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Autore: Little Firestar84    06/10/2020    0 recensioni
A Eliot è sempre piaciuta la musica country.
Becks, daltrocanto, preferisce gli Evanescence.
Alec invece ADORA guardarli battibeccare.
[Storia partecipante alla just stop for a minute and smile challenge]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Hitter & Chemist'
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Ciao a tutti! Ecco un altra storia dell'universo Leverage, stavolta ambinetata nel passato (va letta contestualemnte a Donne e Motori), partecipante alla challenge di Soul-Shine just stop for a minute and smile!

Prompt: 13. "Ma che musica ascolti?" e 29. "Potresti abbassare il volume?"

Nana- la madre affidataria di Hardison- si era trovata in difficoltà, e così il team si era temporaneamente trasferito a Detroit, nella sua graziosa casetta che per tanti anni aveva ospitato ragazzini in difficoltà provenienti da famiglie disagiate o senza nessuno al mondo, con il solo scopo di rimetterli in carreggiata- cosa che pensava di aver fatto con tuti, Hardison e sua sorella compresi, nonostante le entrate di entrambi non provenissero esattamente da fonti lecite (non che lei lo sapesse).

Sophie e Nathan stavano lavorandosi gli assicuratori, fingendosi una ricca coppia in cerca di buoni affari su cui investire; Parker era sotto copertura, come stagista all’interno della società, Eliot aveva nuovamente vestito i panni dell’affascinante filantropo Wes Abernathy (con l’intento di conquistare l’assistente del presidente della compagnia),  Hardison stava lavorando a un trojan con cui intrufolarsi nel sistema della società assicurativa che aveva tentato di fregare la sua nonnina(grazie alla presenza in loco di Parker), allo scopo di entrare nei loro server e fare uscire tutti i loro panni sporchi, e anche nei computer dei grandi cocomeri, facendo casualmente uscire tutte quelle cosaccie che avevano combinato dai tre anni in su, dal furto della merendina fino ai loro video osé, mentre Becks si era buttata a capofitto su una droga sintetica che facesse andare su di giri uno dei grandi capi, a cui avrebbero poi scattato foto compromettenti per rovinargli la vita come lui l’aveva rovinata a troppe persone (cosa non esattamente moralmente irreprensibile, ma ehi, quello non era certo uno stinco di santo). 

In tarda mattinata, nella casetta erano rimasti solo i due nerd- Hardison, con le cuffie per monitorare meglio cosa stesse accadendo al team- e Becks- che lavorava ascoltando musica a palla nello stereo, dividendosi il tavolo della cucina con Hardison neanche fosse stato il più pazzo episodio di Breaking Bad, ed Eliot, che era tornato alle cinque da una serata con la sua “bella”, che avrebbe di nuovo visto quella sera, e che stava cercando di fare uno dei suoi “micro-sonnellini di bellezza”, come li definiva scherzosamente Parker.

Becks stava per versare alcune gocce di glicerina all’interno del composto per stabilizzarlo, operazione molto delicata data l’alta instabilità della sostanza che era potenzialmente esplosiva, quando la porta della cucina venne sbattuta contro il muro all’improvviso, ed Eliot, digrignando i denti come un cane rabbioso, le si parò davanti, sbattendo i pugno sul tavolo e facendo saltellare gli alambicchi con cui stava lavorando mentre sbraitava a pieni polmoni tutta una serie di frasi in un soffio: da ma che roba ascoltate fino  spegnete quello strazio passando per abbassa il volume e qui c’è qualcuno che lavorato fuori fino a tardi e vorrebbe riposare.

Becks però a malapena lo stette ad ascoltare, perché vide la scena al rallentatore, la vita le passò davanti agli occhi, sentì il desiderio di piangere per tutte le opportunità che si era lasciata fuggire e per non aver mai provato a mettere la mani addosso all’affascinate e iracondo picchiatore e solo dopo che tutto fu finito- cioè la casa non scoppiò in aria- si lasciò cadere sulla sedia tirando un sospiro di sollievo, passandosi una mano sul viso.

