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Autore: thors    23/09/2020    3 recensioni
[contest] Storia Seconda classificata al Contest "Seasons Die One After Another II edizione" di Laila_Dahl sul forum di Efp.
[intro] Dopo alcuni anni da quanto narrato nella prima storia di Ethiel, si prepara una importante missione di salvataggio.
Alla vigilia della partenza, 6 diversi personaggi che da lunghi anni si erano persi di vista, si incontrano attorno ad un fuoco e si raccontano cosa hanno passato nel tempo trascorso. Purtroppo, ben pochi dei loro ricordi sono felici.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aang, Iroh, Sokka, Toph, Zuko
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di una mezzelfa'
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Vigilia di un salvataggio

 

 

Prologo1

 

Dopo la sua vittoria contro Ozai a Ba Sing Se, Aang fu festeggiato a lungo in ogni città e villaggio dei quattro regni. La nazione del fuoco celebrò con gioia anche l’ascesa al trono di Zuko, e pure i frequentatori dell’aria, composti soltanto dal loro ultimo dominatore e da una manciata di nuovi amanti del volo, celebrarono la fine della guerra con canti, danze e solenni bevute.

Aang decise di ridar vita al Tempio dell'Aria Meridionale e cercò in tutto il mondo persone degne di imparare il dominio del suo elemento originario, e dotate delle potenzialità per riuscirci. Nel frattempo, gli altri tre regni godettero di un periodo di pace tanto a lungo desiderato e curarono le profonde ferite lasciate da un secolo di battaglie.

Sotto quell’apparenza quieta e felice, però, si muovevano anche delle forze silenziose, invisibili e subdole, che miravano a ripristinare il potere dei gerarchi militari, divenuti degli inutili burocrati privi di qualsiasi potere.

Come eredità del conflitto, il regno della terra aveva acquisito la tecnologia creata dai propri invasori, riuscendo a muovere carri armati e dirigibili non tramite il dominio del fuoco, bensì usando carbone e gas infiammabili. Mentre i nuovi veicoli venivano perfezionati, crebbe in parte della popolazione il desiderio di rivalersi sui propri antichi nemici, ed il governo passò un poco alla volta nelle mani della fazione desiderosa di vendetta.

Nella nazione del fuoco, invece, dallo stesso giorno in cui Zuko aveva ordinato il ritiro del suo esercito, prese animo un crescente malcontento in seno a tutte le forze armate. I soldati avevano visto sparire nel nulla gli ideali di grandezza e conquista che li avevano spinti a combattere durante la loro intera vita, nonché tutti i loro sogni di gloria. In più, non accettavano la debole reazione del nuovo Signore del Fuoco ai preoccupanti progressi del regno della terra.

 

 

***

 

 

Un bel fuocherello scoppiettava al centro del bosco, in mezzo ad un piccolo cerchio di persone tra loro molto più dissimili di quanto chiunque avrebbe potuto immaginare vedendole in quel momento. Erano in sei e si tenevano stretti nei loro mantelli, perché il pallido sole autunnale era già calato, ed una brezza frizzante dal sapore invernale accarezzava le foglie d’oro e rame ancora appese sui rami.

Iroh, un uomo già avanti con l’età, canuto, ma dotato di un fisico robusto e muscoloso, e suo nipote Zuko, un ragazzo poco più che ventenne, alto, vigoroso e di capelli scuri come inchiostro, si occupavano di tener vivo il fuoco e di grigliare un’abbondante quantità di funghi già tagliati a fette. Gli altri quattro se ne stavano seduti a terra, chi sopra un morbido cuscino di foglie secche, chi su un sedile di pietra, e chiacchieravano quasi di malavoglia, mentre un bisonte volante sonnecchiava tranquillamente poco lontano.

L’indomani sarebbero saliti su una delle venti grandi navi di ferro già pronte a salpare per la costa della nazione del fuoco e si sarebbero fatti strada fino a raggiungere la prigione dove più di cinquemila soldati del regno della terra erano tenuti prigionieri. La battaglia non si annunciava facile, ma, più di tutto, temevano di scoprire in quali condizioni fossero ridotti i soldati, perché girava voce che molti non fossero sopravvissuti agli insostenibili ritmi di lavoro cui erano costretti.

