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Autore: Fuuma    28/09/2020    11 recensioni
«Da quando sei diventato così insopportabile, coniglietto?»
Da quando nella sua tana, invece d’una ragazzina ferita e un gattaccio dal sorriso d’acciaio, sono caduti soldati. E han portato la guerra alle sue porte.
{ scritta per le challenge di Kaosborealis & Corsa delle 24h - edizione speciale }
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Threesome
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Raccolta di dabble missing moments.

Warning: het, slash, age difference, explicit language, incest (sottinteso), threesome (platonic), lime

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Bits of Matrix

_______________________

 

 

1 |

 

 

I know I took the path that you would never want for me

I know I let you down, didn't I?

 

 

     Julius non ha aperto bocca tutto il giorno. Labbra serrate, ingranaggi immobili e occhi fissi in basso, tra mani di carne e ossa di carbonio.

«Cristo se sei patetico con quella faccia da cane bastonato.» Lucan non ha riguardo, ringhia e azzanna là dove la poca carne è rimasta attaccata, tra brandelli di un’anima radioattiva che lo sta lentamente corrodendo.

Un giorno alla volta.

«Oggi è il suo compleanno» parla ai suoi palmi, a un nastrino rosso che un tempo era bianco. Lo aveva con sé quando s’è tinto di sangue e ruggine, suoi entrambi.

«Parli come se tua figlia fosse morta.»

Julius sorride. Scopre denti bianchi, solleva zigomi di metallo.

È lui a essere morto quel giorno. Al suo posto, solo ruggine e sangue.

 

 

So many sleepless nights where you were waiting up on me

Well I'm just a slave unto the night

 

 

     Clover lo trova in cucina: schiena allo sportello del frigorifero e una birra stretta al petto che Julius coccola come un animaletto fedele, anche se nemmeno gli regala il sollievo da nebbia alcolica – ogni sapore, nella sua bocca, è ferro sciolto e acqua di fogna.

«Non sei dallo stronzo» commenta, sveglio a metà. Ha spento il cervello, ma gl’ingranaggi cigolano, ruotano, lo mantengono in equilibrio sul ciglio della vita.

«Ero preoccupata per te.» Clover si siede al suo fianco – piccola, fragile. All’apparenza. Un quadrifoglio con radici caparbie e lo stelo ancorato alla zolla di terra da cui è nata.

Lo tira a sé.

Julius poggia la testa al suo seno – curve morbide, pelle profumata. Per qualche minuto ricorda ancora com’è essere uomo.

 

 

Now remember when I told you that's the last you'll see of me

Remember when I broke you down to tears

 

 

     «Non c’ero mai per lei quando contava. Ogni regalo che le abbia fatto serviva a comprare il suo perdono.» Julius si passa una mano sul volto, spinge dita tra i buchi della carne, graffia uno degli ingranaggi e lo sente ronzare nella testa.

Sta vivendo tutto al contrario, tutto nel modo sbagliato.

Ora che è latta e rottami e pezzi persi a concimare la cupola, riesce a vedere con chiarezza l’umano in avaria ch’è stato.

Vorrebbe tornare indietro e ammazzarlo – seppellirne le ossa, seppellire se stesso.

«Quell’uomo non c’è più, è polvere del passato.» Clover gli spinge via le dita, le sostituisce con le sue – soffici, delicate, che percorrono il volto scheletrico di un gatto marchiato sullo zigomo. «Conta quello che fai ora.»

 

 

 

I know I took the path that you would never want for me

I gave you hell through all the years

 

 

     «Fammi spazio, senzacarne.» Lucan lo calcia, la punta del piede affondata al fianco di carne.

A sussultare non è il corpo di Julius, ma quel che non è ancora marcito dentro: budella in cancrena, un cuore che scricchiola come fosse rivestito di carta di riso e l’unico polmone ancora sano.

Clover, tra le sue braccia, è una bambola dormiente di neve e oro.

