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Autore: H_A_Stratford    24/09/2020    5 recensioni
«Io…» mormorò Spencer ancora con la mano sulla maniglia della porta. Che fare ora?
Aveva pensato a tutta la notte alle parole della ragazza e in quel momento nessuno dei discorsi pre impostati sembravano funzionare.
«Ho realizzato che niente è normale tra di noi. Tu sei tu, io sono io e insieme… il caos cosmico» ammise la ragazza mordicchiandosi leggermente il labbro. Reid stava per ribattere sul caos cosmico ma si rese conto che non era il momento. Camminavano già abbastanza sui cocci per poter aggiungere carne al fuoco. Però allo stesso tempo non riuscì a trattenere un sorriso.
«E non voglio perdere quello che abbiamo, qualunque cosa sia» continuò guardandolo. «Prometto che ti lascerò tutto lo spazio che ti servirà, tu credi di poter creare un posto nella tua vita per me?»
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Spoiler ottava stagione. Non segue linearmente la serie.
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 19
 
Stay Little Valentine Stay
Each Day Is Valentine's Day
- My funny Valentine
 
 
14 febbraio 1994
Ore 01.14
Massachussetts General Hospital
 
«Fammi vedere! Fammi vedere!» esclamò Justin cercando di sporsi il più possibile verso il letto della madre. Susanne ridacchiò appena e fece segno al bambino di cinque anni di salire nel letto accanto a lei. Anche alla nascita di Mike si era comportato nello stesso modo: iper eccitato, curioso e desideroso di stringere tra le braccia il nuovo arrivato.
James era uscito dalla camera per firmare dei documenti importanti insieme all’infermiera, ma sia Justin che Mike si erano rifiutati di lasciare il capezzale della sorellina appena nata. Sorellina, che tra l’altro, non aveva ancora un nome.
Mike, che con i suoi tre anni di pura saggezza, aveva suggerito in ordine: Lily, Pata, un mormorio non meglio riconosciuto e Bike.
Justin, dal canto suo, voleva che fosse chiamata Camille, come l’insegnante di cui si era innamorato. Non sentiva altre ragioni, doveva chiamarsi come lei e in nessun altro nome.
«Perché è pelata?» chiese Justin osservando la sorellina, inclinando leggermente la testa incuriosito. Mike, incuriosito a sua volta, si allungò per osservare. «Una pallina» mormorò facendo scoppiare a ridere la madre. Il maggiore toccò delicatamente la fronte della sorella e iniziò ad accarezzarla incuriosito. La bambina in tutta risposta stiracchiò il braccio destro.
«Anche voi due siete nati così, cresceranno con il tempo» rispose Susanne sorridendo ai due bambini. Ancora non riusciva a credere che dopo tutto quel tempo era riuscita ad avere una femmina. Certo, amava oltre ogni limite Mike e Justin, ma desiderava avere una bambina fin da quando aveva memoria. Quasi ebbe un mancamento quando il ginecologo confermò che quella volta portava in grembo una femmina.
In quel momento entrò un’infermiera canticchiando sottovoce My funny Valentine, stesso brano che poco prima era passato alla radio, giusto quando la piccola miss Williams stava facendo il suo grande ingresso nel mondo.
«Un bel regalo di San Valentino, non trovate?» chiese l’infermiera retorica, controllando la cartella clinica di Susanne.
«Abbiamo un problema» sentenziò James entrando nella stanza con fare drammatico. Tutti i presenti si girarono e Susanne pensò al peggio: l’arrivo dei parenti.
«Non abbiamo un nome, non posso firmare il certificato di nascita!» aggiunse cercando di essere ancora più di teatrale. Era il suo terzo round ma ancora non aveva imparato a gestire le scariche di adrenalina. Si lasciava trasportare da ogni singola emozione e in quel momento il fatto che la sua piccola bambina non avesse un nome, era un disastro.
«No nome!» ripeté Mike battendo le manine mentre Susanne contemplava l’omicidio per l’infarto che il marito le aveva provocato.
«La scelta del nome è un momento delicato, avete tempo. Non preoccupatevi, vi verrà con naturalezza» l’infermiera cercò di tranquillizzarlo ma con scarsi risultati. Così finì di controllare le ultime cose, pazienti compresi, e si allontanò dalla camera per lasciar loro un po’ di privacy.
«Valentine!» esclamò Justin dopo aver letto il bigliettino di San Valentino lasciato sul comodino. I bambini sembravano di non riuscire a tenere un tono di voce normale, alzavano il tono parola dopo parola nonostante fosse il cuore della notte e non dormissero da ore.
«My funny Valentine» mormorò Susanne passando un dito sul naso della figlia. Qualcosa però le disse che non fosse il nome giusto.
«Non credo sia il nome per lei» disse James facendo una piccola smorfia. Si avvicinò al resto della famiglia e si sedette ai piedi del letto. «Ha bisogno di un nome forte, è nata il giorno di San Valentino e in una famiglia per niente normale –continuò ridacchiando appena- avrà bisogno di un nome che parla da sé».
«E allora come?» chiese Justin girandosi verso il fratello, come in segno d’aiuto.
 
