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Autore: Ino chan    09/10/2020    2 recensioni
...La notte della morte di Jessica. Era collassato sul sedile posteriore di Baby, ed era certo che fosse stato Dean a posare una mano sulla sua, senza dire nulla, e a guardarlo scivolare nell'incoscienza. Nella penombra ne aveva visto solo i contorni, e il suo cervello, solo al cospetto di Gabriel che gli rivelava la verità, ha ricollegato a delle enormi ali dorate, all'ombra dietro la schiena della figura china su di lui. Ali di pura Grazia, che riempivano l'abitacolo, avvolgendolo in un bozzolo caldo. Per anni ha pensato ad un momento di vera intimità con suo fratello, senza parole, senza bisogno di dirsi nulla, e invece era una menzogna!
E c'erano stati altri. Altre cazzate, altri momenti che, per lui, erano stati importanti, ma che invece erano solo scariche di coscienza di quella merda del suo Angelo Custode. ...
[Sabriel] [Accenni di Destiel]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gabriel, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il coltello gira nella carne, taglia la spina dorsale e il Trickster grida, per la sorpresa e il dolore. 
Appoggiato sulle ginocchia, una mano premuta dietro la schiena, tenta di capire cos'è successo, ma la confusione non dura che qualche secondo. Vi è solo una morte in grado di toccarlo, e anche se è scappato dal Paradiso da secoli umani, questo è riuscito comunque a presentargli un conto che non è capace di ignorare. Era un Custode prima che rigettasse la sua natura, e ora che il suo Protetto è morto prima del tempo, la sua fine gli brucerà sulla pelle come monito continuo del suo fallimento come Angelo. 
Urla, ed è la sua vera voce quella che viene fuori. Un grido che fa esplodere le finestre di tutto il circondario, che frigge gli elettrodomestici e cadere tramortiti cani e gatti. In una devastazione che non sapeva ancora creare, scavalcando il cadavere di un piccione, il Trickster si allontana a passi lenti da quella strada senza nome di Tijuana. 
Sam Winchester è morto e nulla, per lui, sarà come prima.

Quando appare, nella piccola capanna dove Dean l'ha composto, il sangue gocciola ancora dalla ferita aperta. Il Trickster osserva il volto del ragazzo, poi il cielo oltre la piccola finestra che illumina la stanza spoglia ed impolverata. L'ultima volta che gli è stato così vicino, senza dover recitare nessuna parte, senza doversi nascondere in qualche modo, era ancora un bambino. Appariva spesso nella sua cameretta, prima della morte di Mary e nei pochi anni in cui è riuscito a mantenere intatta la sua innocenza; allungava un dito verso di lui e lo guardava cercare di portarselo alla bocca. È certo di essere stato visto più di una volta, ma Dean era ancora così piccolo da poter vedere le sue ali e a tornare a letto rasserenato e lui, lui gli sorrideva sempre ogni volta che riusciva a scorgerlo.
-Dean ti porterà indietro e sarai furioso per questo.- mormora posando un dito sul volto del ragazzo e spingendo leggermente - Ma non è questa la cosa peggiore che ti aspetta, Sammy . Mi dispiace.-
Gli dispiace davvero tanto. 
-Potresti farla finita se volessi, Gabriele. Basterebbe solo che tu...- la voce che gli riecheggia nella testa è quella di ogni fratello e sorella che si è lasciata alle spalle. Un alveare di recriminazioni che lo fanno allontanare da Sam e portare una mano al capo. Se non fosse scappato dal Paradiso, le cose sarebbero andate diversamente, urla qualcuno. Se fosse ancora con loro, la fine non sarebbe così vicina e le loro fila non si starebbero preparando all'ultima, più terribile battaglia, mai profetizzata fin dalla Notte dei Tempi.
-Io non sono Dio!- grida. 

-No, infatti. Sei solo un vigliacco, Gabriele.-
Michele... Il Trickster alza gli occhi verso il cielo e sospira... Sempre il solito stronzo.


