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Autore: angel_deux    09/10/2020    3 recensioni
Brienne partorì lo stesso giorno che riportò Sansa Stark alla sua famiglia.
Sua figlia arrivò alle prime ore del mattino, quando la nebbiolina illuminata dal sole ancora ricopriva il campo fuori dalla fattoria dove la ragazza era riuscita a persuaderla a fermarsi per la notte. 
Sansa era ancora una bambina sotto molti punti di vista, anche se i suoi occhi infossati sembravano più accorti di quanto sarebbero dovuti essere. Eppure, quando aveva notato il ventre gonfio di Brienne sotto la sua casacca dopo che erano state colte alla sprovvista da un temporale, si era mostrata più adulta di quanto l’altra donna si aspettasse.
What if? che si colloca tra la terza e la quarta stagione, dove il piano di uccidere gli Stark alle Nozze Rosse è fallito, Jaime e Brienne sono stati a letto insieme mentre lei si trovava ancora ad Approdo del Re e quest’ultima deve trovare un modo per riportare Sansa a Delta delle Acque durante la sua gravidanza.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Catelyn Tully, Jaime Lannister, Robb Stark, Sansa Stark
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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DELIVERER


 
A Chiara per il suo compleanno




Brienne partorì lo stesso giorno che riportò Sansa Stark alla sua famiglia.
Sua figlia arrivò alle prime ore del mattino, quando la nebbiolina illuminata dal sole ancora ricopriva il campo fuori dalla fattoria dove la ragazza era riuscita a persuaderla a fermarsi per la notte. Il travaglio durò fino all’alba. Per tutto il tempo morse con i denti una striscia di pelle per rimanere in silenzio, stringendo la mano dell’altra quando questo non bastò più.
Sansa era ancora una bambina sotto molti punti di vista, anche se i suoi occhi infossati sembravano più accorti di quanto sarebbero dovuti essere. Eppure, quando aveva notato il ventre gonfio di Brienne sotto la sua casacca dopo che erano state colte alla sprovvista da un temporale, si era mostrata più adulta di quanto l’altra donna si aspettasse.
“Ho fatto delle domande,” rispose, mettendosi sulla difensiva, una volta che Brienne si chiese ad alta voce come una ragazza ancora così giovane sapesse così tante cose sul parto. “Volevo sapere che cosa aspettarmi.”
Sembrava che ci fosse una domanda nascosta in quella frase, forse un osservazione accusatoria: perché tu non l’hai fatto? Brienne non sapeva proprio come spiegarle che nella vita raramente le cose vanno come si erano immaginate.
Era certa che la propria septa l’avesse istruita in modo da poter affrontare il mondo nel miglior modo possibile. Le era sembrata crudele, Roelle, ma l’aveva preparata per il destino che chiunque avrebbe immaginato per lei: un marito insensibile, un matrimonio senza amore e molti doveri da compiere. Sempre doveri. Non era colpa di Septa Roelle se il destino aveva avuto altri piani per lei. Era colpa sua, o degli dei, o di qualunque follia avesse avuto la meglio su Jaime quella notte ad Approdo del Re, che lo aveva condotto nella sua stanza, lo aveva spinto a baciarla e poi portarla a letto. Septa Roelle l’aveva preparata per un mondo in cui nessun uomo l’avrebbe mai voluta. Non avrebbe mai potuto immaginare che un uomo l’avrebbe potuta desiderare, anche solo per un tempo limitato.
Quando sua figlia nacque, era certa di chi fosse suo padre. Gli occhi della bambina erano blu, non verdi, e il suo naso assomigliava notevolmente a quello del nonno, ma a parte questo… la sua pelle non era pallida come la propria e aveva dei ciuffi di ricci dorati, persino in quel momento subito dopo la sua nascita, in cui erano ancora arruffati e appiccicosi. Era una bambina bellissima. Sapeva di essere esausta e di guardarla con gli occhi amorevoli di una made, ma nessuno avrebbe potuto dissentire.
Fu Sansa ad avvolgere la sua bambina in una coperta. Sussurrò parole dolci alla bimba e, con enorme sorpresa da parte dell’altra donna, si accoccolò con la piccola tra le braccia di Brienne, in modo che entrambe fossero in grado di stringere insieme quel fagotto.
Il dolore del parto sembrava ormai passato e Brienne sentì il suo corpo andare alla deriva, ma questo la spaventò. Si ricordò di sua madre, pallida e senza fiato sul letto del parto. Suo padre stava piangendo, ma aveva cercato di nasconderlo. I due fagotti tra le braccia di sua madre non si erano mai mossi e, anche se era ancora piccola, si era subito resa conto che fosse meglio non chiedere nulla dei bambini che era così eccitata d’incontrare. Dopo un po’ sua madre aveva iniziato a parlare, ma si erano trattate solo di parole vaghe e confuse che l’avevano spaventata, quindi fu portata fuori dalla stanza. In seguito suo padre le disse che sua madre si era addormentata subito dopo e non si era mai più svegliata.
Il parto era veramente qualcosa di pericoloso, qualcosa che Brienne non aveva mai pensato di dover affrontare. Si chiese se quello che stava provando fosse la stessa sensazione che aveva sentito sua madre alla fine: pace dopo un dolore così prolungato.
“Sansa,” riuscì a dire. “Dobbiamo andare. Dobbiamo riprendere il nostro viaggio.”
“Hai bisogno di riposare,” insistette la ragazza, ma Brienne scosse la testa.


