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Autore: Marti Lestrange    28/09/2020    10 recensioni
Dal testo:
❝ Siamo vestiti di oscurità anche se siamo in luglio e i nostri manti volteggiano nell’aria immobile alle nostre spalle, quattro perfetti uccelli mortiferi che, con il loro volare sinistro, hanno appena portato la morte. [...]
«Fu dato loro potere sopra la quarta parte della terra per sterminare con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere della terra.» ❞
[ oneshot che descrive la tortura e l’uccisione della famiglia McKinnon per mano di Travers, Mulciber e i fratelli Lestrange, nel luglio 1981; storia partecipante all’iniziativa “scrivimi” del gruppo Facebook “Caffè e Calderotti”; leggete con attenzione gli avvertimenti ]
Genere: Dark, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Marlene McKinnon, Mulciber, Rabastan Lestrange, Rodolphus Lestrange
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'RABASTAN LESTRANGE — head of the serpent'
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Storia partecipante all’iniziativa “scrivimi” del gruppo Facebook “Caffè e Calderotti”.

 

Pacchetto proposto da _Il colore del vento_:
Personaggi: quelli che preferisci, purché il contesto sia quello dei Mangiamorte; può anche non essere protagonista della vicenda, ma il/la Mangiamorte prescelt* deve essere “massicciamente” coinvolt*;
Prompt: questa canzone (“Inside” di Chris Avantgarde feat. Red Rosamond) dalla quale estrapolare almeno una frase da utilizzare.

 

Elementi aggiunti da me:
Rating: arancione;
Altri generi: dark, drammatico, guerra;
Contesto: Malandrini, I Guerra Magica;
Tipo di storia: oneshot;
Note: Missing Moments;
Avvertimenti: contenuti forti, violenza.

 

 

AVVERTENZE: nel caso non abbiate visto gli avvertimenti, scrivo anche qui che questa storia contiene dei passaggi un po’ forti, con scene di violenza e sadismo (specifico: il tutto non è a sfondo sessuale), per cui vi consiglio di non leggere se la cosa vi potrebbe turbare: ho voluto indagare e scavare dentro le menti contorte di alcuni Mangiamorte, che io ho idealmente collocato sulla scena dell’omicidio McKinnon (l’unico realmente responsabile citato nella saga è Travers, quindi la presenza dei fratelli Lestrange e di Mulciber è tutta farina del mio sacco); ho voluto descrivere i passaggi delle torture che li hanno condotti alla fine all’uccisione di Marlene e del resto dei suoi affetti; per questo motivo ho preferito inserire i due avvertimenti di cui sopra; grazie per l’attenzione [altre note al fondo].

 


 

O’ Death 

 

 «Ed ecco mi apparve un cavallo bianco e colui che lo cavalcava aveva un arco, gli fu data una corona e poi egli uscì vittorioso per vincere ancora.» […] «Allora uscì un altro cavallo, rosso fuoco. A colui che lo cavalcava fu dato potere di togliere la pace dalla terra perché gli uomini si uccidessero a vicenda e gli fu consegnata una grande spada.» […] «Ed ecco, mi apparve un cavallo nero e colui che lo cavalcava aveva una bilancia in mano.» […] «Mi apparve un cavallo verdastro. Colui che lo cavalcava si chiamava Morte e gli veniva dietro l’Inferno.» 

 

 

Welham Green, Inghilterra, luglio 1981 

Ci Smaterializziamo che è il tramonto - la morte del giorno. Gli ultimi raggi si irradiano da ovest, ma rapidamente lasciano il mondo e tutta la terra è tiepida e in fiore. Usciamo da una macchia di alberi e, dietro di noi, lasciamo una scia di marciume laddove prima c’era solo verde, una lunga e immonda collezione di vermi insinuanti tra il rosso dei papaveri che ricoprono il prato - rosso come il sangue che verseremo, rosso come quel sole che prende commiato, rosso come la lingua che guizza tra i denti, mentre assaporiamo ciò che verrà. Siamo vestiti di oscurità anche se siamo in luglio e i nostri manti volteggiano nell’aria immobile alle nostre spalle, quattro perfetti uccelli mortiferi che, con il loro volare sinistro, preannunciano la venuta della morte.

Dovreste: dovreste fare tutto ciò che ancora vi resta da fare, prima - prima di vederci arrivare, di sentire i passi cadenzati dei nostri stivali scuri, di annusare il pericolo che striscia sui muri e vi attanaglia il cuore. Dovreste baciarvi, dirvi parole belle, sussurrarvi carezze. Dovreste ricordare le vostre vite, piccoli attimi perfetti pieni di luce e speranza e amore. Dovreste raccontarvi sciocchezze ingannando il tempo e l’attesa di ciò che sarà. Di ciò che vi toccherà. 

