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Autore: Lacus Clyne    20/09/2020    3 recensioni
*Mizushipping/Blueshipping*
Nei suoi ultimi istanti, Kisara non ha paura: sa che il suo legame con Seth è talmente forte da trascendere il tempo sin dal lontano passato. Gli è sempre accanto e sarà con lui sempre, anche nella vita a venire. Seto, il cui legame col Blue-Eyes non ha mai realmente trovato spiegazione, si è fatto forte della sua rivalità con Atem, al punto da raggiungerlo in un'altra dimensione. Ma in questa dimensione, cosa comporterà realmente quel duello? Post DSOD, perché volevo fortemente una conclusione diversa.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atemu, Kisara, Seth, Seto Kaiba
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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ETERNITY

 

 

 

 

Persino nei suoi ultimi attimi vissuti nelle spoglie mortali, così tanto peculiari da farla sentire una straniera nella sua stessa patria, Kisara aveva percepito l'eternità.

 

Nelle forti braccia che la stringevano, le stesse che l'avevano tratta in salvo più volte e che, sin da tempi immemori, per qualche ragione a lei sconosciuta, sapeva avrebbero rappresentato sia un porto sicuro che la sua rovina. Negli occhi color del Nilo azzurro che urlavano più di quanto le parole avrebbero mai potuto, lucidi come mai aveva visto prima d'allora, colmi di un dolore e di un desiderio di trattenerla a sè che, Kisara sapeva, avrebbero trasceso il tempo.

 

Lo sentiva da prima ancora di conoscerlo. Sapeva che c'era qualcosa che l'avrebbe condotta a lui, sempre e per sempre. Ma non sapeva dir cosa. Aveva vissuto tra stenti e sevizie tali da rendere chiunque in collera con gli dei, irato per tale ingiustizia, per provare a darvi una spiegazione che contemplasse dei sentimenti positivi. Lei però, sentiva che essi vibravano nella sua anima al sol pensiero di quella persona, riscaldandole quel cuore che tanto aveva sofferto.

 

Era diversa, d'altronde. Non erano solamente la sua pelle diafana e l'argento dei suoi capelli a renderla differente da chiunque altro in terra d'Egitto. Lo erano anche i suoi occhi: due zaffiri profondi di tale bellezza da far sì che qualcuno avesse persino desiderato di cavarglieli. Del resto, in quei suoi occhi, non vi era soltanto l'intensità del blu egizio: vi era la profondità dell'eternità.

 

Quel suo Ka che lei poteva appena percepire e che aveva evocato anche durante le sue ultime ore, con tutta la potenza del suo desiderio di salvare quella persona, le aveva fatto dono di un potere che, ne era certa, un giorno avrebbe fatto sì che la sua anima immortale potesse compiere un destino più grande della loro stessa esistenza: Kisara era nata per lui, per essere sua. Per essere la luce in quell'anima inquieta e tormentata che avrebbe ceduto al dolore e all'oscurità, tanto da portare essa stessa sul loro regno.

 

Ma lui era nato per essere un sovrano. Lei lo sapeva, sin dal primo istante in cui l'aveva salvata. Il suo senso di giustizia e il suo desiderio di proteggere il regno d'Egitto lo rendevano figlio di Ra tanto quanto lo erano stati coloro che l'avevano preceduto. E nonostante quel suo nome che, come il Libro dei Morti raccontava, lo faceva così simile al dio fratricida, lui avrebbe combattuto accanto al Faraone senza nome, quando i tempi l'avessero richiesto. E così era stato: indomito e tormentato, devoto al punto da immolare la sua felicità sull'altare della ragion di stato. Eppure suo, perché aveva scelto lei per ciò che era e non per il potere che viveva nel suo cuore.