 
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Si era presentato alla sua porta. Non era ubriaco, ma sembrava sconfortato e non del tutto in sé. In seguito, Brienne avrebbe potuto affermare che fosse brillo.
“Non riesce nemmeno a guardarmi,” le disse.
Brienne capì immediatamente a chi si stesse riferendo. Non aveva visto molte interazioni tra Jaime e sua sorella, ma era venuta a conoscenza che Cersei aveva quasi ordinato di ucciderla per avergli fatto perdere la mano. Sapeva anche che i Lannister stavano perdendo sempre più il controllo sulla situazione. Cersei, suo figlio e suo padre erano sembrati dei leoni in gabbia quando avevano scoperto che l’esercito del nord era riuscito a sopravvivere alla trappola che avevano preparato per loro alle Torri Gemelle. Gli Stark avevano fatto sposare Edmure Tully con Roslin Frey ed erano riusciti ad assorbire quel poco che restava delle forze dei Frey. Roose Bolton era morto e, per quanto sembrasse impossibile, la stessa sorte era toccata anche a Walder Frey. Tywin Lannister aveva fallito e ormai aveva iniziato a circolare la voce di un esercito che andava sempre più ad espandersi al di là del mare. Ogni giorno il controllo della famiglia Lannister sul paese sembrava diminuire.
Brienne si era considerata fortunata ad essere riuscita a sfuggire all’ira di Cersei a causa della mano che Jaime aveva perso, ma le dava fastidio che l’uomo l’avesse evitata da allora. Si era schierato apparentemente con sua sorella, anche se quest’ultima non si degnava nemmeno di guardarlo. Le aveva promesso che l’avrebbe aiutata a riportare Sansa a casa e invece si era tenuto a debita distanza.
“È un momento difficile per lei,” rispose diplomaticamente Brienne, osservando attentamente Jaime mentre camminava avanti e indietro.
“Un momento difficile per lei? Sono io quello che ha perso una mano. Mi guarda come se le avessi tagliato la sua.”
“Beh,” iniziò a dire Brienne, ma non terminò la frase.
Si rese conto di non essere dell’umore giusto per ascoltare Jaime che si lamentava di sua sorella. L’uomo la guardò, ma non aveva proprio nessun consiglio da dargli.
“Non so che cosa mi aspettassi quando ho deciso di venire qui,” disse improvvisamente lui ridendo, anche se l’espressione sul suo viso divenne allo stesso tempo più triste. “Forse un po’ di comprensione da parte tua.”
Comprensione?” ripeté lei.
“Un orecchio comprensivo che, almeno, avrebbe potuto ascoltare i miei problemi.”
“Mi spiace che tua sorella non voglia scoparti.”
Jaime scoppiò nuovamente a ridere, ma questa volta ancora più forte. Il sorriso sul suo volto era dolce e ricordò a Brienne il motivo per il quale le piaceva, per quanto si fosse comportato in modo odioso ultimamente.
“Grazie,” rispose lui con una certa opulenza, chinando la testa in una sorta d’inchino galante e portandosi il moncherino bendato al petto.
Brienne non riuscì mai a capire come fossero riusciti a passare da quella conversazione all’atto che portò al concepimento di sua figlia. Jaime ordinò che gli fosse portato del vino, ma non in quantità eccessiva. Lei bevve, ma non tanto da offuscare il proprio giudizio. Era stato abbastanza da renderla più spensierata, quindi aveva ridacchiato e parlato con lui come se fossero dei veri amici. Forse era stato proprio questo l’errore. Jaime era stato rifiutato e scacciato da sua sorella, in un modo molto distaccato, mentre Brienne, forse, era stata anche troppo cordiale.


 
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Riuscirono a raggiungere un compromesso. Brienne si addormentò prima di riuscire ad avere una vera discussione, ma, quando si risvegliò ore dopo, fece montare Sansa sul suo cavallo, con sua figlia stretta tra le braccia. Lei preferì camminare, aggrappandosi all’animale per stare in piedi, perché proprio non voleva immaginare come sarebbe stato cavalcare nelle sue condizioni. La ragazza la spronò ad andare avanti parlando incessantemente, diventando sempre più disperata più il tempo passava.
Brienne non si era mai sentita così stanca.
Immaginò di essere stata fortunata perché la sua gravidanza era stata molto tranquilla. Sansa le aveva spesso raccontato di come lo stomaco di Lady Catelyn fosse diventato molto prominente quando aspettava Rickon, tanto da dover rimanere a letto per settimane prima del parto. La pancia di Brienne era cresciuta, gonfiandosi in un modo scioccante per lei, ma almeno aveva potuto continuare a vestirsi con gli abiti che aveva sempre indossato e non aveva mai adottato la camminata ondeggiante che Sansa ricordava aver assunto sua madre.
La ragazza le assicurò che era stato un parto abbastanza veloce. Brienne fu dello stesso parere, soprattutto perché era sopravvissuta e perché era stata subito in grado di tornare a camminare velocemente, anche se si sentiva ancora debole e continuava a sanguinare.
Il sole era appena tramontato quando videro delle luci tra gli alberi. Delta delle Acque. Brienne ne era certa. Incoraggiò Sansa ad andare avanti con il cavallo, rendendosi conto di non riuscire a proseguire. La ragazza se ne andò, portando con sé la bambina, quindi si accasciò contro un albero e non riaprì gli occhi fino a quando non sentì degli zoccoli avvicinarsi. Si trattava di Sansa, con suo fratello il re che le cavalcava davanti.
“È lei!” gridò la giovane, balzando giù dalla sella per aiutarla a rialzarsi.
Il Re del Nord si unì a sua sorella e sussurrò dei “grazie, grazie” tra i capelli di Brienne mentre l’abbracciava, sostenendola per farla reggere in piedi.
Era l’esatto opposto di quello che Brienne si era immaginata accadesse.


