Anime & Manga > Violet Evergarden
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Autore: Lunaticalene    09/10/2020    3 recensioni
Una casa in riva al mare.
Una bambola di scrittura automatica che apre la porta e dopo un primo stupore... Sorride.
Cosa ha trovato Violet Evergarden oltre la soglia di quella porta?
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gilbert Bougainvillea, Violet Evergarden
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Non li sento davvero. 

Ma immagino il rumore dei tuoi passi sull’erba, lungo il viale che dalla strada conduce a questa porta.
Il mare ad un passo dalla soglia, gioca a nascondino contro le tende di una finestra aperta.
Ho scelto un luogo in cui l’orizzonte sia azzurro quanto i tuoi occhi.
Ho scelto un giardino, dove chiudere gli occhi e sentirne l’odore. 
Un porticato che scricchiola sotto i tuoi passi. 
Che si piega sotto il peso leggero della tua macchina da scrivere. 
Bussi.
Io apro piano la porta.
Ho deglutito davanti alla soglia chiusa. Quando la tua immagine si rivela a me, io la osservo, come fosse la prima volta.
Ho lasciato una bambina, un soldato.
Davanti ai miei occhi, per metà ciechi, trovo una donna. 
Una donna che recita una frase, forse imparata a memoria.
A cui mi sforzo di non rispondere che “lo so”.
Sono perfettamente consapevole che andresti ovunque io lo domandi. So perfettamente che lo avresti fatto. 
Quell’ombrellino azzurro. I guanti sulle tue dita. 
La guerra che ha preso il mio occhio ti ha strappato le braccia.
E con braccia meccaniche tu hai imparato ad essere umana. 
Che sei diventata una:
« Bambola di scrittura automatica. »
Si spalancano i tuoi occhi. Si cerchia la tua bocca mentre il mio fantasma si mostra a te. Mentre lo riconosci, nonostante una benda sul viso. Nonostante non indossi un’uniforme ma una semplice camicia bianca. 
Osservo ogni frammento della tua reazione. 
Mi domando quanto odi questo fantasma. Hodgins mi ha detto che sei maturata. 
Mi ha detto che tu hai scritto una lettera. 
Ma sono questi secondi che mi separano dalla detonazione della verità a tenermi col fiato sospeso.
Io ti guardo, con l’espressione più neutra che possiedo. Con il movimento più neutro che mi rimane.
Poi sorridi. Quel cerchio diventa una virgola con gli angoli rivolti al cielo.
Alla sospensione fa eco il tuo nome.
« Violet Evergarden »
Il tuo nome. La tua voce.
« Agli ordini »
Una frase, che ha cullato la mia infinita notte tra le linee nemiche. Quando la morte era la mia possibilità migliore.
Lo era per me. Lo era per te. 
Lentamente sorrido anche io. 
« Accomodati »
Sono le sole parole che riesco a dire. Guardandoti, mentre tu mi guardi. 
Mentre combatto con la voglia di abbracciarti. 
« Maggiore » pronunci il mio titolo, come faresti con una bolla di sapone. A voce bassa. Piano, per non infrangerla. 
« Violet » pronuncio il tuo nome e vedo quanto di te è cambiato. 
Perchè sono le tue braccia a ricercare il mio corpo. È la tua guancia quella che si poggia sul mio petto. Sono le tue lacrime, quelle che si sollevano verso di me.
« Violet » lo ripeto accarezzandoti con un solo occhio. Permettendo alle mie braccia di stringerti almeno una volta. 
« Sei vivo » e lo sono un attimo di più quando sei tu a dirlo. Le parole che dovrei dirti, non riesco a tirarne fuori nemmeno una. 
« Violet. Ho bisogno di scrivere una lettera » ti vedo sbattere le palpebre, senza capire. 
« Ho bisogno di scriverla adesso »
Obbligo quell’abbraccio a ritirarsi. La tua mano a strusciarsi contro il naso e le tue palpebre. 
La tua macchina che viene posizionata sul tavolo, mentre ti liberi dei guanti. 
Le tue dita lucide aspettano le mie parole mentre tutto, in te, tradisce l’esigenza di risposte a domande inespresse. Prima tra tutte, il mittente della mia lettera.
« Mia amatissima Violet » inizi a scrivere e ti fermi a metà della prima parola. La osservi. Poi continui. Io parlo e tu metti nero su bianco i pensieri confusi, dando loro l’ordine che io non so dare. 
