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Autore: SOI_7    27/09/2020    0 recensioni
Una poliziotta di Atlantic City viene coinvolta nelle macchinazioni di un pericoloso anarchico, finendo vittima di un incidente che non solo le distruggerà la vita, ma che metterà in pericolo l'intera città.
Una rivisitazione in chiave moderna pseudorealistica del topos classico delle sirene
Genere: Azione, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 10 – La sirena del New Jersey
 
Taylor guidò a tutta velocità in direzione dell’orfanotrofio, mentre Trent, Valerie e Aqua osservavano le strade, preoccupati. Le automobili erano ferme, le luci spente, le insegne disattivate. Era tutto deserto e silenzioso in maniera surreale, come se la vita fosse tornata a prima della scoperta dell’elettricità.

Aqua cercò di mantenere un profilo basso, temendo che qualcuno potesse riconoscerla da dentro i finestrini, mentre la sua mente lavorava frenetica al pensiero di Ursine, pronto ad attivare le cariche da un momento all’altro.

Il suo avversario aveva già ucciso diverse persone nell’arco di un’ora, e adesso altre rischiavano di ricevere lo stesso destino. Era più forte, astuto e preparato di lei sotto ogni punto di vista. Se Aqua avesse fallito contro di lui, nulla lo avrebbe più fermato dal creare ulteriore distruzione e anarchia in Atlantic City.

L’auto di Taylor parcheggiò di fronte all’orfanotrofio, nascosta dietro le carcasse delle volanti della polizia uccisa da Ursine. Aqua scese dall’auto, raccomandando agli altri di rimanere lì, e si trascinò lentamente verso lo spiazzale, dove Ursine si trovava in paziente attesa, seduto su un muretto, con le mani ancora congiunte e lo sguardo vigile. Alla vista della ragazza, tuttavia, si lasciò sfuggire un sorriso.
 
 “Non hai indugiato un istante, pur di salvare la faccia a questa gente” disse, gelido come al solito. 

Nel frattempo, i reporter erano rimasti a debita distanza dalla piazzola, speranzosi di poter tornare a riprendere la scena una volta tornata l’energia elettrica, ma Aqua li notò in lontananza.

“Allontanatevi da qui, è troppo pericoloso!” esclamò la ragazza. 

Tuttavia, prima che i reporter potessero rispondere o muoversi, Ursine puntò verso di loro la sua mano, facendo partire dalle loro telecamere un ronzio che li spaventò.

“Nessuno esce e nessuno entra da qui, Sanderson. Dammi solo un motivo, e li faccio saltare in aria” disse il terrorista con tono minaccioso. Un rivolo di sudore scivolò lungo la tempia destra della ragazza, che non poté far altro che guardare i reporter in trappola, dopodiché si voltò verso il suo avversario.
 
 “Tieni fuori quegli ostaggi, questa faccenda riguarda me e te” disse Aqua, fermandosi vicino ad una volante.
 
 “Come al solito guardi il mondo attraverso la serratura di una porta” rispose Ursine con tono di superiorità. “Credi che, presentandoti qui, tu abbia risolto il problema? Sappiamo entrambi che questo conflitto può concludersi in un unico modo: la morte di qualcuno, che sia io, tu o gli orfani”
 
 “Ragionamento da perfetto assassino, per uno che ritiene di non esserlo” commentò Aqua, inarcando le sopracciglia.
 
 “La morte è il messaggio più potente che si possa mandare ad una società, Sanderson. I più grandi stravolgimenti dell’umanità sono nati da omicidi: è bastato uccidere un arciduca per scatenare un conflitto mondiale, così come è servito uno sterminio nucleare per finirne un altro. La morte genera paura, risentimento, vendetta. I migliori moventi per una rivolta. Dovresti saperlo anche tu, visto che mi è bastato uccidere il commissario Hardy per distruggerti”
 
 Aqua serrò i pugni, al pensiero della morte di Hardy. “Non ha funzionato del tutto, evidentemente, visto che sono ancora qui” replicò, socchiudendo gli occhi.
 
