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Autore: wittyy_name    29/09/2020    2 recensioni
Lance e i suoi amici sono da anni frequentatori assidui dell’Altea Dance Studio. Non solo per i corsi, ma anche per trovarsi, allenarsi e passare il tempo con altre persone che amano ballare. Partecipano ogni anno all’audizione per rappresentare Altea alle regionali di ballo. Lance tenta sempre l’audizione da solista, ma quest’anno non ce l’ha fatta a partecipare e la sua unica possibilità è andata in fumo. Lo stesso accade al suo ignaro rivale, Keith.
*
Per fortuna, Shiro ha un piano geniale: convincere Lance e Keith a fare un’audizione di coppia.
*
Con un po’ di convincimento, e molto impegno, quei due potrebbero riuscirci e andare alle regionali… oppure rovinare tutto.
Genere: Sentimentale, Slice of life, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Allura, Kogane Keith, McClain Lance, Takashi Shirogane
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sinossi:

Shiro annuì, sorridendo in quel suo modo amichevole, quello che rendeva così difficile dirgli di no. “Dato che siete partner da poco, ovviamente la strada non sarà tutta in discesa. Ma crediamo che abbiate davvero il potenziale per lavorare bene insieme e vogliamo aiutarvi.”

Lance spostò il peso e si sporse in avanti, tenendosi in equilibrio con le mani sul corrimano in modo da poterlo guardare per bene. Lo occhieggiò cauto. “Qual è la fregatura?”

Shiro sembrò divertito. Incrociò le mani al petto. “La fregatura è che potreste imparare qualcosa sul serio.” Inarcò un sopracciglio. “Pericoloso, lo so.”


 

Note dell’autrice: Che sia ringraziata Sora, davvero. Non sapevo da che verso prendere questo capitolo, ma lei ne era entusiasta. Quindi mi ha pianificato tutto. Sia lodata questa nostra collaborazione. Non so cosa fare senza di lei.

Abbiamo creato una playlist per questa fic che potete trovare qui e abbiamo anche creato un post per l’occasione suTumblr. Ci abbiamo inserito canzoni che ci ricordavano questa AU, che ci davano la carica, che immaginiamo ballino i personaggi e da cui traiamo ispirazione. Riconoscerete un sacco di canzoni che appariranno in questa fic e molte altre. Spero che vi piaccia tanto quanto a noi!

Grazie a tutti per i vostri commenti! Li leggiamo e amiamo tutti <3


 

“Che ne dici di questa?” Gli domandò Keith, e ci fu una breve pausa prima che partisse la musica. Bastò che iniziasse la parte cantata perché Lance riconoscesse The Other Side.
Lance emise un lamento incerto in fondo alla gola. “Non fraintendermi, amo il mio ragazzone Jason Derulo, ma è che… Non lo sento, capisci?”
Keith grugnì e mise in pausa. “Cosa non senti? È da una settimana che continui a ripetere la stessa cosa, ma non l’hai ancora sentito.” Brontolò, e Lance si ingobbì un po’ di più.
Erano seduti schiena contro schiena sul pavimento della 4D ed entrambi guardavano il loro telefono. Non poteva dar torto a Keith per la sua frustrazione. Ci stavano sotto da una settimana e non avevano ancora fatto progressi. Ovvio, non si erano trovati tutti i giorni dalle regionali perché avevano deciso di prendersi una pausa dall’allenamento giornaliero, ripartire d’accapo e rilassarsi un po’. Ma quello era il quarto giorno che si trovavano per un allenamento programmato di un’ora e, fino a quel momento, non avevano ballato affatto. Solo musica in continuazione e disappunto.
Non pensava che Hunk e Pidge avessero così tanti problemi a decidersi su una canzone e, nonostante le difficoltà con cui lui e Keith avevano deciso un brano per le audizioni, non credeva che sarebbe stata così dura. Era solo che ogni canzone che suggeriva Keith non se la sentiva giusta e Keith bocciava sempre le sue idee. Avevano entrambi deciso che, dato che mancavano circa tre mesi alle regionali, avrebbero scelto una canzone completamente nuova coreografandola insieme.

Fino a quel momento, lavorare con Keith era stato terribile.

“Ma lo sai, quella cosa!” Disse, alzando le mani al cielo, e gesticolò con fare vago.

“No, non lo so. Non ha alcun senso.”

Lance girò la testa per guardare lo specchio a muro, lanciando un’occhiataccia al riflesso di Keith. Keith inclinò la testa, incrociando il suo sguardo. “Quello, Keith. Quello!” Alzò un braccio e unì il pollice e l’indice insieme, scuotendo la mano. “Non lo sento! Non lo sento affatto!”

Keith sbuffò col naso e riportò lo sguardo sul suo telefono. “Fai troppo il difficile.”

“Uh, ma certo, ovvio, ci credo che faccio il difficile! Andiamo alle regionali, amico! È roba seria! Se andiamo bene potrebbero presentarsi tutta una serie di occasioni per noi! Potrei finalmente far decollare la mia carriera da ballerino!”

“Andrai bene a prescindere dalla canzone che sceglieremo.” Borbottò, e la sua voce era piena di un ringhio frustrato, ma il complimento era talmente chiaro, così lampante e palese che Lance si ritrovò a fissare il riflesso di Keith con occhi sgranati.

“Uh… grazie?” Disse, perché non sapeva cos’altro fare. Keith di solito non si allargava a quel modo con i complimenti, l’aveva colto di sorpresa.

Keith alzò la testa di scatto, incontrando lo sguardo di Lance. Sembrò capire quello che aveva appena detto e i suoi occhi si allargarono di poco, premendo le labbra in una piccola smorfia. Se Lance assottigliava bene lo sguardo e ci credeva davvero, poteva quasi vedere il rossore sulle sue guance. Ma Keith distolse lo sguardo, nascondendo il volto dietro a una cortina di capelli. “Già, quindi togliti quel palo dal culo e scegli qualcosa.”

Eeee Keith era tronato alla normalità. Crisi evitata.

“Uh, devo forse ricordarti che sei colpevole tanto quanto me di bocciare le canzoni?”

“Non è vero.”

“Sì che lo è!”

“Non è vero!”

“Okay, allora che mi dici di questa?” Disse, e selezionò una canzone sul telefono, facendo partire l’inconfondibile ritmo di Turn Me On di David Guetta e Nicki Minaj.

Per un momento, sembrò che Keith stesse ascoltando la canzone e per un momento Lance pensò che avessero trovato qualcosa, ma poi la canzone arrivò al ritornello e Keith scosse subito la testa.

“No.”

Keeeeith.”

“No.” Ripeté lui, e c’era un che di teso nella sua voce che Lance non riuscì a decifrare.

“Ugh, visto? Fai schifo tanto quanto me!”

“Come dici tu.” Borbottò.

“Okay, allora che ne dici di qualcosa di più vicino al tuo vecchio animo sensibile da emo?” Disse con un sorriso nella voce, premendo play, e partì l’inconfondibile intro di pianoforte di Welcome To The Black Parade. Ghignò sulle note della canzone, trattenendo a malapena le risate. Ma, con suo sommo orrore, Keith emise un suono pensieroso.

“Sai, ora che me lo dici…”

“Keith!” Boccheggiò Lance, strozzandosi sul suo nome e si sporse in avanti, voltandosi per guardarlo con occhi sgranati. Non riusciva a crederci – era troppo cliché – non era possibile – stava scherzando! – e poi era fin troppo lenta per i loro stili-
Keith si voltò appena per guardarlo con un sopracciglio inarcato e l’ombra di un sorrisino sulle labbra. Diede un’occhiata all’espressione offesa di Lance e scoppiò a ridere. Quel suono fu così improvviso e, merda, si era dimenticato di quanto fosse bello il suono della sua risata. “Calmati, Lance, sto scherzando.” Disse, ghignando, e Lance distolse lo sguardo.
“Oh certo, ovvio, ora sai scherzare. Guardate Keith, gente! Stoic McMusone sa scherzare adesso. Ma ci pensate?”

Alzò lo sguardo giusto in tempo per vederlo alzare gli occhi al cielo. Il suo ghigno era sparito, ma gli era rimasto sulle labbra un piccolo sorriso. E va bene, forse non avevano concluso un bel niente, ma ehi, almeno si stavano divertendo, no?

Lance, stranamente, lo percepiva sempre come… una vittoria quando riusciva a farlo sorridere. Forse perché quel ragazzo sembrava sempre così serioso e riservato. Ma quando riusciva a riscuoterlo… beh, lo faceva sentire bene. Gli era sempre piaciuto far ridere le persone. Non era poi così strano. Inoltre, seppur controvoglia, iniziava a vedere Keith come un amico. Un nuovo partner e amico-rivale, ma… pur sempre un amico. E a chi non piaceva far sorridere i propri amici?

Rimasero entrambi in silenzio per un momento, scrollando lo schermo dei telefoni, e Lance cercò di non pensare troppo a come non si sentiva più così a suo agio appoggiato com’era alla sua schiena. Poi gli cadde l’occhio sul titolo di una canzone e ghignò.

“Okay, okay, okay, ma che mi dici di…” La sua voce si affievolì e si girò per guardare Keith. Keith era già mezzo voltato verso di lui, con una gamba piegata e un gomito poggiato sopra. Lo guardava con un’espressione neutra e inarcò un sopracciglio, curioso. Lance mantenne gli occhi su di lui e premette play.

Non vide accendersi in lui la scintilla per aver riconosciuto il pezzo fino a quando non partì la parte cantata. Fu come se la sua espressione degenerasse lentamente da confusione neutra a uno strano misto di orrore, incredulità, divertimento e disappunto. Lance piegò la testa all’indietro e rise sulle note di Daddy di Psy. “Dimmi che non fai sul serio, ti prego.” Disse, quando ritrovò la voce.

Lance riuscì a darsi un contegno e sventolò una mano verso di lui, ridacchiando. “Ma no, ma no, ovvio…” Abbassò lo sguardo sul telefono, fingendosi innocente. Dopo una pausa, rialzò lo sguardo occhieggiando Keith attraverso le ciglia e arricciò le labbra in un sorrisino, dondolando le sopracciglia. Con una voce più bassa di una o due ottave, disse: “O forse sì?”

Keith gli rivolse un’espressione piccata, arricciando labbra e naso. “Lance, no.”

Lance sospirò con fare teatrale e si lasciò cadere all’indietro, spalmandosi a terra e allargando braccia e gambe, calciando Keith nel mentre. “Attento! È la polizia del divertimento!” Si portò la mano a coppa vicino alla bocca, emettendo un verso a sirena.

Non andò avanti per molto perché Keith gli rifilò un calcio. “Piantala.”

Lance sbuffò e lasciò ricadere mollemente la mano. Ritornarono in silenzio; Keith scrollava il telefono e Lance fissava il soffitto. Scherzi a parte, era davvero dura. E nonostante il fatto che lui e Keith avevano, forse, circa, dei gusti musicali simili… non riusciva a decidersi. Voleva che quel ballo fosse perfetto. Degno di un dio. E… se avesse scelto un brano sbagliato? Se ci fossero canzoni migliori? Pensava che, sotto quella sua indifferenza e calma sconcertante, anche Keith sentiva quello stesso tipo di pressione.

“Sono sicuro che Pidge e Hunk hanno già una canzone.” Disse tanto per parlare, fissando ancora il soffitto. “O che perlomeno hanno ridotto la scelta a tipo… cinque brani.”

“Buon per loro.” Grugnì Keith.

“Anche Shiro e Allura avranno già scelto la loro canzone.”

“Probabilmente sì.”

“Se ci pensi, tre mesi non sono poi così tanto tempo.”

“Lance, dove vuoi andare a parare?”

“Il punto è che dobbiamo scegliere qualcosa se vogliamo iniziare a ballare.”

“Pensavo che fosse quello che stiamo facendo.”

“Beh, non funziona.”

“Ma non mi dire.”

“Il tuo sarcasmo non è costruttivo, Keith.”

“E i tuoi comenti sui nostri amici e sulla loro capacità di scegliere canzoni invece sì?”

“Okay, ignorerò il tuo continuo sarcasmo. Quello che volevo dire è che, tipo… si vive una volta sola.”

“Che cosa mi dovrebbe significare, Lance?”

Lance si tirò su sui gomiti per guardarlo. Lo pungolò con la punta della scarpa. “Dovremmo provare a fare a modo mio. Saaaai…”

Keith si limitò a fissarlo per un momento. Lance poté vedere il momento in cui capì che cosa intendeva e la preoccupazione che gli saettava in corpo. “No.”

“Keeeeeith.” Lance lo pungolò con più forza, facendolo quasi cadere. Keith gli allontanò il piede.

“No.”

“Hai un’idea migliore?” Gli chiese Lance, facendo sporgere il labbro inferiore in un broncio, e sostenne lo sguardo di Keith con fare di sfida.

