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Autore: JupiterConstance    23/09/2020    0 recensioni
Molti durante gli anni hanno immaginato una loro versione di apocalisse zombie, sia in film, sia in serie tv: ecco qui la mia versione.
Genere: Fantasy, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’EPIDEMIA

12 dicembre 1950, New York
Daniel lavorava quasi undici ore al giorno per mantenere la sua famiglia: sua moglie Gabriella non era riuscita a trovare nessun lavoro dopo la nascita del loro primogenito Charlie, quindi era solo lui a portare il pane a casa. Daniel era un medico e da qualche settimana aveva notato un grande incremento di pazienti nel suo piccolo studio. I malanni dei suoi concittadini variavano da persona a persona; semplici raffreddori, improvvise crescite di vesciche sugli arti o addirittura copioso sanguinamento dal naso e talvolta dagli occhi. Erano tutti sintomi troppo strani per non significare nulla e i suoi primi sospetti furono quelli di un inizio di epidemia. Nessuno però se ne rese veramente conto, fino a quando le condizioni non diventarono disastrose.

5 marzo 1951, New York
Cinque mesi dopo le preoccupazioni infondate di Daniel si erano rivelate esatte: quei sintomi avevano contagiato rapidamente tutta la popolazione in maniera irreversibile. Lui osservava la situazione dall’alto della sua casa: aveva infatti deciso di ritirarsi nell’abitazione in collina con la sua famiglia qualche giorno dopo le prime grandi manifestazioni di infezione, per evitare il contagio. Poco distante dalla loro casupola passavano uomini, donne e bambini come se non sapessero dove andare, senza una meta precisa. I loro passi erano incerti e traballanti e spesso molti di loro cadevano rovinosamente a terra: evidentemente erano vittime dell’epidemia anche loro. Non sapeva dare una spiegazione scientifica a quello che era accaduto a quelle persone: la sua unica certezza era che non avrebbero portato nulla di buono.

14 maggio 1951, New York
Era strano osservare quelle persone, sempre che si potessero definire ancora tali: la loro pelle stava cambiando aspetto, diventando verdastra, e inondavano la città di un putrido odore. I loro movimenti erano sempre più lenti e goffi ed alcuni di loro talvolta si fermavano, producendo versi mostruosi. Si muovevano spesso in gruppi, come inquietanti mandrie di bestiame.
Un giorno decisero di scendere a fare un giro in mezzo a loro dato che erano settimane che non mettevano piedi fuori di casa e il cibo iniziava a scarseggiare. Da lontano, notarono subito uno di quegli agglomerati di strane creature: erano davvero raccapriccianti visti da così vicino. Tra di loro riconobbero molti conoscenti della città: alcuni vicini di casa, il cartolaio che ogni mattina gli vendeva il giornale, il falegname che aveva costruito la culla di Charlie. Daniel li salutò con vigore e così fece anche Gabriella, felice di poter ritrovare facce conosciute. La mandria si girò nella loro direzione e prese a camminare. Non avevano paura, perché dovevano averne? Li conoscevano bene ed anche se erano cambiati non potevano fargli del male! Ora erano vicinissimi: potevano sentire il putridume uscire dalla loro pelle e vedere le loro facce in decomposizione. Il signor Backer, il panettiere del quartiere, afferrò la spalla di Gabriella ed iniziò a scuoterla con vigore, emettendo rochi grugniti: lei rimase interdetta per qualche istante, come lo stesso Daniel, poi rise di colpo, divertita da quel buffo comportamento. Anche Charlie iniziò a ridere quanto la signora Creek lo spinse a terra e si inginocchiò davanti a lui. Erano così serene le loro risate. In un attimo li circondarono e lui fu spintonato via da tutti gli altri cittadini che si precipitavano dalla sua famiglia e li perse di vista. Le loro risate si erano tramutate in urla strazianti. Perché mai gridavano? Li conoscevano bene, non avrebbero potuto fargli del male!
 
1 luglio 1951, New York 
La solitudine lo stava annientando lentamente e il pensiero di ciò che non aveva potuto impedire lo tormentava ogni giorno. Tutte le persone che un tempo conosceva ora erano diventati i mostri che, davanti ai suoi occhi, avevano divorato sua moglie e suo figlio. Non avrebbe mai pensato che delle persone che una volta lo salutavano cordialmente ogni mattina gli avevano rovinato la vita. Non aveva più motivo di vivere e le giornate diventavano sempre più pesanti. Cercava solo di curare quel morso che Sam la guardia gli aveva arrecato mentre cercava di salvare suo figlio: ora stava cambiando colore e diventava sempre più verde acido, lo stesso colore della pelle di quei disgustoso mostri. Ogni sera vi metteva sopra la miglior pomata che aveva e si metteva a dormire, sperando di non sognare nuovamente la sua famiglia che veniva mangiata viva.

2 agosto 1951, poco fuori New York
Il tempo sembrava non passare mai. Ogni giorno era uguale al precedente: i suoi normali impegni erano scomparsi e poteva nutrirsi anche una volta al mese se non riusciva a trovare nulla. In realtà aveva fame in ogni momento, ma non sempre c’era qualcosa da mangiare. La sua nuova vita in fondo gli piaceva: non doveva far altro che camminare, tutto il giorno, senza mai fermarsi, assieme ai suoi nuovi amici. La sua mente non funzionava più come un tempo ma ogni tanto ripensava al passato, a tutto quello che possedeva e di come era felice la sua vecchia vita. Se solo quel giorno di maggio non fossero scesi a fare quella dannata passeggiata, forse tutto sarebbe stato come prima: Gabriella e Charlie sarebbe stati ancora vivi e lui non si sarebbe ritrovato a vagare in un gruppo di mostri a causa di una piccola ferita.
   
 
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