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Autore: arashinosora5927    29/09/2020    2 recensioni
Vagamente ispirata a Mr Brightside, al mio fidanzato che è disagiato, alla doujinshi meravigliosa che mi ha comprato... niente semplicemente Gokudera ha un assistente e Tsuna inizia a notare delle cose.
Vi ero mancata? Devo ammettere di essere emozionata perché non avevo mai scritto niente di simile.
Con la mia otp suprema mi piace sperimentare qualunque tema e stavolta è toccato alla gelosia.
Spero vi piaccia almeno la metà di quanto io mi sono appassionata a scriverla e che possiate apprezzare i miei piccolissimi oc.
[5927]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Nuovo Personaggio, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era iniziato tutto quando durante una di quelle maledette serate che era stato costretto a organizzare nella sala grande un boss di una famiglia alleata lo aveva affiancato.

"Eccelso Decimo, i miei ossequi" e già qui Tsunayoshi aveva iniziato a preoccuparsi, col tempo aveva imparato a distinguere i complimenti reali dalle adulazion di chi voleva solo ricevere un favore, in questo caso era decisamente la seconda.

"Come posso esservi utile, signor Galzignano?" disse immediatamente Tsuna, ormai conosceva la musica e non permetteva ulteriori moine prima di giungere al dunque.

"Oh no, nulla... Solo che ci sarebbe mio figlio, il terzo, sapete è un vero scansafatiche e non so più cosa fare per metterlo sulla buona strada. Non sa combattere, non riesco a fargli imparare nemmeno a rispettare il corprifuoco. Ormai ha venti anni e credo sia il caso che si metta a lavorare almeno per apprendere un minimo di disciplina. Non è che avreste un posto da dargli? Ci accontentiamo di qualsiasi cosa."

E così Tsuna, grato per tutto l'aiuto che riceveva dall'alleanza con i Galzignano non poté rifiutare.

"Ci penserò" disse e senza sorpresa si ritrovò immediatamente quell'uomo ai suoi piedi intento a  baciare l'anello dei Vongola.

Sospirò, stava seriamente iniziando a pensare di dover indossare dei guanti fissi.

***********

"Ti prego, supplica Reborn di non organizzare più niente fino alla fine dell' anno" disse Tsunayoshi lasciandosi cadere sul letto a peso morto.

Hayato seduto alla scrivania si sistemò gli occhiali per poi guardarlo con fastidio.

"Scusami tanto, avresti preferito continuare a passare in rassegna queste dannate scartoffie tutta la sera?" gli domandò.

Tsunayoshi gli rivolse uno sguardo confuso di rimando.

"E tu avresti preferito intrattenere tutte quelle persone interpretando un ruolo che non è il tuo, ma che ormai ti calza talmente tanto a pennello che ti fa schifo non saper smettere di fingere?"

Hayato sospirò, chiuse il libro che teneva tra le mani e lo raggiunse sul letto, sdraiandosi al suo fianco.

"Tsuna, io non ce la faccio da solo. Ho capito che sono il tuo braccio destro, ma sono anche un essere umano, non puoi scaricarmi tutto ciò che non riesci a terminare in una giornata puntualmente sperando che io ti salvi il culo. Già il mio carico è pesante..."

Tsunayoshi ascoltò attentamente ogni parola, non andava fiero del suo modo di fare, ma anche la sua vita quotidiana non era una passeggiata. I suoi impegni riempivano tre pagine di agenda, sì, meticolosamente organizzata da Hayato, ma quello che li svolgeva era lui.

"Ti piacerebbe avere un assistente?" l'idea gli balenò all'improvviso memore del favore che gli era stato chiesto.

"Un assistente? Lo sai che sono un perfezionista. O si fa come dico io o non va bene."

"Puoi insegnargli a fare come vuoi tu, puoi istruirlo."

Hayato alzò un sopracciglio confuso, era come se Tsuna avesse già qualcuno in mente.

"Di chi si tratta?"

"Il terzogenito dei Galzignano, suo padre vuole trovargli un impiego e ovviamente ha chiesto a me."

