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Autore: miss_MZ93    04/10/2020    3 recensioni
Marinette ed Adrien hanno ormai diciotto anni. Le loro vite continuano ad essere minacciate dalla presenza di Papillon ma qualcosa sta per cambiare. Gli anni iniziano a farsi sentire e gli equilibri fragili che esistevano tra i due ragazzi iniziano a spezzarsi. Tra Adrien e Marinette qualcosa cambierà radicalmente, lasciando uno spiraglio per qualcuno che, in segreto, non ha mai smesso di provare grandi sentimenti per Marinette.
Tra dolci e sensuali drammi, i nostri protagonisti dovranno affrontare anche un nuovo pericolo per Ladybug.
Ho iniziato a scrivere la storia prima dell'uscita della terza stagione, quindi mancheranno alcuni personaggi o dettagli particolari.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Luka Couffaine, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Parigi, la città dell'amore, la città delle grandi opportunità, dei colpi di scena, dei supereroi e grandi problemi.
Parigi rappresenta per me tutto questo e molto altro. In questo momento però non riesco a concentrarmi su di un solo pensiero, lasciando che frammenti di ricordi, sensazioni e sentimenti mi avvolgono come un manto.
Il vento soffia quasi furioso mentre le nuvole sembrano iniziare ad affollare il cielo, limpido fino a pochi minuti prima. I miei occhi continuano ad ammirare quelle strane composizioni scure, lasciando che tutto il resto passi in secondo piano.
“Marinette?”
Mi volto velocemente, quasi spaventata dall'aver sentito una voce accanto a me. Mi ero completamente dimenticata di non essere sola. La sua figura, alta, snella, dai tratti affascinanti, si erge davanti ai miei occhi, appoggiato ad uno dei pilastri che sorreggono la struttura. I miei occhi continuano ad osservarlo, avvolto da quella tuta scura che avvolge in maniera così maledettamente attraente i suoi muscoli. Il suo volto viene illuminato un solo istante dalle luci della struttura ed io mi perdo nell'osservare il riflesso verde del suo sguardo profondo. Potrei immergermi in quegli occhi senza problemi e non ritrovare la via di fuga.
“Marinette?”
La sua voce mi risveglia da tutti quei pensieri, lasciandomi con la consapevolezza di aver aggiunto una nuova forma di tortura alla mia mente.
Sbuffo sonoramente, lasciandomi cadere all'indietro e sdraiandomi sulla piattaforma creata da quello spazio della torre Eiffel. Porto un braccio a coprirmi gli occhi, cercando di scappare dalla realtà ma a nulla sembra servire quel mio vano tentativo.
“Vuoi dirmi a cosa stai pensando?”
Scuoto la testa mentre i miei capelli scuri si riversano sul metallo. Anche volendo, non credo riuscirei a spiegargli tutta la confusione che alberga nella mia mente in questo momento.
Il silenzio ci avvolge nuovamente mentre io torno ad osservare il cielo scurirsi sempre più.
“Dimmi almeno se stai bene”
“Si, credo...”
Chat Noir si avvicina a me, sedendosi al mio fianco. Lascia che una gamba si disperda nel vuoto accanto alle mie, mentre l'altra si piega sulla struttura, sorreggendo il suo corpo.
Questa mattina mi sono svegliata con le migliori delle intenzioni, di buon umore e piena di allegria. Come può il meteo influenzare tanto le nostre giornate?
Pensavo avrei avuto tempo per finire alcune bozze delle decorazioni per l'evento che Alya vuole organizzare, pensavo di riuscire a conservare le sensazioni intense che Luka mi aveva provocato ieri ma vedere fuori dalla finestra nuvole nere e possenti ha cambiato ogni mia prospettiva. La pioggia ha bagnato la città per tutta la mattina ed il rumore delle gocce fredde che si scontravano con le finestre della stanza sembrava ipnotizzarmi, impedendomi di concentrare la mia attenzione su qualcosa che non fosse quella sensazione strana che ogni mattina sembrava avvolgermi. Ero sicura che fosse qualcosa di molto simile a tutto ciò che ieri ho provato con Luka eppure, nonostante abbia passato la mattina a pensare a quella somiglianza, non ero riuscita a capire il motivo di quel calore che aveva iniziato a sorprendermi ogni mattina appena sveglia. Ricordavo solo di aver sognato uno sguardo caldo, dalle tonalità azzurre ma con un vestito troppo simile a quello del mio compagno di avventure. Tutto ruotava attorno a piccoli dettagli che non riuscivo a ricordare ma quella sensazione non avrei potuto dimenticarla nemmeno volendo.
Avevo trascorso il tempo con una matita in mano, un blocco da disegno sulle gambe e tanta confusione nella mente.
Dopo aver pranzato con i miei genitori, mi ero chiusa nuovamente in camera, felice che avesse smesso di piovere ma altrettanto turbata dai pensieri che quelle nuvole scure continuavano a procurarmi. Non capivo quella sensazione, non capivo cosa fosse successo al mio corpo il giorno prima, non capivo perché la mattina continuassi a sentirmi così accaldata e sudata, tesa come una corda di violino, non capivo perché continuassi a preoccuparmi del giudizio di Adrien, non capivo perché continuassi a cercare le attenzioni di Luka, nonostante sapessi quanto quella situazione fosse così lontana dall'amicizia che ci legava, non capivo perché negli ultimi tempi il mio sguardo avesse iniziato ad essere così curioso verso la figura di Chat Noir.
Solo l'arrivo di quest'ultimo mi aveva risvegliata da quel mio tormento, lasciandomi con null'altro che una richiesta, raggiungere un luogo dal quale sarei potuta scappare a tutti quei pensieri. La Torre Eifell mi era sembrata una buona via di fuga ma non avevo considerato quanto la vicinanza del supereroe mi avrebbe condizionato i pensieri, di nuovo. Era bastato uno sguardo alla sua tuta, quel tessuto che stringevo nel tentativo di non cadere rovinosamente a terra mentre mi conduceva nel posto in cui molte volte mi ero fermata a chiacchierare con lui dopo le innumerevoli battaglie che ci avevano sorpresi. Sentire il suo corpo a contatto con il mio aveva creato uno strano senso di disagio che era aumentato una volta raggiunta la struttura. Chat Noir mi aveva lasciata dolcemente su una delle pedane più alte, attento che io non scivolassi come invece avrei benissimo potuto fare. Mi ero subito scostata da lui, scottata da quella sensazione così famigliare che avevo cominciato a provare troppo spesso in compagnia sua o di Luka.
