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Autore: Anown    29/09/2020    2 recensioni
Per Leshawna è un periodo storto, ha delle responsabilità in merito e rischia di trascinare con sé chi le sta attorno. Si rifà viva solo per la lettura di un testamento… potrebbe rivelarsi una terribile idea!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harold, LeShawna, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale
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Harold  posò la farfalla moribonda  dentro un vasetto di medie dimensioni. Le mise vicino qualche fiore appassito, ciò che rimaneva della povera aster.
-Morta sola, io non c'entro.- si discolpò Leshawna.
La vittima era una pianta erbacea dai fiori blu tendenti all'indaco, simili alle margherite ma con petali più sottili e numerosi. L'imputata era accusata di... non lo sapeva nessuno dei due e il ragazzo non l'aveva accusata esplicitamente, ma l'aveva guardata di traverso dalla scoperta della piantina passata a vita migliore.
-Molto sospetto... planticida...-
-Ma per favore! È sopravvissuta a Kunoichi che cercava di mangiarla. Per ammazzarla,cosa avrei dovuto fare? Forse non stava bene nel vaso o... forse è che non sei stato a casa per settimane e la pianta è rimasta senza l'acqua per troppo tempo...-
-Sono tornato ogni tanto per occuparmene... oltre che per controllare che nessun senza tetto avesse approfittato della mia assenza, visto ciò che è successo ai vicini... tu invece, l'hai annaffiata?-
-E' una domanda trabocchetto?- era abbastanza soddisfatta di averlo scoperto. -Se rispondo di si, l'ho annegata, se dico di no l'ho fatta morire di sete...-
-Ok, lascia stare, caso archiviato...- rispose svogliatamente, era insolito che mollasse l'osso con tanta facilità.
Il ragazzo guardò il vaso con malinconia, la farfalla aveva ormai smesso di muoversi. Leshawna lo osservò mentre cercava di mettere in piedi uno dei fiori. Forse doveva essere una specie di piccolo monumento funebre. -Forse... sarebbe carino se prendessi un'altra piantina da mettere nella stessa terra, una sorta di riciclo di materia organica...- commentò a voce alta e si allontanò dalla ragazza con fare nervoso.
A lei venne il dubbio che il motivo di quella che le era parsa ostilità non fosse la defunta aster. Ma considerando la situazione, a comportarsi in modo strano era lei, magari.
-Vuoi che ti aiuti con i bagagli?-
-No, faccio da solo. E... potresti smetterla di starmi addosso, per favore? Anche prima mentre sistemavo il vaso... mi sei stata attorno tutto il tempo fissando... come se ti aspettassi di sbloccare qualche evento...- disse come stesse parlando di un videogioco. -Se devi dirmi qualcosa potresti sbrigarti? Ho sempre apprezzato il tuo essere schietta...-
-Ah, scusa... è solo che sono un po' stanca quindi, vedimi un po' come uno zombie che vaga vicino al primo cervello che ha a disposizione.-
Harold la guardò sospettoso -Ok... effettivamente, hai delle belle occhiaie...- commentò distogliendo lo sguardo, sembrava non poter mantenere a lungo il contatto visivo. Poi sparì nella camera da letto/soggiorno. Con il bagno, l'appartamento era di tre stanze.

Il ragazzo non riemergeva da un po' così Leshawna andò a controllare e lo trovò seduto sul divano-letto dal lato del muro con un volume in mano, nell'altra una matita che faceva ruotare nervosamente e sulle ginocchia vari fogli in disordine. Alzò brevemente lo guardo verso di lei, poi tornò a sottolineare.
Una vista fastidiosa per Leshawna. Era stupido, ma vederlo studiare la bloccava, si sentiva in difetto. In teoria era ancora iscritta in sociologia e, nonostante di facciata avesse rinunciato, si era portata i libri dietro... libri che non era riuscita a tenere aperti per più di qualche minuto per poi buttarli a terra frustrata visto che non riusciva a concentrarsi.
Non riusciva a studiare, ma non era riuscita neanche a cercarsi un lavoro mentre era... in quella condizione... ed Harold a causa dei suoi episodi di svenimenti e vertigini sempre più comuni aveva perso il part-time... “Chissà se la situazione si è sistema mentre ero via...” ma non si sentiva a proprio agio a chiederglielo, almeno lui qualcosa di utile la stava facendo.
