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Autore: Baldr    28/09/2020    1 recensioni
Lucifer è tornato all'Inferno, Chloe deve ricostruire la sua vita appena andata in pezzi, Michael decide di scendere sulla Terra per smascherare il gemello.
Long legata alla quinta stagione, inizia due mesi prima della stessa, il giorno dopo che Lucifer è tornato all'Inferno.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Kamar




«Non riesco a trovare le chiavi dell'ufficio.» La voce di Linda giunse ovattata dal salotto.
Amenadiel stava dando il biberon al piccolo Charlie e alzò lo sguardo verso l'arco che separava i due ambienti. «Devi andare a lavoro?» chiese perplesso.
«No, solo che non riesco a trovarle.»
«Le avrai appoggiate dove non le metti di solito. Per questo non riesci a trovarle» ipotizzò l'angelo, cullando il figlioletto.
Linda entrò in cucina, con la vestaglia a coprirne il corpo ancora testimone della recente gravidanza. «Probabilmente è così...» mormorò nervosa. Odiava quando capitavano simili contrattempi. Era andata nello studio per cercare alcuni documenti che doveva inoltrare al comune per poter mandare avanti le consuete pratiche che ogni madre doveva far registrare all'arrivo di un figlio e si era accorta che le chiavi dell'ufficio a Beverly Hills non erano al loro posto. Aveva avuto così tanto da fare, prima dell'arrivo di Charlie, che probabilmente le aveva appoggiate da qualche parte e ora non si ricordava dove. Aprì il frigo, prese la bottiglia del latte e si riempì una tazza, per poi riporre la bottiglia nel frigorifero. Si sedette al tavolo, fissando con nostalgia la tazza di Amenadiel.
«Cosa non darei per un po' di caffè...» mormorò, bevendo un sorso di latte.
«Non puoi berlo?» domandò perplesso l'angelo.
«Mmm» mugugnò lei, deglutendo il sorso, poi le leccò il labbro superiore. «Non vorrei che la caffeina finisca nel latte di Charlie...» spiegò.
«Credo che qualche strappo potresti farlo. Hai sentito il medico?»
Lei fece una smorfia. «Lo sai che sono...»
Amenadiel sorrise. «Iperprotettiva?»
La donna arricciò il naso. «Giusto un pochino» commentò, sbuffando divertita.
«Non me n'ero assolutamente accorto!» scherzò lui, mettendo il biberon vuoto sul bancone della penisola, per poi appoggiare Charlie sulla spalla e dargli qualche lieve colpetto sulla schiena, sino a quando il neonato non fece un ruttino. A quel punto lo sistemò sulla sdraietta a dondolo che ormai dominava il tavolo della cucina. «Hai per caso sentito Chloe?» chiese con voce sommessa, per non disturbare il piccolo che, dopo il pasto, stava per addormentarsi.
«No, perché?»
«Ieri è venuta al Lux, in compagnia di Maze...» esordì lui.