-Sei furba, non quanto me, ma devo ammettere che lo sei.-
Il Trickster affila un sorriso mentre la demone si volta a guardarlo da sopra una spalla. È sorpresa di vederlo, poi terrorizzata. Anche se non ha palesato la sua vera natura, la sua stessa essenza sta reagendo alla sua presenza, facendole contrarre il corpo in una posizione di difesa mentre gli occhi si tingono di un nero ferale. Arretra per tanti passi il Trickster le si avvicina, alzando il coltello che stringe fra le mani, come se potesse fargli qualcosa con quello stuzzicadenti proveniente città di Dite*. Afferra la punta della lama fra due dita e la scrolla, le labbra che si tira ancora, fino a schiudersi in una risata - Hai spinto sul dolore di Sam per la perdita del fratello per farlo diventare il tuo piccolo Anticristo personale. Sono davvero impressionato.- 
-Mi sto solo adoperando per compiere la profezia, Gabriele.
Il Trickster dovrebbe dirsi sorpreso nel vedere come la cagna di Lilith sia riuscita a scorgere il suo vero aspetto senza uscire di testa, ma questo invece, non fa altro che cementare la sua teoria che Lou abbia iniziato a stringere il cappio su Sam, sfruttando il suo momento più debole. Senza Dean, accecato dal dolore, Sam è un preda facile, anche troppo; Ruby non ha dovuto faticare nemmeno un po' per portarlo a consumare delle quantità gargantuesche di sangue e a fargli credere che questo sia un bene. Questo lo fa incazzare, in una maniera che non credeva possibile. Nel momento esatto in cui è fuggito dal Paradiso, era certo di aver lasciato tutto alle spalle, compresa la sua natura di Angelo Custode, ma a quanto sbagliava. Non si può fuggire da quello che si è.
-Vorresti uccidermi Gabriele?- gli chiede Ruby , quasi canticchiando - Se tu lo facessi, l'occhio del Paradiso si proietterebbe subito su di te e tutti saprebbero che il Messo di Dio è ancora vivo. È davvero quello che vuoi? La vita di Sam vale davvero così tanto per te?-
La mano del Trickster scatta verso la gola della demone mentre, senza improntare poi tanta forza, la costringe a piegare il braccio e a portarsi la sua stessa lama al petto. Basterebbe davvero poco, un sospiro, per liberare Sam dalla piaga di essere il tramite di Lucifero, ma questo vorrebbe dire esporsi, tornare ad essere il fratello maggiore di quella schiera di pivelli che ha deciso di sacrificare per essere libero. E ora, oltre alla sua famiglia, il suo desiderio di essere sé stesso e non un capo, non un custode, non il Postino di Dio, gli sta chiedendo in cambio un nuovo sacrificio. La vita di Sam e la fine del mondo conosciuto.
Molla la presa su Ruby e questa gli casca ai piedi in un mucchio, entrambe le mani alla gola e gli occhi quasi fuori dalle orbite; per quanto stia cercando di fare le forte, è chiaro che è spaventata e nemmeno poco. Accarezza ancora l'idea di ucciderla e di mandarla a Lilith a pezzi, in una sorta di caccia al servo prediletto, ma alla fine desiste e la lascia da sola.

Ruby sorride divertita fra i colpi di tosse che le frollano nel petto: -Magari se avesse un Angelo Custode migliore, Sam non sarebbe così facile da raggirare e mi offrirebbe una vera sfida.