I miei occhi erano tornati velocemente sull'orizzonte, ancora minacciato da qualche lampo e tuono in lontananza ed i miei pensieri si erano adombrati nuovamente.
“Sicura di star bene?”
Un lampo squarcia il cielo, facendo sprofondare Parigi nell'oscurità e togliendo l'elettricità da qualunque abitazione. La città lentamente sembra svanire, inglobata dal buio di quelle nuvole che sembrano voler portare solo tristezza e pensieri nelle menti delle persone. Il profilo di Chat Noir viene illuminato da un nuovo lampo ed io mi perdo nell'osservare i riflessi dei suoi occhi scrutarmi dolcemente, quasi preoccupati da quel mio silenzio.
“Non lo so”
“Non credo di averti mai vista così immersa nei tuoi pensieri prima d'ora. Forse non ti sei ancora ripresa da ieri”
I miei pensieri vengono spazzati via da una folata improvvisa quando riesco a capire finalmente il motivo per cui lui si trovi qui, al mio fianco, con quell'espressione dolce ma troppo preoccupata.
“Hai visto Adrien?”
I nostri volti tornano a nascondersi al buio delle ombre che avvolgono la città. Non riesco più a vedere i suoi occhi ma il suo profilo spicca anche nell'oscurità. Chat Noir annuisce lentamente, in un gesto quasi meccanico. Non so cosa mi spinga ancora ad interessarmi di lui, di ciò che lo circonda, di ciò che succede nella sua vita, di ciò che pensa nei miei confronti ma so che, in questo momento, vorrei solo sapere esattamente cosa si sono detti e cos'abbia pensato lui nel vedermi uscire da quella stanza con Luka, con un sorriso sul mio volto ed un ghigno quasi malizioso sul suo.
“Mi ha detto che non sei stata molto bene ieri”
Un sorriso isterico dipinge le mie labbra. Non so se Plagg possa donargli capacità da vero "gatto" ma spero che la mia espressione gli sia sfuggita.
“Ti ha chiesto lui di venire da me?”
Quella domanda esce dalle mie labbra senza che io abbia potere di fermarla. Non so se voglio davvero una risposta da lui perché, per quanto io mi trovi bene in sua compagnia, non sopporterei l'idea che lui fosse lì solo per raccogliere informazioni per conto di una delle persone che sta cercando di attentare alla mia salute mentale.
“Sono preoccupato per te, Marinette”
Chat Noir riesce ad ovviare alla mia domanda in modo semplice ma diretto ed io non posso che pensare a quante persone stia facendo preoccupare in questo periodo. Mia madre è preoccupata per me, glielo letto in volto ogni volta che mi guarda. Adrien sembra preoccuparsi per me, proprio adesso che è lui a farmi soffrire così tanto. Luka si preoccupa per me, cercando di aiutarmi in ogni modo possibile e nemmeno lui sa quanto gli sia grata di tutto quello che sta facendo per me. Chat Noir è preoccupato per me, per quello che gli racconta Adrien, per quello che vede durante le sue ronde, per ogni cosa che sembri essere legata a me. Non sono sicura di meritare così tante attenzioni da parte loro.
“Vuoi parlarne?”
Il terrore inizia a prendere vita sul mio volto mentre riesumo i ricordi della giornata di ieri. La mattinata trascorsa con Luka, i momenti trascorsi a preoccuparmi della sua presenza accanto a quella di Adrien, quel pomeriggio fatto di sguardi rubati, di quel senso di agitazione perenne e di sguardi accusatori e poi quella stanza, quel divano e le sue mani.
La mia pelle si scalda mentre io sono sicura che, se in questo momento le luci della città potessero illuminarci, mi troverei un bel rosso acceso sulle gote.
Il silenzio riprende vita tra noi mentre io spero che Chat Noir si dimentichi della sua stessa domanda. Non saprei rispondergli. Voglio parlarne? Molto probabilmente no. Dovrei farlo? Molto probabilmente sì. Forse confidarmi con qualcuno è proprio ciò che serve ai miei nervi per distendersi, finalmente, dopo giornate così pesanti.
“Non voglio costringerti, se non vuoi ma se avessi bisogno di qualcuno con cui parlare, sappi che io ci sarò”
Il suo volto torna a cercarmi nell'oscurità ed io invece torno ad osservare la struttura che ci ospita. Per quanto l'oscurità ci avvolga, non riesco a non sentirmi a disagio nel sapere che mi stia osservando. Tutta questa situazione è surreale. Se avessi bisogno di parlare con qualcuno, lo farei con Alya, dovrei farlo con lei perché è la mia migliore amica, perché saprebbe ascoltarmi ma più che altro perché è una ragazza e certe cose, forse, dovrei raccontarle a qualcuno che possa capirmi appieno. So, però, che non potrei mai affrontare certi discorsi con lei. Qualcosa nel nostro rapporto sembra essersi raffreddato e, per quanto io tenga a lei ed alla nostra amicizia, non mi sento a mio agio a spiegarle cosa mi stia succedendo in questo periodo. Non lo so nemmeno io!
Sospiro pesantemente, attirando la sua attenzione per l'ennesima volta. Forse dovrei solo provare a fidarmi di lui, del fatto che sappia ascoltare senza giudicare, che sappia aiutarmi a capire tutta la confusione che sto provando in questo periodo.
“È una storia lunga, Chat”
“Ho tempo”
Torno a coprirmi il volto con un braccio, nella speranza di riuscire a nascondere il tremendo imbarazzo che provo nel confidare certe cose ad un ragazzo.
“Penso di essere molto più confusa adesso delle ultime volte che ci siamo visti”
Inclina la testa, in una buffa espressione sbalordita ed io cerco di raccogliere le forze per non ridere, rimanendo concentrata sul lungo discorso da affrontare. Riemergo dal mio torpore portandomi a sedere ed abbracciandomi le gambe. Nascondo nuovamente il volto tra le braccia, dove riesco a sentirmi meno esposta ai suoi occhi.
