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Autore: lady lina 77    05/10/2020    2 recensioni
Post S5... Ross, Dwight in missione in Francia una serata fra amici a Parigi si raccontano, confidano e confrontano. Due amici veri che si sono sempre supportati e sempre lo faranno, come fratelli. Tutta la vita, senza giudicarsi, mai.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dwight Enys, Ross Poldark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il vino era ottimo, il cibo francese con le sue creme, cremine e lumache un pò meno.

Sia Ross che Dwight sentivano decisamente nostalgia delle cene a casa loro, in Cornovaglia, e il primo avrebbe potuto anche azzardarsi a dire che gli mancava disperatamente persino la cucina di Prudie...

Seduti in un elegante ristorante del centro di Parigi, vestiti come due uomini d'affari per non destare sospetti, Ross e Dwight erano riusciti ad organizzare una cena insieme. La nostalgia della propria terra e le rispettive mansioni che li avevano condotti in Francia avevano spinto i due a cercare un attimo di pace, chiacchiere e tranquillità fuori dai delicati impegni che li avevano portati in Francia per assaporare un pò di sapore di casa. Da quando erano partiti, pur sentendosi spesso tramite lettera o in brevi incontri quasi clandestini, non erano ancora riusciti a sedersi a un tavolo per una normale cena fra amici e quella era la sera perfetta. I funzionari della Repubblica erano impegnati all'Opera, ospiti di un importante rappresentazione teatrale, e per una sera la Francia poteva dirsi immune da sotterfugi e lotte in virtù di arte e cultura.

"Pensi che il vino riempia lo stomaco quanto il cibo?" - chiese Ross, riempiendo l'ennesimo bicchiere. "Ho una fame indiavolata e quì non fanno che cucinare lumache!".

"Ma il pane è ottimo, focalizzati su questo invece che sul vino" – gli suggerì Dwight, addentandone un pezzo.

"Il vino scalda!" - rise Ross – "E l'inverno francese è gelido".

"Più del vento della Cornovaglia?".

"Più del vento delle steppe! Wikchman dovrà pagarmi un supplemento aggiuntivo per questo!".

Dwight rise a sua volta. "Quando hai intenzione di tornare?".

Ross si bloccò, pensando dolcemente a una promessa e a cosa si nascondesse dietro essa. "In tempo per la mietitura del grano. Missione finita o meno, devo essere a casa per quel periodo".

Dwight si accigliò, stupito da tutta quella sicurezza e quella determinazione. Non capiva ed era normale, né lui né Demelza avevano rivelato a nessuno del nuovo, imminente arrivo. "Non sapevo amassi tanto la campagna!".

"In realtà, devo essere a casa per quella data per Demelza. E dovrai assicurarti di esserci pure tu!".

Ancora più confuso, Dwight lo osservò come fosse impazzito o più probabilmente ubriaco, poggiando il pane sul tavolo. "Ross, ti senti bene?".

"Benissimo!".

"E...?". - domandò Dwight... Doveva esserci un seguito, giusto?

Ross prese un profondo respiro, ripensando a tutte le caotiche vicende che avevano preceduto la sua partenza per la Francia. La morte di Ned, i francesi, la finta-crisi con la sua famiglia e Demelza, Tess, Jacka, il duello col generale Troussaud, Hanson e Merceron e infine quella notte d'amore a suggellare quel rapporto così profondo costruito con fatica attraverso gli anni con sua moglie... "Demelza è incinta e partorirà in tarda primavera. Per questo devo essere a casa! Per questo devi esserci anche tu, non voglio vedere nemmeno l'ombra di Choake a Nampara!".

Dwight rimase a bocca aperta per la sorpresa e poi scoppiò a ridere quasi fosse esso stesso ubriaco, dandogli una sonora pacca sul braccio. Tutti gli altri commensali si voltarono incuriositi ma i due non li notarono nemmeno. Poi il medico prese il vino, riempiendosi a sua volta il bicchiere. "Santo cielo, che sorpresa! C'è davvero da festeggiare, Ross! Congratulazioni!". Era felice per lui e Demelza, felice come solo un vero amico a cui fino a quel momento era stata negata quella gioia, poteva essere. Senza rancore o invidia...

"Ti ringrazio. Anche a nome di Demelza" – rispose Ross, vagamente in imbarazzo.

"Perché non me l'hai detto prima?".

"In realtà non lo abbiamo detto a nessuno, Demelza lo ha scoperto poco prima della mia partenza e a parte Prudie e i bambini, nessun altro ne è stato informato. Anche se ormai dovrebbe essere chiaramente visibile..." - rispose Ross, pensando con nostalgia a sua moglie e al fatto che ormai fosse a metà gravidanza.

Dwight sorrise. "E' per questo che hai tanta fretta di tornare a casa?".

Ross sospirò. "In realtà non volevo nemmeno partire. Non ora, almeno... E' stata Demelza a insistere...".

