Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: Miryel    03/10/2020    9 recensioni
«Tony, non c'è amore, non c'è traccia di sentimento. Non c'è chimica, non c'è attrazione fisica, non c'è niente di tutto questo ma…», esordì Peter, poi la sua voce si fece microscopica. «Dimmi che lo senti anche tu.» Si morse le labbra e gli occhi gli si illuminarono di speranza.
Cosa? Quell'irrefrenabile desiderio di non smettere un solo istante di parlare con lui? Sì, lo sentiva.
«No. Non lo sento. Non sento niente di niente.» Mentì.
[Soulmate!AU / Young!Tony x Peter / Introspettivo]
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Howard Stark, Jarvis, Peter Parker/Spider-Man
Note: AU, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
[Soulmate!AU / Young!Tony x Peter / Introspettivo]

«Non pensavo che mi sarei innamorato di qualcuno nel modo in cui mi sono innamorato di lui. 
E certamente mai avrei immaginato per un momento che due persone potessero innamorarsi a vicenda e che non potessero stare insieme.  
Onestamente, mi distruggo ancora per questo concetto.»
- Ranata Suzuki
 


| Rewrite
  The
  Stars


«You claim it's not in the cards Fate is pulling you miles away
And out of reach from me But you're here in my heart
So who can stop me if I decide That you're my destiny?»


Graphic by @Fuuma



 
 
| Capitolo II

 

      Se c’era una cosa che Tony odiava, era di certo vivere di rimpianti o, per meglio dire, di occasioni perse. Ovvio che la vita fosse fatta anche di quelle ma, la cosa che lo destabilizzava di più, era quando queste occasioni divenivano tali per colpa di scelte presa da suo padre, al posto suo. Sì, perché dopo che Peter se n’era andato da casa loro, suo padre non gli aveva nemmeno raccontato cosa si fossero detto.

«Dimenticalo e basta», aveva solo risposto, all’unica domanda che gli aveva posto.

Non lo avrai cacciato via solo perché non è come te?

La parte più triste era che, alla fine, la classe sociale a cui apparteneva Peter era l’unico ostacolo che li avrebbe divisi. Non che gli importasse di instaurare con lui un rapporto, qualunque esso fosse, ma era convinto che fosse sbagliato a prescindere quel preconcetto su di lui: non è come noi, dunque il suo tempo non vale quanto il nostro. Un concetto talmente egoistico e basato sull’economia, che Tony ne aveva la nausea. Non gli aveva mai permesso di frequentare ambienti al di fuori del loro; era stato sempre costretto a muoversi in situazioni che implicassero l’incontro con figli e figlie di ricchi industriali e gente di un certo livello. Non aveva mai frequentato una scuola pubblica, non aveva mai giocato una partita di pallone in giardino sbucciandosi le ginocchia, in un processo inevitabile che faceva parte della crescita di un bambino. Non aveva mai indossato abiti comuni, solo divise o eleganti vestiti da cerimonia. Non aveva mai passato un pomeriggio al cinema con gli amici o bevuto una bevanda gassata in un bar caotico del centro. Aveva sempre e solo sbattuto i pugni contro quella campana di vetro che gli avevano chiuso addosso, senza mai riuscire a scalfirla.

Fu in un pomeriggio di un paio di settimane dopo, però, che da quel vetro vide una crepa formarsi. Stava tornando a casa dalla sua settimanale lezione di pianoforte quando, seduto sul sedile posteriore della station wagon nera guidata da Jarvis, vide alcuni ragazzi parlare fuori da una scuola. Aveva la fronte premuta contro il vetro, annoiato da quella vita priva di stimoli e, quando riconobbe tra quelle persone proprio Peter, si rizzò sulla schiena e attirò l’attenzione del pilota, dandogli un colpetto sulla spalla.

«Che succede, Tony?»

«Jarvis, guarda! Guarda, quello non è…?» 

«Oh!», fu il commento del maggiordomo che, senza esitare, accostò l’auto al marciapiede e si fermò. Tony non ci pensò due volte: tirò giù il finestrino e, quando i ragazzi si voltarono a guardarlo, sorrise sfrontato.

«Ehi, mai vista una Jaguar?», chiese, ironico e Peter, dopo un momento di stupore, allargò le labbra in un sorriso stupito. 

«Pensavo che non ci fosse concesso vederci.»

