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Autore: Nitrotori    28/09/2020    0 recensioni
Brevissima One-Shot ispirata ad un mio sogno.
Interpretabile come lo si vuole a seconda della propria sensibilità.
Per chi apprezza i colori cupi e opachi, per chi ama ascoltare la pioggia, per chi ama il tramonto e il morir del giorno.
Genere: Dark, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Sì... lo voglio" 

Con quel pensiero fisso, Want si destò. Si era inspiegabilmente addormentato sul volante della sua auto. Aperti gli occhi vide le luci arancioni di una galleria, che gli permise di avere una chiara visuale. 

"Come sono finito qui?" Si chiese confuso, afferrando istintivamente lo smartphone poggiato sul sedile del passeggero. L'orario non si vedeva, così come la data. Lo schermo liquido si era danneggiato sulla parte superiore e c'erano solo colori sconnessi, nonostante il touch funzionasse ancora.

Allungò poi la mano sul cruscotto per accendere l'automobile, ma non trovo le chiavi.

Want lo cercò sul tappetino dei pedali, sotto il sedile, nel portaoggetti, ma della chiave non c'era traccia, nemmeno nelle sue tasche o nella giacca. Decisamente perplesso dalla situazione, si slacciò la cintura, prese lo smartphone danneggiato e uscì dalla macchina guardandosi attorno.

La galleria era fredda e puzzava di smog e asfalto. C'era talmente tanto silenzio da renderla a dir poco inquietante. Non passava una macchina e si udiva solo un lontano ruvido suono che somigliava a quello di un flusso d'acqua. 

Want chiuse lo sportello e si consultò di nuovo con lo smartphone. Non c'era campo, quindi doveva uscire di lì se voleva chiamare i soccorsi.

Camminò a lungo, facendosi tante domande. Si era addormentato al volante? Qualcuno gli aveva rubato la chiavi? Ma per quale motivo? Nulla sembrava avere senso, tutto appariva nebuloso e confuso proprio come essere in uno strano sogno.

Continuò a camminare, finché non arrivò alla fine del percorso e ciò che vide lo lasciò sgomento. L'uscita della galleria era crollata. C'era un camion semi distrutto, seppellito per metà sotto le macerie e altre automobili capovolte.

Want non credeva ai suoi occhi, com'era potuta succedere una cosa così?.

Di corsa tornò indietro e cercò l'uscita dall'entrata della galleria. Dopo un chilometro raggiunse colò fiatone l'ingresso e come sospettava anch'esso era crollato.

"Sono bloccato qui dentro?!" Esclamò con orrore, senza fiato per la corsa.

Scosso, Want iniziò a sentirsi soffocato, prigioniero all'interno di un luogo in cui nessuno lo avrebbe mai tirato fuori. Disperato si portò le mani ai capelli, e i suoi pensieri iniziarono ad accelerare così come la sua adrenalina.

"Cosa faccio adesso?" Si chiese nel panico "Come esco di qui?!".

Fu per caso, mentre vagava senza metà tornando verso l'automobile, che vide una porta rossa semi arrugginita sul lato della galleria. C'era scritto "Uscita d'Emergenza".

Con un crescente sollievo in petto, Want spalancò la porta e proseguì verso quella direzione, che lo condusse in un dedalo di corridoi, stretti e umidi, illuminati a malapena da alcuni luci rosse, che portavano verso una zona ignota. Inoltrarsi in quel luogo poteva essere pericoloso senza, perché c'erano molti bivi e tutto appariva decisamente labirintico, e più proseguiva più Want si sentiva perso senza uscita, in un ambiente che man mano diventava sempre più claustrofobico.

Le mura erano macchiate di nero, di muffa e smog colante. Alcune luci rosse mal funzionavano, accendendosi e spegnendosi a ritmo incerto, finché Want non arrivò finalmente a delle scale di metallo. Il suono dell'acqua si faceva crescente, si stava pian piano avvicinando a quella fonte, il che poteva essere un segno positivo, forse l'uscita era vicina.

