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Autore: evelyn80    23/09/2020    10 recensioni
Dal testo:
"Sua moglie aveva tanto insistito perché andasse a farsi vedere da uno bravo, ma lui non aveva alcun bisogno di essere visitato da uno psichiatra: non era pazzo, che diamine! Lui sapeva perfettamente che 17 giorni dopo sarebbe arrivata l'Apocalisse: l'avevano scritto persino i Maya nel loro calendario!"
Seconda classificata e vincitrice del premio "Storia più originale" al Contest “Benvenuti all’inferno” indetto da Artnifa sul forum di EFP
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La fine del mondo è proprio a due passi

 



 

Steve si guardò freneticamente intorno. In quel momento avrebbe preferito di gran lunga essere a casa, nel suo bunker sotterraneo di cemento armato super-ultra rinforzato, a mettere in ordine i viveri e a organizzarsi scrupolosamente per l'imminente fine del mondo, non in una sala d'aspetto piena di gente schizoide. Sua moglie aveva tanto insistito perché andasse a farsi vedere da uno bravo, ma lui non aveva alcun bisogno di essere visitato da uno psichiatra: non era pazzo, che diamine! Lui sapeva perfettamente che 17 giorni dopo sarebbe arrivata l'Apocalisse: l'avevano scritto persino i Maya nel loro calendario!
Si passò una mano tra i corti capelli biondi e si mise a passeggiare nervosamente per la sala d'attesa, incapace di star fermo. Mentre aspettava il proprio turno, decise di fare il riepilogo delle cose che aveva già portato nel suo bunker e di quelle che, invece, doveva ancora comprare.
«Minestre liofilizzate... sì. Carne in scatola... sì. Fagioli precotti... sì», borbottò tra sé mentre attraversava la stanza. Passò accanto a una donna dai lunghi capelli castani legati in una treccia, in piedi al centro della sala d'attesa con le braccia strette attorno alle proprie spalle. Con la coda dell'occhio, Steve la vide lanciare uno sguardo spaventato all'enorme finestra che si apriva nella parete di sinistra.
«Rose, tesoro... non stare così vicino alla finestra. Rose? Rose, mi hai sentito?». La donna aveva rivolto quelle parole a una bambinetta di sette o otto anni, appoggiata con entrambi i gomiti al davanzale e con lo sguardo vacuo perso oltre i vetri.
Steve cercò di concentrarsi nuovamente sul suo elenco, ma veniva distratto di continuo dalle altre persone presenti nella stanza. C'era un uomo che si schiacciava la punta del naso a intervalli regolari; una donna che aveva praticamente pulito tutto l'arredamento della sala con delle salviette, e che in quel momento era intenta a igienizzare di nascosto un'adolescente vestita come un'infante; un ragazzo con indosso un giubbotto invernale nonostante fosse agosto e si morisse di caldo, e che si era appena infilato in tasca uno dei tanti posacenere di vetro sparsi per la stanza.
Sbuffando d'impazienza, Steve si spostò nel corridoio che conduceva alla toilette. Stava giustappunto per ricominciare a fare la sua lista della spesa quando la luce del bagno iniziò a spegnersi e a riaccendersi due... cinque... dieci... tredici volte!
Trattenne il fiato, la bocca improvvisamente secca. «Ci siamo! La fine del mondo si avvicina! L'elettricità comincia già a impazzire!», esclamò, alzando le braccia e ficcandosi disperatamente le mani nei capelli.
«Ma che fine del mondo... mondo, mondo. Sono io che ho spento la luce... luce, luce», rispose l'uomo che era appena uscito dalla toilette e che andò a sedersi su una delle seggioline ancora libere.
Steve gli andò dietro. «No, la fine del mondo è vicina! Tra 17 giorni, vi dico! Devo tornare subito a casa a finire di preparare il mio bunker! Tutti voi dovreste farlo!», gridò, in preda allo sgomento.