Non è di certo per un senso di rivalsa verso le parole di un demone, che Gabriel decide di lanciarsi in quella che sa, essere la sua ultima battaglia. Non è così sciocco da dare peso ad uno spurgo d'inferno, anche se da qualche parte, negli anni, le parole di Ruby hanno girato e rigirato il coltello come quella prima e unica ferita umana sulla sua carne. Il colpo è forte, e tutta la sua grazia si eietta fuori dal suo corpo, assieme a quell'urlo che, qualche passo più in là, fa rizzare i peli di Sam sulla nuca. 
Non si sono lasciati bene prima di partire per la missione. Forse per scaricarsi la coscienza ad un passo da quella che, forse, sapeva essere la sua ultima occasione, Gabriel gli ha confessato di essere il suo Angelo Custode. Nel corso di quella breve conversazione, Sam ha passato a rassegna tutte le volte in cui ha creduto di vedere qualcuno accanto a lui, una sagoma piccola, con le mani in tasca, che invece di spaventarlo, lo rendeva straordinariamente sereno. In particolar modo, gli sono balenati nella mente, dei momenti in particolare, dei lumicini di dolcezza in una vita che ha sempre considerato fin troppo aspra. E invece di esserne felice, è esploso come una bomba.
La notte della morte di Jessica. Era collassato sul sedile posteriore di Baby, ed era certo che fosse stato Dean a posare una mano sulla sua, senza dire nulla, e a guardarlo scivolare nell'incoscienza. Nella penombra ne aveva visto solo i contorni, e il suo cervello, solo al cospetto di Gabriel che gli rivelava la verità, ha ricollegato a delle enormi ali dorate, all'ombra dietro la schiena della figura china su di lui. Ali di pura Grazia, che riempivano l'abitacolo, avvolgendolo in un bozzolo caldo. Per anni ha pensato ad un momento di vera intimità con suo fratello, senza parole, senza bisogno di dirsi nulla, e invece era una menzogna!
E c'erano stati altri. Altre cazzate, altri momenti che, per lui, erano stati importanti, ma che invece erano solo scariche di coscienza di quella merda del suo Angelo Custode. Per questa ragione, nonostante il desiderio bruciante di avere un Angelo Custode, quando ha scoperto che era Gabriel il suo, dopo anni passati a chiedersi se Dio l'odiasse al punto da negargli un simile conforto, ha cercato di rompergli il naso con un pugno. Perché fra tutti, l'ultimo che si sarebbe aspettato come Guardiano della sua anima, era quello che, per molto tempo, aveva cercato di fargliela perdere, spingendolo a dire di sì a Lucifero.
Ora però, eccolo lì, inerme, colpito a morte. E non può fare a meno di chiedersi perché ha dovuto assistere anche a questo. Il dolore che sente è reale, così come il desiderio di non lasciarlo lì, di ricambiare quelle carezze che per anni, ha percepito nel dormiveglia, e che ha associato a questa o quell'altra persona. Riesce a tornare indietro, all'ultimo secondo, cadendogli addosso mentre il portale dietro di lui si chiude in un lampo di luce che riempie la stanza per qualche attimo. Dean è furibondo, nonostante le orecchie che fischiano e il cuore in gola, sa che gli sta urlando addosso per aver rischiato di rimanere bloccato dall'altra parte. Apre la bocca, la richiude, prima che Castiel decida di mettersi in mezzo, e posandogli una mano sulla spalla, si fa guardare. Sam percepisce solo il 'no' che gli fa con la testa, prima di abbassare lo sguardo su Gabriel accanto a lui. Ha ancora una mano posata sul suo petto, l'appoggio che ha usato per mettersi in ginocchio. Per un momento ha avuto l'impressione di sentirlo respirare, ma è impossibile. È morto.
-Tesoro...Samuel... Spostati.- Sam alza gli occhi su Rowena, che dopo averlo gentilmente preso per le spalle, lo fa alzare. Si china su Gabriel, gli apre la camicia, e gli posa le mani sul petto. Nonostante gli occhi velati di lacrime, Sam, riesce a vedere il suo petto alzarsi e abbassarsi una, due, tre volte...
-È ancora vivo? Com'è possibile?- chiede guardando la strega.
-Non ho idea, sono ignorante in maniera divina.- fa la donna alzando le spalle. È Castiel a rivelarlo; Gabriel è la fonte di un culto molto vasto, ha così tante persone che credono in lui, che è quasi impossibile porre fine alla sua vita. Ogni persona che ha fede in lui, lega la sua anima all'esistenza dell'Arcangelo, la sua grazia è alimentata dalla sue preghiere. -Quello che avete visto, era semplicemente lui che gridava di dolore.-
-Praticamente mi stai dicendo che lui è una specie di Tinker Bell con l'aureola?- sbotta Dean dopo qualche secondo di silenzio e Sam, per una volta, si ritrova silenziosamente a convenire con i riferimenti, sempre molto alla mano, del fratello. Castiel aggrotta la fronte perplesso e Sam sospira mentre guarda l'Arcangelo venire portato a braccia in una camera del bunker.