Tony alzò le spalle e, guardando gli altri ragazzi – che lo fissavano increduli sicuramente riconoscendolo per la sua fama e le sue foto tappezzate su ogni accidenti di copertina di riviste adolescenziali – poggiò il gomito al finestrino aperto. 

«In realtà passavo di qui e ti ho riconosciuto e no, non penso ci sia concesso vederci. O almeno mio padre sembra pensarla così.» 

Gli occhi di Peter si abbassarono sulle proprie scarpe, chiaro segno che avesse già abbandonato ogni speranza che quell’incontro potesse cambiare le cose perché, dopotutto, in qualche modo Tony sapeva che entrambi, la presenza reciproca, la percepivano in un caotico bisogno di conoscersi. Qualcosa che lui non avrebbe mai ammesso nemmeno a se stesso ma che era così. 

«Jarvis, io scendo.»

«Ma… Tony, tuo padre ti aspetta per la riun-» 

Lui fece schioccare la lingua, irritato. «Non me ne frega un accidenti della riunione con i Carter. Tu torna a casa e digli che non mi hai trovato all’uscita e che il mio telefono non è raggiungibile. Ci penserò io, poi, quando tornerò a casa, a inventarmi una bugia credibile. Ma io scendo», sentenziò, sicuro di sé e fu felice di vedere gli occhi di Peter tornare a guardare i suoi, sorridenti. Velati però di una leggera preoccupazione e di malinconia, perché di certo stava già pensando a quel dopo, facendosi carico di peccati che non gli appartenevano.

Jarvis sospirò e Tony percepì in quel gesto troppe cose, tra cui l’accondiscendenza. Dopotutto era l’unico che capiva a pieno la sua necessità di sentirsi parte di un sistema diverso da quello che gli apparteneva e, alla fine, gli stava dando la possibilità di liberarsi per un po’ da quelle catene, anche se questo poteva significare scatenare l’inferno. 

«Non sono certo che la scelta più saggia sia quella di lasciarti andare ma… farò come dici. Divertiti.» Furono le ultime parole dell’autista, prima che Tony abbandonasse l’abitacolo, sistemandosi con un colpo secco la giacca elegante. Gli rivolse un sorriso carico di gratitudine, deformato da quella sfrontatezza che sempre lo contraddistingueva e, quando infine l’uomo tornò in carreggiata, si voltò verso Peter e batté le mani.

«Allora, non mi presenti ai tuoi amici?» 

Peter sussultò e, ridestandosi da pensieri tutti suoi, indicò i due ragazzi. «Oh, loro sono Ned e MJ, i miei amici. Ragazzi, lui è Tony e… be’, è il ragazzo di cui vi ho parlato.»

Quello che doveva essere Ned, un ragazzo un po’ tarchiato dai lineamenti orientali, aprì la bocca, incredulo. «Lei è Tony Stark? Il figlio di Howard Stark? Quello che ha il simbolo identico a quello di Peter?» 

«A quanto pare…», fu il commento di Tony, mentre alzava un sopracciglio, scettico di fronte a tutta quella disillusione che, per una volta, non gli parve fasulla. Sembrava stupito sul serio e, a confermarlo, furono le parole che seguirono. 

«Oh, mio dio! Dunque lei è quello che ha inventato il dispositivo antigravitazionale e l'extragravitazionale! E io sono qui davanti al genio? Ci ho fatto la mia tesi all'ultimo anno del college! Non sa che onore è per me conoscerla, signor Stark!» Ned gli strinse la mano con una goffissima energia è, confuso, Tony si rivolse a Peter, che nel frattempo cercava di nascondere dietro al colletto del bomber blu un sorriso frizzante. Forse era felice di vederlo o forse lo divertiva quella situazione. In ogni caso la leggerezza del suo sguardo lo fece, in qualche modo, sentire a casa in una maniera quasi irritante. Non seppe perché gli desse tanto fastidio.

«Ned è un tuo fan. È uno di quelli che mi ha convinto a venire da te quella volta», spiegò.

La ragazza riccia incrociò le braccia al petto e spostò il peso del corpo da un piede all’altro, alzando gli occhi al cielo. «Diciamo che ti ha costretto.»

«Sì, diciamo che mi ha costretto», confermò Peter, poi sospirò. «Mi dispiace se dovrai pagarne delle conseguenze, per questa tua scelta. Immagino che tuo padre non ne sarà contento.» 

