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Autore: Arcadia007    21/09/2020    0 recensioni
Killian Jones, tenente della Marina Reale di Misthaven, scopre di possedere la magia, di cui ha diffidato per tutta la vita. Così si reca dall'unica persona che potrebbe aiutarlo a controllare la sua magia, la strega che protegge quelle terre: il Cigno.
Mentre Killian impara a controllare i suoi poteri, ha sempre più domande. Da dove viene la sua magia? Chi è il Cigno? Perché sembra conoscerlo da tutta la vita e sa cose di lui che non ha mai detto a nessuno?
Killian si ritroverà coinvolto in una lotta tra luce e oscurità che dura da secoli e alla fine niente sarà più lo stesso.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Quindi hai insegnato la magia anche a lui?" chiese Killian. 
"Sì. È stato mio allievo per quattordici anni esatti." rispose Emma.
Erano in biblioteca a ordinare alcuni libri e Killian si stava chiedendo come Emma riuscisse a tenere i libri in posti così improbabili. Ne aveva addirittura trovato incastrato uno incastrato nelle inferriate della finestra e uno che in qualche modo era rimasto nascosto tra le pieghe delle pesanti tende di velluto. Mille anni non sembravano sufficienti a fare un tale casino. Quel disordine disturbava Killian, che era sempre stato un grande sostenitore dell'ordine e della buona forma.
Quel giorno non aveva lezione, ma aveva delle domande. Come avrebbe potuto non averne, dopo il giorno prima?
"Hai detto che mia madre era come una figlia per te, quindi li hai conosciuti entrambi." disse Killian, più una constatazione che una domanda, ma Emma annuì comunque. Non avrebbe mai potuto dimenticare Alice. Vederla crescere a volte era davvaro l'unica cosa che le aveva impedito di perdere completamente il senso del tempo. Era già successo che non avesse idea del mese, della stagione e addirittura dell'anno in cui erano. 
"Come era lei? Mia madre intendo."
Killian aveva cinque anni quando sua madre era morta di una malattia che nessuno era riuscito a guarire. Era il motivo per cui era diventato così diffidente nei confronti della magia: a cosa serviva se non era riuscita nemmeno a guarire sua madre? 
Emma mise giù il libro che teneva in mano, il suo sguardo si perse nei ricordi.
"Come a te e a tuo fratello, le piaceva molto l'acqua. Giocava sempre vicino ai ruscelli, ai laghi e ai torrenti e spesso ci cadeva dentro. Le avevo proibito di giocare vicino ai fiumi però, perché temevo che la corrente la trascinasse via. Le piaceva soprattutto il mare, probabilmente perché lì c'era più acqua. Mi pregava sempre di portarla in spiaggia e io, se potevo, la accontentavo."
Killian sorrise. Ricorda perfettamente che anche lui supplicava sempre sua madre di portarlo in spiaggia e non poteva contare tutte le volte in cui era caduto in un corso d'acqua giocando lì vicino. E sia a lui sia Liam piaceva molto il mare, era uno dei motivi per cui avevano sempre voluto arruolarsi in marina, oltre il loro desiderio di viaggiare. Ancora non sapevano come il loro sogno si era realizzato. Dopo la morte della loro madre, luo e suo fratello avevano vissuto per strada, facendo qualche lavoretto occasionale per guadagnarsi da vivere. Era stato così per sette anni, fino a quando un uomo sui quarant'anni di nome Hansel, un capitano della marina, non li aveva scelti come suoi apprendisti. Sul momento, erano stati troppo felici per chiedere spiegazioni, ma in seguito, quando avrebbero fatto domande, Hansel avrebbe detto solo che erano stati raccomandati da una persona che aveva fatto richiesta di rimanere anonima. Ovviamente avevano cercato in tutti i modi di scoprire chi fosse il loro salvatore, ma non c'era stato niente da fare.
