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Autore: MarFu    01/10/2020    0 recensioni
Una raccolta di storie più o meno brevi scritte nell'ottobre 2020 seguendo la lista di prompt Changectober creata da Fanwriter.it.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ultimatum era arrivato sotto forma di una chiamata di Mitch, il suo editor.
«Adam, sono tre anni che stiamo aspettando questo libro» gli aveva detto, dopo qualche vuoto convenevole. «Abbiamo rinegoziato il contratto già tre volte. Ai piani alti hanno esaurito la pazienza. Ti danno sei mesi. Sei mesi per presentare almeno una prima bozza. È la tua ultima occasione. Dopodiché…»
Adam sapeva cosa sarebbe successo. Una causa, avvocati, tribunali, la perdita del contratto di pubblicazione e di credibilità nel mondo dell’editoria. Una carriera finita.
Mitch era un amico. Lo era davvero, ma Adam gli aveva comunque riattaccato il telefono in faccia. Non gli serbava rancore, faceva soltanto il suo lavoro. La verità era che quel libro era pronto da oltre un anno. Adam aveva cominciato a lavorarci subito dopo la pubblicazione del suo ultimo libro, “Una notte cremisi”. Era il suo settimo romanzo, il quarto di una serie di thriller paranormali con protagonista Richard Chamberlain, un professore inglese di mezza età che sfruttava i suoi poteri psichici per risolvere efferati omicidi. Non proprio materiale da premio Nobel, ma aveva riscosso un discreto successo di pubblico e critica e c’era nell’aria profumo di acquisizione dei diritti da parte di un colosso dello streaming.
Adam aveva accumulato un certo seguito di fan, uno zoccolo duro di appassionati che aveva cominciato a vestirsi come i suoi personaggi alle fiere del libro e del fumetto. Adam ne era lusingato e aveva nei loro confronti anche un debito di gratitudine. In fondo era grazie alla loro passione per i suoi romanzi che lui aveva un tetto sopra la testa. L’unico momento in cui Adam provò un moto di fastidio nei confronti dei suoi fan fu quando, durante un panel dedicato a “Una notte cremisi”, si sollevò un coro di voci che chiedeva una sua autobiografia.
«La redazione pensa che un’autobiografia sarebbe una buona idea» gli aveva detto Mitch al telefono, qualche giorno dopo. «Stanno pensando a un lancio a tiratura limitata, sai, per aumentare la richiesta. Poi, con l’uscita del prossimo romanzo di Chamberlain, ristamperebbero anche l’autobiografia.»
«Perché al pubblico dovrebbe interessare la storia di un autore di letteratura di genere appena decente di mezza età?» aveva chiesto Adam.
Mitch aveva sospirato. «Sei un ottimo autore di letteratura di genere e lo sai. Ma penso che puoi dare la colpa solo a te stesso. In fondo hai detto tu, più e più volte, che Richard Chamberlain è un personaggio autobiografico. La gente vuole sapere dove finisce Richard e dove comincia Adam.»
Già, era proprio quello il problema. Quando Adam aveva detto che si era ispirato a se stesso per creare il personaggio di Richard Chamberlain in realtà intendeva che Richard era tutto quello che Adam avrebbe voluto essere ma che non era stato. Un tipo colto, raffinato, che ha successo con le donne, che non ha paura di sporcarsi le mani. Un tipo speciale.
Adam invece era piuttosto banale. Si era laureato, certo, ma non poteva definirsi esattamente colto né raffinato. Era piuttosto riflessivo e pacato, per niente improntato all’azione. Anche per questo era felice di fare lo scrittore.
Subito dopo aver firmato il contratto per l’autobiografia, Adam si era messo a lavorare al prossimo libro di Richard Chamberlain. Sperava di distrarsi, di evitare di pensare a quando avrebbe dovuto raccontare la sua vita e riempirci addirittura un intero libro. Ma, come se Chamberlain fosse veramente la parte migliore di lui e gli stesse impedendo di procrastinare, l’ispirazione continuava a mancare.
Rassegnato, Adam si era messo a lavorare alla sua autobiografia. Aveva deciso di affrontare ogni anno della sua vita in un capitolo. Ovviamente i primi capitoli scorsero molto velocemente. “Capitolo 1. Devo dire che non ricordo molto di quest’anno. Probabilmente l’anno migliore della mia vita. Pannolini, cibo e sonnellini. Una pacchia.”
Pensava che, una volta arrivato al capitolo 16 o 17, sarebbero potuti cominciare i problemi. E invece le sessioni di scrittura sembravano volare. Quando scriveva era come se entrasse in uno stato di trance, come se non stesse scrivendo della sua vita ma di un nuovo personaggio. In sette mesi aveva scritto l’ultimo capitolo, il 43.
Poi l’aveva riletto.
Adam non si era mai ubriacato, mai veramente, ma la sera in cui aveva riletto la sua autobiografia si era scolato il poco alcool che aveva in casa. Si era risvegliato il pomeriggio del giorno dopo con una gran emicrania e da quel momento quel libro era diventato una sorta di incubo. Mitch continuava a chiamare per sapere come procedesse la stesura e Adam continuava a mentirgli. Proroga dopo proroga, menzogna dopo menzogna, erano arrivati a quella chiamata e all’ultimatum della casa editrice.
Sei mesi.
Adam si fece coraggio e, messo giù il telefono, andò al computer. Aprì il file denominato Autob-finale e cominciò a leggere.