Keith fu il primo a tirarsi indietro. Sospirò, il volto fermo in un’espressione di sconfitta mal accettata. “E va bene.”

Lance lanciò un urlo di gioia e praticamente saltò in piedi, affannandosi verso il cavo aux. Collegò il telefono, lo mise in shuffle e prese il suo telecomando bluetooth dal borsone. Keith si era fatto indietro, seduto contro lo specchio con le braccia incrociate mollemente al petto, e lo osservava.

Lance si mise di fronte a lui nel mezzo della stanza con le mani sui fianchi e aggrottò la fronte. “Anche tu. Vieni qui.”

Keith inarcò un sopracciglio. “Uh, no?”

“Keith!”

“Questa è roba tua, amico.”

“Ma dobbiamo scegliere la nostra canzone! Devi sentirtela anche tu!” Keith sembrava ancora scettico. Lance si dipinse in volto un cipiglio di sfida e indicò il pavimento di fianco a lui. “Keith Kogane, porta il tuo culo qui.”

Sembrava che Keith stesse per rifiutare di nuovo, ma qualcosa in lui cedette e sospirò, scuotendo la testa e mettendosi in piedi. Arrancò fino a Lance, trascinando i piedi. Teneva ancora le mani incrociate al petto e sembrava più impacciato del solito. Lance gli rivolse quello che sperava essere un sorriso rassicurante e fece partire la musica.

Chiuse gli occhi, muovendo la testa, abituandosi al ritmo. Poi, iniziò a muoversi. Si lasciò trascinare abbastanza facilmente e cercò di concentrarsi sulla canzone e su cosa risvegliava in lui. Non pensava a come ballava. Ci prestava a malapena attenzione. Gli veniva naturale. Finché si muoveva poteva assegnare una sensazione alla canzone e capire se aveva o no quella cosa.

Gli ci vollero altre due canzoni e circa un minuto per scoprire che Keith non ballava affatto.

“Keith.” Disse Lance in tono accusatorio, fissandolo. Non smise di ballare però, ondeggiando i fianchi.

“Che c’è?” Era ancora fermo sul posto e sembrava che non si fosse mosso di un millimetro.

“Devi ballare, amico!”

“No che non devo.”

“Come altro pensi di riuscire a sentirla?”
“Non so neanche di cosa tu stia parlando!”
“Andiamo, amico, muoviti e basta.” Lance mosse qualche passo verso di lui e gli poggiò le mani sulle spalle, cercando di farlo ballare. L’altro lo imitò, ma era riluttante e rigido e non fece altro che ondeggiare a malapena avanti e indietro. Aveva un’espressione corrucciata e infelice e del rossore sulle guance. Wow, nonostante fosse un ragazzo terribilmente sicuro di sé quando ballava, di certo non lo dimostrava in quel momento. Non sembrava neanche la stessa persona con cui aveva ballato una settimana prima. “Ora chi dei due ha un palo su per il culo, mh?”
“Taci.” Keith gli rivolse un’occhiataccia, allontanandogli la mano con uno schiaffo. “È solo che… non faccio queste cose, va bene? Questo è il tuo metodo, quindi devi essere tu a farlo.”
Il resto del loro allenamento fu produttivo quanto la parte iniziale. Lance trascorse quasi dieci minuti a cercare di convincere Keith a ballare, a lasciarsi andare e rilassarsi, ma lui fu inamovibile. Dopodiché, ballò da solo con fare offeso, saltando da una canzone all’altra e cercando di ignorare Keith e il suo muso, seduto contro lo specchio che lo guardava. Lance cercò di mostrargli che poteva essere divertente, ma il suo ritmo era stato interrotto e ballava più per principio che perché se la sentisse davvero.

Finirono col non scegliere una canzone. Di nuovo.

Non si parlarono mentre raccolsero le loro cose e uscirono dalla 4D. Non litigarono né scherzarono mentre arrancavano giù per le scale, facendo rimbombare ogni passo pesante. Non fecero a gara per scendere.

Shiro li aspettava al piano terra. Era appoggiato al muro di fianco alle scale, le caviglie incrociate, telefono in mano e protesi infilata in tasca. Keith si fermò alla fine delle scale e Lance qualche gradino più indietro. Shiro sollevò lo sguardo e sorrise quando li vide.

“Ehi, ragazzi.” Disse, mettendo via il telefono.

“Uh, ehi, Shiro.” Disse Lance, sollevando entrambe le sopracciglia. “Ci aspettavi?”

“Sì, a dirla tutta.” Disse raggiante, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Solo che non lo era. Lance non ricordava una singola volta in cui li aveva aspettati dopo allenamento.

“Oh, uh, che succede?” Chiese, perché Keith era rimasto in silenzio, osservando suo fratello con curiosità.

“Volevo solo chiedervi come procede. Sai, con i preparativi per le regionali.”

A quelle parole, Lance emise un lungo e rumoroso lamento e afferrò il corrimano appoggiandocisi di peso per potersi ciondolare. “Uno schifo!”

“Immagino che non abbiate ancora scelto una canzone, quindi.”

“Già.” Disse Keith, finalmente, e la sua voce suonava tanto irritata quanto il suo volto. “Lance dice che non sente un qualcosa nelle canzoni che abbiamo ascoltato.”
Lance poté quasi sentire l’altro fare le virgolette con le dita. “Perché non vanno bene!”
“Come lo sai? Non ci hai dato neanche una possibilità!”

Lance voltò il capo per scoccare un’occhiataccia a Shiro. “Vedi con cosa devo avere a che fare?”

Shiro inclinò la testa e curvò le labbra in un piccolo sorriso di scusa e comprensione. “Temevo che sarebbe successo.”

“Che sarebbe successo cosa, esattamente?” Gli domandò Keith, e Lance assottigliò lo sguardo.

L’uomo scrollò le spalle. “Non siete abituati a lavorare con un partner, figurarsi voi due insieme. Siete stati grandi alle audizioni, ma era chiaro che aveste, uh, dei problemi di sinergia?”

Quindi era ovvio, huh? Non era che fossero andati male. Era ovvio che fossero andati bene abbastanza da essere scelti per le regionali. Ma Lance non poteva negare del tutto che c’era una disconnessione evidente tra lui e Keith. Dubitava che qualcuno senza esperienza in fatto di ballo potesse notarla. Era sottile, qualcosa che solo chi era abituato a ballare e, soprattutto, a ballare in coppia poteva percepire. Come se non fossero sulla stessa lunghezza d’onda quando ballavano insieme. O meglio… erano nello stesso oceano, ma su due onde diverse, quindi anche se si trattava dello stesso mare le onde erano sempre un po’ sfasate.

Avevano imparato lo stesso ballo e si erano esibiti al meglio delle loro capacità, il che era senza dubbio il motivo per cui ce l’avevano fatta. Ma era chiaro che andavano ognuno per conto proprio. Fisicamente avevano ballato insieme, ma mentalmente no. Lance non pensava che importasse poi molto. Se l’erano cavata bene per aver avuto solo due settimane per prepararsi. Era orgoglioso del loro risultato. Ma sapeva che, se avessero avuto più tempo e sinergia, avrebbero potuto fare di meglio.

Era anche leggermente imbarazzato perché Shiro l’aveva notato.

Quando nessuno dei due gli rispose, Shiro riprese: “Allura e io ne abbiamo parlato-”

“Oh dio…” Borbottò Keith.

“E pensiamo che le nostre lezioni potrebbero aiutarvi.”

Lance inarcò un sopracciglio. “Lezioni?”

“Una di quelle vostre lezioni per sviluppare una sinergia di coppia?” Keith sembrava scettico e per niente felice.

Shiro annuì, sorridendo in quel suo modo amichevole che rendeva così difficile dirgli di no. “Dato che siete partner da poco, ovviamente la strada non sarà tutta in discesa. Ma crediamo che abbiate davvero il potenziale per lavorare bene insieme e vogliamo aiutarvi.”

Lance spostò il peso e si sporse in avanti, tenendosi in equilibrio con le mani sul corrimano in modo da poterlo guardare per bene. Lo occhieggiò cauto. “Qual è la fregatura?”

Shiro sembrò divertito. Incrociò le mani al petto. “La fregatura è che potreste imparare qualcosa sul serio.” Inarcò un sopracciglio. “Pericoloso, lo so.”

Lance sbuffò col naso e lanciò uno sguardo a Keith, borbottando sottovoce. “Ora capisco da chi hai preso il sarcasmo.” Credette di aver visto un fremito sulle labbra del ragazzo.

“Quindi cosa ne dite? Questo mercoledì? Tre ore di allenamento con me e Allura?”

Keith emise un lamento e Lance si sentì affine a quel sentimento. Però era palese che non stavano andando da nessuna parte a quel modo e voleva davvero tanto fare del suo meglio alle regionali. Avrebbe accettato tutto l’aiuto possibile. Certo, aveva un suo orgoglio. Era diviso tra il rifiutare dichiarando che avevano tutto sotto controllo e l’accettare il suo aiuto. Guardò Keith e vide che lui lo stava già fissando. Si scambiarono un cipiglio immusonito a labbra strette. Poteva vedere la sua lotta interiore riflessa negli occhi di Keith.

Poi, Keith gli fece un cenno quasi impercettibile e Lance sospirò.

Si ritrovò a dire: “Certo, perché no?”

Non poteva andare così male, giusto?

***

La sala 2A era molto simile alle altre stanze della scuola: pavimenti in lucido parquet, specchio a parete, impianto stereo, solo che era quasi il doppio di quella in cui si allenava Keith al quarto piano. Shiro e Allura avevano bisogno di molto spazio per ballare, ma Keith non riusciva a immaginarsi una coreografia per cui avrebbero avuto bisogno di così tanto spazio. Ma immaginò che fosse uno dei vantaggi di essere tecnicamente la proprietaria della scuola. Potevano avere qualunque stanza volessero.

Era arrivato prima di Lance. Pioveva quella mattina, quindi aveva optato per scroccare un passaggio a Shiro invece di andare in moto. Sfortunatamente, Shiro e Allura avevano programmato un allenamento di un’ora prima della lezione per lui e Lance. Quindi si era ritrovato seduto con la schiena contro lo specchio, cuffiette nelle orecchie, la sua playlist rilassante sparata nelle orecchie e il telefono in mano, giochicchiando.

Prestava attenzione solo per metà a quello che stavano facendo Shiro e Allura. Avevano iniziato con degli esercizi e poi erano passati a delle vecchie coreografie. Non avevano fatto niente che Keith non avesse già visto un centinaio di volte. Erano comunque impressionanti, ma aveva altro per la mente.

Tipo Lance.

Sperava con tutto il cuore che non fosse così. Eppure eccolo lì. In tutta la gloria della sua pelle abbronzata, dei suoi occhi blu e di quel suo sorriso da tonto. Radicato alla base dei suoi pensieri. Sempre lì ad aspettarlo con quel sorrisino che lo mandava in bestia e il suo orgoglio da sbruffone quando lasciava vagare liberi i suoi pensieri. Lo odiava e voleva… sradicarlo e lanciarlo insieme ai suoi amici nella pila dei rifiuti della sua discarica mentale. Ma no. Proprio come nella realtà, Lance era una testarda e costante spina nel suo metaforico fianco.

Non era una rarità che trovasse qualcuno attraente. Gli erano piaciute un sacco di persone nei 22 anni della sua esistenza. Era solo che… non si era mai sentito attratto da un amico dalle superiori e si era dimenticato di quanto facesse schifo. Soprattutto perché si trattava di Lance e Lance la maggior parte delle volte era solo… irritante. Era una tale cacofonia di tratti positivi e negativi che Keith si ritrovava quasi sempre con un costante mal di testa.
Certo, era abbastanza sicuro che la sua fosse un’attrazione solo fisica. Non era possibile che ci fosse qualcosa di più. Non era possibile che avrebbe permesso che la cosa diventasse più seria. Quella strada avrebbe portato solo a complicazioni con il suo nuovo gruppo di amici e tutta quella storia delle regionali, ed era una strada che non era disposto a percorrere.
Solo che… era sorprendente quanto si notasse la differenza tra trovare qualcuno attraente e ammettere a se stessi che si trovava quella persona attraente. Quella differenza si riduceva alla consapevolezza di sé. E la sua consapevolezza si faceva sentire fin troppo. Per un solo stupido momento, aveva pensato di darle retta, così da poter andare oltre. Non si era mai sbagliato così tanto. Si era incagliato su quel pensiero, continuamente cosciente di quando Lance gli era vicino, di quando sorrideva, di quando faceva un fottuto occhiolino. Voleva smetterla. Voleva tornare a quando erano solo amici. O perlomeno a quell’imbarazzante inizio di amicizia. Prima di tutti quei… pensieri extra che gli svolazzavano per la mente.

