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Autore: Iron_Captain    04/10/2020    2 recensioni
[Sly Raccoon ]
[Sequel de: Recuperare l'amore perduto]
Dopo essere finalmente riuscito a localizzare Sly, Bentley si prepara a riportarlo a casa, nella propria epoca, insieme a dei vecchi alleati...senza immaginare minimamente di arrivare a vivere un'avventura oltre la loro immaginazione.
Vecchi e nuovi amici...e vecchi e nuovi nemici si faranno vivi in questa avventura di proporzioni epiche.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 2

Il procione cominciò a riprendere pian piano i sensi, dovuto soprattutto a causa di un suono assordante che riempiva l’aria circostante. Quando i propri sensi cominciarono a funzionare di nuovo, Sly si accorse di trovarsi disteso su un lettino. Non appena si rimise in piedi, iniziò a guardarsi intorno: era dentro a una piccola camera con pareti di metallo, provvista di lettino, gabinetto e un piccolo tavolo; e dove si trovava l'uscita, c'era una specie di parete laser che impediva a chiunque di entrare o uscire. Tuttavia ciò non impedì al procione di vedere cosa c'era dall'altra parte della barriera laser; c’erano altre stanze simili disposte in serie su vari piani. Capì di trovarsi in prigione. Ma non riusciva a ricordare come ci era finito dentro; poiché l'ultima cosa che ricordava era che aveva raggiunto quella specie di tempio, nell'Antico Egitto, ed aveva iniziato ad esplorarlo. Ma ora…sembrava trovarsi in un'epoca diversa, ma non sapeva in quale; a giudicare dal tipo di prigione in cui era rinchiuso, doveva essere nel futuro, anche se non sapeva di preciso in quale anno. I vestiti che indossava erano di un tessuto simile alle tutte da ginnastica; erano di colore blu, con delle righe fine arancioni. Ma sembrava avessero una particolarità: erano sintetici, e sembravano emanare sia aria calda, che fredda. Forse erano termici, a giudicare dal fatto che si sentiva a proprio agio.
Decise di avvicinarsi alla barriera per vedere meglio come era la prigione. C'erano in tutto tre piani provvisti di celle, ed erano sorvegliati da alcune guardie, che indossavano una specie di armatura di metallo di colore blu che ricopriva tutto il loro corpo. Erano anche armati di grossi fucili d’assalto. Ad un tratto le barriere sparirono in tutte le celle, dando la possibilità ai detenuti di uscire fuori.
“Si prega di mantenere l’ordine e di recarvi nella mensa.”
Non appena Sly uscì dalla propria cella, sulle pareti sbucarono fuori delle torrette laser che mirarono ai criminali per far sì che non potessero scappare; mentre al piano terra, dove non c’erano prigioni, arrivarono numerose guardie che, una volta in posizione, presero i loro fucili e li puntarono verso i criminali.
Cavolo, neanche ad Alcatraz hanno un livello di sicurezza così alto, pensò il procione, che considerava la presenza di tutte quelle guardie e delle torrette una vera e propria esagerazione. A meno che non si trovava in un carcere di massima sicurezza.
Mentre il ladro si apprestò a seguire i detenuti verso la mensa, incominciò a guardarsi intorno per vedere se aveva la possibilità di poter evadere da quella prigione. Nonostante la presenza dei vari condotti di areazione, iniziò a pensare che probabilmente erano anche quelli dotati di un qualche sistema di sicurezza…magari dai laser. Non era certo, ma di sicuro non erano dei semplici condotti come volevano apparire. Ogni volta che doveva mettere a segno un colpo, c'era sempre Bentley al proprio fianco, che pianificava ogni cosa e lo metteva al corrente di tutti i sistemi di sicurezza presenti in ogni struttura, e gli diceva sempre come doveva superarli. Qualche volta interveniva lui stesso per disattivarli. Ma adesso era solo, perciò non poteva mettere in pratica un’evasione da solo: aveva bisogno dei propri amici, della propria banda. Ma non sapeva neanche in quale epoca si trovava, e non sapeva perciò, come poterli contattare. A quel punto decise di aspettare ad evadere, e pensò di fare l'unica cosa che permetteva a ogni criminale di sopravvivere: allearsi con qualcuno e pianificare una possibile evasione. Pensando ciò, il procione cominciò ad osservare i detenuti attorno a sé. Aveva bisogno di complici ben preparati e desiderosi di evadere, e che fossero collaborativi. Non appena il gruppetto di detenuti arrivò di fronte all’ingresso della mensa, bloccato da uno di quei campi di forza, si fermò di fronte ad esso. Sly ebbe la possibilità di vedere come una delle guardie effettuò su un piccolo display il riconoscimento digitale della sua mano e degli occhi. Non appena il campo di forza sparì, i detenuti cominciarono a entrare, in fila indiana, dentro la mensa. Le guardie erano quattro, e si trovavano ai fianchi dell’ingresso, con i fucili in mano. Sly notò che nessun criminale osava fare casino o prendeva l’iniziativa di provare a correre scappando. Notando questi particolari, capì subito che quella prigione era decisamente a prova di fuga convenzionale. Forse le guardie e le torrette avrebbero sparato a vista chiunque avesse tentato di evadere. Non conoscendo appieno l’ambiente e come era difesa la struttura in cui era rinchiuso, decise di rispettare la routine e di studiare con calma ciò che lo circondava.
