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Autore: Biblioteca    26/09/2020    1 recensioni
I quattro fondatori preparano il castello per le future generazioni di maghi.
Ma come fare per essere sicuri che le sale comuni possano essere accessibili solo agli appartenenti della casa stessa?
Ecco dunque una sfida: ognuno dovrà cercare di entrare nella casa degli altri, per valutarne la sicurezza.
Salazar riesce a intrufolarsi sia nella sala di Corvonero, che in quella di Grifondoro.
Alla fine crede di aver trovato l'accesso anche alla casa di Tassorosso, e convice Godric Grifondoro a seguirlo e ammirare il suo successo. Ma le cose non sono come sembrano....
(Pubblicata anche su Wattpad)
Genere: Comico, Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Corvonero, Godric Grifondoro, I fondatori, Priscilla Corvonero, Tassorosso, Tosca Tassorosso
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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- Questa storia fa parte della serie 'Quattro fondatori per un castello'
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(In questi tempi difficili, ho avuto voglia di scrivere una storia divertente analizzando una parte della storia di Hogwarts di cui si sa “poco”, ovvero come esattamente i fondatori hanno creato e incantato il castello. Ho voluto creare così un siparietto comico in cui racconto quella che è stata, secondo me, la creazione delle varie entrate delle sale comuni; anche se conosco Harry Potter e sono stata su pottermore ammetto di essermi staccata dal fandom dopo l’ultimo libro, quindi forse non sono aggiornata – anche se ormai molte uscite della Rowling sembrano più deliri che altro – e quindi potrebbero esserci delle imprecisioni. Ho cercato comunque di rinfrescarmi di notizie e storia di Hogwarts per scrivere questo racconto al meglio. Ci tengo a dire che non è una parodia. Immagino solo che questi quattro maghi, per quanto saggi e potenti, ogni tanto avessero i loro momenti di “svago” e di “goffaggine”. Spero che anche con le sue imperfezioni, questa storia possa essere di vostro gradimento :) )
 
Godric Grifondoro non si svegliò subito. Era immerso in un sonno profondo, steso su un divano davanti al camino acceso, quando Salazar Serpeverde riuscì a introdursi nella torre, che sarebbe presto diventata la sala comune per la casa che avrebbe portato il suo nome.
E trovandolo addormentato, Salazar non si azzardò a svegliarlo.
Si accomodò su una sedia con le braccia incrociate, in paziente attesa.
Passarono pochi minuti prima che la percezione di una presenza estranea nella stanza facesse breccia nella mente del mago, spingendolo ad aprire gli occhi.
La siluette di Salazar,  nella penombra della sala, si delineò completamente dopo diversi battiti di ciglia.
Solo allora Godric saltò su tirando fuori la bacchetta.
Sorridendo sornione, Salazar alzò le mani, in segno di resa.
“Se avessi avuto io una bacchetta e la voglia di uccidere, sareste già morto.” Sentenziò calmo il purosangue.
Godric abbassò la bacchetta.
“In cosa ho sbagliato?”
“Avete fatto lo stesso errore di Priscilla. Il vostro Signore Grasso parla un po’ troppo. Non l’ha fatto di proposito, è stato merito delle mie abili doti di conversatore, comunque ha indirettamente suggerito la parola segreta per entrare. Inoltre mi pare di capire che sia particolarmente misogino, quindi è normale che anche Priscilla con la sua arguzia non sia riuscita come ho fatto io.”
Godric sbuffò: “Mi toccherà sostituirlo con la Signora Grassa.”
Salazard inarcò un sopracciglio: “Sono stati incantati insieme, non credete che potrebbero fare gli stessi errori?”
“No. La Signora Grassa è di tutt’altra pasta.  L’avevo inizialmente esclusa perché per il carattere che ha credevo avrebbe rischiato di tenere fuori anche gli stessi studenti. Ma non possiamo permetterci il contrario.” Conclusa la sua spiegazione, Godric esibì un inchino “Molto bene, Salazar. Siete entrato anche nella mia casa. Vi manca solo quella di Tosca e avrete vinto la sfida.”
“Già. E credo che coronerò questa vittoria proprio stasera. Ditemi Godric, avreste voglia di assistere al mio grande successo?”
 
