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Autore: LaMicheCoria    27/09/2020    6 recensioni
Tipico di Black.
Farlo ridere quando vorrebbe soltanto mettergli le mani al collo.
["Perché la tua persona costituisce un inciso a parte, nella frase?"] [ Tu mi conosci come nessuno, Sirius. ] [Niente pensieri complessi. Diventa bidimensionale.]
[Wolfstar]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
- Questa storia fa parte della serie 'Someone Take Me Home'
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono,

Ma sono di proprietà dei rispettivi autori.



Through So Much Pain


Hogwarts,
Dormitorio dei Grifondoro



"Non dico che avresti dovuto raccontarcelo fin da subito, ma..."
Remus alza gli occhi al cielo, una mano a nascondere l'occhio destro ed un mal di testa incessante che dalla fronte gli cinge il capo fino alla nuca.
"Sirius." tenta, ma l'altro alza la mano a bloccare ogni replica.
"Siamo tuoi amici."
"Non ho mai detto il contrario."
"Però non ti sei fidato di noi."
Il giovane Lupin vorrebbe urlare, ma si trattiene. Non lo fa per rispetto nei confronti dell'altro, bensì perché è consapevole di come il cranio non reggerebbe ulteriori scossoni oltre alla voce sorprendentemente acuta di James, gli squittii di Peter e lo sbuffare da contralto di Sirius. Per fortuna che quest'ultimo ha convinto gli altri due ad andare a sgraffignare qualcosa dalle cucine -Non è totale silenzio, quello che si è creato dopo, ma è servito ad attenuare un poco la sensazione di oppressione alle orecchie.
Gli esce un verso che, a memoria della recente trasformazione, ricorda un po' un ringhio, un po' un guaito sconnesso.
"Sirius, ascoltami, io non potevo dirvelo. Non potevo dirlo a nessuno."
"Perché?"
Remus allarga le braccia, sperando che il gesto sia abbastanza perché l'amico capisca al volo la risposta.
Ovviamente, non è così.
O meglio, Sirius finge che non sia così.
Sirius è molto più acuto di quanto voglia far credere ed i suoi ragionamenti vanno ben al di là dello scherzo giornaliero da tirare alla prima vittima designata.
Sirius è intelligente ed è dannatamente irritante quando vuole -In quel momento, Remus ne è sicuro, vuole esserlo con tutta l'anima.
"Perché se guardi nel manuale di Difesa Contro Le Arti Oscure io sono la creatura da cui ti mettono in guardia a pagina trecentonovantaquattro."
"Andiamo, Remus, mica sei così famoso da avere la tua xilografia su qualche vecchio volume scolastico."
Tipico di Black.
Farlo ridere quando vorrebbe soltanto mettergli le mani al collo.
"Ascoltami bene, Remus Lunatico Lupin--"
L'altro inarca il sopracciglio.
"Lunatico?"
Sirius fa un gesto per dire che non è importante.
"Il tuo umore cambia quando c'è la luna piena, no? Quindi sei Lunatico."
"Questa è una semplificazione della faccenda oltremodo imbarazzante."
"La smetti di interrompermi?"
"Stai facendo tutto da solo. In questo momento preferirei sotterrarmi piuttosto che ascoltare il tuo ennesimo sproloquio. Mi faresti un riassunto?"

L'altro assottiglia gli occhi e si tende a pungolarlo sulla guancia con la punta della bacchetta.
"Il riassunto, sapientone, è che da questo momento in poi non devi più tenerci più nascosto nulla. Niente segreti, niente zie che si ammalano una volta al mese. Puoi fidarti di noi. Puoi fidarti di me."
Remus prende la punta della bacchetta tra le dita e la scosta, rivelando un sorriso -Il primo vero, forse, dacché è tornato dall'ennesima scusa campata per aria, dall'ennesima notte trascorsa a mordere, graffiare, ululare, gemere, piangere, gridare, urlare, soffrire.
"Perché la tua persona costituisce un inciso a parte, nella frase?"
"Perché." eccolo, lo sguardo mortalmente serio indice di un'affermazione incredibilmente importante "Io non ti tradirò mai, Remus. Fammi giurare su quello che vuoi, qui e ora, sulla mia testa o su quella di James, adesso—Non ti tradirò, non ti mentirò mai! Ti sarò sempre fedele."
"Grazie, Sirius." Remus cerca di nascondere commozione ed imbarazzo dietro una pacca amichevole sul ginocchio dell'altro "Te ne sono davvero grato. Anche se, permettimi di dirlo, la dichiarazione finale più che una persona ti fa sembrare un cane."