 
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In seguito Brienne non avrebbe saputo spiegare perché fosse successo, ma in quel momento era l’unica cosa che avesse senso. Jaime l’aveva sorpresa con un bacio, chinandosi sul tavolino intorno al quale si erano accomodati. Erano entrambi troppo alti per starsene seduti lì e le loro gambe continuavano a urtare l’una contro l’altra. Quando lui la baciò, rimase così sorpresa dal gesto da andare a sbattere con il ginocchio contro la parte inferiore del mobile. Jaime ridacchiò, allontanandosi.
“Mi dispiace,” le disse.
“Allora perché lo hai fatto?” chiese lei.
“Non sono dispiaciuto per quello, ma perché ti sei fatta male al ginocchio.”
“Ma… perché?”
“Perché no?”
“Non sono tua sorella.”
“No,” rispose Jaime, lasciandosi sfuggire una risata. “Ne sono più che consapevole ed è proprio per questo che è quello di cui ho bisogno in questo momento.”
Bisogno. Per qualche ragione, a Brienne quella parola piaceva. Bisogno. Sapeva che si trattasse di qualcosa di fugace e comunque non era affatto un bisogno. Si trattava di desiderio, ma l’uomo lo aveva saputo dire in modo così accurato da far sembrare che fosse qualcosa sulla quale stava facendo affidamento. A Brienne piaceva essere una persona di cui gli altri si fidavano, su cui potevano fare affidamento. Le piaceva essere una persona della quale gli altri avevano bisogno. Davvero in pochi avevano avuto bisogno di lei in passato e, da una parte, era ansiosa di dargli quello che voleva solamente perché aveva detto quella parola. Bisogno.
Quando Jaime si chinò e la baciò nuovamente, ricambiò. Era incerta e goffa, ma non sapeva fare di meglio. Non passò molto tempo prima che lui la tirasse per farla alzare dalla sedia. Non sembrò importargli che lei si trovasse sopra di lui. Non sembrò importargli che lei non fosse delicata, come sua sorella, o bella, come sua sorella. La baciò famelicamente. Si trattava di una parola che lei non era mai riuscita in precedenza a comprendere, ma non trovò nessun altro aggettivo per descriverlo. Famelico. Si ritrovò con la schiena contro il letto prima di potersi meravigliare di non essere mai stata baciata prima.
Jaime cercò di toglierle i vestiti, ma ebbe qualche problema a slacciare i suoi lacci. Vedendolo così imbarazzato, lo aiutò. Forse questo lo imbarazzò ancora di più, ma sembrò dimenticalo quando lei lo afferrò per la cintura dei pantaloni e li abbassò. Forse era fame quello che lei stava provando. Forse si trattava di bisogno. Soprattutto, aveva paura che quel momento finisse, che uno di loro o entrambi tornassero presto in sé.
La stanza era buia e questo la rese molto felice, anche se Jaime imprecò quando lei spense un’altra candela, rendendola ancora più oscura. L’uomo cercò di riaccenderla, ma lei lo baciò fino a farlo desistere e poter così continuare a fingere. Non era certa di che cosa stesse fingendo. Se avesse mai baciato qualcun altro prima, era sicura di stare immaginando tutto quanto. Forse fingeva di essere cambiata.
Il corpo di Jaime era sopra di lei e ben prestò iniziò a baciarle la pelle del collo, tra i seni e dello stomaco. Non capiva del tutto che cosa stesse accadendo, ma rimase sorpresa quando la bocca dell’uomo incontrò il punto in mezzo alle sue cosce, facendole venire voglia di gridare. Cercò di rimanere in silenzio premendo il dorso della mano contro la propria bocca e le strinse con una tale forza che la mattina seguente si rese conto che erano rimaste le impronte dei denti.
Jaime parlò diverse volte. Era divertito o forse stupito quando si rese conto di star facendo qualcosa per lei che nessuno aveva mai fatto prima. Sembrò anche piuttosto compiaciuto e spiegò di non aver nemmeno bisogno di una seconda mano con una lingua talentuosa come la sua. Brienne si chiese se avesse dovuto essere imbarazzata per come stava rispondendo alle sue attenzioni, ma non poteva proprio farne a meno.
Septa Roelle le aveva detto che sarebbe stato doloroso quando un uomo sarebbe entrato dentro di lei per la prima volta, ma non fu per nulla così terribile. Provò un po’ di disagio, ma legato solamente alla novità.
Jaime si trovava sopra di lei e le sue parole erano passate dal compiacimento alla dolcezza e lei riuscì a stento a stargli dietro anche così. Dopo un po’, il braccio di lui cedette, facendolo praticamente cadere su di lei, cosa che fece scoppiare a ridere entrambi.
Brienne riuscì a sentire il calore contro la propria pelle quando raggiunse l’apice del piacere.
Quando tutto finì, Jaime le sembrò incerto, in un modo che certamente non era sembrato quando era stato dentro di lei.
“Stai bene?” le chiese.
“Sì,” rispose. “È stato… sì.”
Jaime la baciò nuovamente, premendo in modo deciso le labbra contro le sue. Le sembrò che l’uomo stesse mormorando delle parole, come se avesse pensato a qualcosa da dirle, ma, mentre aveva iniziato a parlare, avesse cambiato idea. Brienne si rese conto di fissarlo, mentre la luce della luna che filtrava dalle tende lo illuminava. La sua vista sembrava essersi ormai adattata a quell’oscurità e gli occhi di lui sembravano brillare, come se una creatura fatta d’ombra fosse entrata di nascosto nella sua stanza. Jaime le sorrise e lei ricambiò, chiedendosi che cosa vedesse mentre la guardava illuminata da quella luce.


 
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Al mattino, Brienne si svegliò sentendosi riposata. Lady Catelyn sedeva al suo capezzale, con la piccola stretta tra le braccia. Quando vide la sua signora, scoppiò quasi a piangere come fosse stata una bambina lei stessa. Vi era una nuova cicatrice sul collo di Lady Catelyn, ma era l’unico segno visibile del massacro che era quasi avvenuto alle Torri Gemelle. La stava guardando, sorridendo, e non poté fare a meno di chiedersi come riuscisse a farlo. Stringeva tra le braccia la prova del suo fallimento e ancora le sorrideva.
“Mi dispiace,” disse. “Non sono riuscita a trovare Arya.”
“Non devi chiedere scusa,” rispose Lady Catelyn. “Sono io che ti ho mandato là fuori da sola. Sono io quella che…” smise di parlare e abbassò lo sguardo sulla bambina.
Brienne capì immediatamente che cosa volesse dirle, quindi cercò di mettersi a sedere, lottando contro la stanchezza che minacciava di trascinarla nuovamente sotto le coperte.
“Lady Catelyn, non devi preoccuparti,” spiegò. “Io… si è trattato di un mio errore. Lo ammetto. Ma non si è trattato… di qualunque cosa tu stia pensando. Non… non sono stata costretta con la forza.”
Il sollievo che l’altra donna provò in quel momento fu evidente e, sporgendosi sopra il letto, strinse con un braccio Brienne in un forte abbraccio, mentre con l’altro continuava a reggere la piccola.
Brienne scoppiò a piangere, forse per la prima volta da quando si era svegliata e si era resa conto che Jaime non si trovava più nella sua camera.
“Le hai dato un nome?” chiese Catelyn.
“Sì,” rispose, annuendo. “Se la cosa ti fa piacere.”


