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Autore: Roiben    21/09/2020    0 recensioni
[Arsène Lupin] Una fredda mattina d’inverno il telefono squilla e una voce conosciuta, la voce della sua vecchia balia Victoire, lo ridesta e riporta con violenza alla vita reale.
La sparizione improvvisa di una persona importante lo costringe a lasciarsi alle spalle l’esistenza tranquilla che aveva deciso di ritagliarsi, per la quale aveva lottato strenuamente, e tornare a imporsi al mondo.
Ma sulla sua strada è destinato a incontrare ostacoli, e qualcuno che credeva di aver relegato nelle memorie di un passato dimenticato.
Genere: Avventura, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arsène Lupin, Desmalions, Geneviève Ernemont, Herlock Sholmès (Sherlock Holmes), Patrice Belval
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
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3 - Le début dun voyage 

 

Mentre si prepara a lasciare lufficio del prefetto ha un tentennamento e si volta indietro, osservando quelle persone ancora in attesa e intente a seguire le sue mosse. «Vorrete farmi la cortesia di provvedere in ogni caso ad avviare le ricerche? Questo mio intervento potrebbe risultare risolutivo ma, considerati i rischi, non mi sento nella posizione di contare unicamente su me stesso in questa occasione». 

 

«Potete star certo che ci muoveremo nel modo più appropriato per ottenere i risultati che auspicate, signor Perenna» decide di rassicurarlo Desmalions. 

 

«Molto bene, vi ringrazio». Posa un veloce sguardo sulla scrivania del prefetto. «Vi arrecherebbe disturbo se prendessi con me questa mappa?» accenna, allungando una mano ma rimanendo comunque in attesa di un consenso. 

 

Desmalions scuote la testa e offre un piccolo sogghigno divertito«Affatto. È vostra» conferma, porgendogliela egli stesso. 

 

«Grazie. Mi avvertirete se dovessero esserci delle novità di rilievo?». 

 

«Naturalmente. Buona fortuna, signor Perenna». 

 

«Addio, signori. Patrice, amico mio, spero di potervi rivedere presto, e con buone nuove». 

 

Ciò detto abbandona la Sûreté e si fa condurre nuovamente alla stazione da unauto di piazza. Da lì dovrà poi salire sul primo treno per lAlsazia da dove potrà prendere la coincidenza diretta in Germania. 

 

 

 

Giunto a bordo del primo treno bada a cercarsi uno scompartimento vuoto e a bloccarne l’apertura di modo da non essere importunato durante il viaggio. Ancora non riesce a spiegarsi cosa ci sia dietro questo gesto contro Geneviève, anche se evidentemente inteso come attacco diretto a lui. Sul come possa essersi verificato ha pochi dubbi: una volta venuti a conoscenza dell’identità della donna, trovarla e prelevarla dal luogo di lavoro o, ancora meglio, lungo la strada, dev’essere stata un’inezia. Ma come sono giunti a conoscenza della sua identità? Un altro dettaglio che non sa spiegare. Oltre a lui stesso, solo Victoire e Patrice ne sono al corrente, e si fida in modo assoluto di entrambi, pertanto dev’essere accaduto qualche fatto inspiegabile che ha portato i rapitori a conoscenza della verità? Questo fatto può essere collegato al motivo per il quale stanno agendo? Porta una mano alla fronte, massaggiandosela e riflettendo. Eppure, per quanto intensamente vagli le sue opzioni, si rende conto di non possedere indizi sufficienti a trovare una risposta ai suoi dubbi. 

 

Victoire, al telefono, non ha mostrato solo una normale sorpresa e turbamento. Aveva il tono di una persona sconvolta. Ma per quale motivo, dunque, ha atteso due giorni per mettersi in contatto con lui? Già la prima sera, non vedendola far ritorno a casa, avrebbe dovuto allarmarsi. Geneviève ha mai raggiunto listituto Dauphin, il primo giorno? Se no, perché il personale non si è preoccupato di informarsi sui motivi dellassenza di una loro insegnante? Forse conoscevamo i rapitori? E Geneviève, lei li conosceva? Troppe domande, nessuna soluzione in vista; non ancora, per lo meno. 

 

Pensieroso, estrae di tasca il messaggio anonimo e losserva per lennesima volta, cercando, sperando in qualche modo di leggervi un particolare qualunque che possa rischiarare almeno in parte i suoi dubbi. GL: le iniziali di Geneviève; questo significa in modo incontestabile che il mittente sa chi è la donna e da dove proviene. Unaltra evidenza che lo lascia turbato.  

 

«Chi può aver divulgato quest’informazione?» si domanda per l’ennesima volta. La madre stessa non ne era a conoscenza, essendo allo scuro di chi fosse quel ragazzo incontrato ad Aspremont sulla Côte d’Azur nella lontana estate del 1893. La famiglia cui, in seguito alla morte della madre, l’aveva inizialmente affidata neppure. Victoire ne è venuta a conoscenza solo molto più tardi, quando già Geneviève era una ragazza, e anche se fosse non avrebbe avuto motivi per raccontare ad altri la scoperta fatta, neppure alla ragazza.  

