ALLA RICERCA DI MAI
*
Capitolo
20
*
Era
passato più di un anno da quando Mai, Shu e Pilaf avevano lasciato quella casa,
anche se quest’ultimi, ogni tanto li trovava che bazzicavano nei corridoi di
casa sua, in cerca di cibo.
Nemmeno
i due malandrini avevano avuto più notizie della ragazza, ma almeno sapeva che
stava bene, grazie al drago Shenron.
La
sveglia digitale posta sopra il suo comodino, iniziò a suonare quando il
contatore segnò le ore 7.00 in punto.
Tirò
fuori una mano da sotto le lenzuola e la spense pigiando il bottone in cima.
Era
la quarta che cambiava nel giro di una settimana, a volte premeva quel bottone
con forza senza nemmeno accorgersene.
L’impianto
elettrico centralizzato, e di ultima generazione inventato da sua madre, tirò
su le tapparelle in modo automatico, facendo entrare in pochi secondi la luce
del sole, costringendolo a stiracchiarsi ed alzarsi.
Come
di consueto, fece una doccia e strofinò i denti, si vesti frettolosamente con
abiti preparati il giorno prima e riposti con cura sopra la sedia, prese la
tracolla con tutto l’occorrente per iniziare un giorno nuovo di università.
Trunks ancora assonnato
scese le scale e si diresse verso la cucina, dove un buonissimo odore di caffè
appena preparato, gli raggiunse le narici.
Prese
un brioches ancora calda e l’addentò.
“Ben
svegliato tesoro” Esordì Bulma versando il liquido
nero nella tazza.
“Ciao
fratellone” Lo accolse Bra abbracciandolo.
“Buongiorno
a tutti, oggi niente caffè per me, sono già in ritardo” Disse incontro a sua
madre baciandola sulla guancia mentre si infilava il giubbotto di jeans e
addentava un pezzo di quel merendino appena sfornato.
“Devo
trovare un modo per farti alzare prima” Bulma si
portò due dita sul mento, pensando a qualche invenzione per criptargli la
sveglia alla mattina.
“Non
azzardarti! Ricordati che stasera viene Reiko a
cenare qui” Trunks salutò con il suo solito sorriso.
Un’espressione
che non compariva sul suo volto ormai da mesi, tranne quando aveva conosciuto
proprio all’università la sua fidanzata.
Una
ragazza che gli aveva rubato subito il cuore, forse per la troppa somiglianza
con Mai, teneva capelli neri lisci con frangetta e occhi scuri, carattere forte
e deciso, e a detta di Goten, anche un po' stronzetta.
Non
si capacita di come quella ragazza avesse, un giorno avesse accettato un
appuntamento con lui, era convinto che non si sarebbe presentata.
Galeotto
fu quel caffè rovesciato sbadatamente sulla maglietta bianca di Reiko nella caffetteria della scuola.
“Certo
tesoro, non vedo l’ora di conoscerla!”.
Trunks chiuse la porta
dietro di se, e spiccò il volo verso l’università.
*
“Ehi
amico! Usciamo stasera?” Chiese Goten avvicinandosi a
lui mentre chiudeva di fretta l’armadietto.
“No,
stasera Reiko viene a cenare da me, finalmente
conoscerà ufficialmente la mia famiglia” Lo liquidò di fretta iniziando a
camminare verso l’aula.
“Ohhh, qui le cose si fanno serie” Gli gettò uno sguardo
complice “…comunque congratulazioni amico mio, usciremo un’altra volta!”
Da
quando Trunks frequentava quella ragazza, non avevano
più avuto molte occasioni per vedersi e parlare come ai vecchi tempi, tranne
quando si organizzavano ogni tanti delle rimpatriate, ma negli ultimi tempi
accadeva di rado.
“Certamente”
“Ciao
amore!” Reiko li raggiunse appena li vide varcare la
soglia dell’edificio e dopo aver preso i libri che le servivano per le prossime
lezioni.