 
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Al mattino Jaime non c’era più. Brienne se l’era aspettato, eppure pianse comunque. Quelle lacrime la sorpresero.
Quando si rividero, si trovavano nella sala del trono per qualche funzione di corte a cui era stata costretta a partecipare. Lui le parlò come se nulla fosse successo e lei decise di non menzionare la loro notte insieme.
Aveva sempre saputo che non sarebbe mai stato suo, ma quella sera aveva comunque deciso di continuare a baciarlo. Non doveva sentirsi così amareggiata.
Sapere che fosse solamente una sciocchezza non le impedì di sentirsi comunque così, quindi decise di non pensarci più. Cercando di evitarlo, concentrò tutte le sue energie per trovare un modo per riportare Sansa da sua madre. Fece amicizia con il fratello di Jaime, che non era gentile come quest’ultimo l’aveva descritto, ma almeno non voleva che la giovane Stark rimanesse nella capitale tanto quanto lei. Jaime aveva chiesto a Tyrion di essere cauto, ma mai a Brienne. Qualche volta lui la guardava, soprattutto se erano costretti a interagire, ma si trovava sempre in compagnia del resto della sua famiglia e raramente le rivolgeva la parola.
La prima cosa che Brienne notò fu il suo stomaco. Vi era una morbidezza che non aveva mai sentito prima. Non le ci volle molto tempo prima di rendersi conto di cosa fosse successo. Pensò di raccontare tutto a Jaime, ma aveva paura che, se lui o suo padre avessero scoperto che aspettava un bambino, non le sarebbe mai stato permesso di andarsene. Tywin li avrebbe costretti a sposarsi e lei sarebbe dovuta rimanere lì e partorire in quel luogo, mentre Jaime avrebbe continuato a struggersi perché sua sorella e il resto della sua famiglia non smettevano di abusare del loro potere per i propri scopi. No, aveva deciso che suo figlio non avrebbe mai fatto parte di quel mondo. Invece andò da Tyrion e gli spiegò che aveva bisogno di portare Sansa fuori dalla città prima di quanto pensasse. Non gli disse mai di essere incinta, ma, quando in seguito ripensò a quegli eventi, era più che sicura che lui lo sapesse.
I fratelli Tyrell furono le persone che la sorpresero maggiormente. Margaery avrebbe dovuto sposare Joffrey, ma questo non l’aveva impedito di convincere Sansa a fidarsi del loro piano e Loras fu la persona che si era assunta il compito di farla allontanare la sera che avrebbero dovuto scappare, con la scusa di scortarla da sua sorella per cenare insieme e conversare. Brienne non era più la ragazza che aveva amaramente pianto la notte prima del matrimonio di Renly e Margaery ed ora era semplicemente grada di qualsiasi aiuto i due fratelli potessero offrirle.
La notte prima della loro partenza andò a trovare Jaime nella Torre delle Spade Bianche per l’ultima volta. Il matrimonio di Joffrey era fissato per qualche giorno dopo e Brienne sapeva che sarebbe stata lontana per allora, ma andare via senza salutarlo le sembrava…
Per incontrarlo aveva deciso di indossare una casacca molto ampia e i pantaloni. La sua pancia non aveva ancora iniziato a crescere molto, ma, ovviamente, si sentiva già enorme. Fu sollevata nel costatare che lui non se ne accorse.
“Devo portare Lady Sansa via prima del matrimonio,” gli spiegò.
“Non sarà semplice,” rispose lui piano, in un modo che la infastidì. “Mio padre e mia sorella ci stanno tenendo d’occhio attentamente. Se tu…”
“Non hai mai avuto intenzione di lasciarla andare, vero?”
“Cersei?”
“Sansa.” Sembrò sorpreso per il suo sdegno. Ferito. Brienne non poteva lasciare che questo l’influenzasse. Non riusciva a ricordare come si era sentita quando lui l’aveva toccata. “Trovi mille scuse per non aiutarmi. Ogni volta.”
“Non sono scuse. È una situazione difficile.”
No, la situazione difficile era quella nella quale si ritrovava lei. Improvvisamente sentì la rabbia crescere dentro di sé. Era stato davvero irresponsabile da parte di Jaime recarsi nella sua stanza e baciarla, sapendo che nessuno lo aveva mai fatto prima. Avrebbe dovuto sapere che si sarebbe comportata in modo avventato e gli avrebbe permesso di farle tutto ciò che voleva, perché era stata così poco amata nella vita che, anche se lei non fosse stata già innamorata di lui, sarebbe stata comunque curiosa di sapere che cosa si provasse. In quel momento Jaime si era sentito triste e solo ed era andato dall’unica persona che conosceva che probabilmente era più triste e sola di lui. Come aveva osato?
“Allora perdonami,” rispose Brienne. Poteva sentire il gelo nelle sue parole. L’avrebbe desiderata ancora, anche se era fredda come sua sorella? Anche se era crudele come sua sorella? “Per averti messo in una posizione così difficile.”
“Brienne…”
Jaime cercò di superare il tavolo per raggiungerla, ma lei fece con fermezza un passo indietro.
“Avrei dovuto sapere che era meglio non fare affidamento su uno spergiuro per mantenere una promessa.”
Quelle parole riuscirono a fermare l’avanzamento dell’uomo abbastanza a lungo da darle il tempo di lasciare la stanza e tornare nella propria camera per preparare le sue cose.
Jaime non provò nemmeno a seguirla.


 
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Sembrava quasi troppo bello per essere vero. Robb Stark non l’aveva imprigionata né giustiziata per il ruolo che aveva avuto nella liberazione di Jaime. Invece la ringraziò.
In quel momento l’uomo stava stringendo la piccola Catelyn tra le braccia e scherzava sul fatto che, crescendo, sarebbe diventata una grande amica di suo figlio, Eddard.
“Lei è una bastarda,” gli ricordò Brienne.
Non voleva sembrare distaccata, ma solo realistica. Non poteva permettersi di dimenticare la realtà che lei e sua figlia dovevano quotidianamente affrontare.
“Non è una bastarda,” rispose con tranquillità Robb, cercando lo sguardo della donna, anche se lei stava cercando in tutti i modi di evitarlo. “È una Tarth.”
“Sua grazia…”
“È una Tarth,” ripeté lui.
Forse anche l’uomo sapeva qualcosa, come sicuramente Lady Catelyn. Come sicuramente Lady Sansa. Ma il re la guardò comunque con gentilezza e lei annuì. Quindi la bambina venne chiamata ufficialmente Catelyn Tarth.
Lady Catelyn e la regina Talisa aiutarono Brienne mentre cercava di recuperare le forze. Talisa fu gentile e generosa con lei per tutto il tempo, diversamente da come aveva sempre pensato si comportasse una regina. Lei e Lady Catelyn le riportavano tutte le notizie che provenivano da Approdo del Re. Joffrey era morto durante il suo matrimonio e Lord Tyrion era stato arrestato per il suo omicidio. Poi arrivarono altre notizie: Oberyn Martell era morto, Gregor Clegane era morto, Tywin Lannister era morto e Tyrion Lannister era scappato. Le settimane passarono e ogni corvo che arrivava dalla capitale sembrava portare altre terribili notizie.
Come sta Jaime? avrebbe voluto chiedere qualche volta, ma non lo fece mai.