«Per quale motivo siamo venuti sin qui?» chiese Sokka, un guerriero giovane e forte, mostrando con un ampio gesto delle mani gli alberi tutt’attorno. «Non potevano restare ad Harbor Town insieme agli altri?»

Aang, un ragazzino che dimostrava all’incirca quattordici anni, all’apparenza il più giovane del gruppo, dalla testa rasata e tatuata con una vistosa freccia grigia, triste, cupo e silenzioso sin dall’arrivo, mormorò: «Scusatemi, io preferisco essere qui con voi, piuttosto che in città. Non me la sento di stare in mezzo alla gente. E vi confesso che, se potessi farlo, non parteciperei neppure alla missione di domani».

Tutti si rattristirono per lui, potendo solo immaginare cosa stesse provando in quel momento. Mentre Sokka chinava il capo, Toph, che sedeva vicino ad Aang, fuse le loro sedie di pietra, creando un’unica panchina, e lo abbracciò. «Non dire così. Il mondo deve sapere che l’avatar è tornato, altrimenti non riusciremo a fermare la nuova guerra.»

 

Alcuni minuti dopo, mettendo i funghi già cotti in un cartoccio, Iroh esclamò con una voce calda e gioiosa che contagiò gli animi: «Sono pronti! Mi raccomando, non fate complimenti! Mangiate finché son caldi!»

Il piatto passò di mano in mano, ed il profumo scosse il gruppetto.

«Non sono niente male!» commentò Sokka. «Tuttavia, resto dell’idea che avremmo fatto meglio a trovare una taverna poco fuori dalla città. Giusto per esser riparati da quattro mura.»

Zuko gli rivolse uno sguardo canzonatorio. «Non dirmi che preferiresti la puzza della città a quest’aria pulita e tonificante?»

Era un’allusione per la sua compagna, una frecciatina piuttosto spuntata, per la verità, dato che anche a lui era diventato difficile sopportare l’odore dei grandi centri abitati dopo gli anni vissuti nella foresta.

«Non mi pare che sei anni fa scappassi di corsa dai quartieri affollati», replicò il guerriero, squadrandolo malamente. «Anche a te, Zuko, piaceva berti un tè caldo seduto ad un tavolo. Ed anche se Toph non ha ancora detto nulla, è chiaro che la pensa come me!»

«Ehi!» rispose la ragazza, così minuta da apparire ancora una bambina, fissandolo con i suoi occhi ciechi ed infastidita per esser stata presa in mezzo. «Chi ti ha dato il diritto di parlare a mio nome? Però…» gli rivolse un sorriso malizioso, «forse posso farti contento…»

Con un movimento delle mani, innalzò attorno a Sokka un muro di pietra alto un metro, nel quale si trovò rinchiuso come in una scatola senza coperchio.

«Non è divertente!» brontolò lui, restandosene seduto.

Attese qualche istante, pensando che qualcuno l’avrebbe liberato, ma, poiché nessuno sembrava volerlo aiutare, s’arrampicò sul bordo di una parete e vi si sedette sopra, rivolgendo uno sguardo offeso e contrariato ai suoi amici, in quel momento tutti sorridenti. Prima che potesse scendere, però, il muro sprofondò, e lui si ritrovò di nuovo seduto a terra, accanto alle foglie che aveva raccolto per farsene un cuscino.

«Ecco fatto», disse, poggiando con espressione rassegnata il mento sulla mano destra, mentre gli altri ridevano divertiti. «Sono passati sei anni, ma, come al solito, tocca a me fare la parte del buffone.»

Una ragazza di nome Ethiel, che non solo si teneva al riparo del mantello, ma aveva anche il capo coperto dal cappuccio, spense anche gli ultimi risolini e affascinò tutti con la sua voce dolce ed armoniosa. «La verità è che ho chiesto io di allontanarci dalla città. Sono io a preferire l’aria profumata e silenziosa della foresta».

Iroh ruppe il silenzio che s’era venuto a creare aggiungendo un pezzo di legna al fuoco, poi chiese a Zuko: «Nipote mio, ci siamo rivisti solo quest’oggi e ancora non so nulla di quel che hai fatto da quando sei scomparso dalla nazione del fuoco. Vorresti cominciare col dirmi dove hai conosciuto questa straordinaria ragazza?»