Suo fratello la guarda – occhi aridi, asettici che la Dreamez gli cristallizza in faccia.

«Non svegliarla» gli dice Julius; però si scosta, lascia il posto a Lucan, lascia Clover alle sue braccia e trattiene una risata quando il ragazzo lo strattona – le sue mani tra i capelli di entrambi.

«Faccio il cazzo che voglio.»

Carezze ruvide come le sue risposte.

 

 

2 |

 

 

I get the feeling just because

Everything I touch isn't dark enough

If this problem lies in me

 

 

     Lo schermo accumula polvere statica tra le rughe di Trixie. Nelle immagini in bianco e nero, i suoi occhi sono proiettili lattescenti che bucano lo schermo, dirette al cranio di Lucan.

«Apri la dannata porta, coniglietto. Non mi piace aspettare» gracchia l’audio.

«Vecchia arpia» sbotta lui e preme un pulsante al pc. L’accesso alla tana del coniglio.

«Quella vecchia arpia è qui apposta per te, coniglietto~» Julius sghignazza, schiva un pugnale che si conficca nel muro e gli mostra il medio.

«Nessuno le ha chiesto un cazzo, ok? È marcia quanto il torso di Rotten Apple.»

 

«È così che accogli una signora?»

 

Trixie parla dalla porta, col disinteresse di chi ha già assistito allo spettacolo troppe volte per non riconoscere la finzione dietro alla scena.

 

 

I'm only a man with a candle to guide me

I'm taking a stand to escape what's inside me

 

 

     «Ti avevo detto che non mi serviva il suo aiuto.»

«Lo so, ma –»

«Non c’è alcun cazzo di ma, Clò. Passi il senzacarne, perché ti piace fargli pompini quando non ci sono, ma non puoi fidarti di tutti i fottuti stronzi che sono gentili con te.»

Clover china il capo e vorrebbe scomparire. Non sono le parole a farle male, ma le lame invisibili che Lucan le lancia addosso e che le incidono la pelle sempre negli stessi punti.

Lo sa di essere il capro espiatorio di una rabbia che ha invece sempre e solo un unico bersaglio: se stesso. Doveva proteggerla e ha fallito – ma sotto una cupola che li imprigiona tutti come scarafaggi, non esiste luogo in cui essere al sicuro.

 

 

A monster, a monster

I've turned into a monster

 

 

     Gli occhi chiari di Trixie affondano in ogni centimetro di pelle, di muscoli, di pensieri.

La donna la studia e Clover si lascia osservare, come un fiore seccato che addosso non ha più alcun profumo, perché quello e la sua storia li ha impressi tra pagine di diario. Tra le braccia di Lucan, quando la stringe da dietro e la ingoia tra le costole.

 

«Dì quello che devi e poi vattene, Trixie.»

 

Clover non si muove – lui la tocca e si aprono voragini sotto di lei, ma quando precipita lo fa in silenzio.

 

«Hai paura che colga il tuo prezioso quadrifoglio, coniglietto?»

 

La risata di Lucan è il rumore di una ghigliottina azionata – fa male. E di solito ci sono teste che rotolano.

 

 

A monster, a monster

And it keeps getting stronger

 

 

     «Da quando sei diventato così insopportabile, coniglietto?»

 

Da quando nella sua tana, invece d’una ragazzina ferita e un gattaccio dal sorriso d’acciaio, sono caduti soldati. E han portato la guerra alle sue porte.

 

«È il suo modo di dimostrare affetto.» Julius fa tintinnare due bottiglie di birra, ne stappa una coi denti e la tende alla donna.

Trixie l’afferra e trattiene la mano, dita grinzose su falangi metalliche. «Sei il ragazzo di Jacob?»

Riconosce il marchio allo zigomo: il gatto fortunato, che la sua fortuna l’ha consumata in un unico botto – letteralmente. Boom.

«È il padre della mia ex, non il mio.»

Lucan non trattiene la smorfia. «È il figlio di puttana a cui c’ha venduto.»