Capitolo 1. Il più breve e il più divertente.
Capitolo 9. La morte di sua zia, la sorella di suo padre. La prima volta che vide suo padre piangere. La prima volta che pianse fino a farsi mancare il respiro.
Capitolo 12. Il primo bacio. O una specie di bacio. Si chiamava Hannah qualcosa. Finite le scuole medie, non la rivide più.
Capitolo 14. Le scuole superiori. I bulli. La scoperta della sessualità. Le cotte feroci. I compagni di classe che sembravano più belli e grandi di lui e che gli portavano via tutte le ragazze. Gli insegnanti che distruggevano i suoi sogni di gloria.
Capitolo 16. Il primo bacio. Quello vero. E anche qualcosa di più. Lei si chiamava Naomi. L’anno successivo si trasferì a 2000 chilometri da lui e non la rivide mai più.
Capitolo 18. La prima volta. Lei era speciale. Amy Clarkson. Si conobbero alle superiori e frequentarono il college insieme. Furono una coppia per qualche anno.
Capitolo 19. La separazione dei genitori. La scoperta delle violenze del padre sulla madre. La corsa all’ospedale dopo aver tirato un cazzotto al padre e averne ricevuto uno a sua volta, molto più forte. Il naso rotto. La crisi con Amy. La crisi con la madre. La crisi con Adam.
Capitolo 20. L’anno sabbatico. Un anno lontano dal college, in viaggio, in cerca di se stesso, di un senso. Il primo libro completato. Definirlo bozza sarebbe fargli un complimento. Uno sproloquio senza capo né coda, ma che è servito a fargli capire cosa voleva fare nella vita.
Capitolo 23. La laurea. Il trasferimento in una città più grande. Il primo lavoro, assolutamente non correlato ai libri né all’editoria. L’incontro con Kate. I molti incontri con Kate. Gli incontri quotidiani con Kate.
Capitolo 25. La sua prima casa. La loro prima casa. Sua e di Kate. Progetti grandiosi, progetti di famiglia. E nel frattempo nottate passate a scrivere.
Capitolo 26. Il matrimonio. Il giorno più felice della sua vita.
Capitolo 28. Il primo contratto di pubblicazione. Il secondo giorno più felice della sua vita.
Capitolo 30. L’aborto spontaneo di Kate. Il giorno più triste della loro vita.
Capitolo 31. Il divorzio. E la pubblicazione del secondo libro. Un tour di presentazione che ricorda come una forzatura.
Capitolo 33. Il blocco creativo. Non una singola parola scritta in due anni. La recessione del contratto con la casa editrice.
Capitolo 34. Il riavvicinamento con Kate. Solo come amici. La risoluzione di vecchi problemi. Il ritorno dell’ispirazione.
Capitolo 35. Un nuovo contratto. La pubblicazione del primo libro di Richard Chamberlain. Il successo di pubblico e critica.
Capitolo 39. La pubblicazione del terzo libro di Richard Chamberlain. L’incontro con Kamala. Fugace ma intenso. E andava bene così.
Capitolo 41. Il lancio in pompa magna di “Una notte cremisi”. Il tour di presentazione. La folla, i fan. Il contratto per un’autobiografia.
Capitolo 43.


Adam fissò il cursore lampeggiante sullo schermo del portatile. Il capitolo 43 era rimasto così, vuoto, da più di un anno. Ripensò a quando aveva scritto per la prima volta quelle due parole. Capitolo 43. Al suo fianco, c’era una bottiglia di liquore e si trovava in un fatiscente appartamentino nella grande città, circondato da mura fredde, urla lontane e sirene nelle strade.  Si sentiva solo, nonostante il suo telefono squillasse in continuazione. Si sentiva pesante, frustrato, impotente.
Si guardò attorno. Accanto a lui, sulla scrivania, c’era una tazza di tè. Era nella sua casa, in una cittadina di periferia, circondato da alberi e stradine poco trafficate. Una casa calda, accogliente, che l’abbracciava. Era solo, ma non si sentiva solo, anche se poteva contare sull’affetto sincero di solo una manciata di persone. Si sentiva ancora confuso, forse un po’ frustrato, ma non più impotente.
Prese il telefono e richiamò Mitch.
«Ehi, Adam.»
«Ciao, Mitch. Scusa per prima. Devo… devo dirti una cosa.»
«Spara.»
«Il libro è pronto. È pronto già da un anno.»
«Che cosa?»
Adam rise sentendo il tono incredulo e furioso di Mitch.
«Cosa cazzo ridi, Adam? Non hai idea delle pene che mi hai fatto passare! In che senso il libro è pronto, fottuto bastardo che non sei altro?»
Adam si sforzò di soffocare le risate.
«Ho cominciato a scriverlo poco dopo la firma del contratto e l’ho finito in meno di un anno.»
«E perché me lo stai dicendo adesso? Perché non ce l’hai consegnato prima?»
«Perché quando l’ho riletto ho avuto una sorta di crisi e…» Adam si interruppe, non sapendo bene come continuare. «Non lo so. Non ero pronto a condividerlo, credo.»
«Quindi è finito? Possiamo leggerlo?»
«Te lo sto inviando ora» disse Adam, sorridendo quando sentì Mitch sospirare di sollievo.
Ci fu un attimo di silenzio. Il telefono che Adam teneva alla cornetta emetteva un basso ronzio, interrotto ogni tanto dal respiro di Mitch. Quando parlò di nuovo, il suo tono era più disteso, naturale. Ora stava parlando con Mitch, il suo amico, non il suo editor.
«Cosa ti ha fatto cambiare idea?» gli chiese Mitch.
Adam si guardò attorno ancora una volta, come a guardare quante cose fossero cambiate nell’arco di un anno.
«Il capitolo 44.»
   
 
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