un istante, un breve secondo di veglia prima che cadesse in un sonno buio e senza sogni, non pensò che chi lo abbracciasse fosse Molly. Era diverso, più forte, più possessivo, invadente, e calmo ed era ciò che più voleva, più suo.
Hannibal.

Angolo Autrice:
Mi sentivo sola, e così è nato sto racconto, e niente non voglio certo sfogarmi qui 😝
Ringrazio la canzone dei Depesce Mode You are the sinner in me, che hanno ispirato il titolo e la scena con il whiskey nonché mi hanno fatto 
da sottofondo in tutto il racconto!

Grazie a chiunque leggerà e/o commenterà ^_^



 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Hannibal / Vai alla pagina dell'autore: ArwenDurin