Poteva essere il momento peggiore per provare, esporsi ad un confronto era una pessima idea, ma decise di tirare fuori da sotto il divano uno dei suoi libri dell'università, quale fosse non era importante. Si sedette all'altra estremità del divano. “Ok, mettiamoci a lavoro...” deglutì.
-Posso aiutarti, se vuoi.- disse Harold incuriosito, spuntando vicino a lei come dal nulla.
-No! Non ho bisogno del tuo aiuto, pensa per te!- l'apparente aggressività non era voluta.
Harold sbuffò. -Senti, capita a tutti di avere dei periodi di blocco e più si rimane fermi, più ci si sente scoraggiati. Se in questa fase avessi bisogno di aiuto non ci sarebbe niente di male, quindi se cambiassi idea sei libera di chiedere...- disse diplomatico, ma Leshawna aveva i nervi a fior di pelle.
-Ho detto che non ho bisogno del tuo aiuto! Ti rendi conto che è ridicolo? Non vado più a scuola!-
-Stai reagendo in modo illogico...- sentenziò scoraggiato. Si alzò per spostarsi a studiare in cucina.
Guardò per un attimo fuori dalla finestra. “E' ancora là...” c'era una vecchia macchina verde acido che girovagava nei dintorni, era abbastanza sicuro che non appartenesse a nessuno del vicinato. “Magari sto diventando un po' paranoico... prima o poi riuscirò collezionare tutti i disturbi che un essere umano può avere, ci sarà un premio per me?” pensò sdrammatizzando, poi si sentì un po' in colpa. Avendo passato diverso tempo in ospedale da bambino, sapeva che le cose potevano andare molto peggio.

Nonostante le avesse detto che non voleva che gli stesse addosso, non vedendola più uscire dalla camera sentì il bisogno di andare a controllare come stava.
Il libro era a terra e Leshawna era distesa, Harold andò ad assicurasi della situazione inquieto. Stava dormendo, che si aspettava? Tirò comunque un sospiro di sollievo. Poi allontanò istintivamente gli occhi dalla ragazza. Da quando erano entrati cercava di mirarla il meno possibile e, se proprio doveva, guardare nella sua direzione senza concentrarsi sulla sua immagine.
“Carina... sembra un orso addormentato...” -Leshawna? Leshawna...- provò a chiamarla, la ragazza ringhiò letteralmente. Harold incurante rimase al suo posto pur allontanando lo sguardo di nuovo.
“Che razza di nodi... ma è andata in giro così?” si chiese notando alcune masse sulla sua testa... i suoi capelli non erano uniformi. Alcuni erano un po' più lisci anche se spessi, altri erano incontrollabilmente crespi e arricciati. Con l'umidità diventavano tutti così, ma lei non li sopportava. Dovevano essere un casino da gestire...
Harold provò a vedere se era possibile sciogliere i nodi, lei emise un ringhio nuovamente “Glieli farò notare una volta svegliata...” -Leshawna? Devi restare sveglia e aspettare che sia sera per dormire, se vuoi rimettere in ordine il tuo ciclo sonno-veglia.- lei aprì gli occhi per un attimo, ma gli morse la mano. -...Ahi.- disse in ritardo, più per la sorpresa che per altro. Leshawna mollò la presa e si rimise a dormire. -Non scherzavi quando mi dicevi di vederti come uno zombie...- commentò mentre si strofinava la mano sulla maglietta.
-Non... ho le mani... abbastanza forti, devo contare sui denti...- disse Leshawna più addormentata che sveglia.
-Ah si? A me sembra che tu abbia molta forza, invece.- commentò abbozzando involontariamente un sorriso.
-Oh... giusto... ma quando ero piccola, non ne avevo molta...- confessò continuando a non dare prove di lucidità. -Una volta ho dovuto mordere al collo uno di sedici anni che infastidiva una mia amica di undici... l'ho morso così forte da fargli perdere i sensi...- rise brevemente. -In realtà... è stata una tragedia... credevo di averlo ucciso... non che me ne pentissi, ma... non mi andava di andare in prigione a neanche dodici anni...-
-Forse gli hai provocato una contrazione nei muscoli che ha bloccato momentaneamente il flusso di sangue dalla carotide.- ipotizzò Harold.
-Tu non sembri molto forte... se qualcuno ti attacca... ricorda di saltargli al collo e morderlo...-
-Come un cane?- sorrise nuovamente non prendendola molto sul serio.