"Le piaceva viaggiare." riprese Emma "Diceva che voleva vedere ogni paese, in questo e negli altri mondi, e diventare la persona che aveva viaggiato di più in tutti i reami."
Scosse la testa con un sorriso affettuoso. "Aveva grandi sogni."
"È riuscita a realizzarli?" chiese Killian, con la voce più ferma di quanto si sentisse.
"Per un po'." Emma riprese a riordinare i libri. La conversazione si era spinta più in là di quanto le piacesse, tuttavia sentiva di non poterla concludere in quel modo. "Poi ha incontrato tuo padre."
Killian fece una smorfia. Suo padre era sempre un argomento di conversazione sgradito.
"È sempre stato un ubriacone?" chiese.
"Non so quando siano iniziati i suoi problemi con l'alcol, anche se posso garantire che fino a ventitre anni non era un alcolizzato." disse Emma. "Ma... aveva preso un cammino oscuro già da molto tempo."
Lo sguardo sul suo viso fece sí che Killian si chiedesse quanto fosse oscuro quel cammino. Sapeva poco di suo padre, se non che era un ubriacone e che se ne era andato prima che nascesse. Quando aveva dieci anni, aveva chiesto a Liam, che gli aveva detto di non ricordare molto, solo che tornava a casa ubriaco e la madre gli diceva di andare a dormire quando succedeva. Non voleva che Liam fosse sottoposto alle urla e ai litigi, ma purtroppo le pareti della piccola casa in cui vivevano ad allora, che Killian non aveva mai visto perché si erano trasferiti prima che nascesse, non erano abbastanza spesse.
"Le cose tra loro sono sempre andate male come Liam mi ha raccontato?"
Emma sospirò, più per la stanchezza emotiva che per il continuo flusso di domande che stava ricevendo quella mattina.
"Io e Alice abbiamo perso i contatti per un po', a causa di forze maggiori. Quando l'ho incontrata di nuovo, era sposata, tuo fratello era già nato e ad allora aveva quattro anni. Le cose tra loro andavano già male, anche se poi Alice mi ha raccontato che all'inizio le cose andavano bene. I problemi, a quanto mi ha detto, sono iniziati circa due mesi dopo il matrimonio."
Killian annuì per dire che aveva capito, riflettendo sulle informazioni che gli erano state date. Rimasero in silenzio per un po', finché Emma non si accorse dell'ora.
"È già l'una! Dovremmo andare a mangiare."
Anche se Emma non aveva davvero nessuno bisogno di mangiare, Killian sì, e lei voleva che rimanesse in forze e in salute.
Il pranzo trascorse parlando di argomenti molto più leggeri. Killian chiese che argomenti prevedeva il programma di lezioni che lei aveva pianificato per lui ed Emma lo illustrò. Killian spalancò gli occhi quando sentì che lei voleva insegnargli a teletrasportarsi. A quanto pareva, non era un trucco semplice e bisognava essere molto potenti per riuscirci, ma lei sembrava credere veramente che lui potesse riuscirci. Oltre a questo, il programma prevedeva di affinare le sue abilità di combattimento magico, di guarigione e di localizzazione e un paio di incantesimi che secondo Emma gli sarebbero tornati utili, anche se si rifiutò di dirgli quali erano, gli rivolse solo un sorriso furbo e gli disse: "Vedrai."
Quando il pranzo finì, decisero di fare una passeggiata nei boschi. Era una bella giornata, nel cielo non c'era neanche una nuvola e si sentivano cantare gli uccellini in lontananza. Emma ignorò la piccola fitta al cuore che provò quando pensò che se si sarebbe avvicinata, probabilmente sarebbero volati via. 
"Allora, hai intenzione di parlarmi di questi incantesimi?" chiese Killian, mentre camminavano a braccetto all'ombra degli alberi.
"No. È passato qualche secolo dall'ultima volta che non mi sono attenuta ai miei piani e ho intenzione di far passare almeno altrettanto tempo prima di farlo di nuovo."
Killian sbuffò.
