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Autore: Chiara PuroLuce    03/10/2020    6 recensioni
Cordelia è morta all'improvviso, ma non è contenta di non aver visto esaudito il suo unico desiderio. Fa una richiesta specifica a Dio e viene accontentata. Così ora potrà, insieme al suo angelo custode, chiudere il famoso cerchio!!!
(Writober 2020 - pumpNIGHT 2020 - #fanwriter2020)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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                                                                  CORDELIA CHIUDE IL CERCHIO
 
                                                                pumpNIGHT 2020  Prompt 2 - Cerchio
 
 
«Siamo qui riuniti, per dare l’ultimo saluto alla nostra cara sorella Cordelia che, dopo novantanove anni, è ritornata alla casa del Padre…»
 
Be’, ed eccoci qui. Al mio funerale. Sì, avete capito bene, il mio! Intendiamoci, avevo una bella età e puntavo ai cento, ma qualcuno, evidentemente, non era d’accordo e mi ha fatta schiattare proprio il giorno prima del mio compleanno, per essere precisi, cinque minuti prima, alle 23.55 di un sabato notte di inizio estate. E dire che ce l’avevo quasi fatta!
 
«Non capisco, Cordelia, perché sei voluta venire al tuo funerale. In genere il Capo non dà questa possibilità, se non per qualche minuto appena. A te, invece ha concesso di rimanere per tutta la funzione. Ti conosco troppo bene, cos’hai combinato?»
 
Ah, Filippo, il suo angelo custode. Gli aveva dato un bel da fare in vita e, anche se non aveva mai potuto vederlo, l’aveva sentito sempre vicino. Sulla settantina – ma poi era veramente così? – alto, snello, di carnagione scura, quando sorrideva i suoi denti si intonavano alla tunica bianca che indossava, enormi occhi scuri, capelli cortissimi grigi. Era stata una bella sorpresa vederlo, finalmente. Era stata curiosa per tutta la vita, si era sempre immaginata il suo aspetto… e l’aveva abbracciato di slancio. Lei, che non amava troppo il contatto fisico, in vita.
 
«Oh, niente, mio caro amico di tante avventure, niente. Gli ho solo ricordato che, visto che non mi ha lasciato realizzare il mio unico sogno in vita, almeno poteva concedermi un ultimo favore da morta.»
 
Sì, perché quando si era ritrovata improvvisamente al cospetto del Grande Capo Supremo, in camicia da notte rosa antico di lino, si era sì resa conto che esisteva veramente – lei non era mai stata una tipa molto religiosa, anche se aveva due sorelle suore e un prete in famiglia, ironia della sorte vero? – ma, nonostante lo shock iniziale, quello non l’aveva certo spaventata e quando Lui le aveva chiesto come mai fosse così accigliata – e diamine lo sapeva benissimo, ma voleva sentirselo proprio dire – lei era sbottata.
 
«Come minimo, dopo lo scherzetto che mi hai fatto, pretendo almeno di partecipare alle mie esequie. Devo chiudere il cerchio. Non posso andarmene così, senza salutare nessuno! Non me ne hai dato il tempo e non è giusto. Che senso ha vivere e poi morire così. Tu insegni che tutto ha un inizio e una fine. Bene, lascia che io lo faccia, ne ho bisogno o non potrei mai dirmi tranquilla e a posto, capisci? Sì, lo capisci. Leggi nel mio cuore e nella mia testa, tu e non posso proprio fartela. Nessuno può fartela. Allora, posso andare?»
 
E Lui l’aveva accontentata. Che fosse stato per il posso finale, piuttosto che per la sincerità delle sue parole… ma aveva acconsentito a farla scendere. Non da sola, però. No. Le aveva messo una guardia del corpo speciale, il caro e vecchio Filippo. Lui, veramente, si stava già mettendo comodo su quella che sembrava essere una comoda poltrona, ma all’ordine del Capo, era scattato sull’attenti e si era precipitato da lei.
 
«Possiamo andare?» le chiese il sempre paziente Filippo.
 
«Cosa? No! È appena iniziato e ho un bonus che dura per tutta la funzione, Cavoli, Fili, che fretta hai?»
 
«Nessuna. E non chiamarmi Fili, lo sai che non lo sopporto. Se penso che devo passare accanto a te tutta l’eternità… mi chiedo chi me l’abbia fatto fare di accettare l’incarico al tuo concepimento. Sei stata un osso duro e ancora lo sei, neanche la morte ti ferma a te.»
 
«Dillo che in verità mi adori» gli rispondo io dandogli un buffetto affettuoso sulla guancia «ti ho fatto divertire come non mai e come i tuoi colleghi possono solo immaginarsi di fare.»
 
«Sì, hai ragione» ammette lui con una certa riluttanza, ma lo vedo che ridacchia.
 
«Abbiamo girato l’Italia in lungo e in largo, non abbiamo tralasciato nessuna regione da visitare. Poi abbiamo iniziato con l’estero e siamo stati alle Cascate del Niagara, a giocare al casinò a Las Vegas per giorni interi e vincendo anche una bella cifra – cifra che ho investito in un piccolo rifugio per animali abbandonati vicino casa, a volere essere precisi –, a Cuba, a vedere l’Aurora Boreale… devo continuare?»
 
