L’ultimo
salto nel vuoto
È davvero strano come un oggetto
che è stato per te compagno di viaggio e di mille battaglie possa rivelarsi
anche il tuo peggior nemico, il traditore nascosto in bella vista, pronto a
prenderti e a non lasciarti più andare.
Eppure, era proprio quella la
sorte che era toccata a Eddie, così come alla maggior parte dei suoi compagni.
E canaglie quelli che se l’erano svignata! Topi rintanati nelle latrine!
Gli doleva ammettere di non aver
chiuso occhio tutta la notte, terrorizzato all’idea di quello che gli sarebbe
toccato all’alba. Non si pentiva della vita che si era scelto: semplicemente,
non riusciva a concepire che tutto sarebbe finito, e per sempre. Perché Eddie
non era un tipo religioso: se un Dio esisteva, esisteva per i ricchi, non certo
per i poveracci come lui. Non c’era niente, ad attenderlo. Solo la morte,
lapidaria e definitiva come un colpo di cannone.
Quando vennero a prenderlo le
guardie si ritrovò al posto dei piedi due macigni. Ringhiò durante il tragitto
verso il patibolo, come un animale messo all’angolo senza alcuna alternativa. Alla
fin fine, era così che lo vedevano i governanti. Una bestia pericolosa da
sopprimere.
Oh, se solo avessero compreso
almeno un po’ cosa significava solcare i mari con il vento a favore!
E aveva sperato di rivedere la
sua amante celeste almeno un’ultima volta, mentre la botola si apriva sotto i
suoi piedi. Invece, quando emerse dal buio della galera, ad attenderlo trovò
alte mura di pietra, e un sacco di gente – poveracci come lui, ma ciechi perché
non conoscevano la libertà – tutta accalcata a vedere il cupo spettacolo.
Quando salì sul palco di legno si
ritrovò sistemato vicino ad una palla di lardo che fischiettava un motivetto
stupido. Guardò per un momento in alto, ma la morsa allo stomaco, che fino a
quel momento aveva ignorato, lo buttò giù, verso i suoi piedi scalzi e callosi.
Vide quel che bastava: il cielo giallognolo, i gabbiani appollaiati sulle mura
e poi, dulcis in fundo, il cappio, già penzolante sopra la sua testa,
scuro ma, in qualche modo, rassicurante, come il modo in cui si divertiva, quando
erano in bonaccia: facendo e disfacendo nodi, accarezzando la corda con
i polpastrelli ruvidi e screpolati, tendendola e piegandola al suo volere.
Ironico pensare al buffo scherzo che
il destino gli aveva giocato. Quindi non poté fare a meno di sorridere, mentre
il boia gli passava il cappio intorno al collo. Ingoiò un groppone e chiuse gli
occhi.
L’ultima cosa che voleva vedere
era il mare.
L’ultima cosa che voleva sentire
era il vento.
L’ultima cosa che voleva provare era quel sentimento meraviglioso che è la libertà.
Angolo dell'autrice:
buonasera a tutt*! Oggi viaggiamo nella mente di un pirata arrivato
alla fine del suo percorso. Il mare è una costante nella mia
vita, così come tutto ciò che esso evoca. Questo
racconto, inoltre, partecipa al #writober2020 indetto da fanwriter.it, con il prompt "corda" (anche se forse si è un po' capito). Detto questo, spero che abbiate gradito.
Alla prossima!
Frix