Hayato sembrò interdetto dalla notizia, non aveva esattamente in simpatia la famiglia anche perché aveva cercato più volte di rifilare a Tsuna la loro unica figlia come moglie.

"Lo so che non ti piacciono, ma davvero può esserti di aiuto. Sono due piccioni con una fava e poi questo ragazzo neanche lo conosci, magari andate d'accordo."

Hayato accennò un sorriso, allungò una mano verso il viso di Tsuna facendogli una carezza.

"Tutto ciò che desideri" disse con un tono molto dolce.

********

E così il giorno dopo stesso Tsuna si premurò di comunicare il nuovo lavoro che aveva trovato al giovane.

Lo attese in quei minuti che prevedevano la sua partenza per un meeting in Francia in cui sarebbe stato accompagnato da Takeshi e preparò un discorso.

Lo accolse nella sua villa con l'intento di farlo mettere subito all'opera, aveva scaricato su Hayato una mole di lavoro davvero significativa e si sentiva in colpa. La notte precedente non sarebbe bastata a farsi perdonare.

Manuel Galzignano si rivelò un ragazzetto di bell'aspetto, anzi un vero e proprio capolavoro della natura. I capelli biondi sembravano quasi fatti in oro ed erano tenuti legati stretti in una treccia, gli occhi erano di un blu intenso e il suo fisico era molto delicato, sembrava un fanciullino di altri tempi.

"Decimo, grazie infinite per questa opportunità, non vi deluderò!"

E aveva molto entusiasmo a giudicare dal modo in cui si era buttato ai suoi piedi e aveva baciato l'anello, gli occhi gli brillavano.

Tsuna sospirò, lo aiutò ad alzarsi porgendogli una mano e accennò un sorriso.

"Ti affido il mio braccio destro, il tuo compito sarà aiutarlo nel suo lavoro quotidiano alleggerendogli il carico. Ti scongiuro ascoltalo perché Hayato perde facilmente la pazienza ed è meglio se non lo fai arrabbiare."

Manuel annuì più volte senza mai smettere di sorridere e lo seguì per i corridoi.

Tsuna gli spiegò come era strutturata la villa e dove avrebbe trovato l'ufficio di Hayato. Più gli parlava più Manuel sembrava un bambino in un negozio di caramelle, era completamente diverso da come Tsuna lo aveva immaginato tramite le descrizioni del padre.

"Quindi ricapitolando: fai tutto ciò che ti dice e se non hai capito cosa devi fare diglielo perché ti giuro che si arrabbia molto di più se sbagli che se ammetti di non aver chiaro il tuo compito. Se gli chiedi di spiegartelo con calma ti potrà sembrare persino dolce."

Manuel annuì ancora e si lasciò condurre davanti alla porta, bussò con esitazione sotto lo sguardo vigile di Tsuna e attese che qualcuno rispondesse.

"Non me ne fotte un cazzo che la settimana scorsa sono arrivati in tempo, quei fottuti conti di merda mi servivano due giorni fa!" si levò una voce da dentro la stanza ancora chiusa.

Tsuna sentì lo sbattere della cornetta contro il supporto e sospirò.

"Oh bene, oggi è di buon umore..."

Gli occhi di Manuel divennero lucidi mentre timidamente ricercarono quelli di Tsunayoshi, era chiaro che si fosse intimorito.

"Non ti preoccupare" gli disse il boss accennando un sorriso.

"Basta sapere come prenderlo. Sono sicuro che lavorerete bene insieme."

Manuel ingoiò a vuoto e allungò nuovamente la mano verso la porta bussando con più sicurezza.

"Chi stracazzo è?" sentì dall'altra parte.

Tsuna sospirò e intervenne immediatamente.

"Adesso è così che ti rivolgi al tuo boss?"

Hayato scattò sull'attenti e procedette ad aprire la porta. Strano non aver riconosciuto lo bussare di Tsuna e in effetti non era stato lui. Il Decimo gli parlava in questi termini solo quando erano in veste formale e dovevano mantenere le apparenze, in altre parole quando c'era qualcuno di estraneo alla famiglia.

"Desolato, Decimo, ma i Ficino non rispettano i tempi di consegna..."