 

«Patrice» mormora con un filo di voce. Scuote la testa, pieno di sconforto. Patrice è un buon amico, lunico o quasi di cui sente di potersi fidare. È un uomo leale, dallanimo candido e gentile, ed è certo che non metterebbe mai volontariamente in pericolo la vita di una persona, in particolare quella sua e di Geneviève. Ma forse qualcuno potrebbe averlo ingannato, estorcendogli senza fargliene accorgere quellinformazione. No, no, impossibile; non è così sciocco né sprovveduto da non avvedersi di un tranello di tale infamia. Ma allora chi? Chi mai può aver messo sulla buona strada questa gente di cui ignora identità e intenzioni? Potrebbe essere stato lui stesso? Potrebbero avergli carpito parole compromettenti in qualche momento indefinito della sua esistenza, magari dopo averlo drogato? Forse. Ma quando? Non riesce a rammentare unoccasione simile. Dovrebbe quanto meno serbarne una parvenza di memoria; ma al contrario non rammenta alcun caso di tale natura. 

 

Una risata amara prorompe dalle sue labbra. Strofina le palpebre pesanti con i polpastrelli. Tempo fa ha smarrito un figlio, scomparso apparentemente nel nulla senza lasciare alcuna traccia che sia riuscito a seguire. E ora? La storia si ripete. È dunque destinato a lasciarsi sfuggire dalle mani gli ultimi granelli della sua famiglia? 

 

«No» soffia. «Questa volta no. Questa volta devo ritrovarla, a qualunque costo» promette a sé stesso. 

 

 

 

Si ridesta di soprassalto da un sogno che non riesce a trattenere. Ha l’impressione di aver visto qualche cosa, in quel sogno, forse un dettaglio importante, ma di cui non è in grado di rammentare la natura, forse un ricordo, un qualche filo legato al passato. Scuote la testa, perplesso, e volta lo sguardo al paesaggio che può scorgere dal finestrino dello scompartimento che occupa. Sulla superficie trasparente del vetro e dei suoi occhi si riflettono i vitigni che si estendono apparentemente infiniti nelle campagne alsaziane, che da poco sono tornate alla sua Francia, e di tanto in tanto fanno la loro comparsa rocche e castelli appartenenti a un altro tempo. Non manca molto: Strasbourg è vicina ormai, e lì dovrà scendere per prendere il treno locale che lo porterà oltre confine, fino alla destinazione che qualcuno ha scelto per lui. Toccherà Freiburg a sera, di ciò è consapevole; una giornata consumata in un viaggio quasi ininterrotto, un’intera giornata andata perduta, nella speranza di ritrovare un barlume di senso logico a quanto accaduto. 

 

 

 

Quasi unora più tardi, quando limbrunire è già alle porte, il piccolo convoglio ferroviario sul quale viaggia entra nella stazione di Freiburg im Breisgau, i freni della locomotiva e dei pochi vagoni presenti stridono e un fischio dalla banchina lo avvisa che è giunto il momento di affrontare i boches. 

 

Scendendo la breve scaletta del vagone e guardandosi attorno nota che non sono in molti i viaggiatori che arrivano a quellora. Tuttavia, con un piccolo moto di sorpresa che non tarda poi a svanire, presto gli si fa incontro un giovanotto dallaria svelta e dallo sguardo sveglio che non può avere più di sedici anni. 

 

«Herr Perenna?» esordisce, con intonazione marcatamente teutonica. 

 

Sorriderebbe del suono di quel nome fittizio sulla bocca di quel piccolo boche, se solo i pensieri non gli stessero martellando incessantemente il cervello. Si limita così ad assentire con uno spiccio gesto della testa e rimanere in attesa. Il ragazzo stira le labbra fino a mostrare un grande sorriso tutto denti splendenti, poi estrae di tasca una busta un poco logora e gliela porge con gesto sbrigativo, prima di attardarsi in un inchino goffo e allontanarsi a passo svelto, scomparendo oltre il primo angolo, probabilmente diretto a più interessanti passatempi. 

 

«Beata gioventù» mormora fra sé, suo malgrado divertito. 

 

Soppesa la busta fra le mani, trovandola pressoché identica a quella ricevuta nellufficio del prefetto, solo appena un poco maltrattata. Daltra parte doveva aspettarselo, considerando che nel primo messaggio non erano presenti i dettagli dellincontro. Solleva gli occhi sulla stazione, controllando di non essere osservato, poi si allontana trovandosi un posto riparato nel quale studiare la nuova missiva. 

 

48 00 18.4 14, 7 52 24.9 5 

 

«Altre coordinate» sbotta spazientito. «Questa gente inizia ad annoiarmi». Ma giunti a quel punto non cè davvero molto che possa fare per sfuggire allo stupido gioco messo in atto dagli ignoti che, è evidente, si stanno divertendo alle sue spalle. Sbuffa, un po seccato. «Bene. Daccordo. Mancano quasi due interi giorni allappuntamento. Cosa può mai inventarsi un galantuomo per far trascorrere il tempo più velocemente?» si chiede, osservandosi attorno con attenzione e curiosità. Un sorrisetto diabolico fiorisce sulle sue labbra. «Chi mai potrebbe affermare che sei un galantuomo, mio Lupin?». Un momento dopo è già svanito fra le vie di Freiburg. 

  
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