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Autore: kiddoB    08/10/2020    8 recensioni
{Minilong, due capitoli – Tematiche delicate}
Rose e Scorpius sono due adolescenti complicati e innamorati, un mix non semplice da gestire per due genitori altrettanto complicati, in bilico fra ciò che sono stati e ciò che vorrebbero essere.
Ma l'amore ha tanti poteri, tra cui quello di salvare. E di concedere una seconda possibilità.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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cap2

Disclaimer: Tutti i personaggi appartengono a J.K. Rowling, al suo editore e ai distributori internazionali che detengono i diritti sull'opera. Questa storia è stata redatta per mero diletto personale e per quello di chi vorrà leggerla, non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso.



Crisalidi

 

parte II





Draco immaginava che, con l’avvicinarsi dei MAGO, le cose si sarebbero complicate; aveva però decisamente sottovalutato la portata di tale complicazione.
Scorpius ha preso l’abitudine di tornare a casa nel fine settimana; dice che ripassare nel silenzio del Manor lo fa concentrare. Draco però non se la beve più di tanto, perché i Corvonero sono notoriamente studiosi e ligi al dovere, perciò è abbastanza convinto che in sala comune non voli una mosca; inoltre Hogwarts è piena di aule vuote dove rifugiarsi, volendo. Pensa invece che Scorpius voglia allontanarsi da qualcosa. Da cosa? Dalla tentazione di Rose? Dai litigi con Rose? Da Rose stessa?

Immagina che stiano attraverso un normale periodo di assestamento; fra poche settimane un’enorme distanza li separerà e non sarà possibile vedersi e sentirsi ogni giorno. Staranno capendo cosa fare, se provarci o lasciarsi. Sinceramente Draco non sa che pensare; certo, potrebbero provarci, ma lei non è certo un tipo comunicativo e suo figlio invece lo è fin troppo. Poi sembra che abbia proprio
bisogno di starle accanto, come se quando lei non c’è l’elastico legato al suo cuore tirasse; difatti è spesso nervoso e teso, se lei non risponde entro un certo tot di tempo alle sue pergamene inizia ad agitarsi. A Draco questo atteggiamento non piace e non lo comprende: Scorpius non è mai stato un maniaco del controllo, uno iper geloso che ha bisogno di continue conferme, e se lo fosse diventato non sarebbe certo uno sviluppo positivo. Ma non dice niente, un po’ per pudore e un po’ perché ha sempre paura di ottenere l’effetto opposto.
La goccia che fa traboccare il vaso cade un sabato mattina quando lo sente urlare dal giardino. Pearl è andata a trovarlo per ripassare insieme Storia della Magia e si sono messi sul prato, sotto il pino: a un certo punto la discussione dev’essere degenerata, perché lei scoppia a piangere e Scorpius le fa un cenno imperioso col braccio per dirle di andarsene. Draco perde le staffe.
- Che succede? - sbotta avvicinandosi. 
- Niente, zio, torno a casa - singhiozza Pearl passandogli accanto. Draco la ferma e fissa Scorpius, che continua a guardare ostinatamente a terra.
- Scorpius, chiedile scusa.
- Non ho niente di cui scusarmi e non ho tre anni.
- È un vero peccato, a quell’età eri più educato. Fino a prova contraria non hai il diritto di cacciare chiunque fuori da questa casa. Non m’interessa il motivo della discussione ma non tollero questi atteggiamenti.
- Zio, lascia stare, è stata colpa mia - mormora Pearl, asciugandosi le lacrime. - Ho sbagliato a parlare. Scusami, Scorpius, non volevo fare la stronza.
Scorpius si alza in piedi e prende un profondo respiro, tentando di calmarsi. 
- Scusami tu, non dovevo reagire così.
Draco si allontana e li lascia chiarirsi da soli, non prima di aver fulminato suo figlio con lo sguardo. Gli ha lasciato eccessivo spago, va rimesso a posto. Questa ubriacatura è durata anche troppo e non tollera che perda le amicizie di una vita per una sbandata da ragazzino.