Una volta dentro, la barriera laser rossa si attivò nuovamente, sbarrando l'unico accesso alla sala. Sempre in fila indiana e in modo ordinato, i prigionieri si diressero verso il macchinario che consegnava il cibo. Quando cominciarono a comparire i primi vassoi, tramite il carrello scorrevole, i detenuti ritirarono il loro pranzo andarono a prendere posto tra i banchi, che erano dotati di sedie digitali: una volta seduti bisognava finire il pranzo, altrimenti non c'era possibilità di alzarsi. Il macchinario era costruito in modo tale che ogni animale di qualsiasi dimensione potesse ritirare senza problemi il cibo; infatti ciò permise a Sly di prendere la sua razione senza effettuare un balzo in alto, o fare altre cose particolari.
Dopo aver preso posto in un tavolo dove non c'era nessuno, il procione iniziò a consumare il proprio pranzo. Mentre faceva ciò, si guardò intorno per osservare i criminali che lo circondavano; la maggior parte di loro erano di grandi dimensioni, mentre gli altri erano di piccole dimensioni, ed erano di varie specie. Alcuni stavano in silenzio, mentre gli altri parlavano tra loro. Era già riuscito a capire che c'erano tre piccoli gruppi alfa di criminali, ossia coloro che si occupavano di tenere in riga i cosiddetti “solitari” facendo abbassare loro la cresta e ricorrendo anche a gesti di bullismo per sottometterli, obbligandoli a unirsi a loro. Doveva essere furbo: doveva preoccuparsi di averli come alleati per non avere problemi… ed avere una possibilità di convincerli a escogitare un piano per evadere dalla prigione.
Ad un tratto il procione vide che uno di quei detenuti che faceva parte di una delle tre bande si era alzato dalla sedia per andare da lui. Sly, che aveva notato il bisbigliare di quel gruppetto di criminali di cui faceva parte quella donnola, con la quale avrebbe fatto una chiacchierata o una zuffa, seguì con lo sguardo i suoi movimenti. Nel momento in cui il piccolo predatore andò a sedersi di fronte al ladro, iniziò a proferire parola.
“Bene bene: finalmente il sorvegliato speciale si fa vedere in mezzo a noi.”
“Ti stai riferendo a me?” chiese Sly facendo finta di non aver capito…anche se era sorpreso di essere stato considerato un criminale speciale.
“È ovvio, mezza calzetta: sei rinchiuso qui da circa un mese, e nonostante la tua presenza, non ti hanno mai smosso dalla tua comoda branda come succede a noialtri detenuti.”
Sly ascoltò attentamente alla sua spiegazione, ma allo stesso tempo era pronto a reagire nel caso qualche suo amichetto avesse tentato di aggredirlo alle spalle.
“Perché non vieni al sodo, e mi dici cosa vuoi realmente da me?” chiese diretto il ladro, capendo benissimo che quella donnola maschio si era avvicinata per un motivo.
Riflettendo a quella domanda, il criminale rimase per qualche istante in silenzio, poi parlò…
“Mi piacciono i tipi diretti come te, anche perché se ne incontrano pochi in giro al giorno d'oggi…Comunque: la tua presenza, in questo carcere, è sospetta.”
Intuendo subito dove voleva andare a parare, il procione non tardò a rispondere.
“Credi che io sia una qualche specie di informatore e che vado a fare la spia alle guardie della prigione per qualunque vostro comportamento scorretto dico bene?”
Il predatore sorrise alla sua lesta risposta.
Sly ricambiò il suo sorriso.
