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Autore: Biblioteca    26/09/2020    0 recensioni
Un ragazzo che ha allucinazioni strane a cui è stato dato un farmaco per combatterle.
Il farmaco però inizia ad avere strani effetti collaterali che cambieranno la vita del giovane per sempre.
(Storia ispirata da un meme, scritta di getto, che volevo condividere)
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“Le cose non vanno per niente bene dottore.”
 
Pronunciando quelle parole, Matthew Collins iniziò a tremare.
Il dottor Price, psichiatra, lo osservò e capì che non stava mentendo. L’aveva già capito dal pallore e dagli occhi sgranati, dalle profonde occhiaie e dalla voce stanca con cui lo aveva salutato entrando nello studio.
“Capisco Matthew; d'altronde quando abbiamo iniziato la terapia eravamo d’accordo: avremmo fatto dei tentativi con vari farmaci, monitorando costantemente progressi e problemi. Ho avuto pazienti che solo al settimo tentativo hanno trovato il farmaco adatto a loro.” Disse il dottore con voce calma.
Matthew scosse la testa: “No no dottore, stavolta è diverso! Il farmaco fa effetto eccome, ma è l’effetto in sé che mi preoccupa!”
Il dottore non perse la calma e gli indicò la poltrona per sedersi.
“Sta tranquillo. Descrivimi gli effetti collaterali e vedremo che cosa fare.”
“Allora, ho fatto tutto quello che andava fatto! Lo giuro!” disse Matthew sedendosi “Ho letto il bugiardino, ho preso solo le dosi prescritte, sempre allo stesso orario. Ma… Ma vede il fatto è che insieme alle allucinazioni stanno sparendo anche le persone.”
Ancora una volta il dottore non si scompose. Si limitò a invitarlo con un gesto a continuare: “Spiegati meglio.”
“I primi giorni in cui le prendevo, le pasticche hanno fatto il loro effetto: tutte quelle strane ombre umanoidi che popolavano la mia casa e mi seguivano anche fuori sono sparite quasi subito. Ma…”
Il dottore, sorprendentemente, lo interruppe: “Quando hai iniziato l’assunzione del farmaco?”
“L’ho acquistato il giorno stesso in cui me lo ha prescritto e l’ho preso dal giorno successivo. Quindi circa due settimane fa. E… Ok ammetto che l’ho interrotto per due giorni, cioè ieri e oggi.” Spiegò Matthew.
Il dottore annuì, ancora perfettamente calmo.“Se il farmaco ha avuto un effetto negativo, posso capire…”
“Certo che lo ha avuto!  Lei come si sentirebbe se il farmaco che prende per far sparire le allucinazioni iniziasse a far sparire anche i suoi familiari, gli amici e perfino i posti dove quotidianamente si reca!?”
Seguì una pausa durante la quale finalmente il dottore perse parte del suo immobilismo emotivo: inarcò un sopracciglio e fissò il suo paziente con espressione sinceramente stupita.
“Cioè, lei ha iniziato a non vedere più anche la realtà?”
“Esatto! Le ho parlato tanto di mamma nelle prime sedute, ricorda? È in sedia a rotelle da anni. Al quinto giorno di pillola è sparita. E la cosa bella è che tutti in casa si comportavano come se lei non fosse mai esistita. Ogni volta che ho provato a chiedere di lei, gli altri tendevano a ignorare le mie domande. Mi sono molto arrabbiato quel giorno, ma ho pensato a un possbile brutto scherzo. Solo che il giorno dopo sono spariti anche mia sorella… Si ricorda di mia sorella no? Gliene ho parlato vero?”
“Sì sì, mi ricordo.” Disse lo psichiatra con gli occhi sempre più sgranati.
“Glielo chiedo anche per capire se me la sono completamente inventata o no. A volte penso che questa faccenda sia in realtà solo un brutto incubo.”
Matthew era agiato e sudava, tanto che il dottore gli allungò il pacco di fazzoletti cleanex prontamente tenuto sulla scrivania.