***


- È possibile sapere cosa ti prende?
Scorpius si blocca col passo a mezz’aria, stava per salire le scale e tornare in camera sua, ma la voce imperiosa e lo sguardo di Draco lo fanno voltare. Il brivido di fastidio che lo scuote è palese, ma stavolta suo padre non ha intenzione di lasciar perdere, e lo capisce. Sa anche che prendere di petto Draco non è mai una buona idea e che è capace di incassare fino a un certo punto, ma fargli perdere davvero la pazienza è pericoloso. E comunque ha sempre diciassette anni e se suo padre non lo sosterrà finanziariamente, almeno per i primi tempi, non potrà arruolarsi nei cacciatori di draghi, le attrezzature costano.
Draco gli legge attentamente negli occhi quella valutazione costi-benefici. Sa che non è così stupido da far saltare in aria i suoi progetti per il futuro per questioni di orgoglio. Non che lo farebbe lui, ovviamente, ma lasciarglielo credere non è così sbagliato, dopotutto.
Scorpius prende un profondo respiro e si siede in poltrona, fissando un punto imprecisato sul tavolino di fronte a lui.
- Pearl ha detto una cosa che mi ha infastidito e ho reagito male. Ci siamo chiariti, comunque.
- Sei sempre nervoso. E per quanto mi faccia piacere non capisco perché hai preso l’abitudine di tornare a casa ogni fine settimana.
- Studio meglio, mi concentro di più.
- Questa è una parte della verità.
- Dell’altra parte non voglio parlare.
- Invece dovresti, perché sono la sola persona che parlerà sempre e comunque per il tuo bene e nel tuo interesse. Tra poco partirai e nel migliore dei casi ci vedremo due volte all’anno, è una delle ultime occasioni che hai per avere un confronto con e un parere sincero da parte di tuo padre che, tra parentesi, non è un povero sprovveduto e ne ha viste e passate abbastanza da poterti consigliare su qualsiasi cosa tu stia vivendo. Ma la scelta è tua. Se decidi diversamente tutto ciò che ho da dire è: vedi di darti una calmata e fai meno lo sbruffone. I ragazzini spavaldi come te, i cacciatori di draghi se li mangiano a colazione.
Scorpius si irrigidisce e lo fissa con astio. Draco non batte ciglio. Restano così per qualche minuto: Draco è sereno come un monaco, se suo figlio vuole giocare a braccio di ferro non farà altro che riportarlo agli antichi fasti. 
Tutto si aspetta tranne che Scorpius inizi a piangere. Piano, un paio di lacrime gli solcano le guance, ma sta piangendo. Il padre resta basito.
- Scorpius…
- Ho paura, papà.
Draco non osa muoversi. Vorrebbe abbracciarlo, stringerlo forte come quando da piccolo si sbucciava le ginocchia, ma ormai è un uomo e sa che vuole restare tale, anche nel dolore.
- Di cosa?
Scorpius lo fissa. Sta valutando se parlare. Se dirglielo.
Cosa? Cosa non sa di suo figlio?
- Papà… se ti confido una cosa, mi giuri che non lo dirai a nessuno?
A nessuno?
- Ma è ovvio. A chi dovrei dirlo, scusa?
- So che hai parlato con la mamma di Rose. Soprattutto lei non deve saperne niente.
Draco sbianca. 
- Scorpius, mi metti paura così. 
- No, è successo tanto tempo fa. Però Rose non vuole che… non vuole che si sappia. Lo so solo io, suo cugino e il suo terapista. E così dev’essere, papà. È importante.
- Te lo giuro, non dirò una parola. 
Scorpius continua a respirare profondamente. Intreccia le dita e stringe forte, come se volesse schiacciare un insetto velenoso nel mezzo dei palmi.
- Ti ricordi quando al terzo anno mi hanno sospeso per una settimana?
- Sì, certo. Avevi fatto a botte con due idioti.
- Questa è la versione ufficiale. Non ho fatto a botte, li ho
massacrati, li hanno rimessi a posto i loro amici per quanto potevano. Li avrei uccisi, se non mi avessero fermato.
- Scorpius…
- Hai capito? - borbotta, gli occhi lucidi. - Hai capito, papà?
Draco ha capito. Ma non vuole capire.
- Stavano… hanno… 
Non riesce neanche a parlare. È pietrificato dall’orrore.
- Ci hanno provato. Erano due figli di Mangiamorte… Avery e Rusheld. Avevano preso di mira la figlia degli eroi, l’hanno perseguitata per i primi due anni con dispetti, insulti, bullismo vario. Io e Rose avevamo fatto da subito amicizia, lei era così piccola… così… terrorizzata… da tutto. Era un pulcino indifeso, allora non sapevo perché. Io l’ho sempre protetta, li ho sempre tenuti a bada, avevano paura di me. Quella sera avevano deciso di fare sul serio, ne stavano approfittando perché noi avevamo allenamento di Quidditch. Solo che aveva iniziato a piovere e abbiamo finito prima. E li ho beccati tornando alla torre, uno la stava tirando per un braccio in un’aula vuota e l’altro… - si blocca, tremante. Ci manca poco che si spezzi le dita. - Le aveva messo già le mani addosso. Lo giuro, lo giuro su dio, non li ho ammazzati perché mi ha fermato Ted Lupin. Glielo rinfaccio ancora, ogni tanto. Non avrebbe dovuto fermarmi.