«L’ho trovata quando stavo precipitando in un pozzo senza fondo, e lei mi ha aiutato a risalire.»

«Uhm, poetico…» replicò Iroh, aggrottando le sopracciglia, dopo aver capito che Zuko non era intenzionato ad aggiungere altro, «ma è tutto qui quel che vuoi dirci di lei?»

Fu Aang a rispondergli: «Ha salvato anche me, quando mi ero perso nell’altro mondo. È un’abile dominatrice, ma la sua abilità non riguarda nessuno dei quattro elementi, bensì gli spiriti».

Con aria confusa, Sokka gli chiese: «E cosa vorrebbe dire? Riesce a trasformare uno spirito in una palla? O in una frusta?»

Ethiel si tolse il cappuccio e scosse i capelli con un gesto un po’ nervoso. «Nulla di tutto questo. Posso parlare con loro e chiedere che mi aiutino.»

Per un lungo momento, Sokka ed Iroh guardarono sbalorditi le orecchie appuntite della ragazza, che i bagliori delle fiamme facevano risaltare, e nessuno disse più nulla o si mosse. Toph, però, non poteva percepire un simile dettaglio grazie al suo dominio, ma, soltanto, le pulsazione di ogni cuore ed i respiri di tutti, nonché l’affievolirsi del fuoco non più accudito. «E allora?» sbottò arrabbiata. «Volete spiegare anche a me cosa sta accadendo?»

«Io non sono del tutto umana» le rispose Ethiel, «e quando combatto non ho tempo per controllare se le mie orecchie sono nascoste o tradiscono la mia natura. Dato che domani mi affiderò a voi durante la battaglia, ho preferito farvelo sapere prima di partire».

Iroh si alzò in piedi. «Ragazza, penso tu abbia fatto la scelta giusta a dircelo adesso. Se ci fossimo imbambolati a guardarti mentre ci piovevano addosso sfere di fuoco, ci saremmo certamente arrostiti. Oh! A proposito di questo…» Gettò un’occhiata sorridente a Zuko. «Ragazzo mio, che ne diresti di mettere a cuocere le castagne bianche2 adesso? E prendi anche quel vinello dolce che abbiamo messo in fresca! Oh… temo… di aver dimenticato il cavatappi… già.»

Mise un paio di ciocchi sulle braci e ravvivò il fuoco con una fiammata che fece scaturire da una mano. Quindi si sedette di nuovo e parlò ad alta voce perché anche il nipote lo sentisse: «Ci vorrà un po’ prima che siano cotte. Nel frattempo… Beh, a tutti noi è ben noto come gli eserciti degli spiriti abbiano impedito al regno della terra di trasformare le foreste in carbone, bloccando così gran parte dei suoi mezzi militari, ma ignoriamo quel che ti accadde prima, da quando Azula ha preso il tuo posto come Signore del Fuoco».

«Aspettate!» esclamò Sokka, incredulo, puntando Ethiel con un dito. «State dicendo che è stata lei a fermare l’invasione della nazione del fuoco?»

«Lo hanno fatto gli spiriti per me», rispose la strana ragazza.

Zuko fece ritorno con un gran pentolone che avvicinò al fuoco, si voltò poi verso la dominatrice della terra e chiese: «Toph, mi faresti un sostegno per questa?»

«Ma certo!» rispose lei, creando subito una impalcatura di pietra.

«Grazie mille. Ed ora, mio caro zio, dammi un po’ di tempo per prendere il vino che ti piace tanto. Poi, però, vorrei sentire da te che fine avevi fatto. Non eri anche tu nel regno del fuoco, quando il mio trono è stato rovesciato?»

«Nipotino mio, avrei preferito che ti fossi ricordato di me qualche anno fa», rispose, accigliandosi.

«L’ho fatto! E ti ho cercato non appena ho potuto farlo!» replicò Zuko, che si stava già recando al fiume.

Quando tornò indietro con le bottiglie, la compagnia si fece silenziosa, ed Iroh gli disse: «Io ho temuto che non fossi riuscito a fuggire dal regno del fuoco e ti ho cercato a lungo. Non hai idea di quanto io mi sia disperato non sapendo dov’eri… Poi sono dovuto scappare, così sono tornato a Ba Sing Se ed ho ripreso il mio salone del tè, sperando che un giorno ti avrei visto entrare dalla porta sano e salvo».

