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Autore: X_98    05/10/2020    1 recensioni
“Si narra che a est delle montagne nebbiose vi fosse un regno, chiamato Bosco Atro.
Antico, nascosto ed eterno, era dimora degli elfi silvani.
L’oscurità che si aggirava fra le fronde degli alberi, silenziosa colpì, derubandoli di ciò che avevano di più prezioso.
Privati di un Re, di un padre, di una guida, contro un nemico sempre più potente e malvagio.
Erano loro, i deboli e corrotti umani che fecero prigioniero Re Thranduil, senza sapere chi egli realmente fosse......
Un guerriero non abbassa la testa ma va avanti anche quando non ha più forze.
Da libero sfogo alla sua volontà indomita, resiste ai colpi e trova la forza di rialzarsi.
Ferito è pericoloso, perché sa di poter sopravvivere. Eppure non si adatterà al cambiamento, ma combatterà e lotterà contro tutto e tutti.
Alla fine, il dolore e la sofferenza si dissolveranno con un’ultimo dono d’amore”.
-Questa storia si svolge nell'Antica Roma durante la terza guerra servile tra il 71 ed il 73 A.C (alcuni dettagli sono stati modificati per necessità!), un Crossover con la Serie Spartacus 2010, il film Pompei 2014 e durante il film Lo Hobbit di Peter Jackson, prendendo qualche spunto anche da Tolkien-
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Sorpresa, Thranduil
Note: AU, Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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L’esercito di Crasso era allo stremo.

L’accampamento appena costruito era solo l’illusione di un momento di riposo che non ci sarebbe mai stato dato che presto, l’imperatore, avrebbe impartito l’ordine di riprendere la marcia per accorciare la distanza che li divideva dai ribelli.

Cesare camminò a testa alta lungo l’intero tragitto che lo avrebbe condotto da Crasso. Una legione in avanscoperta aveva portato novità fresche e rassicuranti.

“Porto una notizia che allieta il cuore!” Si annunciò Cesare al cospetto dell’imperatore.

Crasso si voltò con evidente curiosità e non potè non sgranare gli occhi quando vide in braccio ad un’altro soldato una bambina con lunghi capelli biondi, occhi celesti e.......orecchie a punta!

La piccola teneva il muso ed aveva il viso rigato dalle lacrime ma non sembrava spaventata.

“Abbiamo trionfato.....” iniziò a dire Crasso “...in qualcosa ritenuto impossibile!” Disse soddisfatto.

“Come ti chiami?” Chiese avvicinandosi alla bambina “Merda!” Ottenendo una risposta assai deludente.

Core comparve all’entrata in quel momento e come tutti non riuscì a staccare gli occhi dalla bambina.

“Non sei stata richiesta!” Le disse Crasso con un atteggiamento freddo.

“Chiedo venia, ma al campo dei ribelli ho potuto interagire con lei!” Mentì “Potrei occuparmene io, per farla sentire al sicuro....” “Il suo benessere non mi preoccupa!” Urlò Crasso “Portatela via!” Sputò l’ordine e le guardie obbedirono trascinando la schiava nella tenda riservata ai servi.

Si voltarono appena le grida di Aranel diventarono assordanti. Si agitava come una animale selvatico ed alla fine la guardia perse la presa facendola cadere per terra.

“Prendetela!” Urlò Cesare e tre uomini furono rapidi ad obbedire.

Il primo riuscì ad afferrarla per un braccio ma un morso gli fece perdere la presa.

Gli altri due le si lanciarono contro, ma la piccola gattonò sotto al tavolo per poi arrampicarsi sulla sedia, subito dopo sul mobile, dove afferrò una mela presente su di un grosso vassoio pieno di cose con un profumo buonissimo. 

“Riposo! Vuole solo mangiare!” Li calmò Crasso, sbalordito di fronte ad un’incredibile dimostrazione di agilità da parte di una bambina così piccola.

Aranel ignorò la mela, infilandosela dentro alla tunica come scorta, mettendosi a quattro zampe ed abbassando la testa per annusare la carne con carote e patate presente nel piatto. Faceva un buon odore!

Prese la forchetta ed infilzò la carne sollevando l’intera fetta che le cadde subito, facendo schizzare salsa su di sé ed ovunque.

Crasso si avvicinò lentamente, la piccola indietreggiò allarmata e dopo aver preso delle altre posate iniziò a tagliare la carne in piccoli pezzetti.

“È mio!” Protestò Aranel afferrando il vassoio per un manico, iniziando a sollevarlo leggermente e sbatterlo sul tavolo con un gran fragore. Ripetè il gesto più volte, ignorando il sugo che era strabordato, sporcando il tavolo.

Cesare fece per avvicinarsi ma venne bloccato da un cenno di Crasso che aveva smesso di tagliare la carne ed aspettava paziente che la piccola smettesse, come se fosse stata la cosa più normale del mondo.

Appena la bambina si calmò Crasso finì di tagliare la carne, avvicinando il piatto alla piccola, cercando di restare ad una certa distanza. Aranel iniziò a mangiare dicendo parole incomprensibili tra un boccone e l’altro mentre fissava l’imperatore “Lanter!” (Vecchio!) Aranel annuì dopo averci riflettuto “Usquener!”(Puzzolente!) era vero “Saurar!”(Pazzo!) era così che la mamma chiamava Milo quando faceva il cattivo.

“Che lingua parla?” Chiese Cesare stupito, suonava melodiosa ed elegante e poteva giurare di non averla mai sentita.

“Non vorrei dire il falso. Ma credo sia quella degli schiavi!” Rispose Crasso iniziando a camminare per la stanza.

“Hai detto che il suo benessere non era di tuo interesse, perché hai agito diversamente?” Domandò confuso.

“Perché un cane non lo si rende docile con la frusta. Il fluire del tempo allontana l’uomo dalle semplicità della vita, abbiamo la possibilità di conquistare la sua fiducia senza pregiudizi ed è nostro dovere coglierla!” Disse Crasso con entusiasmo.

Cesare venne distolto da tanta saggezza quando una carota gli finì in volto sporcandolo con l’unto del sugo.

“Sana sina!”(Prendi questo!) urlò la bambina ridendo mentre usava il cucchiaio come catapulta. Milo le aveva insegnato a farlo con le persone antipatiche!

Aranel scoppiò a piangere appena vide quell’uomo grosso e cattivo avvicinarsi minaccioso.

“Non la toccare!” Urlò imperioso Crasso.

Cesare si bloccò emettendo un grugnito infastidito per poi chinare la testa in direzione dell’imperatore per scusarsi.

Una risata lo fece voltare e vide che Aranel lo guardava con un sorriso soddisfatto.

Il romano alzò gli occhi al cielo e disse mentalmente tutte le imprecazioni conosciute, stringendo le mani a pugno fino a farsi sbiancare le nocche.

 

*

 

Nel fitto del bosco numerosi occhi ed orecchie erano allerta.

I ribelli si erano accampati per riprendere fiato durante quella fuga precipitosa durata mesi, ma sembrava che non tutti riuscissero a rilassarsi.

Thranduil era finalmente tornato e Sara non sapeva come dire ad Hanna che non aveva visto Aranel con lui.

Camminava sconsolata in una piccola radura, accanto alla tenda dove si trovava l’amica. Osservò quella accanto dove Cassia lottava fra la vita e la morte.

Sapeva bene cosa rischiavano, almeno l’aveva sempre creduto. Lei ed Hanna avevano combattuto in molte guerre, ucciso nemici, rischiato la vita, eppure sembrava che non avessero compreso a pieno il pericolo, come fossero ancora delle ragazzine appena fatte schiave.

Erano sempre state allegre impegnate a cazzeggiare la maggior parte del tempo, ovvero quando non dovevano combattere o occuparsi della piccola.

Insomma, Sara si era resa conto che non erano ancora cresciute nonostante l’esperienza acquisita sul campo di battaglia.

Cassia aveva detto la verità con una semplice battuta: a volte Aranel si era mostrata più matura di loro!

Non sapeva dire se era nella sua natura di elfo, ma ricordava bene che nei momenti antecedenti ad ogni battaglia, fin da quando aveva imparato a gattonare, la bambina diventava estremamente silenziosa e svogliata nel fare qualsiasi cosa tranne che stare tra le braccia della madre o del padre. Come se percepisse che qualcosa stesse per accadere, al contrario, lei ed Hanna ridevano e scherzavano anche durante il tragitto che le seperava dal campo di battaglia!

Era il loro modo di....godersi la vita? L’idea di un’eterna esistenza le aveva illuse che tutto potesse durare all’infinito?

Perché poteva giurare che il pensiero di perdere Aranel mai aveva sfiorato le loro menti. Un momento! Si, una volta, quando Leta le aveva avvisate del pericolo.

Il problema era che una volta messa un po’ di distanza fra loro e l’esercito di Crasso avessero subito liquidato la cosa come se fosse da poco conto.

Eppure anche Thranduil sembrava averlo fatto, andando in avanscoperta e lasciandole sole. 

Tralasciando l’elfo, Sara si rese conto che era arrivato il momento di crescere.

Di aprire gli occhi, quella non era una favola. Per quanto assurda era la loro nuova vita e poteva scommetterci....se non l’avessero presa sul serio ci sarebbero rimaste secche!

Ed avrebbe fatto di tutto per salvare la piccola Aranel! Era sua nipote, una bambina innocente che non meritava di crescere credendo che tutto quello fosse normale!

Vide l’elfo entrare nella tenda e non la rassicurò scorgere subito dopo, gli altri uscire.

 

*

 

Hanna era silenziosa, stesa su quel giaciglio improvvisato mentre sembrava non prestare più attenzione al mondo che la circondava.

Thranduil si sedette a fianco e sentì un misto di emozione agitarglisi nel petto quando lei scostò il braccio al suo tocco.

“Mi dispiace!” Disse tristemente riferendosi a ciò che era successo fin troppo tempo fa. A quest’ora la loro amata figlia era sicuramente finita fra le grinfie di Crasso verso un futuro incerto.

“Ti dispiace.....” Ripetè Hanna con un tono pieno d’ira “Sai all’inizio ho pensato fosse stata interamente colpa mia!” Rivelò.

Si voltò verso il compagno e lo guardò con odio, sorprendendolo.

“Ma poi le tue azioni...” sputò furiosa “....quelle colui che si crede un grande sovrano...” parlò lentamente con tono denigratorio “...mi hanno aperto gli occhi!” Finì.

Hanna si mise seduta di scatto e trattenne un lamento a causa del dolore che la ferita alla gamba le provocò.

“Hanna....” “Era nei tuoi piani sacrificare la tua progenie?” Chiese con le lacrime agli occhi che a stento riusciva a trattenere “Oh certo! Essendo una piccola bastarda non era sufficientemente importante per te! Tanto c’è Legolas a tenere le redini del tuo regno!” Lo derise lei con voce incrinata.