 
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Jaime le vide sulla barca. Stava correndo verso il molo, con la spada che pendeva al suo fianco. Brienne si chiese se l’avrebbe costretta a combattere contro di lui, ma decise di non volerlo scoprire. Si abbassò e si allontanò dal pontile di legno, facendo prendere il largo alla loro piccola imbarcazione. Margaery non doveva esser riuscita a coprire la loro partenza. Avrebbero dovuto muoversi velocemente una volta giunte alla sponda opposta.
Afferrò i remi.
“Sta arrivando,” sussurrò Sansa alle sue spalle. “Ci ha viste.”
Brienne non lo aspettò. Utilizzando tutte le forze che aveva in corpo, si allontanarono dal molo.
“Che cosa stai facendo, incosciente?” le gridò dietro Jaime, ma ormai erano troppo lontane per essere raggiunte e l’uomo era da solo.
Brienne si alzò e si voltò per guardarlo, riuscendo a intravvedere una parte del suo viso. Le tornò in mente quella notte, in cui solo uno spiraglio di luce lunare lo illuminava, lasciando tutto il resto nell’ombra. L’uomo stava ansimando per la corsa.
“Non mi avresti mai aiutata,” rispose lei con tono accusatorio. “Sto cercando di mantenere i miei giuramenti.”
Brienne, per favore,” sibilò l’uomo.
Si udì immediatamente un secondo sibilo, seguito da un altro suono, e qualcosa andò a sbattere contro la schiena di Brienne, appena sotto la spalla. La donna iniziò ad ansimare. Sansa urlò e la fece abbassare. La giovane cercò di prendere i remi, ma Brienne la precedette.
Un’altra freccia venne scoccata. Jaime gridò alle guardie di fermarsi.
Non provando ancora dolore, la donna decise di remare il più velocemente possibile finché avrebbe potuto, in modo da poter arrivare il più lontano possibile prima di fermarsi.
Sansa portò la mano sulla sua schiena e le premette contro la ferita, mentre lei continuava a remare, senza mai guardarsi indietro.

 

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La notizia arrivò dal fronte: una delegazione dei Lannister desiderava un incontro per discutere i termini di pace a nome di re Tommen. Lady Catelyn era fermamente contraria, ma Robb chiamò Brienne nel suo solario in modo da decidere il da farsi.
“Hai riportato lo Sterminatore di Re ad Approdo del Re,” disse. Il Pesce Nero grugnì infastidito, Lady Catelyn sembrò contrariata dal fatto che suo figlio avesse tirato fuori quella questione e un sorriso di incoraggiamento comparve sul volto di Talisa, ma Robb non fece nulla. Spostò gli occhi su Brienne e la fissò, aggiungendo: “Hai detto che stava cercando di aiutarti a far tornare mia sorella da me.”
“Sì, è vero.”
Non importava cos’altro fosse successo, ma Jaime ci aveva provato. Forse non abbastanza, ma lei sapeva che avrebbe voluto farlo.
“Eppure, quando siete scappate, è stato l’altro fratello ad aiutarvi.”
“Insieme ai Tyrell, sì. A nessuno piaceva come veniva trattata Lady Sansa, ma Ser Jaime e i Tyrell stavano cercando di evitare di scontrarsi con Lord Tywin. Lord Tyrion… apparentemente era meno preoccupato di loro dell’opinione di suo padre.”
“Sì, apparentemente,” sottolineò il Pesce Nero.
“E i Tyrell? Pensi che loro vogliano la pace?” chiese Robb.
“Non fingo di sapere che cosa vogliano. Lady Margaery è sempre stata gentile con me e mi ha confidato che odiava vedere il modo come Lady Sansa stava soffrendo. Questo è tutto quello che posso dire.”
“I Tyrell vorranno il potere,” spiegò Lady Catelyn. “Cosa che hanno ora che Margaery è sposata con Tommen. Quanto questo durerà… non credo che possono saperlo. Tutto dipende da Cersei Lannister.”
“Potrebbe essersi resa conto di trovarsi in una posizione precaria,”ipotizzò il Pesce Nero. “Forse è questo il motivo per il quale vuole incontrarci. Ha bisogno di alleati.”
“Hanno cercato di ucciderci, Robb,” ricordò Lady Catelyn. “Non lasciare che abbiano una seconda possibilità per farlo.”


 
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Quando raggiunsero la riva, Brienne permise a Sansa di fasciarle la spalla. All’inizio la giovane sembrò schifata nel vedere tutto quel sangue, ma quella sensazione durò poco. Aveva le mani ferme e Brienne la ringraziò ed elogiò, fino a quando un po’ di colore non tornò sulle guance della ragazza.
Acquistarono un cavallo da un locandiere con più della metà delle monete d’oro che era state lasciate sul fondo della barca da qualcuno — probabilmente Tyrion — e si allontanarono in fretta. La spalla di Brienne pulsava per il dolore e il suo ventre si gonfiava più a lungo cavalcavano, ma non rallentò né si fermò per nessuna ragione. Se fosse stata riportata viva ad Approdo del Re, avrebbero scoperto del bambino. Se fosse stata ricondotta alla capitale morta, Lady Sansa sarebbe rimasta intrappolata per sempre lì. Questa era la loro unica possibilità di fuga.
Il più delle volte dormivano in fienili vuoti o nascoste in folti cespugli perché era troppo rischioso cercare una stanza in una locanda, anche se a volte erano troppo stanche per pensare troppo alla loro sicurezza.
Una notte scoppiò un violento temporale, quindi raccolsero le loro cose ormai bagnate di pioggia e riuscirono a trovare una locanda con ancora una camera libera. Alla luce del fuoco, Sansa notò il modo in cui la casacca di Brienne le aderiva alla pancia e il suo segreto venne scoperto. La giovane fece diverse domande che avrebbe potuto chiedere qualcuno molto più giovane di lei. Desiderava sapere se il padre del bambino fosse l’uomo che amava. Brienne rispose di sì, anche se odiava ammetterlo, senza però mai rivelarle il suo nome. Non voleva che l’altra sapesse che si trattasse di Jaime, ma neanche che credesse che le fosse stata fatta violenza.
“Perché non me l’hai detto?” chiese Sansa. “Avremmo potuto portarlo con noi.”
“Non sarebbe voluto venire,” rispose Brienne, sussurrando nello stretto spazio che condividevano nel letto.
Si chiese chi Sansa pensasse che fosse. Forse qualche stalliere, grande, con delle mani simili a delle pale e un mento nascosto da una folta barba castana. Sì, quello era il tipo di uomo che avrebbe rifilato un figlio bastardo a una donna come lei. Non Ser Jaime, un cavaliere bello e crudele e che provava un amore insano per sua sorella.