“Sono successe molte cose ed io non riesco a trovare un senso a nessuna di queste”
Respiro profondamente, in attesa che il coraggio torni nelle mie vene. Le parole non riescono ad uscire dalle mie labbra, sigillate da chissà quale forza misteriosa. Chat Noir si avvicina a me, stringendo a sé con un braccio quello strano bozzolo in cui mi sono rinchiusa. Le sue labbra si posano per un attimo sui miei capelli, lasciandomi una sensazione di pace e benessere, mista a quello strano calore che sto iniziando a detestare con tutta me stessa. Cosa significa tutto questo?
“Fidati di me, Marinette”
Non è la fiducia che manca al mio corpo, eppure quelle poche parole riescono a sciogliere il mio nervosismo, dandomi la possibilità di aprirmi davvero a lui.
“Mi sento strana”
“Strana?”
“Strana...”
La sua mano non lascia il mio fianco mentre il suo volto si immerge tra i miei capelli.
“C'è qualcosa che non va in me”
“In che senso?”
“Sto cercando di dimenticarlo>
La sua stretta si allenta mentre il suo corpo sembra irrigidirsi notevolmente.
“C-come?”
“Non posso continuare ad amare una persona che non prova nulla nei miei confronti. Non posso continuare a soffrire per colpa sua. Eppure...”
“Eppure?”
“Eppure ogni volta che mi guarda, mi preoccupo di cosa possa pensare di me e, nell'ultimo periodo, potrei giurare di aver visto nei suoi occhi cose contrastanti”
Il suo corpo continua a stringermi a sé, nonostante i suoi muscoli si siano tesi nel sentirmi parlare. Distrattamente mi chiedo cosa stia pensando ma velocemente cerco di tornare a concentrarmi su quel monologo infinito.
“Sembra preoccupato per me, sempre quasi più dolce nei miei confronti ma oltre questo, lo vedo giudicare le mie decisioni, le mie parole, le mie azioni. Non riesco a capire cosa stia succedendo. Un attimo sembra imbarazzato nel parlarmi, quello dopo sembra volermi incenerire con lo sguardo. Mi confonde!”
Non mi sono nemmeno resa conto di aver alzato il tono di voce, fin quando la sua stretta torna a confortarmi. Il suo corpo si rilassa, quasi come se le mie parole lo avessero risvegliato da alcuni pensieri.
“Come posso dimenticarlo se continuo a preoccuparmi di ciò che pensa, di ciò che fa o non fa?”
“Forse non dovresti”
Alzo il volto velocemente, trovando il suo viso fin troppo vicino al mio. I suoi occhi scrutano la mia espressione dubbiosa ma nel suo sguardo trovo solo molta determinazione e qualcosa che non riesco bene a comprendere.
“Forse semplicemente non dovresti dimenticarlo”
“Non posso continuare ad illudermi di qualcosa che non avverrà mai”
“Ne sei sicura?”
“Non iniziare anche tu, per piacere”
Il suo sguardo si tinge di domande che non riesce ad esprimere ed io non posso che rivangare le parole di Alya di ieri pomeriggio.
“Alya ha l'assurda convinzione che lui stia cominciando ad interessarsi a me... Ad essere geloso del mio rapporto con Luka”
Le sue guance si tingono di rosso e, nonostante il buio ci avvolga, quella reazione non sfugge ai miei occhi.
“Sono solo sciocchezze. È stato molto chiaro riguardo ai suoi sentimenti per me”
Il mio volto torna a nascondersi tra le mie braccia mentre il suo sembra adombrarsi velocemente. Quel guizzo di imbarazzo lascia il posto alla malinconia, alla tristezza, a qualcosa di molto simile al rimpianto. Cerco di ignorare il suo malumore e torno a concentrarmi su tutto ciò che ancora affolla la mia mente.
“Adrien però è solo un pezzo di questo puzzle confuso”
“Luka?”
Annuisco lentamente, ignorando il suo sguardo che sembra volermi studiare attentamente.
“Lui è riuscito più volte ad aiutarmi. Mi è stato accanto quando Papillon ha cercato di prendere il controllo della mia mente ed è quello il motivo per cui noi...”
Il mio tono di voce torna ad abbassarsi notevolmente mentre pronuncio le ultime parole di quella frase.
“Ci siamo baciati”
Il corpo di Chat Noir torna ad irrigidirsi leggermente al ricordo di quella scena. Non so perché sembri così restio a ricordare quella scena ma inizio a domandarmi quanto sia giusto proseguire nel mio discorso se questa è stata la reazione ad un semplice bacio. Cerco di recuperare un po' di coraggio, ignorando quel qualcosa dentro di me che tenta di convincermi a tacere tutto il resto.
“Qualcosa però è cambiato”
Il mio sguardo si focalizza sulle mie scarpe, dai lacci ancora leggermente bagnati a causa della pioggia. Vorrei davvero riuscire a concentrarmi su quel dettaglio ma quella frase sembra aver suscitato la curiosità del gatto al mio fianco.
“Cosa?”
Sospiro pesantemente al ricordo delle labbra di Luka sulle mie. La loro morbidezza, la loro passione, la loro determinazione nel provocarmi quelle sensazioni. Mi rendo conto distrattamente di aver iniziato a sfiorare con una mano la mia bocca, tentando di riportare alla mia mente quelle emozioni.
“Ho iniziato a provare qualcosa”
“A... Provare qual-qualcosa? Cosa?”
Scuoto la testa velocemente, consapevole di avere il suo sguardo fisso di me. I suoi occhi cercano in ogni modo i miei e, se possibile, cerco di nascondermi ancora di più alla sua vista.
“Ma-Marinette?”
“Non lo so, Chat Noir!”
Passo distrattamente le mani tra i capelli, cercando di venire a capo di quel dubbio amletico.
“Ogni volta che siamo insieme, una strana sensazione si impossessa di me. È come se il mio corpo iniziasse ad andare a fuoco sotto le sue attenzioni ed io non riesco a capire cosa mi stia succedendo! Non comprendo cosa sia quella sensazione! Non riesco a capire cosa mi stia succedendo e più ci penso, meno ne vengo a capo!”