Tsunayoshi ignorò del tutto l'argomento spingendo Manuel verso il suo braccio destro.

"Ecco Manuel Galzignano il tuo assistente, è appena arrivato ed è impaziente di iniziare."

Hayato accennò un sorriso, porse la mano verso il ragazzo.

"Gokudera Hayato, per te Signor Gokudera."

Tsuna trattenne a stento una risata, non gli si addiceva proprio quel ruolo.

"Sì, signor Gokudera" squittì Manuel emozionato, sembrava davvero preso dall'opportunità che gli era stata offerta.

"Benissimo, vi lascio fare conoscenza che il mio volo è prossimo alla partenza" disse Tsuna allontanandosi di tutta fretta.

Hayato gli rivolse uno sguardo triste di chi vede partire il proprio amato per andare in guerra dopo averlo accompagnato alla stazione.

"Fate buon viaggio, Decimo" disse invece congedandosi con un inchino.

Manuel si premurò di imitarlo e Tsuna salutò entrambi con un sorriso conscio del fatto che tempo di fare tre passi e gli sarebbero arrivate centodieci raccomandazioni da Hayato per messaggio.

Gokudera chiuse la porta accogliendo Manuel nel suo studio, gli illustrò rapidamente la stanza spiegandogli dove fossero la stampante, la fotocopiatrice e tutti gli strumenti con cui era solito trascorrere le sue giornate.

"Non ti mentirò, questo lavoro è una rottura di cazzo, ma ti insegna un sacco di cose."

Manuel ridacchiò senza perdere il suo sorriso e Gokudera prese nota mentale che almeno non avrebbe avuto un muso lungo al suo fianco.

"Vedi quella pila di fogli?" gli domandò indicando una risma infinita che quasi sfiorava il soffitto.

"Quella è tutta tua. Buona fortuna."

Manuel andò verso i fogli, prese il primo, si mise a sedere nello spazio vicino alla scrivania di Gokudera organizzato appositamente per lui e iniziò a fissare il foglio.

"Signor Gokudera, che devo fare?" domandò timidamente.

"Leggi quello che c'è scritto e fai quello che c'è scritto di fare. Quando hai finito di leggere quel foglio passi al successivo e così via finché non ti chiedi che cazzo hai fatto di male per essere finito in questo lavoro d'ufficio."

Manuel annuì, con entusiasmo prese il primo foglio.
Doveva ammetterlo, sebbene quel signor Gokudera incutesse timore era anche molto gentile, indaffarato, la pura espressione del multitasking e dannatamente attraente.

Lo osservò mentre scriveva una mail parlando al cellulare con chissà chi in merito a chissà cosa e con gli occhi leggeva un documento, forse aveva più mani ma lui non le vedeva o non si spiegava come riuscisse a fare così tante cose.

Vide quelle occhiaie sotto i suoi occhi e si chiese cosa avesse fatto la notte precedente, cosa o chi lo avesse tenuto sveglio e prima di rendersene realmente conto si trovò a mordersi il labbro.

Forse quel lavoro avrebbe portato molte soddisfazioni.

******

Così dopo quasi un mese di urla in testa Manuel aveva imparato a compiacere il suo superiore e non faceva più danni come buttare l'inchiostro accidentalmente su carte importanti o fare inceppare la stampante.

Gokudera si era abituato alla sua compagnia e quando era particolarmente di buon umore gli offriva una sigaretta e gli raccontava qualcosa della sua vita. Nei giorni in cui era proprio di ottimo umore qualche volta canticchiava persino.
Manuel aveva notato che il signor Gokudera sembrava felice quando il boss rimaneva nella villa e quanto più lo vedeva tanto più gli sembrava felice.

Un giorno Gokudera uscì dal suo studio di fretta e furia tenendo tra le mani un manoscritto composto da fogli disordinati, nella foga di raggiungere l'ufficio del Decimo, letteralmente alla porta accanto, gli caddero di mano alcuni fogli, cosa che lo portò a bestemmiare senza alcun ritegno.

Manuel si precipitò ad aiutarlo.