 
14 febbraio 2018
 Ore 09.14
 
«Athena!» esclamò Beth non appena la ragazza rispose al telefono. La bionda in tutta risposta si passò una mano sul viso e buttò nuovamente il viso sul cuscino, sperando di riaddormentarsi in tempo record.
«Non mi dire che sei ancora a letto, mia bella festeggiata» continuò la ragazza scoppiando a ridere. «Volevo scriverti un messaggio a mezzanotte ma sapevo che-» Beth parlava e parlava, ma Athena capiva la metà delle parole.
La madre, come ogni anno, l’aveva chiamata appena passata la mezzanotte. Le faceva sempre gli auguri nell’ora esatta della sua nascita. Athena pensava che fosse il karma: l’aveva fatta stare in ballo 20 ore, con tanto di parto in piena notte e quella era la sua vendetta. Era anche arrivata la prima dedica con “My funny Valentine”, canzone che la perseguitava anno dopo anno. Non era il suo compleanno se non c’era quella canzone, in coppia stretta con “Happy Birthday”. Così era stata svegliata la prima volta. Poi era stato il momento del padre, che anche se era a esattamente cinque centimetri dalla moglie, aveva aspettato che finisse la chiamata per avere il suo momento con la figlia. I fratelli Mike e Justin avevano avuto la grazia di scriverle un messaggio invece di chiamarla. Athena, però, sapeva che l’avrebbero comunque fatto nel corso della giornata.
Inoltre la ragazza non era a conoscenza di come la sua famiglia aveva avvertito il fidanzato delle tradizioni del compleanno. Soprattutto della parentesi su “My funny Valentine”, le chiamate di rito e ovviamente le sorprese.
Crescendo la ragazza aveva sviluppato un rapporto di amore-odio per quella festa e per il compleanno, così i due fratelli avevano sempre fatto in modo che quel giorno fosse sempre speciale per lei. Justin e Kate in particolare festeggiavano sempre il 15 febbraio San Valentino, così da poter passare il 14 con Athena e mai una volta hanno rimpianto questa loro tradizione.
«Mh, grazie Beth, ci vediamo ai festeggiamenti» mormorò Athena con ancora la voce impastata dal sonno per poi riattaccare. Non era riuscita ad ascoltare l’intera conversazione, era troppo assonnata. Inoltre l’amica di stava dileguando sulla sua ultima conquista amorosa e la ragazza aveva bisogno di tutta la sua lucidità per quello.
Spencer, dal canto suo, aveva programmato l’intera giornata al dettaglio. Dopo la disfatta dell’anniversario del loro incontro, il 14 gennaio, questa volta di era preparato. Era sabato, nessun impegno lavorativo o serial killer avrebbe rovinato la giornata come il mese prima. Certo, non aveva organizzato nulla di troppo elaborato, ma aver dovuto rimandare la loro cena speciale lo aveva un po’ abbattuto. Voleva dedicarle del tempo, sapeva quanto la loro relazione dipendesse da ciò. Con il suo lavoro e gli impegni di lei, doveva assolutamente impegnarsi.
Così si era svegliato prima della fidanzata, andato in soppiatto in bagno per cambiarsi senza svegliarla ed era uscito di casa.
Aveva calcolato tutto al secondo: con un traffico normale sarebbe riuscito a rientrare in casa entro 48 minuti. Perfettamente in orario per il risveglio della fidanzata.
Tirò un sospiro di sollievo quando poggiò la torta sul tavolo, vedendo tutte le luci ancora spente, segno che la ragazza stesse ancora dormendo. Sapeva che se avesse recuperato la torta il giorno prima la fidanzato lo avrebbe scoperto. Era difficile tenerle le cose nascoste.
Spencer preparò il necessario, con tanto di corsa al secondo accendino in quanto il primo non funzionava, e si avvicinò con il passo più silenzio possibile alla camera. Si fermò davanti alla porta e origliò la fidanzata telefono. Il suo piano era quello di svegliarla lui stesso, ma sapeva che il rito delle chiamate lo avrebbe preceduto. Così prese un respiro profondo e aprì la porta.
Athena, ancora immersa sotto le coperte e al telefono con la zia, sentì il rumore della porta aprirsi e si girò di scatto. Quando si era svegliata si era resa conto dell’assenza di Spencer ma era troppo assonnata per cercarlo in giro per la casa.
«Ehi zia, ti richiamo» mormorò non appena mise a fuoco la figura del fidanzato. Spencer teneva tra le mani una torta con tanto di candeline accese che minacciavano di spegnarsi da un momento all’altro.
La sua prima reazione fu quella di tapparsi la bocca con la mano libera, stupita per la sorpresa. Lasciò cadere il telefono sul letto e guardò il fidanzato con gli occhi sgranati.
«Tu non hai…» mormorò ancora sotto shock ma con il sorriso più luminoso che potesse avere. Anche i suoi occhi brillavano, non c’era sorpresa al mondo che potesse renderla più felice. Inoltre non c’era torta che non la potesse rendere felice, ne avrebbe voluta una per ogni giorno dell’anno.
«Soffia, stanno per spegnersi» disse Reid ridacchiando appena dopo essersi avvicinato al lato del letto di lei. Athena in tutta risposta si sistemò meglio sul letto e gli fece segno di sedersi accanto a lei.
«Esprimi un desiderio» aggiunse poco prima che la fidanzata chiudesse gli occhi ed esprimesse un desiderio. Prima che Spencer potesse dire o fare altro, la ragazza con un dito prese della glassa e la spalmò sul viso di lui facendo scoppiare a ridere entrambi.
«Buon compleanno, my funny Valentine» mormorò Spencer prima di baciarla.
   
 
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