Scorpius alza lo sguardo verso suo padre, che a malapena si sta ricordando di respirare.
- Io ho sempre amato Rose. Ho… aspettato… che fosse pronta, che sentisse di potersi fidare di me, che capisse che io non le avrei mai e poi mai fatto del male. Tu non la conosci, nessuno la conosce davvero, forse, ma Rose è… - sorride brevemente, il suo viso a ballargli negli occhi - è fantastica. È una persona meravigliosa, così intelligente, così sensibile, così buona… aveva e ha solo bisogno di fidarsi, di se stessa e del mondo. Ti ricordi quando gli scorsi sabati ti dicevo che andavamo a farci un giro?
- Sì.
- In realtà siamo, e sono, andato dal suo terapista. Mi ha voluto conoscere e una volta ha voluto parlarmi da solo. Mi ha detto che si vede che l’amo, che le faccio bene, che sono una persona positiva nella sua vita, però devo… mollare un po’ il colpo. Non posso proteggerla per sempre, e lei non deve sempre sentirsi sicura di avermi accanto. Ma non è facile. Quando tarda a rispondermi io… mi spavento. So che non le succederà niente, non più, ma non riesco a tollerare neanche l’idea che qualcuno possa… ci devo prendere un po’ la mano. Per questo torno a casa, per farle acquisire indipendenza, per abituarci pian piano a stare lontani, a studiare per fatti nostri. E sì, lo so che non posso essere il salvatore del mondo o il crocerossino di turno - mormora, anticipando quella che pensa possa essere la replica del padre - ma non mi interessa il mondo, non sono così altruista. Mi interessa
lei. Sono il primo a spronarla perché vada all’estero, ne ha bisogno, deve vivere da sola, ma non posso evitare di avere paura. E non perché voglio tenerla sotto il mio dominio o perché voglio che stia con me per sempre… cioè, questo lo voglio, ma non come un obbligo. Ho solo paura che qualcuno le faccia del male. 
Draco lo fissa stralunato, tramortito da quella tempesta che infuria sul salotto di casa sua.
- Ma… bisognava denunciare, andavano denunciati…
- Lo so. Lo so. Non sai quanto ne abbiamo parlato, quanto ho insistito. Ma i suoi si erano da poco rimessi in carreggiata e lei non voleva buttare un’altra bomba, non voleva ne parlasse la scuola… anche allo psicologo l’ha detto a novembre, dopo aver compiuto diciassette anni, anche se lui ovviamente all’epoca aveva intuito. E comunque sono sicuro che l’abbia fatto anche la McGranitt, infatti poco dopo l’episodio entrambi sono stati “cortesemente invitati” a trasferirsi a Durmstrang. Uno è morto, l’anno scorso, ha sfidato a duello un tizio che l’ha seccato in meno di un minuto. L’altro purtroppo non lo ha ancora seguito.
Un ricordo balza nella testa di Draco; dopo quella faccenda della sospensione aveva incontrato Avery al Ministero che gli aveva detto tutto sdegnato che spostava l’erede a Durmstrang, perché “Hogwarts ormai ha perso qualità”. L’aveva bollato come il solito idiota pompato. Invece non era solo un idiota, ma anche un delinquente schifoso come il figlio.
- Non so che dire… mi dispiace…
- Non c’è niente da dire. Le cose si sono riassestate, ora, Rose sta bene e tra poco partirà. Non so come andrà in futuro, ma ci proveremo e sono fiducioso. Alla fine i draghi ci sono anche in Alaska - sorride, speranzoso.
Draco cerca disperatamente di mantenere il controllo, ma alla fine non resiste: si alza e si avvicina per abbracciare Scorpius, che lo stringe forte.
Ogni tanto, ironicamente, pensa che non è possibile che sia figlio suo, ma in quel momento si rende conto che anche se, per uno strano scherzo del destino, non condividesse il suo DNA, sarebbe in ogni caso onorato di chiamarlo figlio. È un uomo buono. Buono. È molto raro poterlo dire di qualcuno. È un giusto. E lo ama più di quanto si possa immaginare.
- Sono fiero di te, tesoro - gli dice. È una delle ultime volte nella vita che potrà tenerlo fra le braccia e parlargli così: non è più un bambino, ma sarà sempre il suo bambino. E, si ritrova ridere di se stesso, lui sta diventando un vecchio sentimentale.
- Grazie, papà. Ti voglio bene - gli risponde Scorpius, emozionato. Poi cerca di ricomporsi, di riprendere la sua aria distante da adolescente indipendente. 
- Torno su.
- Va bene. Senti… ma perché hai litigato con Pearl?
Scorpius sbuffa, scocciato.
- Pearl è davvero ottusa, quando ci si mette. Per lei Rose è una mammoletta piagnucolona senza personalità. Lo pensano tutti, ma se io dico che non è così, un motivo ci sarà.
L’ha pensato anche Draco. Vorrebbe scavarsi una fossa dalla vergogna.
- Pearl ti vuole bene, non essere troppo severo con lei. Non sa e non può immaginare.
- Lo so, per questo la scuso. Spero solo che la smetta.
- Avrà capito, oggi. Non pensarci più.
Scorpius annuisce sorridendo e poi si volta per salire le scale. Draco si risiede in poltrona, gli occhi e i pensieri persi nel buio del caminetto spento.

