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Autore: _Niente_Paura_    30/09/2020    3 recensioni
In un mondo corroso dalla piaga dei demoni vi è soltanto una sola via d'uscita, ed è bruciare tutto
Questa storia partecipa ai contest "Folclore d'Italia | Prima edizione" indetto da _Vintage_ e "Darkest Fantasy II edizione" indetto da Dark Sider, entrambi svolti sul forum di EFP
Genere: Angst, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache della Fiamma Nera'
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Capitolo 3


1. La bestia


La cappella dentro cui si stava svolgendo il matrimonio non era poi così grande, ma lo era abbastanza per contenere una buona parte di nobili che accorrevano d'ogni dove per osservare il matrimonio reale.
Berenice impaziente aspettava che Svart si degnasse di presentarsi all'altare, ma passò molto tempo prima che riuscissero a tirarlo fuori da quella dannata biblioteca.
La donna aveva un'aria truce dipinto sul volto, nonostante avesse un velo davanti il viso erano ben visibili le lacrime e l'umiliazione che cavalcava al di sopra di quei lineamenti così fini e delicati. Gli occhi cerulei fissavano l'entrata, mentre le gote s'arrossavano visibilmente, così come la punta del naso. Nessuno sapeva cosa dire, ma infondo cosa vuoi dire ad una donna lasciata sola all'altare?
La piccola figura in piedi sull'altare piangeva silenziosamente, mentre le mani tenevano strette le rose bianche.
Nella sala sembrava non si potesse respirare talmente era cupa e tesa l'atmosfera, ma vi fu un sospiro generale quando sull'uscio comparve una figura.
Alto, dallo sguardo ancor più arcigno, ed i tratti del volto completamente stralunati ed accentuati. Magro e sghembo come un albero in inverno, Svart s'avvicinò alla futura sposa, la quale senza troppe cerimonie lo osservò inorridita per poi voltarsi verso colui che avrebbe consacrato la loro unione.


Calò la notte, ed i novelli sposi stavano nello stesso letto. Entrambi erano distesi con il ventre rivolto verso l'alto. Si voltò su di un fianco Berenice, cercando di capire cosa diavolo passasse per la testa di quell'uomo, ma Svart non si voltò, continuò a fissare il muro
– Ma si può sapere cosa c'è che non va? – chiese la donna osservandolo con gli occhi sgranati, ma non vi fu alcuna risposta – Allora? Cosa ti è successo? Perchè … non sei normale? – e nel dire ciò provò a strattonarlo per le braccia, questo si voltò molto lentamente verso di lei
– C'è qualcosa che mi sta mangiando lentamente, ma non so cosa … è da quando sono nato che sento come dei corvi dentro la mia testa e dei vermi dentro lo stomaco – fece una faccia inorridita Berenice ed indietreggiò leggermente – Prima gracchiavano di rado, ma da quando mio padre è morto, gracchiano in continuazione –
– Questo lo hai detto ai medici vero? –
– Certo, ma non mi hanno creduto, dicono che uscendo e prendendo aria mi passerà, ma io continuo a sentirli Berenice e dicono cose orribili –
– Tipo cosa? – ma non ricevette alcuna risposta, al che riprovò a chiederglielo – Cosa ti dicono?– un sorrisetto nacque sul volto di Svart, il quale si voltò verso la sposa. Questa notò come i bulbi oculari prima bianchi, ora fossero nero pece e che dalle cavità fuoriuscisse un liquido melmoso di un color nero. Cosa diamine era? Pareva pece!
– Svart … Svart … – ma non proseguì la giovane, poiché le fu tappata la bocca con delle ossute mani del Re. Queste s'erano allungate a dismisura, così come le unghie divenute nere.
Fece distendere la donna e con l'altra mano le accarezzò la guancia morbida. Tante lacrime cominciarono a fluire dagli occhi fino al mento, mentre questa singhiozzava sotto le mani del corvino.
– Sai cosa mi dicono i corvi ? Impadronisciti di lei, affonda nella sua carne – quel che ne seguì fu una visione sfocata da parte della donna, la quale distendeva il collo verso l'alto, cercando di non veder Svart e non vederlo mentre abusava del suo corpo. Strinse forte le lenzuola, provò a mordere il palmo dell'uomo, poi s'irrigidì completamente, non riuscendo a capir cosa stesse succedendo. Solo quando tutto fu finito lo capì, sentendo del liquido freddo sul ventre e su altre parti intime del corpo. Non ebbe il coraggio di scappare, semplicemente si voltò dall'altra parte e cercò di dormire.