Tony alzò le spalle con uno sbuffo indifferente. «Chi se ne importa. Dovrebbe smetterla di impormi le sue regole e non lasciarmi vivere come dico io. Una volta raggiunta la mia indipendenza lo mando al diavolo, dunque è ora che si abitui a non avermi intorno. E tu», esordì, rivolgendosi di nuovo a Ned che sussultò, impaurito. «Non darmi mai più del lei, chiaro? Dammi del tu e chiamami Tony», cercò di sorridere per rassicurarlo e quello lanciò un’occhiata – che fu più una richiesta d’aiuto – verso Peter. Quest’ultimo rise reclinando la testa all’indietro e, posandogli una mano sulla spalla, scosse la testa.

«No, Ned. Non è una minaccia e sì, puoi farlo.»

Gli occhietti neri di Ned si illuminarono e, rivolgendosi di nuovo a lui, gli sorrise. «È un onore non da poco!»

«Puoi farmi tutte le domande che vuoi, ma non ora. Vi dispiace se scambio due chiacchiere con lui, un paio di minuti?», chiese Tony, tentando di risultare gentile, sebbene fu tradito da un tono di voce fin troppo sbrigativo. MJ e Ned si guardarono, poi spostarono lo sguardo su Peter, alla ricerca della sua approvazione e, quando questi annuì, fecero lo stesso con una vena di delusione negli occhi. «Dopo ci rivediamo! Insomma, non mi lascio mica sfuggire l’occasione di fare cose normali con gente normale!», aggiunse, nel tentativo di rassicurarli e, gli occhietti vispi di Ned che si accesero di nuovo, sembrarono comunicargli che era riuscito in quell’intento. Così i due amici di Peter si allontanarono, dandosi appuntamento ad un bar poco lontano dalla scuola, non appena possibile. Tony era curioso e allo stesso tempo non del tutto convinto di voler davvero partecipare a quell’incontro ma, se le cose col suo vecchio, quella sera, sarebbero andate male, avrebbe detto addio per sempre ai suoi intenti di confondersi con le persone comuni. Tanto valeva andare fino in fondo alla questione e dedicare a quella bravata ogni singolo istante.

«Insomma… il destino ci ha fatto incontrare ancora», esordì Peter, con un sorrisetto impacciato, e Tony gli diede una gomitata goffa, tentando di risultare tranquillo, a differenza sua. 

«Lo chiamerei un caso. Passo di qui ogni mercoledì alla stessa ora, probabilmente sei stato tutte le volte qui fuori con loro ma… be’, non ci conoscevamo, dunque non mi sarei mai fermato, in altre occasioni, no?» 

Peter alzò le spalle, e sembrò accettare anche lui quella spiegazione meno romanzata. «Sicuro che non avrai problemi, dopo?»

«Certo che ne avrò! Mio padre mi ha vietato categoricamente di vederti; mi ha addirittura detto di dimenticarmi che esisti ma, be’, se avrai l’occasione di conoscermi meglio scoprirai che sono avvezzo a fare sempre il contrario di ciò che la gente mi impone di fare. Sono un ribelle!» 

«Mi ha detto più o meno le stesse cose. In verità mi ha anche detto che avrei dovuto fingere che non ti conosco, nel caso ci fossimo incontrati per una casualità. E non l’ho fatto. Come vedi sono un ribelle anche io», rispose Peter, con un sorrisetto che un po’ gli spezzò il cuore. Erano coinvolti in quella disobbedienza a pari merito, nessuno aveva più colpa di un altro, solo che Peter era libero di tornare a vivere la sua vita, una volta che Howard avrebbe scoperto che si erano visti. 

«Mio padre ha questa capacità di smontare le persone, che quasi meriterebbe un encomio. Se non fosse che lo vince ogni anno come padre peggiore del mondo. Deve averti spaventato.» 

«Sì, ma non per quello che pensi tu. Ho pensato a come vivi questa situazione, al fatto che abbiano montato mille teatrini per fare in modo che incontrassi la tua Anima Gemella e, una volta scoperto chi era, hanno deciso di insabbiare la cosa solo perché… be’, perché sono un poveraccio?»