Thranduil sospirò, la furia traspariva da ogni suo gesto e lineamento del viso, ma stranamente parlò con inaspettata calma “Erano troppo lontani. Inseguendoli sarei caduto in trappola facendo il loro gioco!” Disse.

“Ah quindi ora è un gioco?” Chiese Hanna allibita.

“Sai ho sempre creduto che fossero stati i Valar a farci incontrare, nella speranza che il nostro amore unificasse due popoli che per secoli si erano guardati con diffidenza!” Disse sapendo che questo Thranduil già lo sapeva “Ma ora credo che i Valar abbiano voluto punirti mandandoti qui!” Disse con una risata piena di scherno.

“Il potente Re di Bosco Atro ridotto ad essere un misero schiavo, la cui morte sarebbe stata priva di onore e gloria!.....uhm si, forse se fossi perito nell’arena le avresti avute, ma secondo la mentalità dei poveri mortali!” Lo sbeffeggiò.

“Potrei dire la stessa cosa di te!” Rispose Thranduil a tono “Una povera orfanella che finalmente si ritrova nel luogo dove l’avrebbero trattata come merita!” Anche lui ci andò giù pesante “Se ti lasci sviare così facilmente significa che mi sono illuso. Non hai compreso quanto sia potente un sentimento come l’amore ed io ho commesso l’errore di concederti il mio!” Disse tramutando subito il dolore in ira.

“Ma poverino, ho ferito i tuoi sentimenti?” Chiese Hanna fingendosi pentita “Lo trovo molto divertente....” Dichiarò soddisfatta “...specialmente da uno che priva la madre di sua figlia!”.

“È anche la mia!” Ricordò lui.

“E di cui hai mostrato che non t’importa un’accidente!” Rispose lei.

“Ho preferito ritirarmi per poterla liberare in sicurezza! Non capisci che avrebbero potuto minacciare la sua vita vedendomi arrivare?” Thranduil tentò di stracciare il velo di rabbia che momentaneamente la accecava.

“Ora sei uno stratega. Be’ con la tua cara figlia morta, l’ingegno non ti sarà molto utile!” Senza molto successo visto che Hanna non aveva deposto l’ascia di guerra.

“Non è ancora morta!” Ringhiò Azrael irrigidendosi maggiormente.

“Come fai a saperlo? I tuoi sensi di elfo sentono il suo cuore battere?” Chiese lei sempre più furiosa.

“È difficile da spiegare, ma si!” Rispose Thranduil ignorando la rabbia.

“Aspetta, aspetta! Quindi se la uccidono, muori anche tu? Hai presente quei racconti fantasy dove se uccidi un drago anche il suo cavaliere muore? Siamo a quei livelli?” Lo derise Hanna.

“Non so di cosa parli, ma tra padre e figlio si crea un legame forte, se fossi un elfo sapresti di cosa parlo. La sento e so che è ancora viva!” Disse Thranduil arrabbiato per il fatto che lei non stesse facendo il minimo sforzo per capire.

“Wow! Sai forse a Narwain avrei dovuto chiedere anche le orecchie a punta oltre che l’immortalità!” Affermò Hanna consapevole di rigirare il coltello nella piaga.

“Lascerai che i romani ci dividano?” Chiese Azrael con un’ultimo tentativo.

“Sei stato fu a farlo, lasciandoci sole nel bosco!” Rispose a tono lei.

“Non ti sei opposta alla mia decisione!” Fece notare lui “Stavo tornando da voi...appena ho percepito il pericolo! Ma gli uomini di Pompeo ci hanno colti di sorpresa, non sarebbero dovuti trovarsi così a nord! È per questo che non sono arrivato in tempo! Crasso a sfruttato questo vantaggio!” Raccontò sapendo di non avere possibilità di aprirle gli occhi.

“No, non l’ho fatto, ma una creatura millenaria dovrebbe mostrare maggiore discernimento!” Appunto.

“Non sono in grado di prevedere il futuro!” Affermò l’elfo.

“Allora dovrò rivolgermi ad Elrond la prossima volta!” Era come parlare con un nano!

“Sai, ho sempre ammirato la tua forza e la vitalità presenti in te, ora mi rendo conto di essermi sbagliato! Ti sei lasciata distruggere senza combattere!” Decise di dire alla fine “Mi vuoi veramente lasciare a combattere da solo?” Domandò conoscendo già la risposta.

“Tu mi hai abbandonato nel momento del bisogno! Non hai protetto nostra figlia!” Urlò lei accusandolo.

“Non abbiamo! Mi fidavo di te e ti sei mostrata una bambina incapace e piagnucolosa che si arrende davanti al primo fallimento!” La attaccò lui.

“Mi chiedo se l’abilità di circondarti di gente tanto insignificante sia un tuo talento!” Scherzò lei con un finto sorriso.

“Silenzio!” Ringhiò Thranduil stringendo i pugni e respirando affannosamente nel tentativo di ritrovare il controllo sull’ira che lo stava travolgendo.

“Mi dispiace o grande Re, ma sei caduto dal piedistallo. Inoltre io non sono un elfo, quindi non sono costretta ad obbedirti!” Disse Hanna agitando una mano e sdraiandosi, appurandosi di dargli le spalle.

“Bene! Resta pure qui a nutrirti d’odio e risentimento! Puoi continuare la tua esistenza annegandoci dentro per quanto mi riguarda!” Urlò Thranduil accecato dalla rabbia e dal dolore.

“Ho perso mia figlia! La mia unica ragione di vita! Niente ha più importanza!” Disse Hanna con voce ferma ma con calde lacrime che le rigavano il volto.

“Hanna....” tentò Azrael capendo di aver sbagliato ad aggredirla mentre soffriva così tanto.

“Sai forse ti abbiamo veramente salvato dallo svanire....” lo interruppe lei “..e tu da bravo egoista pensi solo a come tornare nel tuo stramaledetto regno, ignorandone i costi!” Thranduil uscì dalla tenda come una furia, per evitare di dire altro di cui si sarebbe potuto pentire.

 

*

 

“È pronta la zuppa? Muoio di fame!” Queste furono le ultime parole di un romano seduto accanto al fuoco in attesa della cena prima che una freccia gli trapassasse la trachea.

Gli altri dieci uomini si allertarono subito, ma non poterono fare niente contro il gruppo di guerrieri che li circondarono, disarmarono e costrinsero in ginocchio.

Un silenzio intriso di terrore calò appena gli occhi dei romani si posarono sull’angelo della morte, che avanzava verso di loro con estrema calma.

L’elfo afferrò il primo soldato per la gola sollevandolo di peso come fosse stato un fuscello. 

“Dov’è la bambina elfo?” Chiese Gannicus facendo cozzare le sue due spade come a voler dare maggiore enfasi alla propria domanda e per far capire a quei vermi viscidi che facevano sul serio!

“N-non....so d-di cosa p-parli!” Boccheggiò il romano sospeso in aria.

“Allora sei inutile!” Disse Attico annuendo verso il padre che non perse tempo e trapassò l’uomo al ventre con la sua spada, lasciandolo schiantare ormai cadavere a terra.

“Riflettete attentamente, prestate attenzione e rispondete alle nostre domande.....se non volete condividere il suo destino!” Disse Tigris camminando tra i romani in ginocchio, con passi pesanti.

Gannicus afferrò un romano per l’armatura trascinandolo davanti ad Azrael.

“Dov’è la bambina elfo che Crasso ha catturato?” Chiese Milo inginocchiandosi davanti all’uomo tremante.

“È con l’imperatore! Con l’imperatore!” Rispose il soldato con concitazione.

“Ci sono molti accampamenti disseminati su questo territorio. Ed inoltre Crasso l’ultima volta non era dove apparentemente sembrava essere! Rispondi alle domande e non ti ucciderò!” Disse Attico puntando la spada sulla gola del romano riferendosi alla trappola attuata dal nemico sulle montagne.

“Fottiti lurido schiavo!” Gridò un altro. Thranduil fu veloce a farlo cadere supino in terra con un calcio prima di colpirlo con una mazza alla gamba, spezzandogli il femore. L’urlo di agonia fu musica per le sue orecchie. Mille sussurri chiedevano sangue e morte! I romani dovevano pagare!

Un’altro grido si levò dal soldato che si trovava di fronte a Milo quando quest’ultimo affondò un coltello nella sua gamba, muovendo la lama nella ferita per convincerlo a parlare.

Nel frattempo nel campo dei ribelli Spartacus stava studiando la mappa per capire come muoversi velocemente ed in modo tale da riuscire ad aumentare il vantaggio senza stremare i suoi.

“Spartacus....” Agron entrò nella tenda con il fiatone ed avendo un espressione angosciata, ma non riuscì a dire altro che Nasir entrò dalla parte opposta apparendo devastato.

Fu il siriano il primo a parlare “Cassia....” sussurrò non riuscendo a dire altro, ma nei suoi occhi si poteva leggere l’orrenda verità. La compagna di Milo non era sopravvissuta alle ferite!

“Di quale notizie sei portatore?” Chiese Spartacus rivolto al germano cercando di ignorare la sofferenza che una tale notizia gli provocava. Conosceva bene Cassia, una donna forte e piena di carattere. Aveva accolto Leta come una vecchia amica che non vedeva da tempo, permettendole di integrarsi con facilità.

“Azrael e Gannicus sono andati via! Loro ed una manciata di uomini si sono dileguati nella notte, marciando contro Crasso!” Disse preoccupato che i loro movimenti potessero svelare la posizione al nemico.

“La bambina!” Realizzò Spartacus. Il padre non era riuscito ad aspettare ed aveva disubbidito ai suoi ordini. Non capiva che era quello che Crasso sperava?

Stavano facendo il gioco del nemico e doveva assolutamente trovare una strategia con cui correre ai ripari nel tentativo di arginare ulteriori morti!

 

*

 

La figlia dell’angelo della morte era bellissima, già da così piccola.

Pensare per lei ad un destino come il suo la faceva soffrire.

Core si rivolse agli schiavi davanti a lei. Doveva smetterla di tremare e mostrarsi per chi era veramente: una donna resa forte dagli spiacevoli eventi della vita che non aveva potuto scegliere!

“So che avete paura. Ma sono stanca di sopportare in silenzio! Sono stata umiliata, violentata, ignorata e calpestata! Spartacus mi ha aperto gli occhi ed Azrael mi ha fatto sentire protetta!” Dei sussulti provennero dal gruppo di schiavi che la stavano ascoltando.