Lo
baciò sulla guancia “…e ciao Goten!” Gli sorrise.
“Ciao”
La salutò cercando di parere più allegro possibile.
“Tutto
pronto per stasera? Sono un po' agitata in realtà” Gli chiese prendendolo sotto
braccio.
“Sta
tranquilla, andrà tutto bene, vedrai! Mio padre può incutere timore e non parla
molto, mia madre invece è l’opposto, e mia sorella…beh! Assomiglia un po' a mio
padre per certi aspetti” Le disse grattandosi la gesta imbarazzato mentre
delineava quel quadretto.
Da
quanto Trunks e Reiko
facevano coppia fissa da qualche mese, il suo amico era cambiato molto, non lo
riconosceva più, e di questo gli voleva parlare, quella ragazza secondo il suo
parere, aveva una brutta influenza su di lui.
“Ti
ha dato buca un’altra volta?” Chiese Valese che si
era materializzata dietro di lui.
Goten sbuffò “Si, da
quando si è messo con Reiko, non riusciamo a
formulare una frase di senso compiuto che, quella ragazza appare all’improvviso
e me lo porta via”. Si lamentò incamminandosi nell’aula di scienza.
“Devi
dargli tempo, ha sofferto molto nell’ultimo anno, e ora che è felice, lo
dovresti essere per lui” Gli mise una mano sulla spalla in modo amichevole.
“Lo
so Valese, però mi mancano i momenti che passavamo
assieme, mi manca il mio amico”
“Lo
sai che puoi contare su di me se ti serve una spalla su cui piangere o
sfogarti. La puoi usare come meglio credi” Gli sorrise la castana.
Il
moro ricambiò il sorriso “Sei una buona amica, e grazie per esserci”.
“Sempre”.
“A
proposito, verresti a mangiare una pizza con me stasera?” Era venerdì, e di
stare in casa non se parlava proprio, soprattutto dopo la dura settimana
scolastica appena passata, fatta di esami giornalieri, ricerche e ansia fino
all’uscita dei voti.
“Basta
che non ci provi con me” Disse acida girando i tacchi, non glielo avrebbe mai
dato a vedere, ma ricevere quell’invito, soprattutto da Goten,
uno dei ragazzi più richiesti dal corpo studentesco femminile, uno per i quali,
tutte avrebbero fatto carte false, solo per fare una scopata nei bagni della
scuola o ripostiglio, la lusingava parecchio.
Aveva
una cotta per lui, ma per il momento gli voleva restare amica, meglio sondare
prima il terreno prima di rimanere delusa, le voci che giravano nei corridoi
della scuola, non erano molto confortanti, c’erano troppe ragazze rimaste
scottate perché si erano prese una cotta.
*
La
tavola nella sala pranzo era stata apparecchiata, a detta della padrona di
casa, in maniera molto semplice, se non fosse che la figlia minore strabuzzò
gli occhi non appena vide quante sciccoserie erano
presenti: 2 candelabri d’oro con lunghe candele accese, come le posate e i
sottopiatti, i piatti erano di finissima porcellana pregiata, come di pregiate
c’erano tovaglioli e tovaglia, un centrotavola di fiori freschi, era stato
posto al centro come decorazione.
“Mamma
sei sicura di mettere tutta sta roba? Non era meglio qualcosa di più sobrio?”
Propose la minore, era solo una bambina di otto anni, ma già conosceva bene la
differenza tra una cosa di lusso e una no.
“Bisogna
fare bella figura, Trunks mi ha detto che la famiglia
di Reiko è molto ricca, i suoi genitori sono dei
diplomatici”.
“Che
vuol dire diplomatici?” Chiese con aria interrogativa.
“Beh…”
Bulma cercò un modo per dirlo più chiaramente
possibile “…vuol dire che…che…viaggiano parecchio e che sono molto ricchi.” Si
sbrigò a dire mentre udì la porta principale che si aprì, segno che erano
arrivati.