-Stai pensando di battere le mani per vedere se mi fa sentire meglio?-
Sam sussulta e alza gli occhi dal libro che stava fissando senza leggere da buoni dieci minuti. Gabriel ha gli occhi appena socchiusi, il volto piegato verso di lui, il mento sulla spalla. Attraverso la benda che gli avvolge il torace, si vede il lucore della grazia tra i brandi di carne aperta della pugnalata che ha ricevuto.
-Non credevo che fossi immortale.- Sam posa il libro sul comodino e i gomiti sul bordo del letto. Gabriel sospira, non è affatto immortale, la pugnalata era semplicemente in un punto non letale. Se Michele gli avesse piantato il coltello nella gola o nel cuore, l'avrebbe ucciso sul colpo. Preme le dita sulla ferita e sospira mentre osserva il ragazzo - E poi sia lui che Lucifero, tendono a dimenticare che non sono i soli ad avere un culto. San Michele Arcangelo e Satana non sono gli unici venerati della famiglia, c'è anche il buon San Gabriele Arcangelo, patrono dei diplomatici e dei messaggeri.-
-Non ti faccio una persona così diplomatica, scusa.- Sam accenna un sorriso che vede specchiarsi nella piccola fossetta che arriccia un angolo della bocca dell'Arcangelo. Dovrebbe dirgli che è felice che stia bene? Apre la bocca, ma Gabriel si porta un dito sulle labbra, per fargli segno di far silenzio. Non serve. Lo sa che è felice che sia ancora vivo.
-Non sono stato un buon Custode per te, Sam... Ma sarei morto volentieri per ...- Sam scrolla il capo, non lo vuole morto, vuole che sia vivo e vegeto. Vuole poterci parlare , cazzo, l'ha sempre desiderato in realtà, da quando ha rivelato la sua vera identità in quella che, praticamente, sembra una vita fa.
-Vuoi sapere se la storia dell'Annunciazione è vera?- gli chiede lampeggiando con le sopracciglia. Sam sbuffa una risata mentre annuisce. Anche, ma non solo.
-Vieni qua, allora.- Gabriel batte una mano sul materasso a mo' d'invito- Parliamo un po'.- 


"Papà non torna a casa da tre giorni."
Dean prova ad essere forte, a non pensare al peggio, ma mentre posa i pancake per Sam sul piatto, non può fare a meno di pensare che forse questa volta è andata male. Forse questa volta non tornerà a casa. Si riscuote dai suoi pensieri e assieme alla colazione, porge un sorriso al fratello che lo guarda da sotto in su. È ancora così piccolo da bersi tutte le sue rassicurazioni e così, di nuovo gli dice che andrà tutto bene, che non deve assolutamente preoccuparsi. 
-Papà tornerà presto a casa. Ora mangia la tua colazione.-
Sono da soli in quella stanza di motel da giorni. Il proprietario inizia a far domande e lui non sa più come fare per evitare che chiami i servizi sociali e segnali la presenza di due bambini lasciati soli in una stanza umida e polverosa. Arrotola una decina di banconote, quando lo sente bussare per l'ennesima volta, nell'arco di ventiquattro ore, e gli sbatte in mano quello che sa perfettamente, essere la perfetta chiave di volta di ogni transizione fra adulti. Il vecchio lo guarda sorpreso, poi affila un sorriso che scopre una fila di denti gialli e guasti - Sei un bravo bambino.- cantilena, scompigliandogli i capelli. Dean lo guarda allontanarsi, mentre Sam sul tappetto, fra il rumore di pistole e fucili con la bocca.
-Bobby, papà non è ancora tornato, tu sai nulla?-
Sam si è appena addormentato davanti a una puntata di Doraemon, quando decide di prendere il telefono e di chiamare l'unica persona che potrebbe aiutarli in questo momento. Bobby fa un lungo sospiro, prima di rivelargli che nessuno lui ha notizie dallo stesso periodo di tempo. -Ditemi dove siete, vi vengo a prendere.- Dean sente il sollievo serrargli la gola, si allunga a prendere il pacchetto di fiammiferi dove c'è scritto il nome del motel, e legge per lui le indicazioni stradali scritte sul retro.
-Sarò lì il prima possibile, tu stai tranquillo, Dean.-