Grimmauld Place 12,
Stanza di Remus Sirius Comune


"Non mi caverai niente di bocca, anche se mi guardi così."
"Ah, no?"
"No. E sai perché?"
"Illuminami."
"Perché, apri le tue dannate orecchie canine, Pads, non hai niente, niente da cavarmi di bocca."
Remus non lesinava mai,
mai sulle lavate di capo -Non quando si trattava di Sirius.
Il modo in cui lo faceva sottintendeva sempre una complicità silenziosa, un gioco, una maniera per stuzzicarsi, un modo bonario per darsi quasi un pizzicotto.
Ma quello...
Quello era ben diverso.
Oh, Sirius le aveva notate, le aveva notate
eccome.
Le occhiate.
I gesti.
Lo scansarsi.
La diminuzione del contatto fisico.
Il modo in cui Remus smetteva di parlare quando lo vedeva avvicinarsi.
Sirius si ritrovò a sorridere, di un sorriso così freddo che quasi non lo riconobbe nel vederlo riflesso, di sfuggita, allo specchio.

Allora dimmi dove sei stato. Cosa hai fatto nelle ultime settimane, a quali missioni dell'Ordine hai dedicato anima e corpo!”
Forse Remus fece per ribattere, ma si zittì, spezzando il contatto visivo tra loro.
Senza gli occhi verdi di Moony nei suoi, Sirius si sentì d'improvviso in caduta libera, senza manico di scopa, a bocca aperta in un infinito vuoto d'aria. Si portò la mano alla gola, dissimulando il gesto con la pretesa di aggiustare il colletto della camicia.
“Io non lavoro per
lui, Sirius. Ti stai comportando da idiota.”

Sei tu che mi tratti da idiota, dannazione!”
Sirius si era alzato, era in piedi, era furia, era rabbia, era dolore. Era tutto, tutto, spinto da dentro il cuore, da dentro lo stomaco, da dentro i polmoni fuori, fuori, fuori, fuori. Fuori.
Messo a nudo. Carne, sangue, muscoli, ossa, nervi. L'essenza stessa di Sirius Black, negli i sbagli, i traguardi, i colpi di testa, ogni risata, ogni lacrima, ogni parola buona, ogni insulto, ogni volta che aveva portato a termine un tema e ogni volta lo aveva copiato, ogni volta che aveva accettato una mano tesa ed ogni volta l'aveva tesa per primo, ogni speranza, ogni dolore, ogni attimo in cui aveva sfiorato le stelle ed il momento in cui era caduto di nuovo sulla Terra.
Mi sto rivelando a te, pareva dire, in un ogni cono di luce ed in ogni ombra.
Fa' lo stesso con me.
Ma gli occhi di Remus stavano guardando da un'altra parte.

Chi ti ha messo queste idee in testa, Pads? E' stato Peter? Lo vedo, ti gironzola sempre in giro...”
Smettila di cambiare argomento. E rispondi.”
Lo sai che non posso! Tu mi conosci come nessuno, Sirius. Tu sei il solo—Devi fidarti...”
No.”

Un passo, distante tra loro due al pari di un baratro.
Non mi fido più di te. E' meglio...” la sua voce un'eco nel silenzio spalancatosi ad ingoiare il cuore di entrambi “E' meglio per tutti due se la finiamo qui.”




1 Novembre 1981

Fatemi parlare con lui.


Mi dispiace, Remus. Non è possibile.


Ci deve essere un errore! Fatemi parlare con lui!


Lo hanno portato via.

Via? Ad Azkaban?


Lily e James sono morti per colpa sua. Ha ucciso Peter. Lui...


Vi prego—Fatemi—Voglio solo sapere--


E' pazzo. Sirius è pazzo ed è un traditore.

Ha riso, Remus, ha riso quando sono venuti a prenderlo.

Non ha opposto resistenza. Ha continuato a ridere.

E' meglio se lo dimentichi. Non è più il ragazzo che conoscevi.

Forse non lo è mai stato.


Vi prego.


Fatemi parlare con lui.


Devo parlare con lui.






Ho bisogno di parlare con lui.