Zuko gli mise tra le mani una tazza e la riempì di vino fresco e frizzante. «Era il nostro salone del tè. Ed appena ne ho avuto modo, ho chiesto aiuto al loto bianco per trovarti.»

Suo zio bevve un sorso generoso, che diede una luce soave al suo volto e gli fece dimenticare di colpo tutta la tristezza. «Ad ogni modo so che è stata dura, per te… e sono davvero felice che tu ora stia bene.»

Dopo essersi seduto accanto ad Ethiel, Zuko raccontò tutto ciò che aveva fatto da quando era fuggito da Azula a quando aveva accettato di proteggere la sua compagna, a quel tempo una bambina di soli dodici anni. Poi, aiutato da lei, narrò anche di tutti gli eventi che seguirono, portandoli da una foresta all’altra del regno della terra.

Quando le castagne iniziarono a scoppiettare con il loro inconfondibile rumore, nell’aria si diffuse il loro dolce aroma, ed Ethiel stava spiegando come avesse fatto a trovare Aang nel regno degli spiriti.

«Non avrei mai potuto immaginare nulla di simile!» esclamò Iroh, appena prima di scattare verso il pentolone. Lo allontanò dal fuoco e sollevò il coperchio, facendo uscire una densa nuvola di vapore profumato che annusò estasiato. Poi, illuminato da un’idea, si girò verso Aang e lo supplicò con voce invitante: «Perché le castagne siano davvero buone, bisogna farle raffreddare un po’, ma ora sono così calde che non si possono neppure tenere in mano. Non potresti… per favore… pensarci tu?»

«Va bene», rispose l’avatar alzandosi stancamente e rivolgendogli un sorriso forzato. Mise le mani sopra la pentola e la inondò con un lungo getto d’aria, facendo volare in alto un paio di castagne che Sokka afferrò con estrema agilità prima che toccassero il suolo.

«Scotta! Scotta!» si lamentò, lanciando da una mano all’altra, come un giocoliere, i frutti abbrustoliti dal calore e diventati grandi come mele. Diede un morso ad una castagna ed esclamò appagato, con l’acquolina che gli colava dalle labbra: «Deliziosa… È soffice come zucchero filato… e sa di miele…»

«Oh, sono davvero felice che ti piacciano!» esultò Iroh. «Avanti, non fatevi pregare: ce ne sono per tutti!»

Aang se ne riempì le mani, tornò a sedersi accanto a Toph, con la quale divise a metà il bottino, e per la prima volta in quella sera, quando ne assaggiò una, sorrise di autentica felicità. Anche Ethiel, che spesso si lamentava con Zuko di non trovare frutti saporiti come quelli che da piccola mangiava nella sua terra, restò a bocca aperta.

Il vino completò l’incantesimo; e, tutto d’un tratto, la tensione per la difficile missione che li attendeva e la tristezza che serbavano nel cuore sembrarono esser svanite. Risero e scherzarono con animo leggero, come avrebbero fatto alla conclusione della loro impresa, se tutto fosse andato bene.

Dopo essersi quasi strozzato con una castagna ed aver bevuto un sorso di vino per buttarla giù, Sokka tirò un sospiro di sollievo, poi si soffermò a guardare Zuko ed Ethiel, che stavano sussurrandosi qualcosa, e chiese loro a bruciapelo: «Voi due, per caso, state insieme?»

«Sì, quasi sempre», rispose la ragazza, non capendo il senso della domanda.

«Ci sta chiedendo se siamo innamorati», dovette spiegarle Zuko.

«Ah… Allora sì, per sempre.»

«Ehi, Sokka!» urlò Toph. «E la tua ragazza dov’è adesso? Perché non l’hai portata qui?»

Lui cercò dissimulare il suo dispiacere dietro un gesto noncurante della mano. «Suki mi ha detto che doveva rivedere il piano con le guerriere Kyoshi, ma penso volesse solo festeggiare il ritorno di Ty Lee dalla sua ultima tournée circense. Piuttosto, Ethiel, ci faresti vedere qualcosina che sai fare usando il dominio degli spiriti?»

«Non c’è nessun problema», rispose lei, chiudendo gli occhi.