“Spartacus credeva che fosse stato Crasso a mandarmi, temeva per la vita di tutti coloro che lo seguono. Donne, bambini, vecchi e uomini che hanno spezzato le catene per essere liberi! La moglie di Azrael mi ha dato protezione, assieme a lui!” Core era intenzionata a percorrere la strada scelta senza costrizioni. Meglio morire che vivere come schiavi!

“La figlia dell’angelo della morte è in grave pericolo! Ora che posso realmente fare qualcosa...non ho intenzione di restare a guardare! Crasso non è diverso! Nessuno lo è! Basterà il minimo sospetto su ognuno di voi e verrete crocifissi! Volete vivere una vita nella paura, o scegliere da soli di combattere perché alle vostre vite venga dato un giusto valore?” Chiese ottenendo dei sussurri di assenso.

“La bambina elfo è in una tenda circondata dalle guardie! Come potremo riuscire in una simile impresa?” Chiese uno che non si fidava affatto.

Core esitò. Sapeva che li stava conducendo a morte certa, ma doveva convincerli che era un sacrificio necessario!

“Manderemo un messaggio...” iniziò un’altra schiava “....a tutti gli altri! Se persino noi, gli schiavi di Marco Licinio Crasso, possiamo ribellarci a lui, allora tutti possono!” Disse alzando un pugno al cielo. Era l’amica di Cantara, la meretrice brutalmente uccisa dal figlio di Crasso.

“Non dobbiamo farlo per noi, ma per tutti gli altri schiavi. Io ho un sogno: che nessuno debba più morire per puro divertimento dei romani! Non voglio lasciare questo mondo come Cantara! Ma combattendo!” Questo fu sufficiente a convincere anche i più scettici. Si conoscevano tutti fra loro ed erano convinti di poter dare un potente significato alla loro morte!

 

*

 

Core si appostò con l’amica di Cantara accanto alla tenda dove veniva tenuta prigioniera la piccola elfa.

Dovevano sbrigarsi! I romani non ci avrebbero messo molto a notare la loro assenza assieme a quella della guardia davanti alla loro tenda, sostituita da un servo camuffato.

Uno schiavo si mise a litigare con un altro attirando l’attenzione generale.

Gli altri attaccarono le guardie all’istante mentre la compagna di Core ne approfittò per correre dentro la tenda e liberare dalle catene la piccola con la chiave sottratta ad una delle guardie.

L’allarme fu immediato!

Core vide arrivare un’altro alleato in groppa ad un cavallo che incitava dieci cavalli a galoppare veloci. Li bloccò davanti alla tenda e la ragazza corse dentro per vedere perché l’amica ci mettesse tanto.

Entrò e si irrigidì di fronte alla scena che le si presentò. L’amica stava combattendo contro un romano, o meglio, stava venendo punita con calci e pugni. La guardia era talmente concentrata su di lei che non vedendo arrivare Core, le diede la possibilità di tagliargli la gola con un coltello sottratto ad un’altro soldato.

La ragazza prese la chiave dalla sua compagna morente e si accinse a liberare la bambina. La piccola si tirò indietro dicendole qualcosa di incomprensibile e facendo tendere la catena.

“Sono qui per aiutarti!” Tentò Core sentendo le voci avvicinarsi sempre di più “Sono tua amica!” Cercò di nuovo senza successo “Voglio riportarti dalla tua mamma e dal tuo papà! Sono come loro, vedi?” Chiese mostrando il marchio presente sull’avambraccio destro “Sono una schiava!”.

Il viso della bambina si illuminò nel vedere il marchio di schiavitù e le saltò fra le braccia. Core non perse tempo ed una volta fatta scattare la serratura del collare di ferro stretto attorno al collo della piccola, corse fuori.

I romani erano a pochi passi da loro. Vide Crasso dietro ad una prima linea di guardie e si mise a correre. 

Praticamente lanciò la bambina fra le braccia del compagno, prima di salire su un cavallo e partire al galoppo.

I romani erano ovunque e la situazione sembrava non avere soluzione. Ma il fuoco appiccato da altri schiavi, aggiunto ad ulteriori cavalli liberati e messi in fuga, distrasse i soldati abbastanza da permettere loro di scappare.

Appena superarono i confini dell’accampamento, il compagno venne trafitto da una lancia e Core riuscì per un soffio a prendere la bambina prima che cadesse in terra con il cadavere, solo perché correvano l’uno al fianco dell’altro.

Si abbassò, nel tentativo di proteggere la bambina ed schivare i colpi di frecce e lance ogni volta evitate per un soffio.

Spinse il cavallo in mezzo al gruppo e quando vide la macchia degli alberi avvicinarsi sembrava fatta, ma una freccia le trapassò la spalla facendola ansimare per il dolore.

Furono gli dei a tenerla salda in groppa, perché la vista le si offuscò più volte e fu il cavallo a decidere il percorso da prendere.

 

*

 

Azrael ed i suoi uomini erano rimasti appostati poco lontano dall’accampamento romano per giorni, nella speranza di trovare una breccia nell’organizzazione del nemico, ma niente sembrava attuabile!

Poi una sera, la confusione iniziale li aveva mossi.

Avevano attaccato i margini del campo bruciando ed uccidendo chiunque, i romani sembravano distratti dal caos all’interno da non preoccuparsi di loro.

L’elfo aveva visto la mandria imbizzarrita uscire di gran corsa dall’accampamento e si era aggrappato ad uno dei primi cavalli, imitato dagli altri.

Vedere Aranel salva fra le braccia di uno schiavo, segno evidente erano i vestiti poveri e lo sguardo terrorizzato in volto, era stato un sollievo.

La paura lo aveva bloccato nel vedere l’uomo venire ucciso e cadere in terra con la figlia. Ma una mano gentile aveva afferrato all’ultimo Aranel, traendola in salvo.

Tigris ed Hagen lo avevano coperto in quella manciata di secondi, senza esitare un momento quando aveva loro ordinato di concentrarsi a proteggere la ragazza.

Una pioggia di frecce e pece era caduta sui romani, che colti di sorpresa si erano preoccupati di mettersi sulla difensiva permettendo alla fuggitiva di raggiungere e superare i confini del campo.

Molte frecce li avevano sfiorati nella loro fuga precipitosa e molti ribelli erano caduti.

Azrael aveva affiancato la ragazza riuscendo a stabilizzara e tenerla in sella quando la poveretta era stata colpita.

Aranel era estatica nel rivederlo e lui lo era altrettanto!

Galopparono per molto tempo, Aegnor e gli altri cavalli li seguirono obbedienti quando li raggiunsero e superarono, consci che fermarsi avrebbe potuto significare morire.

Ma una volta nel fitto del bosco, i romani si erano ritirati, o meglio un attacco a sorpresa da parte di Spartacus e dei suoi uomini nascosti nella vegetazione, li aveva fatti desistere.

Avevano cavalcato fino all’alba, prima di fermarsi.

Aranel dormiva tranquilla fra le braccia del padre, assopitasi nonostante il movimento continuo del cavallo.

“La ragazza è morta! Ha perso troppo sangue!” Lo informò Milo appena smontarono.

Azrael sospirò. Avrebbe voluto ringraziarla almeno, ma non era riuscito a fare nemmeno quello. 

Fermarsi per curarla non era stato possibile e lei non era stata abbastanza forte da resistere così a lungo!

 

*

 

L’elfo era sorpreso dall’intervento del trace, non credendo che l’avrebbe mai fatto.

“Ti ringrazio! Senza di voi, temo che l’esito sarebbe stato ben diverso!” Disse Azrael chinando il capo in segno di rispetto.

Il portatore di pioggia sorrise “Sono stato un folle a temporeggiare! Dubito che l’avrei fatto se si fosse trattato di mia figlia e per questo ti chiedo scusa!” Ammise sincero.

“Il passato non si può cambiare. Ma hai fatto ammenda e per questo hai la mia gratitudine!” Rispose l’elfo facendo intendere che il risentimento era sparito.

Sua figlia era salva, nient’altro aveva importanza!

Spartacus, inoltre, aveva informato subito Azrael delle ultime novità e l’elfo gli aveva proibito di rivelare una tale notizia a Milo. Almeno fino a quando si fossero trovati così vicini al nemico, temendo una sconsiderata reazione data dal dolore nell’apprendere che l’amore della sua vita era perso per sempre.

Come aveva previsto, una volta tornati all’accampamento Hanna gli aveva strappato Aranel dalle braccia senza proferire parola, continuando ad ignorarlo e mostrarsi incollerita. Decise di ignorarla sapendo che ci sarebbe voluto del tempo perché la rabbia sbollisse.

Avevano ripreso il cammino subito dopo il loro ritorno e Milo, devastato, si era portato dietro il corpo dell’amata volendo bruciarlo su di una pira con tutti gli onori.

Quella sera vennero allestite le cerimonie in omaggio a Crisso e Cassia.

Spartacus si mise al centro di quella che sembrava una piccola arena parlando di fronte a tutti gli schiavi riuniti in un rispettoso silenzio.

“Questa notte, il nostro cuore esulta ricongiungendosi a coloro che ritenevamo perduti. Padri, fratelli e sorelle, figli e amanti!” Disse riferito ai cinquecento uomini barattati con la vita della coraggiosa Core “Abbracciamoli stretti, perché l’ombra di Roma incombe su di noi. Andremo incontro al nostro destino insieme. Costi quel che costi! Ma nel frattempo non dimenticheremo coloro che ci sono stati strappati dalle braccia. Gli uomini e le donne che hanno sacrificato la vita perché tutti potessero vivere liberi!” Disse porgendo una torcia a Naevia, il cui viso era rigato dalle lacrime.

“Per Crisso!” Disse lei sollevandola in aria, prima di dare fuoco in contemporanea con Milo che però accese la pira dell’amata, dicendo a gran voce “Per Cassia!”.

“Per Sura! Per Varro e per Mira!” Gridò Spartacus così che tutti potessero sentirlo e ricordare quei fratelli caduti.

“Per Enomao!” Disse ad alta voce Gannicus scandendo il nome.

“Per Narwain!” Urlò Hanna “Per Galdor!” Le si accodò Sara senza trattenere le lacrime.

“Per Thalion!” Disse Thranduil risvegliando la memoria di quel guerriero spirato durante il viaggio.

“Per Diotimo!” Disse Sibilla ricordando l’amico che non era riuscita a ritrovare. Ucciso durante la conquista di Sinuessa.

“Per Rascos!” Erano molti i caduti da ricordare “Per Sanus!”.

“Per Donar!” Urlò Lugo omaggiando l’amico.

“Per Duro!” Gridò Agron soffrendo al ricordo del caro fratello.

“Per Acher!” “Per Fortis!” “Per Barca!” Hanna non riuscì a non voltarsi a quel grido. E chi cavolo era a ricordarsi di quel gladiatore, morto nel più angoscioso dei silenzi?!