 
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Ser Jaime arrivò a Delta delle Acque una luna dopo la nascita di Catelyn. Vi fu veramente poco preavviso per Brienne, che trascorreva la maggior parte delle sue giornate con Lady Catelyn e Lady Sansa. Diceva che lo faceva per proteggerle, anche se sembrava più che le seguisse senza una vera meta. Aveva persino iniziato a pensare di tornare a casa, a Tarth. Suo padre avrebbe potuto incontrare sua figlia e, visto che Catelyn era stata legittimata, forse non avrebbe dovuto preoccuparsi per la sua reazione. Le avrebbe fatto delle domande, ma aveva tutto il tempo per pensare a come rispondergli. Sarebbe stato bello tornare nuovamente sull’isola, dove finalmente avrebbe potuto avere un qualche scopo.
Poi lo scudiero del re entrò nella stanza e le disse che era richiesta al cancello. Si recò lì, dove Robb e il Pesce Nero la stavano aspettando.
“Dei rappresentanti dei Lannister,” le spiegò il più giovane tra i due. “Sono qui per negoziare i termini della pace per conto di re Tommen.”
“Oh,” rispose Brienne.
Voleva fingere di non aver idea del motivo per il quale era stata convocata, ma il suo stomaco tremò comunque. Si trattò di una debolezza che era felice che il re non riuscisse a vedere, anche se non poteva fare a meno di chiedere se lo avesse fatto. Si chiese che cosa avesse intuito Lady Catelyn, cosa Lady Sansa avesse detto e che cosa pensasse Robb Stark.
“Lo Sterminatore di Re ha inviato un messaggero per annunciare il suo arrivo. Ha chiesto di te. Ho risposto che saresti stata presente all’incontro.”
“Sì,” rispose Brienne. “Va bene.”
Non aveva tempo per preoccuparsi. Non aveva tempo per prepararsi. Pensò a sua figlia, al sicuro nel castello insieme a Talisa, Sansa e Lady Catelyn. Jaime non aveva bisogno di sapere della sua esistenza. Nessuno ne avrebbe fatto parola, di questo ne era sicura. Non aveva bisogno di sapere nulla.
I tre si incamminarono insieme per raggiungere la delegazione dei Lannister sul ponte, ma Jaime cavalcava da solo. Il suo aspetto era straordinario con quell’armatura, anche se sembrava pallido e dimagrito. La guardò immediatamente negli occhi, ma distolse subito lo sguardo, facendola sentire sollevata.
Brienne osservò il ponte, dove, dall’altro lato, vi erano degli uomini in attesa. Le era più facile guardare loro e fingere di essere in allerta che Jaime da così vicino.
Lui e Robb parlarono molto più cordialmente dall’ultima volta, quando era stato prigioniero degli Stark e dei Tully. Fu veramente felice di sentire una nota di divertimento nella voce di Jaime, sebbene sembrasse comunque teso e diffidente. Riuscì a vedere spesso che lui la guardava con la coda dell’occhio, rendendosi presto conto che anche lei si sentiva agitata.
“Perché sei qui?” chiese in fine Robb. “Cerchiamo di delineare i termini di quest’accordo e facciamola finita.”
“Il re desidera che ci sia la pace.”
“Il re è praticamente ancora un bambino. Se c’è qualcuno che vuole la pace…” fece notare Robb, facendo scoppiare a ridere Jaime.
Si trattava di un suono aspro, più simile ad un latrato.
“Credi che sia stata mia sorella ad inviarmi per negoziare la pace? Lei voleva la tua testa, quella di tua madre e quella di tua sorella. Adesso sono i Tyrell ad avere una certa influenza su Tommen.”
“Quindi sono i Tyrell a volere la pace.”
“È qualsiasi uomo sano di mente nei Sette Regni a volere la pace. È già durata abbastanza.”
“Facile da dire per un uomo schierato dalla parte dei perdenti.”
“Non hai ancora saccheggiato Approdo del Re e non lo farai mai, almeno fino a quando i Tyrell la governeranno insieme a noi. E lo faranno, almeno fino a quando Tommen continuerà ad essere una marionetta nelle loro mani.”
Brienne lanciò un’occhiata in direzione di Jaime, sentendo l’amarezza nella sua voce. Che cos’era successo ad Approdo del Re da quando se n’era andata? Una parte di lei non voleva saperlo. Una parte di lei non se ne curava. Ma Jaime voleva molto bene a Tommen. Lo ricordava bene. Ricordava il modo con cui parlava del bambino e del suo amore per i gattini. Sembrava che continuasse a pensarci, ogni volta che lo menzionava. Sembrava così strano che qualcuno di così gentile fosse nato da lui e Cersei. Ora, dopo tutti i mesi che erano trascorsi dall’ultima volta che si erano visti, dall’espressione dipinta sul volto dell’uomo dava l’impressione che fosse davvero giù di morale.
“I termini per la pace,” disse Robb.
Jaime annuì.
Brienne sapeva poco in materia di guerre e ancora di meno delle motivazioni per le quali si dovesse combattere, ma le condizioni di pace erano generose: un nord indipendente e con un forte accordo commerciale, molto simile a quello che Dorne aveva con il resto di Westeros. Robb non era più un bambino e sapeva nascondere la sua contentezza, ma lei sapeva che era così.
“E mia sorella?” chiese il giovane Stark una volta che tutti i termini furono elencati.
L’espressione dipinta sul volto di Jaime era impossibile da leggere.
“Lady Brienne si trova dietro di te. So per certo che non sarebbe mai arrivata qui senza Sansa.”
“Arya,” rispose Robb, facendo sussultare l’altro uomo.
“Non è stata più vista ad Approdo del Re da prima della morte di tuo padre. Mi dispiace. Mio padre e mia sorella hanno sempre cercato di nascondere che fosse scomparsa, ma, in verità, non l’hanno mai avuta in pugno. Dovrete accontentarvi di Sansa, grazie a Lady Brienne.”
“Credimi, siamo ben consapevoli del ruolo che Brienne ha svolto e che cosa ha sacrificato per riportare mia sorella da noi,” ribatté Robb.
La guardò mentre diceva quelle parole e le sorride in modo incoraggiante, cosa che, conoscendola abbastanza bene, l’aveva fatta arrossire. Jaime la guardò apertamente, senza dover più fingere di farlo. Brienne incontrò i suoi occhi e vide troppo al loro interno. Preferiva guardarlo nell’oscurità.
“Vorrei parlare con lei,” disse Jaime. “Da soli. Se per te va bene, Brienne.”
