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Autore: zHero_    24/09/2020    1 recensioni
Tony Stark, "Il vendicatore dorato", si sveglia nel suo lussuoso appartamento a New York dopo la notte di capodanno. ma qualcosa disturba il suo sonno...
Genere: Azione, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE! La storia narrata è tratta dalle vicende del personaggio nel fumetto, per tanto non terrà conto della nuova gestione diretta da Cantwell e CAFU. Bensì inizia con la fine della storia "Ultron Agenda" recentemente pubblicata. Buona lettura a tutti!

New York, Capodanno del 2020, sono a letto con due modelle di Playboy a cui non ho sfilato nemmeno un capo d'intimo. Sono adorabili e penso anche ubriache, preferisco lasciarle dormire mentre rimango assorto nei miei pensieri e guardo il soffitto della mia casa, quella che era la villa dei Vendicatori. Jarvis dorme beato, non mi disturberebbe mai, sa che mi da fastidio a quest'ora (neanche Thor lo fa) e mi chiedo se un post notte di follia sia il momento adatto per farmi domande sulla mia vita. Dopo la storia di Ultron Pym mi chiedo come stesse il mio caro amico Hank, intrappolato in quel corpo metallico... mi manca, mi mancano le lotte insieme quando eravamo nei Vendicatori, gli scambi di idee nel laboratorio della villa e di come parlava con me di Ultron, di come si disperava dandosi la colpa per la creazione di quell'abominio. Mi manchi Henry, anche se Janet non me lo dice mai manchi anche a lei. E manchi a Thor, manchi a Steve, manchi a Clint... manchi a tutti noi. Quando qualcuno è un Vendicatore lo è per sempre, sarai sempre uno di noi, Henry. Improvvisamente però mi viene da pensare ad Ultron, piuttosto. Perchè Hank ha voluto rischiare creando una macchina così perversa? Non lo so... sta di fatto che ormai è storia. Mi metto seduto e guardo davanti a me, vedo il mio riflesso davanti al televisore al plasma di ultimissima generazione e penso “ancora tu?” in quel momento capisco di aver bisogno di uno specchio, mi alzo e in mutande vado in bagno passando silenziosamente davanti alla stanza di Jarvis per non svegliarlo, quel maggiordomo lavora troppo e non si ferma mai. Una volta in bagno mi guardo allo specchio... c'è qualcosa che non va in me, come se non mi guardassi allo specchio da anni. E lo faccio sempre, ogni volta che ordino il mio meraviglioso pizzetto, ma stavolta è diverso. Il mio viso è cambiato, non è più quello di una volta... le rughe diventano evidenti, le basette iniziano a sbiadire, anche qualche pelo del baffo diventa brizzolato, sembro Reed dopo aver passato la sua solita notte sveglio in laboratorio ma mi accorgo che è molto peggio di quello che sembra... sono diventato vecchio. Quanti anni avrò? Cinquanta? Quel giorno in Afghanistan sembra ancora come se fosse stato ieri, non andrà mai via dalla mia mente. Ricordo ancora l'esplosione, i soldati morti, Roadhes che sparava da dietro la Jeep, io a terra, il sangue che mi usciva dal petto nonostante il giubotto... poi mi svegliai in una grotta. Volevano che io creassi delle armi nel nome della rivoluzione, io creai davvero un'arma... per me. Questo ricordo mi spinge a scendere nel sotterraneo dove tengo parte della collezione delle mie armature... Sono passati anni dal primo modello di scafandro che ho davanti. Pesante, rudimentale, goffo, di un ridicolo colore dorato. Poi quella che indossavo quando trovammo Capitan America nel ghiaccio, fu grazie a Namor, chi l'avrebbe mai detto. Poi altri modelli, Silver Centurion... che razza di idea è le spalline? Gli anni 80 sono finiti, grazie a Dio. Poi ancora armature... ho chiuso la divisione di armi della Stark Industries per creare qualcosa per aiutare le persone, qualcosa per difendere il mio paese... ma non ho mai smesso di creare io stesso delle armi. Missili, raggi laser, ogni sorta di strumento di morte non è mai smesso di uscire dalla mia testa... Solo il pensiero di adoperarne uno contro Steve durante la guerra civile... ma cosa avevo in mente? Per fortuna sono solo echi di un lontano passato. Dopotutto è questo che mi lascio alle spalle? E' questa la mia vita? Dopo essere stato in coma e poi ricostruito alle mie spalle ho creato solo armi... Pepper se n'è andata, mi manca da morire, sono anni che non la vedo ormai.. chissà cosa sta facendo, per chi lavora, con chi sta... c'è una cosa che ho sempre desiderato dirle ma non ci sono mai riuscito. Ha fatto così tanto per me e io volevo qualcosa da lei, qualcosa che ormai non avrò mai più. Qualcosa che avrebbe dato un senso alla mia vita se non picchiare un drago gigante o combattere un elfo con smanie di grandezza. Una fotografia su un tavolo da lavoro attira la mia attenzione mentre mi guardo intorno: è la foto di Howard Stark, mio padre. Spero che tu sia fiero di me ovunque tu sia. “Ciao Tony!” improvvisamente una voce che non conosco si manifesta, mi guardo intorno, non c'è nessuno. “Chi sei? Come hai fatto ad entrare!? Friday!” “Stai calmo, ragazzo! Dietro di te! Mi vedi?” Mi giro alle mie spalle, dove tengo una delle mie armature, la Extremis che ormai non uso più. Nel riflesso del vetro vedo una sagoma... è un uomo anziano, ha dei baffi dello stesso colore dei capelli, degli occhiali da sole ed è vestito di bianco. Forse ho le allucinazioni, eppure avevo chiesto un drink analcolico a Jarvis... “Sei una delle mie migliori creazioni, Tony Stark, Iron Man, Testa di latta! Non devi avere rimorsi sul tuo passato, ti ho creato per un motivo! Sei l'uomo del futuro, che si è fatto da solo! Hai combattuto con gli eroi più potenti della terra per salvare questo schifo di mondo e maledizione lo hai fatto bene, figliolo! Credi che la tua vita non abbia un senso se non servire il tuo paese? Bene. Il tuo amico Henry aveva paura, Tony, la stessa che hai tu in questo momento... spero tu abbia capito cosa fare” Chiudo gli occhi un secondo per strofinarli, non credo a quello che ho visto. Non sono credente, non è Dio ad avermi parlato, ma mi ha detto qualcosa di importante, questo lo riconosco. E' il momento di tornare al lavoro.
   
 
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