Julius sbuffa. «Trixie ha ragione, sei davvero insopportabile.»

 

 

3 |

 

 

Nothing ever comes without a consequence or cost, tell me

Will the stars align?

Will Heaven step in? Will it save us from our sin? Will it?

 

 

     Trixie l’aveva immaginata diversa – imponente, terribile, divina. Invece vede solo una ragazzina rigurgitata in un mondo troppo vasto.

Ma Clover ricambia lo sguardo e nei suoi occhi scoppiano scintille selvagge.

 

Brucia – sempre – e vuole solo vivere.

Brucia, e dal fuoco troverà il modo di rinascere.

 

Le prende le mani.

Credeva avrebbe sentito qualcosa – potere, terrore, dio.

La stretta però è decisa, come sapesse che sarà la prima e ultima volta: non sono destinate a rivedersi.

«Se sei davvero la chiave, saprai cosa farne.»

Nel palmo lascia un chip colorato.

Clover annuisce, senza dir nulla. Sa.

Forse ha sempre saputo – tutto – e stava solo aspettato un motivo valido (continuare a vivere) per imboccare un sentiero da cui non tornerà più.

 

 

4 |

 

 

Oh, I'll take your hand when thunder roars

And I'll hold you close, I'll stay the course

 

 

     Jacob è una schiena ricurva su piani suicida.

Tyron poggia un vassoio sul tavolo – zuppa fredda e acqua filtrata.

«Hai parlato con Trixie?» vorrebbe non suonare arrabbiato. Ma lo è – arrabbiato, geloso. Lei l’ha visto crescere, sbagliare, cadere, rialzarsi. Tyron conosce il lavoro finito, ma Trixie l’ha aiutato a costruirsi.

«Come lo sai?»

«Hai addosso il suo profumo.»

«Le ho consegnato il chip e ci siamo abbracciati.»

«Non te l’ho chiesto.»

Jacob abbandona gli occhiali da vista, lo raggiunge. È più basso, ma sulle rughe del volto porta la saggezza di chi s’è scolato gran parte della vita – ha assaporato ogni sorso e ancora ha sete.

«Ma era quello che volevi sapere, no?»

Tyron sbuffa, s’ammorbidisce.

«Non c’è nessun altro, solo tu.»

 

 

I promise you from up above

That we'll take what comes, take what comes, love

 

 

     Il letto è lontano.

Tyron l’ha spinto sul tappeto e si fa strada tra i bottoni a morsi, strappa la divisa – nudi entrambi, senza gradi a far la differenza; solo carne che scotta e mani ingorde.

Gli spalanca le gambe e Jacob gli tira i capelli fino a sentirlo urlare dal dolore. È abituato a dare ordini, non è bravo a subire, a lasciare che altri si prendano cura di lui – del suo piacere.

Gli chiede scusa con un bacio languido, una carezza tra le cosce e una strizzata d’uccello che piega in due il ragazzo, facendolo crollare sul suo petto.

 

«Jake…» la voce di Tyron è ambrosia. «Lasciamelo fare, sarò gentile.»

Nemmeno la Testa dell’Asylum TenSix ha la forza di dirgli no.

 

 

Feel the wind in your hair
Feel the rush way up here

We're walking the wire, love
We're walking the wire, love

 

 

     Jacob raccoglie la giacca, avvolge le spalle di Tyron e l’abbraccia.

La notte è fredda all’Asylum, vecchie cicatrici urlano da sotto la pelle, ma rimane loro così poco tempo che non vuole sprecarlo a rivestirsi, lontano da lui.

Accadrà. Lo perderà, teme. Si perderanno a vicenda.

Con l’indice segue i tagli d’un pugnale sul suo petto, un cilindro e due carte incise nel bronzo. “Buon non compleanno a me” canticchiava il ragazzo, la prima volta che hanno fatto l’amore.

«Vorrei non tornassi nella tana di White.»