"Non sarò neanche più vivo tra qualche secolo." disse, facendo fermare Emma così di colpo che Killian, quando cercò di fare u fu tirato indietro.
"Cosa c'è?" chiese Killian. 
"Non lo sai?"
Alla sua evidente confusione, Emma spiegò.
"Chi ha la magia, ha la vita prolungata. Ancora non so precisamente quanto siano profondi i tuoi poteri, ma posso già dire che vivrai per qualche millennio."
Killian imprecò, un abitudine che pensava di aver perso quando era ufficialmente entrato in marina, ma a quanto pareva non era così. E imprecò di nuovo quando si rese conto che sarebbe sopravvissuto a tutti quelli che amava. Tutti a parte la donna davanti a lui, con la quale, in qualche modo, aveva formato un legame. 
"So cosa stai pensando. Non devi perdere quelli che ami."
"Come?" chiese Killian, con un filo di disperazione. 
"Hai presente la Regina Elsa?"
"La Regina di Arendelle con poteri di ghiaccio?" chiese, confuso.
Emma annuì.
"Ha un paio di decenni più di me."
Killian spalancò gli occhi per la sorpresa. Non aveva pensato che al mondo ci fossero persone più vecchie di lei. È la Principessa Ereditaria e i suoi genitori sono ancora vivi, loro sono già più vecchi di lei, idiota si disse. In qualche modo non ci aveva pensato fino a quel momento. 
"Wow..." disse infine. "Ma non capisco perché me lo stai dicendo."
"Elsa ha legato la sua vita a quella di sua sorella Anna, che è solo due anni più giovane di lei, che a sua volta ha legato la sua a quella di suo marito Kristoff, che, che tu ci creda o no, ha legato la sua a quella di una renna. Tutti loro sono ancora vivi e mantengono un aspetto piuttosto giovane, nonostante abbiano più di mille anni."
"Posso legare la mia vita a quella di mio fratello?" chiese Killian, rincuorato e speranzoso. 
"Tuo fratello... e tutti quelli che vuoi. Non c'è un limite di vite che puoi legare alla tua. Se vuoi torniamo al castello e ti mostro l'incantesimo."
Killian annuì. Doveva assolutamente imparare quell'incantesimo. Tornarono al castello mentre Emma continuava a parlare.
"Elsa non è stata l'unica a usare quell'incantesimo, sai? Mia madre, che ha una magia che le permette di parlare con gli animali, ha legato la sua vita a quella di mio padre. Anastasia Tremaine, la Regina Bianca, ha legato la sua vita a quella del suo marito mortale, Will Scarlett. La Regina Ariel, una sirena, ha legato la sua vita a quella del suo marito umano, Eric. Dorothy, la Strega di Ozz, ha legato la sua vita a quella di sua moglie, un lupo mannaro, Ruby, che, tra parentesi, è anche la migliore amica di mia madre."
Maledizione, avrebbe davvero dovuto mettersi a studiare la storia. Come era possibile che ci fossero così tanti regnanti che avevano più di mille anni e non ne sapesse niente?
"Tremotino ha legato la sua vita a quella di sua moglie, Belle..."
"Aspetta... Tremotino? L'uomo che ho visti nel tuo ricordo? Non aveva rinunciato a essere l'Oscuro?" la interruppe Killian.
"Sì, ma Tremotino, mentre era l'Oscuro, aveva acquisito dei poteri da veggente. Quei poteri sono suoi, non dell'Oscuro."
Arrivarono al castello, ed Emma dovette percepire la sua impazienza, perché accelerò il passo finché Killian non faticò a starle dietro. Entrarono in biblioteca ed lei tirò giù da uno scaffale un libro bianco e nero lui riconobbe subito. 
"Il libro di Merlino." disse, sorpreso. 
Emma annuì.
"Merlino aveva avuto una storia d'amore complicata, che ti racconterò un'altra volta. Comunque quella storia d'amore disastrosa gli diede l'idea per questo incantesimo."