Non li voleva, non gli servivano e, in tutta onestà, lo infastidivano.

Gli facevano avere ripensamenti. Gli facevano notare cose che desiderava non aver notato. Lo rendevano fin troppo cosciente del fatto che Lance era nei dintorni. Lo rendevano cosciente delle sue stesse reazioni e, di conseguenza, imbarazzato da quelle reazioni, il che rendeva solo tutto peggio. E il tutto si riduceva a rendere imprevedibile e imbarazzante ogni interazione che aveva con il suo gruppo di amici. Era il suo inferno personale.

Ma le cotte svanivano, giusto? Anche quella se ne sarebbe andata.

… Non che potesse essere qualificata come cotta. Era solo attrazione. Era tipo… solo lo stadio che precedeva una cotta. E che fosse dannato se l’avesse lasciato diventare qualcosa di più. Col cazzo.
Quindi, Keith lasciò che la musica lo avvolgesse e si costrinse a rilassarsi, dicendosi che le lezioni con Shiro e Allura sarebbero andate bene. Avrebbero solo imparato come ballare meglio insieme. Un sacco di gente si era allenata con loro e ne era uscita migliorata.
Sarebbe andato tutto bene.

Eppure, per quante volte se lo fosse ripetuto, non riuscì a impedire che gli si incastrasse leggermente il respiro in gola quando si aprì la porta né che gli balzasse il cuore quando entrò Lance.

Shiro e Allura non smisero di ballare ma, quando alzò lo sguardo, vide che avevano notato il suo ingresso.

Lance si fermò sulla porta e li guardò prima di richiuderla piano alle sue spalle per poi costeggiare lo specchio a muro e sedersi di fianco a Keith. Lasciò cadere il borsone a terra e allungò un dito per picchiettare contro la cuffietta dell’altro. Keith fermò la musica, riluttante, e si tolse le cuffiette lasciandole ciondolare attorno al collo, girandosi a metà per scoccargli un’occhiataccia.

Sorrideva, e gli aveva rivolto un normalissimo sorriso di saluto, ma lo stomaco di Keith reagì in un modo di cui non andò molto fiero. “Scusa, sono in ritardo.”

Keith inarcò un sopracciglio. “Davvero?”

Lance sembrò leggermente sorpreso. “Uh, sì, di dieci minuti. Dovevo aspettare che mia madre tornasse a casa dal negozio. Non potevo lasciare i bambini da soli, sai com’è.”

“In tutta onestà, non mi ero accorto che eri in ritardo.”

Lance sbuffò col naso. “Gee, grazie, amico.”

Keith scrollò le spalle e indicò la coppia mentre Shiro prendeva Allura per i fianchi, sollevandola e facendole fare una giravolta e poi si piegò in avanti. Lei rotolò sulla sua schiena e atterrò sulle punte, prima un piede e poi l’altro, con tutta la grazia e l’equilibrio di una ballerina di danza classica. Non sapeva se avesse fatto o meno balletto in passato, ma non ne sarebbe stato poi così sorpreso. “È che hanno sempre ballato, quindi non me ne sono accorto.”

Lance li osservò incuriosito e Keith fu grato di essere riuscito a deviare la sua attenzione. “Nuova routine?”

Keith scosse la testa. “Vecchie routine. Vecchie di anni, tipo. Non so neanche come facciano a ricordarsele così bene.”

Lance sbuffò col naso, dandogli un colpetto con la spalla. “Come se anche tu non ti ricordassi tutte le tue coreografie.”

Keith sentì le labbra curvarsi in un piccolo sorriso. “Onesto.”

“Quindi hai mai seguito… una di queste lezioni?”

“No.”

“Quindi non sai cosa aspettarti.”

“Non proprio.”

“Ma dovrebbero aiutarci a migliorare come partner?”

“In teoria? Shiro si vanta sempre dei suoi studenti quindi immagino che funzioni.”

“Beh, i prossimi di cui si vanterà saremo noi perché saremo dei fenomeni in queste lezioni. Fase uno, qualunque cosa sia questa. Fase due, scegliere una canzone. Fase tre, regionali!”
Keith emise una risata nasale e in quel momento sentì che la tensione che aveva in corpo si era sciolta.
Gli era familiare. Quello era semplicemente Lance. Non c’era niente di più sotto. Pensò che molte delle sue incertezze e del suo nervosismo derivavano dall’anticipazione di vederlo. Di non sapere come avrebbe reagito alla sua vista. Ma una volta lì, non c’era stato alcun problema. Si trattava solo di Lance. Niente di speciale, niente di inaspettato. Proprio come con le sue esibizioni. Ci pensava troppo, ma quando arrivava il momento, tutto andava per il meglio.

Sarebbe andato tutto bene.

La canzone finì e anche la coreografia di Shiro e Allura, che si guardavano negli occhi con così tante emozioni represse che Keith non credeva fosse solo per far scena. Per un singolo secondo, si sentì come di troppo in un momento privato, ma quell’attimo svanì quando Lance applaudì con fervore, fischiando ed esultando così tanto da farli ridere mentre si allontanavano l’uno dall’altra.

“Ci hai graziato con la tua presenza, Lance.” Disse Allura, anche se in modo scherzoso e per niente maleducato.

Lui scrollò le spalle. “Roba di famiglia. Sai com’è.”

“Beh, quello che conta è che ora tu sia qui e che possiamo iniziare.” Disse Shiro, dirigendosi verso il suo telefono collegato all’impianto stereo. Mise in pausa la playlist per non far partire la canzone successiva e prese una lunga sorsata da una bottiglia d’acqua per poi lanciarla ad Allura.

“Evvai! Via con la festa!” Lance saltò praticamente in piedi, avvicinandosi al centro della sala. Keith ci mise di più e si prese il suo tempo per mettere via il telefono e le cuffiette nello zaino prima di alzarsi in piedi, riluttante, e raggiungere Lance vicino ad Allura.

Lei sorrise ad entrambi. “Il tuo entusiasmo è molto gradito, Lance.”

“Già, Keith, dov’è il tuo di entusiasmo?” Gli domandò Shiro, sistemandosi di fianco a lui e dandogli un colpetto con la spalla.

Keith incrociò le braccia al petto e rispose, impassibile: “Devo averlo lasciato nell’altro zaino.”

Lance ridacchiò e Shiro tentò di nascondere un sorriso. “Andiamo, puoi fare di meglio. È la prima lezione che fai con il tuo fratellone dopo anni.”

Keith gli scoccò un’occhiata e sollevò un dito, ruotandolo in un piccolo cerchio, e disse con voce monotona: “Yay.”

Shiro alzò gli occhi al cielo, ma il suo sorriso non scomparve. Sembrava che Lance si stesse sforzando per trattenersi, ma Allura riportò la loro attenzione su di lei, schiarendosi la voce. “Dunque, Keith, Lance, sapete perché siete qui?”

“Uh, per imparare a diventare dei partner migliori?” Disse Lance, come se si aspettasse che la sua fosse una domanda trabocchetto e non fosse molto sicuro della sua risposta.

Allura annuì, tenendo una mano sul fianco, e li indicò con la bottiglia. “Esatto. Ora, non fraintendetemi, presi singolarmente siete dei ballerini pazzeschi ed è normale che foste un po’ grezzi alle audizioni. Ve la siete cavata bene, ma è palese che vi manchi un certo livello base di sinergia con il partner di cui si ha bisogno per fare un bello spettacolo. Era come…” Mosse la bottiglia e portò lo sguardo al soffitto, cercando di trovare le parole giuste.

“Era come se steste ballando la stessa coreografia l’uno vicino all’altro invece che con l’altro.” Le venne in aiuto Shiro.

Allura schioccò le dita, indicandolo. “Sì, quello. Proprio così.” Gli rivolse un breve ma abbagliante sorriso per poi distogliere lo sguardo e a Keith non sfuggì il modo in cui le guance di suo fratello si colorarono di una sfumatura più scura o il timido sorriso che si allargò sul suo volto. “Quindi lo scopo di queste lezioni è di aiutarvi a sviluppare la vostra relazione in qualità di partner e, si spera, di costruire della sinergia tra voi. Avete già delle basi molto buone e crediamo che con un po’ di aiuto potreste andare molto lontano.”

Sembrava che Lance si stesse crogiolando in quei complimenti, ma Keith sentì comunque un frammento di apprensione conficcarglisi nello stomaco.

“Hai detto… lezioni? Al plurale?” Le chiese, sospettoso.

Fu Shiro a rispondere con un grande sorriso stampato sul volto. “Già, vorremo farvene una a settimana per un mese.”

“Le altre saranno più brevi di questa.” Aggiunse Allura. “Ma pensiamo che un lavoro costante possa migliorare di molto il vostro apprendimento.”

“È un aspetto che si trascura spesso nella danza, ma è molto importante. Soprattutto in coppia, quando si è soli con l’altra persona e non ci si può nascondere in un gruppo.”

“Ed è particolarmente importante nel vostro caso, dato che vi siete conosciuti a malapena un paio di settimane fa.”

Keith non si rese conto del cambiamento nella sua espressione facciale se non quando Lance gli diede un buffetto scherzoso. “Calmati, musone.” Disse, rivolgendogli un ghigno sicuro di sé. “Ci farà bene.” Si girò, dando la schiena ad Allura. “Sono disposto a fare qualunque cosa che ci possa aiutare a fare il botto alle regionali.”

Lei sembrava deliziata. “È questo lo spirito, Lance!” Poi, qualcosa nella sua espressione cambiò. Fu un cambiamento sottile e Keith si convinse che l’unico motivo per cui se n’era accorto era perché era da troppo tempo che si vedeva rivolgere quello sguardo. Lei abbassò leggermente il mento, assottigliò appena lo sguardo, una scintilla nel fondo delle sue iridi, e le labbra appena accennate in un sorriso. “Inizieremo la lezione di oggi con esercizi sulla fiducia.”

Keith si fece teso e con la coda dell’occhio vide che anche Lance si era irrigidito. “Uh, esercizi sulla fiducia?” Disse Lance, dando voce all’apprensione di Keith. “Non siamo qui per imparare a ballare?”

Il sorriso abbagliante da 1000 watt di Allura non ebbe neanche un tremito. Anzi, si fece leggermente più subdolo e lei inclinò appena la testa di lato. “Sapete già ballare. Siete qui per imparare a ballare insieme, il che richiede un livello di fiducia che nessuno di voi possiede ancora.”
Lance alzò gli occhi al cielo, spostando il peso all’indietro, e incrociò le braccia al petto. “Pfff, io e Keith ci fidiamo ciecamente l’uno dell’altro quando si tratta di ballare. Non abbiamo bisogno di esercizi sulla fiducia. Giusto, Keith?”

“Già.” Concordò lui, cercando di sembrare austero. Ma conosceva quello sguardo e Allura non avrebbe mollato la presa.

“Quindi mi stai dicendo che, se te lo chiedessi, saresti pronto a tuffarti subito a pesce tra le braccia di Keith. SENZA esitare. Senza fare domande. E ti fideresti del fatto che ti prenderebbe?” Gli domandò Shiro con un sopracciglio inarcato.

Lance voltò la testa per guardare Keith, e Keith ricambiò il suo sguardo. Fece del suo meglio per comunicare con lui in silenzio, supplicandolo di dargli ragione e basta sul fatto che si fidasse di lui. Forse, se fossero riusciti a convincerli, non avrebbero dovuto fare quegli esercizi.

Ma Lance lo guardava interrogativo, le labbra strette e gli occhi assottigliati, e Keith sapeva che era una battaglia persa. “Giàààà.” Disse Lance lentamente, voltandosi verso Allura, ma mantenne lo sguardo su Keith un secondo di più, sollevando il mento, e lo guardò cauto. “Quindi… a proposito di quegli esercizi sulla fiducia…”

Allura rise. “Sono felice che la vediamo allo stesso modo.”

Keith gemette. “Ti prego, non dirmi che faremo la cadu-”

“Per prima cosa, faremo le cadute della fiducia.” Disse Allura, parlandogli sopra, e batté forte le mani. “Dubito che abbiate bisogno di una dimostrazione, ma non si sa mai.” E si lasciò cadere. Si inclinò all’indietro, tenendo le gambe dritte, e si dondolò sui talloni per poi lasciarsi cadere all’improvviso.

Keith non era sicuro di aver visto Shiro muoversi, ma lui fu subito lì, prendendola da sotto le braccia e rimettendola in piedi.