«Uno normale», lo corresse Tony, lapidario, e quella verità gli fece male. Dal di fuori, quella situazione del cazzo, doveva risultare proprio ridicola: mesi a tartassare la gente con foto sue e il suo simbolo, per poi mettere tutto a tacere per convenienza. Forse non avrebbero dovuto nemmeno mai cercarla, la sua Anima Gemella, o ora non sarebbe stato lì a disubbidire per ripicca. O per propria volontà. O perché Peter, dopotutto, come essere umano gli piaceva. Forse perché incarnava quel mondo che tanto bramava di conoscere e in cui voleva vivere, e lui sembrava la porta giusta per raggiungerlo. «Solo che, come ti ho detto, non era mai successo che qualcuno al di fuori della nostra cerchia fosse l’Anima Gemella di uno di noi. O almeno credo non sia mai successo.» 

Peter fece una lunga pausa. «È importante?» Quel quesito lo spiazzò, ma non tanto per la domanda in sé, quando per il concetto stesso: anche fosse successo, cosa sarebbe cambiato? Suo padre gli stava comunque imponendo una vita che non voleva abbracciare, allontanando da lui ogni possibilità di cambiare il proprio punto di vista o, più nello specifico, le proprie necessità.

«Immagino di no. Non cambierebbero le cose.» 

«Tony, non nascondo che mi faccia piacere che tu sia qui – come ti ho detto l’altra volta c’è un qualcosa che mi fa desiderare ardentemente che tu faccia parte della mia vita e non in senso strettamente romantico, ma come amico – solo che sappiamo tutti e due quanto questo sia impossibile, con certi presupposti.» 

«Sono qui per disubbidire agli ordini che mi vengono impartiti dall’alto. Ho già fatto i conti col fatto che io e te non ci frequenteremo mai, in qualsiasi modo tu voglia interpretarla.» 

«E allora perché ti sei fermato? Perché sei voluto rimanere qui con me, a parlare? Se tanto non c’è una soluzione, non sarebbe stato meglio tirar dritto e andare via?»

«Se tu fossi stato nella mia situazione cosa avresti fatto, sentiamo?», lo sfidò. Incrociò le braccia al petto e attese, solo che Peter sembrava già fin troppo convinto della sua risposta. Ne fu cosciente quando arricciò le labbra e gli puntò gli occhi addosso, senza alcuna paura di dire la verità. Genuino, quasi in modo insopportabile. 

«Avrei fatto lo stesso. Ma almeno avrei ammesso che è perché qualcosa dentro mi dice questo e che non devo ignorarlo. O scappare da te. Sei disposto ad ammettere che per te è lo stesso?» A Tony, quella, parve più una sfida che una confidenza, sebbene sul volto di Peter non vi fosse alcuna traccia di quell’intento. Si ritrovò solo ad alzare ancora le spalle, tentando di mostrarsi indifferente di fronte a quella che, in fin dei conti, rispecchiava la dura realtà. Quando lo aveva visto, al di là del finestrino, aveva sentito all’altezza dello stomaco un arpione invisibile che lo aveva agganciato e attirato in quella direzione. Aveva agito di impulso; aveva assecondato un volere che, razionalmente, non avrebbe mai compiuto. Cercò di scacciare via il pensiero che quei simboli, in verità, significassero molto più di semplici disegni identici, perché ammetterlo sarebbe risultato ridicolo… e scomodo. 

«È stato più il bisogno di evadere e scappare per un po’ dalla prigionia familiare. Sei una scusa, in un certo senso. Senza offesa.» Peter alzò un sopracciglio e, subito dopo, rise – e Tony non poté fare a meno di notare un leggero velo di delusione e disagio, in quella vibrazione. Qualcosa gli colpì il petto, e sospirò. «Visto che ho un po’ di tempo prima di tornare potremmo raggiungere i tuoi amici lì dove sono andati e passare un pomeriggio insieme. Non mi va di sprecare questo tempo a parlare della stronzaggine di mio padre.» 