«Al Lux? Non me l'aspettavo» disse lei stupita.
«Perché?» domandò Amenadiel andando a sedersi vicino a lei.
«Il Lux era la casa di Lucifer e Chloe era molto legata a lui. Molte persone non riescono a frequentare luoghi così pieni di ricordi dopo una separazione dolorosa come deve essere stata questa» mormorò, senza nascondere la tristezza nella voce. In fondo, Lucifer era anche suo amico, le era affezionata e non aveva avuto modo di salutarlo ma soprattutto di ringraziarlo per tutto quello che aveva fatto per suo figlio.
«Lucifer non è morto» provò a sdrammatizzare l'angelo.
«Per te è diverso. A te basta aprire le ali per volare da lui, se solo lo volessi. Mi domando perché tu non lo faccia...» mormorò. «Per Chloe, per me, per Maze è diverso, non abbiamo ali per fare avanti e indietro dall'Inferno. E se anche fosse possibile... con questa sorta di...» di umettò le labbra, cercando la metafora adatta, qualcosa per esprimere quel concetto, «fuso demoniaco è tutto più complicato!»
«Non posso portare un umano vivo all'Inferno» sottolineò l'altro.
Lei agitò una mano a mezz'aria. «Appunto! Lucifer se n'è andato, sono sconvolta io che non l'ho nemmeno salutato o ringraziato, Chloe deve stare passando qualcosa di peggio. Il loro rapporto era speciale, particolare e ora è finito. Kaput!» spiegò agitata. «Non era un rapporto semplice, ma sembrava finalmente arrivato a un punto di svolta... eppure Chloe si è trovata davanti a un muro» mormorò, bevendo ancora un poco di latte. «Anche per Lucifer non deve essere facile. Stava finalmente iniziando a tirare fuori le emozioni più profonde, quelle che ha sempre nascosto dietro a quel muro di sarcasmo e ironia per tenere fuori gli altri...»
Amenadiel aggrottò la fronte. «Tenere fuori gli altri? Lucifer?» Il tono era decisamente sarcastico, visto la promiscuità del fratello.
Lei annuì, mandando giù l'ennesimo sorso. «Era una difesa, Amenadiel. Lucifer è incapace di relazionarsi con i suoi veri sentimenti, non ha fatto altro che seppellirli per... eoni! Finalmente aveva iniziato a grattare la superficie, ad abbassare un poco quelle gigantesche mura che si era costruito attorno. Metaforicamente parlando» sottolineò, guardando l'espressione assorta di Amenadiel.
«Forse dovresti parlare con Chloe» propose l'angelo.
Lei scosse il capo. «Deve essere lei a cercare qualcuno con cui parlare. Deve superare questo periodo con le sue forze. È una donna equilibrata, lo supererà, ne sono certa... ma ha bisogno dei suoi tempi e dei suoi spazi. Se la incontri, comportati normalmente.»
Lui alzò le sopracciglia, ragionando su quelle parole, poi sospirò. «Sei tu la psicologa...» concluse.