La mia voce ormai risuona solitaria su quella struttura. Chat Noir, al mio fianco, sembra paralizzato, completamente immobile dopo quella mia confessione. Mi volto lentamente, cercando di osservare ogni sua reazione ai miei movimenti ma più cerco i suoi occhi, più sembrano essere fissi sull'orizzonte, in cerca di qualcosa che lo aiuti a riprendere la tranquillità e la spavalderia che lo caratterizzano.
“Chat...”
“Ti sei innamorata di lui?”
“Cosa?! No!”
Le mie mani corrono ad ancorarsi al terreno mentre cerco di invadere i suoi pensieri.
“Io non... Non credo... È qualcosa di diverso! Non è amore, è qualcos'altro”
“Qualcos'altro?”
“Non so come spiegartelo. Non è la sensazione che provo accanto ad Adrien e non sono sicura che riuscirei a sentire le stesse cose”
“Come fai a saperlo?”
Il mio volto incrocia il suo sguardo e nei suoi occhi vedo riflessa l'immagine di una ragazza confusa.
“Come fai a sapere che con Adrien non proveresti le stesse cose?”
Il mio sguardo si adombra velocemente, lasciando che i pensieri affollino la mia mente.
“Sarebbe imbarazzante perché Adrien non prova nulla nei miei confronti”
“E pensi che con Luka tu riesca a sentirti in quel modo perché lui è interessato a te?”
“È difficile da spiegare”
“Provaci!”
Il suo tono si abbassa drasticamente, come scottato da quella parola che ha appena urlato.
“C-credo sia importante capire i tuoi sentimenti per entrambi... Per te...”
Sospiro, ricordando le sensazioni provate con Luka il pomeriggio precedente.
“Ieri, con Luka, mi sentivo bene. Non c'era imbarazzo, non c'era timore, non c'era indecisione. Mi sono sentita amata, desiderata, era come trovarsi avvolti dalle fiamme mentre fuori dalla stanza tutto il mondo sembrava sparito”
“Stanza? A-aspetta. Quindi voi... In quello sgabuzzino...”
Ignoro volutamente le sue possibili domande, proseguendo nel mio discorso.
“Con Adrien non sarebbe lo stesso. Da parte sua mancherebbe quella passione e quella determinazione che sento con Luka, perché lui non è interessato a me. Diventerebbe tutto molto imbarazzante”
Il silenzio di Chat Noir prosegue, finché qualcosa attraversa i suoi occhi, un nuovo lampo, qualcosa di diverso dal solito. Sono sicura di aver visto le sue labbra distendersi in un sorriso determinato e furbo, uno di quelli che solitamente riserva a lei, Ladybug.
“Marinette, posso darti un consiglio?”
Annuisco distrattamente, ancora impegnata a decifrare quel sorriso così strano.
“Non credo dovresti continuare a vedere Luka. Non in un modo così... Intimo”
“Cosa?”
“N-non pensi a lui? I-insomma sai quanto tenga a te, come puoi approfittare dei suoi s-sentimenti per soddisfare i tuoi capricci?”
Le sue parole lasciano un immenso vuoto dentro di me. Chat Noir ha perfettamente ragione, come posso continuare ad approfittare di lui in questo modo? Una consapevolezza raggiunge il mio cervello e la mia bocca si spalanca improvvisamente, colta alla sorpresa da quel pensiero.
“È esattamente quello che ha fatto Adrien a me!”
“Cosa?!”
“Pensaci, anche lui ha fatto leva sui sentimenti che provo per rimanere al mio fianco senza che il nostro rapporto cambiasse. Sapeva cosa provassi nei suoi confronti e non si è preoccupato di quanto io potessi soffrire”
“Sì ma lui, al contrario tuo, non ne ha approfittato per baciarti o..”
I suoi occhi si soffermano sui miei, verde nell'azzurro, tempesta nel panico puro.
“Toglimi una curiosità, fin dove vi siete spinti tu e Luka?”
“C-cosa intendi dire?”
“C-che cosa avete f-fatto assieme?”
“N-niente!”
Chat Noir solleva un sopracciglio e devo ammettere di trovarlo dannatamente intrigante con quell'espressione curiosa in volto. Non posso ignorare il fascino che sembra esercitare su di me ma i suoi occhi attendono una mia risposta precisa e, per quanto io inizi a sentirmi a disagio, so di essermi tirata la zappa sui piedi ed in questo momento non potrei fuggire da quella conversazione nemmeno rivelandogli l'identità di Ladybug.
“C-c'è stato solo qualche bacio”
“Marinette...”
“C'è stato davvero solo qualche bacio!”
Non sembra credere alle mie parole ed io torno a chiudermi tra i miei pensieri, prima di spiegargli quanto le sue mani, sul mio corpo, abbiano lasciano in me ricordi e sensazioni che non riuscirò a dimenticare facilmente. Quel calore, il paradiso al quale sembravo essere quasi arrivata ieri pomeriggio, sono emozioni che nessuno riuscirebbe mai a scordare o accantonare. Quel punto del mio corpo torna ad infiammarsi mentre ripenso a Luka e a quelle sensazioni profonde. La sua bocca sulla mia pelle, i suoi morsi dolci, la sua lingua che lasciava scie dolci ma scottanti. Chat Noir afferra una delle mie mani, stretta in un pugno proprio sopra le mie cosce.
Un silenzio imbarazzante scende su di noi mentre i nostri volti, fortunatamente sono coperti dal buio della città. È proprio in quel momento che le luci tornano ad illuminare Parigi, la torre Eiffel ed i nostri volti. I miei occhi incrociano la sua pelle, leggermente arrossata sotto la maschera scusa.
“M-Mari...”
Una sua mano porta una ciocca dei miei capelli al suo posto mentre vedo il suo viso avvicinarsi sempre più a me, come attratto da quell'atmosfera che io stessa ho contribuito a scaldare con i miei racconti tutt'altro che casti e puri. Maledetta boccaccia!