“Io e le Forze dell’ordine siamo come l'acqua e l'olio: non ci vado per niente d'accordo. E poi mi conviene avere come alleati voi detenuti.”
La donnola valutò attentamente la sua risposta.
“E perché vorresti avere come alleati noi detenuti?”
“Perché posso aiutarvi a evadere da questa prigione.” fu la risposta di Sly.
Il detenuto si fece improvvisamente serio, e strinse le sue mani a pugno in segno di ansia.
“Stai dicendo sul serio? Sei in grado di farci uscire tutti da qui?”
“Sono molto bravo con le mie doti; e se mi metti alla prova, potrò dimostrartelo.” fu la risposta di Sly, che aveva bisogno di conoscere meglio la prigione e le guardie; e l’unico modo per farlo era un’approfondita “perlustrazione”.
La donnola lo squadrò sospettoso e severamente.
“Se tu sapessi dove ci troviamo, non diresti queste cose.” disse il detenuto divertito. “E l'unico motivo per cui non verrai pestato da me e dai miei compagni è perché la mensa è provvista di quelle torrette laser stordenti che si attivano nel momento in cui qualcuno provoca una rissa.”
“Quindi non credi alle mie parole?” chiese Sly senza scomporsi minimamente, anche se era stato sorpreso del fatto che quella donnola avesse voluto ascoltarlo fino adesso.
La donnola sorrise maliziosamente, e avvicinò leggermente il proprio volto al procione affinché potesse intimidirlo con lo sguardo minaccioso e potesse ascoltare ogni parola che stava per dire.
“Diciamo che le tue capacità possono tornarmi utili; e che per questo motivo…ho intenzione di assicurarmi la tua lealtà verso la mia banda in ogni modo.”
Proprio in quel momento, sul soffitto, apparvero le torrette laser, che sarebbero state pronte ad aprire il fuoco sui detenuti, i quali si misero composti sulle loro sedie. Nel momento in cui il predatore le notò, si affrettò ad allontanare il proprio volto dalla sua preda.
“La tua salvezza è temporanea; perciò non credere che sia finita così.”
Dopo aver seguito con lo sguardo il detenuto, che era andato a raggiungere i suoi compagni, Sly tornò a concentrarsi sul cibo rimanente nel vassoio, sbrigandosi a finire di mangiare prima dello squillo della campanella.

Come avevano fatto prima, i detenuti uscirono dalla mensa in fila indiana e in modo ordinato, senza alcun tipo di schiamazzo. Sly non sapeva se ci sarebbe stato il cosiddetto “tempo libero" o qualche altra attività, ma aveva intenzione di preparare la propria fuga: non aveva ancora elaborato un piano studiato nei minimi dettagli, ma non intendeva starsene fermo a guardare e non fare niente. C’erano quattro guardie: due a sinistra, e due a destra della fila di detenuti. Erano di grandi dimensioni, impugnavano un fucile, e indossavano una tuta interamente blu che li faceva apparire più muscolosi; e il loro volto era coperto da un elmo. Sulla cintura di tutti e quattro c'era una carta magnetica.
A quel punto Sly si staccò dalla fila e andò alla propria destra, passando in mezzo alle due guardie, dopodiché iniziò a correre.
“Attenzione: detenuto in fuga!” disse una delle guardie con voce metallica.
Il procione ebbe la possibilità di constatare che quelle guardie erano dei robot, e ciò spiegava il motivo della loro impassività e silenzio che avevano mostrato fino a quel momento.
Purtroppo la corsa del predatore fu bruscamente interrotta dal laser stordente sparato da una torretta posizionata sul soffitto del corridoio, che gli fece perdere i sensi nel momento in cui venne beccato da quell'unico colpo proveniente da uno di quei numerosi sistemi di difesa della prigione. Quando arrivarono le guardie, Sly venne portato nella sua cella, dove sarebbe rimasto rinchiuso finché non avrebbe ripreso i sensi; mentre gli altri detenuti andarono nel campo a godersi il cosiddetto “tempo libero".
Tuttavia nessuno poteva immaginare che era andato tutto come aveva pianificato Sly. Quando aveva cercato di scappare, era riuscito a prendere da una delle guardie quella chiavetta magnetica, e aveva usato il pessimo tentativo di fuga disperato come diversivo per nascondere il vero scopo del ladro. Ora che aveva quella chiave magnetica, aveva bisogno di capire come usarla per evadere. La prima mossa era stata fatta.

   
 
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