Il castello era finito. Era perfetto.
Avevano costruito anche i dormitori.
In quattro punti diversi e con entrate diverse.
Presto però era nato il dubbio: come si potevano chiudere le sale comuni e i dormitori annessi? Di sicuro con qualcosa di magico, qualcosa che sarebbe rimasto a custodia solo di chi avrebbe fatto parte della casa stessa.
Niente chiavi o altri oggetti non magici; troppo facili da perdere, da rubare, da copiare.
Anche se all’inizio avevano creduto di poter tenere gli allievi tutti insieme, si erano resi conto che la pratica sarebbe stata troppo rischiosa e dispersiva.
Avevano deciso che i ragazzi dovevano essere divisi nelle case non solo per garantire una gestione migliore nei grandi numeri, ma anche per valorizzare al meglio i punti di forza di ciascuno.
Ma anche se le case tra loro sembravano compensarsi, era indubbio che si sarebbero create invidie, lotte e scontri tra le stesse. Esattamente come stava succedendo tra i quattro fondatori durante quell’ambizioso progetto.
Tutti e quattro ci credevano, ma ciascuno in modo diverso. E se all’inizio era stato un punto di forza del progetto, non v’erano dubbi che si stava gradualmente trasformando in qualcosa di molto più oscuro…
Comunque la decisione fu presa e tutti furono d’accordo: ogni casa avrebbe avuto un accesso magico diverso, la cui conoscenza sarebbe stata concessa solo ai componenti delle case stesse.
Ogni fondatore avrebbe deciso il suo personale ingresso e a decisione presa avrebbe sfidato gli altri a entrare nella sua sala comune nottetempo, per verificare quanto fosse sicura.
Nacque così la “sfida delle sale comuni”.
La prima sfida era stata lanciata da Priscilla Corvonero.
Per accedere alla sua casa si dovevano affrontare i terribili indovinelli di un batacchio incantato in bronzo a forma d’aquila.
L’incantesimo, per quanto potente, non aveva funzionato molto bene in un primo tempo: il batacchio finiva per intrattenere conversazione con i suoi interlocutori, arrivando in alcuni casi a rivelare la risposta all’indovinello e sia Godric che Salazar erano riusciti ad introdursi nella sala.
Priscilla incantò nuovamente il batacchio, rendendolo ancora più arguto e enigmatico (oltre che più silenzioso) e questa volta i due maghi non riuscirono a rientrare.
La sala comune di Corvonero, con quel nuovo incantesimo, sarebbe rimasta sigillata ai non appartenenti alla casa per oltre un millennio.
Salazar Serpeverde era stato il secondo ad annunciare di aver creato un ingresso sicuro per la sua casa. Tosca e Godric riuscirono tuttavia ad entrare nella sua casa qualche giorno dopo.
Era stato facile: Godric si era reso silenzioso con un incantesimo, mentre Tosca aveva mandato uno dei suoi fedelissimi elfi domestici; seguito di nascosto Salazar nel sotterraneo, avevano ascoltato la sua parola d’ordine, pronunciata contro un muro con statue di serpente ai lati.
Salazar, tuttavia, aveva deciso di non cambiare metodo.
“La parola d’ordine cambierà ogni due settimane.” Sentenziò una sera agli altri tre fondatori “E già che ci sono aggiungerò qualcosa per spaventare gli intrusi.”
Godric decise di verificare le parole del purosangue; attese due settimane, poi andò personalmente davanti al muro e pronunciò la prima parola d’ordine sentita. Le due state si animarono immediatamente e parvero assalirlo, spingendolo alla fuga.
Anche Godric aveva pensato alla parola d’ordine come metodo d’accesso, ma non poteva certo mettere una statua (troppo simile a Priscilla) o una porta (troppo simile a Salazard).
Alla fine aveva optato per un quadro incantato. Aveva due scelte, due quadri incantati nello stesso giorno, due ritratti “fratelli”: un uomo molto grasso e una donna molto grassa.
Aveva scelto l’uomo e non era stata la scelta giusta.
Almeno lo aveva confermato Salazar quella sera. Quella stessa sera in cui anche Tosca aveva annunciato di aver chiuso la sua “tana” e lanciato la sua sfida.
 
“Che cosa intendete Salazar?”
Il mago purosangue ghignò.
“Anch’io so usare l’incantesimo che rende i passi silenziosi. Questa sera, subito dopo cena, ho seguito Tosca e ho capito come entrare nella sua sala. È semplicissimo, proprio la cosa che sceglierebbe chi mette gentilezza e pazienza come valori della sua casa.”
Godric si irrigidì. Aveva sempre saputo che Salazar aveva un carattere altezzoso e difficile, ma non gli piaceva per niente il modo in cui parlava o di Tosca o di Priscilla.
“Sono valori che si coniugano perfettamente con la magia. Sono validi quanto coraggio, ambizione e intelletto!”
Salazar scosse la testa: “Sono valori adatti per i nati babbani. Ammesso sempre che alla fine decidiamo davvero di farli entrare nel castello.”
La questione dei futuri allievi era ancora in alto mare. Godric sperava di poterla posticipare il più possibile. Soprattutto perché già sapeva che sarebbe stato il più acceso terreno di scontro con Salazar.
“Venite al dunque: quale sarebbe questo metodo tanto semplice?”
“Bussare un certo numero di volte su uno dei barili in una sala attigua alla cucina.”
Godric non disse nulla. Ma nella sua testa, qualcosa scattò: conosceva Tosca, era umile e gentile, ma non certo stupida e comunque, quando voleva, sapeva fare delle magie potenti; se aveva usato una “chiave” così semplice per entrare nella sua sala comune, doveva esserci sotto qualcosa.
“Beh? Volete rimanere lì imbambolato a pensare o procediamo!?” lo incitò Salazar mentre si avviava verso il quadro per uscire.
 
Continua…
  
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