 

If I was you I'd run
If I was you I'd hide
If I was you I'd be afraid
Afraid of what's inside

 

Forse, se fossi in voi correrei via - pur sapendo di ridurmi a strisciare nel fango, membra contorte e respiri affannosi. Forse, se fossi in voi mi nasconderei - gambe raccolte in un sottoscala, mani su bocche agitate e occhi sbarrati nella penombra. Forse, se fossi in voi avrei paura, avrei paura di ciò che è celato all’interno: cuori neri come la pece, rarefatti di solfori velenosi, rattrappiti e rancidi muscoli fatti di rabbia e odio e male. Solo male.

La prima cosa che fa Mulciber è spalancare la porta. Entra come una furia, Thomas, grosso e impetuoso, gli occhi accesi di fiamme sinistre. Il capofamiglia siede in poltrona e si alza di scatto, la paura gli deforma il volto stanco. 

La moglie fa cadere il vassoio con le tazze e il tè ambrato e bollente le scivola addosso ma lei nemmeno se ne accorge, le inzuppa le pantofole fuori stagione e le brucia la pelle e cola sul tappeto, ma lei ci guarda e basta, la bocca spalancata in un grido muto. Nessuno dei due reagisce e li disarmiamo con un semplice battito di ciglia. 

Travers e mio fratello attraversano il piccolo ingresso ingombro di stivali di gomma e peluche rinsecchiti e polverosi e salgono le scale che portano di sopra bruciando gli scalini a due a due, incalzati da una fretta senza remore - incalzati dalla voglia di uccidere. 

«Crucio!» abbaia Thomas verso l’uomo e quello si contorce, sbatte la testa contro il tavolo basso e continua a contorcersi, il viso deformato in una maschera di dolore, e la moglie corre verso di lui, gli si inginocchia davanti, piange disperata, urla.

Altre urla arrivano dal piano di sopra, altre urla di donna, e un pianto singhiozzante di bambino. Sento Andrew ridere e le grida di donna farsi più alte e un «sta’ buona, Marlene, sta’ buona e finirà in fretta, ti ucciderò presto», ringhiato dal fondo della gola del mio compagno. Intanto faccio un passo avanti, agguanto la donna per le spalle e l’allontano dal marito e Thomas mi guarda e ghigna e io annuisco. Lascia andare l’uomo, che smette di tremare, e lo afferra malamente e lo tiene fermo, cosicché possa guardare sua moglie soffrire. 

Agito la bacchetta e la donna finisce a testa in giù, la gonna a quadri le ricade sul petto e sul viso e ridiamo forte alla vista della biancheria intima esposta e della carne flaccida e pallida rimasta scoperta, spettacolo grottesco davanti al quale ululiamo come lupi assetati di impudicizia e altrui vergogna. L’uomo piange e chiama il suo nome, «Anita, Anita, ANITA», ancora e ancora, e Thomas fa in modo che guardi, fa in modo che veda, e veda tutto.

La donna piange e sbraita e le sue urla si mischiano a quelle al piano di sopra, agli incantesimi lanciati e agli incantesimi respinti, e al pianto ormai sommesso di Geremiah McKinnon, e alle grida del bambino. Ora lo vedo, mio fratello: si sta divertendo a far sbattere contro il corrimano in legno della scala la testa del piccolo di casa, che indossa un pigiama azzurro, e il sangue ormai gli cinge il capo come una grottesca aureola.

Mi infastidisce, però, tutto questo rumore. Mi infastidisce la cacofonia dei suoni, gli strepiti, gli insulti, il tirare sù con il naso dell’uomo accucciato a terra. Amo il silenzio e l’ordine e non vedo l’ora di ristabilirli. Mi sto stufando e portare avanti questa farsa mi irrita. 