Emma aprì il libro più o meno a metà e gli indicò la pagina.
"Questo è l'incantesimo che stavi cercando."
Killian annuì e iniziò a studiare l'incantesimo, ma si bloccó subito. 
"Che succede a Liam se io muoio prematuramente dopo ho legato la sua vita alla mia?"
"Dipende." disse Emma. "Se muori dopo quella che sarebbe stata la durata della sua vita mortale, morirà. Altrimenti il legame si dissolverà e lui vivrà una normale vita mortale. In ogni caso, non accorcerai la sua vita, puoi stare tranquillo."
"Grazie." disse Killian. 
Emma annuì distrattamente, guardando fuori dalla finestra. Era quasi il tramonto, il sole illuminava la stanza con una calda luce dorata.
"Bene, allora ti lascio ai tuoi studi. Io devo andare."
"Cosa? Non rimani qui per aiutarmi a impararlo?"
Emma scosse la testa.
"No, mi dispiace. Ho un impegno e davvero non posso mancare."
"Va bene." disse Killian. Lo sguardo di Emma gli diceva che era qualcosa di molto importante e non voleva trattenerla.
"Torno molto presto." promise Emma. Gli lanciò un ultimo sguardo, come se volesse essere sicura che sarebbe stato bene senza di lei, prima di sparire in uno sbuffo di fumo.
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Il Principe Henry uscì sull'ampio balcone semicircolare, sperando che nessuno l'avesse notato. Guardò il cielo notturno, incrociando le braccia sulla ringhiera. Le stelle brillavano nel cielo ed Henry riusciva a distinguere le costellazioni che sua madre gli aveva insegnato a distinguere, tra cui quella che era la preferita di entrambi, Cygnus. Si sentiva un ingrato, dopotutto la festa era data in suo onore, era il suo compleanno e lui avrebbe dovuto essere là dentro a intrattenere gli ospiti. Ma aveva bisogno di un momento, non ne poteva più di fingere di essere felice. Non poteva essere felice, non quando la sua famiglia era separata da mille anni e sua madre non poteva avvicinarsi a nessuno di loro. Come se i suoi pensieri l'avessero evocata, Henry sentì una voce dall'altra parte del balcone. 
"Hey, ragazzino."
Henry si voltò di scatto. Lì, in piedi all'altra estremità del balcone, c'era Emma Swan. 
"Mamma!" esclamò Henry. Fece per abbracciarla, ma si bloccò quando sua madre gemette per il dolore, portandosi una mano al cuore.
"Scusa." disse.
"Henry, sono così felice di vederti." disse Emma, con gli occhi lucidi. 
"Anche io." disse Henry, le lacrime nei suoi occhi rispecchiavano quelle negli occhi di sua madre.
"Ho contato i giorni che mancavano a questo giorno per così tanto tempo... Quattro mesi. Come ho potuto starti lontana per quattro mesi? Mi dispiace di non essere venuta prima. So che sono in anticipo rispetto a ció che avevamo stabilito, ma è comunque un sacco di tempo."
"Non importa. Sei qui ora."
Emma gli sorrise. 
"Non mi sarei mai persa il tuo compleanno. Non senza combattere con le unghie e con i denti per tornare da te."
Henry sapeva che sua madre lo intendeva davvero. Nei mille anni seguiti alla maledizione, era capitato che non potesse venire per varie ragioni, ma ogni volta aveva lottato con tutta sé stessa. Anni prima, Poseidone l'aveva gettata in un altro mondo. Ci aveva messo sette anni per riuscire ad aprire un portale, ma Henry sapeva che sua madre aveva lottato senza sosta per tornare.
"Allora, che mi racconti?"
"Ci manchi." fu la prima cosa che disse Henry, facendo addolcire lo sguardo della madre. "La nonna continua a organizzare feste ad ogni occasione, come puoi vedere tu stessa, ma perfino lei ha ammesso che non è la stessa cosa."