Il giorno seguente Svart corse ad Arcana Bibli ed in fretta e furia cercò Logan, il quale era come suo solito invischiato in una furiosa lite con la mentore Nadieta.
Il volto era stralunato, il colorito di pelle strano ed il sudore solcava la sua fronte, appena vide l'amico quassi lo investì
– Ho bisogno di te, adesso! – a tale interruzione Nadieta l'osservò assai stranita
– Mi scusi Sire, tutto bene? – chiese questa avvicinandosi con garbo al ragazzo, ma questo accennò un timido sì, poi volse lo sguardo a Logan, il quale scrollò le spalle
– Immagino sia importante, dai andiamo, ma chiariremo al più presto questo discorso Nadieta! –
– Non sono stata io a farti sparire quelle cartacce! Sei tu che le lasci in giro – ma non continuò il discorso, anche perchè Svart con impazienza lo stava trascinando via alla ricerca di un posto più intimo.
Entrarono nello studio di Logan e dopo che questo chiuse a chiave sbattè le spalle contro di questa ed osservò stupito l'amico
– Cosa c'è di così urgente ? –
– Ieri … ho fatto quel che i corvi mi dicevano di fare –
– Cosa? Mica hai ucciso qualcuno vero? – fece cenno di no Svart, ma ciò non bastò a placare Logan, il quale s'era incassato la testa fra le mani
– Ho … ho abusato di mia … moglie –
– Cosa? – Logan distolse lo sguardo dall'amico e fece qualche passo con gli occhi chiusi e scuotendo la testa
– Dico io, capisco che hai perso tuo padre, capisco che hai questa … malattia? Ma cosa ti dice il cervello Svart! Dico io, è tua moglie! – Svart atterrò lo sguardo, voleva essere altrove, voleva non essere più lui, non aveva più il controllo sulla sua vita, sulle emozioni e sulle sue azioni
– Devi assolutamente farti curare Svart! Non può andare avanti ! –
– Lo so – risposa il corvino, il quale s'era seduto sul pavimento. Osservò per bene il corvino e quasi gli parve di non riconoscerlo affatto.
– Cosa ti hanno detto i dottori ? –
– Che questa sia melanconia –
– Melanconia un paio di palle! Hai delle vene spesse quanto una zucchina! – sospirò ancora una volta l'esploratore, rimirando distrattamente Svart – Ma dimmi, nei taccuini di Kniverod, quando vengono accennati 'sti benedetti corvi? – ci pensò su qualche attimo il ragazzo
– Erano dentro l'Abisso – entrambi sgranarono gli occhi – Logan, mica c'entra qualcosa con la Fiamma Nera ? – coprì il volto con le mani callose Logan, poi sospirò
– Io credo proprio di sì – e fu in quell'esatto momento che il mondo di Svart, un tempo semplicemente appeso ad un filo, implose


Birken avanzava baldanzoso in quei corridoi del Forte, ed ad ogni passo sussultava Svart, il quale lo seguiva a testa bassa.
Il concilio in seduta straordinaria s'era riunito ed ora Svart li osservava come un cucciolo indifeso.
– Così il nostro sovrano è la Fiamma Nera – disse Birken squadrandolo da capo a piedi – In vero mi fu fatta una premonizione da Kniverod in persona – tutti nella sala sussultarono
– Com'è possibile che uno come te potesse aver contatto con un Demone dell'Oltretomba? – chiese il Vescovo della scuola sciolta
– Non so bene come io abbia fatto – ma fu immediatamente interrotto dall'autorità
– Folle! Folle e sciocco! Con ogni probabilità t'ha sopraffatto ed hai travisato le sue parole! – digrignò i denti Birken ed alzando il collo ed erigendo la schiena scrutò il vescovo
– Quindi non vole sentire cosa m'ha detto Kniverod? –
– Assolutamente no, non è una fonte attendibile – così ingoiò il rospo Birken e si mise a sedere
– A noi Sire, prego si sieda – e senza proferir parola il corvino si sedette
– Dunque, ieri notte s'è verificato uno spiacevole episodio. La Regina mi ha descritto la raccapricciante scena dove avrebbe visto i suoi bulbi oculari divenire neri e da essi colare del liquido nero, lo stesso a quanto pare di quello fuoriuscito durante la vostra nascita – tossì l'uomo poi continuò – A mio parere lei è la Fiamma Nera, e dato che ci deve liberare dai mali … immagino dovremmo condannarla a morte – strabuzzò gli occhi Svart
– Cosa? Perchè mai dovrei essere condannato a morte? Solo perchè esito? –
– Quel che leggiamo nella profezia è abbastanza chiaro, lei ci condannerà alla morte ed appiccherà il fuoco a questo mondo – sorrise il vescovo
– Non capisco, non ha senso –
– Lei è venuto al mondo per distruggerci, be' noi non glie lo permetteremo, quindi noi del concilio, dopo aver valutato attentamente il caso, la condanniamo a morte. Domani mattina verrà trafitto con la lancia reale, poiché con le creature magiche occorre usar l'ossidiana, come lei ben sa –
– Magica? Ma cosa diavolo blaterate? –
– Questo è quanto Sire –