I miei occhi si concentrano su un particolare del suo volto, le sue labbra. Mi perdo nell'immaginare quanto possano essere dolci e tentatrici al tempo stesso. Più si avvicina, più inizio a pensare che questa sia la stessa sensazione che ho provato quando Luka mi ha baciata per la prima volta. Quel calore torna ad invadere i miei sensi mentre io tento di capire se sia colpa delle mie confessioni o dell'effetto che Chat Noir sembra avere su di me. Basterebbe un solo istante per cedere a quella tentazione e distruggere ogni barriera tra me, l'eroe mascherato e la mia controparte paladina, colei che dovrebbe poi lottare al suo fianco giorno dopo giorno.
Un rombo vicino, troppo vicino a noi ci distrae. La struttura in ferro riporta un suono terribilmente acuto nelle nostre orecchie mentre i contorni iniziano a sfumarsi sotto i colpi subiti. Mi allontano da Chat Noir, con i sensi all'erta, pronti a capire cosa stia succedendo al simbolo rappresentativo di Parigi ma ancora con quella strana sensazione in corpo.
“Cosa sta succedendo?!”
Barcollo fino a raggiungere la struttura esterna e mi aggrappo saldamente ad una delle travi più possenti. Le gambe tremano violentemente, a contatto con il pavimento instabile. Chat Noir si avvicina a me, stringendomi come se mi trovassi in pericolo, come se lui dovesse farmi da scudo contro tutto e tutti. Le sue mani premono alla base della mia schiena costringendomi ad abbandonare la mia posizione. Senza che me ne possa rendere conto, il supereroe dalla tuta nera si libra in aria, rafforzando la sua presa sul mio corpo. Le mie mani sfiorano il tessuto della trasformazione, beandosi della sensazione di avere quel corpo sotto le dita. Mi muovo impercettibilmente su di lui, in cerca di quel contatto che sembra avermi stregato. La tuta nera non nasconde nulla del suo fisico e non è la prima volta che mi capita di pensare a quanto sia cambiato negli anni. Il suo petto sembra più forte rispetto alle nostre prime lotte assieme e le spalle più larghe, pronte a sopportare il peso del nostro incarico nei confronti di Parigi e del mondo intero.
Una nuova scossa fa tremare le strade della capitale mentre ci muoviamo tra i tetti. Il bastone di Chat Noir perde di stabilità e lui è costretto a cambiare direzione al nostro percorso. In lontananza riesco a scorgere il terrazzo di casa mia ma arrivarci sembra essere diventata una vera impresa. Il paladino della giustizia si vede costretto a fermarsi su un palazzo mentre quel movimento continua a scuotere Parigi.
“Chat...”
“Un akumizzato”
“Cosa?”
Non mi era nemmeno passato per la mente che Papillon potesse essere il vero artefice di tutta questa confusione. Inizio a pensare di aver perso qualche colpo negli ultimi giorni, invece di capire cosa realmente stava succedendo, mi sono rifugiata nei pensieri sul fisico del mio collega.
Gli occhi di Chat Noir tornano su di me, ancora stretta tra le sue braccia. Le sue mani continuano a stringere il mio corpo lasciandomi quasi senza fiato.
“Devo andare...”
“Cosa?”
Il mio cervello sembra essere appena uscito da un coma profondo, incapace di comprendere anche le frasi più semplici. Chat Noir si allontana da me ma il suo sguardo continua a studiarmi, nei suoi occhi posso leggere tanta preoccupazione e confusione e non so se attribuirlo ai discorsi appena affrontati o al pensiero di dover affrontare un nuovo nemico di Parigi.
“Ladybug mi starà aspettando”
Ladybug? No, aspetta. Accidenti! Parigi è sotto attacco!
La mia mente elabora quelle informazioni con una lentezza che solo le lumache potrebbero avere ed io mi rendo conto di essere uscita di casa senza Tikki. Questa volta sono in guai seri.
“Non muoverti da qui, Marinette, tornerò presto, promesso!”
Lo vedo guardarmi con serietà ed io non posso che annuire nella speranza di trovare al più presto un modo per raggiungere casa mia velocemente.
Chat Noir sparisce dalla mia vista solo avermi chiesto un'ultima volta di non mettermi in strada in una situazione così pericolosa. Non appena la sua figura si allontana a sufficienza, corro verso le scale antincendio del palazzo, cercando di non inciampare, rischiando di slogarmi o, peggio, rompermi qualcosa. La discesa dura più del previsto e mentre io cerco disperatamente di raggiungere il suolo sana e salva, un nuovo boato si propaga in città, rendendo insicuro ogni mio passo. Il mio piede destro scivola su un gradino ed io mi ritrovo a far forza sulle braccia per non scivolare a terra malamente. Quella scossa si arresta lentamente mentre la scala in ferro su cui mi trovo inizia ad ondeggiare, staccatasi dal muro esterno della struttura. Con una calma che non credo appartenga davvero a me, cerco di afferrare un gradino dopo l'altro, tentando di non scivolare nuovamente. L'ultimo gradino mi tradisce, lasciandomi cadere a terra con un tonfo sordo. Non ho nemmeno il tempo di assicurarmi di star bene, proteggere Parigi ed i suoi cittadini ha la priorità su qualunque altra cosa al mondo ed io non posso lasciare che Chat Noir affronti qualunque nemico Papillon abbia soggiogato questa volta.
Mi rialzo velocemente e le vertigini subito mi invadono. Poggio una mano sul muro affianco a me ed appena la mia vista torna a focalizzarsi sul vicolo in cui sono finita, i miei piedi si muovono verso il mio palazzo. Il senso dell'orientamento non è mai stato motivo di vanto per me ma quelle strade posso dire di conoscerle a memoria e dopo qualche minuto riesco ad intravedere la struttura della pasticceria. Raggiungo la porta di ingresso secondaria ma solo quando stringo la maniglia mi rendo conto che, oltre a Tikki, ho lasciato a casa anche le chiavi per aprire la porta.
“Maledizione!”
Consapevole di non aver tempo per disperarmi, cerco una soluzione a quel mio grande problema. Devo riuscire assolutamente a raggiungere Tikki prima che Chat Noir si faccia del male. La sensazione di averlo lasciato da solo a fronteggiare chissà chi non mi aiuta ad elaborare un piano sufficientemente sicuro e nuovamente mi trovo a lanciare maledizioni al fato, che oggi sembra avermi presa di mira.