La compagnia si fece silenziosa, attendendo con impazienza e trepidazione di aver prova dei suoi immensi poteri, ma per diversi secondi nulla sembrò accadere. Poi, quando la maggior parte dei presenti iniziò a pensare che fosse stato uno scherzo, Toph scattò in piedi spaventata e gridò a gran voce: «Sta per arrivare qualcosa di molto grosso!»

Una serie di pesanti tonfi sordi si propagarono nella foresta, da qualche parte dietro a Sokka, e poi quattro alberi alle sue spalle si schiantarono di colpo. Tutti, a quel punto, anche Zuko ed Ethiel che si trattenevano dal ridere, erano già in piedi, pronti ad affrontare la minaccia che stava venendo loro incontro, ma rimasero impietriti dalla paura quando dagli alberi emerse l’enorme spirito di una pantera-rinoceronte3. La sua natura pacifica fu chiara solo quando si sedette a terra, facendosi posto tra i tronchi divelti, ma poi accadde l’imprevisto. La bestia sentì nell’aria l’odore delle castagne, annusò rumorosamente puntando il naso nella direzione del pentolone ed avanzò come trasognata verso di esso. Sokka, allora, diede prova di tutto il suo indomito coraggio: con la determinazione di chi è pronto a sacrificare la propria vita, allargò le braccia davanti alla bestia per non farla passare e le gridò di star lontana.

La pantera-rinoceronte l’ascoltò scuotendo un po’ la testa ed emettendo un cupo brontolio, poi avvicinò il muso al ragazzo – che sudò freddo, ma non si mosse – e, con un’unica leccata, lo sollevò da terra di mezzo metro e gli rubò da ambo le mani i frutti che non aveva ancora fatto in tempo a divorare. La bestia parve esser soddisfatta di quell’assaggio, arretrò di un paio di passi e si distese docilmente a terra.

«Bene, bene», disse Iroh con tono compiaciuto, sfregandosi le mani. «Abbiamo legna in abbondanza per tutta la notte!»

 

Mentre vino e castagne stavano finendo, alcuni spiriti minori consegnarono ad Ethiel delle foglie, e lei le offrì all’anziano dominatore del fuoco dicendo: «Queste provengono da un arbusto di drago bianco. Ho saputo che apprezzi il sapore delle sue infusioni ed ho pensato di procurartene un po’».

«Il vero arbusto di drago bianco, zio», disse Zuko, che si rivolse poi a tutti e spiegò: «Le foglie di quella pianta gli piacciono così tanto che rischierebbe la vita pur di averne qualcuna da mettere in acqua calda».

Iroh non badò neppure all’allusione del nipote, tutt’altro che velata, ed accettò il regalo della ragazza osservandolo con sguardo rapito. «Sono bellissime… grazie…» Poi, rivolgendosi al nipote, aggiunse: «Avanti, zuccone, cosa fai ancora qui? Va a riempire il pentolone! Vi farò assaggiare il tè più delizioso che abbiate mai bevuto!»

 

Quando Aang ebbe tra le mani la sua tazza fumante, si sentì dell’umore giusto per raccontare la storia che tutti attendevano di sentire.

«Come saprete tutti,» disse con voce malinconica, «cinque anni fa io impazzii e sparii. Allora vivevo al Tempio dell’Aria Meridionale assieme a Katara, ad una dozzina di giovanissimi monaci e agli altri frequentatori dell’aria, che, pur non avendo nessuna abilità di dominio, amavano volare quanto me. Eravamo felici. E anche sicuri di poter ridar vita sia al tempio che ai Nomadi dell’Aria.

«Un giorno, identico a molti altri che lo avevano preceduto, stavamo pranzando assieme e scherzavamo tra noi normalmente, quando, uno dopo l’altro, i piccoli monaci iniziarono a tossire. Scoppiammo a ridere, all’inizio, ma la tosse non si fermava e ben presto ci colpì tutti, rendendoci difficile respirare. Mentre annaspavo a terra, vidi i bambini diventare bianchi come lenzuola e morire per primi. Le loro mani e i loro occhi aperti e spenti… erano rivolti verso di me, per chiedermi un aiuto che non potevo dare. E poi iniziarono a morire anche gli altri.

