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Era rimasta piacevolmente sorpresa quando, dopo aver catalizzato i suoi limpidi occhi di cioccolata sulla fotografia a cui aveva artigliato le dita affusolate, si era accorta di un singolare dettaglio: l'immagine che il ranocchio color speranza aveva scattato, nella fasulla convinzione di ritrarre Natsumi in una circostanza imbarazzante, nelle scomode vesti di un cane randagio, aveva congelato proprio l'attimo in cui Saburo aveva dolcemente intrecciato la sua mano calda con quella di lei, come in una storia d'amore che si rispetti.

Sul suo viso dai lineamenti graziosi si era dipinto un sorriso sereno, traboccante di mitezza, non appena le sue iridi di rugiada si erano adagiate, con la delicatezza di una piuma, sul contatto fatato di cui erano stati protagonisti, mentre il mondo sfumava lontano, impotente davanti al tacito splendore di quel piccolo frammento di tempo sottratto avidamente al crudele svolgersi del fato.

Con le guance rosse si destò al ricordo di quel prezioso soffio di vita, immortalato con foga dallo stesso alieno che si era poi preoccupata di punire per lo scherzo di pessimo gusto che le aveva teso: aveva seriamente auspicato di rovinare il ritmo tranquillo di quella giornata e di provocare in lei un bruciante senso di vergogna, semplicemente trasponendo la sua essenza nel corpo slanciato di un quadrupede scodinzolante, invece, senza volerlo, si era adoperato per concretizzare uno dei sogni più belli della giovane.

Aveva seriamente auspicato di farle sperimentare un'esperienza umiliante, una situazione di disagio piuttosto fastidiosa, invece, senza rendersene conto, le aveva consentito di bearsi di una magica illusione che non avrebbe dimenticato con facilità.

All'altezza del petto le salì un sospiro, al pensiero che il ragazzo dai capelli argentei che era stato in grado mesi prima di stregarla le avesse sfiorato la pelle con leggerezza e una rassicurante punta di spontaneità: seppur l'istantanea avesse cristallizzato la scena spegnendone la consistenza, rammentava perfettamente il tepore nostalgico che le si era infilato tra le pieghe dell'animo - nel momento in cui avevano incastrato i loro palmi in un gesto colmo di affetto - e il battito frenetico che aveva iniziato a martellare nella cassa toracica quando si era abbandonata a quella stretta benevola, dettata da un istinto protettore.

Si era materializzato un docile solletico interiore a ridosso del suo cuore, segno che una folata di emozioni dal sapore primaverile si fosse diffusa dentro di lei: era una felicità particolare quella che aveva notato insinuarsi fin dentro le ossa, scivolare in profondità, una vibrazione positiva nata da un atto gentile.
Era un brio frizzante, che si profilava ogni volta che l'oggetto dei suoi desideri romantici tingeva qualche angolo della sua esistenza della policromia di Maggio.

Quanto ancora avrebbe dovuto aspettare prima che venisse a conoscenza di ciò che la sua sola presenza le causava, dell'attrazione che nutriva in segreto per lui?
Entro quanto avrebbe scoperto che si fosse presa una cotta abnorme per quello sguardo affascinante, impreziosito da un alone di mistero, per quella zazzera soffice e quella voce suadente?
Avrebbe imparato ad interpretare correttamente le premure che gli dedicava e ad ascoltare i suoi silenzi?






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