-Esatto, un cane... i cani sono ottimi esempi... non voglio che ti succeda qualcosa, quindi ricordatene...-
-Grazie... lo farò.- magari era strano che si sentisse felice della preoccupazione della ragazza nonostante il modo in cui fosse esposta. “Deve avere il sonno davvero scombinato...” era abituato a sentire Leshawna parlare in modo strano. A volte la trovava brutale, ma così era cresciuta, non l'aveva mai turbato in modo spiacevole, al contrario... “Ok, potrebbe essere problematico...” Istintivamente le posò la mano sulla testa, poi la ritirò come si fosse punto.
Decise di farsi due passi per schiarirsi le idee.

Uscendo trovò la vecchia macchina verde acido. Ora che l'aveva davanti la riconosceva, ma il conducente non l'aveva ancora notato.
-Signor Gardner, è qui per spiare sua figlia?- chiese infastidito. L'uomo inizialmente ebbe un sussulto, poi lo guardò arcigno.
Il padre di Leshawna non era imponente da alzato. Era piuttosto piccolo per un uomo, ma aveva delle spalle ampie e un espressione poco amichevole, a volte di presa in giro, perlomeno quando lo sguardo era rivolto ad Harold.

Fra Russel Gardner e Harold McGrady il rapporto non era cominciato nel migliore dei modi.
Quando, alla terza volta che Leshawna si portava dietro il ragazzo, Russel si era finalmente degnato di notarlo, la figlia glielo aveva presentato come suo ragazzo. La reazione dell'uomo fu quanto meno bizzarra... piuttosto maleducata anche.
-Ah, ho capito.- affermazione che niente di buono lasciava presagire. -Sei lesbica e non hai il coraggio di presentarmi la tua fidanzata, così hai deciso di mettermi alla prova presentandomi 'sto coso.- disse sotto gli occhi sgranati di Harold. L'uomo gli diede un'energica pacca sulla schiena con fare allegro. -Mi spiace che ti sia dovuto prestare al gioco.- gli disse Russel. Leshawna si mise a ridere, prima di spiegargli effettivamente che non era uno scherzo.
Forse non era un buon segno per l'inizio di una relazione...
Anche la madre del ragazzo, non aveva avuto un approccio molto normale.
Era rimasta tranquilla ad osservare con attenzione la situazione le prime volte, del resto la signora Agnes non era tipo da giudicare così su due piedi... ma un giorno si era avvicinata ai due dicendo: -Tu sei aggressiva e hai evidentemente dei pessimi freni inibitori.- si era rivolta a Leshawna in tono neutrale. Non era sua figlia quindi voleva essere una semplice constatazione. -Mentre tu, provi una preoccupante attrazione verso chi è aggressivo e potenzialmente pericoloso oltre ad avere una bussola morale non sempre affidabile.- disse più critica rivolgendosi al figlio minore. -Siete una combinazione potenzialmente problematica.- concluse -Non voglio dirvi come agire, ma mi sembrava giusto darvi la mia opinione.- scosse le spalle e dopo averli salutati pacificamente se andò.
Leshawna, fu talmente presa alla sprovvista da non riuscire a rispondere prima che la donna se ne fosse andata.
-Non ti odia, ha solo cercato di dare un giudizio e mia madre pensa sempre a sottolineare tutto ciò che le sembra potenzialmente negativo in modo... beh, negativo...- Leshawna l'aveva guardato malissimo, forse come lui c'era rimasto male per il fatto che la ragazza avesse riso quando il padre lo aveva ridicolizzato, lei non aveva preso bene che lui non avesse nulla da dire in contrario a ciò che aveva detto la madre.
Almeno dopo quell'episodio la donna era sempre stata abbastanza disposta a conoscere meglio la ragazza... Era anche troppo curiosa per certi aspetti... Russel invece aveva continuato a dimostrare che l'avrebbe presa meglio se Leshawna gli avesse presentato una ragazza al posto di Harold.
Stranamente, o forse no, i loro genitori sembravano andare particolarmente d'accordo. Non fosse stato per la differenza di età fra i due, Harold si sarebbe preoccupato un po'.
Almeno a Lupe, la madre della ragazza, Harold sembrava ispirare simpatia, per quanto desse l'impressione di non prenderlo sul serio.

-Vuole salire per vederla?- chiese Harold più gentilmente.