“Ragiona, Marinette. Deve esserci un modo”
Il tempo scorre inesorabile mentre una nuova scossa si propaga in tutta la città. Non c'è più tempo per pensare, non c'è tempo per capire come affrontare questa situazione e tutto ciò che posso fare e sperare che i miei genitori dormano molto profondamente. Mi guardo alle spalle cercando di capire quanto possa comportarmi da irresponsabile senza destare troppa curiosità ed inizio a chiamare la mia Kwami. Il mio bisbiglio diventa sempre più forte, fin quando, riponendo fiducia nella fortuna che la Portatrice della coccinella dovrebbe avere, chiamo Tikki ad alta voce.
La figura rossa e nera del Kwami si affaccia dal balcone, preoccupata e turbata da tutto quel frastuono. La vedo svolazzare velocemente verso di me e guardarmi con un'espressione che potrei definire adirata.
“Lo so, lo so. Sono un'irresponsabile ma non c'è tempo per rimproverarmi. Ti giuro che più tardi avrai tutta la notte per dirmi quanto io ti abbia delusa, Tikki”
Il suo sguardo vacilla un secondo, un attimo solo che sembra bastare per farla sbuffare sonoramente. Non credo di essermi mai comportata in modo così irresponsabile da quando è entrata nella mia vita ed essendo io la paladina di Parigi, non sarebbe mai dovuto accadere.
“Marinette, non farlo mai più!”
“Promesso ma adesso dobbiamo sbrigarci! Chat Noir sta combattendo da solo!”
I suoi occhi si tingono di comprensione mentre mi guarda dubbiosa.
“Non c'è tempo per le spiegazioni”
Tikki osserva qualcosa con insistenza ed io seguo il suo sguardo fino a trovare un taglio poco profondo lungo tutto il braccio. La scala antincendio di quell'edificio deve avermi ferita durante la caduta ed io nemmeno mi sono accorta del sangue che sembrava aver iniziato ad affluire lentamente.
Scuoto la testa velocemente, cercando di concentrarmi sull'unico obiettivo di quella serata: raggiungere il prima possibile Chat Noir.
Avvolta dalle ombre della sera che sta calando sulla città, intimo a Tikki di trasformarmi e pochi istanti più tardi mi trovo sui tetti, alla disperata ricerca di quel gatto. I palazzi si susseguono uno dopo l'altro mentre il braccio inizia a dolermi. La tuta protegge perfettamente il taglio ma il mio corpo sta ancora cercando di combattere contro l'incidente avuto poco prima per lasciare che il potere di Tikki possa aiutarmi a guarire.
Un nuovo boato mi colpisce. Seguo il suo percorso, cercando il centro di quel frastuono infernale ed è proprio davanti alla Torre Eiffel che trovo Chat Noir alle prese con due personaggi davvero inquietanti. Una giovane coppia sta dando del filo da torcere al supereroe, colpendolo più volte in vari punti del corpo. Chat Noir non sembra soffrire troppo gli attacchi avversari eppure il suo corpo inizia a cedere dopo pochi istanti. Un uomo vestito di nero, con una maschera antigas, continua a scagliarsi su di lui, nella speranza di far vacillare i suoi sensi felini. La donna invece, indossando gli stessi indumenti del compagno, rimane in disparte, colpendo più volte il terreno che inizia a vibrare sotto ai suoi attacchi. Dall'asfalto si staccano pezzi di dimensioni incredibilmente grandi. Il terreno inizia a muoversi mentre il rombo del colpo risuona in tutta la città.
Solo in quel momento vedo due massi avvicinarsi velocemente a Chat Noir, ancora alle prese con l'uomo in nero. Velocemente afferro lo yo-yo e lo scaravento verso i corpi pesanti che stavano per colpire il mio compagno.
“Ladybug, non ti nascondo che avrei preferito avere la tua compagnia molto prima”
“Scusa, sono stata occupata”
Mi avvicino a Chat Noir, cercando di capire quanto tempo ancora possa sopportare tutti i colpi subiti dai due avversari. Nonostante tutto, sembra riuscire ancora a muoversi con agilità ed io non posso che ringraziare il cielo di averlo raggiunto prima possibile. Se avessi tardato anche solo di qualche secondo, sarebbe potuto finire tutto in tragedia.
“Allora? Qualche idea, Ladybug?”
Il mio sguardo saetta da un nemico all'altro, cercando qualche punto debole, qualche loro distrazione, qualcosa che potesse darci anche solo un secondo di vantaggio su di loro. Niente. Il buio sembra avermi avvolta mentre i miei sensi si stanno godendo un po' di riposo nel momento peggiore.
“Non capisco, non sembra esserci niente di utile”
“Non vorrei metterti fretta, milady ma forse il tuo Lucky Charm potrebbe esserci utile prima del solito”
Evocando il potere di Tikki, una strana maschera compare tra le mie mani e tutto ciò che riesco a fare è indossarla, incapace di pensare a qualunque piano possa aiutarci.
“Niente. Non capisco!”
Il buio mi perseguita ed ogni cosa scompare dalla mia vista. Non so come possa aiutarmi questa maschera ma sicuramente non è utile quanto un paio di occhiali. Ogni cosa mi appare sfocata e senza senso mentre alcune figure continuano a muoversi alla mia sinistra.
“Milady, cosa succede?”
La voce strozzata di Chat Noir mi paralizza, consapevole che quell'ombra scura davanti ai miei occhi altri non sia che il suo corpo che si muove velocemente, cercando di sfuggire al nemico. Un nuovo boato colpisce il terreno ed io mi trovo a vacillare nell'ombra, senza la sicurezza di avere un pavimento stabile sotto ai piedi. Pochi istanti dopo una nuova figura compare nella mia visuale ed io avverto un forte dolore propagarsi all'altezza dell'addome. Lasciandomi cadere sulle ginocchia però, qualcosa colpisce la mia attenzione. Un fuoco inizia a propagarsi dalla figura davanti a me, subito prima di coinvolgere la mano del nemico mentre io subisco un altro colpo.
“Ladybug! Stai bene?!”
