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Autore: NarcissisticDramaQueen    01/10/2020    0 recensioni
Questa raccolta di ones-hot partecipa al Writober2020 di Fanwriter.it!
Le storie avranno tutte l'autunno (e la sua atmosfera eerie) come tema più o meno centrale, a seconda del prompt giornaliero.
Genere: Angst, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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1. RIFLESSO
 
Il pungente dolore di un taglio di vetro, questo si sente ad amare la persona sbagliata. L’ho capito tardi, forse troppo tardi. La lunga stasi che ha preceduto la mia realizzazione ha reso impossibile riprendersi. Infatti, lei ancora adesso splende nei miei pensieri come una stella nel cielo notturno. L’eleganza dei suoi movimenti, le linee sinuose del suo corpo e il colore intenso dei suoi occhi inebriano i miei sensi, nonostante la freddezza dei suoi rifiuti. Un secco “no” avrebbe fatto meno male, ma lei non mi ha mai concesso nemmeno quello. Mi resta solo il pungente dolore di un taglio di vetro, mentre il sangue cola dalle nocche ferite. Il taglio inizia a pulsare. Il dolore diventa sordo, martellante. Prima di medicarmi, rimango qualche minuto a osservare i rivoli vermigli serpeggiare tra le mie dita. Una goccia scivola lungo l’indice e si va a infrangere proprio su uno dei tanti cocci sparsi sul pavimento. Vedere la sua immagine perfetta imbrattata di sangue mi fa quasi scoppiare a piangere. È chiaro che il mio gesto sia stato impulsivo, mi sento davvero in colpa.
Mi prendo la testa fra le mani. Cos’ho fatto, cos’ho fatto...
Il pentimento dura finché non mi torna alla mente il suo comportamento. Io l’ho sempre e solo lusingata, ho coltivato la sua bellezza con regali costosi. Se le sue labbra sono rosse come rose, è perché io le ho volute così. Se i suoi capelli profumano di lavanda e al tocco son di seta, è perché io li ho voluti così. Se la sua figura è così magra e snella, è perché io ho fatto la fame.  Lei deve a me tutto ciò che è, perché io mi sono presa cura di lei. Soltanto io.
Che cosa mi ha dato in cambio? Sorrisi e parole dolci, dietro una barriera invalicabile.
Ingrata, crudele, maledetta!
Sento di odiarla. No, io la amo. Come potrei non amarla? Si è insinuata così a fondo nella mia mente da diventare parte di me, come una punta avvelenata. Il suo tarlo ha scavato troppo in profondità per poter essere estirpato. Mi accorgo di star stringendo così forte i miei capelli da aver strappato due ciocche.
Ho bisogno di uscire, respirare aria che non sia inquinata dalla sua presenza. So bene che rischio d’incontrarla per strada, ma farò attenzione a evitarla. Mi chiudo il cancello alle spalle e alzo lo sguardo verso il cielo. Rosa, arancio e violetto, di quanti magnifici colori è sfumato questa stasera. Ricaccio indietro un pensiero sublime, lei che danza nell’aria tersa del tramonto. Ho deciso che la eviterò e perciò terrò fede al mio proposito. Fuori fa freddo, ma non m’interessa, rientrare in casa significherebbe solo crogiolarsi in pensieri malsani. La via principale è quasi deserta, oltre a me ci sono solo due coppie di persone. Camminano a braccetto, chiacchierando spensierati. Avverto un moto d’invidia.
Perché non posso avere anch’io quello che hanno loro?
Una coppia mi passa di fianco, sono così immersi nella loro conversazione da non accorgersi nemmeno della mia presenza. Che odio!
Continuo a camminare, senza una meta precisa, mi sembra di star trascinando i piedi da ore. Le vie sono pregne di un buon odore di cibo. Penso a come sarebbe cenare con lei. Sento una risata lontana, cristallina, e m’immagino sia la sua. Me la immagino con un bicchiere di vino in mano, che ride serena, mentre mangiamo insieme. È strano che non l’abbia ancora intravista. Lei è ovunque io vada. Alzo lo sguardo dall’asfalto e finalmente la scorgo. È di fronte a me, circa trenta metri più avanti. Rimango sul posto qualche istante, voglio pensarci su prima di correrle incontro. Dopotutto, mi ero ripromessa che non sarei andata a cercarla. Adesso però è lì, di fronte a me, che sembra chiamarmi. Come posso resisterle?
La raggiungo il più in fretta possibile, rapita dalla sua semplice presenza. Urto una persona che m’impreca contro, ma non ci bado. Per me esiste solo lei.
