Serie TV > Supernatural
Ricorda la storia  |      
Autore: Joy    20/09/2020    4 recensioni
C'era Dean.
C'è sempre stato Dean.
E Sam non riesce neanche a pensare che tra meno di un anno, non ci sarà più.

[Scritta per la Now it's your turn Challenge, gruppo Facebook Hurt/Comfort Italia]
Ambientata durante la terza stagione.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Scritta per la Now it's your turn Challenge, gruppo Hurt/Comfort Italia

 

Prompt: Terza stagione. Sam sapeva che le priorità erano altre in quel momento, per cui, non ha fatto sapere a Dean quanto grave fosse il proiettile alla spalla che si è beccato da Bela Talbot, preferendo portare avanti l'idea della “presa di striscio”. Finché non è troppo tardi.

 

Ambientata dopo la 3x03

Warning: ferita da arma da fuoco (non descritta), incubi.

 

 

 

 

Sangue nefasto

 

 

 

La ferita fa schifo.

Certo, Sam ha visto di peggio; come quella volta, quando aveva dieci anni, in cui suo padre tornò da una caccia con la schiena dilaniata dagli artigli di un licantropo e il volto distorto da una smorfia di dolore che Sam non è mai riuscito a dimenticare; ma allora c'era Dean a prendere in mano la situazione.

C'era suo fratello, dall'alto dei suoi quattordici anni, a guidare quel colosso di padre sul letto del motel e ha chiamare l'ambulanza. Era stato Dean, a indossare la maschera da ragazzino terrorizzato, che forse era più vicina alla realtà di quanto lui stesso fosse disposto ad ammettere, e a raccontare alle autorità di campeggi e orsi, e di come loro padre avesse tentato di tenerli al riparo.

C'era Dean.

C'è sempre stato Dean.

E Sam non riesce neanche a pensare che tra meno di un anno, non ci sarà più.

“Sei caduto nel cesso, Sam?”

La voce di suo fratello lo riscuote, esattamente come faceva durante quelle notti, molti anni prima, quando le sue parole era l'unico suono capace di riportarlo alla realtà.

Solo che ora non è più un bambino e l'incubo che sta vivendo è la realtà.

“Dammi solo un secondo, Dean” gli grida in risposta, poi si rovescia una buona dose di disinfettante sulla spalla, s'infila una maglietta pulita ed esce dal bagno.

Gli occhi di suo fratello lo scrutano da capo a piedi.

“Tutto bene, Sammy?” gli chiede.

“Certo” gli risponde senza esitare.

Le pieghe sulla fronte di Dean, però, non si distendono.

“Caccia facile, al cimitero di Austin” gli dice tuttavia, dopo un istante. “Sale, una bella fiammata e abbiamo finito. Sei con me?”

Il tono è comunque dubbioso, Sam coglie il momento in cui lo sguardo di suo fratello si assottiglia per scrutarlo più a fondo.

Si sforza di rilassare le spalle, la ferita pulsa e duole quasi fosse viva.

“Ovvio” si affretta a rispondere.

Dean gli lancia un'occhiata poco convinta.

“Come va la spalla?” gli chiede.

“Quasi guarita” risponde un po' troppo velocemente.

“Uh” borbotta Dean, afferrando il borsone con le armi. “Comunque faremo presto.”

 

 

 

 

Il faremo presto di Dean si traduce in tre ore di scavi, un fantasma incazzato e la rivelazione, fin troppo scontata, che il suo spirito è legato alla terra da un oggetto e non da quelle ossa che hanno appena ridotto in cenere.

Sam pensa questo mentre si schianta contro una vecchia lapide di pietra.

Pensa anche che suo fratello è solo, dall'altro lato del cimitero e sta combattendo con tutte le sue forze per proteggerlo, come fa da tutta la vita.

Una premura che lui, evidentemente, non riesce a ricambiare.

La testa gli esplode e la nausea lo piega sul terreno, senza permettergli di rimettere alcunché; affonda le unghie nella terra del cimitero e s'impone di respirare lentamente.

La spalla gli manda fitte lancinanti, ormai la percepisce solo come un ammasso di carne dolorante; qualcosa di caldo e appiccicoso gli gronda lungo il braccio, la ferita deve essersi riaperta.

Sangue maledetto che si riversa su terreno consacrato, pensa.

“Sammy!” sente in lontananza.

Solleva lo sguardo.

Una madonna dalle mani giunte veglia la sua agonia.

Ha gli occhi sbiaditi, pensa Sam, come quelli di sua madre, nella foto che Dean tiene nel portafoglio.