Emma si accigliò. In mille anni, non aveva mai sentito sua madre ammettere qualcosa che non incitasse la speranza. 
"Il nonno continua ad allenarmi con la spada. Non sono ancora riuscito a batterlo, ma in compenso sono riuscito a battere zio Neal."
"Oh, davvero?" chiese Emma, con gli occhi scintillanti di orgoglio. "Allora suppongo che il mio regalo sia appropriato." disse, facendo comparire un oggetto nella sua mano e piegandosi su un ginocchio per farlo scorrere con facilità verso il figlio. Henry si chinò in avanti per raccogliere la scatola di legno rettangolare. Era pesante nelle sue mani ed era lunga e stretta. La appoggiò sulla spessa ringhiera per aprirla e strillò di gioia quando vide il suo contenuto.
"L'ho fatta io. Spero ti piaccia." disse Emma, sorridendo.
"La adoro!" esclamò Henry, tirando fuori la spada. Assomigliava molto a quella di sua madre, che prima era stata di suo nonno. La lama era lunga e affilata e scintillava nella luce della luna e delle stelle. L'elsa d'oro era lavorata secondo la tecnica nordica, intrecciata a spirale per dare maggiore flessibilità alla spada, e sopra c'era inciso il nome Henry. Alla fine dell'elsa, in basso, c'era un piccolo cerchio d'oro, su cui era raffigurato un cigno che spiccava il volo. Il loro simbolo. Non quello della Famiglia Reale, ma quello di Emma ed Henry. Realizzare quella spada sarebbe stato difficile anche per un fabbro esperto. Emma non era un fabbro, lavorava a quella spada da anni ed era alquanto soddisfatta del risultato. Certo, avrebbe potuto usare la magia, ma usare la magia oscura per fare un regalo a suo figlio sembrava... sbagliato. 
"È bellissima." disse Henry, guardando la spada quasi con venerazione. 
"Sono felice che ti piaccia. Io e Regina ne abbiamo parlato e abbiamo concordato sul fatto che ormai fossi abbastanza grande. Perché non le dai un nome?"
"Cygnet." disse con sicurezza Henry, facendo commuovere Emma. Lei aveva chiamato la sua spada Cygnus mille anni prima, che significava "cigno" nell'Antica Lingua. Cygnet significava "cucciolo di cigno".
"Perché non vai dai tuoi nonni e tuo zio, mostri loro la tua spada e dici loro di venire qui? Così li saluto."
Henry annuì, sforzandosi di non correre (le sue mamme gli dicevano sempre di non correre con gli oggetti appuntiti in mano) e rientrò nella Sala da Ballo.
I suoi nonni erano seduti sui troni, impegnati in una conversazione con suo zio. Sua nonna fu la prima a vederlo. Vide la spada nelle mani del nipote e capì subito che sua figlia era arrivata. Si alzò dal trono e quasi corse verso Henry. David e Neal non capirono finché non videro il nipote.
"Henry, tesoro, lei dov'è?" chiese sua nonna.
"Sul balcone."
Si diressero tutti insieme verso il punto indicato da Henry. Suo nonno guardò la spada e sorrise.
"Ormai sei un guerriero in piena regola, ti manca solo l'armatura."
Il bambino gonfiò il petto con orgoglio.
"Già." concordò Neal, battendogli una mano sulla spalla.
Emma li stava aspettando appoggiata alla ringhiera. 
"Ciao!" disse, sporgendosi leggermente in avanti come se volesse avvicinarsi.
"Ciao, sorellona!" la salutò Neal.
"Emma!" esclamò la Regina, mandandole un bacio da lontano. "Come stai?"
"Sto bene, grazie. Ho un nuovo apprendista al Palazzo Estivo. Si chiama Killian. È il figlio di Alice."
"Il figlio di Alice e Brennan?" chiese Neve.