Eccola finalmente a una spanna da me, ma che aspetto orribile! Ha i capelli scompigliati e il rossetto sbavato, per non parlare di quel brutto taglio sulle nocche. Mi guarda con le guance rigate di lacrime e gli occhi colmi di dispiacere. Come ho potuto ridurla così? Che persona orrenda sono! Cerco di avvicinare una mano per asciugarle il viso, ma me lo impedisce, come ha sempre fatto.
«Mi dispiace infinitamente!» le dico. Le parole mi muoiono in gola, soffocate da un groppo di lacrime. Anche lei inizia a piangere. Non tollero questa vista.
All’improvviso, si apre una porta e di fronte a me compare un uomo alto, con un’espressione preoccupata dipinta tra le rughe.
«Signorina, ha bisogno d’aiuto?»
Io esito per qualche secondo di troppo e noto il suo cipiglio diventare impaziente. Tuttavia, deve essersi accorto della mia confusione, perché il tono resta gentile.
«La prego, entri» Si fa da parte e con un ampio movimento del braccio mi invita in quello che presumo essere il suo locale. Ci sono una trentina di persone sedute ai tavoli e tutte, nessuna esclusa, sono voltate verso di me. Sento i loro occhi addosso, tanto da provare un forte disagio. Mi squadrano con una grande varietà di sensazioni stampate in faccia. C’è chi è incuriosito, chi ride mal celatamente, chi scuote la testa con disappunto e chi finge di ignorarmi, lasciando però trapelare dalle occhiate fugaci un nauseante misto di pietà e senso di superiorità.
«I-io» Cerco le parole più adatte, massaggiandomi una tempia. «La ringrazio, sto bene.»
Dopo aver tagliato corto, ritorno sui miei passi senza aspettare una risposta. Sento l’uomo gracchiare un poco convinto“ne è sicura?”, ma sono già lontana.
Ritorno verso casa il più in fretta possibile, mi rendo conto di star correndo solo quando sento il respiro mancarmi. Non rallento, ormai sono quasi arrivata. Apro il cancello e mi fiondo in casa. Per terra ci sono ancora i frammenti dello specchio e gocce del mio sangue.
Ho il fiato corto e questo suono ritmico riempie la stanza. Nonostante ciò, sono tranquilla, perché so cosa fare.
Non permetterò mai più che accada qualcosa di simile, non permetterò mai più che si riduca in quel modo. Mi medico la ferita sulla mano e mi preparo con attenzione. Deve essere bellissima, perché stanotte finalmente staremo insieme. Per sempre.
Una volta pronta, esco di nuovo e mi dirigo fuori città. Nel luogo in cui mi sono innamorata di lei.
Una volta arrivata, il sole è ormai quasi del tutto sparito sotto l’orizzonte. Dietro le colline il cielo è scuro, ma fittamente puntellato d’argento. Sto camminando tra gli alberi da diversi minuti, accompagnata solo dal frinire delle cicale, quando scorgo la radura. La nostra radura.
Sembra un luogo descritto in una fiaba, ameno. La chioma di un vecchio salice sfiora e disegna gentili fregi sulla superficie di uno specchio d’acqua. I colori dell’autunno sono infiammati dagli ultimi raggi di un sole morente, mentre il crepitio delle foglie aranciate sembra richiamarmi a sé. Prendo un respiro profondo, inalando il profumo umido del bosco fino in fondo all’anima: sono pronta a vederla.
M’inginocchio sul bordo della polla e non posso fare a meno di sorridere. Quant’è bella sotto la luce della luna! Esito un istante, ma poi prendo coraggio e allungo una mano. Le nostre dita si sfiorano e subito la sua immagine vacilla come una candela al vento.
«Non te ne andare, aspettami.»
«Voglio stare con te, solo con te.»
Avvicino il viso all’acqua. Non tento di baciarla, perché so che sparirebbe tra mille increspature. Voglio raggiungerla.
Mi basta guardare i suoi occhi per fugare ogni dubbio. Dopo essermi rimessa in piedi, inizio a svestirmi. Il mio corpo nudo rabbrividisce sotto i sospiri del vento, ma non mi tiro indietro. Tengo gli occhi serrati e lascio che l'acqua mi inghiotta poco a poco, finché ogni suono, ogni colore, non diventano solo uno spettro di un mondo lontano. Sento i capelli sciogliersi e fluttuarmi intorno mentre il freddo mi abbraccia. Per la prima volta, sono un tutt’uno con quel riflesso irraggiungibile.

 
N.D.A.

Boo! Non so nemmeno io quanto tempo è passato dall'ultima roba scritta/pubblicata/letta, ma ho voluto sfruttare questa challenge autunnale per provare a """rimettermi in pista""" (quando mai ci sono stata lmao) perché i blocchi creativi sanno essere davvero frustranti! Spero davvero di riuscire a scrivere qualche cagatina tutti i giorni da qui al 31 :) 
 
 
   
 
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