"State tranquillo, signor Gokudera, non è successo niente."

In quell'istante sullo stesso foglio le loro dita si sfiorarono e Manuel le sentì bruciare, i loro occhi si incontrarono e Manuel arrossì vistosamente.

"Grazie Manuel, sarei perso senza di te" il colpo di grazia finale accompagnato dal più raro dei miracoli, il sorriso di Hayato.

Manuel annuì e non appena rimase solo si prese il petto stringendo il punto dove sentiva che il suo cuore stava per evadere e sorrise sentendo tutto il corpo scottare.

In quel momento fu raggiunto da una figura femminile, una certa Sabrina che in quel mese di prova aveva appreso essere il capitano della prima squadra di sottoposti di Gokudera.

"Signor Gokudera" la sentì dire salvo poi fermarsi al suo fianco e porgergli una mano per aiutarlo ad alzarsi.

"Ti stai mettendo in grossi guai, ragazzino" disse Sabrina senza specificare di cosa stesse parlando.

Manuel la guardò perplesso mentre si appendeva alla sua mano per ritrovare la capacità di stare all'impiedi.

"Lascia stare. È dal boss, vero?"

Manuel si limitò ad annuire e Sabrina scomparve.

******

"Santo cielo, che deficienti i miei sottoposti. Ma ti pare che devono avere la smania di dimostrare chi è più forte tra loro e allora si infortunano tutti? Che coglioni!"

Manuel ascoltò quelle parole e procedette a posare la camomilla sulla scrivania.

"Lo fanno per fare colpo su di voi, signor Gokudera" disse con un sorriso dolce.

"Lo fanno per farmi venire un colpo..." ribattè Gokudera fuori di sé salvo poi prendere la sua camomilla ed esalare un flebile "grazie Manuel".

Doveva ammetterlo, dopo anni passati a servire e riverire il suo boss ricevere lo stesso trattamento da qualcuno aveva il suo fascino, specialmente se questo qualcuno sembrava davvero preoccuparsi di tutti i suoi bisogni e anticipare qualunque sua richiesta.

Manuel era stato un vero e proprio regalo, non aveva proprio più niente da lamentarsi.

"Non dovete vederla così, sono validi combattenti che vi ammirano e aspirano a essere come voi. Un po' di competizione non ha mai guastato..."

Gokudera sospirò, gustò la sua camomilla sprofondando nella sedia.

"Io non sono niente di che, dovrebbero prendere il Decimo come modello."

Manuel accennò un sorriso, meglio non contraddirlo quando c'era il boss di mezzo.

"Siete altrettanto incredibile, signor Gokudera sennò una persona straordinaria come il Decimo non vi avrebbe concesso un simile ruolo nella sua vita."

Gokudera sorrise di rimando, solo a sentire parlare del Decimo e dalla sua posizione della sua vita gli si scaldava il cuore, inoltre era bello sentirsi riconosciuto nel suo impegno.

"È il miglior uomo che questo schifoso mondo abbia mai saputo concepire, a volte mi sembra ancora un sogno..."

Manuel non disse niente, si limitò ad annuire. Aveva ricevuto una strana sensazione da quelle parole.

"Posso offrirvi un massaggio alle spalle, signor Gokudera? Mi sembrate teso."

Gokudera annuì, alla fine Manuel era il suo assistente. Non era forse compito suo provvedere al benessere del suo capo?

Era in adorazione, per la prima volta era il capo di qualcuno.
Con i suoi sottoposti non si sentiva allo stesso modo, questo era proprio il karma che lo stava ripagando di anni di attenzioni al suo meraviglioso boss, finalmente poteva sperimentare cosa si provava.

*****

"Da quando c'è Manuel sei molto più tranquillo" lo prese Tsuna in contropiede quella sera, stavano cenando sulla terrazza affacciata sul mare del castello di loro proprietà, il loro piccolo angolo di paradiso.

La luna piena splendeva alta nel cielo, infinite stelle la contornavano in assenza di inquinamento luminoso, si poteva vedere tutto.

Gli chef migliori del mondo si affrettavano a portare i piatti che avevano ordinato servendoli con un inchino.