***

Non ce l’ha fatta. Non ha resistito. Vuole vederla.

Non dirà una parola, ovviamente, l’ha promesso a suo figlio, ma sono giorni che la cosa gli inquina i sogni e lo rende nervoso, in laboratorio ha rotto due fialette perché il pensiero gli è balenato in testa all’improvviso e ha reagito con uno scatto rabbioso. Quella povera bambina… sarebbe potuta essere sua figlia. E indipendentemente da tutto era una bambina fragile, innocente, già traumatizzata di per sé. Tredici anni… lui non aveva nemmeno dato il primo bacio, a tredici anni, e quegli schifosi già pensavano… Bestie, mostri. Peggio dei mostri. 
La rabbia lo fa andare in escandescenze. E il senso di colpa altrettanto. Ma chi poteva immaginare? Non avrebbe mai, mai ipotizzato una cosa del genere. È orgoglioso di Scorpius, della sua sensibilità, della sua premura, della sua determinazione, della sua pazienza. 
Ma vuole vedere la Granger. Pensa che sarà agitata e triste, i ragazzi hanno dato l’ultimo esame il giorno prima, aspetteranno due giorni i risultati definitivi e torneranno a casa solo per un breve periodo. E poi entrambi i genitori si ritroveranno soli. Certo, erano soli anche quando erano a scuola, ma era un tipo di solitudine diverso, tranquillo, pacato, li sapevano in un posto sicuro. Adesso invece i figli andranno chissà dove a fare chissà cosa e, almeno per i primi tempi, aspetteranno trepidanti un gufo, un messaggio dal camino, una telefonata, qualsiasi cosa per respirare un po’. 

La vede dalla vetrina del bar ancor prima di entrare. L’istinto gli dice che
sa. Ha due occhiaie spaventose, è bianca come un cencio, si mangia le unghie, fa tremare una gamba nervosamente, ha tre tazze di caffè vuote davanti. Ma non dirà niente se non lo dirà lei.
Tamburella leggermente sul vetro e la Granger si gira. Resta un attimo senza fiato, poi scatta in piedi e si precipita fuori dalla porta. In un attimo gli è tra le braccia e sembra che debba sputare il cuore a furia di singhiozzi.
Draco indietreggia un po’ e nasconde entrambi nella rientranza di un portone; il vicolo è piccolo e non passa mai nessuno, ma è meglio evitare di essere visti. La stringe forte per la vita, lei sembra non riuscire a reggersi in piedi, la coccola, le bacia i capelli, sente la pancia attorcigliarsi e gli occhi inumidirsi. Prova il suo stesso identico dolore. Alla fin fine Rose è diventata un po’ anche figlia sua.
Ci mette parecchi minuti per calmarsi, ma a Draco non dispiace. Prova qualcosa per lei, che non è compassione né pietà, ma comprensione. Non crede di essere migliore né come persona né come genitore. È stato solo un caso se ha avuto un maschio, se non ha divorziato da Astoria prima che morisse, se non è stato Scorpius ad essere aggredito, magari dai figli di nemici di suo padre. Solo fortuna, niente di più. Nella maggior parte dei casi la gente non riesce ad accettare che il caso e la fortuna siano tanto influenti nella vita. Draco lo sa da sempre, invece: essere vicino ai quaranta e avere la vita che ha viste le condizioni di partenza non si può chiamare altrimenti se non fortuna.
Pian piano la Granger si tranquillizza, si asciuga le guance, gli chiede scusa per essersi lasciata andare così ma Draco la stringe fra le braccia e spegne sul nascere quelle parole inutili. Lei lo guarda come se fosse l’unica cosa bella che abbia nella sua esistenza in quel momento.
- Lo sai, vero?
Draco ci va cauto.
- Cosa?
- Te l’ha detto Scorpius.
Restano a guardarsi. Draco non ha più dubbi, ma…
- Cosa, Gran… Hermione?
- Quello che è successo al terzo anno.
- Sì, lo so.
- Mio dio… la mia bambina… - singhiozza, devastata.
- So che è impossibile, ma… non ci devi pensare. Per fortuna non è successo e… non puoi martoriarti e non è colpa tua. Non è colpa di nessuno se non di quei due pezzi di merda. 
- Non l’ho capito, non l’ho immaginato, quell’anno ebbe una regressione ma non avrei mai… non capivo, pensavo fosse la scuola…
- Come potevi capire? Come potevi immaginare? 
- Ted non mi ha detto niente…
- Sono stati leali fra loro. Era importante per tua figlia. 
- Sono una madre orribile, non sono stata di supporto, non mi ha potuto parlare… dio…
- Non è vero e lo sai. Non lo sei, Hermione, non lo sei. Sei una persona e quello che è successo va al di là delle normali responsabilità da genitore. Rose non voleva sollevare un polverone a prescindere da tutto. Andavano denunciati, senza ombra di dubbio, ma non se l’è sentita. Non è colpa sua, nulla di quello che è successo è colpa sua, né tua. 
Si abbracciano, si stringono forte, cercano di consolarsi. Draco sa che per quanto possa parlare e spiegare Hermione non si convincerà mai che non ha responsabilità. Sarà il fardello che si porterà dietro per tutta la vita.
- Te l’ha detto Rose?
- Sì, sabato scorso. Ha detto che prima di partire voleva che non ci fossero segreti tra noi e che voleva spiegarmi perché… perché Scorpius è così importante per lei. Ha scelto l’Alaska anche per avere più possibilità di far combaciare i loro percorsi. Ha detto che mi vuole bene e che non ha niente da rimproverarmi. Ma come può essere vero? - piange, con le mani davanti al viso. - Come può…
- Non sottovalutare tua figlia, è più intelligente e matura di quanto la sua età possa far supporre. Sa che la ami più della tua vita e che hai fatto del tuo meglio. Sa che sei umana, è ormai passata l’età in cui i genitori sono divinità infallibili e onnipotenti, e avrà apprezzato il fatto che sei andata in terapia con lei, che ti sei messa in discussione, non tutti sono capaci di farlo. Se te l’ha detto vuol dire che lo pensa, non è una che parla solo per dare aria ai denti. 
Hermione abbozza un sorriso e si soffia il naso.
- Grazie per i tentativi di consolazione.
- Capisco che per ora li consideri solo tentativi. Ma ricordati le mie parole, riascoltale. Col tempo ti accorgerai che è la verità. 
Lei si asciuga le lacrime per l’ultima volta e prende un profondo respiro, poi lo guarda con due occhi splendenti, i più sinceri che Draco abbia mai visto.
- Sarò sempre grata a Scorpius per tutto quello che ha fatto. Gli vorrò sempre bene indipendentemente da come andranno le cose in futuro. Avrà sempre, sempre un posto speciale nel mio cuore e nella mia casa. Ha salvato mia figlia, in tutti i modi e in tutti i sensi. Gliel’ho già detto ma lo dico anche a te. Grazie per averlo reso l’uomo che è, per averlo educato. È meraviglioso, è un faro di speranza. 
- Io davvero non ho meriti, è nato così. Ho avuto una incredibile, sfacciata fortuna. 
Hermione gli si avvicina e lo bacia appena, un petalo di rosa fra le labbra calde.
- Ricordati le mie parole, riascoltale. Col tempo ti accorgerai che è la verità. 