“Per Nemetes!” Era stato una testa calda, ma sempre uno di loro.

“Per Liscus!” “Per Arcadio!” “Per Mannus!” “Per Prizius!” “Per Druso!”

“Per Crisso!” Ed il nome dell’indomabile Gallo riempì l’aria come ad infondere coraggio ai sopravvissuti.

Crisso! Crisso! Crisso! Crisso! Crisso!

“Si squarcino i cieli al suono del suo nome! Che esso raggiunga Crasso e Pompeo! Come un rombo di tuono che preannuncia una tempesta di sangue! Tutti quelli che sono in grado combatteranno un’ultima battaglia contro Roma!” Gridò il trace trasformando il dolore in rabbia.

Poi si voltò verso la sua gente “Io vi faccio una promessa: vivremo da uomini liberi o raggiungeremo i nostri fratelli nell’aldilà!” Decretò Spartacus ricordando un alleato, un amico, un fratello......... morto gloriosamente in nome della libertà!

 

*

 

Se l’intento dei romani era distruggere il loro spirito combattivo, ne sarebbero rimasti delusi.

I ribelli si rianimarono, spinti da un desiderio di rivalsa e determinazione nel salvare i loro cari. Numerose ville vennero assediate e le provviste per il lungo viaggio furono radunate. Ma per evitare di rivelare i propri movimenti, conscio che Crasso mirasse a privare i ribelli della sua guida, Spartacus ordinò a Gannicus, Lugo e Nasir di urlare a gran voce, davanti ai superstiti dei saccheggi “Io sono Spartacus!” così da celare la sua esatta posizione.

Sei ville vennero attaccate in poco meno di tre giorni e sarebbe stato impossibile per il trace percorrere tali distanze in così poco tempo permettendo al piano di funzionare alla perfezione.

Ma nonostante l’euforia, i ribelli erano consci che presto, avrebbero affrontato i romani in un ultimo, grande scontro.

“Mi hai stupito molte volte con le tattiche partorite dalla tua mente delirante, ma quest’ultima le batte tutte!” Gannicus elogiò il trace mentre passeggiavano per il campo.

“Abbiamo spinto Pompeo a Nord, ma Crasso preme da meridione con una moltitudine di uomini. L’unica nostra speranza è decidere il campo di battaglia!” Disse Spartacus ignorando le lodi.

“E legare insieme questi rami serve allo scopo?” Chiese il celta non comprendendo a pieno i pensieri dell’altro.

“Servirà a rallentarli, così gli altri sfuggiranno alle milizie!” Rispose Spartacus.

“Auguriamocelo! Eccomi qui, voglio offrire il mio contributo per fermare Crasso!” Agron era tra coloro che aveva marciato al fianco di Crisso contro Roma. I romani lo avevano impalato su di una croce una volta fatto prigioniero. Con la vita di Tiberio in pericolo era stato curato affinché le tremende ferite, non diventassero mortali.

Ma era ben lontano dall’essere guarito completamente e forse non lo sarebbe mai più stato!

“Prendi la spada, e vediamo come va!” Gli ordinò Spartacus paziente.

Il germano, sebbene con esitazione, obbedì. Ma la mano, il cui palmo era stato attraversato da un chiodo provocando danni irreparabili, non era in grado di far stringere le dita attorno al manico e tremava come una foglia al vento.

La spada cadde a terra e venne calciata da Agron per pura rabbia “Mi hanno portato via tutto!” Sibilò afflitto.

“Avrai il ruolo che ti compete nella battaglia. Condurrai alle montagne quelli che non sono in grado di combattere. Torna ad aiutare Nasir, e preparati a marciare!” Gli disse Spartacus evitando di guardarlo direttamente così che l’altro non cogliesse la compassione che traspariva dai suoi occhi.

“Agron è più morto che vivo, eppure darebbe la vita per la tua causa!” Realizzò Gannicus vedendo il germano allontanarsi.

“La mia causa? Non la consideri ancora tua, dunque?” Chiese Spartacus sorpreso.

“Non voglio finire inchiodato su di una croce, non sono il martire che da la propria vita affinché altri possano vivere!” Affermò il elfa.

“Adesso riposati. Riscalda il tuo cuore prima della partenza!” Liquidò la cosa il trace.

Thranduil era impegnato a costruire numerose frecce con Milo ed Attico quando Hanna si avvicinò. Era sola ed i due uomini compresero che era meglio allontanarsi.

Dopo qualche momento di esitazione e vedendo che l’elfo la stava ignorando di sana pianta, Hanna si decise a parlare “Per quanto io appaia forte, non credo che riuscirei a perdonarmi se ci lasciassimo con gelida distanza!”.

Azrael alzò lo sguardo e si voltò lentamente verso di lei, incuriosito.

“Se tu dovessi morire in questo scontro, rimpiangerei per tutta la vita la mia testardaggine e stupidità che ci ha allontanati!” Confessò lei.

“Non morirò!” Rispose Thranduil secco.

“Ma una piccola possibilità c’è! Siamo in inferiorità numerica e Spartacus stesso ha ammesso che scenderete sul campo di battaglia solo per dare tempo ai più deboli di scappare!” Disse Hanna preoccupata.

“Mi dispiace!” Sospirò “Avevi ragione, non sono stata abbastanza forte!” Ammise “Quando mi è stata tolta mia figlia, ho riversato le mie colpe su di te! La mia rabbia...ed ho detto cose che non penso!” Disse tristemente.

“Hai consegnato Aranel ai romani?” La domanda di Thranduil apparve molto fuori luogo ed Hanna si ritrovò a rispondere con un “No, certo che no!” Con confusione evidente sia nella voce che nell’espressione del viso.

“Allora non hai colpe per quello che è successo! Smettila di angustiarti!” Le disse lui facendola sedere sulle sue ginocchia ed avvolgendola in un caloroso abbraccio.

Hanna sorrise, le era mancato! Mannaggia a lui se le era mancato!

“Mi sono comportata da stupida! Avrei dovuto restare al tuo fianco invece di lasciarti da solo!” Ammise vergognandosi del suo modo infantile di agire.

“Nessuno reagirebbe bene davanti alla possibilità di perdere ciò che ha di più prezioso!” Disse Thranduil sinceramente.

“Tu l’hai fatto!” Fece notare lei “Anch’io ho avuto paura!” Confessò lui “Ma non le ho permesso di fermarmi! Sarai anche caduta, ma ti sei rialzata più forte di prima!” Le disse prima di darle un bacio.

“Spero tu abbia ragione!” Disse Hanna sorridendo di fronte a tanta fiducia ed ammirazione. Da parte dell’elfo erano sempre più che meritate!

“Sempre!” Rispose lui “Senti te che modestia! A parte il mio pessimo umorismo, volevo chiederti come cavolo riusciremo ad andare nella Terra di Mezzo!” Disse Hanna dando voce a dei dubbi che l’aveva perseguitata fin dalla morte di Barahir.

“Quell’escremento di orco ha parlato di una grotta! Quando la troverai non avrai dubbi!” Le disse lui convinto.

“E come cavolo la trovo? Per grazia divina?” Chiese Hanna scettica.

“Sono stati i Valar a farci incontrare. Credo in loro e sono certo che ci guideranno ad essa!” Disse Thranduil osservando le montagne che si ergevano in lontananza.

“Ed io credo in te! Quindi vedi di tornare dal campo di battaglia perché non credo che gli elfi di Bosco Tetro mi accoglieranno a braccia aperte solo grazie a qualche racconto!” Scherzò Hanna.

“È Bosco Atro!” La corresse lui e lei rispose sbuffando. Ecco perché andava tanto d’accordo con Sara!

Felici si diressero verso la loro tenda, per godersi quelli che avrebbero potuto essere, le ultime ore assieme.

“Sembra passata una vita, da quando anch’io potevo stare tra le braccia di Crisso!” Disse Naevia vedendo i due finalmente riappacificati, allontanarsi.

“Ci hanno portato via tutto. Ma presto affronteremo le milizie romane....e posso assicurarti che pagheranno il loro debito!” Promise Spartacus però contento di vedere che quella brutta esperienza non aveva fatto altro che rafforzare il legame fra Azrael ed Hanna.

 

*

 

Aranel dormiva serena fra le braccia del padre che per la prima volta si chiedeva se fosse giusto scendere in battaglia, rischiando di abbandonarle a loro stesse.

Si riscosse ricordandosi che Hanna e Sara erano donne sveglie e delle temibili guerriere, nessuno avrebbe potuto proteggere Aranel meglio di loro.

Thranduil adagiò la figlia su delle calde pellicce e andò dall’altra parte della tenda per prendere qualcosa che avrebbe potuto fare la differenza.

Da un sacchetto di sporca stoffa tirò fuori una piccola testimonianza della sua vita passata. L’ultimo dei suoi anelli, l’unico che i romani non erano riusciti a sottrargli per distruggerlo nel fuoco assieme ai cadaveri dei compagni caduti e che aveva custodito come il più prezioso dei segreti.

Con la nascita di Aranel si era reso conto che fosse l’unica testimonianza del loro legame e della sua legittimità a richiedere asilo a Bosco Atro.

Era protetto da un potente incantesimo: se non fosse stato lui a consegnarlo, la persona che glielo sottraeva sarebbe rimasta uccisa dal suo antico potere.

Era appartenuto a suo padre e soffriva al pensiero di doversene separare, ma se Hanna fosse riuscita a tornare nella Terra di Mezzo, avrebbe potuto crescere la loro figlia al sicuro tra gli elfi.

Hanna e Sara rientrarono ridendo allegramente. Godendo di quegli ultimi momenti di pace. “Hai sentito le nuove?” Chiese Sara contenta.

Lo sguardo interrogativo dell’elfo fu una risposta sufficiente “Ariadne è incinta!” Disse come se fosse stata lei ad aspettare un figlio.

“Presto vedremo un piccolo Attico correre assieme ad Aranel!” Immaginò Hanna felice.

“Attico 2! No, secondo!” Neanche Sara sembrava capire cosa stesse dicendo. “Seh......la vendetta!” Scherzò Hanna.

Thranduil decise che era arrivato il momento di affrontare il discorso e porse alla compagna il suo anello.

“E questo dove lo hai preso?” Chiese lei esterrefatta, non trattenendosi dal guardarlo con ammirazione ma allontanandosi come se non si sentisse degna di poterlo solo toccare.

“È uno dei tuoi anelli?” Chiese Sara. L’elfo non si sorprese più di tanto, conoscevano fin troppe cose del suo mondo.

“Apparteneva a mio padre Oropher. Un incantesimo lo protegge, nessuno potrà sospettare che me l’hai rubato, con questo Legolas ti lascerà entrare a Bosco Atro!” Spiegò lui risoluto.