Quando Sam dorme, Dean fa la guardia. Seduto accanto alla porta d'ingresso, con il fucile in mano, veglia il sonno di suo fratello, tentando di tenersi sveglio guardando film dell'orrore. Ha la testa pesante, le palpebre che bruciano, quando posa il fucile sulle gambe e chiude gli occhi per qualche momento.
Solo un minuto. Non è successo nulla per tutto questo tempo, che vuoi che succeda in un minuto? Sospira alzando e abbassando il piccolo petto, quando la voce di Sam lo desta.
-DEAN!- Dean si tira su di scatto., corre in camera e nello stesso momento il tentacolo che era uscito dall'armadio a muro, torna dentro, facendo chiudere la porta con uno schiocco contro i battenti di legno. "L'Uomo Nero!" , si dice imbracciando il fucile.
Aveva l'età di Sam quando suo padre l'ha avvisato della sua esistenza, e di correre subito fuori dalla stanza in caso avesse visto qualcosa sbucare fuori dall'armadio o da sotto il letto. Si avvicina a piccoli passi, allunga una mano verso il pomello della porta, mentre Sam, ancora a letto, si copre la testa con la coperta e si nasconde sotto di essa.
La spalanca, e l'Uomo nero, sbalza fuori. È una creatura simile ad un uomo alto, completamente vestito di nero. Il volto è un ovale scarno, in cui sono stato appena sbozzati due occhietti piccoli e crudeli e una bocca storta. Si avventa su di lui gridando, e le sue urla si sovrappongono a quelle di Sam. Dean spara, spara e spara ancora.
Quando riprende conoscenza, Sam è seduto accanto a lui e si sta succhiando nervosamente il pollice mentre con l'altra mano, gira una ciocca dei capelli fra le dita. Ondeggia leggermente col busto mentre guarda verso la finestra sfondata, che dà sulla strada. Si tira su, posando le mani a terra, e allunga le braccia per cingerlo e portarlo a sé.
-Stai bene?- gli chiede - È scappato?-
-È arrivato un signore con le ali e l'ha fatto fuggire.- Dean ride di cuore. Un signore con le ali, certo.
-Facciamo così, andiamo di fuori, e aspettiamo Bobby accanto ai distributori, eh?- 

Dean in corridoio, spalanca gli occhi e volta il capo verso Castiel, in piedi accanto a lui. Questo annuisce bonariamente, un piccolo sorriso ad arricciargli un angolo della bocca. Era Gabriel, è stato lui a salvarli.
Dean sorride, scioccamente divertito, e dire che per anni è stato convinto che fosse stato lui a mettersi in mezzo -Io ti ho aiutato in altre occasioni.- chiosa l'Angelo voltandosi e lanciandolo con un palmo di naso.
-Come in altre occasioni?- Dean lo insegue incuriosito -Non mi ricordo, quando?!-