«No, non va nemmeno a me. Cercheremo di sfruttare questo tempo lasciando che ti svaghi un po’, anche se poi, probabilmente, non ti sarà più concesso. Non penso sia una buona idea ma, d’altra parte, una volta nella vita bisogna assecondarsi, no? Qualsiasi sia il prezzo da pagare dopo», rispose Peter, e in quell’affermazione Tony percepì una sorta di previsione, come se dopotutto quel giovane sapesse perfettamente a quale destino andavano incontro; perché, pur destinati a stare insieme per via del tatuaggio, il mondo pareva intenzionato a mettercela tutta, per dividerli. Eppure…

«Mi prendo le mie responsabilità, a te che importa? Non sei tu quello che dovrà vedersela col mio vecchio», rispose, leggermente stizzito, e Peter alzò le mani in segno di resa. Così Tony si sentì in dovere di alleggerire quella situazione dandogli un goffo e amichevole pugno sulla spalla, che Peter incassò ridacchiando leggermente e massaggiandosi poi la parte lesa. Si incamminarono verso una stradina che costeggiava la via principale e, quel che lo stupì durante quel tragitto, fu il silenzio di tomba che scese tra di loro. Aveva una voglia assurda di riempirlo di domande, chiedergli che aspettative aveva dalla propria vita, quale telefilm gli era piaciuto di più tra tutti quelli che aveva visto e se quella maglietta di Star Wars era il segno che fosse un vero fan, o solo un casual come molti – tipo Steve o Bruce, quei due che ogni tanto frequentava perché, tra tutti i figli dei ricchi amici dei suoi genitori, erano gli unici che tollerava. Poi voleva chiedergli se era mai stato innamorato di qualcuno o se, ora, lo era. Solo perché quella faccenda delle Anime Gemella sembrava imporre un solo amore nella vita di ognuno, senza poter fuggire al proprio destino, ed era questo che premeva di più la mente di Tony e la sua idea dell’amore. Non aveva mai avuto una cotta per nessuno e forse perché la sua cerchia di conoscenze era troppo ristretta per farsi andare a genio qualcuno – ma Peter aveva frequentato le scuole pubbliche, aveva degli amici e di certo aveva avuto molte più interazioni sociali, rispetto a lui. Questo di certo aumentava di molto le sue possibilità di rimanere impressionato da qualcuno e, non meno importante, conoscere cosa significava legarsi a qualcuno e volerlo accanto. Avrebbe davvero voluto chiederglielo, ma era troppo presto e, probabilmente, quella era l’unica occasione per farlo, ma non quella giusta. 

Raggiunsero così il bar e, quando entrarono, i due amici di Peter li accolsero alzando una mano per attirare la loro attenzione. La musica era leggermente alta, ma non troppo da sovrastare le chiacchiere che vennero dopo, quando si sedettero. MJ continuava a guardarlo come se stesse studiando una rana durante una lezione di chimica organica e, in un certo senso, questo lo mise a disagio. Tony, dopotutto, non era abituato alle persone genuine, sebbene sua madre fosse una delle poche persone che gli riservava un minimo di umanità, ma era dura ammetterlo.

«E così tu sei ricco da far schifo», sbottò Michelle e Peter, seduto accanto a lei, sussultò per quell’uscita. Tony, invece, la guardò per un attimo senza alcuna espressione facciale, poi reclinò la testa all’indietro e scoppiò a ridere.

«È un modo carino per dirmi che dovrò pagare io?» 

«Abbiamo sempre fatto da noi, non è di certo questo il momento di iniziare a scroccare alla gente. Comunque, semmai, dovresti offrire qualcosa a Peter. È lui la tua Anima Gemella, non noi», sentenziò, e sparì dietro al suo frappé, incredibilmente soddisfatta da quella risposta. Peter storse la bocca, e non fu difficile notare un leggero rossore sulle sue guance, sebbene le luci fossero deboli. A Tony scappò un sorriso, poi alzò le spalle.

«Lo farò. Dopotutto gli devo il viaggio a vuoto a casa mia.» 

«Davvero non c’è possibilità che voi due vi frequentiate? È un vero peccato!», esclamò Ned, deluso e intristito da quel fatto. 

«La state facendo più tragica di quanto non sia. Esistono milioni di persone nel mondo che non hanno mai incontrato la propria Anima Gemella o che, per pura sfortuna, una delle due sia morta prima ancora di incontrare la propria. Non è una novità e nemmeno un fatto così eclatante. È molto più raro che due persone si trovino, piuttosto che non lo facciano», spiegò Peter, ma non sembrava felice. Il suo umore si era trasformato improvvisamente, e un leggero cipiglio si era palesato tra le sopracciglia, in una riga nera verticale in mezzo agli occhi. Sorseggiò la sua Coca, poi ne riemerse sussultando, quando MJ gli riservò un’occhiataccia.