Quel fuoco torna a concentrarsi in un unico punto, prima di diramarsi agli arti della donna. Il suo colpo mi arriva dritto ad una gamba, lasciandomi senza fiato.
“Forse ho... Capito”
Inizio a capire le dinamiche che si celano dietro alla potenza di quegli attacchi ed altro non è che una forza interiore canalizzata nei punti giusti. In Cina, solitamente chiamano questa forza "chakra", una sorta di energia misteriosa che può essere convogliata in un punto, rendendo estremamente potente il colpo inferto. Il processo di canalizzazione però è amplificato da un disegno stampato sugli indumenti della donna, un segno che sembra prendere fuoco prima di ogni attacco.
Una volta capito il meccanismo dietro al suo potere, schivare i suoi colpi inizia ad essere sempre più semplice. Distrattamente inizio a sondare anche il corpo del suo compagno e lo strano segno che avevo trovato sulla donna ricompare nella mia visuale. Un attimo di distrazione basta al mio avversario per colpirmi nuovamente ad una spalla ed io mi ritrovo a terra, questa volta con la netta sensazione di aver peccato troppo di superbia.
Chat Noir mi affianca, liberandosi con difficoltà dai colpi dell'uomo.
“Ladybug, stai bene?”
“Sì...”
Osservo con attenzione i corpi dei nostri avversari prepararsi nuovamente ad attaccare e velocemente cerco di spiegare a Chat Noir dove dovrà colpire per porre fine a questo incontro senza precedenti. Quando la coppia si avvicina, riusciamo a sviare i loro attacchi, dirigendo quello dell'uno contro il corpo dell'altro. Distrutti i simboli che avevano impressi sugli abiti, il gioco di potere di Papillon sembra abbandonare le loro menti, ancora stravolte dall'accaduto. Chat Noir mi guarda disfarmi del Lucky Charm, riportando Parigi al suo splendore. Qualcosa però colpisce la mia attenzione con violenza.
La mia spalla, il mio addome e la mia gamba sono nuovamente scoperti, lasciati indifesi dalla trasformazione di Tikki. Nuovamente, mi trovo dolorante, livida e con un senso di nausea profondo. Chat Noir torna al mio fianco velocemente. Nei suoi occhi, solo preoccupazione. Quello sguardo però viene sovrastato dal dolore per i colpi subiti e dopo qualche istante lo vedo cadere rovinosamente a terra, privo di sensi.
“Chat Noir!”
La sua tuta nera inizia a sparire in vari punti del corpo, lasciando che la pelle bianca spicchi sotto alla tonalità scura.
“Non può essere...”
Mille pensieri cercano di affacciarsi alla mia mente ma l'unica cosa sulla quale riesco a concentrarmi sono i lividi che già stanno comparendo su tutto il suo addome e su gran parte di braccia e gambe.
“Chat Noir!”
Cerco di scuoterlo con dolcezza, almeno per fargli riprendere conoscenza ma nulla sembra servire. Il suo corpo, ormai quasi totalmente violaceo mi annebbia la vista. Nuovamente, non ho tempo per riflettere, per pensare alle conseguenze, per cercare di capire cosa stia succedendo o cosa dovrei fare. Stringo a me il corpo di Chat Noir, consapevole di non poterlo abbandonare sotto alla Torre Eiffel, alla mercé di tutti gli sguardi curiosi che presto si affacceranno per scattare fotografie più o meno dettagliate.
Con molta fatica, una gamba dolorante ed un braccio che a mala pena riescono a sorreggere me stessa, raggiungo il terrazzo di un palazzo poco distante da casa mia. Cerco di adagiarlo con calma per poi dirigermi verso la mia stanza. Una volta raggiunta la finestra della mia camera, tento di entrare senza provocarmi troppo dolore. La gamba fa davvero molto male ma il pensiero di Chat Noir ricoperto da lividi sembra farmi dimenticare ogni cosa. Raggiungo velocemente il comodino, afferrando la pomata che il Maestro mi aveva lasciato quando svenni in casa sua, in condizioni molto simili a quelle di Chat Noir, sebbene meno gravi. I miei orecchini iniziano a lampeggiare, distraendomi da quella corsa folle. Da un momento all'altro la trasformazione svanirà ed io rimarrò senza forze con la consapevolezza di dovermi prendere cura di Chat Noir e di Tikki. Ricordo bene l'ultima volta in cui mi sentii così male, il suo corpo era privo di sensi, trasparente in più punti, sembrava agonizzante, sofferente come mai l'avevo vista. Vorrei davvero non doverla vedere nuovamente in quello stato ma so quanto sia impossibile tutto questo.
Mi costringo, con le ultima forze rimaste, ad uscire dalla mia stanza, balzando sui tetti vicini per raggiungere Chat Noir.
Arrivo al capezzale del mio compagno in pochi minuti. Vederlo ricoperto di lividi continua a provocarmi una forte nausea, il suo corpo inerme sembra totalmente indifeso. Continuo a domandarmi cosa abbia interferito con la sua trasformazione, quali sentimenti siano riusciti ad offuscare la sua lucidità al punto da rendere il potere di Plagg così debole. Velocemente apro la confezione di pomata ed inizio a ricoprire il corpo di Chat Noir. Non ho idea se provare a guarirlo mentre ancora indossa i panni del supereroe sia una buona scelta o meno ma in questo momento non mi interessa molto delle controindicazioni di quella crema. Devo aiutare Chat Noir e questa è l'unica cosa che mi preoccupa al momento. Ricordo il dolore che mi ha avvolta dopo la scorsa battaglia ma le mie ferite non erano nemmeno la metà di quelle che vedo sul corpo del mio collega ed io non riesco ad immaginare come possa sentirsi in questo momento.
Il barattolo di crema inizia ad esaurirsi velocemente mentre io cerco di far bastare la pomata almeno per le macchie più scure. Probabilmente è solo frutto della mia fantasia, offuscata dalla speranza che Chat Noir possa riprendersi al più presto, eppure alcuni lividi sembrano opacizzarsi lentamente, prendendo un colore più rosso e simile alle ferite più lievi.
Il tempo a mia disposizione sembra quasi esaurito quando vedo quegli occhi verdi tornare a fissarmi. Lo sguardo di Chat Noir vaga attorno a sé, prima di focalizzarsi con difficoltà sulla mia figura.