 

Kisara non gli aveva mai detto di essere orgogliosa di lui, non aveva osato per quella sua naturale inclinazione alla timidezza e alla gentilezza, la stessa che lui le aveva dimostrato e che, per la prima volta nella sua breve vita, l'aveva fatta sentire finalmente accettata in quanto essere umano, qualcuno da amare. Nonostante tutto, sentiva di non aver bisogno di ammetterlo a voce alta, ma nei suoi ultimi momenti, aveva nutrito la necessità di fargli capire quanto quel loro legame, quel loro amore mai vissuto, sarebbe stato forza immortale.

 

Mentre l'anima abbandonava il suo corpo mortale, trasformandosi nello spirito che albergava in essa, Kisara aveva accarezzato il suo volto e, una volta libera dai vincoli terreni, gli si era donata, ponendo il suo potere, la sua stessa anima, nelle sue mani, affinchè diventasse per lui spada e scudo, per proteggerlo e per aiutarlo a compiere il suo destino. E nel farlo, gli aveva ricordato di non lasciare che il suo cuore fosse intrappolato dall'oscurità. Lei gli sarebbe stata accanto sempre, portandolo nella luce, incontrandolo nei sogni, abbracciandolo ad ogni sua evocazione, combattendo al suo fianco negli anni del suo regno, come fosse stata la sua grande sposa reale, lei, ultima tra i reietti d'Egitto.

 

E quando vennero gli ultimi istanti di vita del Faraone che aveva ridato vita e lustro al regno delle Due Terre, Kisara fu lì ad accoglierlo, a condurlo verso una nuova vita, tremila anni più tardi, nelle vesti di un implacabile giovane duellante il cui cuore sembrava non essere ancora in grado di trovare pace.

 

Aveva desiderato asciugarne le lacrime da bambino, quando cercava di mostrarsi all'altezza del far da padre al suo fratellino, lui che aveva perso a sua volta i genitori. Aveva desiderato risparmiargli umilianti e crudeli sofferenze sotto il giogo di un padre adottivo che ne aveva distrutto l'innocenza. Aveva desiderato vederlo superare quella sua innata solitudine per far sì che potesse vivere dei legami sinceri. Aveva desiderato di essere al suo fianco ancora una volta per ciò che era quando lui aveva strappato la carta del Blue-Eyes White Dragon provocandole un dolore immenso che, ne era certa, avrebbe preferito mille volte infliggere a se stesso se soltanto l'avesse riconosciuta. Eppure, non l'aveva mai tradito. Aveva combattuto ancora per lui e con lui. Sapeva da millenni che lui sarebbe tornato da lei. Che avrebbe creduto al destino, in un mondo in cui l'antica magia aveva lasciato il posto ad altrettanto inquietanti magie oscure che erano in grado di materializzare l'impensabile. Che avrebbe creduto in lei.

 

 ***

 

Alla fine, Seto aveva creduto. E nel credere, Kisara gli era apparsa di nuovo, così come lui la ricordava, così come lei era stata. Ma non l'aveva stretta tra le sue braccia, nè aveva saputo riconoscere in quell'essere di luce l'anima antica della sua amata. Eppure, aveva sentito il bisogno di fidarsi. Lei lo proteggeva da sempre e gli era accanto da così tanto tempo che mai avrebbe potuto dubitare di ciò che stava provando. Si era fatto forte del desiderio mai sopito di una rivincita contro il suo predecessore, colui che non aveva mai sconfitto in tempi fin troppo lontani e verso cui sentiva di avere ancora qualcosa in sospeso: non vi era mai stato tra loro un vero duello rituale che lo rendesse degno di essere Faraone d'Egitto. E quel pensiero l'aveva tormentato per troppo tempo, assumendo forme differenti, nelle vite a venire. Ma non era il solo motivo e l'aveva compreso soltanto quando, dopo aver messo la Kaiba Corporation nelle mani di Mokuba, aveva immolato se stesso per raggiungere quella dimensione trascendente la mortalità.