***


Rose ha voluto organizzare un piccolo pranzo per salutare amici e familiari. Ovviamente con i Weasley il concetto di “piccolo” diventa molto relativo, ma la maggior parte degli zii aveva degli impegni e quindi ci sono solo i genitori, il fratello, i nonni, i Potter, lo zio gemello e lo zio che lavora con i draghi, che Scorpius sta tempestando di domande. Rose l’ha invitato personalmente e Draco non avrebbe mai potuto non andare, anche se si sente un po’ a disagio, sia per la situazione ambigua che c’è con Hermione sia per la presenza di Potter e Weasley. Il padre di Rose è stato comunque molto cordiale, ha salutato Draco con sincera gentilezza e ogni tanto getta un’occhiata affettuosa a Scorpius. Draco ipotizza che Rose ci abbia parlato, magari non gli ha detto tutto ma gli ha spiegato ciò suo figlio ha fatto per lei, e Weasley non è così stupido da non accorgersi di quanto pieni d’amore siano gli occhi di Scorpius quando la guarda.
Alla fine, dopo il dolce, Rose batte leggermente il cucchiaino contro il bicchiere. È rossa come un pomodoro ma si fa forza per parlare. Per una timida come lei tenere un discorso davanti a più di una persona dev’essere una bella sfida.
- Ecco, io… beh, volevo ringraziarvi tutti per essere venuti e… ecco, prima di tutto mamma e papà, perché so che si sono sempre impegnati tanto e… mi mancherete, davvero, ma tanto mi potete venire a trovare quando volete.
Weasley già piange, Hermione le manda un bacio volante.
- Hugo, anche a te, grazie, ma non ti azzardare a entrare nella mia stanza. Poi i nonni, ovviamente, e lo zio Harry e la zia Ginny che mi sono sempre stati accanto… ringrazio Albus ma non James perché è un idiota, e questo lo sa. 
Ovviamente scherza, ridono tutti e James le fa una linguaccia.
- Lily, sei la mia migliore amica, ti adoro e devi venire a trovarmi anche tu. Grazie a tutti, insomma, gli zii e i cugini presenti e assenti. E, come si dice, dulcis in fundo… grazie  a Scorpius, perché… - continua ormai viola, girandosi verso di lui - ecco, perché.... perché mi sei sempre stato accanto e hai avuto tanta pazienza anche se ti ho stressato per mesi con la storia dei voti, perché sei buono e gentile e perché sei meraviglioso e… ti amo, Scorpius. Ti amo tanto. E grazie perché mi ami anche tu.
Suo figlio si pietrifica per un momento, gli occhi sgranati: Rose non si è mai esposta così davanti agli altri. Forse è addirittura la prima volta che se lo sente dire. E di certo è la prima volta che lei dimostra di essere sicura, convinta che lui la ami, talmente tanto da dirlo ad alta voce, chiaro e tondo, davanti ad amici e parenti.
Si volano addosso in un secondo, si stringono forte mentre tutti applaudono e piagnucolano e sospirano. Scorpius la guarda come se gli avesse appena donato il più grande miracolo della storia dell’umanità. 
Persino Draco non può evitare di sentirsi emozionato. Certo, sono due ragazzini, e hanno tutta una vita davanti, e chissà tra un anno dove e come saranno, e le illusioni della gioventù… ma se dovesse rappresentare l’amore scatterebbe una foto a quei due.
Guarda Hermione.
E lei guarda lui.
Sono contenti che le cose abbiano seguito il loro corso.