"Non hai idea, mi sta salvando la vita. Finisco la giornata di lavoro molto prima e ho finalmente concluso la trilogia del signore degli anelli. Erano anni che volevo vederla" rispose Hayato prendendo una forchettata dal piatto di Tsuna come era solito fare.

Tsuna lo osservò infastidito, fece schioccare la lingua.

"Troppo tranquillo" disse con uno tono acido.

Hayato sussultò confuso e gli rivolse un'occhiata interrogativa.

"Non mi piace come ti guarda."

I pensieri del boss andarono a tutte quelle volte in cui li aveva osservati mentre Gokudera gli spiegava come svolgere le diverse mansioni. Qualche volta i suoi occhi avevano incontrato quelli di Manuel spegnendone immediatamente l'entusiasmo perché vi avevano riconosciuto il suo stesso sguardo e lo avevano odiato.

Hayato trattenne a stento una risata e allungò la forchetta verso di lui per imboccarlo.

"Mangia e non dire stronzate."

Tsuna allontanò la posata con un sonoro sospiro.

"No, dico sul serio. Ti mangia con gli occhi, non mi piace che mangino mio marito con gli occhi..."

Hayato sorrise, posò la forchetta nel piatto e avvicinò il viso al suo.

"È solo molto gentile con me e fa il suo lavoro. Non fa niente di diverso da quello che faccio io con te."

"Appunto" quasi sbraitò Tsuna.

"In pubblico" sottolineò Hayato.

"Non mi piace" contestò Tsunayoshi, si ricordò quasi un bambino che fa i capricci.

"È assolutamente innocuo."

"Non mi piace lo stesso."

Hayato fece del suo meglio per sviare la conversazione perché l'ultima cosa che voleva era che Tsuna gli togliesse il suo prezioso assistente e soprattutto che si rovinassero la loro serata romantica per una simile futilità.

"Pensaci, da quanto tempo non avevamo una seratina solo per noi? Credi che sia merito mio? No, è solo tuo, che mi hai dato la possibilità di avere un aiuto."

Tsuna sospirò, gonfiò le guance ancora poco convinto.

"Sei così bravo a rigirare la frittata, Hayato..."

Alla fine con qualche goccia di buon vino rosso Gokudera riuscì a dirottare la mente di Tsuna facendola cadere preda delle sue attenzioni e di tutte le coccole solo a lui riservate.

******

"Signor Gokudera, voi siete sposato?" si sentì improvvisamente domandare dal suo assistente.

"Col mio lavoro" rispose immediatamente Gokudera.
Non era del tutto una bugia, ma non poteva di certo dirgli come stavano realmente le cose dal momento che al di fuori dei guardiani e di pochi altri elementi nessuno sapeva che aveva sposato il suo boss.

"Intendo dire... c'è qualcuno che abita il vostro cuore?"

Gokudera alzò un sopracciglio, si ricordò la conversazione con Tsuna della sera prima e si chiese se non avesse ragione, poi distolse i pensieri da quella direzione e rispose.

"Sì."

Manuel sentì il cuore accelerare, per un istante si convinse di essere proprio lui.

"E chi è?"

Gokudera tossì rumorosamente, cercando di sviare l'argomento, ma non ci fu modo.

"Magari te lo dirò quando mi sentirò pronto" disse poi.

Manuel andò in brodo di giuggiole e iniziò a guardarlo con due occhi a cuore che urlavano solo di essere gentilmente chiusi e trasportati in un bacio.

Gokudera indietreggiò di qualche centimetro.

"Mettiti a lavorare e non farmi perdere tempo con queste stronzate" gli disse.

***********

Nel pomeriggio fu mandato a comunicare a Sabrina le disposizioni dell'allenamento e non appena la vide ne approfittò per chiarire la questione precedente.

"Cosa intendevi la scorsa volta?"

Sabrina non rispose, lasciò ondeggiare i corti capelli porpora e proseguì a leggere il documento.

"Non credere che perché sei così vicino al signor Gokudera tu abbia qualche speranza" gli disse non appena ebbe finito di leggere.