Sam era molto piccolo, eppure ricorda perfettamente quando l'Uomo Nero, tentò di rapirlo.
Era certo, però, che la colluttazione che venne dopo, fosse il ricordo distorto della sua mente di cinquenne spaventato a morte. La stanza che si riempie di luce, il mostro che viene letteralmente polverizzato, e una figura con quattro enormi ali, che sostiene delicatamente Dean fra le braccia privo di sensi, prima di posarlo delicatamente a terra.
-Ero io. Eri ancora abbastanza piccolo da considerarmi una figura positiva. Riuscivi a vedere le mie ali, a percepire in me una presenza amichevole, e così, le volte che riuscivi a vedermi, pensavi che fossi un amico della mamma e ti riaddormentavi sereno.- Sam sente chiaramente la voce di suo padre mormorare che la mamma, dal Paradiso, vegliava su di lui. Non ha mai saputo se ci credesse davvero, ma quando quelle poche volte che era lì per rimboccargli le coperte e baciargli la fronte, era quello il suo modo di dargli la buonanotte. 
-Quindi non te ne sei propriamente fottuto di me come credevo.-
Gabriel ha un piccolo sussulto, punto sul vivo, preme le labbra una contro l'altra. Sam lo guarda con la coda dell'occhio prima di tornare a osservare il soffitto. Si è steso sul letto accanto a lui, le gambe piegate e i piedi a terra, ma è talmente tanta la differenza di mole fra di loro, che è abbastanza certo che, basterebbe un solo starnuto per far volare per terra Gabriel.
-Ti ho sentito anche altre volte, durante l'adolescenza e ...Anche in questi anni. Erano sempre momenti, lumicini, ma erano...Belli.- Gabriel gli sorride ed è la prima volta che ha l'impressione che gli stia sorridendo davvero. Nessun trucco, nessuna smorfia divertita. Il color nocciola dorato degli occhi, è riscaldato da una vera di pura dolcezza, ed è forse per quello che Sam si sente quasi in dovere di chiudere la distanza fra di loro e premere un bacio sulle sue labbra.
Avrà tempo per chiedersi cos'è che gli è saltato in mente. Che in una vita come la sua, scoprire nuove pagine su sé stesso, dovrebbe essere l'ultimo dei suoi problemi, ma buon Chuck, era certo che la sua sessualità non fosse fra gli argomenti da approfondire.
-Per mio Padre, Sammy, non è il momento di farsi domande!- Sam si sente afferrare per la maglietta e strattonare verso Gabriel. Punta le mani ai lati del suo capo, posato sul cuscino, per non rovinargli completamente addosso. 
-Angelo...Non ho sesso.- Gabriel sembra leggergli nel pensiero - Quindi nemmeno preferenze sessuali.- 
- E il tuo tramite?- gli chiede Sam , cercando di trovare una posizione, senza riuscire a sottrarsi alla presa di Gabriel su di lui. Questo gli rivolge uno sguardo sorpreso, prima di scoppiare a ridere di cuore.
-Sono abbastanza certo che al caro Hermes, non dispiacerà. Gli antichi greci erano di larghe vedute. - Sam non ha il tempo di chiedere se sta parlando di quell'Hermes, che si ritrova a venir tirato più giù, e la bocca di Gabriel contro la propria. Non è il momento di far domande. Più tardi avrà tutto il tempo del mondo per conoscere meglio il suo Angelo. 

 

FINE
Nella speranza che questa storia sia stata di vostro gradimento, un saluto dalla vostra devotissima Ino chan.


• Gabriele:
 Sia Michele che Ruby usano il nome latino di Gabriel, Gabriele, per rivolgersi a lui
 Città di Dite: È la zona dell'Inferno dove sono puniti gli eresiarchi, descritto da Dante nei Canti VIII, IX, X e XI. 
 L'idea di base della storia proviene dalla frase: "Io credo nelle fate, lo giuro, lo giuro, io credo nelle fate".(Peter- Le avventure di Peter Pan)
• Gabriel fa riferimento alla credenza che, battendo le mani, una fata torni in vita.
• Nel mio headcanon, Gabriel oltre ad essere stato Loki, è stato anche Hermes, il messaggero degli dei.
 

 

 

   
 
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