Ottimista, Want proseguì e scese le scale si ritrovò in un altro lungo corridoio estremamente buio, pieno di tubature di ferro.

Facendosi luce con la torcia dello smartphone proseguì a passo lento, intimorito dal costante sussurro idromeccanico di quelle pompe.

A metà strada calpestò qualcosa di duro. C'era uno strano involucro giallo, come una busta imballata, completamente imbrattata d'olio motore e di polveri sottili. Want si chinò e poggiando la torcia per terra, aprì la busta. Dentro c'era qualcosa che lo scosse nel profondo: una pistola.

"Cosa ci fa questo qui?" Si chiese spaventato.

Il carrello dell'arma era vuoto, così come il caricatore, ma nella busta c'era qualcos'altro oltre a quella pistola: una carta accartocciata.

Want lo aprì e dentro trovò un singolo proiettile rosso come il sangue, e sulla carta ormai irrimediabilmente piegata e stropicciata, c'era scritto qualcosa...

"I WANT"

Perplesso, Want mise in canna il proiettile e tolse la sicura, possibile che ci fosse qualche pericolo lì? Spaventato, l'uomo proseguì riponendo la carta nella tasca della giacca.

Al termine del corridoio, Want aprì una seconda porta rossa e questa volta riuscì a sentire l'odore dell'aria fresca e pulita, intravedendo una leggera luce provenire dall'alto: l'uscita.

Sollevato e alleggerito nel cuore, Want salì le scale di pietra senza intonaco e raggiunse l'esterno, trovandosi davanti alla fonte di quel forte rumore costante: una diga.

Il percorso passava proprio sopra di esso come un ponte e si affacciava davanti ad un meraviglioso panorama montuoso, pieno di alberi di faggio. Il cielo era tinto con variopinte tonalità, tra il celeste, il rosa chiaro e l'arancione, con qualche sporadica e timida nuvola bianca.

Si sentiva l'odore aromatico del muschio, della montagna, dell'acqua e del verde, l'esatto opposto del puzzo soffocante di quella galleria.

Con sua grande sorpresa, sul ponte sopra la diga c'era una persona. Want si sentì salvo, forse lavorava lì? O forse viveva da quelle parti? Ad ogni modo aveva bisogno di aiuto e di fare una telefonata per andarsene di lì e tornare a casa.

"Mi scusi!" Esclamò avvicinandosi a lui, ma appena lo fece, si rese conto che la figura girata di spalle, erano a lui molto famigliare. Stava ammirando il panorama, con le braccia poggiate sul parapetto del ponte, mentre parlava con qualcuno al cellulare.

Want incredulo, avanzò e confermò ogni suo dubbio: sì, lo conosceva eccome.

Era Fred, il suo migliore amico. Il perché fosse lì Want lo ignorava, ma c'era qualcosa che lo turbò. Non importa quante volte tentava chiamarlo, lui non si voltò.

"Ehi Julie" Disse poi Fred mentre chiacchierava al telefono "Tu Want lo hai più sentito?"

Immediatamente, Want alle spalle si arrestò paralizzato.

"Ultimamente è cambiato tanto" Continuò lui "Ha sempre quell'espressione cupa in volto, è sempre arrabbiato e di pessimo umore. Lo so che è sempre stato molto riservato ma... ultimamente è decisamente peggiorato... Come mai lo chiedo? Oh non so, per qualche ragione mi è tornato in mente".

Dal modo in cui Fred parlava con Julie, gli sembrò che i due sembrassero molto intimi, e Want si ingelosì. La verità era che lui amava Julie fin dai tempi delle superiori, e non aveva mai avuto il coraggio di confessarlo. Non che importasse, dopotutto ora era si frequentava con Fred. Lui era ricco, bello, carismatico, tutte qualità opposte al timido e riservato Want.

All'inizio pensava che avrebbe potuto convivere con quel pungente dolore, ma giorno dopo giorno iniziò a sentirsi sempre più oppresso, sempre più soffocato da una distorta sensazione di rancore, che gli impediva di respirare.