***

- Signor Malfoy...
Draco, che ammirava le begonie del giardino (quella varietà è ottima per le pozioni mediche, chissà se la Granger gli consentirà di far scorta), si volta. Rose accenna un sorriso, appena un po’ in imbarazzo.
- Dimmi, Rose.
- Volevo… ecco… chiederle scusa se non l’ho nominata nel discorso, lo volevo fare, glielo giuro, ma poi mi sono fatta prendere la mano con Scorpius e...
Draco ride di cuore e le fa una mezza carezza sul braccio.
- Ma figurati, certo non mi offendo. E poi di cosa dovresti ringraziarmi?
- Di tante cose. Ha avuto pazienza quando venivo a casa sua e… non dicevo mezza parola e… ero un po’ noiosa, però lei è stato sempre molto gentile e… 
- Ma è il minimo, sei la ragazza di mio figlio, sei brava ed educata e gli vuoi bene. Per me è questo l’importante. 
Rose sorride davvero, palesemente felice. Draco apre appena le braccia e lei accetta volentieri quella stretta tanto breve quanto sincera.
- Buon viaggio, Rose. Sono certo che ti farai onore. E per qualsiasi cosa sai che io sono sempre a disposizione, basta mandare un gufo, non farti problemi.
- Grazie.
Hermione e Scorpius si avvicinano portando una panchina che hanno spostato prima per far sedere gli ospiti e che ora stanno rimettendo a posto sotto il ciliegio. Tra Rose e Scorpius passa uno sguardo d’intesa che Draco non riesce a decifrare.
- È stato tutto perfetto, signora Granger. 
- Io non ho fatto niente se non apparecchiare, il merito è del catering e di Rose che ha preparato la torta.
- Beh, mamma, se vuoi ti lascio la ricetta.
- Tesoro, sai che non sono proprio un asso in cucina, non mi verrà mai buona come è venuta a te.
- Bah, chi lo sa… magari, se ti fai dare una mano… - mormora Rose sottintendendo qualcosa. Hermione la guarda perplessa.
- Sì, magari… - continua Scorpius, occhieggiando verso il padre. - E poi si può fare qualche picnic, una merenda all’aperto…
- Magari nei pressi del Millennium Bridge…
- Con il sole alto nel cielo…
- Sapete che bello? Potreste provarci insieme. Signor Malfoy, lei è bravo con le pozioni, sarà bravo anche con le torte, no?
Draco è sbiancato, Hermione è scarlatta. I ragazzi si stanno trattenendo dal ridere.
- Ti piace il Millennium Bridge, Scorpius?
- Certo. A te?
- Sì, tantissimo. Piace proprio a tutti, qui.
- Puoi dirlo forte.
Hermione spalanca la bocca e fa per parlare, ma Rose saltella vicino Scorpius e lo tira via per un braccio.
- E ti piace quello che succede vicino al Millennium Bridge?
- Sì, certo, non ho niente in contrario. Tu?
- Ah, io nemmeno, anzi, un picnic è sempre una bella idea!
Non riescono a non scoppiare a ridere mentre si allontanano. Draco e Hermione restano a fissarsi imbambolati, imbarazzatissimi ma, in un certo senso, più tranquilli; entrambi ci hanno pensato, divisi tra la voglia e il senso di colpa, con i figli lontani sarebbe stato forse possibile, ma fare le cose di nascosto come due ladri… invece è un sollievo, una gioia, sapere che Rose e Scorpius approvano. Anche se bisognerebbe capire chi li ha visti e chi gliel’ha detto. Sono stati incredibilmente stupidi, irresponsabili, a baciarsi in mezzo alla gente in un posto non distante dal Ministero. Sarebbe potuto essere un disastro. 
Ma a quanto pare la fortuna ha deciso di soffiare anche un po’ nella loro direzione.
Hermione, con le guance in ebollizione, butta fuori qualche sillaba sconclusionata e poi torna di gran carriera verso casa.
Draco si volta a guardare di nuovo le begonie, diviso fra l’euforia e una specie di soggezione ridicola, da ragazzino che si trova colto sul fatto con le mani nella marmellata.
Avrà tutto il tempo per far scorta di fiori.