-Non c'è bisogno. Quando vorrà vedermi, verrà di sua spontanea volontà. Sono più che sicuro del suo spirito di sopravvivenza, volevo solo assicurarmi che fosse qui come pensavo.-
-E il fatto che si sia appostato nei d'intorni con un binocolo non è affatto inquietante... potrebbe essere scambiato per un maniaco...-
-Non devi dirmi tu come comportarmi, ragazzino. Se si lamenta qualcuno spiegherò la situazione.- affermò sicuro di sé.
-Perchè i padri che conoscono sono tutti così strani?- si chiese fra sé e sé, Harold. “Il mio non sarà una brutta persona, per quello che so di lui, ma era molto negligente. Quello di Gwen, dopo il secondo figlio è andato a prendere le sigarette e non è tornato più. Il padre di Duncan sembrerebbe normale ma era talmente severo e freddo col figlio da ottenere il contrario di quello che avrebbe voluto che diventasse. I genitori di Heather non la considerano... forse Arthur è normale ma aspetto che Riff cresca per esserne sicuro... ed io? Io che cosa devo fare? ...Come mi dovrò comportare?”
-Non ne hai uno, che ne sai di padri, tu?- ribattè Russel -E guarda che Agnes è parecchio strana...- gli fece notare improvvisamente allegro. La cosa, aggiunta al fatto che si riferisse a sua madre per nome dava ad Harold vibrazioni negative. -Sempre a sghignazzare malefica mentre parla delle disgrazie altrui.-
“Perchè il tatto tuo invece...” -Eh, no... sghignazzare il più delle volte è un segnale di nervosismo.- “Forse anche per questo sembra così allegra nelle foto del suo matrimonio.” -Ogni volta che è preoccupata, triste o infastidita, ghigna.- “L'ho vista raramente manifestare tristezza in modo normale...”
-Rimane poco normale... a proposito, io ed Agnes ne abbiamo parlato. Se doveste decidere di sposarvi nuovamente non siamo interessati a partecipare a 'sta farsa, non so lei, ma io personalmente della vostra relazione instabile ne ho abbastanza...-
“Bello sapere che mia madre e suo padre confabulano alle nostre spalle...”
-Quasi avrei preferito sapere che non era tornata da te...-
“Non stiamo più insieme se può consolarla...” ma si trattenne dal dirglielo, non sapeva di cosa avesse paura, ma gli sembrava un'informazione che gli si poteva rivolgere contro. “Che tragga le conclusioni che vuole...”
-Capisco che la nostra relazione le sembri strana.- “Non ha funzionato infatti, forse lo nascondo solo perchè non voglio darle ragione? Non lo so...” -Ma le dispiacerebbe spiegarmi cos'ha contro di me?- gli disse con più trasporto di quello desiderato. -Non spaccio, non sono mai finito in prigione o in un riformatorio, non ho mai procurato ferite ad altre persone... perlomeno non di proposito, a volte sono stato un po' maldestro e... ok, altre mi sono dovuto difendere, ma insomma, non mi sembra di essere un pericolo o un poco di buono!-
-Proprio questo è il problema...- sospirò Russel infastidito. -Ok, dovrò essere crudele...- lo avvertì. -Vuoi?- chiese quasi beffardo al ragazzo. Harold rimase immobile ad aspettare, si pentì un po'.
-Sei patetico, appiccicoso ed emotivamente dipendente! Mia figlia è sempre stata molto libera. Per lei un carattere come il tuo è una disgrazia, ma non sei una cattiva persona, proprio per questo viene difficile scacciarti senza sentirsi in colpa, è un ricatto morale! Ora non è più questo il problema... beh, certo, l'hai messa incinta!- disse mostrando i denti minaccioso e aggrottando le fosche sopracciglia. -E poi... poi c'è quell'imbecille di mio zio, che non poteva limitarsi a schiattare normalmente, ma certo che no! L'ha allontanata dalla famiglia ancora di più col suo stupido matrimonio, la sua stupida eredità e la sua stupida putta-moglie!- alzò la voce l'uomo liberando la sua frustrazione. Harold rimaneva immobile, capo chino, viso imporporato e pugni chiusi. Un odioso pidocchio, era come dare contro ad un piccolo stupido cane che si limita a subire con la coda fra le gambe. Cos'era passato per la mente di Leshawna? La conosceva davvero sua figlia?
