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Autore: EllyPi    10/10/2020    1 recensioni
Dopo la morte del tiranno Galbatorix ognuno prese la sua strada, due donne sedevano sui loro troni, due cavalieri alla ricerca di qualcosa. Il destino a volte porta a risultati diversi da ogni speculazione e previsione. Come procederà la storia di Alagaesia dopo la pace?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Galbatorix, Murtagh, Nasuada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel pomeriggio la regina volle che si convocasse il Cavaliere per trattare alcune questioni importanti. Nasuada aveva indossato un abito per la prima volta in più di un mese e Katrina le aveva lavato e acconciato i capelli leggermente. Si sentiva di nuovo capace di tenere testa al più grosso degli Urgali, nonostante fosse ancora debole nel corpo. Nella sala dei pasti della dimora di Roran Fortemartello si trovavano lui con la moglie, Horst e Elain e due specchi per la divinazione. Quando il Cavaliere entrò nella stanza, per ultimo come da cerimoniale in quanto convocato, si alzarono tutti in piedi. Murtagh fissò con i suoi occhi grigio-azzurri la regina, poi i presenti, salutandoli con un cenno del capo.

“Cavaliere, chiedo e te il favore in quanto unico mago in questa stanza di divinare il Cavaliere Eragon e Angela l’Erborista”, gli chiese con un tono che indicava più un ordine che una richiesta.

Il ragazzo annuì e sussurrò le parole nell’antica lingua necessarie per evocare l’immagine di una persona sugli specchi. Angela apparve subito, Eragon dopo alcuni istanti, probabilmente perché era intento a fare altro.

“Nasuada, come stai? E il tuo piccolo?”, chiese il Cavaliere più giovane cortesemente.
“Allora tu sapevi cosa stesse succedendo!”, s’intromise Murtagh.

“Sì, ma dovevo farti arrivare a Carvahall per certo, e non darti una spiegazione era questa mia certezza di buona riuscita della tua partenza!”, cercò di spiegarsi, inciampando nelle sue parole un paio di volte. Sembravano due fratellini che litigano, solo adulti.

“Per favore, non siamo qui a discutere di questioni omesse.”, spostò lo sguardo verso il Cavaliere rosso, “Siamo qui per sapere se rimarrai ad Alagaesia come Murtagh o se hai intenzione di andartene di nuovo sotto mentite spoglia.”

La sua voce era decisa, ma nel cuore ancora provava un dolore da quella ferita aperta che le era stata inflitta quasi un anno prima.

Castigo fuori ruggì, fu un ruggito spaventoso. “Scusatelo, è offeso da queste parole. Ci tiene a precisare che non siamo codardi. Ce ne siamo andati perché sapevamo di non essere i benaccetti nella capitale, così come in nessun altro luogo di questo regno”, rispose Murtagh reggendo lo sguardo della regina. Le piacevano i suoi occhi, erano gli unici che riuscissero a continuare a guardarla per tutta la conversazione, senza mai vagare imbarazzati altrove.

“Non era questo che intendevo dire, chiedo scusa. Non è mio diritto offendere una creatura tanto antica quanto un drago. Potresti riferirlo al tuo Compagno?”

“Lui sente tutto quello che le mie orecchie odono. Comunque ho intenzione di rimanere… e di stare accanto a mio figlio.”
Horst incrociò le braccia, alzando un sopracciglio in disappunto.