«Katara… Katara cercò di curarmi fino all’ultimo battito del suo cuore generoso, ed io, senza riuscire a parlare, la supplicai di fermarsi, di pensare a sé stessa… Lei, però, mi sorrise e non volle ascoltarmi. Nonostante tutti i suoi sforzi, io non riuscii ad alzarmi in piedi e non potei fare nulla per lei, tranne piangere e tenermi stretto il suo corpo senza vita. Mi sentii venir meno e svenni, convinto che anch’io l’avrei presto seguita, ma mi sbagliavo, purtroppo.

«Appa deve avermi portato all’aperto, e mi fece le feste quando riaprii gli occhi. Io ero ancora debole e lui cercò di trattenermi, ma lo costrinsi a lasciarmi andare e tornai nel tempio, dove la rividi per l’ultima volta. Era ancora riversa sul pavimento, come tutti i miei amici, e l’odore di morte era soffocante. Non so se fu per effetto del veleno o dei giorni passati, ma i volti erano trasfigurati, quasi irriconoscibili. Mi venne da vomitare, ma il mio stomaco era completamente vuoto, e fuggii via, pazzo per il dolore. Credo di aver distrutto il tempio, o almeno il tetto o una parete, perché ricordo di esser scappato via attraverso un nugolo di polvere e macerie.

«Mentre venivamo qui, Zuko mi ha detto che ho lasciato una scia rossa in cielo, come una cometa, e che tutti nei quattro regni l’hanno vista, come pure hanno sentito il mio urlo di dolore. Io ho solo vaghi ricordi di questo e non ho idea di come mi sia diviso: il mio corpo imprigionato dentro un iceberg e la mia anima dispersa nel mondo degli spiriti.

«Zuko mi ha liberato dal ghiaccio, ed Ethiel ha convinto la mia anima a tornare indietro. Così mi sono svegliato da un sonno durato quasi cinque anni… e per me è come se fossero passati solo pochi giorni da quando Katara era ancora viva. Perciò potete capire quanto la sua perdita mi faccia ancora male».

Dopo averlo nuovamente abbracciato, Toph cercò di consolarlo. «Mi dispiace tanto per quello che hai passato, ma vedrai che il tempo lenirà il dolore. Non sei l’unico ad aver perso qualcuno di importante dopo la tua vittoria contro Ozai.»

Aang fu sul punto di replicare qualcosa alla ragazza, che sentiva piangere sulla sua spalla, ma Sokka, anche lui profondamente rattristito, non gliene diede il tempo.

«Hai idea di chi possa avervi avvelenato?»

«Non ne ho idea, mi dispiace, e… scusami, ma neppure mi interessa. Al tempio non veniva mai nessuno, perciò deve essere stato qualcuno che ci vendeva le provviste, ma non ho mai chiesto ai miei amici dove andassero a far compere. Tu hai perso una sorella e vorrai vendicarti, immagino, ma io… non riesco a credere che qualcuno abbia davvero voluto far qualcosa di simile… e se trovassi il colpevole… non potrei che averne pietà.»

Vedendo che Sokka non aveva altro da chiedergli, Aang si rivolse a Toph e le chiese: «E tu cos’hai? Non stai versando lacrime solo per Katara».

«Io… io non ho più una famiglia, e voi siete gli unici amici che ho. Dopo la nostra vittoria, io sono tonata dai miei genitori, ma loro volevano ancora impedirmi di usare il mio dominio, volevano che io fossi davvero cieca! Così abbiamo litigato… ed io me ne sono andata dopo aver distrutto la casa.

«Un anno dopo, tu eri scomparso. Da allora non ho più rivisto nessuno di voi, mentre ogni dominatore della terra mi dava la caccia. Volevano tutti imparare da me la tecnica per manipolare i metalli, ma io non ho mai voluto insegnarla a nessuno, perché sapevo che l’esercito se ne sarebbe appropriato. Così ho dovuto vivere come una mendicante, per quattro lunghi anni… fingendo di essere cieca e facendo attenzione a non farmi mai vedere da nessuno mentre usavo il dominio della terra… perché chiunque, altrimenti, mi avrebbe riconosciuta.

«Quando ho saputo che tu avresti partecipato alla missione di salvataggio, io sono venuta ad Harbor Town solo per rivederti… Ti prego… non andartene di nuovo…»

Sorpreso e straziato dalla sua storia, Aang ricambiò il suo abbraccio e le rispose: «Quando torneremo indietro, potrei portati con me al tempio settentrionale. Penso ci sia parecchio da ricostruire lì, e un aiuto mi farebbe comodo».