 “Eliminarti non era nei miei piani iniziali, a dirla tutta non sapevo nemmeno che fossi sopravvissuta. Ho mandato quel drone in ricognizione non appena ho scoperto che il generatore non fosse più sul fondale, dando per scontato che solo la polizia potesse averlo portato via. Sono anni che uso i miei droni per ottenere le informazioni che mi servono e far fuori chi mi è scomodo” disse, abbozzando un sorriso beffardo. “Tuttavia, quando ho visto te e il commissario parlare, non nascondo che ho fatto fatica a crederci, sia perché fossi sopravvissuta, sia per le tue… bizzarre condizioni. Passato lo sgomento iniziale e dopo aver carpito l’ubicazione del generatore dalla vostra conversazione, ho pensato comunque di sfruttare l’occasione per sistemarti e avere campo libero. Sai, è stato ironico che proprio tu mi abbia permesso di trovarlo… e adesso, sempre grazie a te, il mio disegno prende finalmente forma. Ci sono già state delle vittime: i parenti chiederanno giustizia, le istituzioni useranno il pugno di ferro per reprimere il malcontento. Sarà solo l’inizio dello stravolgimento che tanto attendevo”
 
 Aqua stava cominciando a fremere dalla voglia di pestarlo.

“Distruggi le istituzioni uccidendo gente innocente?” chiese con tono di sfida, quando Ursine si alzò.
 
 “Distruggo le istituzioni costringendole a reprimere i cani rabbiosi che governano, Sanderson. Aizza la folla e un intervento sarà necessario. Il conflitto è inevitabile… ed io, in questo mondo o nell’altro, osserverò l’inizio della guerra civile, così come lo farà il resto del mondo adesso, mentre due mostri generati dalla stessa società si affrontano fino alla morte” concluse, avvicinando l’avambraccio a sé, pronto ad attivare il generatore.

Aqua, allarmata, tirò fuori il disturbatore e cominciò a girare la manopola alla cieca, ma non servì a nulla: una scarica EMP investì l’area, riattivando tutti i dispositivi elettronici, incluse le telecamere dei reporter, mentre le centraline delle volanti esplosero come petardi, facendo frantumare i vetri delle portiere. Aqua si coprì la testa dalle schegge di vetro, dopodiché Ursine tirò fuori la sua pistola e la puntò verso di lei.
 
 La ragazza si lanciò dietro la volante alla sua destra, mentre i proiettili colpirono l’asfalto nel punto dove si trovava poco fa. Tirò fuori dalla fondina la pistola che Taylor le aveva dato, quando un dubbio la colse. Invece di affacciarsi verso la posizione di Ursine, puntò la pistola alle proprie spalle e sparò alla cieca. Un rumore di passi la fece voltare in tempo per vedere la sagoma di Ursine mettersi al riparo: il bastardo stava per adottare la stessa tattica che utilizzò durante il loro primo incontro.

Aqua rimase in ascolto, ansimante, senza lasciare il suo riparo, quando una serie di colpi diretti verso la carrozzeria della volante destò la sua attenzione. La ragazza era perplessa da quegli spari, ma subito un timore la colse: Ursine voleva far saltare in aria l’auto colpendone il serbatoio.

 Fece per allontanarsi il più in fretta possibile, ma era troppo tardi. All’esplodere dell’auto, l’onda d’urto la spedì a pochi metri più avanti, facendola atterrare al suolo, mentre il fuoco divampava alle sue spalle. Aqua sollevò il busto da terra, tramortita e dolorante, e si voltò alla ricerca di Ursine, ma il terrorista sembrava svanito tra le fiamme.
 
 La ragazza impugnò la pistola e si avvicinò lentamente, guardandosi attorno in cerca dell’anarchico, quando altri spari giunsero nella sua direzione. Aqua strisciò velocemente dietro un calcinaccio, finché il fumo non si diradò e non poté finalmente vedere Ursine, il quale si stava avvicinando verso di lei con la pistola puntata. Aqua aprì il fuoco su di lui, ma il suo avversario attivò nuovamente il generatore, facendo rimbalzare le pallottole verso di lei. La ragazza si rimise al riparo, mentre i suoi stessi colpi si infrangevano sul calcinaccio che le faceva da protezione. Ansimante, tirò nuovamente fuori il disturbatore e girò ancora una volta la manopola, quando delle mani le afferrarono le spalle e la tirarono fuori dalla sua copertura. Ursine la gettò a terra e cerco di prenderla a pugni, ma Aqua parò i suoi colpi e lo colpì al collo, frastornandolo e facendogli perdere la pistola, per poi sferrargli un colpo di coda sulle gambe e farlo cadere. I due si avventarono l’uno contro l’altro, cercando di strangolarsi a vicenda, quando Ursine le sferrò una gomitata nello stomaco e la spinse via con un calcio. Il disturbatore cadde dalle mani di Aqua, che tentò di recuperarlo strisciando, ma Ursine la immobilizzò per terra, schiacciandole la coda, dopodiché allungò la sua mano, tesa sopra di lei.