Non c’era nulla che lei desiderasse meno che parlare da sola con lui, eppure non c’era nemmeno altra cosa che bramasse di più. Quindi si ritrovò ad annuire, odiandosi per questo. Era ancora dannatamente attratta da lui. Robb incontrò i suoi occhi e non gli distolse fino a quando lei non gli fece un cenno, annuendo come risposta. Dall’inclinazione assunta dalle sue sopracciglia sembrava preoccupato.
Il Pesce Nero fu riluttante a ritirarsi completamente, quindi rimase a metà del ponte, pronto a correre in aiuto della donna nel caso ne avesse bisogno. Brienne trovò quell’idea alquanto ridicola. Con una mano sola, Jaime non era assolutamente un’ostacolo per lei, cosa che anche lui sapeva. Quest’ultimo, però, sembrò trovare la situazione ancora più divertente, tanto che sulla sua bocca era comparso un ghigno che lei conosceva molto bene.
“È un po’ tardi perché uno chaperon supervisioni le nostre conversazioni,” disse l’uomo quando Robb raggiunse i cancelli e il Pesce Nero fu abbastanza lontano per poter sentire la sua voce. “È bello vedere che ti permettono di mantenere ancora la testa sulle spalle dopo aver sfidato gli ordini del re.”
“Non tutti i re sono Joffrey,” osservò Brienne.
Jaime sussultò, ma lei non capì se era per quello che aveva detto o per la freddezza nella sua voce, ma ne fu comunque felice. Si rese conto che vi era una nuova fierezza dentro di sé, una specie di mimetizzazione selvaggia che era disposta ad utilizzare più di quanto non fosse mai stata in precedenza. Jaime era suo amico e l’uomo che amava, ma ora era una minaccia. Lo sapeva troppo bene per dimenticarlo.
“No,” rispose Jaime. “Fortunatamente per il bene di tutti, mio figlio minore è molto più educato.”
“E tua sorella?”
“Cerca di aggrapparsi in tutti i modi al suo effimero potere ad Approdo del Re, ma non durerà. Non importa. Non le servo più. Servo il re.”
“Hai sempre servito il re.”
“Come Guardia Reale, sì. Ma non è stato veramente così. Ho dovuto togliermi il mantello bianco dalle spalle per iniziare a fare quello che avrei sempre dovuto.”
Brienne aveva notato, ovviamente, che indossava l’armatura dell’esercito dei Lannister piuttosto di quella della Guardia Reale, ma non aveva pensato che…
“Perché?”
“Secondo te? A che cosa gli serve un Lord Comandante con una mano sola?”
“Questo non sembrava importargli prima.”
“Poi ho perso un re.”
“Non è stata colpa tua.”
“No. Non lo era. Forse, se quel ragazzo non fosse stato un tale stronzo, non avrebbe mai pagato con la sua vita, ma… la verità è che mia sorella mi voleva il più lontano possibile da Tommen. È stata una mossa calcolata da parte sua, ma ha fallito perché ora lui la vede per quella che è realmente.”
“E, esattamente, che cos’è?” chiese Brienne, non del tutto sicura di potersi fidare del fatto che l’uomo sapesse veramente che cosa fosse diventata sua sorella.
O forse, se le storie erano vere, lo era sempre stata, semplicemente era stata più brava a nasconderlo.
L’uomo le sorrise, facendo trasparire il suo dolore. Iniziò a sentirsi in colpa per la sua freddezza e lei odiava sentirsi così.
“Quando Varys mi ha detto che stavi lasciando la città insieme a Sansa, ho cercato di raggiungerti. Volevo fermati, forse, o almeno darti delle monete per il viaggio. O sarei venuto via con te. Non ne sono sicuro. Avrei dovuto sapere, però, che non ero l’unica persona a cui Varys lo aveva raccontato.” Quando si rese conto che la donna stava facendo fatica a seguirlo, aggiunse,“Lei è un mostro, Brienne. Questo lo sapevo già. Pensavo che fossimo fatti della stessa stoffa, entrambi crudeli, ma non è così. È lei che ha mandato le guardie quel giorno. Pensavo… pensavo che ti avessero uccisa.”
“Oh,” rispose lei. “Si trattava solo di una freccia. Non era sufficiente per uccidermi.”
Una strana espressione comparve sul viso di Jaime. Brienne rimase sorpresa nel vederla. Non era la prima volta che si rendeva conto che anche lui era stato protetto con lei. Una specie di spavalda curvatura delle sue spalle. Una specie di uniformità nei suoi lineamenti. Non era abituata a Jaime che si nascondeva, eppure lo stava facendo proprio in quel momento.
“No. Posso vederlo.” L’uomo cercò di sorridere, ma sembrò incerto sul da farsi. “E il bambino?”
Brienne fece un passo indietro in direzione del castello, anche se era una mossa abbasta rivelatrice che non avrebbe mai dovuto fare.
“Che cosa?” chiese.
“Sono molte cose, ma non sono cieco. Ho visto, quando ti trovavi in quella barca.” La sua mano sinistra era saldamente stretta intorno all’elsa della sua spada, come se volesse estrarla, anche se lei sapeva che non lo avrebbe mai fatto. Gli serviva solamente per rimanere immobile. Era la stessa cosa che faceva anche lei. La donna scosse la testa e l’espressione dipinta sul volto di lui andò a mille pezzi. “Mi dispiace.”
Brienne era davvero sorpresa di vederlo così devastato.
“No, non devi.” Scosse nuovamente la testa. “Comunque no. Non c’è nessun bambino. Hai visto male.”
“Stai mentendo,” rispose lui.
Era la verità, così lei scosse la testa per la terza volta.
“No. Per favore, Jaime. Non c’è nessun bambino. Non posso…” Vide il modo come lui la stava guardando, a metà tra l’interrogatorio e lo speranzoso. Percepì quella fredda fierezza avere la meglio su di lei. “Non puoi portarla via. Ti ucciderò se ci provi.”
Jaime era sempre stato un uomo espressivo. Brienne aveva trascorso molto tempo con lui all’inizio della loro conoscenza e credeva di essere ormai un’esperta  nell’interpretare il modo in cui il suo viso mutava. Piccoli e irrilevanti cambiamenti che forse le altre persone non si curavano nemmeno di notare, al contrario di lei. Riuscì a vedere come fosse colpito per la sua mancanza di fiducia e la sua intenzione di tenere la loro bambina lontana da lui. Riuscì a vedere che stava realizzando di avere una figlia, una figlia viva. Tutto questo scorreva sul viso dell’uomo come se fosse un’onda. Come le tempeste che sconvolgevano la costa di Tarth, spaventandola ed emozionandola allo stesso tempo come quando era bambina.
“Pensi che la porterei via?”
“Sì, se tua sorella l’ordinasse.”
“Andiamo, Brienne. Mi conosci meglio di così.”
Lei credeva di sì, ma scosse comunque la testa.