Le
sistemò alla svelta la gonna di tulle rosa che era sgualcita e insieme andarono
ad accoglierli e fargli gli onori di casa.
“Ben
arrivata cara” La salutò la più anziana quando si trovò davanti quella che
doveva essere la futura nuora.
“Grazie
mille, piacere di conoscerla, mi presento, mi chiamo Reiko
Azuki” Bulma l’abbracciò.
“Benevenuta in casa nostra, siamo felici che sei qui”.
Reiko volse lo sguardo
alla bambina accanto alla mamma “Tu devi essere Bra” Le disse amorevolmente
abbassandosi alla sua altezza.
“E
tu assomigli a Mai” Fece di rimando acida lasciandola interdetta, chi era
questa Mai?
“E’
una sua amichetta” Tagliò corto Bulma imbarazzata, la
stessa cosa della figlia, la stava per dire lei, ma pensò che fosse meglio
tacere, al contrario di Bra, la bocca della verità.
Se
non fosse stato per il vestitino grazioso che indossava, si poteva dire che era
quasi sua sorella gemella.
Seguì
un momento di imbarazzo generale, dove madre e figlio si scambiarono uno
sguardo malinconico, aveva ragione Bra, fottutamente ragione.
Assomigliava
si, ma non era lei.
“Non
darle ascolto, è una bambina un po' pestifera” Le sussurrò all’orecchio
volgendo poi uno sguardo fulminate verso la sorella, che se lo si osservava
meglio, si potevano anche vedere delle scintille.
“Papà
dov’è?” Chiese poi verso la madre per uscire in qualche modo da
quell’imbarazzo.
“Andiamo
intanto a sederci, sono sicura che sta arrivando” Fece segno a Reiko di darle il suo soprabito”.
*
Vegeta
era già seduto a tavola, quando l’ospite e i tre padroni di casa fecero il loro
ingresso nella sala da pranzo.
“Papà,
sei già qui?” Chiese Bra sorpresa andandolo ad abbracciare, ovviamente non
ricambiandola con lo stesso entusiasmo, ma si limitò a cingerle la schiena con
un braccio.
“Hai
finito presto gli allenamenti tesoro” Biascicò Bulma
andandosi a sedere vicino a lui, imitata dagli altri commensali.
“Mi
avevate detto di presentarmi in tempo per cena” Disse mettendo giù la figlia ed
aprendole la sedia vicino a lui.
“Abbiamo
un ospite importante stasera” Incalzò la moglie indicando con la testa la
ragazza mora seduta vicino a Trunks.
“Lo
vedo” Disse non facendo trasparire nessuna emozione.
“Mi
chiamo Reiko Azuki signore e sono felice di fare la
sua conoscenza” Gli sorrise.
“Lo
sapevo già” Disse non degnandola di uno sguardo, imbarazzando di parecchio Trunks, il quale si portò una mano sul volto in segno di
vergogna, non si aspettava una reazione del genere proprio dal padre, anzi non
si aspettava proprio che avesse accettato a cenare lì con loro, se non fosse
stato per sua moglie che aveva insistito dicendo che per Trunks,
era importante che fosse presente.
Per
fortuna Bulma riuscì a risolvere la situazione, la
sua famosa parlantina riuscì a cambiare il clima che si stava creando nella
sala da pranzo, sperando che quelle frecciatine passassero in secondo piano.
Il
lilla aveva comunque già avvertito la fidanzata, che il padre aveva un
carattere burbero e di non fare caso se diceva qualcosa di spiacevole, ma
sperava sempre che questo non accadesse.
Anche
la cena fu servita subito dopo dai vari robot.
“Però…siete
avanti anni luce da me, io ho solo camerieri che ci portano il cibo alla tavola”
Rise.
“Sono
solo dei prototipi cara, da perfezionare, poi penso li immetteremo nel mercato”
Si vantò la scienziata continuando a consumare il cibo.