Matthew si asciugò la fronte proseguendo il suo discorso: “Allora sono spariti mia sorella e il cane. Anche papà era diverso. Era silenzioso e schivo, e io per conto mio sono uscito di casa ma mi sembrava tutto normale; ho incontrato i ragazzi del quartiere che conosco, ma non ho avuto il coraggio di chiedere di mia sorella. Poi il giorno dopo è sparito anche papà. Ah! Non le ho detto che con loro sono sparivano anche gli oggetti che gli appartenevano. E perfino le foto in cui comparivano. Ho controllato sa!? Anche perché la cosa è andata avanti finchè non si è svuotata mezza città! Ci ho messo un po’, ma alla fine ho collegato queste sparizioni alle pillole e ho smesso di prenderle proprio poco prima di venire qui, quando in città eravamo ormai in pochi! Ieri tutto è tornato normale, sono risbucati tutti! Mia madre, mia sorella, mio padre, i cani, i bambini….”
Matthew ansimò e tacque.
Si sentiva come un palloncino che dopo essersi gonfiato e teso era stato lasciato volare per la stanza scaricando via con un suono buffo tutta l’aria contenuta.
Tirò fuori la scatola delle pillole e la poggiò sulla scrivania.
“Ho letto il bugiardino tre volte, ma purtroppo non parla di cose così. Mi dica che è solo un effetto indesiderato.”
Il dottor Price si tolse gli occhiali e si stropicciò gli occhi. Nelle dieci sedute precedenti, Matthew aveva notato che lo faceva quando era imbarazzato.
“È sicuramente un fatto anomalo e grave. Ma non so davvero che spiegazione dargli. Ho consigliato questo farmaco proprio perché molto leggero e con meno effetti collaterali di tanti altri anti-psicotici. D'altronde dalle visite la prima diagnosi possibile era la schizofrenia, poiché avevamo escluso l’insonnia come possibile causa e anche lo stress e altri fattori emotivi, la cosa migliore è sembrata quella di partire con un primo farmaco che agisce a livello biologico e che è utilizzato nei pazienti meno gravi. Mi dica, le persone sono tornate… e le ombre?”
“Le ombre no. Le allucinazioni che avevo sono sparite per sempre. Ma mi chiedo… E se l’allucinazione fossero gli altri?”
Pausa. Il dottor Price spalancò gli occhi.
“Spiegati meglio…” lo incoraggiò.
“Voglio dire, si parla tanto della realtà come ‘illusione costruita da tutti gli umani’, come ‘realtà virtuale’ di cui noi vediamo solo una parte, una specie di allucinazione collettiva. E se fosse per assurdo accaduto che in realtà, finita l’illusione, non ci fosse altro? E le persone che hanno rivelato l’illusione in realtà hanno distrutto il nostro mondo trasformandolo nel nulla assoluto?”
Seguì un’altra pausa, ancora più lunga.
“Ne parlo con lei proprio perché è un dottore. Mi giudicherà pazzo, ma so che in psicologia una grande importanza è data alla mente e all’inconscio collettivo. E se l’idea di vivere in un’illusione, una volta entrata nell’inconscio collettivo, avesse portato tutti a credere di non esistere cancellandoli dalla realtà giorno per giorno? E magari sono solo persone come me, che a questa teoria non hanno mai creduto, a essere rimaste mantenendo vivi gli altri attraverso i ricordi?”
Ci fu un’altra pausa. Lunghissima.
Il dottor Price si tolse gli occhiali e si stropicciò gli occhi.
“È una teoria del complotto molto particolare…” disse semplicemente.
“Non lo chiamerei complotto. Non c’è qualcuno che ha fatto qualcosa a qualcun altro. Ma sono le persone che si sono autodistrutte.”
“Vorrei sapere su cosa si regge questa teoria a parte quanto accaduto con le pillole.”