2. La fine


Biascicava i passi, lenti e pesanti, così come la testa che a stento si voleva alzare, forse appesantita dalla corona, forse perchè non v'era più forza e basta.
Svart avanzava, mentre delle guardie lo tenevano per le braccia con la loro saldissima presa. Un corridoio lungo, che quasi non vi pareva avesse una fine, poi da lontano s'incominciò ad intravedere la luce che illuminava la bluastra oscurità del sotterraneo.
Saggiò per poco tempo l'aria fresca del mattino, poi bruscamente fu strattonato dentro quella ch'era una gabbia. Come un animale lo rinchiusero lì dentro, senza neanche una sedia, solo un po' di paglia, ma il suo sguardo non indugiò né sulla gabbia, né sulla paglia, ma sul cielo.
Il cielo era privo di nuvole quel giorno, era bello che terso ed il sole pigramente illuminava piacevolmente le strade.
I cavalli neri si misero in moto, e cominciarono a trainare la gabbia contenente il sovrano.
Più s'avvicinavano alla piazza dell'Eroe dimenticato, e più la folla si faceva densa ed informe. Per l'occasione avevano allestito un piccolo patibolo, il quale stava per essere scrutato per bene da Svart, che ormai era ridotto a più bestia che uomo.
Lo tirarono a forza fuori dalla gabbia, rimanendo curvo su sé stesso fu condotto ai gradini, mentre la folla ruggiva contro di lui
– Ammazzatelo! –
– Con lui tutta questa disgrazia finirà! –
– Non ne posso più di questi demoni che mi ronzano in testa, vi prego, uccidetelo –
Alzò il viso Svart, osservando la folla informe con gli occhi incavati e solcate da profonde occhiaie. Denti bianchi ed aguzzi s'intravedevano dalle labbra tenute dischiuse.
Senza alcuna esitazione s'inginocchiò dinanzi il boia, mentre gli occhi dorati erano fissi sulla sua gente ormai al limite della sopportazione. Tutti avevano superato il punto di rottura, compreso lui, e non v'era più modo di tornare indietro.
– Il condannato vuol dire le sue ultime parole? – La voce di Birken gli arrivò da dietro, esattamente come una pugnalata. Questo stava esattamente a pochi passi da lui, ed osservava la scena con un'espressione serafica.
Annuì Svart, e continuando ad osservare la folla pronunciò un breve discorso ricolmo d'amore verso il mondo
– Oggi io muoio per voi, è mio dovere da sovrano anteporre il bene del regno al mio. Spero che con la mia morte, anche i demoni vengano trascinati con me – e detto questo abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi.
Al segnale di Birken il boia infilzò sullo sterno Svart, tra le mani del boia v'era la lancia nera, e la punta d'ossidiana si bagnò immediatamente di sangue, sangue ormai divenuto nero come la pece.
Tossì Svart, sputando gocce nere sulle travi di legno, ma gli occhi rimasero chiusi per bene e dalle labbra uscivano parole di preghiera
– Prendete la mia anima, il mio sangue … e lasciate stare la mia gente – parole sottili, pronunciate con una fioca forza che pian piano abbandonava il corpo del corvino.
Un altro colpo da parte della lancia, e a questo giro trafisse il cuore del giovane Svart. Un secco dolore pervase per qualche attimo il ragazzo, poi vi fu solamente buio per lui.
Il cadavere dell'ex sovrano rimaneva in ginocchio grazie al sostegno della lancia d'ossidiana, ma una volta sfilata via, il cadavere cadde a terra dolcemente. Non v'era più vita in lui, e nella folla vi fu un rapido sospiro, seguito dal rammarico e dispiacere di aver sacrificato il loro Sovrano.


Passarono i mesi e Berenice stava dinanzi la finestra, a godere di quella dolce brezza leggera. Accarezzava il ventre assai gonfio, cercando di rassicurare la creatura che stava crescendo all'interno e che si stava preparando per uscire.
Cantava una dolce melodia, poi chiuse gli occhi e sospirò dolcemente, come a voler scrollare via i cattivi pensieri.
Una lacrima solcò il suo viso, puoi un'altra, fino a quando non si ritrovò sommersa nelle lacrime ed ebbe la sensazione quasi d'affogare, di non poter respirare, come se vi fosse qualcosa sopra lo sterno.
Dal nulla ecco una contrazione, poi un'altra ancora. Urlò lei, cercando di sdraiarsi sul divano. Le urla arrivarono alle orecchie dei servi, i quali accorsero immediatamente nella stanza.
Berenice aveva cominciato ad urlare per il forte dolore e nel mentre la mani erano fisse sulla pancia contenente il bambino
– Spinga! – le urlavano – Spinga più forte!– le intimavano, ma lei proprio non riusciva a far meglio di così. Ormai il viso era tinto di un rosso acceso, ed il sudore bagnava la fronte.
Un urlo disumano ruppe il muro del suono, investendo i corridoi di Forte Fenice, dal sesso della donna fuoriuscì un liquido melmoso e nero, e tra questo e le interiora della donna, fuoriuscì un bambino, il quale immediatamente pianse riempiendo i polmoni d'aria e cominciando ufficialmente a vivere.
Presero il bambino, lo pulirono e chiusero gli occhi a quella povera donna di Berenice morta di parto, esattamente come la madre di Svart.
   
 
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