«No, ok, mi hai convinto. Mi sono divertito con te e tu non ti sei fatta mancare nulla, a differenza di molti altri umani. Ho sempre ammirato questo lato di te, mi hai reso orgoglioso. Ma ora sta zitta, ascolta e guarda che succede. In fondo era quello che volevi no? Un ultimo sguardo al mondo prima di dirgli addio per sempre.»
 
Una funzione toccante. Molto bella, belle parole, bei fiori, bello tutto. Finita troppo presto.
 
«Dannazione a questa pioggia che rovina tutto. È appena iniziata l’estate e tu guarda che disastro proprio oggi.»
 
«Si dice che quando diluvia a un funerale è perché la persona estinta era molto amata e anche il cielo partecipa al suo dolore. E non dire quella parola, qui è proibita.»
 
«Pure. Oh, povera me. Fili, credi a queste cavolate, tu? Eppure, non dovresti.»
 
«Ho detto…  si dice… non che ci credo.»
 
«Posso avvicinarmi a vedere i volti dei miei cari?»
 
«Prego, fa pure, ma sbrigati che il tempo stringe.»
 
Ok, facciamoci un bel giro tra le file.
Caspita, ma quanta gente c’è. Nella mia vita sono stata sempre piuttosto solitaria e di questi volti ne riconosco a stento un quarto.
La mia famiglia sembra sconvolta, ma non me la danno a bere. Le mie due figlie – che ho visto di rado in vita, una volta uscite da casa da sposate – sembrano davvero disperate, sembrano. E dire che non le avevamo cresciute così ciniche e scostanti, io e Roberto. Che delusione. I loro mariti le rispecchiano in pieno, tutti presi dalla carriera e dalla frenesia. Il parentado religioso anche, ma chi vogliono ingannare. Avranno anche preso il velo e l’abito talare, ma non l’hanno fatto per vocazione, diciamo che in tempi passati era più una via di fuga dalla miseria, e pazienza se hanno lasciato me e la mia gemella defunta in ristrettezze, ancora più ardue dopo la morte dei nostri genitori.
Per fortuna mi sono riscattata e ho potuto vivere agiatamente gli ultimi tre decenni di vita, da vedova – povero marito mio, tanto buono e gentile, spero di rivederlo ora che l’ho raggiunto – ma tranquilla. A quel punto, i miei parenti hanno iniziato a marcarmi stretta, ma io non ho ceduto. Ho aperto la mia porta e il mio cuore solo a una persona, alla mia unica nipote, Clara.
 
«Ci tieni davvero molto a questa storia di chiudere il cerchio, vero?»
 
«Sì. Vedi Fili, era come se mancasse un tassello in un puzzle. Senza, non sta bene, si vede che è incompleto. E così è per me, è la stessa cosa. Non avere potuto dire addio a nessuno – anche se solo Clara, la mia oss domiciliare e la mia migliore amica se lo meritavano veramente – mi fa sentire così, vuota. Io dovevo rimediare in qualche modo, capisci? E quando torneremo su, la prima cosa che farò, sarà presentarmi davanti a Lui – e speriamo di non dovere fare una lunga fila – e ringraziarlo di cuore.»
 
Il tempo passa veloce e la funziona finisce.
 
«Bene, ti stanno portando al cimitero. Vuoi vedere anche quello o possiamo andare?» intervenne Filippo.
 
«No, andiamo. Ho visto i miei cari sciogliersi in finte lacrime di circostanza, e questo mi basta. Spero solo che, quando sarà il loro momento, gliele mettiate in conto, è? Mi spiace solo per Clara. L’unica che mi è sempre stata vicino senza secondi fini, data la mia ricchezza. Si vede che la sua è vera sofferenza, povera cara. Le ho lasciato tutto, ho fatto in modo che nessuno possa mai rubarle anche un solo centesimo e sono felice così, se lo merita. Il Capo mi ha assicurato che renderà onore al mio lascito e si prenderà degnamente cura dei miei dieci gatti, tre conigli e sette cani del rifugio. Non era tenuto a dirmelo, ma forse si è sentito in colpa per avermi fatto venire un aneurisma mentre dormivo.»
 
Filippo mi guarda e ride.
 
«Decisamente sarà un’eternità spassosa con te, Nelia. Andiamo? Volevo schiacciare un pisolino sulla mia poltrona preferita, ma qualcuno ha pensato bene di rovinarmi il momento. Dico, dopo quasi cento anni di onorato servizio, credevo di potermi concedere un po’ di pausa. Dopotutto, ora hai bisogno di me solo per chiacchierare un po’.»
 
«Ti stai lamentando? Non mi dire che in tutto questo tempo non ti sei mai schiacciato un pisolino neanche una volta. Neanche mentre io dormivo.»
 
«Con te che eri peggio di una mina vagante? Che, a volte, mi andavi anche in sonnambula? Se chiudevo gli occhi, avevo paura di perderti e poi chi lo sentiva Lui
 
«Oh, grazie molto carino a preoccuparti per me. Sono molto arrabbiata con te, Fili.»
 
«Sinceramente, cara la mia Cordelia, tu, arrabbiata, fai paura… ma Lui fa molto più paura di te. Allora, vogliamo mettere le radici qua o vieni con me?»
 
«Sì. Sono nata, ho vissuto al meglio, mi sono divertita alla grande, non mi sono fatta mancare nulla, ho aiutato molti animali e anche Clara e non ho rimpianti. Ho chiuso il cerchio. Sono soddisfatta, ora. Possiamo andare, Fili. Portami a casa.»
 
   
 
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