“Credevo di conoscerti,” rispose. “Poi però ti sei preso la mia verginità e sei scomparso, ignorandomi.”
“Te l’ho detto, mia sorella e mio padre ci tenevano attentamente sott’occhio! Se…”
“Se avessero saputo che ero incinta, ti avrebbero costretto a sposarmi e sarei rimasta intrappolata lì, con te e lei, e tu lo avresti permesso.”
L’espressione sul volto di Jaime andrò nuovamente in mille pezzi, incredulo.
“Sei così sicura,” le disse.
“Sì.”
“Ho trascorso le ultime lune facendo tutto ciò che era in mio potere per favorire la pace tra la corona e i tuoi preziosi Stark. Sono andato contro mia sorella e la mia famiglia. Non sono più l’uomo che è stato catturato al Bosco dei Sussurri. Pensavo che lo sapessi.”
“Lo pensavo anch’io.”
“Ho provato a proteggerti.”
“Ma non lo hai fatto.”
Brienne si rammaricò di quelle parole non appena lasciarono la sua bocca. Suppose di poter dare anche un senso a tutto quello che lui le stava dicendo. Poteva non significare nulla in quel momento, ma ancora ricordava il sussurro aspro della voce di lui quando erano stati a letto insieme. Il modo in cui le aveva detto che nessuno avrebbe mai dovuto saperlo. Il modo come le aveva parlato dopo, con gli occhi che brillavano e con la voce bassa e compiaciuta. Un segreto, da mantenere tra di loro. Invece lei aveva pensato che si trattasse di vergogna, della paura che Cersei, se lo avesse scoperto, sarebbe rimasta delusa da lui. Si sarebbe arrabbiata, si sarebbe sentita tradita. Non aveva mai pensato che invece volesse tenerla lontana dalle grinfie di sua sorella.
“Non l’ho fatto,” concordò Jaime.
La sua voce si era affievolita, come se tutta la convinzione che aveva in corpo lo stesse velocemente abbandonando. Abbassò lo sguardo sulla sua mano dorata e Brienne desiderò poterla toccare. L’uomo distolse gli occhi, ma lei no.
“Si chiama Catelyn,” disse. “Catelyn Tarth.”
Jaime chiuse gli occhi per qualche istante e abbassò ancor di più la testa. Il suo respiro era tremante.
“Robb l’ha legittimata,” constatò lui.
“Sì.”
“Lo sa?”
“Credo di sì.”
“Non avrei mai dovuto…”
“No. Non avrei dovuto nemmeno io.”
“Stavo per dire che non avrei mai dovuto lasciare che tu pensassi che io…Brienne, avevo paura. Ero terrorizzato da loro e da quello che avrebbero fatto.”
“Lo capisco.”
“Davvero?”
“Credo di sì… non lo so.”
“Una volta ti fidavi di me.”
“Perché ti conoscevo. Sapevo anche che amavi tua sorella sopra ogni cosa.”
“Forse era così, ma…”
Forse?”
“Non sono più l’uomo che ero in passato. Non lo sono più da più tempo di quanto sono disposto ad ammettere. Spero che un giorno ci crederai anche tu.”
Sembrava ormai completamente rassegnato e Brienne si rese conto che la loro conversazione stava volgendo al termine. Annuì, sentendo un senso di speranza crescere dentro di lei. Non necessariamente per un loro futuro insieme. Non avevano nessun motivo di riunirsi, soprattutto perché aveva potuto dare a sua figlia il suo nome e non aveva nessun motivo di temere che venisse stigmatizzata come una bastarda. Ma se Jaime aveva davvero deciso di opporsi a sua sorella, allora forse c’era speranza per il reame.
“Ci proverò, Jaime,” disse.
L’uomo annuì e si slacciò la cintura a cui era legata la spada.
“Ho qualcosa per te,” le disse. “Non per il tuo re. Solo per te.”
Se la sfilò e gliela porse, tenendola in posizione orizzontale. Si trattava della spada in acciaio di Valyria che suo padre gli aveva donato.
“No, non posso accettarla.”
“È tua.”
“È troppo, Jaime.”
“È tua,” ripeté l’uomo, questa volta con tono più severo. A malincuore, Brienne allungò le braccia per afferrarla. Quando lo fece, lui le afferrò la mano, arricciando le dita intorno all’acciaio. La donna abbassò lo sguardo sulla cintura e vide che era stata decorata con soli e lune dipinti in oro, insieme ad un leone rampante. Alzò lo sguardo per incontrare gli occhi dell’uomo. Lui le sorrise, addolorato. “Stavo per donartela per aiutarti a riportare Sansa Stark a casa. Ho fatto preparare questa cintura e forgiare un’armatura. Non stavo mentendo, Brienne. Non a te.”
Lei si rese conto che gli occhi di Jaime erano pieni di lacrime, anche se cercò di asciugarle velocemente. Le dita dell’uomo erano molto calde contro la sua pelle. Lei annuì e lui, in risposta, ripeté il gesto. Sembrò come se si fossero scambiati una promessa, anche se nessuno dei due sapeva ancora di che cosa si trattasse.
Alla fine Jaime le lasciò la mano e fece un passo indietro. Senza più una spada al suo fianco da stringere, chiuse la sinistra in un pugno e si spostò leggermente di fianco mentre indietreggiava. Non aggiunse altro. Le fece un inchino, si voltò e se ne andò, con le spalle incurvare e il passo incrollabile.
Brienne lo guardò fino a quando non raggiunse il ponte, stringendo tra le mani ancora la spada dell’uomo. La sua spada, da quel momento.
“Perché te l’ha data?” le chiese Robb più tardi, quando ormai si trovava al sicuro nel solario.
I termini dell’accordo di pace erano stati ritenuti accettabili, anche se con qualche accortezza, e l’uomo avrebbe incontrato nuovamente Jaime l’indomani. Brienne sarebbe andata con lui.
“Ha detto che è mia,” rispose lei. “Mi ha spiegato che aveva pensato di donarmela quando sarebbe arrivato il momento giusto per aiutarmi a riportare Sansa a casa.”
“Gli credi?” le chiese Robb.
Brienne guardò nuovamente i soli e le lune che decoravano la cintura. Ricordò le dita dell’uomo avvolte attorno alle proprie e il suo sguardo quando i loro occhi si erano incontrati.
“Sì,” rispose.




Hola mondo!
Ho deciso di tradurre questa One Shot come regalino di compleanno per la mia pampa98 .
In questi mesi è stata veramente preziosissima per me e mi sembrava carino ringraziarla in questo giorno speciale con una storia che spero abbia gradito.

Per chiunque desiderasse leggere la storia in lingua originale può trovarla qui
Ringrazio tutti voi per aver letto fino a qui, soprattutto tutti coloro che impiegheranno qualche secondo del proprio tempo per farmi sapere il loro pensiero su questa storia.
Alla prossima,
JodieGraham 
   
 
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