Puzzava e pizzicava alla gola come gli scarichi inquinati di quella galleria. Stare sui social e vederli sempre allegri, sempre in viaggio, lo riempiva giorno dopo giorno di rancore e gelosia.

"Io... Io voglio..." Disse Want, stringendo la pistola. Non riusciva più a trattenere quella incontrollata sensazione, doveva vuotare il sacco lì ed ora.

Want poggiò una spalla su quella di Fred e lo voltò di forza. "Ehi tu!".

Ma quando si girò, il suo volto era irriconoscibile. Colori sconnessi e linee rosse e verdi vibravano sulla forma del suo viso. Want indietreggiò inquietato, incapace di riconoscere il suo amico

"Non vedevi l'ora, vero?" Gli disse Fred, con voce distorta e soffocata da rumori statici. "Stavi solo aspettando il momento giusto per rovinare la festa".

Want si sentì preso in giro, si stavano prendendo gioco dei suoi sentimenti, sia lui che Julie. Era inutile continuare a far finta di niente, loro sapevano, l'avevano sempre saputo...

Lo spavento si tramutò in collera e con la mano tremante, Want sollevò la pistola.

"Stai lontano!" lo intimidì, ma lui non smetteva di avvicinarsi, schernendolo con dei fastidiosi sogghigni.

"Ehi Want, che c'è che non va?" Gli chiede quella faccia sciolta e sfigurata "Non era questo ciò che volevi?".

L'oscurità scese nel suo cuore e la diga iniziò a creparsi. Il Sole tramontò e tutto diventò buio.

Want smise di tremare e fece fuoco senza esitare. Il proiettile rosso come il sangue passò la testa di Fred da parte a parte, e si udì il rumore del vetro spaccarsi echeggiare tra i monti e le foreste, arrestando il flusso d'aria, fu come premere un gigantesco tasto "MUTE". Liquido nero iniziò a fuoriuscire dal foro e il suo cadavere si liquefò in cristalli liquidi e olio. Di lui restarono solo i vestiti.

Want restò lì, immobile, col fiatone e un sorriso estasiato in volto.

"Te lo sei meritato" Disse gettando via la pistola. Ma non c'era tempo da perdere, la terra iniziò a tremare convulsa. Want doveva andare via di lì, la diga stava per crollare, no... non solo la diga, l'intera montagna stava franando.

Tornò indietro di corsa, all'interno della galleria. Paradossalmente quello era diventato il luogo più sicuro per lui, l'unico luogo in grado di accoglierlo.

Nei corridoi labirintici l'oscurità ora regnava sovrana, ma Want sapeva la strada a memoria, come se quella fosse sempre stata casa sua.

Tornato nella galleria, il tremore si fermò, ma notò una luce diversa dal solito. Le luci erano spente e c'era solo l'opaco colore dell'alba, provenire dall'uscita del tunnel. Come poteva essere passato così velocemente il tempo? Il Sole era dopotutto appena tramontato. Le macerie erano misteriosamente sparite, le uscite entrambe libere, ma la strada non continuava. Era tutto crollato e sprofondava verso un precipizio altissimo. Lo scenario davanti a lui era languido, annacquato, distrutto, come se uno tsunami avesse devastato ogni cosa.

"No..." Disse Want sconvolto scuotendo il capo "Non era così che volevo che andassero le cose".

"Ma è questo ciò che vuoi" Disse una voce femminile che apparve alle sue spalle.

Scosso lui si voltò di scatto e vide Julie in piedi, dal volto chiaro e limpido in tutta la sua bellezza, poi... lo spinse giù dal dirupo. 

Want fu incapace di reagire al gesto improvviso e precipitò inesorabile verso il basso, in un mix di sgomento e terrore. Mentre cadeva, assieme al vuoto allo stomaco causato dalla gravità, riuscì ad afferrare per la prima volta quella sensazione di libertà assoluta. 

Sì... era libero da quella prigione, da quel desiderio distorto, libero di essere una persona nuova.

Era troppo tardi? No... non lo era. Want dopotutto era solo uno stupido soprannome.

 

 

   
 
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