Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Chiara PuroLuce    05/10/2020    4 recensioni
Una mamma, la sua piccolina e un campo di girasoli...
(Writober 2020 - pumpNIGHT 2020 - #fanwriter2020)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                        Questa storia partecipa al
                                   Writober 2020 del sito Fanwriter.it

                                           IL GIRASOLE DI LICIA
 
                                  pumpNIGHT 2020 Prompt 4 – Girasole
 
 
«Mammina, guarda!»
 
La mia Licia è incontenibile oggi. È un piccolo grande terremoto biondo e non sta mai ferma un momento. Ho voluto portarla qui, nei campi di girasoli non lontano da casa nostra, perché questo luogo ha il magico potere di farla ridere.
 
«Hai visto quanti ce ne sono? Ti piacerebbe correrci in mezzo?»
 
«Siiii, daiiiii» e, lasciata la mia mano, parte a razzo mentre mi urla «mammina, corriiii!»
 
Mentre la raggiungo, penso a quanta gioia questa bambina di dieci anni abbia portato nella mia vita.
Quando il ginecologo mi disse che la mia bimba era affetta da sindrome di Down, mio marito è scappato. Sparito, letteralmente. Il giorno dopo, quando mi sono svegliata, lui non c’era più e, la cosa più brutta, era stata scoprire che se ne era andato senza lasciare nemmeno un biglietto di spiegazioni, o almeno di scuse. Una settimana dopo tornò, sì, ma solo per recuperare le sue cose. Il vigliacco non aveva avuto il tempo di prenderle per paura di essere scoperto o peggio fermato da me e implorato di restare. Restai a guardarlo mentre sfacchinava tra l’auto e la casa – mi misi seduta sulla sedia a dondolo che avevo trovato a un mercatino dell’usato, da mettere nella stanzetta della futura creatura, canticchiando una ninna nanna – senza alzare un dito. Dopotutto, gli dissi, ero incinta di mia figlia e dovevo tutelare la sua salute già fragile, non potevo certo metterla a rischio spostando scatoloni pieni di nulla. Non l’aveva mai più rivisto, né aveva più avuto sue notizie.
 
«Mammina, guarda questo girasole, è altissimo!»
 
La voce di mia figlia mi riporta alla realtà e le sorrido di slancio.
 
«Hai ragione, sai? È stupendo. Sai cosa credo?» Licia la guardò curiosa, spalancando ancora di più i suoi già grandi occhi verdi «Credo che nessuno avrà da ridire se lo portassimo a casa con noi e lo mettessimo un vaso in camera tua. Lo prendiamo con le radici, così non muore. Ti piace l’idea?»
 
«Bello» poi, dopo un momento di riflessione aggiunse «deve stare sul camino. Così lo vedono anche i nonni» sentenziò.
 
«Ma lo sai che hai proprio ragione? Dai, facciamolo.»
 
Così, i successivi dieci minuti li passammo a cercare di estirpare il girasole alla base, senza danneggiarlo. Non pensava fosse così complicato, ma alla fine l’ebbero vinta e poterono rientrare.
Per tutto il tragitto, Licia tenne il girasole stretto a sé, ogni tanto le sorrideva, ma il più del tempo lo passò a parlare con il suo tesoro.
 
«Sai, la nostra casa è bellissima. Siamo io, la mamma e Pon Pon, il nostro gatto, è giallo, come te. Stasera ci sono i nonni a cena, così li conosci. Loro abitano sotto e noi sopra. Ti mettiamo in un vaso. Mamma dice che così non muori.»
 
Eh, sì. Viviamo in una piccola villetta singola a due piani, sopra i miei genitori. Avevano proposto loro quella soluzione, non appena avevano saputo dell’abbandono di suo marito. Soluzione che a lei era piaciuta molto, sia perché era sempre andata d’accordo con i suoi, sia perché così potevano darle una mano con Licia quando lei era al lavoro. La sua bimba era molto affezionata al nonno, l’unica figura maschile della sua vita e lui adorava passare del tempo con la nipotina, specie nel piccolo orto che aveva fatto in una zona del giardino e di cui andava molto orgoglioso. Licia poi, che adorava l’aria aperta, si divertiva ad aiutarlo e strillava di gioia ogni volta che lui le affibbiava un compito. I suoi preferiti erano raccogliere i cornetti e i pomodorini a grappolo.
 

 
 
«Ehi, ma che cosa abbiamo qui? Che meraviglia!»
 
«Ti piace nonnino? È il mio girasole, si chiama Sole.»
 
«Oh, che nome… insolito» ridacchiò lui prendendo la nipote in braccio.
 
«Bellissimo davvero» intervenne la nonna. «Stai attento all’ernia mio caro, questa signorina cresce a vista d’occhio.»
 