***

In neanche cinque mesi a Rose è stata offerta una seconda borsa di studio e carta bianca per un progetto di ricerca molto impegnativo. Hermione è andata a trovarla ed è rimasta affascinata da quei paesaggi maestosi e selvaggi, anche se il freddo è davvero una sfida. Com’era previsto, staccarsi dal nido ha fatto bene alla ragazza: dopo un primo periodo di assestamento ha fatto amicizia con tutti, ha imparato a essere più sicura di se stessa e a gestire eventuali imprevisti. Ha persino attirato l’attenzione di un ricercatore americano (a cui lei non ha dato la minima corda) che si dice l’abbia corteggiata con enormi mazzi di rose; in ogni caso, nel giro di una settimana Scorpius è andato a mettere i puntini sulle i. Alla vista di quel colosso dai muscoli possenti, pieno di cicatrici e bruciature che, nel giro di un mese, è riuscito ad addomesticare un Ungaro Spinato diventato praticamente il suo cagnolino da compagnia, l’americano ha battuto dignitosamente in ritirata. È molto probabile che a dissuaderlo più di tutto sia stato lo sguardo di Scorpius; gli occhi dei Malfoy sanno essere veramente spaventosi, quando ne hanno l’intenzione.
Il Natale si avvicina e Draco e Hermione fremono; i ragazzi riusciranno a tornare per pochi giorni, ma meglio di niente. Hanno deciso che per il momento terranno le cose tranquille: per il pranzo di Natale ognuno con la propria famiglia, nei giorni successivi si vedrà. In generale stanno procedendo con molta cautela, entrambi ci tengono troppo per rischiare di rovinare tutto accelerando i tempi. Sono adulti, ormai, non giovanotti con gli ormoni scombinati, sanno gestirsi. In ogni caso nelle rispettive case c’è lo spazzolino dell’altro, un pigiama di riserva, un cambio d’emergenza. Per adesso va bene così. 
Allo stesso tempo, proprio perché adulti, non vedono il senso di nascondersi, non hanno nulla di cui vergognarsi. Gli amici inizialmente sono rimasti un po’ perplessi, ma non hanno messo bocca più di tanto, ognuno è troppo preso dalle proprie vite per preoccuparsi di quelle altrui; Weasley ha borbottato qualcosa su una certa “sconvenienza”, ma il fatto che anche lui abbia una nuova compagna lo ha fortunatamente distratto nel giro di poco. Draco e Hermione sono sereni: i figli lo sanno e sono contenti, è tutto ciò che a loro importa.
Sono andati insieme a comprare i regali di Natale: a Rose hanno preso due stupendi maglioni di cachemire, a Hugo una scopa più moderna, a Scorpius delle attrezzature nuove, visto che con i draghi ci vuole poco per ritrovarsi tutto distrutto. 
Hanno incontrato varie persone, ovviamente, a Diagon Alley, e gli sguardi che hanno ricevuto sono stati i più disparati: straniti, dubbiosi, curiosi, accesi, qualcuno anche schifato. Un paio di signore della società purosangue bene hanno rivolto loro due occhi sfavillanti, impazienti di spettegolare sulla nuova strana coppia. Che lo facciano pure, se è l’unico divertimento delle loro vite. 
Fa freddo ed è l’ora giusta per una cioccolata calda. Sanno dove andare.
- Buon pomeriggio, Charles.
- Ben tornati, ragazzi. Due cioccolate calde, scommetto.
- Grazie mille.
- Con panna?
- Ma sì, perché no.
A Draco fa quasi ridere sentirsi dare del “ragazzo”, ma capisce che per il signor Charles loro lo sono; tutto è relativo, è la grande lezione che ha imparato nell’ultimo anno e mezzo. E ha ricordato anche un’altra cosa che nel corso del tempo aveva dimenticato: mai giudicare un libro dalla copertina. Anche quando è la cosa più immediata da fare, la più semplice, la più facile, quella che consente di evitare di farsi troppe domande. E dire che l'aveva imparato a caro prezzo; Piton è sempre presente nei suoi ricordi.
Hermione sorseggia lentamente la cioccolata, soffiando per evitare di bruciarsi, e la panna le lascia i baffi bianchi. È bellissima, splendente, è la sua rinascita, lo sono l’uno dell’altra. Caduto e intrappolato, negli anni precedenti, nella routine lavoro-casa-figlio, Draco aveva scordato anche quanto può essere bello passeggiare in riva al mare, fare una gita, correre sotto la pioggia battente, decidere di andare a prendere un gelato all’ultimo momento. Meglio, lo sta sperimentando solo ora, perché non l’ha mai fatto prima. 