"Che intendi?"

Sabrina sospirò, gli mostrò i grandi occhi ametista minacciosa.

"Senti ciccino, mi dispiace distruggere i tuoi sogni, ma qualcuno dovrà pur dirti come stanno le cose: il signor Gokudera non ti ricambierà mai, arrenditi subito."

Manuel arrossì guardandola con astio e incrociò le braccia.

"Ah sì? Non è che per caso sei gelosa? Io so molte più cose di lui rispetto a te, dettagli intimi" disse mettendo l'accento sull'ultima parola.

Sabrina sospirò nuovamente, era difficile parlare con certi individui.

"Se il Decimo lo scopre ti manda via immediatamente."

Manuel le fece la linguaccia e iniziò ad allontanarsi e allora Sabrina lo bloccò per un braccio.

"Okay ascoltami, tre anni fa, sotto gli occhi sconvolti di tutti il boss ha chiesto la mano del signor Gokudera pubblicamente. Ha fatto un discorso in merito al successo che aveva riportato in una questione molto antica risolta e poi ha concluso dicendo che deve tutto al signor Gokudera. Si è inginocchiato, ha tirato fuori un anello e gli ha fatto la proposta. Il signor Gokudera ha accettato, ma il padre del boss ha fatto una sceneggiata che non ti dico neanche, si è opposto con tutte le sue forze ed è scoppiato un vero e proprio scontro tra i due..."

Manuel rimase sconvolto, non sapeva più come parlare e non sapeva più cosa dire e se il suo pensiero andasse al cuore spezzato o alla triste realtà che aveva dovuto subito il suo amato capo.

"Come fai a saperlo?" domandò incredulo, il tono instabile.

"Tu sei un novellino qui, io lavoro da una decina d'anni e di cose ne ho viste. Li ho visti che avevano la tua età, che non sapevano assolutamente come muoversi, come sostenere responsabilità simili. Che cercavano conforto l'uno nell'altro, che si nascondevano in giardino nel disperato tentativo di darsi un bacio a stampo. Il boss ha rivoluzionato questo mondo, si è guadagnato il rispetto di tutti nonostante le innovazioni apportate. Ha dato agli omosessuali la dignità che non è mai stata concessa nella mafia e per questo molti hanno provato a ucciderlo."

Manuel ascoltò ancora, sentì il corpo tremare, era una storia dura da digerire.

"Hanno il fiato sul collo in maniera indescrivibile, c'è il consiglio degli anziani che tormenta Tsuna per un erede che sa di non poter avere, ma chiede ugualmente nella speranza che venga alla luce comunque."

"Quindi non si sono mai sposati?" domandò Manuel fermo sul suo desiderio.

"Questo non te lo so dire, posso solo dirti che ufficialmente non hanno mai dichiarato niente e che non portano fedi."

Manuel annuì: era esattamente come pensava.

"Non pensi che il signor Gokudera sarebbe più felice con me? Pensaci, non avrebbe più il peso dell'erede, non dovrebbe preoccuparsi della reputazione del boss e non soffrirebbe più a nascondere la sua relazione."

Gli occhi di Sabrina divennero di un nero spaventoso e accecante.

"Mettiti tra loro e io ti spezzo tutte le ossa!"

Si ricompose osservando il giovane tremare come una foglia e parlò nuovamente con un tono molto più pacato.

"Il tuo ragionamento è perfetto se non fosse che manca un dettaglio fondamentale: il signor Gokudera ama tutto questo e preferirebbe nascondersi per tutta la vita che lasciare il fianco del boss."

Sabrina gli poggiò una mano sulla spalla facendola cadere pesantemente.

"Limitati a fantasticare su di lui come me, sognare non è proibito."

Manuel si massaggiò lì dove era stato colpito e si allontanò rapidamente, aveva tanto da digerire.

*************

Tsuna fece cadere una risma di fogli a terra volutamente sospirando profondamente, Hayato al suo fianco guardò l'orologio per contare i secondi che mancavano al burnout di suo marito.

"Senti, mi sono rotto il cazzo" disse il boss in preda a emozioni che non sapeva nemmeno più controllare figuriamoci definire.