“Ecco...parlando di questo! Noi...secondo le vostre tradizioni, non siamo sposati!” Era buffo vedere che, per la prima volta, Hanna desse realmente importanza a qualcosa che per anni aveva ignorato.

“Aranel è una figlia illegittima....” disse Sara preoccupata.

“Non potrà mai sedere suo trono, ma vivrà fra la sua gente e sarete al sicuro!” Le rassicurò Thranduil.

“Se Legolas la tratta male, ci penserò io!” Disse Sara con un entusiasmo, era certo, sarebbe scemato una volta di fronte a Legolas. Però quell’affermazione lo portò a riflettere su un’eventualità mai presa in considerazione.

“Tutto bene? Ricorda che hai affrontato un drago! Una manciata di umani non dovrebbero essere un problema!” Tentò di alleggerire la tensione Hanna.

“È meglio se prima andate a Rivendell!” Riflettè Azrael ad alta voce.

“Ma...e Bosco Atro?” Chiese Sara delusa.

“In caso perissi, preparatevi al rancore che Legolas senz’altro vi porterà. Elrond vi proteggerà e grazie a lui potrete rendervi conto se Bosco Atro è sicuro!” Spiegò Thranduil nella speranza di venire ascoltato.

“Perché? Cosa potrebbe mai farci?” Domandò Hanna con aria di sfida.

“Rinchiudervi nelle segrete per l’eternità!” Rispose Thranduil alzando gli occhi al cielo, però sorridendo di fronte ad un carattere che aveva imparato ad apprezzare.

“È veramente tanto tempo!......Farebbe prima a ripensarci!” Scherzò Sara affatto preoccupata.

“Perché lo pensi?” Chiese Hanna curiosa. Non si sarebbe lasciata intimidire da un Principino elfico, non dopo aver tenuto testa al padre per molti anni!

“Perché è ciò che farei io!” Rispose l’elfo sincero.

“Allora è proprio un vizio di famiglia!” Commentò Sara.

“Non....non sembri preoccupato di morire!” Hanna cambiò completamente discorso!

“Ho vissuto a lungo e sono pronto! Pregherò i Valar affinché Legolas possa comprendere il mio sacrificio e vi accetti in caso della mia prematura dipartita!” Rispose Thranduil sincero.

Era una creatura che mirava all’eternità ritrovatasi a fare i conti con ciò a cui mai avrebbe dovuto pensare!

“Io non voglio perderti!” Disse Hanna trattenendo a stento le lacrime.

“Non succederà. Continuerò a vivere nei tuoi ricordi e nei nostri figli!” Sussurrò lui abbracciandola dolcemente.

“Farò tutto il possibile per tornare! Ti amo!” Era sincero Thranduil.

Hanna e Sara gli avevano insegnato molto. Quegli anni fatti di guerre e morti erano stati i più belli, lunghi ed allo stesso tempo, brevi della sua lunghissima vita.

Aveva imparato a vivere godendosi ogni momento e guardando il mondo con l’ingenuità di un fanciullo, specialmente quando era stato loro allievo sia in cucina che con altre faccende.

Hanna lo aveva aiutato a superare l’oscurità che senz’altro avrebbe preso possesso del suo corpo dopo così tanti patimenti. Per anni lui aveva tenuto gelide distanze dal mondo, persino da suo figlio. Lei aveva rotto quelle barriere facendolo sentire amato, dandogli una seconda possibilità per essere un padre migliore.

Grazie a lei aveva combattuto per ciò che era giusto. Per coloro che amava si era gettato nella mischia invece di restare indifferente di fronte ad una guerra fra genti che passato qualche decennio, sarebbero morte se non per spada, per cause naturali. Aveva imparato a dare valore alla più piccola forma di vita che, nonostante tutto, rimane grande per chiunque la viva.

E l’odio per i romani era scemato grazie al suo sorriso. Hanna non provava rancore per il rapimento della figlia e stranamente neanche lui, il passato non aveva importanza ora che Aranel era fra le loro braccia.

E Thranduil aveva imparato ad apprezzare quella complicità che legava i ribelli, i loro modi così rozzi e diversi da quelli del suo popolo ma che segretamente erano la prova dei profondi sentimenti presenti fra i fratelli che per orgoglio, mai avrebbero detto a voce.

I ribelli, apparentemente guidati solo dall’odio, erano riusciti a dargli il più grande degli insegnamenti: che una vita non si misura in anni, ma nell’amare senza misura!

Ed Aranel era stata quella speranza che mai sarebbe appassita, per quegli umani maestri nel riuscire a vivere così poco ma intensamente.

 

*

 

Dopo poco tempo Spartacus si diresse verso la sua compagna più che deciso a convincerla ad andare.

“Una volta in marcia, dividetevi in due gruppi! Avrete più possibilità di sfuggire a Pompeo!” Le disse una volta raggiunta.

“Sarei molto più rassicurata se fossi tu a guidarci!” Confidò Leta la cui incertezza la si poteva vedere in ogni suo movimento.

“Crasso deve essere fermato, così che tu e gli altri possiate allontanarvi!” Disse il trace deciso.

“Ti aspetteremo là, ai piedi delle montagne!” Decretò lei.

“È meglio di no, io non voglio!” Insistette Spartacus.

“Io sono libera.....di fare le mie scelte!” Protestò lei.

“Me lo ricordi fin troppo spesso! Ma non devi rischiare la tua vita, nella speranza che io non perda la mia!” Disse il trace con un sorriso. Era una donna tenace.

“So che tu non cadrai in battaglia contro Crasso!” Confessò lei, anche se sembrò più un augurio.

“Riesci a vedere oltre al velo di incertezza del futuro?” Chiese Spartacus rincuorato dalla fiducia mostrata.

“Ripongo fiducia in un uomo che è come nessun’altro!” Lo adulò lei con sincerità, credendo in quello che diceva.

“Ti ringrazio, per le tue parole. E per il grande conforto della tua presenza!” Disse lui prima di scambiare un veloce bacio per poi dirigersi ad organizzare la partenza.

La velocità era essenziale se voleva dare qualche possibilità ai suoi uomini.

“Sai qual’è il tuo compito?” Chiese Spartacus ad Agron per controllare che non facesse di testa sua.

“Oggi come non mai, io e Nasir non marceremo con gli altri verso le montagne!” Senza successo purtroppo.

“Abbiamo già affrontato questo argomento. Non puoi combattere....” tentò nuovamente di dissuaderlo il trace “Si, il modo c’è, forgiato da amorevoli mani!” Venendo interrotto da un’affermazione inaspettata da parte di Nasir il quale mostrò uno scudi in cui era incastonata una spada. Perfetta sia per difendersi che per attaccare e se fissata al braccio, la mano non avrebbe potuto perdere la presa!

“Non puoi chiedermi di sottrarmi alla battaglia!” S’impose Agron.

“Ho dovuto assistere alla caduta di molti dei miei fratelli. Tu sei uno degli ultimi rimasti! Tu che eri con me quando annientammo la casa di Batiato. Tu, mi onori... Restando ancora al mol fianco nel conflitto finale!” Alla fine Spartacus si arrese. Aveva sempre combattuto per la libertà di scelta e non avrebbe potuto andare contro i suoi ideali anche se questo avesse significato perdere un amico.

“Sono pronti a partire!” Naevia gli si avvicinò con aria soddisfatta. Aveva aperto gli occhi anche lei, mettendo il benessere degli altri davanti al suo desiderio di vendetta, offuscato da un velo di dolore che mai sarebbe scomparso.

Spartacus annuì e si rivolse agli schiavi radunatisi davanti a lui con in mano i pochi oggetti personali posseduti e qualche provvista per il viaggio.

“Amici miei....è giunto il tempo di separarci. Voi tutti sarete nei nostri pensieri, quando affronteremo le legioni di Crasso. Molti di noi cadranno. Non esiste tattica o strategia che possa alterare un fato ineluttabile. Ma ricordate che il nostro sangue darà a tutti voi la possibilità di raggiungere le montagne, al riparo dalle fauci di Roma che ci hanno inflitto soltanto dolore e morte!” Disse Spartacus felice di essere riuscito a liberare quei pochi che gli stavano di fronte e triste al pensiero di quelli che avrebbe guidato verso una fine certa!

“Separiamoci, e siate liberi!” Urlò cercando di contenere l’emozione provata. Non avrebbe voluto separarsi da coloro che considerava come una famiglia, come il suo popolo! Ma doveva farlo! Per un bene più grande!

“Ti sono grata, per tutto ciò che hai fatto per noi!” Gli disse una schiava avvicinandoglisi e stringendogli una mano con gli occhi colmi di gratitudine.

“Grazie fratello!” Disse un’altro.

“Tu ci hai salvato!” Urlò qualcuno in mezzo alla folla. E subito dopo, gli altri si misero in fila, per salutare di persona il loro salvatore. Colui che per primo si era opposto ai romani ed era riuscito a convincere ed unire molti uomini sotto al proprio comando.

“Grazie Spartacus!” “Ti dobbiamo la vita!” “Non ti dimenticheremo!”.

Ma quel momento venne interrotto ricordando loro l’urgenza della partenza.

“Spartacus!” Azrael giunse al galoppo fermando il cavallo poco distante dal trace.

“Siamo stati avvistati da un’avanguardia romana!” Disse Attico che si trovava dietro all’elfo.

“Hai visto il loro emblema?” Chiese Spartacus pregando che non si trattasse di Pompeo.

“Avevano un toro sul petto!” Rispose Tigris facendo lasciare al trace un sospiro che non era consapevole di aver trattenuto.

“Crasso!” Disse Naevia sapendo che quell’emblema apparteneva al loro nemico giurato.

“È il momento della gloria!” Affermò Lugo per niente spaventato all’idea di morire.

“Mettetevi in marcia. E non voltatevi indietro! Andate!” Ordinò Spartacus e la moltitudine di schiavi obbedì senza fiatare e con la tristezza nel cuore cominciarono il viaggio che li avrebbe condotti verso le montagne.

“Non sempre siamo andate d’accordo...” disse Hanna rivolta a Naevia “...ma non ti dimenticheremo!” Promise cercando di non commuoversi.

“Ucciderò i romani anche per voi! Vi auguro una vita felice!” Rispose Naevia accarezzando la paffuta guancia di Aranel che nascose il viso nei capelli della madre.

“Sei stata una delle nostre prime amiche! Assieme abbiamo affrontato numerose battaglie, perdonaci se non ti seguiamo in questa!” Disse Sara consapevole che forse erano le ultime parole che si scambiavano.

“Solo se proteggerete questo prezioso tesoro e le insegnerete come si stacca di netto una testa!” Naevia non sembrava scherzare....

“Sulla prima ti do la mia parola......sulla seconda non saprei....” rispose Hanna incerta.