«Voi vi siete trovati. Non ha un cazzo di senso quello che hai detto.» 

«Intendevo dire che non è obbligatorio che una cosa così vada in porto. È come essere molto idonei per un lavoro ma non essere assunti. O fare un test di ammissione impeccabile e non entrare all’Università dei sogni.» 

«In sostanza, mi stai dicendo che voi due vorreste provare a uscire insieme per cominciare qualcosa ma che il resto del mondo vi viene contro. Non è una cosa che capita, è un’ingiustizia.» 

Tony li aveva guardati tutto il tempo, passando lo sguardo da uno all’altra come se stesse seguendo un'avvincente partita di tennis e, quando Peter gli chiese aiuto buttandogli un’occhiata muta, lui sospirò.

«Non è esattamente così. Essere Anime Gemella non vuol dire per forza che, sin dal primo sguardo, debba esserci un’attrazione fatale. Ragazzi, non è un film con Adam Sandler, ma la vita vera. Io e Peter non proviamo niente, non c’è alcuna chimica, non c’è niente di niente. Non ci struggeremo se il fato vorrà che questo sia il nostro ultimo incontro. Da domani le cose torneranno come sono sempre state.»

MJ si lasciò scappare una risata di scherno, che lo spiazzò. «Certo, difatti sei qui perché non te ne frega niente.» 

Tony finse indifferenza, sebbene quell’osservazione lo mise in difficoltà direttamente nell’anima. «Un cambio d’aria.»

«Che avresti potuto fare ovunque, con chiunque, e non con Peter. Perché vuoi negare che l’hai visto e ti è venuta voglia di stare con lui, Stark?» 

«MJ…», tentò di fermarla Peter, ma Tony alzò una mano per zittirlo e, riservandole un’occhiata machiavellica, le restituì lo sguardo di sfida che lei gli aveva lanciato. Sincera e brutale, quasi quanto lui, solo che lei non si nascondeva dietro alcuna bugia. Avrebbe solo dovuto ammettere che sì, c’era un’attrazione indecifrabile e che no, non sapeva attribuirgli alcuna spiegazione e che sì, avrebbe voluto passare più tempo con Peter, conoscerlo meglio, e scoprire se davvero il destino ci aveva visto giusto. Per ora era solo un enorme interrogativo che lo affascinava. 

«Ho solo preso la palla al balzo perché lui è una persona normale, ordinaria, che avrebbe potuto darmi la possibilità di spendere il mio tempo facendo qualcosa di diverso.» 

«Dunque lo stai usando.»

«Non sto dicendo questo. Non mettermi in bocca parole che non ho de-» 

«Ragazzi! Per favore, vi prego! È tanto difficile fingere anche solo per cinque minuti che questa faccenda dell’anima gemella non esista e che siamo qui solo per parlare un po’ e svagarci? Vi scongiuro… non c’è niente di divertente in questa conversazione. Sa solo di… distruzione e risentimento, quando quello che vorremmo tutti è passare del tempo in modo spensierato. Ve lo chiedo col cuore in mano: basta», intervenne Peter, e la sua voce ruppe il muro di quella tensione, che si era alzato tra loro e li aveva divisi. Era scesa una nebbia che sapeva di… sì, distruzione e risentimento, ma soprattutto di bugie. Le ammissioni che Tony teneva dentro non sarebbero emerse mai, eppure quella conversazione lo aveva incuriosito. Avrebbe potuto troncarla con una delle sue frasi ad effetto, da perfetto stronzo – e quando le esternava, era la copia sputata di suo padre – ma non c’era riuscito. Aveva avuto bisogno di giustificare le sue azioni, solo per mantenere vivo il suo fottuto orgoglio. 

Scese il silenzio. MJ gli riservò un’ultima occhiata, ma non disse altro, anche se Tony ci avrebbe scommesso il rolex custodito in cassaforte che aveva ancora troppe parole velenose da dedicargli. Si chiese se, quella protezione forte che aveva dimostrato nei riguardi di Peter, non fosse altro che gelosia e che, lei, fosse cotta di lui. E magari, chissà, Peter la ricambiava pure, ma era legato a lui tramite quel simbolo, come una prigionia. 