Lei raddrizzò la schiena, posando le mani sui fianchi. “Così. Forza.” Disse, sventolando le mani verso di loro. “Lance, tu sei il primo. Keith, assicurati di prenderlo.” Quando nessuno dei due si mosse, occhieggiando l’altro con fare cauto, Allura fece loro un segno e fece un passo in avanti, mettendoli a forza in posizione trascinandoli con una presa ferrea. Mise Lance a un paio di passi di distanza con la schiena rivolta verso Keith. Lance cercò di voltarsi per guardarlo, ma Allura lo fece girare di nuovo per poi allontanarsi. “Ora, su.”

Keith sospirò e rivolse la sua attenzione a Lance, tendendo le braccia verso di lui. Fece forza sulle gambe per prepararsi a sostenere il peso dell’altro e aspettò… e aspettò… e-

“Sei pronto?” Lance sbirciò da dietro la spalla.

“Sì, Lance. Muoviti a cadere.” Disse, sollevando le braccia un po’ di più per fargli vedere quanto fosse pronto.

Lance aggrottò le sopracciglia. “Giusto, sì, va bene.” Si voltò di nuovo. Teneva le braccia lungo i fianchi e Keith vide che batteva nervosamente le dita le une contro le altre, picchiettando sulle gambe. “Vado. Cado. Proprio adesso. Sto cadendo. Sto per… piegarmi all’indietro.”

“Quando vuoi, Lance.” Disse Allura, e Keith capì che cercava di essere paziente anche se percepì una punta di esasperazione.

“La fiducia non viene a comando, Allura!” Sbottò Lance, la sua voce leggermente più acuta di poco prima.

Keith vide Shiro posare una mano sulla spalla di Allura. “Ha ragione. Lascia che lo facciano coi loro tempi.” Disse piano, più a lei che a loro. Si scambiarono uno sguardo tenero e Keith si sentì di nuovo di troppo. Si girò verso Lance.

“Lance. Sono pronto. Lasciati andare e basta.” Voleva solo farla finita. Non voleva pensare più del necessario a Lance tra le sue braccia.

“Okay, okay, non mettermi fretta.” Brontolò Lance. E, dopo un altro paio di secondi in cui dondolò il peso da un lato all’altro, iniziò a inclinarsi all’indietro. Allargò le braccia, spostando il peso sui talloni. Iniziò a cadere e… riprese l’equilibrio, incespicando all’indietro di un passo e dondolando le braccia per poi sbirciare da dietro la spalla guardandolo con fare accusatorio, come se fosse stato Keith a sbagliare. “Sei sicuro di essere pronto? Perché non mi sembra che tu lo sia davvero-”

“Lance, porca troia!” Shiro si schiarì la voce, ma Keith lo ignorò. “Stai zitto e fidati di me!”

“D’accordo, va bene! Yeesh, non c’è bisogno di urlare…” Borbottò a voce sempre più bassa, ma si rimise di nuovo in posizione.

Dopo un’attesa decisamente breve, Lance si sporse all’indietro e si lasciò cadere sul serio. Se doveva essere onesto, Keith si aspettava che si sarebbe rimesso di nuovo in piedi. Ma si lasciò cadere completamente e Keith incespicò per mantenere l’equilibrio quando Lance gli cadde tra le braccia a peso morto. Dovette fare un passo indietro per rimanere in piedi quando lo colpì sul petto e irrigidì le braccia per prenderlo da sotto le ascelle. Digrignò i denti e lo rimise in piedi, ignorando il verso di sorpresa di Lance.

Per un secondo, un misero secondo di distrazione, Keith fu stupito dal calore di Lance, dalla sensazione della sua schiena contro il petto, dal profumo del suo shampoo, intenso e piacevole. Poi lo spinse in avanti, rimettendolo in piedi, interrompendo così quel contatto.

“Mi hai quasi fatto cadere!” Disse Lance, girandosi per guardarlo, tenendo le labbra storte in una smorfia accusatoria.

Keith incrociò le braccia al petto. “Ma non l’ho fatto.”

“Ma per poco! Stavi cadendo!”

Lui scrollò le spalle. “Pesavi più di quanto pensassi.”

Lance boccheggiò con fare teatrale, portandosi una mano al petto. Keith alzò gli occhi al cielo.

“Okay, andava bene. Un po’ incerta, ma andava bene. Ora fate cambio. Keith, tu cadi, e Lance tu lo devi prendere.” Allura fece una pausa, fissando Lance con fare severo. “E per favore, non farlo cadere.”

“Non lo farei mai!” Lei si limitò a guardarlo. Lance sospirò rumorosamente e si girò verso Keith. Allungò le braccia, la mascella stretta per la determinazione. “Andiamo, Keith.”

Keith gli diede le spalle, prontissimo a cadere, ma esitò. E va bene… doveva ammettere che sul momento era più difficile di quanto avesse immaginato. Non era che non si fidasse di Lance, era che non riusciva a lasciarsi cadere così alla cieca. Nessuno ci riusciva. Era contro la natura umana. Il che poteva essere un motivo sul perché fosse utile negli esercizi sulla fiducia, ma in quel momento Keith lo usò come scusa per la sua esitazione. Non aveva niente a che fare con il pensiero di Lance che lo sorreggeva, saettato nella sua mente per poi dissolversi.

Comunque, era deciso a far vedere a Shiro e Allura che aveva ragione e a non aspettare né tentennare così a lungo come aveva fatto Lance.

“Che succede, Joe Jonas? Non è così facile quando tocca a te, non è-”

Si interruppe di colpo con un gridolino quando Keith si lasciò cadere. Non era sicuro che Lance fosse pronto. A dirla tutta, era certo che non lo fosse. Ma a quel punto non gli importava. Forse se avesse sbattuto abbastanza forte contro il pavimento sarebbe svenuto e non avrebbe più dovuto aver a che fare con quella situazione.

Sfortunatamente, non cadde a terra. Colpì Lance dritto nel petto… e il suo slancio li trascinò entrambi. Lance gli avvolse le braccia intorno e lanciò un grido acuto, piegandosi in avanti, mentre cadevano entrambi. Lo prese il panico e dimenò le braccia, ma invano. Gli si mozzò il fiato quando atterrò sopra Lance e sentì l’altro gemere in risposta.

“Non ero pronto.” Si lamentò Lance sotto di lui, mollando la presa e lasciando cadere mollemente le braccia lungo il corpo.

Keith, che si era irrigidito nella caduta, si rilassò, lasciando che il suo corpo si afflosciasse sopra quello dell’altro, e ciondolò la testa, appoggiandola sulla spalla di Lance. “Dovevi essere pronto, idiota. È questo il punto dell’esercizio.”

“Sei tu l’idiota, ti sei lasciato cadere quando non ero palesemente pronto!”

“Mi hai detto tu di andare!”

Poi arrivò Shiro, che gli tese una mano per rialzarsi. Keith la prese. “Okay, non è colpa di nessuno.” Disse, abbassandosi per aiutare Lance. “Ma potete prendere questo esercizio sul serio per favore?”

“Lo stavo prendendo sul serio.” Brontolò Keith.

“Già, anch’io!”

“Allora fatelo di nuovo.” Disse Allura, avvicinandosi al telefono di Shiro. Selezionò una playlist rilassante che Keith riconobbe come la sua non appena iniziò la musica. Abbassò il volume in modo che fosse solo un rumore di sottofondo. “Lance, tocca di nuovo a te.”

“Ma-!”

“Lance.” Il tono di Shiro non lasciava spazio a proteste.

Lance lanciò un’occhiataccia a Keith. “Farai meglio a non lasciarmi cadere.”

“Come hai fatto tu?”

“Ho attutito la caduta col mio corpo! Deve pur valere qualcosa!”

Keith fece un verso pensieroso. “Ci penserò.”

“Keith! Amico!”

Keith gli rivolse un sorrisino e allungò le braccia. “Fidati di me e lasciati cadere, dai. Ti prendo.”

Lance gli scoccò una lunga occhiata, ma si voltò comunque. Prese un respiro profondo, come un uomo che si rassegna al proprio destino, e si lasciò cadere. Keith lo afferrò e quella volta era pronto, quindi non incespicò.

Lance gli colpì il petto con un piccolo oomph e aprì gli occhi dopo poco. Si guardò intorno e poi inclinò la testa all’indietro. I suoi capelli carezzarono le clavicole di Keith, e il ragazzo avrebbe voluto non notare quel particolare. “Huh, mi hai preso.”

Keith mantenne il suo sorrisino. “Te l’avevo detto.”

“Non mentirò, pensavo che mi avresti lasciato cadere.”

“Non sono uno stronzo, Lance.”

Ma poi piegò le gambe velocemente, abbassandosi di qualche centimetro. Lance cadde con lui. Non di molto e si fermò molto prima di cadere davvero, ma Lance urlò comunque e si dimenò un poco prima di atterrare nuovamente tra le braccia di Keith. Keith non riuscì a trattenere la risata che gli scoppiettava in gola. Poteva sentire anche Shiro e Allura che ridacchiavano lì di fianco, nascondendo il sorriso dietro la mano.

“Non è divertente!” Sbottò Lance. Aveva le orecchie rosse.

“È stato molto divertente.”

“Sì sì…” Brontolò, e anche se Keith non riusciva a vedere il suo volto era sicuro che fosse imbronciato. Lance rimase appeso tra le sue braccia per un momento, le braccia molli sopra a quelle rigide e tese di Keith che lo trattenevano, con la schiena contro il petto dell’altro. Fece una strana flessione e strinse le ascelle attorno alle braccia di Keith. Keith stava per chiedergli cosa stesse facendo quando Lance si decise a parlare: “Accidenti, Keith. Fai davvero sollevamento pesi, huh?”

Per poco non lo lasciò cadere lì e subito. Ma lo spinse bruscamente in piedi.

Allura applaudì. “Molto bene! Ora Keith, proviamo di nuovo. Lance-”

“Non lo farò cadere questa volta!”

“Bene.”

Keith fu grato di poter dare le spalle a Lance con quella scusa. Si sentiva il collo un po’ troppo caldo. Non riuscì a trattenersi dal chiedergli: “Pronto?” Ma più per stuzzicarlo che per altro.

Lance emise un verso di assenso e, poco prima di lasciarsi andare, Keith lo sentì cantare tra sé e sé: “He’s going down, I’m yelling timbeeeer!

Lance lo prese e non indietreggiò di un centimetro. Era una presenza sorprendentemente sicura alle sue spalle e Keith cercò di non pensarci troppo. Soprattutto quando Lance ridacchiò in modo gutturale, un suono così vicino alle sue orecchie, e il suo petto venne scosso dalle risa.

“Aww, cadi ai miei piedi.” Chiocciò Lance scherzoso, e Keith emise un lamento, schiaffandosi una mano in faccia.

“Fammi un favore, lasciami cadere e sbattere la testa.”

“Non si può, amico. Abbiamo del lavoro da fare.”

Allura gli fece ripetere l’esercizio per un po’ e ogni volta gli veniva più facile. Una volta capito che l’altro era forte abbastanza da prenderlo e una volta stretto un silenzioso accordo sul seguire le istruzioni di Allura per il loro stesso bene, prendersi al volo e lasciarsi cadere divenne più semplice. Eseguivano l’esercizio sempre più veloci e non ci volle molto prima che Lance si annoiasse.

Quando venne il suo turno, non perse tempo e finse di svenire con fare teatrale, portandosi una mano alla fronte nel mentre. Quando venne il turno di Keith, Lance fece un’altra battuta sul fatto che cadeva ai suoi piedi. Keith guardò Shiro dritto negli occhi e disse: “Uccidimi.”

Shiro lo accontentò e sollevò una mano a mo’ di pistola, puntandolo. “Blam.” Disse, sorridendo con fare scherzoso. Keith ignorò l’orribile tentativo di suo fratello di imitare il suono di uno sparo e si portò una mano al petto, lasciandosi cadere come se fosse stato colpito. Lance lo prese e rise, rischiando quasi di farlo cadere. A Keith non importò. Nascose il suo sorriso.

Alla fin fine, le cadute della fiducia non erano poi così male. Sfortunatamente, proprio quando iniziava a credere che sarebbe andato tutto bene, Allura li destabilizzò con l’esercizio successivo.

Dobbiamo proprio?” Si lamentò Lance, incassando le spalle e lasciando ciondolare la testa di lato.

“Sì.” Disse lei con fermezza, le braccia incrociate al petto. “Il contatto visivo è una parte molto importante per costruire la vostra sinergia. Come potete ballare con qualcuno e trasmettere senso d’unione se non vi guardate nemmeno?”

“Non ho problemi a guardare Keith. È la parte sul fissare che è un po’… strana.”

Keith non se la prese. Era completamente d’accordo.

Erano entrambi seduti per terra con le braccia incrociate al petto e continuavano a non guardarsi testardamente.

“Vi assicuro che non è così strano come pensate.” La sua voce si addolcì in qualcosa di più solidale. “Potrà anche sembrarvi strano adesso, ma se ce la fate vi verrà più semplice guardarvi negli occhi mentre ballate. Shiro mi guarda per coreografie intere senza sentirsi strano.”