“Tante cose! Il fatto che sono spariti i posti che non ricordo volentieri e che avrei sempre voluto far sparire, come il mio liceo. Il fatto che mi muovo in questo spazio senza che nessuno mi abbia ancora risvegliato dagli incubi. Il fatto che tutti quelli che vedo, incluso lei, mi trattano finalmente come avrei voluto essere trattato. Anche questo fatto che ci siamo dati subito del tu, è una cosa che con altri dottori non ho mai trovato, ma ho sempre desiderato. Sentirmi dare del lei sapendo che in realtà sono considerato un nessuno mi ha sempre dato fastidio.”
Il dottor Price annuiva senza interromperlo.
“E poi io li seguivo, quelli che teorizzavano la ‘non esistenza’ della nostra realtà. E sono tutti spariti. E ho degli amici che li seguivano con me e se faccio i loro nomi o ignorano la domanda, come se non fosse stata fatta, perché non si possono fare domande sul nulla, oppure dicono di non capire di cosa sto parlando. E non uso il verbo ‘capire’ a caso. Come se quei nomi non fossero nomi propri di guru che dicevano che vivevamo in un gigantesco videogioco, ma altro….”
Il dottor Price continuò ad annuire.
Matthew riprese a tremare.
“Io… non so che sta succedendo… e mi fa paura….”
“C’è solo un modo per capire che sta succedendo.” Disse allora il dottor Price “Prendi una pillola. Ancora una soltanto. Davanti a me. E vediamo che succede.”
A Matthew non parve un buon consiglio. Ma, pensò tra sé, almeno avrebbe potuto assistere personalmente alla sparizione che probabilmente era solo un’altra allucinazione. Il dottore lo avrebbe aiutato, magari avrebbe fatto riconoscere la sua presenza in qualche modo e avrebbero finalmente deciso che fare.
Così prese la scatola, estrasse un blister e da esso prese una pillola.
“Allora vado… Ingoio.” Disse.
E il dottore annuì.
Nel momento in cui ingoiò la pillola, si rese conto che non era più seduto sulla sedia, ma per terra. Lo studio del suo dottore appariva ora come un appartamento abbandonato e scuro, con le assi all’unica finestra che lasciavano filtrare la luce del tramonto.
Nella stanza c’era solo Matthew con le sue pillole.
“Non è possibile…” mormorò Matthew alzandosi “Dottore? Dottore mi sente?! Io non la vedo più! Non vedo nulla! È come se questo studio non fosse mai esistito!!! Dottore dov’è?! Si faccia sentire!”
Ma non accadde nulla.
Niente pizzichi per svegliarlo. Pacche sulla spalla o rumori forti. Niente di niente. Forse il dottor Price non era mai esistito.
Matthew uscì dal palazzo, vuoto, sulla strada, vuota, e iniziò a camminare senza una meta chiara. Sapeva già che tornando a casa non avrebbe trovato nessuno ad aspettarlo. Probabilmente anche la sua famiglia era stata contagiata da quell’idea assurda che la realtà non esisteva e si era autodistrutta.
Camminando raggiunse il grattacielo più alto della città.
Non c’erano guardie a fermarlo e così potè salire la scala antincendio.
Arrivato in cima pensò di buttarsi. Ci stava che sarebbe sparito prima di toccare il suolo.
Invece, alla fine, si limitò a sedersi e a osservare il tramondo nell’orizzonte, che appariva come una massa informe e scura.
“Io però ci credo ancora che questo mondo esiste…” pensò Matthew “Non mi dispiace poi l’idea di essere rimasto il solo a crederci… se anche questa realtà fosse solo il rimasuglio di un’illusione collettiva ormai finita, almeno io potrei usarla e ricostruirmi il mondo come voglio. Potrei fare un mondo senza scuole. Avere una madre che non va in sedia a rotelle, una sorella che non la da via ogni due per tre, un padre meno severo e un cane che abbaia di meno. Avrò subito gli amici che voglio, senza cercarli troppo. Potrò costruire solo una città e circondarla di spiagge dove fare il bagno e montagne e foreste dove fare le escursioni. Se davvero è tutto falso, almeno potrò lavorarlo come voglio.”
A quel pensiero Matthew sorrise. Si sentì un ragazzo incredibilmente fortunato.
Si alzò e scese le scale.
Era pronto a vivere la sua nuova vita.
  
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