Improvvisamente, mi irritano persino i miei compagni: mi irrita il ghigno di Thomas Mulciber mentre si china, la grande schiena piegata, e apre la camicia di Geremiah e gli incide sul petto con la bacchetta le parole “SCHIFOSO BABBANOFILO” e ride e ride e ride, e si gira e mi guarda, divertito, e nella gola mi sale, amara, la bile; mi irrita mio fratello Rodolphus, che finisce il bambino con un «Avada Kedavra» annoiato e corre giù per le scale, un bambinone cresciuto, e si avventa sulle gemelle, che in questo momento escono da una stanza da letto, assonnate e richiamate dal rumore, le camicie da notte rosa inamidate e stropicciate e le trecce bionde scomposte, e lui le prende sotto braccio, una per parte, e le ultime cose che vedo sono i loro visi spaventati - terrorizzati - e gli occhi sbarrati e le bocche aperte in un urlo di orrore che perfora i muri e spacca tutti i vetri, e Rod entra nella camera e lo sento gridare due violenti «Crucio» prima di distogliere lo sguardo; mi irrita la faccia soddisfatta di Andrew Travers che scende le scale, ghiotto come dopo un’indigestione, un lungo graffio sulla guancia destra, un’unica e profonda riga verticale incisa nella carne, rossa e suppurante, e il suo guardo mentre si lecca le labbra. 

«Cos’hai fatto alla faccia, Travers? Hai litigato con un gatto?» sghignazza Mulciber e Travers sembra infastidito quando rivolge un’occhiata irritata al suo compagno. «Sta’ zitto, Thomas, lascia perdere. Non sopporto quando si ostinano a vivere», sbuffa. Poi mi fa segno di lasciar andare la donna e io la faccio cadere a terra. Lui ha messo Travers a capo della missione, e io gli devo obbedire anche se la cosa non mi piace. Non mi piace prendere ordini da nessuno, a parte il Signore al quale ho giurato fedeltà, e dentro scalpito come un cavallo selvaggio. 

Con un colpo di bacchetta, Andrew trascina Anita McKinnon accanto al marito e la schiena le sbatte contro il tavolino e lei geme. Poi si china sulla coppia e si lecca le labbra, vorace. Geremiah tiene gli occhi bene aperti, e mi stupisco che non sia svenuto per il dolore dopo la tortura di Thomas. Stringe la mano della moglie mentre lei gli si è accasciata sulla spalla, piangendo lacrime sommesse e silenziose. «Vostra figlia mi ha dato filo da torcere, voglio essere sincero, con voi, prima di vedervi morire», inizia Andrew e Mulciber lo guarda e sorride, gli occhi gli brillano di ammirazione per il compagno più grande. «Si è difesa, all’inizio, proprio come fanno tutti, ma ha aggiunto solo divertimento al divertimento. Alla fine l’ho spuntata io, oh sì, come faccio sempre.» Ride, ride fortissimo, mentre i coniugi McKinnon piangono, piangono fortissimo. Geremiah tenta di farsi avanti, ma Mulciber lo trattiene indietro con uno strattone. 

Rodolphus torna dalla camera da letto con le mani inzuppate di sangue e le lascia scivolare sulla parete, imbrattando tutta la vecchia e ormai scolorita carta da parati a fiori. Ha uno sbaffo di sangue proprio sopra il sopracciglio sinistro, ma non sembra accorgersene. 

«Era molto bella, anche da morta», continua Travers. «Bella come può esserlo una traditrice del suo sangue che tenta di insozzarci con le sue simpatie filo-Babbane.» Mulciber ulula dal ridere mentre i McKinnon piangono calde lacrime di dolore e terrore e paura, troppo stanchi persino per reagire. Rodolphus si china accanto a Travers e poggia le mani ai lati del viso di Anita McKinnon, sporcandola del sangue delle sue figlie. Mulciber e Travers ululano più forte e Anita perde i sensi, sfinita da una paura senza nome che è troppo, per lei, mentre il marito la sorregge e grida, grida contro di noi, ci maledice, ci chiama «dèmoni» e «diavoli» e invoca la clemenza in un dio che però sembra averlo abbandonato. 

«Mi sono stufato di sentirli. Rabastan, finiscili, vuoi?» dice Travers alzandosi in piedi e guardandomi. «Ti vedo un po’ spento, oggi, amico mio, stai bene?» mi chiede quindi, assestandomi una pacca amichevole sulla spalla - e vorrei solo dirgli di non toccarmi con quelle mani sudice ma tutto ciò che voglio è uscire di lì, uscire da quella casa maledetta e che puzza di sangue e ferro e magia, e lasciarmi alle spalle quell’inferno, così taccio. Quando le missioni le coordina Travers finisce sempre così: troppo sangue versato e troppo poco ordine. Chiudo la mente, però, non voglio che mi legga dentro, e non ho né voglia, né pazienza, di battermi contro di lui per un minimo accenno di insubordinazione. 