“Faremo del nostro meglio, promesso!” Promise Sara con un’occhiolino.

“Pregherò gli dei. Invocherò la caduta di Crasso ed il trionfo del grande Spartacus!” Leta salutò Spartacus cercando di fargli e farsi coraggio fino all’ultimo.

“Ne ho abbastanza di parole, di lacrime e addii. Voglio vedere il sangue, udire le grida del nemico!” Disse Gannicus scrollandosi di dosso tutta quella tristezza. Certo che se doveva morire, preferiva farlo per proteggere coloro che amava invece di venire ucciso mentre fuggiva per salvarsi la vita!

 

*

 

I due schieramenti si trovavano l’uno di fronte all’altro.

Azrael aveva una visione completa dell’esercito romano dalla groppa di Aegnor che si agitava nervoso. Un romano a cavallo avanzò verso di loro.

“Lancia!” Ordinò Spartacus.

Il cavallo del romano s’impennò appena l’arma si conficcò sul terreno di fronte a lui. “Non cerco lo scontro. Ho un messaggio da parte dell’imperatore Crasso!” Disse il cavaliere con evidente paura che traspariva dalla sua voce tremante.

“Parla! E prega i tuoi dei che il messaggio sia importante!” Ringhiò Spartacus che nel frattempo aveva preso un’altra lancia in mano pronto ad ucciderlo.

Con grande sorpresa di tutti, il portatore di pioggia si allontanò dal campo di battaglia, seguito dai suoi generali. Giunsero su di una collina che affacciava sulla pianura dove si trovavano i due eserciti, potendo finalmente parlare faccia a faccia con l’acerrimo nemico.

“Hai mai visto niente di simile? Tanti cuori protesi verso una fine ineluttabile!” Chiese Crasso prima di voltarsi.

“Perché mi hai mandato a chiamare Crasso!?” Spartacus non era in vena di fare conversazione.

“La ragione è la stessa per cui tu sei qui!” Rispose l’imperatore voltandosi di scatto per studiare l’elfo “La curiosità!” L’imperatore osservò l’elfo con avidità. 

Non era l’animale descritto nelle storie ascoltate quando era un fanciullo, ma una persona acuta e implacabile, glielo poteva leggere in quegli occhi feroci e profondi come il mare.

“Curiosità che hai appagato?” Chiese il trace irritato quando il romano cominciò ad osservarlo con troppa attenzione.

“Ci rincorriamo da svariati mesi. Uno sforzo costato profonde ferite ad entrambi! Ma non ci siamo mai parlati!” Crasso parlò come se si stesse rivolgendo ad un vecchio amico che non vedeva da tempo.

“A questo punto parlare non serve!” Ringhiò Spartacus per niente influenzato dalle buone maniere dell’altro.

“Forse hai ragione tu!” Crasso sfoderò la spada “Ciò nonostante voglio farlo!” Gannicus, Azrael e gli altri reagirono mettendosi in posizione difensiva, ma si sentirono smarriti quando il romano la porse al suo secondo in comando.

“Lasciateci!” Ordinò sorprendendo tutti ancora una volta.

“Imperatore!” Cesare esitò di fronte a quell’ordine.

“Fate come vi ho detto!” Urlò Crasso non distogliendo lo sguardo da Spartacus.

Al trace bastò un cenno del capo ed i suoi uomini si allontanarono obbedienti.

“È cosa assodata che non sei nelle condizioni di vincere questo conflitto!” Cominciò il discorso Crasso.

“Non sei il primo a crederlo. Dicevano la stessa cosa anche gli altri romani che ho mandato nell’aldilà!” Lo contradisse Spartacus con una nota di soddisfazione nella voce.

“Mio figlio con loro!” Ringhiò Crasso sentendo quel dolore sordo risvegliarsi.

“Imperatore perdona se non provo alcun rammarico per la morte del soldato che ha tolto la vita a Crisso!” Gli rispose Spartacus.

“Il gallo è caduto sul campo di battaglia! Onore che è stato negato a Tiberio!” Protestò ulteriormente Crasso.

“Non ho dato io l’ordine di ucciderlo! Ma la donna era stata duramente colpita dal tuo erede! Il suo cuore chiedeva vendetta!” Rispose il trace calmo.

“Mentre il mio sanguina nel ricordo di mio figlio! Ed il tuo di una sposa che ti è stata strappata!” Disse Crasso toccando una ferita ancora aperta e sanguinante.

“Le nostre perdite non sono minimamente equiparabili!” Ringhiò Spartacus “Tuo figlio combatteva per la Repubblica! Quella stessa Repubblica che ha strappato la mia donna innocente alla sua terra, condannandola a schiavitù e morte!” Gli ricordò.

“E ora a migliaia la seguiranno, in virtù del tuo folle piano!” Lo accusò Crasso.

“Qualunque sia il loro destino. Sarà frutto di una libera scelta!” Puntualizzò Spartacus con orgoglio “Noi decidiamo del nostro fato. Non tu, o le legioni romane....e neppure i vostri dei!” Disse esponendo il suo pensiero.

“Scegliete solo il luogo ed il tempo della vostra disfatta!” Gli rispose il romano.

“Molto meglio morire in battaglia, che vivere con la catena al collo!” Controbatté Spartacus.

“E questo lenirebbe il dolore della ferita? Se il portatore di pioggia compisse il prodigio e sconfiggesse Crasso e le sue legioni, lascerebbe in pace la Repubblica? Pago di aver reso giustizia agli schiavi che sono morti per mano dei romani!” Chiese l’imperatore curioso.

“Non esiste la giustizia.....non in questo mondo!” Ammise Spartacus.

“Dopotutto.....su una cosa siamo d’accordo!” Disse Crasso alla fine, voltandosi verso di lui e porgendogli la mano in segno di rispetto.

“La prossima volta, sappi che ti ucciderò!” Lo minacciò il portatore di pioggia.

“No, diciamo che ci proverai!” Rise l’imperatore.

“Non è questo che fanno gli uomini liberi?” Chiese Spartacus ansioso di scontrarsi con lui sul campo di battaglia.

 

*

 

Con il sorgere del sole i loro destini sarebbero stati decisi.

Azrael e Gannicus entrarono nella tenda di Spartacus notando che anche lui era stato mattiniero.

“È una grande responsabilità essere a un passo dalla fine della guerra e soppesarne i costi!” Iniziò a parlare Gannicus.

“Non credi che si possa sconfiggere Crasso?” Chiese Spartacus come a volersi levare un dubbio.

“Uno dei tuoi molti talenti è realizzare l’impossibile, punterei senza dubbio su di te nella battaglia finale..tuttavia....i pronostici non ti favoriscono!” Rispose il celta.

“No, sono d’accordo!” Ammise Spartacus agendo tranquillo, di fronte ad una morte certa imminente.

“Una coppa potrebbe sollevarci lo spirito! Ma ultimamente cerco di evitare!” Ammise Gannicus.

“Evento degno di grande nota! Anch’io avevo placato il mio temperamento quando conobbi i turbamenti del cuore!” Iniziò a raccontare il trace.

“Stai parlando di tua moglie Sura?” Chiese Azrael incuriosito.

“La prima volta che dormii con lei, mi disse di come gli dei le inviassero oracoli attraverso i sogni. Le avevano predetto che io non avrei amato altre donne!” Svelò Spartacus.

“E la profezia si è avverata?” Chiese Gannicus ansioso di sentire la risposta.

“Ho trovato conforto a tratti! Tuttavia c’è un vuoto che mai potrà essere colmato! Un baratro che si trova dove un tempo batteva il cuore. Quando Sura era vicino a me!” Confessò Spartacus con gli occhi velati dal dolore.

“Anche tu hai perso la tua sposa!” Disse Gannicus rivolto all’elfo.

“Ho passato secoli sopravvivendo grazie al suo ricordo ed alla presenza di mio figlio. Hanna non la sostituisce, ma con lei ho potuto sentire il cuore battere di nuovo!” Confidò Azrael.

“Sarebbe bello provare di nuovo quelle emozioni!” Ammise Spartacus “Un giorno mi chiedesti di definire la vittoria. Ero certo che fosse la morte dei romani!” Disse cambiando discorso e volgendo lo sguardo verso Gannicus.

“La pensi diversamente oggi?” Chiese lui.

“Solo la vita, può essere una vittoria! Non la morte dei romani, la nostra o quella di chi si batte con noi, ma la vita di Sibilla, di Leta, Hanna, Sara, dei deboli! Tutti loro sono Sura. Ed io desidero che vivano!” Disse determinato.

“Causa che persino io condivido!” Riconobbe Gannicus.

“Se vogliamo dare agli altri una speranza contro Crasso non basta che tu la condivida. Devi avere un ruolo!” Disse il trace ed Azrael si trovò a concordare.

“Vecchia questione Spartacus!” Rispose il celta lanciando un occhiataccia all’elfo. Ci si metteva pure lui adesso?

“Che ora o mai più va appianata! Non posso farcela se tu non assumi un ruolo adeguato! Che nessuno qui merita più di te!” Decretò Spartacus.

“Che cosa vuoi che faccia?” Alla fine Gannicus si arrese, riconoscendo che l’amico avesse ragione.

“L’impossibile!” Rispose Spartacus.

 

*

 

Sara si agitava tra le coperte. Dormire era escluso!

Però il corpo necessitava di riposo, per questo si era distesa dentro la tenda.

“Dio, è la notte più lunga della mia vita!” Urlò per poi tapparsi la bocca ricordando che Aranel non era preoccupata dato che spesso il padre si assentava per alcuni giorni, in battaglia o avanscoperta e dormiva beata fra lei ed Hanna.

Quest’ultima le aveva rifilato un’occhiataccia, ma la sua reazione immediata le fece capire che era nelle sue stesse penose condizioni.

Ariadne invece dormiva profondamente distrutta dal calvario che l’agonia di Cassia le aveva procurato. Felix russava, ma non era sorpresa, quel ragazzo sarebbe stato in grado di dormire persino sul campo di battaglia, mentre gli scontri imperversavano.

Ma la loro vita non si concludeva abbandonando la Repubblica!

Era doloroso, ma la morte di Milo, Attico, Thranduil, Gannicus e molto probabilmente Spartacus, non doveva tarpare loro le ali.

La possibilità che qualcuno di loro tornasse era irrisoria, ma quella piccola speranza persisteva ed aveva dato loro la forza di comportarsi normalmente.

In caso, la loro perdita sarebbe stata devastante, ma il pensiero che l’avessero fatto per loro la commuoveva e faceva sentire in dovere di vivere a pieno per non sprecare quella seconda opportunità pagata cara e così generosamente offerta.

Thranduil era stato un caro amico che mai avrebbe dimenticato. Altero ed autoritario, però premuroso, cordiale, coraggioso, sincero......in poche parole, insostituibile!