Il ragazzo rosso rimuginò su cosa rispondergli mentre l'uomo accendeva la macchina. Se se ne fosse andato e lui fosse rimasto muto ci avrebbe ripensato per tutto il resto del giorno, magari anche per quello dopo. Non poteva permetterselo... ma l'uomo stava già andato... Le gambe di Harold ebbero uno scatto, decise di assecondarle così raggiunse l'auto e ci saltò su appoggiandosi sul parabrezza. Russel frenò sorpreso, ma il ragazzo rimase in equilibrio posizionato con una raganella.
-Eh... prima vorrei dirle una cosa...- accennò il ragazzo. Russel azionò i tergicristalli facendo togliere dal vetro le mani del ragazzo, poi provò a fare altri passi con la macchina e frenare, ma Harold non sembrava fare una piega. -Eh... Lo sa cosa ho di positivo?- disse stranamente leggero in quell'assurda situazione.
-L'essere incurante della tua sopravvivenza può essere considerato come positivo?- ringhiò l'uomo.
Harold sorrise nervoso. -Il mio equilibrio... fa schifo! Ma proprio tanto... però se sono in una situazione di tensione o particolarmente concentrato diventa ott...- prima che potesse finire, l'uomo ripartì e frenò bruscamente. -Ok, ammetto che 'sta volta ho avuto paura...- disse Harold riuscendo a rimanere in equilibrio. -Vuole davvero farmi cadere... rischiare di investirmi per sbaglio?- Russel sembrò pensarci. -Uh... lo temevo.- il sentimento di pericolo lo rendeva particolarmente loquace anche con lui.
-Ciò che volevo dire è che io... magari sarò dipendente, appiccicoso quello che vuole lei, ma le assicuro che ho un lato positivo...- l'uomo sembrava molto poco interessato, Harold pensava che probabilmente volesse riprovare a buttarlo giù. -Sono comunque capace di stare per conto mio, ci sono abituato e sto anche bene così.- “Bugia... era così prima che Leshawna mi desse corda... ora... dovrei rimparare...” -Mi irrita che una persona possa starmi intorno per pena, se avessi mai avuto l'impressione che Leshawna l'avesse fatto, l'avrei mandata al diavolo.- disse frustrato “Non bugia... forse...” -Non è così che è andata e...- “...e se Leshawna ha sempre avuto dei moti di fuga dalla famiglia, si faccia due domande invece di incolpare me o il morto!” forse doveva ringraziare la gola secca e lo scemare dell'adrenalina. Magari non sarebbe sopravvissuto se glielo avesse detto in faccia. E non sapeva neanche molto di come funzionasse la famiglia di Leshawna, forse non era giusto che parlasse in quei termini? Stava diventando stranamente sensibile all'argomento familiare. “Lui invece dice peste e corna quando non sa niente! Davvero niente...”
-Forse... visti i moti di... indipendenza di Leshawna dalla famiglia... non potrebbe fare lei il primo passo e salire a vedere come st..?- la macchina ricominciò a camminare, questa volta non sembrava intenzionata a fermarsi così, Harold, per evitarsi una passeggiata fra le macchine si buttò cercando di limitare i danni prima che la macchina uscisse dalla zona del condominio.
-Com'è che non le piaccio quando sto zitto, ma neanche quando parlo?!- tentò di urlare Harold ancora a terra con la voce rauca a causa della saliva asciutta, poi tossì e si rimise in piedi.
Provava una curiosa combinazione di euforia e vergogna, un po' per la passata sensazione di pericolo, un po' perchè sentiva che si sarebbe pentito più tardi di ciò che aveva detto o fatto. L'imbarazzo a cui non era stato particolarmente sensibile in adolescenza, per vendicarsi di essere stato ignorato, aveva cominciato a fargli visita negli ultimi tempi per ficcare gli artigli in eventuali piaghe approfittando del periodo di debolezza. “Quando nascerà il bambino mi adatterò e tornerà tutto alla normalità.” era una speranza, ma la teneva stretta. All'improvviso cominciò a vedere male e cadde mentre tutto si muoveva sotto di lui. Intuì che le sue gambe dovevano aver ripreso a pulsare e fremere al di fuori del suo controllo.
Sospirò seccato, ormai era annoiato dalla situazione, e prese il telefono per chiamare Leshawna.