Tony aveva scelto di restare lì, per una serie infinita di motivi, tra cui la sua agognata libertà e un riscatto che credeva di meritare ma, tra quelle motivazioni, c’era anche quel bisogno di condividere lo stesso spazio vitale con Peter. Senza alcuna spiegazione sentimentale o logica, forse solo influenzato dall’idea del destino che li voleva insieme per qualche assurda ragione. Era lui ad aver deciso di scendere da quella macchina e di rimanere lì con loro, e sarebbe stato lui a tentare di rendere quella giornata meno ostica e più spensierata. 

«Andiamo in una sala giochi. Non ci sono mai stato. Se serve offro tutto io», sbottò. 

Peter lo guardò lanciandogli uno sguardo di pura gratitudine, forse perché aveva appena lasciato cadere l'ascia di guerra proponendo un’attività divertente. 

«Ti lascerei quasi offrire per non sganciare un soldo, ma ho abbastanza dignità da rifiutare i tuoi soldi. Questa soddisfazione non te la do, Stark», disse MJ, ma il suo tono ostico era sfumato via, lasciando spazio a un leggero sorriso. Tony ricambiò con uno di pura sfida, poi guardò di nuovo Peter. 

«Ci state?» 

«Ci stiamo», rispose la sua Anima Gemella, e Tony sperò che quel pomeriggio potesse durare per sempre. Si sentì parte di qualcosa che aveva sempre bramato: la normalità. Ed era certo che, a fine giornata, avrebbe dovuto fare i conti con il bisogno di vivere quella libertà per sempre, ma troppo consapevole di non averne il diritto. 

 

 

Fine Capitolo II
 


 

Vector Valentines Day Hand Drawn Calligraphic Heart With Wings. Holiday  Design Element Valentine. Icon Love Decor For Stock Vector - Illustration  of flower, heart: 133671299 Ornament Plain text Decorative arts - divider png download - 2273*1913 -  Free Transparent png Download. - Clip Art Library
Note Autore:
Decorative Lines Png - Clip Art Library #1386553 - PNG Images - PNGio
Vector Valentines Day Hand Drawn Calligraphic Heart With Wings. Holiday  Design Element Valentine. Icon Love Decor For Stock Vector - Illustration  of flower, heart: 133671299
RK GRAPHIC DESIGN: UNDERLINE DESIGN AND SIMPLE DESIGN HAND DRAWN ...

Torte | Pasticceria Cappelli Parma
Carissimo pubblico del Sabato Notte! 
Come la va? Spero tutto okay ** Ed eccoci giunti già al secondo capitolo di questa piccolissima Soulmate!AU che ci racconta,ancora una volta, le vicende dei giovani Tony e Peter, e siamo entrati un po' a fondo, in questa vicenda e, ora, nella vita di Peter. Se c'è una cosa che amo scrivere è il trio delle meraviglie composto da Peter, Ned e MJ. Il primo è insicuro ma determinato, il secondo buono e comprensivo, la terza schietta e sincera. E poi c'è Tony... che è Tony e non ha bisogno di presentazioni, ma amo farlo scontrare con MJ e questa occasione non me la sono lasciata sfuggire ♥
Le cose ovviamente si stanno complicando, ma è sempre il destino a metterci lo zampino. Chissà che non sia proprio lui, infine, a convincere questi due testoni che la strada da seguire è proprio quella. Lo scopriremo solo vivendo ♥
Ringrazio chi ha deciso di lasciarmi un parere nello scorso capitolo, chi ha listato la storia e, soprattutto, chi continua a sopportarmi. In un periodo come questo è come una coccola, e ne ho davvero bisogno!
Ringrazio ancora  Fuuma per la grafica ç.ç non riesco a staccarle gli occhi di dosso ç.ç lei e le sue manine d'oro ♥
Alla prossima settimana, con il prossimo capitolo!
RK GRAPHIC DESIGN: UNDERLINE DESIGN AND SIMPLE DESIGN HAND DRAWN ...
Torte | Pasticceria Cappelli Parma
Vector Valentines Day Hand Drawn Calligraphic Heart With Wings. Holiday  Design Element Valentine. Icon Love Decor For Stock Vector - Illustration  of flower, heart: 133671299


La vostra amichevole Miryel di quartiere.

Vector Valentines Day Hand Drawn Calligraphic Heart With Wings. Holiday  Design Element Valentine. Icon Love Decor For Stock Vector - Illustration  of flower, heart: 133671299
   




 
   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Miryel