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Autore: Freaky_Frix    06/10/2020    1 recensioni
(Spero di essere nella sezione giusta)
Eddie è un uomo libero; uno di quegli uomini liberi che ha vissuto la libertà nella maniera più romanzata di tutte.
Ma anche i viaggi migliori, alla fine, devono finire.
[Questa flashfic partecipa al #writober2020 indetto da fanwriter.it!]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'ultimo salto nel vuoto

L’ultimo salto nel vuoto

È davvero strano come un oggetto che è stato per te compagno di viaggio e di mille battaglie possa rivelarsi anche il tuo peggior nemico, il traditore nascosto in bella vista, pronto a prenderti e a non lasciarti più andare.

Eppure, era proprio quella la sorte che era toccata a Eddie, così come alla maggior parte dei suoi compagni. E canaglie quelli che se l’erano svignata! Topi rintanati nelle latrine!

Gli doleva ammettere di non aver chiuso occhio tutta la notte, terrorizzato all’idea di quello che gli sarebbe toccato all’alba. Non si pentiva della vita che si era scelto: semplicemente, non riusciva a concepire che tutto sarebbe finito, e per sempre. Perché Eddie non era un tipo religioso: se un Dio esisteva, esisteva per i ricchi, non certo per i poveracci come lui. Non c’era niente, ad attenderlo. Solo la morte, lapidaria e definitiva come un colpo di cannone.

Quando vennero a prenderlo le guardie si ritrovò al posto dei piedi due macigni. Ringhiò durante il tragitto verso il patibolo, come un animale messo all’angolo senza alcuna alternativa. Alla fin fine, era così che lo vedevano i governanti. Una bestia pericolosa da sopprimere.

Oh, se solo avessero compreso almeno un po’ cosa significava solcare i mari con il vento a favore!

E aveva sperato di rivedere la sua amante celeste almeno un’ultima volta, mentre la botola si apriva sotto i suoi piedi. Invece, quando emerse dal buio della galera, ad attenderlo trovò alte mura di pietra, e un sacco di gente – poveracci come lui, ma ciechi perché non conoscevano la libertà – tutta accalcata a vedere il cupo spettacolo.

Quando salì sul palco di legno si ritrovò sistemato vicino ad una palla di lardo che fischiettava un motivetto stupido. Guardò per un momento in alto, ma la morsa allo stomaco, che fino a quel momento aveva ignorato, lo buttò giù, verso i suoi piedi scalzi e callosi. Vide quel che bastava: il cielo giallognolo, i gabbiani appollaiati sulle mura e poi, dulcis in fundo, il cappio, già penzolante sopra la sua testa, scuro ma, in qualche modo, rassicurante, come il modo in cui si divertiva, quando erano in bonaccia: facendo e disfacendo nodi, accarezzando la corda con i polpastrelli ruvidi e screpolati, tendendola e piegandola al suo volere.

Ironico pensare al buffo scherzo che il destino gli aveva giocato. Quindi non poté fare a meno di sorridere, mentre il boia gli passava il cappio intorno al collo. Ingoiò un groppone e chiuse gli occhi.

L’ultima cosa che voleva vedere era il mare.

L’ultima cosa che voleva sentire era il vento.

L’ultima cosa che voleva provare era quel sentimento meraviglioso che è la libertà.


Angolo dell'autrice: buonasera a tutt*! Oggi viaggiamo nella mente di un pirata arrivato alla fine del suo percorso. Il mare è una costante nella mia vita, così come tutto ciò che esso evoca. Questo racconto, inoltre, partecipa al #writober2020 indetto da fanwriter.it, con il prompt "corda" (anche se forse si è un po' capito). Detto questo, spero che abbiate gradito.
Alla prossima!
Frix

   
 
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