« ti domando scusa se fino ad ora non ti ho comunicato mie notizie. Dopo la battaglia che ci ha separato sono stato fatto prigioniero dalle linee nemiche e solo dopo alcuni mesi dalla firma del trattato di pace mi è stata data la possibilità di tornare in patria. In parte anche a causa delle mie condizioni di salute. A causa di quella battaglia ho perso un occhio. E per un breve momento ho perso la speranza di poter tornare da te. Quando ho contattato Hodgins mi ha detto che ti aveva già preso con sé e che avevi iniziato il tuo percorso per diventare una bambola di scrittura automatica. Ho avuto modo di seguire i tuoi progressi e lentamente ho compreso che stavi davvero seguendo l’ultimo dei miei ordini. Non ho ancora nemmeno scritto a mio fratello. Solo Claudia sa che io sono ancora vivo e sono tornato. Mi ha detto che mi è stata costruita una tomba. Mi ha detto che mi hai portato dei fiori. Mi dispiace di averti lasciato da sola Violet. Mi dispiace di non esserti stato accanto come...come avrei voluto che fosse. Quella sera, in quella tenda, avrei voluto che tu fossi più grande. Più consapevole di quello che io intendevo dirti. Non volevo confessarti i miei sentimenti sotto l’ala della morte. Volevo farlo nella prospettiva di una nuova vita. Una vita nella quale tu fossi ormai giunta alla consapevolezza di non essere un mero strumento nelle mani di qualcun altro. Nelle mie mani, non sei mai stata uno strumento. Per me, Violet, sei sempre stata una creatura viva. Una creatura di cui cercavo gli occhi e le mani nel buio. Eri piccola, eppure nessuno doveva difenderti. Eppure io volevo farlo. Anche quella notte. Volevo solo proteggerti da tutto. Invece, in qualche modo, ti ho condannata ad affrontare un dolore impossibile da sola. Mi dispiace Violet. Mi dispiace di essere stato lontano per tutto questo tempo. E so che domandarti perdono è sbagliato. Che, al posto tuo, io non mi perdonerei. Ma se non ho il diritto di domandarti il perdono o anche solo porgerti le mie scuse voglio solo che tu sappia che tutto questo non è cambiato. Forse è mutato il corso dei fiumi che ci passa accanto. Questo stesso mondo è cambiato. Le tue mani, il mio occhio sono cambiati. Tu sei cambiata. Io sono solo lo stesso essere umano che ti ha lasciato da sola. » respiro per prendere una pausa, tornando a guardarti. Avvolta da una patina che ti tiene lontana da me.
Ho vissuto ogni ombra e ogni luce da quel momento nella speranza di tornare da te. Ho vissuto ogni ombra e ogni luce nel terrore di essere un peso. Di essere l’ultima corda a costringerti a terra, lontana dalla tua libertà. 
« Quello che avrei voluto dirti quella sera, quello che non sono riuscito a dirti è che tu...tu non eri uno strumento. Non lo sei mai stata. Tu hai sempre provato emozioni. O io non mi sarei mai potuto innamorare di te. » Chiudo gli occhi. 
Ricordo ogni istante della tua crescita. Ogni momento in cui, da una bambina, è sbocciato un fiore nuovo. Il battito della tua macchina da scrivere e il solo sottofondo alle mie parole. E ha lo stesso ritmo del battito del mio cuore.
« E mi sono innamorato di te ogni giorno che ho passato al tuo fianco. E mi sono innamorato di te ogni giorno in cui ti sono stato lontano. E mi sono innamorato di te quando oltre a quella soglia ho visto di nuovo la tua figura. Mi sono innamorato di te ogni volta che hai battuto un tasto da quando ho iniziato a dettarti questa lettera. Questo avrei voluto dirtelo quella notte. Quella dopo quella battaglia infernale. Io ti amo Violet Evergarden. »
Non mi sono nemmeno accordo quando hai smesso di scrivere. Mi accorgo solo adesso che ti muovi, perché sento lo stridere della sedia sotto il pavimento. 
Ti inginocchi davanti a me, che sono seduto, per guardarmi negli occhi. 
« Non devi chiedermi perdono di niente Maggiore. Sei vivo. » le tue dita, fredde, fanno sparire un ricciolo dietro il mio orecchio. « Sei vivo, davanti a me. » chiudi gli occhi e li riapri. Pieni di lacrime di cui adesso comprendi il significato. Perchè i tuoi occhi hanno una luce diversa. 
« Sei vivo Maggiore. E adesso so cosa significa ti amo »
Quelle lacrime, le raccolgo piano con le dita mentre tu raccogli le mie.
Non devi dirmi perché lo comprendi Violet. Perchè lo hai scritto sull’anima.
Quell’anima che oggi, come mai, è identica alla mia. 
« Ti amo Violet Evergarden » ripeto a bassa voce.
« Ti amo maggiore Gilbert » ripeti con quel medesimo tono.
« Ti amo » ancora una volta, una soltanto.
« Ti amo »
Poi sono le mie labbra sulle tue. E le tue mani meccaniche che si stringono alle mie.
// Ho scritto questa fan fiction due anni fa, durante il writober e solo adesso ho pensato di pubblicarla qui! 
   
 
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