*
“Chi
è questa Mai di cui accennava tua sorella prima?” Chiese per spezzare il
silenzio creato nell’abitacolo del veicolo mentre l’accompagnava a casa.
Non
era stata la cena che sperava, anche se era stata messa al corrente del fatto
che suo padre non godesse della fama di avere ospiti in casa sua, figuriamoci a
cena.
Ma
sembrava che questa Mai, di cui aveva accennato la sorella appena varcata la
soglia di casa, avesse in qualche modo turbato l’equilibrio di quella famiglia.
Un
colpo al cuore, un brivido gli percorse la schiena.
“Era
una ragazza orfana che anni fa viveva da noi, Bra le era molto affezionata e fu
un duro colpo per lei quando decise di andare via, e purtroppo non abbiamo sue
notizie da tanto tempo. Fu un duro colpo per lei, per tutti noi a dire il vero”
Cercò di spiegare nel modo più calmo possibile, non fomentando il sospetto che
in realtà quello che aveva sofferto più di tutti era proprio lui.
“Ah
capisco…beh si poverina, non deve essere stato facile per lei, magari la vedeva
come una sorella maggiore, in un certo senso è come se fossi sparito te”.
“Credo
proprio di si, del resto l’ha vista nascere, le cambiava
il pannolino e la faceva sempre giocare, faceva parte della famiglia insomma”
Spiegò con un velo di malinconia. “Siamo arrivati” Disse indicando la villa e
fermandosi un po' più avanti del cancello di ferro battuto.
Trunks spense il motore
dell’auto per riprendere il discorso “Non voglio che ti faccia l’idea
sbagliata, e scusa se stasera non è andata come speravi”.
“Nessuna
idea sbagliata, e comunque il passato è passato, ora ci sono io nella tua vita”
Le prese la mano in segno di conforto.
“Certo”
Si baciarono appassionatamente per qualche minuto.
“Vuoi
salire? I miei non ci sono” Gli chiese in preda agli ansimi quando con la
lingua le iniziò a delineare il contorno del niveo collo ed abbassò la
spallina, denudandole un seno.
L’avrebbe
presa anche in quella macchina, non sarebbe stata la prima volta, ma le
telecamere di sorveglianza che delimitavano il perimetro della residenza, erano
degli occhi indiscreti.
“Si”
Rispose continuando a baciarla, aveva bisogno di un modo per lasciarsi alle
spalle il ricordo della serata appena trascorsa, dell’imbarazzo creato da sua
sorella riesumando la memoria di quella ragazza che anni indietro, si era
insinuato nel suo cuore in silenzio, spezzandolo nella stessa maniera quando
decise di varcare la soglia con la valigia in mano.
“Trunks…” Ansimò quando la costrinse a salire sopra di lui e
le scontò le mutandine sotto la gonna accarezzando la sua intimità e
insinuandosi dentro di lei mentre le succhiava un seno.
“Non
qui…” Ansimò ancora, ma non voleva uscire da quella presa, sperava che dove
avessero parcheggiato le telecamere non arrivassero.
Non
si sarebbero divisi prima che il piacere li raggiungesse entrambi nello stesso
momento.
*
continua
*
Angolo dell’autrice: Ciao a tutti,
e grazie per essere arrivati fino a qua.
Volevo
scusarmi con l’immenso ritardo con cui ho aggiornato, ma purtroppo come
qualcuno sa già, ho perso tutti i capitoli già scritti, quindi mi sto munendo
si santa pazienza per riscriverli tutti.
Al
momento aggiornerò una volta a settimana, ma una volta terminata, credo
l’aggiornamento sarà massimo ogni 3\4 giorni.
Che
dite di questo capitolo? Come vi avevo già anticipato nello scorso, ce ne
saranno due incentrati sul protagonista maschile, mi sembrava giusto dargli
dello spazio anche a lui.
*
P.S.
se siete fan del fandom di LadyBug, vi avviso che ho
iniziato una nuova long 😊
Alla
prossima.
Erika