Dwight annuì. "Demelza ti conosce bene e sa che hai bisogno di cose come questa che stiamo vivendo. Ama la tua natura errante e ha imparato a conviverci e a rispettarla. Ha sposato il tuo carattere, oltre a te".

Era vero, Demelza lo conosceva meglio di quanto lui conoscesse se stesso e spesso negli anni, nel bene o nel male, lo aveva dimostrato. Lo amava, lo lasciava libero di seguire la sua natura e i suoi istinti e anche se la preoccupazione la attanagliava, mai aveva cercato di fermarlo. Ma stavolta avrebbe voluto che lo facesse... "Avrei comunque preferito non partire. Immagini come mi senta ad essere quì, mentre lei e i bambini sono soli con Prudie?".

"Demelza sa cavarsela bene, sta tranquillo. E i tuoi figli sono bambini assennati e buoni che non la lasciano sola un attimo".

"Ma toccherebbe a me esserci".

"Ci sarai, quando sarà il momento".

"Puoi giurarci" – rispose Ross, sorseggiando un altro pò di vino.

Dwight si sentì di rassicurarlo, come amico e medico. "Demelza è giovane, sana e forte. Non farti venire ansie inutili, andrà tutto bene e presto avrai un nuovo bambino che la notte ti strillerà nelle orecchie".

Ross sbuffò. "E' nella mia natura anche essere pessimista ed eternamente preoccupato per qualcosa... Dovrebbe stare tranquilla a riposare e so già che non lo sta facendo. Non lo ha fatto quando ero a casa, figurati ora che sono oltre la Manica!".

Dwight rise, conosceva bene Demelza quasi quanto Ross e di certo le cose stavano come diceva lui. "Beh, guarda il lato positivo: litigherete meno per questa cosa, da separati".

Anche Ross rise. "Ah Dwight, che posso dirti? Sono felice, ansioso, preoccupato... Ma so che questo bambino arriva nel momento migliore per me e lei. In passato, fra me e Demelza ci sono state parecchie ombre ma ora sono sparite, risolte e questo figlio... figlia...". Prese un profondo respiro, cercando le parole giuste per continuare quella che in fondo era una confidenza che non aveva mai fatto a nessuno e che ora, con la nostalgia e la maturità acquisita, si sentiva pronto ad esprimere. In parte, quanto meno...

Dwight abbassò lo sguardo. Non conosceva i minimi dettagli della vita di Ross ma sapeva che qualcosa di orribile era successo in passato fra i suoi migliori amici ed era solo felice di sapere che tutto era risolto. Dwight sapeva di conoscere sprazzi di verità tramite George, Elizabeth, Hugh e il piccolo Valentine ma mai aveva voluto andare a fondo e mai aveva desiderato giudicare...

Davanti al suo silenzio, Ross proseguì, in tono più serio. "Potevamo scegliere di separarci... Ci siamo andati vicini, più di una volta. A causa mia, a causa sua, a causa di... altri... O forse, semplicemente, a causa di noi stessi e di un rapporto forte ma che doveva ancora crescere, con noi. Avevamo altre scelte davanti a noi e ci siamo fatti del male quando siamo giunti a quei bivi. Ma io, lei... Per quanto male ci fossimo fatti, era nulla rispetto alla prospettiva di vivere l'uno senza l'altro. Ed eccoci qua, con un figlio, una figlia e un altro bambino in arrivo. Henry... O Isabella-Rose... La vita è davvero una straordinaria fucina di nuovi inizi".

Dwight, giocando con le posate pieno di impaccio, rimase un attimo preda di uno strano imbarazzo davanti alla confessione dell'amico. Ross aveva detto tutto e niente ma capiva quante grandi esperienze di vita ci fossero dietro a quelle parole che sicuramente non avrebbe rivolto a nessun altro. Si sentì onorato di essere suo amico e che si fidasse tanto da confidargli qualcosa del genere. Non lo giudicava, ognuno di loro aveva commesso in passato errori grandi ma Ross aveva ragione. Alla fine l'errore serve a migliorarsi, se hai la capacità di comprenderlo e analizzarlo. Un amico non giudica, un amico sta accanto all'altro e basta. Così era sempre stato, fra lui e Ross. C'erano state risate ma anche dolorosi faccia a faccia. E soprattutto mani tese nel momento del bisogno. Sarebbe sempre stato così, ne era certo. "Isabella-Rose o Henry... Bei nomi".

"Il nome della bimba lo ha scelto Demelza. Quello del maschio, io. Quindi alla fine nascerà Isabella-Rose...".

Dwight rise ancora. "Come lo sai?".

"Demelza non sbaglia mai! E io nemmeno, quando si tratta di avere figlie femmine è come se me lo sentissi nel sangue. Non ho sbagliato con Julia e poi nemmeno con Clowance...".

Dwight annuì. "Beh, Caroline sarà contenta. Avrà una nuova bambina da riempire di merletti e pizzi. E bambole...".