Muscoli sotto la mascella del ragazzo guizzarono per un istante. “So che nessuno si fida di me, e posso capire il perché. Non chiedo di perdonarmi. Nessuno, nemmeno Nasuada potrà mai perdonare un uomo come me. Sappiate però che tutto quello che ho fatto è stato sotto un giuramento strappato. Da quando sono nato ho dovuto subire l’interesse di altri in me solo per poter sfruttare le aspettative che avevo in quanto figlio di Morzan. Si aspettavano un guerriero spietato, un abile cacciatore, un Maestro della guerra, un comandante di eserciti, un Cavaliere dei Draghi. Tutto questo perché mio padre lo era stato prima di me. E lo sono diventato perché mi hanno cresciuto per essere quello, la mia intera vita. Così per colpa del mio Vero Nome sono diventato anche un traditore, come Morzan. Ma non avrei voluto nulla di tutto questo. Nessuno sa questo di me, non ho mai chiesto comprensione per la mia sventurata storia e perciò sono un reietto, io e il mio Compagno per colpa mia. Ma quando sono stato per poco libero dal mio nome ho potuto dimostrare chi sono. Non ho mai avuto interesse per il potere come mio padre. Ho sempre voluto essere me, Murtagh, un ragazzo a cui piace leggere libri e andare a caccia. Non tramare per conquistare troni o imparare ad usare la magia nera. Perciò quando dico che stavolta ho deciso di rimanere è perché ho capito che continuare a fuggire non ha senso, perché ad ogni mia riapparizione sarò sempre il figlio di Morzan, il traditore, il Regicida. Forse restare e servire la mia regina potrà essere la mia redenzione. E sì, stare accanto a mio figlio. Non posso pensare che possa mai sapere chi sono io per lui, ma sono un Cavaliere e per lo stesso sangue che gli scorre nelle vene un giorno lo sarà anche lui. Potrò insegnargli ad usare una spada, la magia, l’Antica Lingua. Non pretendo di essere suo padre, se si deciderà che non è questo il mio destino. Come Brom ha insegnato ad Eragon ad essere un uomo, un Cavaliere potrei fare lo stesso per questa creatura senza che sappia mai cosa ci lega. Una cosa è certa, per concludere,: non sono né il partito né l’uomo migliore per l’unione a cui io e la regina Nasuada siamo stati costretti. Accetterò la sua invalidità se dovesse essere ritenuta tale.”

Quando ebbe terminato il suo discorso si mise a sedere, anche senza permesso. Aveva appena messo a nudo la sua anima davanti a estranei, doveva sentirsi estremamente leggero e frastornato.

“Bel discorso. Ma delle belle parole non risolveranno questa situazione complicata” , intervenne Roran.

“Complicata? In che senso? Se devo essere un peso per la vostra politica perché richiamarmi allora? Perché chiedermi se restare?”, chiese il Cavaliere rialzandosi avendo ripreso un po’ di combattività.
“Perchè io ti amo, Murtagh. E non vorrei mai che venisse annullato il nostro matrimonio, per quanto sia stato forzato su di noi. E perché vorrei davvero poter crescere nostro figlio insieme…”, esplose la regina improvvisamente. Troppi giri di parole non avrebbero portato da nessuna parte e come tante altre volte tra lei e il Cavaliere sarebbe rimasto tutto in sospeso, non detto. Lei era sempre stata una donna forte e diretta, ma con il Cavaliere sentiva che nessuno dei due riuscisse ad esprimere quanto provasse in cuore. Sentiva che l’amore provato l’uno per l’altra fosse fortissimo, che potesse muovere le montagne, che avesse permesso ad entrambi di sopravvivere nelle situazioni più avverse, ma al contempo sapeva - sapevano entrambi - che i sentimenti non espressi li tratteneva a poco più che estranei, la loro relazione era inesistente. Se si voleva risolvere la questione era necessario che venisse detto quanto ci fosse da dire, e Nasuada prese l’iniziativa come era solita fare nella sua vita.

“A-Anche io…” , fu capace di rispondere lui solamente.

“Credo che sarebbe più saggio se mio fratello rimanesse sotto falso nome. Capisco i tuoi sentimenti, Nasuada, ma Murtagh rimane uno dei personaggi più diffidati. E ha ragione quando teme per l’amore dei tuoi sudditi nei tuoi confronti”, intervenne Eragon.

“Lo reputi tuo fratello? Ti sei forse dimenticato dove sei cresciuto, gli anni passati sotto lo stesso tetto?” , intervenne Roran stizzito.

“No, Roran. Tu sei stato il mio unico fratello per tutta la vita, di fatto. Non posso però dimenticare il legame di sangue che unisce me e Murtagh e non posso nemmeno fingere che non mi abbia aiutato e salvato la vita numerose volte. E io so cosa abbia passato in prigionia, cosa sia stato costretto a compiere per salvare il suo drago, che è la creatura più importante per un Cavaliere. Al suo posto avrei fatto tutte le azioni che lui ha compiuto.” fece una pausa “Nasuada, tu cosa pensi?”

“Te lo dirò non appena avrai risposto alla mia domanda, Eragon. Quando eri un bambino, un ragazzino e vivevi qui a Carvahall ti preoccupavi mai che sul trono sedesse Galbatorix?”

Eragon parve confuso dalla domanda. “Non capisco come questo si colleghi alla permanenza di Murtagh. Comunque no, sapevo solo che fosse un uomo cattivo e che tenesse soggiogati tutti. Sentivo molti nel villaggio lamentarsi del re perché pretendeva tasse molto alte per la guerra e che prelevasse i ragazzi appena diventati uomini”

Murtagh guardò la regina con sguardo acceso, aveva intuito la scappatoia.