Tyron respira; non c’è più il profumo di Trixie, solo il loro. «L’hai ordinato tu.»

«Lo so, intendo…» Cosa? Sono soldati, con le emozioni ci caricano le pistole.

Ma Tyron ha già capito. «Tornerò in tempo per il tea.»

 

 

5 |

 

 

If you ever want to join me baby I'll be dancing in the dark

If you ever want to join me baby I'll be dancing in the dark

 

 

     Lucan è una belva ringhiante – sbava insulti e artiglia dove più fa male.

Julius è organi in lamiera, mira da falco e una pistola grande quanto il suo cazzo.

Tyron sorride divertito, occhi di bosco scavati in terra di bronzo. Sistema il berretto – un mito antico salta in un canestro cucito[1] – carica il fucile: veloce, preciso, gesti affinati dalle dita militari.

 

«È ora» annuncia Clover dall’ingresso della tana; una matrice come arma, occhi di vita e fuoco e frammenti d’universo.


“Quella è la matrice di Wonderland.”

“Cos’è il Wonderland?”

“Siete voi. L’origine di tutto.”


Fuori, la morte è una mano tesa che l’invita a danzare.

Clover non ha paura d’afferrarla – è l’ultimo capitolo della loro storia.

Il resto sono pagine bianche.

 

[ 1.625w ]



[1] Il riferimento è ovviamente a Michael Jordan, al suo Air Jordan e al suo merchandising. Ma lo avevate già capito, vero? è_é (è solo il mio dio, che sarà mai)


 

 

Cominciamo dai crediti: ogni drabble è intervallata da frasi di lyrics degli Imagine Dragons. Sono cinque canzoni in tutto, una per ogni parte - non me le sono segnate e sono troppo pigra per ricercarle tutte, sappiate comunque che appartengono a loro.

La fic è un patchwork di drabble lunge 125w (secondo questo contaparole), ognuna dedicata ad un prompt della Corsa delle 24h (segnato sotto in ordine di apparizione). In realtà è un insieme di missing moment di una mia original (The Wonderland Matrix) che non vedrà mai la luce di EFP perché è piena di badwrong warnings e va contro il regolamento del sito in qualsiasi modo possibile. XD Con questa fic però mi sono tenuta abbastanza sopra le righe e le peggio cose rimangono sottintese o sono state direttamente omesse. Tra le note principali, infatti, non ho segnato nemmeno l'incest, perchè alla fine non se ne fa mai accenno.

 

La storia madre è una storia cyberpunk e per chi è interessato a capire un pochino meglio la fic, riporto un riassunto mooolto a grandi linee sotto lo spoiler.

 

Scritta per Ospiti dallo spazio (gemelli) @Kaos Borealis - prompt: siblings

Corsa delle 24h - edizione speciale @La torre di carta vincitrice del premio qualità
prompt:

138. Un nastro rosso

128. Seno

13. “Entropy increasing, how long before I’m dust” (Imogen Heap, Neglected Spiace)

182. A si addormenta, B le accarezza i capelli

117. Trovare difetti in qualcuno

122. Volgarità

170. Un gesto d’affetto

195. “Dio mio, sei davvero insopportabile”

358. “Prima o poi capirai, come ho fatto anch’io, che una cosa è conoscere il sentiero giusto, un’altra è imboccarlo.” Matrix

210. “I don’t think anyone wants to be one of a hundred colors in a box.” Mad Men

361. “La cosa più grande che tu possa imparare è amare e lasciarti amare. L’amore è come l’ossigeno. L’amore è una cosa meravigliosa, ci innalza verso il cielo! Tutto quello che ci serve è amore” Moulin Rouge

428. Canticchiare

226. “Gli eroi non sempre sono quelli che vincono. Sono quelli che perdono, a volte. Però continuano a combattere, continuano a provarci. Non si arrendono. Ed è questo che fa di loro degli eroi.” Shadowhunters, Cassandra Clare

 

   
 
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