Nessuno immaginava che Toph avesse sofferto così tanto e nessuno, sul momento, trovò per lei una soluzione migliore di quella proposta da Aang: Iroh non poteva offrirle un riparo sicuro nel regno della terra; Ethiel e Zuko, invece, avrebbero potuto portarla con loro, ma difficilmente lei si sarebbe trovata bene in luogo isolato dal mondo, e Sokka sapeva che farla vivere nel suo paese fatto di ghiaccio significava privarla del suo dominio e della sua straordinaria abilità di percepire il mondo circostante.

Nessuno aveva osato fiatare o muoversi durante lo sfogo di Toph, così come nessuno aveva osato far alcun rumore intanto che Aang narrava il suo racconto. Il fuoco, perciò, finì abbandonato a sé stesso, ed Iroh, muovendosi in silenzio, mise qualche altro ceppo di legna a bruciare. L’anziano dominatore prese poi le sue cose, rimaste sul dorso di Appa, si allontanò di un’altra decina di passi ed infine si preparò per dormire. Zuko, Ethiel e Sokka seguirono il suo esempio e lo raggiunsero, pensando che i due rimasti presso il fuoco avessero soprattutto bisogno l’uno dell’altro in quel momento. Così, lasciarono che si consolassero a vicenda, indisturbati anche grazie alla presenza della pantera-rinoceronte che sembrava dormire quietamente a poca distanza da loro.


 

Cronistoria generale

 

In accordo con History of the World of Avatar, gli anni sono calcolati facendo riferimento al genocidio dei nomadi dell’aria operato da Sozin, considerando l’anno in cui avvenne come l’anno zero.

Le date precedenti a questo evento vengono indicate con BG (before genocide), mentre quelle successive con AG (after genocide).

 

99 AG

  •  Aang emerge dall’iceberg.

 

100 AG

  •  Aang sconfigge Ozai e mette fine alla guerra centenaria.

 

101 AG

  •  Aang sopravvive a un nuovo genocidio dei nomadi dell’aria e scompare.

  •  Zuko perde il trono, fugge nel regno della terra ed incontra Ethiel.

 

105 AG

  •  Ethiel salva la foresta dove è nata;

  •  Il regno della terra dà il via all’invasione della nazione del fuoco.

 

106 AG

  •  Gli spiriti proteggono tutte le foreste nel regno della terra;

  •  Il regno della terra abbandona l’invasione per carenza di combustibili;

  •  La flotta della nazione del fuoco supera in forza militare quella del regno della terra;

  •  Le roccaforti costruite dal regno della terra nella nazione del fuoco, difese da un numeroso contingente, vengono conquistate;

  •  Aang viene trovato e salvato da Ethiel e Zuko;

  •  Ethiel, l’avatar, i membri del loto bianco e un gruppo di volontari, che comprende numerosi dominatori di acqua e terra, salpano da Harbor Town per liberare i soldati imprigionati nella nazione del fuoco.

 

 

Note

 

1. Prologo, tranne i due paragrafi finali, omessi in questo racconto perché parte della storia narrata, è identico al prologo che si trova nel racconto intitolato “Ethiel”, nel quale vengono raccontate le vicende di Zuko ed Ethiel dal 101 AG al 105 AG.

 

2. Castagna bianca, si tratta di un frutto simile alle castagne con caratteristiche peculiari del granoturco bianco, noto anche come pop-corn.

 

3. Pantera-rinoceronte, una delle creature che uno sventurato e sfortunato viandante potrebbe incontrare nel cuore di una foresta. Ogni lettore saprà certamente immaginare l’esatta morfologia di questo animale.

 

 

Età dei personaggi

Nel 99 AG, Aang e Toph hanno 12 anni, Sokka ne ha 15, Zuko 16 ed Ethiel 10.

Nel 106 AG, quando si svolge la riunione qui raccontata, Aang dimostra solo 14 anni (perché ha passato dentro un iceberg 5 dei 7 anni trascorsi dal suo precedente risveglio), Toph ne ha compiuti 18 (ma pare averne almeno un paio di meno a causa della sua corporatura), Sokka e Zuko 22, ed Ethiel 17.

   
 
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