Hayato annuì, puntuale come un orologio svizzero.

"È inutile che mi guardi come se fossi impazzito. Non lo sopporto più quel cagnolino del cazzo che ti gira tutto il tempo attorno e ti fa le feste scondinzolando e abbaia "Signor Gokudera" dalla mattina alla sera."

Il sorriso di Hayato divenne ampio, beffardo.

"Si può sapere che hai da ridere? Guarda che sono serio e se non mi contraddici all'instante inizierò a pensare che mi tradisci con il tuo assistente.."

Hayato sospirò si avvicinò al suo boss prendendogli il viso tra le mani.

"Finalmente" sussurrò facendo aderire la sua fronte a quella di Tsuna.

"Finalmente?"

"Sì, cazzo!" rispose Hayato alzando solo un po' il tono.

"È una vita che sono geloso anche della tua ombra e che tu mi dici che esagero, che sono fastidioso, che sono imbarazzante e adesso finalmente sei tu a essere geloso di me. Non hai idea di quanto questo mi renda felice, amore mio. Entro certi limiti questo sentimento che hai tanto odiato è solo una dimostrazione di quanto ci tieni."

Tsuna rimase in silenzio, sentì gli occhi lucidi e accennò un sorriso sentendosi un vero idiota per aver dubitato di Hayato anche solo per un secondo.

Doveva riconoscerlo non aveva mai smesso di chiedersi che cosa Hayato ci trovasse in lui e di temere che un giorno se ne sarebbe andato portandosi un pezzo del suo cuore e uccidendolo per sempre.
Quell'atteggiamento era l'ennesima conferma di un'insicurezza insidiosa ancora pulsante.

"Io faccio abbastanza per te? Da quando ti ho dato questo assistente mi sento come se non avessi fatto niente in tutti questi anni, come se ti avessi sempre fatto mancare tutto ciò di cui avevi bisogno."

Hayato si sciolse, quel lato così tenero di Tsuna era ormai un'autentica rarità.

"Dimostriamo di amarci in modo diverso e io ho dei doveri nei tuoi confronti che però sono dei piaceri perché io li faccio tutti volentieri. Io faccio tutto volentieri se si tratta di te."

Tsunayoshi annuì, sorrise di più chiudendo gli occhi.

"Però a Manuel posso anche dare un'altra stanza, non c'è alcun bisogno che condividiate la stessa" gonfiò le guance ricordando Lambo l'ultima volta che gli aveva tolto il lecca lecca all'uva di mano dopo che ne aveva mangiati altri sei.

"Non ti fidi di me?" domandò Hayato sorpreso da quelle parole.

Tsuna negò con il capo e sospirò.

"No, non è questo... è solo che sono molto geloso di quel ragazzino che passa tutta la giornata con mio marito al posto mio..."

Hayato lo baciò gentilmente a fior di labbra e sorrise.

"Quel ragazzino mi permette di avere più tempo da dedicare a mio marito Tsuna e non al Decimo" gli disse con sicurezza.

"Sì, ma io sto perdendo la testa. Non hai idea di che pensieri faccio mentre sono di qua e so che voi due state da soli nel tuo ufficio..."

Gokudera scoppiò a ridere, era davvero come se i ruoli si fossero invertiti, quelli erano i discorsi che di solito faceva lui a Tsuna, specialmente perché c'erano così tante spasimanti anche molto meno sottili di Manuel.

"Io ho occhi solo per te, sempre li ho avuti e sempre li avrò" disse Hayato non appena ebbe finito di ridere diventando spaventosamente serio.

"Se questo è vero..." mormorò Tsuna spingendolo contro la scrivania.

"Dimostramelo."

Alla porta accanto Manuel sentì tutto ogni singolo gemito quasi fosse in quella stessa stanza e dovette arrendersi dichiarando la soluzione di Sabrina la cosa migliore.

Non fece domande quando il signor Gokudera rientrò nel suo ufficio chiedendogli di ristampare i fogli che doveva già aver portato nell'ufficio del boss, poteva benissimo immaginare che fine avessero fatto.
   
 
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