La ragazza non capì cosa stesse per fare, finché il suo sguardo non si posò sulla pistola di Ursine, che giaceva in lontananza, e intuì le sue intenzioni: il criminale voleva attirare a sé i caricatori nella cintura di Aqua, in modo che trapassassero il corpo della ragazza e la uccidessero.
 
 Ursine premette un tasto sul suo avambraccio e Aqua chiuse gli occhi, preparandosi alla fine, ma non accadde assolutamente nulla.

Confuso, Ursine continuò a premere nervosamente il tasto sull’avambraccio, senza ottenere alcun risultato, quando i suoi occhi si posarono prima sul disturbatore, ancora per terra, poi su Aqua, che lo salutò con la mano, sorridendo beffarda.
 
 Approfittando dello sgomento del suo avversario, la ragazza girò su sé stessa, facendo perdere l’equilibrio ad Ursine, dopodiché ricaricò fulmineamente la sua pistola e la puntò contro Ursine, il quale era indietreggiato di qualche passo e aveva entrambe le braccia in alto, impugnando un detonatore nella sua mano sinistra. I due rimasero immobili, a fissarsi.
 
 “Cosa stai aspettando?” disse Ursine.
 
 Aqua digrignò i denti, irrigidendo le braccia.
 
 “Sono qui, disarmato, con il detonatore, pronto a far saltare in aria l’orfanotrofio. Non avrai un’altra occasione per farmi fuori una volta per tutte” continuò lui, con tono malizioso. “Sei già stata accusata di omicidio, tanto vale dare credito a questa diceria. Una morte in più sulla tua fedina non sarebbe nulla se riuscissi a salvare quei bambini”
 
 Aqua stava tremando di rabbia. Non avrebbe avuto una chance migliore per eliminare Ursine, ma non riusciva comunque a premere il grilletto.
Tirò lentamente il cane della pistola, e un sorriso comparve sul volto del criminale.
 
 Proprio in quel momento, Trent e Valerie apparvero dal nulla e si avventarono alle spalle di Ursine, immobilizzandolo e tentando di strappargli il detonatore di mano. Aqua fu presa di soprassalto, ma non poté comunque aprire il fuoco, in quanto temeva di colpire accidentalmente uno dei due fratelli. Valerie riuscì ad appropriarsi del detonatore e lo gettò via, ma Ursine fece forza su Trent, caricandolo sulla schiena e gettandolo a terra, stordendolo, dopodiché afferrò la sua pistola da terra e sparò a Valerie.

La ragazza non emise nemmeno un gemito di dolore, ma il suo volto si paralizzò, come se il tempo si fosse fermato, per poi accasciarsi a terra, immobile.

“VALERIE!!!” urlò Aqua, sconvolta, ma la ragazza non si mosse. Nel frattempo, Ursine si rimise in piedi e tentò di fuggire verso il generatore, in modo da riattivarlo manualmente.
 
 Un odio mai provato pervase Aqua, che cominciò a sparare a ripetizione sul criminale. Un primo proiettile colpì la sua mano sinistra, facendogli perdere la pistola, mentre un altro arrivò al suo polpaccio destro, facendolo zoppicare. Trascinandosi in avanti, Aqua continuò a sparare, furibonda, finché anche la gamba sinistra di Ursine non venne compromessa e il criminale fu impossibilitato a muoversi. Ursine si voltò di schiena, finché la ragazza non arrivò di fronte a lui, con la pistola puntata contro la sua fronte, ansimante e livida.
 
 I due si fissarono per qualche secondo, finché Ursine non sorrise.

“Ce l’hai ora il coraggio?” disse, trattenendo il dolore delle ferite.
 