«Un rischio che voglio correre, pur di coccolarmi la mia cucciolotta bionda» le rispose lui facendo ridere tutti.
 
«Licia, tesoro, ti piacerebbe se domani andassimo a comprare una bustina di semi di girasole e li piantassimo in giardino? Siamo solo a luglio e per qualche mese fioriranno ancora, magari siamo ancora in tempo per vederli crescere anche qua.»
 
«Siii», esclamò lei agitandosi «mi piacciono tanto.»
 
Era felice. Anche se la piccola Licia non aveva mai conosciuto il padre, poteva contare sull’amore incondizionato dei suoi nonni. Lei aveva sempre amato quei fiori, il loro crescere alti e girarsi istintivamente verso la luce del sole, l’aveva sempre affascinata, fin da bambina. Era una fortuna che anche sua figlia ne fosse incantata. Le brillavano gli occhi al solo guardarlo e passò tutta la sera a parlare di lui con i nonni e a parlare direttamente anche con il fiore stesso.
Decise che da quel momento, in casa loro non sarebbero mai mancati e che poteva sfruttare la sua abilità nel disegno per ricrearne un prato o qualche stelo qua e là sulle pareti della cameretta di Licia.
 
«Pon Pon, ti piace Sole?» disse iniziando a rincorrere il povero gatto che ebbe la sfortuna di passare lì davanti e che non ne voleva sapere. «Non scappare!»
 
Iniziò una corsa al gatto che portò allegria tra gli adulti, ma alla fine sua figlia ebbe la meglio e lo portò al camino per le presentazioni. Era bellissimo vederla così spensierata mentre parlava con il gatto e il girasole in contemporanea.
 
 
 

Ed eccomi qui. Alle prese con questa nuova avventura.
Iniziai il giorno dopo aver deciso di fare questa bellissima sorpresa a Licia e lo feci mentre mia figlia era a scuola. Misi al corrente i nonni, entusiasti come me.
Per un mese, ho sgobbato come poche e per fortuna ho finito in tempo. Per non farle capire nulla, ho portato Licia a dormire da me, dicendole che era una sorpresa per il suo prossimo compleanno e che lei non poteva vederla prima di quel giorno. Lei, tutta eccitata, aveva accettato.
Quel giorno, sarebbe oggi. Dieci anni tondi, tondi.
 
«Mammina!» corre verso di me in pigiama e spalanca le braccia.
 
«Oh, amore, buon compleanno» la prendo in braccio e le schiocco un bacio sulla guancia, facendola ridere.
 
«Grazie. Regalo, regalo, regalo!»
 
«Ma quanta impazienza. Ne ho due per te» mi guarda stupita e le dico «oggi niente scuola per te, ma solo per oggi. Staremo insieme tutto il giorno. Faremo tutto quello che vuoi. Ho chiuso il negozio solo per stare con te. Sei contenta?»
 
«Siii, tantissimo. Qual è il regalo numero due, mammina?»
 
«Dai, corri in stanza» le dico ridendo a quel punto, la metto giù e lei si precipita lì.
 
Un attimo di silenzio e poi… il finimondo sfociato in urlo e in un…
 
«Wow! Mammina… i girasoli! Sono tantissimiiiiiii.»
 
In effetti mi è venuta davvero bene la nuova stanza di Licia, tanto che anche i miei genitori si sono congratulati con me. A volte penso che avrei dovuto fare la pittrice specializzata in decorazione paesaggistiche alle pareti, ma alla fine ho optato per un lavoro meno impegnativo e più regolare. L’ho fatto per Licia. E così ho aperto un piccolo negozio di vestiti per bambini, che sta andando bene e mi lascia molto tempo libero da passare con mia figlia, essendo anche vicino casa.
 
«Grazie, grazie, grazie. Mi piace tantissimo! Ti voglio bene, mammina.»
 
La reazione di Licia alla vista della sua camera piena di girasoli, mi ha riempita di gioia. Era proprio quella che speravo. Tre pareti sono ora di un bel giallo carico con qualche girasole qua e là che spunta dal prato sul fondo, mentre in cielo, farfalle e api volano o si appoggiano sopra i fiori stessi. La parete più ampia – che prima era di un tenue color giallino e qualche mensola – ora è totalmente mutata, diventando un bel prato di girasoli, con in prima linea…
 
«Sole! Il nostro girasole, mammina.»
 
… lui! Quel fiore era stranamente resistente e ancora stazionava in bella vista sul camino.
Licia, se lo merita un regalo del genere. Il suo essere solare, il suo sorriso perenne, il suo brillare… Lei è la gioia della mia vita e il mio scopo è quello di farla sbocciare sempre di più, proprio come un girasole fa seguendo i raggi del sole e aprendosi a lui.
 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Chiara PuroLuce