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«Dorian O'Neil, sono il detective Chloe Decker. Mi sto occupando del caso relativo alla morte di Josh Carrey» la solita frase introduttiva, solo che il luogo era insolito. Il sospettato aveva subito un trauma cranico, oltre alla frattura dell'omero, quindi era ancora ricoverato sotto osservazione, piantonato da un agente all'ingresso della stanza.
L'uomo aprì gli occhi, verdi come quelli del gemello, e fissò la donna, la quale non poté fare a meno di deglutire impercettibilmente.
Gemelli. Non le era mai capitato di incontrarne una coppia e la cosa la disturbava, o forse era più l'idea che uno dei due avesse usato la somiglianza con il fratello per avere dei vantaggi e, peggio, l'avesse sfruttato e ingannato per il proprio tornaconto.
Chloe si schiarì la voce e aprì il proprio block notes. «Abbiamo rintracciato i suoi conti, anche i tre all'estero. Abbiamo le prove che importava illegalmente avorio. Abbiamo abbastanza materiale per incriminarla e farle scontare molti anni di prigione. Abbiamo anche una testimonianza che la colloca sul luogo della morte di Josh Carrey all'ora in cui è stato ucciso, presenza confermata anche dal suo DNA rinvenuto sul luogo del crimine. Se ci mettiamo anche che avrebbe potuto uccidermi, rischia l'ergastolo, Dorian. Se ci aiutasse a determinare con esattezza i fatti, potrebbe ottenere uno sconto di pena.»
Lui si umettò le labbra, quello inferiore era ancora gonfio e tumefatto, proprio nel punto nel quale Mazikeen glielo aveva spaccato. «Ho importato l'avorio, è vero, ma non ho ucciso nessuno...» esordì con voce roca. «Lo stavo inseguendo, poi quello è caduto a terra e sono corso dietro a un ragazzo che era con quell'uomo. Non so cosa aveva visto, non potevo rischiare...»
«Voleva uccidere anche lui?»
«No!» rispose senza esitazione Dorian. «Senta, io non ero solo. Io mi occupo di far entrare l'avorio e consegnarlo a chi lo piazza poi sul mercato nero. Quella sera mi ero incontrato con Pedro Hernandez, lui è arrivato dannatamente in ritardo. È stato lui a mettere quel poveretto sui binari mentre il convoglio si muoveva, quando me ne sono accorto, sono corso indietro per fermarlo, ma era troppo tardi» confessò con una smorfia, ricordando lo spettacolo che gli si era parato davanti agli occhi.
«Perché stava minacciando Pedro con una pistola?» chiese Chloe.
«Come le ho detto, era in ritardo. Più tempo rimanevo in quel posto, più c'era rischio che qualcuno potesse vedermi... Doveva essere uno scambio veloce, lo avevo già fatto diverse volte e non c'erano mai stati problemi» assicurò.
«Può darmi qualche dettaglio, per determinare la genuinità della sua storia?»
Dorian chiuse gli occhi, strinse le labbra in una smorfia. «Quell'uomo... Josh...» Esitò. Era tutto così difficile ora che quel poveretto aveva un nome. «Josh stava correndo diversi metri davanti a me. È caduto a terra e l'ho visto mugugnare a terra, quindi ho proseguito dietro all'altra persona che era con lui, lasciando Josh a Pedro. C'era un convoglio che si muoveva, ma era così lento che quello che correva si è chinato e c'è passato sotto. Ho esitato, ma dovevo fermarlo e l'ho seguito. Mentre passavo oltre, mentre ero ancora chinato, ho visto Pedro trascinare... Josh fino al convoglio e metterlo sulla rotaia. Non sono riuscito a fermarlo» disse, piangendo. «Sono ripassato sotto ai vagoni, ma era troppo tardi. Il treno è passato sopra il collo di quel poveretto, il sangue è schizzato addosso a Pedro. Mi ha chiesto dov'era l'altro ma ero così scioccato da non riuscire a rispondergli. Lui si è guardato attorno, s'è tolto la giacca e l'ha usata per pulirsi il viso, poi ha preso il borsone con l'avorio e se n'è andato. Sono scappato anche io... Ce ne siamo andati via divisi» assicurò.
Chloe lo fissò annuando. «Un'ultima domanda: perché? Perché mettersi a trafficare avorio? Lo ha fatto per denaro?»
Lui scosse il capo. «Sono sempre stato la pecora nera... Anche quando ho studiato arte per fare il restauratore e poi sono diventato antiquario, nessuno mi ha mai preso sul serio» disse con uno sbuffo. «La mia è una famiglia dove tutti hanno la testa sulle spalle mentre io...» scosse il capo. «Io non mi sono sposato perché viaggiavo spesso per lavoro e per i miei era un punto di demerito anche quello. Un giorno, mentre ero a Zanzibar per l'ennesimo viaggio di lavoro, mi si avvicina uno e senza troppi giri di parole mi ordina di portare dell'avorio negli USA. Quando ho detto no, ha messo sul tavolo una foto di Marvin e la sua famiglia e una della sua casa. Disse che se non lo facevo, li avrebbero uccisi tutti, che lo avrebbero fatto anche se fossi andato alla polizia...» disse, puntando le iridi in quelle di Chloe. «Lei cosa avrebbe fatto?»
Il ricordo di quando Malcom aveva rapito Trixie riaffiorò nella mente della detective. Aveva rubato un borsone con il denaro sequestrato durante la fuga di Malcom, si era recata da sola a incontrarlo, sapendo che era una trappola, ma doveva farlo per salvare sua figlia. Quel giorno Lucifer era quasi morto. Deglutì.
«Non lo so» rispose.

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Il cerchio pare che si stia chiudendo!
Grazie a tutti i lettori.
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Daniela

 

   
 
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