“Ladybug...”
“Non sforzarti. Andrà tutto bene, te lo prometto”
I suoi occhi tornano a chiudersi mentre lo sento respirare con un ritmo più regolare e sereno. Distrattamente mi rendo conto di non poterlo lasciare qui in attesa che si riprenda ma nemmeno posso rimanere al suo fianco e rischiare che scopra chi sono. Un pensiero, per quanto rischioso e sciocco, prende vita nella mia mente e mentre i rintocchi degli orecchini segnano il tempo che passa inesorabilmente, io mi avvio dal Maestro, con Chat Noir tra le braccia, ancora incosciente.
Bastano pochi istanti per raggiungere il vicolo più vicino all'abitazione del Guardiano. Chat Noir continua ad essere incosciente e, per quanto desideri preservare le nostre identità, non posso far altro che sperare che Plagg abbandoni il corpo del mio compagno il prima possibile.
Pochi istanti più tardi, il rintocco dei miei orecchini si placa, sciogliendo la trasformazione e lasciandomi un'esausta Tikki tra le mani. Cerco di misurare le ferite che sembra aver subito mentre i suoi occhi si riaprono, confusi ma ancora in grado di capire cosa stia succedendo.
“Il Maestro...”
Un lampo verde mi lascia senza fiato quando anche Plagg abbandona il corpo di Chat Noir. Velocemente porto lo sguardo dalla parte opposta, sicura che quella sia una tra le situazioni più complicate e pericolose che abbiamo mai dovuto affrontare.
“Tikki, come ti senti?”
“Stanca...”
I miei occhi tornano sul corpo della mia Kwami, trasparente negli stessi punti in cui io sento un forte dolore vincermi.
“Riesci a vedere Plagg?”
Tikki annuisce debolmente mentre io le chiedo se sia cosciente o meno. Il suo volto fissa il terreno, facendomi capire quanto il suo compagno abbia bisogno di aiuto.
“So di chiederti molto, Tikki ma ho bisogno che tu rimanga a vegliare su di loro per qualche secondo”
“Ma Mari...”
“Torno subito, promesso”
Con estrema lentezza, riesco ad alzarmi, appoggiandomi al muro che costeggia quel vicolo. Un piede dopo l'altro, riemergo in strada, consapevole di non avere affatto una bella cera. Non ho idea di cosa stia pensando la gente che mi vede avanzare zoppicando ma in questo momento non posso preoccuparmi di loro. Raggiungo con fatica l'abitazione del Maestro ma bastano pochi colpi, precisi e forti, alla sua porta per vederlo aprirmi velocemente e richiudere con attenzione l'entrata. Il suo sguardo mi segue fino alla sala, dove il mio corpo decide di tradirmi, facendomi cadere a terra.
“Marinette, cos'è successo?!”
Il suo sguardo preoccupato segue ogni mio movimento, mentre lascio che il braccio che stava coprendo il mio addome si sposti lentamente. L'uomo che mi è difronte si avvicina nuovamente ad alcuni mobili, recuperando un nuovo barattolo di pomata. Quando lo vedo avvicinarsi, però, dalla mia bocca riescono ad uscire solamente i nomi di chi sta aspettando il nostro aiuto.
“Sono qui fuori... Nel vicolo... Li aiuti!”
Il mio mondo perde colore nuovamente, lasciandomi con la speranza che lui possa prendersi cura di loro il prima possibile.
 
***
 
Buona sera a tutti! Sono in ritardo, sono in tremendo ed imperdonabile ritardo ma ho avuto non poche difficoltà nello scrivere questo capitolo, specialmente perché per alcune parti non sapevo davvero che pesci prendere. Sono contenta però di essere riuscita a finirlo e spero che possa piacere a voi, tanto quanto a me <3 Ammetto che vedere lo speciale di New York mi abbia spinto ad accelerare la scrittura di moltissime mie storie, questa compresa! <3
Spero di farmi perdonare quest'assenza con il prossimo capitolo(sorpresa sorpresa, sarà un pov maschile! In questi giorni mi hanno detto di aver notato quanto io sia più brava con quelli che con i pov femminili, quindi non poteva mancare xD) <3

Colgo l'occasione per darvi una bella notizia(per me lo è sicuramente <3)! Il mio primo romanzo "Rinascita" è disponibile in prevendita online! Cosa significa? Significa che sarete voi lettori a decidere se portarlo in libreria o meno, acquistando una copia dal link che vi lascio qui sotto :)

https://bookabook.it/libri/rinascita/

Vi lascio anche una sinossi per incuriosirvi <3

Catherine Evans è un'ex cantante newyorkese dai capelli castano ramati e dagli intensi occhi verdi. Dopo un grave incidente causato da alcuni giornalisti, curiosi del motivo per il quale lei abbia posto fine alla fine della sua carriera, la ragazza decide di cambiare la sua vita, abbandonando sua madre ed i suoi amici per rifugiarsi tra le montagne innevate di Crested Butte, dove i nonni materni le lasciano la direzione della struttura alberghiera e termale. Cath passa le sue giornate con monotonia, in attesa che cali la sera e lei possa dedicarsi a riposare e leggere qualche buon romanzo.La sua noiosa quotidianità viene sconvolta da Richard Harris, biondo, occhi azzurri, eccellente pianista e produttore di un ottimo rosé. Rich e Cath si conoscono durante un evento aziendale organizzato dalla ragazza e dal suo più grande amico, nonché ex manager e quanto di più simile ad un padre lei abbia, John Harrison.Il comportamento da perfetto gentiluomo di un'altra epoca ammalia la protagonista, spingendola ad abbandonarsi a quel sentimento che la costringerà ad affrontare i ricordi dolorosi di una vita tutt'altro che felice e spensierata, contornata da incubi, attacchi di panico ed ansia profonda. Tra dolcezza, passione, sorprese continue e gelosia, la storia tra Rich e Cath porterà alla luce i riflessi scuri dell'animo e del passato della ragazza.


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Vi auguro buona serata e buon inizio settimana <3
A presto con il nuovo capitolo <3
miss_MZ93
  
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