Gandalf aveva ragione, come sempre: molti di quelli che vivono meritano la morte e molti di quelli che muoiono meritano la vita.

Avrebbe scommesso e probabilmente vinto sul fatto che Crasso ne sarebbe uscito vivo!

Anche se riflettendoci bene, sarebbe stato fondamentale per la storia! Solo così si sarebbe creata la Roma che conosceva lei.

E poi i numerosissimi film che aveva visto le avevano insegnato che cambiare la storia avrebbe portato solo nefaste conseguenze. Anche se avrebbe preferito il contrario, Crasso doveva vivere, per stringere quel famosissimo accordo passato alla storia come il primo Triumvirato.

Sara aprì un disegno fatto qualche mese prima che ritraeva tutti loro assieme.

Lei, Hanna, Aranel, Thranduil, Milo, Cassia, Attico, Ariadne, Proximo, Felix, Hagen e Tigris. Sorrise, erano stati mesi felici anche se erano stati in guerra con i romani.

Forse era irrispettoso verso coloro che non avrebbe più rivisto, ma Sara già pensava e creava mille fantasie e storie sulla loro prossima avventura che avrebbero vissuto una volta nella Terra di Mezzo!

 

*

 

Il momento era giunto.

“Ma sono moltissimi!” Non tutti i ribelli riuscivano a mascherare la paura.

“Come quando Crisso ha abbandonato questa vita!” Come Naevia che nonostante tutto era impaziente di combattere. Quando aveva conosciuto Crisso odiava i combattimenti, mentre ora erano la cosa per cui viveva!

“Ci viene offerta una grande opportunità: nuotare in un oceano di sangue romano!” Urlò Agron riuscendo ad infondere un po’ di coraggio nei più incerti.

Spartacus si fece avanti e parlò quasi urlando, così che tutti potessero sentirlo “Presto, Crasso impartirà l’ordine e affronteremo le sue legioni sul campo di battaglia! Ci troviamo di fronte ad una grande potenza. La Repubblica che allarga la sua ombra sulla vita di ogni uomo, di ogni donna, e di ogni bambino, condannandoli alle tenebre della schiavitù! Costretti a sudare e a soffrire, solo perché i ricchi ed i potenti possano accrescere le loro fortune ben oltre i propri bisogni!” Gridò prima di alzare entrambe le spade “È tempo che imparino, che tutti gli esseri umani, hanno il medesimo valore! E coloro che pensano di poter calpestare il diritto di scelta di altri uomini verranno travolti.....dal grido della libertà!” Le urla degli schiavi fecero intendere che anche se pochi, sarebbero rimasti uniti fino alla fine.

Il suono di un corno precedette l’avanzata della prima legione romana.

“Avanti!” Anche Spartacus diede l’ordine ed essendo tutti gli uomini senza un cavallo, corsero verso il nemico euforici.

“Avanzare, che la ribellione si sciolga come neve al sole!” Ordinò Crasso comodamente seduto su di un cavallo posto centralmente, fra tutti i suoi soldati.

“Prendere posizione!” Urlò Spartacus fermando bruscamente la veloce avanzata, gli scudi vennero posizionati e le lance alzate.

I romani, credendo fosse un momento di esitazione corsero verso di loro sguainando le spade.

“No!” “No!” “No!” Il trace si ripeteva per evitare che qualche sprovveduto si facesse vincere dall’ansia attaccando prima del tempo.

Milo tese la corda dell’arco e la freccia partì veloce e letale. Ma non verso la gola di qualche romano, ma pronta a recidere una sottile corda, visibile solo agli occhi di chi era a conoscenza della sua presenza. Appena venne spezzata, il fragile equilibrio si ruppe, facendo aprire sotto ai piedi dei romani una profonda voragine, alla cui base erano state poste numerose lance per uccidere chiunque ci cadesse.

“Arcieri! Adesso!” Urlò Spartacus cogliendo l’attimo di confusione ed uccidendo i soldati rimasti ad osservare la scena atterriti, non pensando di levare gli scudi sulle teste per proteggersi.

“Lo schieramento che aspettavamo!” Disse Naevia impaziente, appena li vide mettersi a testuggine.

“Mostriamo loro qualcosa di imprevedibile! Adesso!” Spartacus, aiutato dai suoi tirò fuori da un sottile strato di sabbia, una lunga rampa creata per poter superare la trappola da lui stesso costruita.

Le costruzioni in legno atterrarono sugli scudi dei romani, permettendo ai ribelli di penetrare quella formazione creduta invincibile, sorpassando i primi che chiudevano il passaggio.

Crasso mostrò la cieca ambizione del suo popolo, ordinando di fare fuoco con le catapulte pure sui suoi uomini, pur di uccidere i ribelli.

“Non sospendere l’avanzata, spingersi in avanti!” Gridò Spartacus quando le prime palle infuocate iniziarono ad uccidere i suoi compagni.

Lugo fu uno dei tanti a morire arso vivo, ma questo spinse i superstiti ad avanzare, facendosi guidare da una ceca furia nata nel vedere i fratelli morire in modo così atroce.

“Cavalieri in avvicinamento! Dietrofront!” Quel grido fece alzare la testa a Spartacus che sorrise nel vedere gli aiuti giungere nel momento prestabilito.

Azrael, Attico, Milo e Gannicus caricarono i romani a cavallo con numerosi uomini.

Il loro piano era impadronirsi delle catapulte e tutte le altre armi in grado di fare molti danni in poco tempo. 

“Bisogna ruotare le balestre, veloci!” Urlò Gannicus saltando giù dal cavallo mentre Azrael lo copriva andando incontro al primo gruppo di soldati giunti per fermarli.

“Cesare, prendi il comando delle retrovie, che non cedano al panico!” Ordinò Crasso vedendo che l’angelo della morte recideva gole e teste come fossero stati dei fiori strappati dal prato.

“È meglio retrocedere!” Disse un Generale romano appena le baliste aprirono il fuoco su di loro.

“No, è quello che si aspettano! Iniziare l’avanzata!” Lo fermò Crasso deciso a rischiare tutto senza fuggire come un codardo.

Nel frattempo, i romani erano riusciti a fermare i ribelli e le catapulte diventarono solo degli oggetti dietro cui nascondersi o da usare come slancio per saltare sopra le teste dei romani.

Azrael aveva lasciato il cavallo, abituato ad un combattimento corpo a corpo, si muoveva agile e letale, in una specie di danza con le sue due spade che ad ogni movimento, recidevano una vita.

Gannicus combatteva poco lontano e dovette coprirlo quando lo vide chinarsi per soccorrere Saxa, la sua prima compagna, ferita a morte.

Questo lo distrasse a sufficienza da notare anche Naevia in difficoltà solo quando era troppo tardi. La giovane guerriera era stata ridotta in ginocchio dal traditore Cesare, che forse aveva tentato di affrontare per vendicare la morte del suo amato.

Gannicus ed Azrael si erano fatti strada fra i numerosi soldati romani che li separavano da loro e che stavano lentamente sterminando i ribelli grazie alla superiorità numerica.

Arrivarono giusto in tempo per vedere Naevia emettere l’ultimo respiro, dopo essere stata trapassata dalla spada del traditore.

“Cesare!” Urlò Gannicus colmo d’ira sfidando il romano ad uno scontro due a due.

“Ero ansioso di affrontarti in battaglia!” Disse Cesare spavaldo.

“Io ero ansioso di tagliarti la testa e darla da mangiare ai porci!” Rispose Gannicus agitando le due spade. 

Ma prima che lo scontro potesse iniziare, il celta voltò la testa verso l’elfo “Vai ad aiutare Spartacus!” Gli intimò ed Azrael chinò il capo in un silenzioso saluto, voltandosi e cominciando a farsi strada verso il suo obbiettivo, uccidendo chiunque gli si parasse davanti.

Spartacus era corso su di un altura, seguendo Crasso che tentava una frettolosa ritirata. Azrael gli andò dietro sgranando gli occhi con ammirazione quando il trace riuscì ad uccidere tutti e dieci i romani che lo separavano dall’imperatore.

Crasso non era intimorito, ma ansioso di misurarsi in uno scontro alla pari.

L’elfo rimase a distanza per poter sia intervenire che fermare eventuali pericoli giungessero alle spalle dell’amico. Amico? Si ritrovò a sbuffare, quegli umani lo avevano rammollito!

L’imperatore non sembrava estraneo allo stile di combattimento del gladiatore e riuscì persino a mandare a segno un colpo, ferendo il grande condottiero al fianco.

In risposta, Spartacus gli aprì uno squarcio sulla coscia.

Passato un primo momento di furia, entrambi si ritrovarono costretti a fermarsi per riprendere fiato. Erano esausti, ma essendo alle ultime fasi dello scontro, non era loro intenzione cedere.

Durante l’ultimo scambio Spartacus riuscì a disarmare il nemico, che rotolò all’indietro per guadagnare una posizione migliore. Il trace affondò la spada, ma di fronte al pericolo, Crasso fermò la lama a mani nude a pochi centimetri dal suo ventre.

La sorpresa del trace venne usata contro di lui, e tenendo salda la dolorosa presa, Crasso tolse l’arma dalle mani dello schiavo girando su se stesso per dare forza al colpo. Sembrava un gioco, perché questa volta fu Spartacus a bloccare la lama nel medesimo modo e l’imperatore lo guardò confuso e deluso di fronte ad una vittoria che credeva di avere in pugno ma che non arrivava!

La confusione aumentò con un colpo di testa da parte del trace che fece finire Crasso in ginocchio. Spartacus aveva vinto!

Azrael si avvicinò quando lo vide esitare dal dare il colpo di grazia. Perché gli umani si perdevano in ozi nei momenti meno opportuni?

Entrambi i guerrieri erano troppo esausti per parlare ed il trace si limitò a caricare il colpo mortale. L’elfo fu sorpreso nel notare che il potente Crasso si fosse rassegnato a morire per mano di colui che aveva giurato di distruggere.

Fu l’istinto a farlo agire e salvare le loro vite. Thranduil si voltò di scatto deviando con la spada una grossa lancia diretta nella sua schiena, ma una seconda andò a segno, conficcandosi nel torace di Spartacus!

Azrael corse contro i romani giunti in soccorso del loro imperatore distogliendo l’attenzione dai due guerrieri. Crasso si alzò lentamente, con un sorriso beffardo in volto. Gli dei l’avevano favorito!

Prese lentamente la spada da terra e si rivolse al trace in ginocchio davanti a lui, ignorando del tutto l’angelo della morte che sterminava i suoi uomini.