Hardison, intanto, aveva fermato la musica, come ad intuire che il sottofondo musicale non fosse esattamente ben accetto, e se ne stava semi-nascosto in un angolino a leccarsi le sue ferite e guardare il collega andare all’attacco del Chimico- non aveva ancora capito come mai, nonostante fossero oltre sei mesi che lavorava con loro, lui continuasse a comportarsi come un cinghiale inferocito tutte le volte che doveva avere una conversazione con lei, o perché tendesse a darle tutte le colpe possibili ed immaginabili.

“Cristo santo, Eliot, non fare mai più una cosa del genere! Stavo dosando della glicerina!”

“E si può sapere che diavolo ci fa una ragazzina con la glicerina? Volevi farci saltare tutti in aria? Tu e le tue dannate pozioni!” Sibilava lui a denti stretti, gli occhi due fessure infuocate riempite di capillari rossi.  Era talmente incavolato che aveva le vene sulle tempie che pulsavano- e lo vedeva pure Hardison, che  intanto aveva preso una confezione di popcorn dalla dispensa, e si era seduto a godersi lo spettacolo. Guardare quei due era meglio che stare al cinema- aveva la netta impressione di stare guardando un documentario sulle tecniche di seduzione e accoppiamento dell’uomo di Neanderthal.

“Punto primo, ragazzina lo dici a tua sorella.” Rispose lei ringhiando in un modo molto poco femminile- non che Becks fosse normalmente femminile, ma se c’era da litigare con Eliot (cosa che accadeva molto, molto spesso) dava davvero il peggio di sé. “Punto secondo, la glicerina è usata praticamente in tutti i composti farmaceutici perché è anche un ottimo stabilizzante se usato nella giusta misura. Punto terzo…” fece una lunga pausa, incrociando le braccia e mettendosi bella dritta, fissando Eliot dall’alto in basso (metaforicamente parlando, perché, anche se Eliot era piuttosto basso, lei lo era ancora di più).”

“Punto terzo…. Cosa, baby?” La sfidò lui, mettendosi nella stessa e identica posizione di Becks e guardandola con un sorrisetto sghembo.

Eliot trascinò l’ultima parola, e la disse in un modo che era a dir poco indecente- al limite del pornografico- e Hardison notò l’effetto che fece a Becks, le si dilatarono le pupille e la gola le venne secca, e si morse le labbra. Era pure certo che stesse fremendo di desiderio, per usare una delle espressioni degli Harmony che lei fingeva di non conoscere ma divorava in modo compulsivo.

Però, per quanto Hardison fosse certo che il chimico avesse un debole per Eliot (una cosa piuttosto lampante, che forse solo a Eliot steso non era del tutto chiara; il flirtare non significava nulla perché quella era la modalità standard dell’ex militare quando si relazionava con un qualsiasi elemento del gentil sesso), c’era anche da dire un’altra cosa.

Becks detestava perdere- e non avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura, di avere torto. Nemmeno con Eliot - anzi, soprattutto con Eliot, a dirla tutta.

“Punte terzo, da quando fare il gigolò è considerato lavorare?” Lo colpì lei.

Le narici di Eliot di dilatarono e presero a fumare, o almeno così sembrava ad Hardison, che si era ficcato una manciata di popcorn in bocca e si sentiva come alla penultima scena del finale di stagione della sua serie preferita, quando si chiedeva se la scena successiva sarebbe stata un cliff-anger o avrebbe risolto tutto, e il caro buon Alec fremeva, attendendo la reazione dell’amico: pugni sbattuti? Sbattere i piedi? Urla? Avrebbe cercato di spaventare Becks o di ragionare con lei? Che emozione! Che suspense! Meglio del cinema sul serio!

Beh, Eliot lo spiazzò, anzi, li spiazzò tutti e due, rivelandosi per l’ennesima volta pieno di sorprese, perché la sua reazione fu quella di metterle un paio di cuffie sul capo, con un sorriso sghembo e malandrino.

“Mi raccomando, ragazzina, non tenere il volume di quella roba che chiami musica al massimo - non vorrei che le tue delicate orecchie ne soffrissero,” le disse, sarcastico, prima di girare sui tacchi tutto tronfio e soddisfatto per aver avuto l’ultima parola.

…almeno fino a che lei non gli tirò dietro le cuffie, centrandolo in testa.

“E comunque, gli Evanescence hanno vinto dei Grammy!”

   
 
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