“Aspe'... perchè lo sto facendo? Voglio forse che trasporti fin dentro casa o cosa?!” chiuse la chiamata e sbuffò. “Però... sarebbe stato comodo...” si riposò qualche secondo, nel mentre che stava disteso sull'asfalto salutò pure una vicina di mezza età che lo ricambiò con un sorriso forzato e indietreggiando lentamente. Approfittando che fosse andata, scalciò un po', per riprendere il controllo degli arti inferiori. “Credo di aver dato abbastanza spettacolo per oggi...”

Leshawna si svegliò dopo cena.
-C'è dell'insalata di riso in frigo.- fece presente Harold seduto al tavolo mentre leggeva, questa volta per svago nonostante tenesse comunque una matita per sottolineare.
Leshawna scosse il capo con gli occhi semi aperti. -No, temo di dovermi rimettere a dormire per notte...-
-Ma da quant'è che non dormivi?- chiese Harold inquieto.
-Meh... ieri... avrò dormito tipo tre ore.- disse mostrando quattro dita, pessimo segno. -E anche l'altro ieri non avrò dormito di più... forse di meno...-
-E tu hai guidato in queste condizioni?- disse il ragazzo sgranando gli occhi.
-Ehi! Finchè il sole è alto sono comunque pienamente funzionante, infatti non ti sei accorto di niente!- affermò ritrovando le energie. -Il problema è il pomeriggio e non posso neanche bere il caffè.- disse guardandolo storto.
-A parte che il caffè andrebbe preso moderatamente in generale, rischieresti di vomitare, mi limito a sconsigliartelo. Non è una cosa che ho stabilito io, sono innocente.-
-Ah, già... allora incolperò lo spirito santo. Comunque... ti ho detto qualcosa di strano mentre... dormivo?-
Harold mostrò istintivamente la mano anche se non erano rimasti segni. -Ti sei limitata a mordermi, tranquilla.- non sapeva se avrebbe condiviso con lui volentieri l'aneddoto da sveglia quindi preferì fare finta che non gli avesse raccontato niente.
-Ah... deve essere la gravidanza...-
-Ti sei informata dai film dell'orrore con donne che partorisco l'anticristo o robe simili?- chiese lui divertito. -Non credo che il bambino necessiti di carne umana.-
-Non si dice di fare attenzione agli animali con dei cuccioli?- chiese infastidita. -Magari la maternità rende più aggressivi.- espose con una certa sicurezza la sua ipotesi.
-Uh...- ci riflettè ma non disse nulla in proposito, si ricordò invece di una cosa. -Tuo padre sa che sei qui comunque...-
-Come?!-
-Dava per scontato che... se non ti eri diretta a casa ed eri ancora in città, saresti tornata qui... e che io non avrei fatto una piega...-
-Ma che diamine!- esclamò infastidita e imbarazzata. -Sembrerò una barzelletta se pensano che sia fuggita per poi tornare da te!- vide il ragazzo osservarla perplesso -Ed... è proprio ciò che è successo! M-ma... non è proprio come pensano!- sbuffò -Comunque... non sono scappata da te, detta così suona male... ti voglio bene e mi fido di te solo... eh...- “Eh... perchè mi sono messa in questa situazione?” -Beh, ottima idea togliere il lato amoroso della faccenda! Sono sicura che ora andrà tutto meglio!-
-...Ok.- rispose Harold dopo un lungo silenzio, non gli andava di mettere in dubbio la natura della loro situazione dopo aver preso finalmente una decisione definitiva. -Comunque se mai dovessi considerare mia madre pazza, ricorda che non era lei che si aggirava in modo sospettosamente sospetto nei paraggi armata di binocolo...-
-Mai spacciato mio padre per normale...-
-E ha cercato di farmi cadere dalla macchina... forse anche di investirmi...-
-Cos...-
-Comunque ho sempre cercato di tenerti mia madre alla larga quando la vedevo troppo in vena di domande e osservazioni...- non era sicuro del perchè volesse parlarne, anche se i loro genitori avessero influito nel non far funzionare le cose, ormai era andata...
-Beh, anche io ho provato a tenerti alla larga mio padre quando mi sembrava rabbioso, ma stavamo parlando di...-
-E tuo padre potrebbe essere interessato a mia madre. Tua madre potrebbe ucciderli.-
La ragazza scoppiò a ridere. -E' troppo grande per lui e poi, per quando possa apparire diversamente è molto legato a mia madre... I nostri genitori sono due antisociali, è normale che si trovino bene insieme, tutto qui.-
Il ragazzo accennò ad un sorriso, parlarne a voce alta aveva già fatto sembrare il suo timore più stupido. Un po' sorpreso, un po' sollevato, pensò che complessivamente, nonostante tutto, era contento Leshawna fosse lì. “Beh, c'è l'ho voluta io...”