“Sammy!” sente di nuovo, ma non riesce a rispondere, non riesce a dire a suo fratello ciò che gli chiude la gola da quando è tornato in vita.

Rotola di schiena, sul terreno.

Sopra di lui solo rami intrecciati, fantasmi dalle mani adunche e il mantello grigio e perlaceo della nebbia che rende la terra uguale al cielo.

 

 

 

 

Ha freddo e caldo insieme.

La testa gli brucia tanto da non riuscire a tenere gli occhi aperti.

Dean è con lui, però, lo sa anche senza vederlo.

Sente l'odore inconfondibile del cuoio della sua giacca e la nota lievemente zuccherosa del liquore che si è concesso.

“Sei proprio una spina nel culo, fratellino” conferma la sua voce, pochi istanti dopo.

“D..Dean...” balbetta in risposta.

La mano di suo fratello gli solleva la testa e gli appoggia una compressa alle labbra.

“Prendi questa” gli dice sottovoce, e deve essersi accorto dello sguardo interrogativo che è riuscito a rivolgergli, perché annuisce incoraggiante, come faceva quando aveva ancora a che fare con un moccioso frignante che non voleva medicine.

“È solo l'antibiotico che avresti dovuto prendere tre giorni fa” chiarisce, prima di avvicinargli alla bocca anche un bicchiere d'acqua.

“Manda giù” gli dice e tiene il bicchiere per lui, perché Sam ha a malapena la forza di sollevare una mano e sfiorargli le dita.

Quando lo fa il bicchiere trema, si ferma solo quando Sam vi posa le labbra.

Inghiottire gli costa fatica, con la gola riarsa come si ritrova; aggrotta la fronte per lo sforzo e Dean solleva un sopracciglio.

“Bevi ancora un po'” gli dice, intuendo il disagio. “A piccoli sorsi.”

Sam beve fino vuotare il bicchiere e si lascia ricadere sul cuscino.

“Bravo il mio Sammy” lo gratifica Dean, abbozzando un mezzo sorriso.

E Sam vorrebbe dirgli di smetterla, perché non ha più cinque anni e davvero sta diventando imbarazzante, ma la mano di Dean plana fresca sulla sua fronte in fiamme e...

“Non voglio perderti” gli dice, invece.

“Neanch'io, Sammy” gli risponde pronto suo fratello.

 

 

 

 

Nel suo sogno, cammina costeggiando la recinzione di un cimitero.

“Non c'è niente in fondo a quella strada, ragazzo” grida la voce di suo padre in mezzo alla nebbia. “Torna indietro.”

Lui lo ignora, una lanterna si spegne, suo padre si allontana dandogli la schiena.

La strada diventa selvaggia, sente i ciottoli sconnessi sotto le suole delle scarpe; vecchi alberi ricurvi si chinano frusciando. Sam Winchester lascia tra le loro mani brandelli di vestiti e qualche goccia di sangue troppo scuro.

Il suo passo strascicato e caparbio lo porta alla fine della via.

Un muro lugubre e diroccato sembra la sua unica scelta: i mattoni caduti scavano nella recinzione un sorriso crudele.

Sam si appoggia alla parete diroccata e, socchiudendo gli occhi, l'oltrepassa senza sapere cosa si trova al di là.

Fruscii, ombre e lapidi chine.

Nebbia densa e terra fradicia.

Arranca malfermo tra le tombe, un uccello notturno manifesta la sua presenza; il suo stridere solitario lo commuove.

Sente il dolore all'altezza del cuore.

Barcolla, cade in ginocchio.

Poi compare un' ombra, che in mano tiene una lanterna.

L'accende.

 

 

 

 

“Sam.”

Respira aria calda.

“Sammy.”

… E l'aroma familiare di un dopobarba ogni anno più antiquato.

“Va tutto bene.”

Tra le mani stringe la camicia di suo fratello; lo stesso tessuto che sente sotto la sua guancia bagnata. Anche quello è familiare.

“Sono qui.”

Sente anche la voce di suo fratello.

“La luce è accesa, Sammy, apri gli occhi.”

Quando lo fa, la stanza del motel, si delinea intorno a lui.

Contro di lui, il torace di Dean si rilassa.

“C..cosa è successo?” chiede farfugliando, ancora incapace di districarsi dall'abbraccio di suo fratello.

“Un incubo Sam” gli risponde lui, strofinando i palmi aperti lungo tutta la sua schiena. “Solo un incubo.”

Sam annuisce e nasconde il viso contro il suo collo.

“Uno dei soliti” farfuglia contro la sua pelle.

Le spalle di Dean tornano rigide.