“Si collega perché ho riflettuto molto su un suo eventuale ritorno, in quali vesti. Arrivavo sempre alla conclusione più scontata, ovvero che nessuno avrebbe mai accettato Murtagh Morzansson il Traditore, il Regicida. Nessuno avrebbe approvato la nostra unione, nessuno avrebbe accettato il nostro bambino ancora non nato come futuro re. Ma poi mi sono chiesta: chi è questo nessuno? Il popolo? No, perché come hai detto tu le loro vite andranno avanti alternandosi placide e laboriose a seconda delle stagioni, degli anni, e a loro andrà bene chi siede al trono, se io o mio figlio -il figlio di un Traditore - un giorno, purché la loro condotta sia giusta, venga mantenuta la pace e le tasse non li riducano alla fame. Nessuno sono i nobili a corte, che siedono con me alle riunioni amministrative e ai miei Consigli, che mangiano il mio cibo ai miei banchetti e alle mie feste. Loro, che a parte re Orrin e re Orik perché miei alleati precedenti, criticano tutte le mie mosse, tramano contro di me, non si fidano di una regina nuova che ha le loro richieste di potere poco a cuore. Sono sicura, amico mio, che se riapparisse Murtagh a corte come mio vassallo sarebbero molto più inclini all’ascolto e alla fiducia nei miei confronti.”

“Cercherebbero di usare Murtagh per manipolarti a loro favore”, si lamentò Roran.
“Come ho detto, sono sempre stato al di fuori degli intrighi di corte. Nessuna cospirazione, nessun segreto potrà mai interessarmi.”, si difese Murtagh apatico, probabilmente stanco di essere visto sempre come il cattivo della situazione.

“Attento Cavaliere che sei tu quello contro chi saranno ordite trame.” , lo ammonì Angela.

“Chi è costui?”, chiese il ragazzo dai capelli corvini.

“Dalle segrete di un castello riemergeranno ombre dal tuo passato che vogliono il tuo sangue”, profetizzò l’erborista.

Calò un silenzio gelido nella stanza. Murtagh aveva più nemici che amici, sarebbe stato difficile individuare qualcuno intento a tramare contro di lui.

“Grazie, Angela dell’ammonimento. Verrò a farti visita non appena potrò per studiare meglio la questione. Credo, tornando alla posizione di Nasuada, che abbia ragione. Li conosco molto bene, so cosa brama il cuore di ognuno di loro. Ma c’è un piccolo dettaglio: non ho alcuna intenzione di diventare re.” , confessò il ragazzo.

“Non lo diventerai, infatti. Io sono regina per elezione e tu non hai sposato una regina. Tu hai sposato Nasuada, Capo dei Varden, che è successivamente stata eletta regina. È fuori discussione che tu possa mai avere delle pretese sul mio regno o che tu possa interferire con le mie decisioni. Verrai nominato Cavaliere della regina, sarai mio ambasciatore per portare le uova di drago nelle città e nei villaggi di Alagaesia. Ti verrà affidato il compito, in accordo con Eragon, di seguire i nuovi Cavalieri nella prima fase del loro addestramento e di scortarli da tuo fratello nelle terre sconosciute quando li riterrai pronti. Sarai consigliere per la Difesa e per la Guerra, sperando non dovremo mai ricorrere al tuo aiuto per quest’ultima eventualità. Potrai tenere il tuo titolo di duca di Dras’ Leona e il castello di tuo padre rimarrà tuo possedimento.

E in ultimo verrà resa pubblica la nostra unione per poter permettere a tuo figlio il futuro per cui è nato. Vivrai perciò a Illirea con me, ti sarà dato libero accesso ai miei appartamenti e a tutte le aree del castello.” , elencò Nasuada poi congedando i presenti.

Se ne andarono tutti lanciando occhiate all’indietro all’unico che non si stava muovendo dalla sua sedia: Murtagh.

Quando furono usciti lui si alzò, le andò vicino piano e le prese il volto tra le mani.

“Ti amo come non ho mai amato nessuno. Da quando ti ho incontrata la prima volta non è passato giorno senza che io pensassi a te.”, sussurrò posandole un bacio sulle labbra.

Nasuada si sentì completa e leggera come mai prima. Sperò intensamente che potessero rimanere incastonati per sempre in quel momento perfetto. Ovviamente le cose perfette non sono mai destinate a durare in eterno e a interrompere quell’istante di gioia fu il pianto al piano di sopra del suo piccolo bambino dagli occhi di ghiaccio.

  
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