 “Stai zitto” ringhiò Aqua.
 
 “Questa gente continuerà ad essere in pericolo finché vivrò, lo sappiamo entrambi. Una vita per migliaia: fa’ ciò che devi e premi quel grilletto!” disse Ursine.

Aqua stava tremando vistosamente. Digrignò i denti, esitando per qualche secondo, finché non chiuse gli occhi e gettò via la pistola, urlando. Il sorriso sul volto di Ursine svanì lentamente, sostituito da un’espressione a metà tra il disgusto e la delusione.
 
 “Lo sapevo… hai preferito salvare la tua immagine piuttosto che questa città. Sei un’ipocrita, come tutti”
 
 “Io non devo dimostrare nulla a nessuno!” urlò Aqua, furiosa. “E non mi importa cosa la gente penserà di me, non permetterò mai che io diventi un mostro come te!”
 
 Ursine sembrava ancor più furibondo di lei, nonostante il suo volto fosse ancora impassibile.
 
 “Potete rinchiudermi in qualunque prigione, riuscirò sempre ad evadere” sussurrò Ursine, minaccioso. Ansimante, Aqua tirò fuori una fiala dalla sua cintura e inghiottì il farmaco, per poi gettarla via.
 
 “Fuggi quante volte vuoi, mi troverai sempre pronta a fermarti” replicò lei, gelida. Ursine non rispose, ma era percepibile il suo disdegno.

Il suono di una sirena della polizia giunse in lontananza, dopodiché una volante parcheggiò lì vicino. Tre poliziotti si avvicinarono a loro e ammanettarono Ursine, mentre Aqua sospirò e chiuse gli occhi, alzando entrambe le mani, consapevole che avrebbero portato via anche lei.
 
 “No, lei è pulita”
 
 Confusa, Aqua aprì gli occhi e si guardò attorno, vedendo due poliziotti sollevare Ursine per le braccia e Taylor, Trent e Valerie avvicinarsi verso di lei. La ragazza aveva la coscia sinistra totalmente insanguinata e zoppicava, ma era ancora viva. Un poliziotto si avvicinò ad Aqua.
 
 “Aqua Sanderson, abbiamo ricevuto una segnalazione da parte di Vincent Taylor non appena Ursine è stato impossibilitato a muoversi” disse l’agente, mentre Taylor salutò Aqua con la mano da lontano. “Ha anche rivelato che Ursine ha confessato di aver ucciso Stephen Hardy, versione confermata dai reporter che si trovavano qui. A nome del corpo di polizia, le dobbiamo delle scuse” concluse, un po’ imbarazzato.
 
 Aqua rimase intontita dalla mole di informazioni che la stavano investendo. Valerie era viva, Ursine era stato arrestato e lei era stata scagionata. Ammutolita, si voltò verso Taylor e i due fratelli.
 
 “Voi siete completamente pazzi” fu l’unica cosa che riuscì a dire.
 
 “Mai pazzi quanto te” disse Trent, sorridendo. “Quindi ora sei libera?”
 
 “Ammesso che si possa chiamare libertà… adesso tutti sanno di me, non potrò più neanche uscire in superficie… già vedo i ricercatori pronti ad aspettarmi al molo per effettuare esperimenti su di me” disse Aqua, demoralizzata.
 
 “A questo possiamo porre rimedio” intervenne il poliziotto. “Possiamo chiedere al sindaco di effettuare una conferenza stampa in cui spieghi tutta la situazione. Almeno dal punto di vista legale, sarebbe tutelata”
 
 Aqua rifletté su quelle parole. “Hardy mi propose la stessa cosa, prima di morire” osservò.
 
 “Immagino non ci sia modo migliore per rendere onore alla sua memoria, allora” disse Valerie, trattenendo il dolore della ferita.

Aqua non rispose, ma un senso di serenità la stava lentamente riscaldando. Poteva finalmente essere libera, senza doversi nascondere.

L’incubo era finito.
 
 I due poliziotti che avevano portato via Ursine lo spinsero a forza sul sedile posteriore della loro volante.
 
 “Fine dei giochi, stronzo! Avrai tutto il tempo per riflettere, ora che il tuo piano strampalato è fallito” disse uno di loro. Ursine rimase impassibile, rivolgendogli il suo sguardo.
 