“Quale?” gli chiede.

“Il cimitero.”

Le braccia di Dean lo stringono un po' più forte.

“Va tutto bene, Sammy” gli sussurra. “È la febbre che ti gioca questi scherzi. Come sempre.”

E per quanto Sam desideri credergli, non riesce a togliersi dalla testa il pensiero che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato in lui.

“Vuoi bere qualcosa? Gli chiede Dean dopo un istante. “Sei una fornace...”

Ma a Sam manca il coraggio di allontanarsi da lui, di lasciare l'unico appiglio che lo tiene ancorato alla realtà, nel caos della sua mente.

“Tra un po'” tergiversa.

Il va bene di Dean è quasi impossibile da udire, Sam pensa di averlo solo immaginato.

Chiude gli occhi, quando sente suo fratello ricominciare a cullarlo.

 

 

 

 

Si risveglia con il picchiettio della pioggia contro il vetro della finestra.

Dean deve averla aperta, perché riesce ad intravedere controluce piccole particelle d'acqua che spariscono sulla moquette del motel.

L'aria fresca è piacevole sulla sua fronte febbricitante.

Sulla sedia, vicino alla porta, la giacca di suo fratello ha creato una pozza sul pavimento; i suoi stivali ci sguazzano dentro, anch'essi fradici.

Sam si chiede da quanto tempo stia piovendo.

“Sammy.”

Suo fratello esce dal bagno avvolto in una nube di vapore; l'odore del bagnoschiuma si mischia a quello della pioggia.

“Come ti senti?” gli chiede.

Sam abbozza un mezzo sorriso e non risponde.

Sbatte le palpebre un paio di volte, le lacrime compaiono prima che possa fermarle, traboccano in rivoli che gli bagnano le orecchie e inzuppano il cuscino.

Dean si blocca con la maglietta sulla spalla e i pantaloni infilati solo per metà.

“Sammy...” ripete, e il suo tono tradisce qualcosa di profondo, istintivo.

Qualcosa che Sam ha imparato a riconoscere solo quando è diventato adulto, qualcosa che spinge suo fratello a vestirsi in fretta, sedersi sul bordo del letto e chinarsi fino a posare la fronte sulla sua.

“Mi dispiace” gli sussurra.

Qualcosa che spinge suo fratello a metterlo sempre avanti a tutto il resto.

Prima di se stesso da quando erano bambini, prima del volere, da sempre incontestabile, di suo padre, persino prima della sua stessa anima.

Non riesce a fermare le lacrime, Dean gliele asciuga con le dita; qualcosa brilla anche nei suoi occhi.

Sam lo osserva deglutire, poi il suo sguardo si sposta sulla ferita della sua spalla.

“Devo cambiare la medicazione” dice.

Sam annuisce e rimane immobile sotto le sue mani.

“Avresti dovuto dirmi che non si trattava di una ferita superficiale” borbotta, mentre la ripulisce con una garza imbevuta di soluzione salina. “Si è infettata.”

Sam scuote la testa come se non gli importasse e Dean gli scocca un'occhiata di rimprovero.

Sussulta, quando la soluzione penetra in profondità nella ferita e la mano di suo fratello si posa comprensiva sul suo petto, il pollice che disegna l'abbozzo di una carezza sulla sua clavicola.

La crema che gli applica subito dopo, lenisce in parte il dolore, Sam rilascia un sospiro e la mano di Dean si rilassa.

“Tutto fatto, Sammy” gli dice una volta finito.

Poi l'aiuta a sollevarsi contro i cuscini e gli porge una delle solite compresse di antibiotico, che ha buttato giù la sera precedente.

Questa volta Sam ce la fa a reggere il bicchiere da solo, ma la mano di Dean resta comunque sulla sua.

E Sam, certo, non ha intenzione di rinunciarci prima del tempo.

Non vuole rinunciarci né ora né mai.

“Ti va di mangiare qualcosa?” gli chiede Dean, dopo aver riportato il bicchiere sul tavolino. “Ti preparo quello che vuoi.”

E solo allora Sam nota le quattro enormi borse della spesa sul tavolo del motel.

Solleva un sopracciglio e lancia un'occhiata interrogativa a suo fratello.

“Cosa?” chiede quello con aria innocente. “Non possiamo mangiare come persone normali una volta tanto!”

È piuttosto comico detto da suo fratello e Sam si concede la prima risata sincera da giorni.

“Pancake” risponde.

Dean gli schianta una pacca amichevole sul ginocchio e si alza dal letto.

“E pancake sia!” decreta solenne.

 

 

Fine.

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Joy