“C’è un motivo.” Borbottò Keith tra sé e Lance ridacchiò.

Allura sospirò. “Fatelo e basta. Un minuto. È tutto quello che vi chiedo.”

“Ma-”

“Niente ma.” Fece un passo in avanti, poggiando le mani sulle loro teste. Con un movimento deciso li costrinse a guardarsi. “Shiro, potresti cronometrarli?”

“Certo. Cominciate pure, ragazzi.”

Allura tolse le mani e si fece da parte e Keith si sentì subito molto più solo e molto più vulnerabile. Fissò Lance e Lance lo fissò di rimando. Teneva le labbra strette in una smorfia che sembrava quasi un broncio. Keith fece del suo meglio per costringersi a fare un’espressione neutra. Non era sicuro di esserci riuscito. Il silenzio che era calato nella stanza era assordante anche se c’era la musica diffusa dagli altoparlanti. Lance si picchiettava le braccia con le dita, pizzicando la maglietta. Keith iniziò a contare i secondi perché non sapeva cos’altro fare. Ogni secondo passava lento in un modo agonizzante. E per tutto il tempo, si perse in un mare blu scuro con riflessi grigi e sfumature più chiare che turbinavano in tempesta-

Lance assottigliò appena lo sguardo. “Scommetto che posso stare più a lungo di te senza sbattere gli occhi.”

Keith inarcò un sopracciglio. “Vuoi che la nostra gara di sguardi diventi… una battaglia di sguardi?”

Lance inclinò la testa di lato, le labbra piegate in un sorrisino. “Sì.”

Keith si iscurì. “Andata.”

“Okay, a partire da… adesso!”

Improvvisamente, fissarlo gli venne più facile. Perché non riusciva a trattenersi. Gli era stata lanciata una sfida e Keith non era un tipo che si tirava indietro facilmente. Che fossero ringraziati Lance e la sua tendenza a trasformare tutto in una sfida. Smise di contare per guardarlo male, concentrandosi sul non sbattere le palpebre. Sentiva la palpebra in preda agli spasmi, ma resistette a quell’impulso. Lance arricciò il naso nel tentativo di fare lo stesso.

La situazione probabilmente gli era sfuggita di mano perché all’improvviso Shiro disse: “Tempo!”

Lo riscosse così tanto che sbatté le palpebre. Lance le chiuse un secondo più tardi, il volto luminoso, e raddrizzò la schiena sollevando un pugno verso l’alto. “Ho vinto!”

“Lance, non era una gara.” Shiro sembrava più stanco che autoritario. “Dovrebbe aiutarvi ad avvicinarvi e a farvi sentire più a vostro agio con l’altro.”

“Beh, io mi sento più a mio agio quando faccio il culo a Keith.”

Keith fece un verso di scherno. “Hai vinto solo perché Shiro mi ha distratto.”

“Non tirarmi in mezzo.” Borbottò Shiro con un breve lamento a mo’ di supplica.

“Fortunatamente per te, puoi chiedergli la rivincita.” Disse Allura, e tutti e tre si girarono a guardarla. Shiro le rivolse uno sguardo incuriosito, sollevando le sopracciglia. Lei ricambiò il suo sguardo e scrollò le spalle, rivolgendogli un piccolo sorriso. “Potranno anche averla resa una gara senza motivo, ma almeno hanno fatto l’esercizio. Perché non sfruttare la cosa?”

Shiro scrollò le spalle, ricambiando il sorriso. “Mi sembra giusto.”

“Aspettate, quindi dobbiamo farlo di nuovo?” Domandò Lance, suonando un po’ costernato. Keith non si offese minimamente. Non ne era felice neanche lui.

“Già.” Sorrise Allura raggiante.

“Avevi detto che sarebbe durato solo un minuto!”

“La prima volta, sì. Ora invece dovete farlo per due.”

“Che cosa?”

Sia lei che Shiro erano appoggiati alla sbarra che costeggiava lo specchio a muro. Entrambi con le braccia mollemente incrociate al petto. Nonostante la dolce innocenza nella sua voce, Keith riconobbe quella scintilla familiare nei suoi occhi. Una goccia di nauseante anticipazione gli serpeggiò lungo la schiena. “Solo che stavolta vi terrete per mano.”

Keith tentò di protestare, ma il cuore gli si bloccò in gola e riuscì a emettere solo un verso strozzato. Lance sembrò avere lo stesso problema. Keith si rifiutò di guardarlo e continuò a fissare Allura con occhi spalancati, cercando di trasmetterle un muto avvertimento e una supplica. Lei lo ignorò e Lance continuò a emettere degli strani versi strozzati di fianco a lui. Keith sentì un calore rivelatore scivolargli lungo il collo.

Lance riuscì a ritrovare la parola per primo. Si schiarì la voce e Keith lo guardò di sbieco. Unì le mani e le portò di fronte al volto. Teneva gli occhi chiusi e prese un respiro profondo. “Okay, aspetta, fermati, fammi capire bene…” Aprì gli occhi e puntò Allura con le mani. “Vuoi che ci fissiamo. Per due minuti. Tenendoci per mano?!”

Allura non fece una piega. “Sì.”

Lance boccheggiò per un secondo. “Allura, perché?”
“Perché credo vivamente che sia importante, Lance.” La sua voce era un po’ più ferma, ma non per questo meno calma. “Il contatto visivo e fisico sono aspetti importanti nel ballo di coppia, anche se non ballate con lo stile che preferiamo io e Shiro. Sono modi di interagire, di costruire sinergia durante l’esibizione, di mostrare che ballate insieme. Si tratta di un semplice esercizio per abituarvi a queste due cose. Se ce la fate, allora farlo anche mentre ballate vi verrà più facile.”

“Va bene, ma-”

“Niente ma!”

Lance sbuffò e, con la coda dell’occhio, Keith lo vide girarsi verso di lui. Keith portò lo sguardo ora su Allura e ora su Shiro, socchiudendo gli occhi. Entrambi ricambiarono il suo sguardo con decisione, fingendo innocenza. Non gli credette neanche per un secondo. Tutto quello che aveva detto Allura aveva senso e l’aveva spiegato con così tanta facilità che Keith credeva che fosse davvero parte delle loro lezioni. Ma non credeva che non stessero cercando di ricavarci qualche soddisfazione extra nel vederlo soffrire.

Avrebbe ammazzato Shiro più tardi.

“Facciamola finita.” Borbottò Lance, e cambiò posizione all’improvviso. Keith girò la testa di scatto e lo vide trascinarsi verso di lui, fermandosi quando le loro ginocchia si toccarono. Non lo guardò quando gli porse le mani. Da quando Lance aveva delle dita così lunghe e fini? “Keeeeith.” Si lamentò Lance. Keith non si era reso conto di essersi fermato a fissarlo. Decise di iniziare e riportò lo sguardo su Lance. Teneva le labbra strette in un piccolo broncio e i suoi occhi erano duri e illeggibili. “Non farmi aspettare, amico.”

Keith sospirò, sentendosi rigido quando smise di incrociare le braccia mettendo le sue mani in quelle di Lance. Strinsero di poco le dita insieme, ma abbastanza per far sì che Allura non potesse contestare che non si stessero tenendo per mano.

“Okay, cronometro da… ora.” Disse Shiro da qualche parte di fianco a loro.

Keith prestava a malapena attenzione. I suoi occhi erano su Lance e teneva le labbra strette, sperando e pregando che la sua espressione fosse calma. Si sentiva il volto irrazionalmente caldo e così pure le mani. Merda, sperava di non avere i palmi sudati. Fortuna che aveva i guanti. Il suo unico conforto era il lieve rossore che capeggiava sulle guance di Lance, dando una pennellata di colore sul suo naso.

Lance passava lo sguardo da un occhio all’altro, e quel piccolo movimento era stranamente esitante ed erratico. La sua espressione si contorceva in piccoli modi, un tic lì, un segno di espressione là. Sembrava che stesse combattendo e perdendo una battaglia interiore. Keith si limitò a concentrarsi sul mantenere la sua espressione immota, prendendo dei respiri profondi di nascosto per calmare il suo stomaco attorcigliato.

Notò il momento in cui Lance decise di parlare. Lo vide nella scintilla nei suoi occhi, nel fremito delle labbra. Quando riuscì a trovare la voce, sulle sue labbra c’era un’ombra di sorriso. “Wow, Keith, le tue mani sono come carta vetrata. Mai sentito parlare di una cosa chiamata crema?”

Keith aggrottò le sopracciglia, tirando le labbra in un broncio. “E tu hai mai lavorato almeno un giorno nella tua vita? Non hai neanche un callo.”

Il sorrisino di Lance si allargò. “Lo prenderò come un complimento. Una buona routine per la pelle fa proprio miracoli, è incredibile!”

“Ti credo sulla parola.”

“Amico, sul serio però, ti mangi le unghie?” Lance punzecchiò la punta delle sue dita con i pollici, carezzandole per sentire la pelle indurita attorno alle unghie, lì dove Keith se la torturava.

“Non sono affari tuoi.”

“Ma che schifo, amico.”

“Come se tu non te le mangiassi mai.”

“Infatti. Guarda pure.”

E Keith controllò, passando piano il pollice sulla punta delle dita dell’altro. Le sue unghie erano arrotondate e tagliate in corte mezzelune perfette. La pelle intorno alle sue unghie era immacolata, almeno da quello che poteva sentire al tatto. Aggrottò le sopracciglia. “Ma che cazzo…”

“Si chiama autocontrollo, mullet.”

Keith grugnì, continuando a guardarlo negli occhi. Gli veniva più facile quando litigavano, ma il silenzio in cui erano tornati lo rendeva agitato. Iniziò a muovere le mani in quelle di Lance, picchiettando pigramente contro il suo polso. Poi, sentì uno dei tanti braccialetti sul polso dell’altro sfiorargli la punta del dito e gli sembrò un buon modo per iniziare una conversazione.

“Perché li tieni?”

Per un secondo, sembrava che Lance stesse per guardare verso il basso istintivamente. Si fermò all’ultimo. “Che cosa?”

“I braccialetti. Sembrano quelli dell’amicizia per bambini.”

Si aspettava che aggrottasse la fronte o che gli mettesse il muso. Invece, l’espressione di Lance si addolcì e inclinò la testa di lato. “Lo sono.” Keith inarcò un sopracciglio e Lance continuò. “Ho molti fratelli e nipoti e nipotine e cugini e sono quasi tutti più piccoli di me. Insegnargli a fare questi braccialetti è una sorta di tradizione di famiglia per me e i miei fratelli più grandi. Poi ne diventano pazzi e mi ritrovo all’improvviso con un milione e cinque braccialetti tra le mani. Ovviamente li metto tutti.”

Keith sentì un fremito alle labbra. “Ovvio.”

“Ehi, è forse sarcasmo quello che sento, Kogane? Non insultare l’arte che la mia famiglia crea nel tempo che passiamo insieme o ti prendo a pugni.” La sua voce era perlopiù scherzosa, ma conteneva una sottile punta difensiva, una scintilla di durezza negli occhi mentre sosteneva lo sguardo di Keith.
“Non la sto insultando.” Disse Keith con onestà, sentendo il bisogno di chiarire. Ma non capì che cosa lo spinse a continuare. “Penso che sia- carino.” Cercò di dire il più normalmente che poteva, come se non fosse chissà ché, perché non lo era. Era carino. Sperava solo che Lance non notasse il fatto che la sua voce si era leggermente incrinata. Lance, però, strinse le labbra, arrossendo. Aprì leggermente di più gli occhi e Keith sapeva che avrebbe voluto distogliere lo sguardo. E che cazzo, anche Keith voleva farlo. Ma non potevano. Non ancora. Lance si ricompose, ritornando con facilità alla sua nonchalance e scioltezza. Scrollò le spalle. “È solo pratico. È un buon modo per tenere i bambini occupati e fargli passare il tempo. Si divertono. I braccialetti mi stanno da Dio. Vincono tutti.”

Il silenzio che cadde dopo quelle parole fu ancora più soffocante, ma nessuno dei due distolse lo sguardo fino a quando Shiro non parlò.

“Tempo.”

“Finalmente!” Lance staccò le mani da quelle di Keith e sollevò le braccia al cielo, afflosciandosi all’indietro fino a spalmarsi a terra. “Possiamo passare alla parte in cui balliamo davvero, per favore?”

Allura ridacchiò e Shiro gli rivolse un sorrisino. Keith scoccò un’occhiataccia a entrambi. “Sì, faremo altro-”

“Grazie.”

“-quindi fate riscaldamento e poi potremo iniziare.”

