Anime & Manga > Ranma
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Autore: Magica Emy    22/09/2020    2 recensioni
Ranma e Akane, siamo alle solite, vero? Ma se stavolta... Le cose fra voi due andassero diversamente? Se riusciste finalmente a essere sinceri, e...
Come? Pura utopia? Lo scoprirete solo leggendo!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quando Ranma varcò la soglia di casa un gran frastuono proveniente dalla palestra lo fece trasalire, tanto che si affrettò a raggiungerla col cuore in gola. In quel momento, lo spettacolo che gli si parò davanti lo lasciò letteralmente a bocca aperta. Dappertutto, vetri rotti e pareti distrutte regnavano sovrane in quello che ormai pareva essere un caos infernale. Sgomento, Ranma cercò Akane con lo sguardo e quando finalmente riuscì a individuarla non poté credere ai propri occhi. Il viso della ragazza era trasfigurato in una maschera di rabbia e due fiamme di un rosso acceso saettavano ardenti dentro ai suoi occhi. Armata di una porta rotta e appena staccata a forza dalla parete, ormai ridotta a un colabrodo, si impegnava a colpire qualsiasi cosa trovasse sul suo cammino. 

«Ranma, meno male che sei tornato, la mia povera bambina è completamente impazzita! Ti prego, pensaci tu.» piagnucolò Soun tirandolo per la manica e indietreggiando, terrorizzato a ogni rumore.

«Abbiamo provato a fermarla ma è tutto inutile, non ci dà retta. Sembra che non ci veda nemmeno.» aggiunse Nabiki, parandosi dietro la sorella maggiore che senza scomporsi sentenziò: «Se continua così ci ucciderà tutti.»

Happosai, che piccolo com’era aveva intanto trovato riparo in una crepa, annuì un paio di volte osservando pensoso quell’agghiacciante spettacolo.

«È incredibile l’effetto che ha avuto su di lei.» disse. Ranma gli lanciò un’occhiata nervosa. 

«Di che stai parlando, vecchiaccio?»

«Della mia acqua della forza. Akane deve averla bevuta per errore.» lo sentì rispondergli placidamente e a quel punto, avvilito, lo afferrò per il bavero urlando: «Che diavolo sarebbe questa roba? Scommetto che è un altro dei tuoi sporchi giochetti!»

L’anziano maestro si dimenava intanto tra le sue mani nel vano tentativo di liberarsi.

«Calmati Ranma, è inutile che te la prendi con me, non sono stato certo io a obbligarla a bere. L’ho solo poggiata in un angolo per qualche minuto, e quando sono tornato a prenderla la bottiglia era già vuota. È come una pozione che serve a triplicare la tua forza, ma se mentre la bevi sei già molto arrabbiato allora l’effetto sarà devastante. Ora capisci perché Akane sembra una furia scatenata?»

Maledizione, ci mancava solo questa!

«Come cavolo ti è saltato in mente di lasciarla incustodita? E poi cosa te ne facevi di una cosa del genere, si può sapere?» lo aggredì.

«Volevo usarla appunto come un ricostituente» spiegò, sulla difensiva «sai, gli spogliatoi delle ragazze oggigiorno sono sempre più inaccessibili. Con tutti i lucchetti che mettono è diventato davvero difficile aprirli, così…»

«Volevi triplicare la tua forza per rubare di nuovo la biancheria intima, non è forse così, vecchio maniaco? Dimmi subito come si fa a farla tornare normale, maledetto!» lo incalzò il ragazzo, sempre più furente.

Happosai fece spallucce.

«Ecco, io non lo so.»

«Come sarebbe a dire che non lo sai?»

«Ranma attento, dietro di te!» lo avvertì intanto Nabiki, ma ormai era troppo tardi. Akane lo colpì violentemente con la porta, facendolo crollare in ginocchio. Imprecò dal dolore, sollevando il viso verso di lei e respirando a fatica.

«Akane, no. Ti prego, guardami, sono io. Sono Ranma, non mi riconosci?»

Per tutta risposta la ragazza lo colpì di nuovo. Ranma si accasciò a terra, sofferente e ormai allo stremo. 

«Non…combatterò…contro di te. Non ti farei mai…del male. Per favore, torna in te.» sussurrò senza fiato, tentando faticosamente di rimettersi in piedi mentre, sempre più agguerrita, la vedeva avvicinarsi di nuovo pronta a sferrare il prossimo attacco.