 

Che fosse l'aldilà o che fosse il regno in cui dimoravano gli dei non aveva avuto importanza, fino a che, in quel duello oltre il tempo, quando aveva evocato il suo servo più fedele, il suo orgoglio, la sua anima, non si era ritrovato davanti Blue-Eyes, ma, come Mahad era apparso con le sue antiche sembianze ad Atem, una cascata argentea era apparsa ai suoi occhi. Il suo cuore posato aveva mancato un battito, ma quando Kisara si era voltata, non più solo essere di luce, ma così reale e viva, con la sua pelle d'alabastro e i suoi occhi blu che tanto amava e gli aveva sorriso, Seto era crollato sulle ginocchia, come quando aveva avuto dinnanzi a sè quella tavola di pietra che l'aveva intrappolata per sempre, portandola via da lui. Ma Kisara, quella Kisara, la sua Kisara era lì e l'aveva finalmente potuto stringere tra le braccia come aveva sempre desiderato fare. Nuovamente da umana, non più drago. E, prima ancora che la mente di Seto fosse in grado di dare un senso a ciò che stava vivendo, la sua anima ricordò.

 

"Kisara", pronunciò quel nome con reverenza, come un sussurro di rinnovata speranza, e le sue braccia si mossero a cingerla, a sentire il calore di quel corpo che non stringeva da troppo tempo.

Le lunghe ciocche d'argento di Kisara scesero come una cortina su di loro, mentre lei gli permetteva di sincerarsi che non fosse una qualche illusione, più preziosa di una reliquia sacra, più desiderata di quel duello che oramai, era concluso a prescindere da qualunque esito. Vittorioso, perché aveva ritrovato il senso della sua stessa esistenza, in vero.

 

Atem, non più sul suo lucente scranno d'oro, l'aveva compreso dal primo istante in cui aveva visto la reincarnazione del suo antico rivale varcare la soglia di quelle stanze reali. Eppure, quel duello doveva essere concluso, per far sì che Seto potesse tornare al tempo che gli apparteneva. Aveva ordinato un ultimo attacco e Mahad aveva obbedito. Era bastato un attimo perché Seto tornasse concentrato sulla battaglia. Non aveva avuto bisogno di dire nulla. Kisara sapeva. Sapeva da sempre. Le era stato sufficiente voltarsi appena perchè la sua luce si sprigionasse e dissipasse l'attacco di Mahad, ponendo fine, una volta per tutte, a quel duello.

 

Atem si inchinò a loro ancora chinati e stretti in un abbraccio, al Faraone e alla sua sposa di luce, al di là di ogni apparenza, riconoscendone la vittoria in quel tempo senza tempo, perso nello scorrere dell'eternità.

 

Era una fine definitiva quella posta, come un sigillo, su quella rivalità, ma in essa non vi era dolore. Si congedarono tributandosi rispetto reciproco, perché entrambi erano sovrani, i più forti duellanti mai esistiti. E Atem, ringraziandolo per aver avuto fede, gli ricordò di continuare ad averne, ma stavolta, nell'amore che aveva diradato le tenebre del suo animo una volta per sempre, nella radiosa e incantevole figura di Kisara, la sua luce. Seto strinse la mano di Kisara, nel sentire quelle parole e annuì gravemente come se Atem gli avesse affidato un compito ancora più importante del governare l'Egitto, un tempo. Poi, si rivolse a lei, che percepì il suo timore.

 

"Andrà tutto bene", gli disse. "Io sono e sarò sempre con te."

Non ebbe bisogno d'altro. Le credeva. "Torniamo a casa, Kisara."

 

 

 

 

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E... niente, eccomi qui! Non avevo una precisa idea di cosa ne sarebbe venuto fuori, per cui mi sono affidata alla musica (le soundtrack di Yu-gi-oh! in questo caso) e alle immagini...

sono sempre molto arrabbiata con Takahashi per non averci concesso un finale decente, per cui ora ho sentito la necessità di scrivere qualcosa su di Seto e Kisara.

E, poi, cosa non meno importante, ho pensato a te che sei ispirazione e meravigliosa compagna di letture, dolcissima Evee! <3

Una volta mi hai lanciato un guanto di sfida... ecco, il momento per raccoglierlo alla fine è arrivato! Spero solo di esserne stata all'altezza! <3

 

  
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