Fare riscaldamento e stretching era abbastanza normale. Keith fece del suo meglio per ignorare Lance, ma quel ragazzo aveva la fastidiosa abitudine di saltare all’occhio. Lo stretching divenne niente meno che tre gare per vedere chi fosse più elastico. Fu un tacito accordo: un incrocio di sguardi, Lance che si allungava un po’ di più e Keith che rispondeva allo stesso modo. Erano praticamente pari, ma Keith era sicuro di essere leggermente più flessibile nelle gambe, mentre Lance aveva un po’ di vantaggio su di lui con il torso. Non appena Allura si rese conto della loro sfida silenziosa, li batté con facilità.

E va bene, forse Keith capiva perché suo fratello fosse così intimidito da lei.  Ma andiamo. Chiunque avesse un paio di occhi avrebbe visto i continui sguardi che gli lanciava, il contatto fisico casuale, quei dolci sorrisi. Aveva una ragione in più per prendere Shiro a calci in culo.

“Okay.” Disse Allura, mettendosi di fronte a Shiro, che era mezzo girato per guardare i due ragazzi. “Vi faremo vedere un ballo. È… leggermente più complicato di quello che facciamo di solito per queste lezioni, ma con il tempo che avete a disposizione potete impararlo. Siete due ballerini pieni di talento e riuscite ad adattarvi a diversi stili abbastanza facilmente. Dunque, anche se potrebbe essere qualcosa fuori dagli schemi per voi, abbiamo fiducia che ce la possiate fare. Oggi, però, non iniziamo col botto. Vi insegneremo il ballo man mano, iniziando con le parti più semplici ora che la vostra sinergia è ancora traballante e arrivando poi a unire il tutto.”

“Dando per scontato che, ovviamente,” aggiunse Shiro, “voi due siate d’accordo per trovarvi una volta a settimana per queste lezioni.”

“Certamente. Ora vi mostreremo come dovrebbe venire fuori, ma non sentitevi troppo sotto pressione.” Gli fece un breve occhiolino. “Saresti così gentile da premere play?”

Keith li aveva visti ballare centinaia di volte. Non era niente di nuovo. Conosceva la loro sinergia impeccabile, il loro stile emotivo nel raccontare una storia. Keith non si era mai cimentato in niente di simile. Forse perché avrebbe avuto bisogno di un partner. E forse perché sembrava così… intimo. E nonostante conoscesse lo stile di Shiro e Allura nel ballo, si era rifiutato di pensarci fino a quel momento.

Ora che stava per succedere, si accorse che dire che avrebbe potuto rivelarsi qualcosa di fuori dagli schemi era dir poco.

Si sentì teso e sapeva di esserlo. Li guardò con le braccia incrociate, le dita conficcate negli avambracci, cercando di respirare. Il che gli riusciva molto difficile dato che il suo cuore non si decideva se rimanergli in gola o sprofondargli nello stomaco. La canzone era sentimentale e quel sentimento era riflesso nelle loro espressioni, nel modo in cui si toccavano, nel modo drammatico e sentito in cui muovevano i loro corpi e i loro arti. I sorridenti Shiro e Allura erano svaniti e Keith si sentiva come se fosse stato trascinato in una storia che cozzava orribilmente con la realtà in cui si trovavano poco prima.

Prestò a malapena attenzione ai dettagli delle pose e delle prese che eseguivano. Era troppo distratto dalla loro vicinanza. Non voleva affatto pensare a eseguire quelle mosse con Lance.

Anche se non credeva di avere altra scelta.

Quando ebbero finito, fermarono la musica ed eseguirono nuovamente la prima serie di mosse con lentezza. Non c’era più niente di drammatico. Nessuna presa teatrale. Nessun tipo di azione su cui concentrarsi. Solo… un sacco di contatto fisico. E di prese. E di espressioni piene di passione…

“Avete capito?” Chiese Allura quando ebbero finito. Tutto sommato, quando si eseguivano in fretta, prendevano solo qualche secondo. A Keith sembrava che fossero durate ore. Allura si allontanò da Shiro, sorridendo ai due ragazzi e tenendo le mani sui fianchi.

A Keith non piacque il modo in cui lo disse e si limitò ad annuire, teso.

Lance, d’altro canto, non si fece alcun problema a dar voce alle sue preoccupazioni. “Giàààà, cioè, tipo, era bellissimo e tutto ma… dobbiamo proprio- farlo- anche noi?”
Allura inarcò un sopracciglio. “Cosa vorresti dire esattamente con quel farlo?”
Lance si grattò la nuca, gesticolando con l’altra mano con fare vago. “Sai, fare quello. Gli sguardi e il contatto fisico e tutto.”

“Sì, certo.”

“Ma-”

“È una parte fondamentale di questo stile. Raccontare una storia richiede che ci si concentri sul partner. L’espressività sia a livello personale che di coppia, uno sforzo condiviso.”

“Ma- perché?” Dalla sua voce trapelò una nota di disperazione e almeno Keith si sentì confortato dal fatto che non fosse l’unico a esitare di fronte a quell’esercizio. Poteva anche non averlo detto per il suo stesso motivo, ma se lo fece andare bene.

“Perché questo stile costringe a concentrarsi sul partner e su quello che accade tra di voi. Il che, fatalità, è proprio l’obiettivo di questo esercizio.” Lui e Allura si fissarono con occhi assottigliati e labbra strette in una linea dura e sottile. Se si trattava di intimidire l’altro, Keith sapeva che avrebbe vinto Allura.

Approfittò di quel momento per rivolgere a Shiro un’occhiata implorante. Non aveva raccontato in maniera esplicita a suo fratello della sua attrazione in via di sviluppo. Suvvia, nemmeno a lui piaceva pensarci. Ma questo non lo fermò dal cercare di implorare in silenzio l’aiuto di suo fratello. Shiro incontrò il suo sguardo e gli rispose con uno in parte comprensivo e in parte divertito.
“Lo farai, Lance.” Disse Allura con decisione. “Servirà a entrambi e quello che imparerai qui lo trasferirai nel tuo stile di ballo. Vuoi andare bene alle regionali, no?”

Keith riportò lo sguardo su di loro giusto per vedere Lance sussultare. Era un colpo basso e lo sapevano tutti. Sapevano anche che era l’asso nella manica di Allura. Lance non poteva ribattere contro quella logica e Keith vide il momento in cui si arrese. La guardò a bocca aperta, cercando di formulare una risposta articolando bocca e mascella. Poi incrociò le braccia al petto e si ingobbì, portando le spalle fino alle orecchie. Distolse lo sguardo e borbottò: “Sì…”

E fu così che Keith si ritrovò fin troppo vicino a Lance per il suo bene. Shiro e Allura erano di fianco a loro, mostrandogli le mosse passo passo. Le eseguirono una alla volta con i due istruttori che gli stavano addosso, toccandoli e sistemando le loro posizioni fino a quando non erano soddisfatti del risultato. Con suo grande dispiacere, si ritrovarono a guardarsi negli occhi più spesso che no. Per quanto fosse imbarazzante, era più facile che cercare di ignorarsi completamente. Era impossibile quando erano così vicini. Cercò di rimanere concentrato e strinse le labbra, controllando la sua espressione. Non era sicuro di esserci riuscito, però.
L’unica cosa di cui era certo era che, con il braccio di Lance sulla schiena e la sua mano poggiata sul petto mentre si lasciava andare tra le sue braccia, sapeva che l’altro poteva sentire lo staccato del suo cuore. Lo sentiva martellare nel petto, cozzare contro il tocco di Lance. Cercò di domarlo, supplicandolo. Non funzionò, ovviamente. Non quando il volto di Lance era così vicino e si guardavano negli occhi, e come mai non aveva mai notato quell’accenno di lentiggini sparpagliate sul suo naso e sulle sue guance, appena più scure della sua pelle?

Rimasero in posa e Keith sentì che le gambe iniziavano a tremargli leggermente, soprattutto per il nervoso ma anche perché cercava di sostenere il suo peso mentre Lance lo sosteneva. Poteva sentire le braccia dell’altro che iniziavano a tremare.

Porca merda, perché aveva accettato di farsi coinvolgere?

Quando incontrò lo sguardo di Lance, sicuro e determinato a non distoglierlo, cercò di convincersi che andava tutto bene. Che era una situazione del tutto professionale. Cercò di convincersi che non era affatto attratto da Lance. Il modo in cui la punta del suo naso curvava leggermente all’insù non era carino. I suoi zigomi definiti erano una caratteristica che chiunque avrebbe considerato bella, ma erano comunque solo zigomi. La determinazione che ardeva nel profondo blu delle sue iridi non era un motivo valido per cui dovesse sentire le farfalle nello stomaco. Il modo in cui arricciava le labbra in un sorrisino soddisfatto, socchiudendo leggermente gli occhi quando Shiro e Allura facevano loro un complimento non era affatto il motivo per cui gli mancava il respiro.

Ma chi stava prendendo in giro? Non andava per niente bene.
A un ordine di Allura, passarono alla posa successiva. Keith piegò la testa all’indietro, grato di avere una scusa per distogliere lo sguardo per un momento. La mano posata sul suo petto gli passò dietro la schiena e Lance cambiò braccio; Keith si sentì stringere più vicino e sollevare quando fece un passo avanti. Fecero un mezzo giro e si fermarono, petto contro petto. Lance lo teneva per i fianchi e Keith alzò le mani verso il suo capo, passando le dita tra i capelli all’inizio della nuca, divaricandole per sentire le sue ciocche morbide e la pelle calda del collo e del suo viso e porca di quella puttana-
Avrebbe ammazzato Shiro per aver scelto quel ballo. O per aver lasciato che lo scegliesse Allura. Non gli importava. Li avrebbe ammazzati entrambi.

“Bene, continuate così.” Disse Allura, tenendo il tempo picchiettandosi piano sulla coscia.

Lance sollevò il capo e Keith inclinò la testa all’indietro. Chiuse gli occhi per un momento quando Lance disegnò la linea della sua gola con il naso, ignorando consapevolmente il brivido che gli percorse la schiena. Lance esalò e il suo respiro era sulla sua pelle. Oh dio, non ce la faceva… non poteva cazzo farcela.

“Ti puzza l’alito.” Borbottò, orgoglioso di come la sua voce non avesse esitato né si fosse spezzata. Anzi, sembrava abbastanza normale, anche se un po’ brontolona. Gli andava bene.

Più che udirlo, sentì Lance sbuffare col naso. “Il tuo mullet è più unto visto da vicino.”

“Hai presente la routine per la pelle che fai la mattina?”

“Sì?”

“Ti è sfuggito qualcosa.”

Lance trasalì rumorosamente e si scostò subito da lui. Erano ancora vicini, ma ora Keith poteva vederlo in faccia mentre lo fissava a bocca aperta e con gli occhi spalancati. “Dove?”

Cercò di rimanere calmo mentre fingeva di controllargli il volto, ignorando il fatto che lo stesse ancora tenendo per il capo. Non riuscì a trattenere un sorrisino divertito. “No, aspetta, non importa. Errore mio.” Lance sospirò sollevato. “È solo la tua faccia.”

Lance trasalì di nuovo e tolse la mano dal fianco di Keith per portarsela al petto. Poi storse il volto e gli diede un calcetto sulla scarpa. “Beh, tu continui a pestarmi i piedi. Che hai, due piedi sinistri?”

Keith ricambiò il suo sguardo. “Preferirei avere due piedi destri.”

Lance lo guardò sospettoso, inarcando lentamente un sopracciglio. “E perché?”

“Perché così potresti davvero dirmi che sono maldestro.”

Lance rimase in silenzio per due secondi buoni, limitandosi a fissarlo. “Ommioddio.” Piegò la testa all’indietro e rise, finendo per doversi tenere a Keith per non cadere. Keith si ritrovò a ghignare. “Oddio, Keith, hai fatto una battuta!”

“A volte sono conosciuto anche per quello.” Cercò di rispondere impassibile, ma il suo sorriso rimase testardamente dov’era.

“Lo so, ma mi prende sempre alla sprovvista!” Lance si era ripreso e si erano entrambi allontanati dall’altro.

“Avete finito?” Si voltarono per vedere Allura che li guardava con le sopracciglia sollevate e le labbra arricciate per il divertimento. “Vi stavate destr-eggiando così bene.”

“Certo, certo.”

“Ehi, avrei dovuto dirlo io, Allura.”

“Oh mio dio, Keith, smettila.” Rise Lance, spintonandolo.

Su esortazione di Allura, provarono anche altre mosse. Si trattava perlopiù di pose, vicine e intime. Allura ricordò loro di mantenere il contatto visivo e di trasmettere le emozioni con il volto e con il linguaggio del corpo, che tutto si basava sul mostrare la connessione che c’era tra loro due. Fortunatamente, Lance riuscì a trovare il modo di rendere l’esercizio molto meno imbarazzante.