Azkaban

Pensieri complessi.
Loro si nutrono di pensieri complessi, di emozioni complesse, concatenazioni di odori-rumori-parole, ricordi complessi scaturiti da gesti complessi, ogni nodo, trama, intreccio, ogni sfumatura che non sia un colore, un
singolo colore, una campitura perfetta, piena, lineare, che riempie le forme fino ai bordi e non lascia spazio ad interpretazioni non lascia spazio né aperture alle loro bocche fameliche che tutto divorano e succhiano e assorbono—Troppo, Sirius, troppo.
Troppi vortici, nella tua testa.
Troppe ricordi.
Troppi pensieri.
Troppe emozioni.
Non dare loro ciò che bramano, non servire loro un piatto d'argento col tuo cuore come prima portata.
Loro sono
affamati del complesso gioco di luci dell'animo umano.
Loro sono schietti, primordiali, sono la paura atavica, sono l'istinto preistorico che si muove spinto unicamente dalla
fame.
Gli altri impazziscono perché rimescolano la zuppa fumante della loro esistenza, spezie poliedriche di rammarico e speranza.
Loro non aspettano altro.
Assottigliati, Sirius.
Niente emozioni complesse.
Diventa una campitura nera.
Odio.
L'odio è basico, l'odio per Peter, l'odio per quel ratto, l'odio per quel topo, codardo, viscido, mentitore, falso, assassino.
Niente pensieri complessi.
Diventa bidimensionale.
Vendetta.
La vendetta ti porta da un Punto A ad un Punto B. Trova l'obiettivo. Uccidi l'obiettivo. E' una linea retta, un cammino dritto, niente deviazioni, niente rimostranze, niente se, niente ma.
Niente ricordi complessi.
Remus.
L'odore di Remus.
Istintivo. Immediato.
Remus sa di erba bagnata, di sudore, di luna, di Cioccorana.
Remus ha l'odore di un ululato a mezzanotte, di inchiostro, di legno, delle piume di gufo e delle lettere scritte, delle camicie strappate, delle lenzuola rifatte, ha l'odore della cioccolata al mattino e della puntina del giradischi, ha l'odore di un ballo improvvisato in salotto, di un incantesimo per lavare le stoviglie, di un libro sfogliato, di libro nuovo, di libro vecchio.
Remus ha l'odore delle mie mani e della mia bocca e dei miei capelli sparsi sul suo petto e della mia giacca indossata per sbaglio e di un viaggio in moto e di una risata sulla pelle e di una coperta gettata sul prato e del tramonto che gli sfiora la guancia.
Remus ha l'odore di tutti gli odori.
L'odore della dolcezza sopra la vendetta.
L'odore dell'innocenza.
E dell'amore sopra l'odio.



1993

Oh, ma guarda. Topi! Li hai cacciati per me? Che pensiero gentile!”
Remus ride e sussulta appena -Dà la colpa all'Ippogrifo spanciato davanti a lui, quando in realtà è il suono stesso della propria risalta a stupirlo.
Saranno almeno dodici anni che non ride per davvero.

Sono per Fierobecco, Pads. Al massimo a te posso portare un po' di pane annegato nel latte.”
Sirius ride, di una risata che è per metà un latrato e per metà un bolo di catrame incastrato nella gola.
Nella Stamberga Strillante non ha avuto il tempo di osservarlo come dovrebbe e, nella concitazione che ne è seguita, scandagliarlo da capo a piedi non è stato il suo primo pensiero.
Gli si serra lo stomaco a pensare come, da ragazzo, gli occhi di Sirius fossero la sua ancora prima di trasformarsi ed il suo sollievo allo spuntare dell'alba.
Le cose cambiano, lo sanno tutti, eppure per qualche strano, sciocco motivo, il Remus-Ragazzo era convinto che lui e Sirius, nella loro personale equazione, non sarebbero mai cambiati, nemmeno una volta che lui fosse diventato un Remus-Adulto.

Hai intenzione di impersonare un gargoyle tutto il giorno?”
Sirius ha steso una coperta acanto a Fierobecco, tutto intento a smembrare e dilaniare il pranzo a base di topolini. Ora lo sta fissando, magro, smunto, scheletrico, con la pelle ingrigita dai risucchi animali dei Dissennatori, le nocche ispessite, grinzose, le caviglie ossute, i polsi affilati, la fronte sporgente sugli occhi—Il Remus-Ragazzo dà un colpo di gomito al Remus-Adulto.
Gli occhi di Sirius sono invecchiati, hanno visto l'orrore e si sono imbevuti di follia, però...Però sono sempre i suoi, tanto farlo sospirare di sollievo, come dopo una notte di plenilunio particolarmente brutale.

Ho sentito che hai lasciato Hogwarts.” esordisce Sirius, mentre Remus gli si accomoda accanto “Hai già un'idea di dove andare?”
Non ancora. E tu?”
Mah, io e il mio nuovo amico pensavamo ai tropici. A entrambi serve un po' di sole.”

Remus si ritrova a sorridere all'idea di un grosso cane nero steso in qualche villaggio vacanze Babbano, mentre frusta con la coda la sabbia bianca e bollente o rincorre allegro qualche granchio sfuggito alla spuma delle onde.
Posso farvi compagnia finché non trovo la mia strada.”
Sirius ingigantisce gli occhi e dalla bocca gli prorompe una risata che è più un ululato di gioia.
“Sentito, Fierobecco? Zio Moony viene con noi!”

Zio Moony?”
“Mamma Moony mi sembrava schifosamente allitterato.”
Tipico di Black.
Farlo ridere quando vorrebbe soltanto mettergli le mani al collo.












   
 
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