 “Ne è davvero sicuro?” disse, gelido.
 
 L’agente non capì quella domanda, ma la ignorò e chiuse la portiera, per poi mettere in moto l’auto e portarlo via.
 
-----o-----

Fu difficile stabilire quale fu il momento più bello della conferenza del sindaco. Iniziò celebrando la fine della tempesta, di come il temibile terrorista Oliver Ursine fosse stato finalmente catturato e di come l’orfanotrofio fosse stato messo in salvo. Spese anche un minuto di silenzio, per commemorare le vittime mietute da Ursine, incluso il commissario Hardy, di cui esaltò il coraggio e gli anni di onorato servizio. Infine, narrò di come Atlantic City e tutto il New Jersey fossero debitori ad Aqua Sanderson, la sirena ingiustamente accusata di omicidio, che aveva rischiato la vita per fermare Ursine e salvare gli orfani, dimostrando inestimabile coraggio e degna fiducia da parte di tutta la città, la quale le avrebbe concesso la cittadinanza onoraria e piena libertà, nel rispetto della sua persona e della sua vita.
 
 Terminata la conferenza, Aqua spense la radio del Nokia e lo posò, sorridendo. Era anche più di quanto sperasse.

Istintivamente, contemplò nuovamente il suo medaglione, pensando ai suoi genitori.

Ora non dovevano più vergognarsi di lei.
 
 Un rumore di passi in lontananza annunciò l’arrivo di Valerie e Trent. I due fratelli entrarono nella grotta, salutando Aqua da lontano, la quale ricambiò loro il saluto, tuttavia rimasero in disparte invece di sedersi di fianco a lei come loro solito.
 
 “La conferenza del sindaco è stata davvero bella” disse Trent.
 
 “Assolutamente, non mi aspettavo che avrebbe parlato anche di Hardy” osservò Aqua, annuendo.
 
 “Non ti aspettavi nemmeno la cittadinanza onoraria, se vogliamo dirla tutta” disse Valerie, con un sorriso beffardo. Aqua ridacchiò.
 
 “Aqua…” disse Trent, con tono incerto. “Abbiamo portato due persone con noi. Ci tenevano a vederti”

Aqua si accigliò, confusa, quando due individui adulti entrarono nella grotta. La ragazza ebbe un tuffo al cuore e i suoi occhi si spalancarono alla loro vista: erano i suoi genitori.
 
 “Mamma… Papà…”
 
 I genitori di Aqua, abbozzarono un sorriso, impacciati, dopodiché suo padre si precipitò da lei e la abbracciò, seguito da sua madre.
 
 “Tesoro mio, non riesco ancora a credere che tu sia viva...” disse suo padre, commosso.
 
 “Mi dispiace davvero tanto… avrei voluto dirvi tutto, ma avevo troppa paura che vi potessero fare del male, e temevo non mi avreste accettata” disse Aqua, con voce stridula.
 
 “Non devi dirlo neanche per scherzo, Aqua” disse sua madre. “Tu sei nostra figlia, e lo sarai sempre, nel bene e nel male… e noi siamo fieri di te”
 
 Aqua la guardò, raggiante, e annuì, non sapendo cos’altro dire.
 
 “Adesso cosa farai?” le chiese suo padre.
 
 “Bella domanda” rispose Aqua. “Ora che non devo nascondermi più, ho tre anni della mia vita da recuperare, e mi si parano avanti infinite possibilità… a cominciare dal non dover più avere paura di vedervi”
 
 “Naturalmente ti verremmo a trovare il più possibile, tesoro” disse sua madre. “Non devi rimanere più da sola”
 
 “A tal proposito,” intervenne Trent, “noi saremmo felici di accompagnare Aqua da voi, di tanto in tanto… ammesso che per voi vada bene”
 
 “Ma certo che per noi va bene, anzi… potete anche venire da noi e trattenervi tutti per cena, oggi stesso” replicò la madre di Aqua.
 
 “Sarebbe anche ora” disse Aqua, sarcastica. “Sono tre anni che mangio solo alghe e pesci!”
 
 Tutti nella grotta risero, e anche Aqua si unì a loro.
 
 Finalmente, dopo tanto tempo di paura e solitudine, poteva tornare a vivere.
   
 
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