“Keith, si chiama esfoliare.” Disse, passando bruscamente la mano sulle guance dell’altro. “Dovresti provarci qualche volta.”

“Quello che vedo è forse un brufolino?”

“Non scherzare.”

“Chi ha detto che scherzo?”

“Keith, ti faccio cadere qui e ora.”

“Che ne è stato della promessa di non lasciarmi cadere?”

“Pesi una tonnellata, Allura ci fa tenere queste pose fin troppo a lungo e hai appena insinuato che un brufolo è riuscito a sfuggire alla mia meravigliosa routine per la pelle, non credere che non ti lascerei cadere in un batter di ciglia.” Lo sollevò, facendogli fare una piroetta. “Sul serio, amico, dacci un taglio con i dolcetti.”

“Solo quando tu lo farai con i milkshake.”

Ci fu un momento in cui i loro volti furono vicini, i loro occhi fissi in quelli dell’altro. Allura era di fianco a loro, parlando a bassa voce per dargli istruzioni. Keith non la ascoltava quasi più. Tanto aveva comunque una vaga idea di quello che stava dicendo. A un suo comando si fermarono e lei e Shiro girarono loro intorno, toccando e muovendo le loro braccia e i loro piedi, sistemando la loro posizione, dicendo a Lance di poggiarsi di più a Keith, dicendo a Keith di tenersi meglio per distribuire bene il peso. Lance continuò a guardarlo, il suo volto talmente vicino che Keith poteva sentirne il respiro sulle guance, sul naso, sulle labbra…

“I tuoi occhi sono come un oceano.” Disse Lance con una voce bassa. Le sue labbra si curvarono in un sorrisino strafottente e Keith arricciò le dita dei piedi. “E baby, io sono un naufrago.” E poi gli fece un fottuto occhiolino.

Lo avrebbe ammazzato. Sarebbe stato squalificato dalle regionali se avesse rotto il naso al suo partner?

Keith si limitò a fissarlo, apatico, poi sollevò la testa e guardò Shiro, che era ancora dietro di loro. “Posso lasciarlo cadere ora?”

Shiro gli rivolse un sorriso divertito. “A dirla tutta, sono sorpreso che tu lo stia ancora tenendo dopo quello che ti ha detto.”

“Ho paura di Allura, sarò sincero.”

“Ragionevole, ne avrei anch’io.”

“Io dico che puoi lasciarlo.” Si intromise lei.

“Allura, no!” Lance rise e si tenne ancora più saldo con le braccia attorno al collo di Keith. “Keith, non lasciarmiiii!” Si lamentò tra le risa, lasciandosi a peso morto e tenendosi con una gamba a quella di Keith.

Fortuna che Keith aveva stabilizzato il suo equilibrio, ma incespicò comunque. “Lance, lasciami!” Gli mise una mano sul petto e l’altra sul volto, spingendolo. Lance si tenne ancora più saldo a lui.

“No! Sono il tuo partner! Non puoi lasciarmi cadere!”

“Te lo meriti!”

Why you gotta be so ruuuuude!” Cantò, avvolgendo ancora di più la gamba intorno a quella dell’altro. I tentativi bonari di Keith si fecero più decisi quando il ragazzo capì che Lance non si sarebbe mosso. Lance notò quel cambiamento e si aggrappò ancora più forte.

“Porca troia, ma che stretta hai? Sei peggio di- oddio, mi strozzi- sei peggio di Pidge!”

“La presa a koala non è una sua abilità esclusiva!” E poi, all’improvviso, Lance avvolse gli arti intorno a lui, arrampicandosi, mentre Keith tentava di spingerlo via. Pidge gli era salito in spalla un centinaio di volte, ma Lance era più alto e aveva gli arti molto più lunghi. Pidge si avvinghiava come un koala, ma Lance era un calamaro.

“Oddio- Lance! Lasciami, giuro che- Merda! Shiro, aiutami!”

“Scusami, fratellino, ma sei solo.” C’era un sentore di risata nella voce di Shiro e Keith lo degnò di una breve occhiataccia.

“Ah AH!” Lance era riuscito chissà come a spostarsi sul fianco di Keith. Il ragazzo lo aveva preso a calci e a gomitate e, in tutta onestà, non capiva come facesse a essere ancora in piedi.

“Perché siete così?” Sospirò Allura, e scosse la testa, ma non c’era traccia di irritazione nella sua voce.

“Volevi sinergia, Allura!” Disse Lance, sistemandosi sulla schiena di Keith. Gli passò le braccia intorno al collo e avvinghiò le gambe attorno alla vita, incrociando le caviglie. “Questa è la nostra sinergia. La nostra scintilla! Non è vero, Keith?”

“No.”

Poggiò le mani sulle spalle di Keith, scuotendoli entrambi ondeggiando il suo corpo avanti e indietro. “Keeeeith! Non rinnegare la nostra scintilla, amico!”

“Non l’ho rinnegata, ora smettila prima di-” Non ebbe il tempo di finire perché il movimento di Lance andò fuori controllo e gli fece perdere l’equilibrio. Rovinarono entrambi a terra di schiena. Keith atterrò sopra Lance e sentì un oomph secco quando gli mozzò il fiato, seguito da un lamento. Che Keith imitò.

“Mi sembra un déjà vu.” Borbottò Lance da sotto di lui.

“Non dirlo a me.” Borbottò Keith secco, tirandosi a sedere mentre Lance lo spingeva per la schiena.

“In ogni caso.” Disse Allura, offrendogli la mano per aiutarlo a rimettersi in piedi. “Possiamo tornare alla nostra lezione per provare un diverso tipo di sinergia?”

“Sì, va bene.” Disse Keith timidamente, incapace di guardarla negli occhi.

“Penso di sì.” Disse Lance, mentre Shiro lo aiutava a tirarsi su. Riuscì perfino a sembrare un po’ imbarazzato.

“Eccellente.”

Trascorsero la mezzora successiva a imparare una semplice presa. All’inizio ci fu qualche protesta, soprattutto da parte di Lance, su chi dovesse reggere chi. Lance insisteva che dovesse essere lui a tenerlo. Disse che aveva voluto fare una sorta di presa già per la loro audizione ma che tutti l’avevano cassato. Keith ribatté, un po’ per principio e un po’ perché Lance lo stava innervosendo, ma soprattutto perché litigare con lui gli dava un senso di familiarità confortante quando erano invece costretti a una vicinanza che era per lui così sconosciuta e spiacevole.

Alla fine, quando Shiro riuscì a intromettersi nel loro battibecco, disse loro che lui e Allura avevano pensato che fosse Keith a eseguire quella presa. Keith non disse niente quando Lance boccheggiò, ma fece in modo che vedesse il suo sorrisino trionfante.

Gliene era grato, soprattutto perché pensava che essere tra le braccia di Lance sarebbe stato molto peggio che avere Lance tra le proprie.

A quanto pare si sbagliava. Entrambe erano opzioni terribili.

Iniziarono un po’ traballanti. Lance era nervoso e irrequieto e non si fidava di Keith, il che lo rese molto rigido. In cambio, il suo atteggiamento rese Keith nervoso. Non era abituato a sollevare il peso di un’altra persona a quel modo, rendendo l’esecuzione fluida e a tempo con la musica. Riuscì più o meno a cavarsela con la presa. Fortunatamente, era un tipo persistente. Era abituato a un allenamento costante per inculcare nuove mosse nella sua memoria muscolare. Quindi, strinse i denti, ignorò le frecciatine nervose di Lance e si concentrò sul migliorare.

Fu perlopiù Shiro che gli diede istruzioni, consigli e suggerimenti per la presa. Prestò molta attenzione, ascoltando a malapena quello che Allura diceva a Lance. Quando la riprovarono più e più volte, Keith ascoltò suo fratello, si concentrò sul suo corpo in movimento, su come reagiva il corpo di Lance. Dopo poco, Lance si rilassò e iniziò a prendere l’esercizio sul serio. Da lì in poi, migliorarono in fretta.

Poté sentire quella familiare sensazione elettrica di orgoglio quando iniziarono a eseguirla senza esitare. Era comunque una presa rigida e instabile, e non erano neanche lontanamente vicini alla grazia e fluidità di Shiro e Allura, ma iniziavano a capire come muoversi. Poteva vedere l’orgoglio irradiato dal volto sorridente di suo fratello, lo vedeva negli occhi di Allura. Perfino Lance aveva smesso di scherzare e di fare frecciatine, concentrandosi anima e corpo. Keith non aveva dubbi sul fatto che fosse una reazione alla sua stessa concentrazione improvvisa. Lance poteva essere testardo tanto quanto lui, soprattutto quando si convinceva che Keith stava cercando di “superarlo” o qualcosa del genere.

Keith non poteva lamentarsi. Gli piaceva il modo in cui stringeva la mascella e i suoi occhi ardevano di determinazione.

Qualunque fosse il motivo, Keith era felice di quel silenzio moderato e di quella concentrazione. Gli rendeva più facile ignorare il fatto che le sue mani fossero sul corpo di Lance, che l’aveva tenuto tra le braccia per chissà quanto ormai. Gli era facile dimenticare quando era così: totalmente concentrato, determinato e testardo. Ci avevano messo un po’ ad arrivare a quel punto, ma ora che c’erano, Keith sentiva che iniziavano a fare progressi.

“Va bene, ora che vi abbiamo mostrato come questa presa si inserisce nelle altre mosse, perché non provate a fare il tutto con la musica?”

Keith annuì e si avvicinò a Lance, che si era mosso per mettersi nella loro posizione di partenza. Teneva la gamba tesa verso l’esterno, usandola per bilanciarsi perché l’altro ginocchio era piegato, e il piede puntato, angolando il tutto come gli aveva insegnato Allura. Era messo di lato rispetto a Keith, proteso verso di lui in un affondo. Keith teneva un braccio sulla sua schiena, sorreggendolo, mentre tendeva l’altro braccio verso l’esterno in un modo su cui Shiro aveva insistito con veemenza. Gli veniva difficile mantenere quella posa con un braccio solo, ma una volta partita la musica e iniziato a spostare il peso per muoversi, non era poi così male. Una delle mani di Lance era adagiata sulla sua spalla, l’altra gli teneva la nuca.

Erano vicini ed era una posizione intima su cui Keith non aveva avuto tempo di soffermarsi troppo mentre lavoravano all’insieme dell’esecuzione. Ma ora, dovendo mantenerla mentre Shiro cercava la canzone nel telefono, ci pensò.

Coccolò quel pensiero, anche se solo per un momento, Pensò a quanto gli piacesse quell’angolazione e la sensazione delle mani di Lance su di lui. Gli piaceva come fosse rilassato e sciolto quando si teneva a lui, abbandonandosi del tutto e fidandosi di lui senza la minima esitazione. Anche se solo per un momento, pensò a quanto fosse fortunato ad avere un partner così bello, anche se avrebbe potuto lavorare sulla sua personalità. Pensò a quanto fosse grato di avere una scusa nel ballo per stargli così vicino, per esplorare la chimica fisica che c’era tra loro senza alcun vincolo. Perché, per quanto odiasse ammetterlo, avevano una chimica fisica. Del tipo che rendeva ballare con Lance molto più piacevole di quanto avesse mai immaginato. Pensò che forse era quella la cosa che l’aveva scombussolato. Ammettere che c’era chimica tra loro sulla pista da ballo e la bellezza innegabile di Lance gli avevano intorbidito il cervello. Avrebbe potuto accettare che loro due non fossero altro che quello. Che non sarebbero stati compatibili in altri modi. Ma se avesse accettato che erano solo quello, almeno poteva goderselo, no?

Mentre aspettavano, sospesi in quella posa attendendo l’inizio della canzone, fissò Lance negli occhi, quegli occhi così determinati con un fuoco dentro verso cui Keith si sentiva così attratto. Poi, le labbra dell’altro si sollevarono agli angoli quasi in un sorrisino, inclinò appena la testa e gli rivolse quel suo sguardo così familiare, sicuro di sé e strafottente. “Cerca di non farmi cadere, mullet.” Lo disse sottovoce, scherzoso, prendendolo in giro, ma senza voler essere tagliente.

Le casse gracchiarono qualcosa sommesse, ma non era la canzone che Shiro e Allura avevano ballato poco prima, quindi non si mosse. “Percussion…

Keith si sorprese a imitare la sua espressione. “Non ti prometto niente, principessa.”

Strings…” Pensò che quello fosse Shiro che sussurrava qualcosa ad Allura, ma non era la voce di Shiro…

“Quindi ammetti finalmente che sono di sangue reale.”

Winds…

“Più una reale pigna in culo.”

Words…”

Lance ridacchiò e Keith sentì un leggero sbuffo d’aria sulle guance.