Il ragazzo si alzò. -Dove vai?-
-Sul divano sto più comodo.-
-No, aspetta ti ho detto che volevo dor...- disse seguendo il ragazzo nell'altra stanza. -Oh... merda è un divano-letto...- mormorò osservando Harold seduto.
-Che c'è? Sì, è un divano letto... questa è una stanza... all'interno di un'abitazione... io sono un essere umano seduto su... oh merda, è un divano letto!- realizzò -Non ci ho pensato, è l'unico posto per dormire... non c'è neanche un altro divano...-
Leshawna sospirò -Va beh, non sarà la fine del mondo.- rassegnata abbassò il letto incurante del ragazzo.
-Da Celia ho una brandina, potrei andare a...-
-Oh, e vuoi metterti a guidare? ...di notte? ...al buio?- come aveva previsto, il viso del ragazzo parve atterrito. Provava una bizzarra soddisfazione in quel momento...
-Posso usare la bici.- Leshawna afferrandolo lo costrinse a cadere sul letto.
-Dovrei bruciartela la bici!- sbuffò e gli mise una mano davanti gli occhi. -Fai il bravo e dormi.- Lo liberò dalla presa. Harold riprese a respirare, eppure  era certa di non avergli stretto il torace o bloccato le vie respiratorie, era un po' preoccupata.
-T-tu...- pronunciò Harold, arrossato, sedendosi a gambe incrociate mentre puliva con fare nervoso gli occhiali dalle ditate lasciate da lei. -Dì, la verità, odi l'ambiente e vuoi vederlo soccombere sotto i gas di scarico di quei mezzi infernali comunemente chiamati automobili!- si sfogò imbarazzato.
“Ok... forse la troppa vicinanza gli fa uno strano effetto...”
-E non è che perchè tu non sai starci sulla bici, allora io devo essere peggio di te. Non sei migliore in tutto dal punto di vista fisico.- continuò con quello strano nervosismo.
-No, ma trovo ridicolo che ti faccia tutti questi problemi per l'auto e poi non te ne faccia quando si tratta di un mezzo instabile e leggero come una bici.- disse infastidita. -Non dico se ti investe, ma già se ti tocca un auto mentre sei in bici voli e ti rompi tutto!-
-In macchina ci sto male e non riesco ad orientarmici...- sospirò, ma si arrese e tornò a leggere. -Non vi divertite tutti ad evidenziare quanto io sia una mina vagante? Ad una mina vagante faresti mai guidare un auto?-
-Spegni la luce quando hai finito o va di là, ancora meglio.- disse la ragazza coprendosi il capo con le coperte.
-Sto più comodo qua...- disse prendendo dall'armadio un cuscino da sistemare dietro la schiena. -Dormi v...- “Sì, è meglio che dorma con i vestita...” -No, niente...-  “Dovrebbe cambiarsi... in bagno? Dovrò anche io cambiarmi in bagno? Non avevo pensato a tutti questi problemi di spazi personali...” ripensò turbato al modo in cui l'aveva afferrato e bloccato, gli era sembrato di morire, gli sembrava di morire di nuovo. “Non sa cosa siano gli spazi personali... Non
 può trattarmi come una bambola solo perchè bla bla è forte e se lo può permettere!”sospirò buttando un occhio alla ragazza accanto a lui sotto le coperte. “Sarà una lunga nottata...”

Angolo dell'autrice:
Salve come va? Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Come avrete capito, storia è molto incentrata sull'aspetto slice of life in un certo senso, non essendoci trame fantasy, sci-fi o sparatorie di mezzo. Spero comunque di riuscire a mantenere il vostro interesse su questa storia credo un po' insolita e che sia una lettura piacevole. I vostri pareri sono come al solito ben accolti.
Avrei voluto aggiornare prima, ma non c'è una cosa che sia andata come doveva in questo 2020...
Spero di non aver fatto errori o altro.

Nota:
-Lupe si legge come si scrive, è un nome di origine spagnola (forma abbreviata di Guadalupe) Non so perchè ho voluto fare la madre di Leshawna afrolatina... mi ispirava così...
  
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