Guardo un’ultima volta negli occhi Geremiah e Anita McKinnon prima di lanciare un Anatema che Uccide sulla donna e, mentre l’uomo è troppo disperato per realizzare, anche su di lui. Pongo fine alle loro vite senza tante cerimonie e vezzi, veloce e pulito come sempre. Non mi piace giocare con le mie vittime, tutto ciò che mi piace è eseguire un ordine, lasciare la nostra firma e andarmene. Non c’è nulla di ricreativo nella morte.

«Andiamocene, forza, prima che arrivino i maledetti Auror», abbaia Rodolphus. Travers annuisce e si dirige alla porta. Mulciber lo segue a ruota, non prima di aver preso un’ultima volta a calci i due corpi inermi ai suoi piedi. Mio fratello allunga una mano per pizzicarmi una guancia, come se fossi un bambino e lui volesse giocare, ma io mi scosto, non voglio che mi tocchi, non voglio il loro sangue sporco addosso. Scuote la testa ma non dice nulla, mi precede solo fuori. Io non mi volto indietro ed esco da quel girone. 

«Il Marchio, Rabastan», mi ricorda Travers indicandomi la casa. 

«Non prima di un ultimo arrivederci», ghigna Mulciber e, agitando la bacchetta, fa crollare qualche muro, scoperchia il tetto, abbatte la porta. Ride e annuisce, finalmente soddisfatto. 

«Sei sempre il solito ingordo», commenta Rodolphus. 

Allora alzo la bacchetta e «Morsmordre» è l’ultima cosa che dico verso il cielo fattosi scuro e trapunto di stelle lontane, e un teschio deforme si innalza su ciò che rimane delle sei vite che fino a poco prima lì vi abitavano. 

Le mani mi tremano per un solo istante, mentre ripongo la bacchetta nella tasca del mantello, e socchiudo gli occhi sull’abisso mentre altri occhi mi appaiono impressi dietro le palpebre, occhi che sanno, occhi che mi conoscono, occhi che sempre curano le mie ferite, quelle visibili e quelle invisibili, celate nelle profondità e le cui fiamme bruciano poco sotto la superficie, fino a che non rimane solo la cenere. 

Siamo vestiti di oscurità anche se siamo in luglio e i nostri manti volteggiano nell’aria immobile alle nostre spalle, quattro perfetti uccelli mortiferi che, con il loro volare sinistro, hanno appena portato la morte.

 

«Fu dato loro potere sopra la quarta parte della terra per sterminare con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere della terra.»

 


 

N.d.A.

  • Travers e Mulciber sono citati sempre e solo per cognome, i nomi di battesimo (rispettivamente Andrew e Thomas) sono di mia personale invenzione;
  • come scritto sopra, solo Travers viene citato come responsabile dell’uccisione della famiglia McKinnon, ma io ho pensato che non avesse agito da solo, così ho aggiunto, di mia iniziativa, Rodolphus e Rabastan Lestrange e Thomas Mulciber;
  • l’omicidio si colloca davvero nel luglio 1981; il luogo in cui avviene, Welham Green, esiste, si trova nell’Hertfordshire, ed è stato scelto da me come ideale collocazione di casa McKinnon;
  • le citazioni iniziali e finali arrivano dal capitolo 6 dell’Apocalisse di Giovanni, mentre quella all’interno del testo arriva dalla canzone assegnatami da _Il colore del vento_;
  • il titolo è tratto dall’omonima canzone di Jen Titus.

 

Mi scuso con Ele, perché forse quando mi ha assegnato questo pacchetto si aspettava tutt’altro, non certo una shot con questi contenuti, ma so che sa bene cosa succede quando l’ispirazione corre a briglia sciolta e tu non puoi fare a meno di lasciarla correre, qualsiasi cosa succeda e dovunque essa ti porti - persino su lidi come questi. Qui ho voluto esplorare un aspetto della storia che molto spesso tendiamo a non descrivere, e che forse dimentichiamo, nella nostra blanda esaltazione del Lato Oscuro: tutto ciò che i Mangiamorte hanno fatto durante la guerra, gli atti violenti dei quali si sono macchiati, le atrocità commesse e i sadismi fuori controllo. Nel mio piccolo, ho cercato quindi di entrare nelle menti psicotiche di questi assassini, quasi di pensare come loro, e di proiettare sulla pagina bianca le loro ossessioni e perversioni e i loro piccoli e grandi riti, riflessi delle loro menti contorte e oscure. Devo ammettere che non so se quello che ne è uscito abbia un senso, e forse nemmeno deve averlo, spero solo che possiate aver trovato questa storia se non bella, almeno interessante, e ben scritta. Fatemi sapere. 

   
 
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