"Sì. Somiglia molto ad Alice." disse Emma, sapendo che così avrebbe risposto alle domande non poste di sua madre. La sua famiglia aveva conosciuto personalmente Brennan, aveva vissuto sotto il loro stesso tetto per quattordici anni, avevano incontrato Alice più o meno un paio di volte l'anno da quando Emma l'aveva presa come apprendista a quando aveva terminato i suoi studi e aveva iniziato a viaggiare. Conoscevano tutto di quella storia. A parte la profezia.
Il suono della porta del balcone che si apriva li spinse a voltarsi. Pensavano di essere stati notati quando erano usciti, ma a quanto pareva non era così. Lì c'erano Regina, Robin Hood, Roland, Zelina, Robin Junior, Pinocchio, Tremotino, Belle, Gideon, Ariel, Eric, Melody, Ruby, Dorothy, Elsa, Anna, Kristoff, Ella, Thomas, Alexandra, Aurora, Filippo, Filippo Junior, Lily, Malefica, Zorro, Mulan, Trilli, Hansel, Gretel, Graham, Ginevra, Lancillotto, Ursula e GIglio Tigrato.
Emma ridacchiò.
"Suppondo che ci siamo porprio tutti."
"Così pare." disse sua madre.
Il sorriso svanì dal viso di Emma. 
"Tutto questo sta per finire. Lo sento. E l'ho visto."
"Cosa hai visto di preciso?" chiese sua madre.
Emma scosse la testa.
"Nulla di chiaro. Ma in qualunque modo finisca, finirà."
Neve annuì. Sua figlia poteva non essere ottimista, ma lei si rifiutava di credere che tutto questo finisse con qualcosa di diverso dalla loro famiglia riunita.
"Un giorno, allora."
Emma annuì.
"Un giorno."
Era stata la promessa della loro famiglia da quando tutto questo era iniziato. Un giorno, tutto questo sarebbe finito. Un giorno, avrebbero potuto tornare ad abbracciarsi. Un giorno, sarebbero stati di nuovo una famiglia. 
Emma fece comparire dei cigni di luce che iniziarono a girare intorno a loro. Era il suo modo di abbracciarli, lo sapevano dopo mille anni. Poi svanì in uno sbuffo di fumo. Henry non vedeva l'ora che tutto questo finisse, sapeva che alla fine ce l'avrebbero fatta. Ce la facevano sempre. E credeva fermamente in sua madre, non aveva dubbi che avrebbe trovato un modo per spezzare questa maledizione. Ma aveva aspettato per mille anni. Poteva aspettare un altro po'. Abbassò lo sguardo sull'incisione sulla spada e ripensò a come il cigno era diventato il simbolo suo e di sua madre.

1000 anni prima

"Vedi quella? Quella è la costellazione del Dragone." gli disse sua madre, mentre gli indica la costellazione nel cielo notturno. 
Henry, di sei anni, annuì. 
Erano al Lago dei Cigni, chiamato così per via dei cigni che abitavano il lago, ed erano appoggiati all'ampio tronco del salice piangente.
Emma, vestita con pantaloni e tunica di buona fattura ma semplici, teneva Henry appoggiato al fianco sinistro e la sua spada appoggiata all'altro, la mano destra, quando non la usava per indicare le costellazioni a suo figlio, appoggiata sull'arma per abitudine. Sua madre aveva illuminato l'area con una piccola di sfera di luce, non abbastanza da disturbare i cigni sul lago, ma abbastanza da permettere loro di vedere. Dava all'ambiente un areaa magica. A Henry piaceva la magia di sua madre, lo fa sentire al sicuro. Così come amava quei momenti, come questo, in cui sua madre gli mette un braccio intorno alle spalle e lui appoggiata la testa sulla sua spalla. In quei momenti si sente amato e protetto.
"Cos'è quella?" chiese Henry, indicando una costellazione a Nord. Sua madre guardò dove stava indicando.
"È la costellazione Cygnus. I marinai la usano come punto di riferimento per navigare."