Una donna di mezza età si alzò dalla sua poltroncina e buttò le braccia al cielo. «Non è la fine del mondo! È Gesù che sta tornando finalmente sulla Terra!». Si prostrò e iniziò a pregare convulsamente, mentre la tizia con le salviette si metteva a spolverare la sedia che aveva appena lasciato libera.
«Magari venisse la fine del mondo», disse un altro uomo dal fisico imponente e dai capelli brizzolati. «Almeno potrò finalmente ricongiungermi alla mia Nicole!».
La donna ritta al centro della stanza serrò ancor di più le braccia attorno al corpo. «Rose? Rose, tesoro? Vieni via dalla finestra, per favore! Rose?», chiamò accorata, ma la bambina non voltò neppure il capo e rimase a fissare, con sguardo vacuo, fuori dalla finestra.
Steve scosse il capo, disperato. Possibile che tutti quegli invasati non capissero un accidente? La fine del mondo stava davvero per arrivare, le luci impazzite lo dimostravano perfettamente e lui non aveva certo tempo da perdere per stare ad ascoltare i loro vaneggiamenti.
«Volete darmi retta? La fine del mondo è vicina!», gridò di nuovo, pestando i piedi a terra. Ma ognuno continuava a tirare avanti il proprio discorso, così decise di prendere l'uscio e tornarsene a casa, per finire di sistemare il suo beneamato bunker. Aveva già la mano sulla maniglia della porta quando, dall'altro lato della stanza, apparve un'infermiera vestita di bianco.
«Signor Steve Robinson? È il suo turno. Mi segua, prego».
Mentre parlava, la donna aveva attraversato la sala d'attesa e lo aveva preso sottobraccio, per poi trascinarlo verso l'ufficio del medico. Steve puntò i piedi.
«Ma la fine del mondo è vicina, tra 17 giorni, e io devo andare a...», provò a protestare, ma l'infermiera lo interruppe.
«Certo, certo. Dopo la visita dal Dottor Smith potrà fare tutto quello che vuole, ma ora deve venire con me».
La donna lo spinse nello studio. Prima che l'uscio si chiudesse dietro di lei Steve urlò di nuovo: «Ricordatevi, tra 17 giorni!». Il tonfo della porta che sbatteva smorzò definitivamente le sue parole.
«Che gente... gente, gente», borbottò l'uomo che aveva fatto visita alla toilette. «Certo che ce ne sono di matti, al mondo... mondo, mondo».
E mentre la donna di mezza età continuava a salmodiare inginocchiata a terra, il ragazzo col giubbotto si ficcava una penna in tasca, e la tizia con le salviette igienizzava la maniglia della porta dietro la quale era appena sparito il cavaliere dell'Apocalisse, la bambinetta appoggiata al davanzale sbatté le palpebre e sembrò uscire per la prima volta dal suo mondo.
«Mamma, comunque quel signore ha ragione. La fine del mondo è vicina», disse tranquilla, indicando un punto oltre i vetri.
La madre, terrorizzata, non si mosse dal centro della stanza, ma l'uomo seduto accanto alla piccola, dopo aver controllato le lancette del proprio orologio ed essersi schiacciato la punta del naso, guardò nella direzione indicata dalla bambina e scoppiò a ridere.
Davanti alla finestra della sala d'attesa, dall'altra parte della strada, c'era un cinema. Il film in proiezione si intitolava “La fine del mondo”.

 

Spazio autrice:

Devo sinceramente ringraziare Artnifa per l'idea eccellente di questo contest. Mi piace molto scrivere storie sul genere comico/commedia e il coniugare malattie mentali con la comicità secondo me è davvero una scelta vincente.
Mi sono divertita moltissimo a scrivere questa piccola shot, anche se devo confessare che la scena finale non è totalmente farina del mio sacco. Mi sono ispirata a una vignetta umoristica che avevo trovato anni fa su una rivista di enigmistica, e che ho rimaneggiato a mio favore.
Tra l'altro, esiste davvero un film del 2013 che si intitola “La fine del mondo”.
Spero che la storia possa piacere e che possa essere stata una lettura piacevole.

 

  
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