Non fece neanche in tempo a sollevare l’arma che un rumore di zoccoli lo fece voltare prima di essere travolto da un grosso cavallo nero in corsa. L’imperatore rotolò giù dalla collina, troppo debole per riuscire a fermarsi.

L’elfo sorrise in direzione del fedele animale, giunto appena in tempo e notò con stupore Agron avvicinarsi al fratello e sollevarlo delicatamente in piedi prima che Nasir lo aiutasse ad issarlo su di un cavallo.

Azrael si voltò verso il campo di battaglia che si estendeva davanti ai suoi occhi, fissando con dolore ed ira, i pochi ribelli superstiti circondati dalle legioni romane.

Sentì chiaramente Cesare giungere in aiuto di Crasso e conscio di non avere scelta, salì sul cavallo spronandolo a galoppare veloce per allontanarsi da una guerra ormai perduta.

 

*

 

In molti vennero fatti prigionieri ed i romani decisero di dare un potente significato alla loro morte, senza onore e gloria!

Lungo la via che portava a Roma cominciarono ad essere posti gli schiavi ribelli crocifissi, come monito per tutti coloro che agognavano una vita priva del bruciore della frusta sulla schiena.

Gannicus ansimava a causa del dolore. La rabbia per non essere riuscito ad uccidere il traditore Cesare lo teneva vigile ma era consapevole che la sua fine fosse vicina.

Oltre all’impazienza di rincontrare i suoi fratelli caduti, c’era anche amarezza al pensiero di abbandonare coloro che ancora erano in vita, mista a felicità pensando che Sibilla e molti altri lo avrebbero raggiunto a causa del passare del tempo e non a causa di una morte prematura per mano dei romani.

Alla fine era morto nella gloria della battaglia, non proprio visto che i romani si erano dimostrati spietati nell’ucciderlo, crocifiggendolo ed osservando come minuto dopo minuto, la vita defluisse dal suo corpo. Ma almeno aveva lottato fino all’ultimo!

Spartacus avrebbe portato tutti al sicuro ed Azrael forse poteva veder realizzato il desiderio di tornare dai suoi simili!

Gannicus lanciò un grido pieno d’orgoglio, come per far sapere al nemico che non avrebbero mai realmente vinto, perché è impossibile uccidere un ideale!

È quella fu l’ultima volta che la voce del celta risuonò nel mondo dei vivi, mentre Gannicus si dirigeva a testa alta sulle sponde dell’averno, non dovendo espiare alcuna colpa o rimpiangere niente!

Attico e Milo si erano ritrovati assieme pure quando le catene vennero nuovamente strette sui polsi e sulle caviglie.

“Ariadne e mio figlio vivranno liberi! Dovrò aspettare molto prima di poterli accogliere....sulle sponde dell’averno! È quello che spero!” Disse Attico che nonostante tutto si sentiva felice con la consapevolezza che loro si fossero salvati.

“Azrael si prenderà cura di loro!” Disse Milo guardando verso la collina sulla quale erano spariti i loro compagni “Mi dispiace solo non poter veder crescere la piccola Aranel!” Confessò prima che i romani iniziassero a trascinarlo di peso.

Venne fatto sdraiare sul legno appena tagliato, costringendolo a distendere le braccia, tenendole ben ferme, così che il chiodo non si potesse muovere.

Milo iniziò ad ansimare e serrò la mascella, fissando il martello con odio, intenzionato a non emettere alcun suono.

Ma quando il chiodo venne spinto dal martello, in profondità nel suo polso, urlò in agonia arrendendosi a quel dolore immane.

Attico venne issato sul palo accanto al suo poco dopo.

La strada era ornata da migliaia di croci ed il vento trasportò le loro urla fino alle porte di Roma.

Ci volle parecchio affinché tutti fossero appesi ai pali, i primi erano già spirati.

“Muoio da uomo libero!” Urlò Attico prima di abbandonarsi completamente alla forza di gravità.

Milo aveva abbassato la testa, stremato. Fu grazie alla forza di volontà che riuscì ad alzarla quando sentì le voci di Crasso e Cesare raggiungerlo e superarlo.

Poi la vide. Cassia!

Si ergeva in tutta la sua fierezza davanti a lui. 

Bella come una dea e felice come l’aveva vista molte volte, quando godevano l’uno dell’abbraccio dell’altro.

“Insieme per sempre....” sussurrò Milo con un piccolo sorriso che gli comparì sulle labbra “In questa vita o nell’altra!” Disse prima di spirare accanto a suo fratello.

 

*

 

Appena i ribelli sopravvissuti raggiunsero gli altri sulle montagne, la notizia si sparse ancora più velocemente di quanto fosse mai successo ed Hanna e Sara corsero nella direzione dove sapevano esserci i guerrieri, fuggiti di fronte ad una tremenda disfatta.

Aranel rimase ferma dove si trovava, appena la madre la posò in terra, confusa da tanto entusiasmo. Il suo Ada era solo tornato!

Hanna e Sara abbracciarono Thranduil di slancio, saltandogli addosso e caddero tutti e tre in terra quando lui, sia per la sorpresa che per il peso combinato delle due, non riuscì a restare in piedi.

Ridevano e piangevano le due ragazze, ripetendo all’infinito la parola “Grazie!”.

L’elfo si mise a sedere ed accolse fra le braccia la figlia che sembrava alquanto smarrita mentre guardava la madre come se non la riconoscesse.

Ma la loro felicità durò poco appena Spartacus venne adagiato su di una coperta ed alcuni schiavi esperti iniziarono a medicargli le gravi ferite.

Vedendo il trace in quello stato, Hanna si riscosse dalla trance in cui era caduta e si guardò attorno, ma tra i pochissimi guerrieri tornati, non vide coloro che cercava. L’occhio le cadde su un Ariadne che girava in tondo, nella speranza di scorgere anche lei qualcuno in particolare. Poi i loro occhi si incrociarono e quasi contemporaneamente si voltarono verso Azrael.

L’elfo sospirò ed abbassò lo sguardo ed Hanna potè vedere una singola lacrima scivolargli sul viso per la prima volta, mentre una tenaglia le stringeva il cuore quando comprese l’orrenda realtà: Attico, Milo e Gannicus non c’erano e non sarebbero tornati mai più!

Ariadne cadde in ginocchio, poggiando entrambe le mani sul ventre, trattenendo un grido di disperazione. Sara le fu subito accanto, piangendo assieme a lei.

Hanna fu bloccata dal fare altrettanto dalla voce di Agron che urlò “È vigile!” Riferito a Spartacus.

“Siamo sulle montagne!” Il germano informò il fratello che si guardava attorno allerta.

“Ti abbiamo aspettato, come promesso!” Disse Leta con le lacrime agli occhi.

“Sono tutti salvi?” Chiese il trace con voce sofferente.

“Pompeo ha attaccato l’altro gruppo. Molti sono morti!” Rispose sinceramente Agron.

“Dobbiamo avviarci o l’esercito romano ci piomberà addosso!” Ricordò Leta.

Agron e Nasir afferrarono l’amico per le braccia, ma un suo lamento li fece desistere subito.

“No, devo riposare!” Il portatore di pioggia fermò il loro secondo tentativo.

“Non possiamo restare qui!” Tentò di convincerlo Agron.

“No! Andate!” Ammise il trace chiudendo gli occhi.

“Spartacus....” sussurrò Leta distrutta.

“Spartacus, lei non mi chiamava così!....dopo tutti questi anni sentirò pronunciare il mio vero nome....dalla mia amata sposa!” Disse lui sorridendo felice.

Agron si arrese, trattenendo il pianto, realizzando che non c’era niente che avrebbe potuto fare stavolta.

“Non versate lacrime......non esiste vittoria più gloriosa di abbandonare questo mondo da uomo libero!” Appariva sereno il trace ed Azrael gli si avvicinò comprendendo ciò che di lì a poco sarebbe accaduto. Fu proprio a lui, che il portatore di pioggia si rivolse “Azrael....guidali....proteggili......li affido a te.....amico mio!” Quelle furono le ultime parole di Spartacus, lo schiavo il cui nome aveva fatto tremare Roma, dato speranza a coloro che credevano di essere perduti e che mai sarebbe stato dimenticato.

Agron pianse in silenzio e chiuse gli occhi dell’amato fratello. 

“Verrà il giorno in cui Roma si perderà nell’oblio, mentre tu, tu vivrai per sempre....nel cuore di coloro che lottano per la libertà!” Agron diede un piccolo bacio sulla fronte di Spartacus chiaro segno dell’affetto che lo legava al grande condottiero e che mai si sarebbe spento.

Bruciare il corpo con tutti gli onori avrebbe rischiato di farli scoprire, così decisero di seppellirlo. Furono veloci e seppur tristemente, ripresero la marcia appena completato il lavoro.

Verso sera, sorprendendo tutti, il germano si rivolse ad Azrael “Ho sempre creduto in Spartacus, a lui avevo affidato la mia vita!” Disse sincero “Mi aveva confidato tempo fa, la sua certezza nel lasciare il comando a te, in caso della sua dipartita!” Confessò e Thranduil sgranò gli occhi per la sorpresa, tornando stoico in meno di un secondo.

Agron si inginocchiò di fronte all’elfo, imitato da Nasir, Hagen, Tigris, Felix ed tutti i guerrieri rimasti in vita che anche se pochi rispetto a prima, rimanevano numerosi.

“Rispetterò il suo volere e resterò sempre al tuo fianco sul campo di battaglia. Ti seguirò sempre! Mi fidavo ciecamente di Spartacus e sono certo che non si sia sbagliato su di te!” Disse Agron e gli altri annuirono in accordo.

“Ti sono grato per la fiducia che riponi in me! Non è mia intenzione deludervi! Vi aiuterò a cercare un posto da chiamare casa....ma una volta adempita la mia promessa tornerò dal mio popolo da cui manco da troppo tempo!” Disse Thranduil porgendo una mano ad Agron. Gli altri guerrieri sussultarono sentendolo parlare nella loro lingua, ma la calma del germano li tranquillizzò quasi subito.

Lui sorrise e l’afferrò venendo tirato in piedi “Ti ringrazio!” Sussurrò felice.

“Dovrai farlo solo quando saremo al sicuro!” Lo riprese Azrael dirigendosi verso Aegnor.

Avevano subito gravi perdite, ma non per questo si sarebbero arresi!

 

Ed alla fine ce l'ho fatta!

Ho sempre tifato per i ribelli ed alla fine, Spartacus è riuscito a risparmiare a molti le sofferenze inflitte dai romani.

Alt, stop, dove andate? So che è un capitolo triste, anch'io ho sofferto molto per la morte di Gannicus, Attico e Milo!.....

Ma la storia non finisce qui!

No, ho molte idee per la testa! Voi, cari lettori, vi aspettate qualcosa in particolare?

A presto, 

X-98

 

   
 
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