There you see her, sitting there across the way…” Okay, quella era sicuramente musica, ma non la canzone che avevano ballato prima. Keith voleva sollevare lo sguardo e vedere cosa stava succedendo, ma non lo fece. Si disse che era perché Allura gli aveva insegnato a mantenere la posa fino a quando non avesse sentito l’inizio del brano dando così loro il segnale per muoversi. Non di certo perché gli occhi di Lance si socchiudevano leggermente quando sorrideva.
“Puoi chiamarmi vostra maestà.”

“Neanche morto.”

She don’t got a lot to say, but there’s something about her…” Keith non prestò grande attenzione alle parole, ma qualcosa stuzzicava la sua memoria. Dove aveva già sentito quella canzone?

And you don’t know why, but you’re dying to try-” Keith spalancò gli occhi e sentì il cuore sprofondargli nel petto quando la riconobbe. “You wanna kiss the girl.”
Keith fece scattare la testa in alto così veloce da farsi male, ma lo ignorò. Incontrò lo sguardo di Shiro, che sorrideva con fare innocente, ma il divertimento nei suoi occhi lo tradiva. Lo fissò e sapeva di avere la bocca spalancata per il terrore. Non ebbe il tempo per pensarci, però, perché le sue braccia si erano fatte molli e aveva lasciato andare Lance senza pensarci. In quell’ondata improvvisa di cieco panico non si accorse nemmeno di non averlo più tra le braccia se non quando sentì un urletto sorpreso. Il che riportò la sua attenzione su Lance, che era disteso a terra, tenendosi sollevato su un gomito e massaggiandosi la testa, il volto storto in un’espressione di irritazione e dolore. “Keith, ma che cazzo?”
Keith fece una smorfia. Avrebbe ammazzato Shiro. “Oddio, Lance- merda- mi dispiace.” Disse frettolosamente, e si precipitò ad aiutarlo a rimettersi in piedi.

Lance gli rivolse un’occhiataccia e per un secondo Keith pensò che non avrebbe preso la sua mano. Ma mentre gli studiava il volto, la sua rabbia svanì. Keith non voleva pensare a che tipo di espressione avesse in quel momento. Il cuore gli martellava nel petto e si sentiva la faccia in fiamme. Lance gli prese la mano e Keith lo tirò su in piedi.

“Che cazzo è successo?” Non sembrava arrabbiato, solo contrariato, e Keith lo interpretò come un buon segno.

“Mi dispiace- merda, non volevo. Mi sono distratto e- Shiro.” Sbottò Keith, girandosi per guardare storto suo fratello nella speranza di distogliere l’attenzione da sé.
Shiro alzò le mani. “Scusa, devo aver fatto partire una canzone per sbaglio mentre cercavo quella giusta.” Sembrava abbastanza innocente ed era una scusa logica, ma Keith non se la bevve. Aveva visto quella sua scintilla divertita.

“Shiro, quella canzone non è neanche nella stessa playlist.” Disse Allura, suonando confusa tanto quanto Lance. Fortunatamente, Shiro aveva fermato la canzone poco dopo che Keith aveva fatto cadere Lance.

Shiro si massaggiò la nuca, tenendo gli occhi sul telefono. “Già, non so come sia successo. Devo essermi distratto.”

“Che canzone avevi messo?” Chiese Lance. “Non me ne sono neanche accorto.”

“Non importa!” Scattò Keith, mettendoci un po’ troppa enfasi. Si sentiva ancora il volto bruciare e lo odiava. Strinse le labbra, cercando di riconcentrarsi e di non pensare a quanto fosse imbarazzato quando tese le braccia verso Lance. “Facciamolo e basta, va bene?” Riservò un’occhiata tagliente a Shiro. “E bene questa volta.”

Si aspettava che Lance avrebbe esitato. Dopotutto, chi non l’avrebbe fatto dopo che il proprio partner l’aveva lasciato cadere senza alcun motivo? Ma con sua sorpresa, non esitò. Gli si avvicinò e si rimise nella stessa posizione di poco prima, abbandonandosi languidamente tra le sue braccia. L’ovvia fiducia insita in quel suo gesto non aiutò a domare il suo rossore.

“Dico sul serio, questa volta non farmi cadere.” Disse Lance, e anche se burbero c’era un che di divertito nella sua voce.

Keith sospirò. “Non lo- senti, mi dispiace, va bene? Non volevo.” Esitò, mordicchiandosi il labbro sovrappensiero. “Non ti sei- stai bene?”

Lance sembrò sorpreso, ma le sue labbra si curvarono in un sorriso e scrollò le spalle. “Sì, nessun problema. La mia Lita mi ha sempre detto che ho la testa dura. Non mi sono fatto male.”

Keith accennò un sorriso sincero. “Bene.”

Quella volta partì la musica giusta e misero da parte gli scherzi per concentrarsi. La prima esecuzione fu un po’ tentennante. Non si erano mai esibiti con la musica e rimanere a tempo eseguendo tutte le mosse che avevano appena imparato non fu così semplice. Allura gli fece ripetere l’esercizio più volte e ogni volta miglioravano sempre più. Keith si rese conto che non serviva che pensasse a come iniziare. Le mosse stesse lasciavano trasparire la metà delle emozioni che dovevano trasmettere fuori e dentro di loro, e il resto gli veniva con facilità quando si sentiva preso nel momento. Soprattutto dato che erano entrambi decisi a fare del loro meglio.

Senza parlarsi, sembrò che avessero stretto un accordo: per quanto fosse imbarazzante, Shiro e Allura pensavano che gli sarebbe servito e Keith e Lance si fidavano di loro. Inoltre, doveva ammettere che… ora che ballavano così vicini da un po’, non era poi così male. Anzi, era perfino divertente. Nonostante tutto, lui e Lance lavoravano davvero bene insieme. I loro corpi erano in sincronia. Forse quelle lezioni gli sarebbero servite davvero, dopotutto.

Inoltre… erano una scusa per stare vicino a Lance senza sentire alcuna pressione. Forse lo avrebbe aiutato a superare quell’attrazione. Forse si sarebbe abituato a quella cosa di ‘Lance è attraente’ senza far sì che si sviluppasse in altro. Meglio crogiolarsi nell’intesa fisica che avevano nel ballo, concentrandosi sul rimanere amici.

Immaginò che forse avrebbe dovuto essere leggermente grato a suo fratello per avergli suggerito quelle lezioni.

Ma lo avrebbe preso comunque a calci in culo.

***

Shiro era seduto a terra con le gambe aperte, i piedi contro quelli di Allura. Lei teneva le mani di lui con una presa dolce e delicata, ma pur sempre forte e salda. Lui era piegato all’indietro, tirandola in avanti quanto possibile per aiutarla ad allungarsi. E wow, alla faccia dell’allungamento. Cercò di non pensare troppo a lei tesa verso e sopra la parte inferiore del suo corpo e, fortunatamente, il volto di lei era rivolto verso i loro studenti.

“Ci è voluto un po’, ma penso che se la siano cavata bene.” Disse piano, rivolta solo a lui.

Lui emise un verso di assenso e approfittò di quella distrazione per spostare lo sguardo verso Lance e Keith, che si stavano rilassando. Sentì le labbra piegarsi in un piccolo e tenero sorriso. “Già, ma sapevamo che non sarebbe stato facile. A dirla tutta, sono sorpreso che siano riusciti a rimettersi in riga così in fretta. Mi aspettavo che ci sarebbero volute più lezioni.”

“Avevo fiducia in loro. Sono entrambi determinati e molto talentuosi. Fintantoché riescono a smettere di pensare troppo e lasciano scorrere la loro compatibilità naturale, andranno bene. Vedo già dei miglioramenti nella loro sinergia.”

“Anch’io. Anche se dire che è stata una bella… esperienza è dire poco.”

“Almeno sono divertenti.”

“Lo sono.”

Allura si piegò all’indietro, tirando Shiro in avanti. Lui sentì l’allungamento nelle gambe e sospirò di sollievo. “Con il giusto allenamento potrebbero diventare molto bravi in questo stile.” Disse lei, pensierosa. Lui sollevò lo sguardo, vide una scintilla nei suoi occhi e sorrise dolcemente, ridacchiando.

“Per quanto pensi che sia vero, dubito che continuerebbero su questa strada. Non dico che non balleranno mai più così, ma credo che gli piacciano altri stili.”

“Immagino che tu abbia ragione.” Disse Allura con un verso pensieroso. “Pensi che abbiano ancora le forze di rifare-”

“NON LASCIARMI, JACK!” L’urlo di Lance la interruppe, attirando l’attenzione di entrambi.

Lance e Keith erano in piedi in quella che potrebbe essere descritta solo come la tipica posa a Titanic: Lance, sulle punte dei piedi, proteso in avanti con le braccia tese all’infuori. Keith, alle sue spalle, lo reggeva per la vita. Avevano deciso di prendersi una pausa e, mentre Allura e Shiro facevano allungamenti, si erano messi a provare per scherzo diverse pose e prese. Shiro pensava di aver sentito qualcosa della serie ‘Scommetto che io mi fido di più di te’ e ‘Vuoi scommettere?’.

Keith si fece più vicino con un sorrisino canzonatorio che gli arricciava le labbra, proprio vicino all’orecchio di Lance. Era una posizione stranamente intima, una che non si aspettava che suo fratello facesse intenzionalmente. Ma nei suoi occhi c’era un luccichio di perfidia quando si fermò, godendosi il momento. Shiro vide l’espressione di Lance tremare, il rossore spandersi nelle sue guance e i suoi occhi aprirsi appena.

Poi, Keith ruppe il silenzio. “Annega e vai all’inferno, stronza.” E lo lasciò andare.

Lance cadde a terra, atterrando su mani e ginocchia, ma rideva fin troppo per riuscire a tenersi su. Rotolò sulla schiena, un braccio sullo stomaco e l’altro mollemente adagiato sul volto. Anche Keith rideva, abbracciandosi la pancia piegato in due, gli occhi chiusi.

Lance si rotolò per terra, urlando tra le risate accuse sull’essere stato tradito e lasciato a una morte per congelamento. Era così drammatico che Shiro si sorprese a sorridere. Keith non riusciva a rispondere perché era stato preso da un altro attacco di risa. Era distratto e non vide Lance che si lanciava verso le sue gambe, atterrandolo. Gli strisciò sopra anche se Keith cercò di allontanarlo e urlò: “Affonda con me, stronzetto annacquato!”

Suo fratello aveva una bella risata ed era un peccato che non la facesse sentire così spesso. Anche se l’aveva sentita di più da quando aveva iniziato a uscire con Lance e il resto del loro gruppo. Tutta quella storia del ballo di coppia lo stava aiutando in diversi modi e Shiro si ripromise di vantarsene in futuro.

Più tardi, dopo l’allenamento, mentre quei due stavano facendo stretching, gli chiese: “Quindi, vi unirete a noi anche la prossima settimana?”

Loro si fermarono, voltandosi verso di lui. Lance era con la schiena a terra tenendo le gambe divaricate con le mani e Keith era sopra di lui, spingendo le gambe dell’altro verso il basso per aiutarlo ad allungarsi.

“La vostra sinergia è già migliorata parecchio.” Aggiunse Allura con un sorriso. “Pensate ai risultati che potreste ottenere tra un mese.”

I due si scambiarono un’occhiata, trasmettendosi qualcosa, e dopo un momento Lance scrollò le spalle. “Finché dita di burro qui non mi fa cadere di nuovo, ci sto.” Keith gli rivolse un’occhiataccia, stringendo le labbra in un piccolo broncio, e si piegò in avanti, spingendo ancora di più le gambe dell’altro verso il pavimento. Lance mezzo sussultò e mezzo rise, battendo la mano per terra. “Keith! Keith, amico, mi dispiace! Oddio, mi spezzi la gamba!”

Allura si sporse verso Shiro, il suo respiro che danzava sull’orecchio di lui, facendolo rabbrividire. “Pensi che andrà bene?”

Shiro notò il piccolo sorrisino sulle labbra di Keith e il ghigno sul volto di Lance e sorrise. “Sì.” Disse piano. “Penso di sì.”


 

Note dell’autrice:

Il ballo che gli insegnano Shiro e Allura per aumentare la loro sinergia è liberamente ispirato al video Unsteady – X Ambassadors.

Note della traduttrice [DanceLikeAnHippogriff]: Ditelo che non ci speravate più! E invece eccoci in trionfale ritorno con il capitolo SETTE fresco fresco di betatura! Vi ringraziamo davvero per la pazienza con cui avete aspettato questo aggiornamento.
Come vi avevamo già anticipato, questo periodo è stato molto intenso sia per me che per CrispyGarden, quindi rispettare la tabella di marcia non ci è stato possibile.

Speriamo che questo capitolo vi sia piaciuto e che vi abbia invogliato a continuare a seguirci! Non esitate a farci sapere cosa ne pensate di storia e traduzione nelle recensioni <3

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