Una nota di dolore attraverò il viso di Dwight a quelle parole e Ross la colse subito, capendone il motivo. Dwight gli era stato vicino quando Julia era morta e lui aveva raccolto le sue lacrime quando era stata Sarah ad andarsene. E la morte della piccola era ancora così fresca e dolorosa anche per lui, che non poteva che essere atroce per i suoi genitori. "Anche tu avrai di nuovo la casa piena di bambole. O cavallini a dondolo...". Non lo disse per consolarlo, lo disse perché sapeva che lui e Caroline ce l'avrebbero fatta come ci erano riusciti lui e Demelza. La morte di un figlio porta gravi fratture in una coppia ed entrambi avevano lottato e sbagliato all'interno dei loro matrimoni. Ed entrambi non avrebbero mai potuto fare a meno delle due donne che avevano sposato...

Dwight, amareggiato, abbassò lo sguardo per nascondere i suoi occhi lucidi. Era un dolore ancora lacerante quello e né lui né Caroline lo avevano mai superato del tutto. "Chissà... A volte lo spero, a volte lo temo".

Ross annuì, lo capiva appieno e ricordava fin troppo bene quante paure aveva dovuto affrontare quando Demelza gli aveva comunicato l'arrivo di Jeremy. "Quando morì Julia, credevo che il mondo fosse finito. Il mio mondo, almeno. E invece, eccomi quì... Succederà di nuovo, anche a te. Un figlio nuovo non cancellerà il ricordo di Sarah così come Jeremy e Clowance non hanno cancellato i ricordi di Julia. Ma sarà vita, futuro, gioia... Succederà perché è naturale che sia così, fra due persone che si amano. Magari quando mieteremo il grano".

A dispetto di tutto, Dwight sorrise. "Sarà una ricca mietitura, allora...".

"Probabile" – rispose Ross, stemperando la tensione con un altro bicchiere di vino.

"Ross, domani avrai un'emicrania orribile. Cerca di mangiare e smettila di bere!" - lo rimprovò Dwight, ora nuovamente nei panni di medico.

"Odio le lumache!".

"Mangia il pane allora! Il tuo stomaco te ne sarà grato".

"Ne dubito...".

"Ross...".

Borbottando come un bambino, Ross mise una lumaca in bocca e fece la stessa smorfia di Clowance quando la costringevano a mangiare le verdure. "Orribile...".

Dwight sospirò. "Demelza avrà quattro bambini di cui occuparsi. Il più impegnativo sarai tu".

Ross rise. "Infatti è contenta che io stia lontano un pò...".

"Tutto torna, allora...".

Ross, ancora una volta, si perse nel ricordo di Demelza e del loro saluto sulla scogliera. Bellissima, con quei capelli rossi e selvaggi mossi dal vento, in quel momento aveva davvero minato ogni suo desiderio di partire. Avrebbe voluto tornare a casa con lei, non attraversare la Manica... "Si sente orribile col pancione. Odia farsi vedere incinta".

Dwight lo guardò storto. "Spero tu non la faccia sentire meno desiderabile" - lo rimproverò.

"Al contrario! Per me Demelza è assolutamente seducente quando è incinta! E gliel'ho ripetuto mille volte ma non mi ha mai creduto!".

"Sei convincente nel dirlo?".

"Faccio del mio meglio ma non sono un attore!".

Dwight rise. "Di sicuro non lo sei".

"Ma sono sincero, la trovo davvero seducente quando è incinta".

"Sicuro?" - chiese ancora Dwight, sapendo bene però che era assolutamente serio e sincero, ma comunque divertito da quel battibecco.

Ross sostenne il suo sguardo, stando al gioco. "Sicuro! Tanto che ti assicuro che in questo momento rimpiango di essere quì con te! Sei un'ottima compagnia, non fraintendere... Ma non sei decisamente il mio sogno per una serata ideale...".

"Oh, grazie!".

"Ti scambierei volentieri anche solo per tre scellini, per mia moglie".

Dwight rise. "Giuda vendette Gesù per la stessa cifra!".

"Ma io ho delle motivazioni migliori".

Dwight scoppiò in una nuova, fragorosa risata. E Ross ne seguì la scia... Difficilmente quegli avventori francesi avrebbero capito il mistero che si nascondeva dietro a quella gioia, quelle risate, quel cameratismo... C'era tanto dietro alla mietitura del grano, tanto dolore, tanta fatica, tanto amore, tanta sincera amicizia che aveva aiutato ognuno di loro a superare i momenti più difficili della loro vita. A volte ammaccati, a volte feriti ma alla fine, sempre vincenti.

Dwight sollevò il calice di vino, di nuovo. "Ti concedo un altro bicchiere per un brindisi prima di toglierti il bicchiere e metterti davanti il paniere delle baguette".

"Un brindisi a cosa?".

"A Isabella-Rose, al grano e a tutto quello che la mietitura porterà ad ognuno di noi. Alla vita di tua figlia e dei figli che verranno".

"A noi, allora" – rispose Ross, facendo tintinnare il suo bicchiere con quello di Dwight.

In fondo c'era molto da festeggiare e la mietitura non era così lontana...



  
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