«È tutta colpa mia. Sì, è colpa mia se ti trovi in questa situazione. Mi dispiace Akane, mi dispiace tantissimo di averti fatta arrabbiare spingendoti a pensare che non avessi intenzioni serie con te, ma ti prego di credere che non è mai stato così. Io ti amo, e voglio che tutti lo sappiano. Perché è vero, forse avrò avuto paura di affrontare i miei sentimenti, ma ti assicuro che ogni volta che ti guardo il mio cuore inizia a battere così forte che quasi mi manca il respiro, e io…io non so cosa ne sarebbe di me, se tu non tornassi più quella di prima.» disse con voce rotta dall’emozione, accasciandosi nuovamente al suolo e a quelle parole la furia cieca della ragazza sembrò arrestarsi pian piano, lasciando che le lacrime prendessero il sopravvento su di lei. Le fiamme scomparvero dai suoi occhi ora bagnati di pianto e Akane crollò in ginocchio accanto a lui, gettandosi tra le sue braccia.

«Oh Ranma, è a me che dispiace. Perdonami, ti prego, io non volevo colpirti ma non riuscivo proprio a controllarmi. Sentivo questa strana forza crescere dentro di me e volevo solo distruggere tutto. Ho avuto tanta paura.» singhiozzò.

«Beh, tutto è bene quel che finisce bene» osservò Nabiki, finalmente sollevata «ma adesso i danni chi li paga?»

«È tutto a posto Akane, ora è finita.» mormorò il giovane, gemendo di dolore non appena la fidanzata lo strinse più forte.

«Ehi, come stai? Ti fa molto male?» chiese preoccupata e lo vide scuotere la testa.

«Credo di avere una spalla lussata» rispose «ma, a parte questo, sto bene. Stai tranquilla.»

Akane gli scostò i capelli dal viso sofferente, accarezzandolo poi con gentilezza.

«Scusami tanto, amore mio. Anch’io ti amo, ti amo da morire.» bisbigliò posandogli un bacio sulle labbra, dimenticandosi completamente che non erano soli e che tutta la famiglia li osservava, commossa.

«Oh, voi due mi avete reso così felice!» proruppe Soun, asciugandosi le lacrime che gli rigavano le guance.

«A questo punto non vedo perché aspettare ancora, possiamo subito organizzare il matrimonio che sognavamo da tempo.» aggiunse Ghenma. I due ragazzi si rialzarono insieme, prendendosi per mano.

«No.» disse lei «Signor Ghenma, papà, ascoltateci per favore. Io e Ranma non abbiamo in programma di sposarci. Non subito, almeno. Vero?»

Volse lo sguardo verso di lui che annuì nella sua direzione, sorridendole e intrecciando le dita alle sue.

«Vogliamo prima finire gli studi» aggiunse «e goderci il sentimento che ci lega alla luce del sole, senza più negarlo né nasconderci. Tutto quello che verrà dopo sarà…»

«Una sorpresa.» 

Akane concluse la sua frase, ricambiandone il sorriso.

«Sì, una meravigliosa sorpresa che il destino vorrà riservarci.»

I genitori li osservarono a lungo con aria concentrata, poi Soun fu il primo a prendere la parola.

«Capisco, figlioli. Se questo è ciò che volete non ci opporremo, ma dopo questa splendida notizia non potrete certo impedirci di festeggiare. Kasumi, presto, prepara una cenetta degna di questa meravigliosa serata!»

La ragazza battè le mani dalla contentezza. 

«Subito papà!» disse, poi sparì in cucina. 

«Aspetta, ti do una mano.» propose Akane. A quell’idea Ranma assunse un’espressione inorridita.

«No, meglio di no.»

«Perché? Non vedo dove sia il problema.»

«Il problema è che qui nessuno ha voglia di morire avvelenato, quindi…»

«Come ti permetti, stupido cafone che non sei altro! Adesso ti faccio vedere io.» lo incalzò la fidanzata, affrettandosi a rincorrerlo tra le macerie. 

«Quei due non si smentiscono mai!» osservò Nabiki, storcendo la bocca con mesta rassegnazione.

«Vieni qui, che provvedo subito a lussarti l’altra spalla!»

«Ehi fermati, non ricominciare. Guarda che non sei affatto carina!»

 

Fine.

   
 
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