"Significa cigno nell'Antica Lingua." disse Henry, ricordando le lezioni di sua madre. Sua madre si sporse in avanti per guardarlo, un sorriso piacevolmente sorpreso sul suo viso.
"Esatto." disse, orgogliosa.
"Sembra un nome perfetto per la tua spada."
"Cygnus?" chiese Emma, assaporando il nome sulla lingua. Henry annuì. Sua madre sorrise.
"Hai ragione, è un ottimo nome. Cygnus."
Anche Henry sorrise.
"Potresti essere la Regina dei Cigni."
"Se lo dici tu, tesoro." disse Emma, baciando suo fuglio sulla fronte.
 
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Quando Emma tornò, Killian era esattamente dove lo aveva lasciato, allo stesso tavolo, sulla stessa sedia, nella stessa posizione. 
"Sai, l'incantesimo non se ne va via, se decidi di continuare a studiarlo domani. Dovresti dormire."
"Dormire? Saranno circa le nove! Ho ancora tempo!"
Emma si accigliò. 
"Killian, è l'una passata."
Killian sbattè le palpebre e guardò l'orologio sul muro. L'una e trentadue.
"Devo aver perso la cognizione del tempo." disse.
"Sì, l'ho notato." disse Emma, con un sorriso divertito. Dopo il suo sorriso si spense. "Sul serio dovresti andare a dormire. Domani riprendiamo le tue lezioni e dobbiamo iniziare a studiare degli incantesimi un po' più complicati."
"Non ho sonno." disse Killian. 
Era vero. Nonostante l'ora tarda, si sentiva, perfettamente sveglio. Emma lo guardò per qualche secondo, come a giudicare la veridicità nelle sue parole. Dopo qualche secondo di silenzio, lo raggiunse al tavolo e si sedette accanto a lui. 
"Sai che l'incantesimo che stai studiando è molto complicato e richiede molti ingredienti, vero?"
"Sì." rispose Killian, lievemente scoraggiato. C'erano ventiquattro ingredienti e lui ne conosceva solo quattro. 
"Per tua fortuna, oggi sono di buon unore e mentre andavo e tornavo da... dove ero diretta... ho raccolto gli ingredienti che potevo." disse Emma, mettendo davanti a lui dei sacchettini.
"Quelli sono...?" 
"Sì. Gli ingredienti per l'incantesimo. O meglio, quelli che sono riuscita a trovare. Devo ancora procurarmi..."
Emma si fermò gridando quando Killian la sollevò dalla sedia e la fece volteggiare tra le sue braccia. 
"Capisco che sei felice, ma mettimi giù! Sono pesante!" disse Emma, cercando di sembrare arrabbiata, ma si vedeva che stava ridendo.
"Sciocchezze, sei leggera come una piuma." disse Killian. Era vero, poteva sollevarla senza sforzo, ma esaudì comunque la sua richiesta. Una volta a terra, Emma cercò, senza riuscirci del tutto, di cancellare il sorriso dal viso.
"Fossi in te, non sorriderei così Killian. Visto che non mi serve un allievo stanco e domani ti permetterò di dormire. Faremo lezione fino alle dieci e mezza."
Killian non smise di sorridere, semmai il suo sorriso si ampliò al pensiero che lei lo avrebbe lasciato dormire per non farlo stancare.
"Sissignora." disse Killian, senza che il sorriso lo abbandonasse.
 
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Caro, diario
sto iniziando a diventare molto più alta di Henry. Ho sempre saputo che sarebbe rimasto un bambino finché la maledizione non si sarebbe spezzata, ma saperlo e vederlo sono due cose diverse. Emma sta iniziando a diventare preoccupata. Cerca di nasconderlo, ma lo vedo. Mi chiedo se i suoi poteri di veggente le abbiano permesso di vedere qualcosa. Ultimamente è quasi sempre con la testa da un'altra parte.

 
A.


 
   
 
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