Rimangono lì un sacco di tempo, a chiacchierare di minuzie, a raccontarsi stupidi aneddoti, a ridere delle più disparate sciocchezze. Lo facevano anche quando hanno iniziato a conoscersi, ma l’atmosfera è completamente diversa: allora c’era sempre una sorta di cautela, di ritrosia, di bilanciamento faticoso fra la voglia di parlare e quella di abbandonarsi, perché la posta in gioco non era ancora stata stabilita. Adesso hanno capito che in realtà non ce n’è mai stata una, non occorre: non hanno più bisogno di calcolare, di giocare a carte coperte. 
- Buoni propositi per l’anno nuovo?
- Non è un po’ presto per questa domanda?
- Sai che sono una organizzata.
Draco ridacchia. Quello sbaffo di panna sul suo labbro superiore lo attira, vorrebbe portarlo via con un bacio, ma il pudore da adulto serio, maturo e responsabile non lo abbandona.
- Nessuno, in realtà. Non sono uno da buoni propositi. Diciamo che mi ripropongo di proseguire in questa direzione: la salute c’è, mio figlio sta bene e fa quello che gli piace, il lavoro prosegue e… - ma forse non è così azzardato prenderle la mano e stringerla forte. - Non potrei chiedere di meglio.
Hermione sorride, felice. 
- I tuoi?
- Io al tuo contrario ne ho forse troppi. Dovrei ristrutturare casa, dare una mano di bianco alle pareti, sistemare il bagno del pianterreno… poi Hugo avrà i GUFO, ci sarà da prestare più attenzione, e poi vorrei iscrivermi all’Accademia…
- Ancora?
- Se davvero Kingsley vorrà propormi come successore avere una specializzazione in più non guasterà. Sarà una responsabilità enorme, dovrò essere impeccabile, pronta in tutti i sensi…
- Posso farti una domanda?
- Certo.
- Ma tu
vuoi fare il Ministro?
Hermione accenna un sorriso titubante.
- Non lo so. Da un lato mi sento lusingata, ovviamente, e so che, senza falsa modestia, ne sarei in grado meglio di tanti altri idioti, e ho sempre avuto, e sempre avrò, un peso differente dentro il Ministero che non posso ignorare… Ma ammetto di essere così stanca, così stanca… Sono anni che lotto, che combatto, in casa e al lavoro, che ingoio veleno, che mi addormento sul divano… Adesso potrei respirare un po’ di più, godermi la vita, alzarmi alle undici nel fine settimana, godermi questo… - mormora, intrecciando le dita alle sue - … senza altre preoccupazioni. Non lo so. Sono stanca e allo stesso tempo il senso del dovere mi chiama e non riesco a fare finta di niente.
Draco annuisce. Sarà sempre una Grifondoro e lui non riuscirà mai a capirla in tutto e per tutto, a capire cosa la frena dal mandare tutto quell’ammasso di burocrati falsi e corrotti a quel paese, di far crollare il tempio se non riescono a reggerselo da soli, di vivere per se stessa e basta. È indipendente, benestante, ha due figli sani e ancora tanti anni davanti, la società è un elemento accessorio in cui Draco è costretto a vivere ma che non gli è mai interessato. Ma d’altronde per i grandi amori della sua vita funziona così: non li comprende fino in fondo, ma non potrebbe immaginare la sua esistenza senza di loro. Forse è proprio questo che glieli fa amare così tanto.
Sorride e le accarezza il polso.
- Hai tempo per pensarci. Deciderai quando ti troverai nelle condizioni di farlo.
- Giusto. Adesso mi voglio godere il pomeriggio senza pensare a niente.
Salutano il signor Charles ed escono dal bar. La neve ha iniziato a cadere, lenta ma fitta. A Hermione è rimasto l’angolo destro della bocca sporco di cioccolato e Draco non riesce a resistere; lei fa finta di scostarsi, ridendo, ma lui non demorde. Si ritrovano a inseguirsi come due ragazzini sciocchi, a rubarsi baci che sanno di cacao, a urtare le borse degli acquisti contro i muri, a inciampare nei propri stessi passi, incuranti della gente, degli sguardi, dei giudizi, di tutto quello che non sia loro due.
In passato è stato troppo drastico: non è vero che c’è un limite d’età per vivere la pienezza dell’amore.

Quella tacca dal suo bastone dei rimpianti si può anche cancellare.

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Aaaaaah, aiut. È stata una cosa cervellotica, complicata e contorta, lo ammetto. Però mi è piaciuto da morire scriverla. Grazie a tutt* coloro che hanno letto, seguito, preferito a commentato. EFP si conferma un'isola felice dove è davvero bello stare. See you soon folks! :)

  
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